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Riassunto libro "Vita di Vittorio Alfieri scritta da esso", Sintesi del corso di Storia Moderna

Riassunto dell'autobiografia di Vittorio Alfieri

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019
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Caricato il 15/12/2019

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Scarica Riassunto libro "Vita di Vittorio Alfieri scritta da esso" e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Riassunto libro: “Vita di Vittorio Alfieri” Il libro è una biografia scritta dal soggetto stesso nel suo 41esimo anno di vita, come va specificando in seguito nel primo capitolo. L'introduzione parte con n approccio simile a quello dell'autobiografia di Cellini in quanto l'autore si sofferma sul fatto che il bisogno di parlare o scrivere di se stesso nasce da un grande amore di sé. Afferma che presenterà i fatti veritabilmente per come sono accaduti e che dividerà l'opera in 5 parti: – Puerizia – Adolescenza – Giovinezza – Virilità – Vecchiaia L'autore si scusa con il lettore dicendo che tenterà di non tediarlo troppo con inutili dettagli e dilungamenti a meno che esse non siano strettamente necessarie alla miglior comprensione del personaggio e dell'uomo. In quanto allo stile afferma: “penso di lascar fare la penna”. Vittorio Alfieri nasce il 17 gennaio 1749 ad Asti, in Piemonte, in una famiglia di rango nobiliare (al quale egli dice di dover l'agiatezza nella quale è potuto vivere, ma anche l'ozio da esso derivante). Il padre, Antonio Alfieri è un uomo già ben maturo quando si sposa con la madre del narratore, Monica Millard di Tournon, giovane vedova proveniente da una nobile famiglia della Savoia. La donna, viene in seguito detto, si sposerà 3 volte in toto (il padre di Alfieri muore all'età di circa 60anni un anno dopo la nascita del figlio) e l’ultimo matrimonio contratto, dice l'autore, è tutt'ora felice ed armonioso. Di tutti i figli maschi da Monica partoriti l'unico che raggiunge senza problemi l'età avanzata è l'autore stesso che si rammarica di non poter, in quanto unico maschio della famiglia, vigilare e stare a fianco di sua madre. Il secondo capitolo si apre con la prima parte delle 5 divisioni premesse: la Puerizia. Di essa l'Alfieri afferma non ricordarsi granché se non alcuni vaghi ricordi, come quello dei buffi scarponi dello zio (→ descrive una vera e propria epifania nel rivedere gli scarponi e far così riaffiorare i ricordi). Ad ogni modo l'autore specifica di non avere ricordi prima dei 6 anni. A 7 egli vive con dolore il distacco dalla sorella che viene portata in un monastero per provvedere alla sua istruzione. Egli viene invece affidato ad un prete che gli funge da precettore, ma che secondo l'autore non gli apporterà vantaggio alcuno, in quanto come maestro egli era “alquanto ignorante”. Inoltre la famiglia stessa non bada granchè all'istruzione del figlio poiché il parere comune della sua classe sociale è quello che “ai nobili non serve diventare dottori” e dunque un educazione basilare è più che sufficiente. Una strana e grande passione che nasce in lui in tenera età è quella per un gruppo indistinto di frati novizi che egli vede alle lodi ed alla messa di una parrocchia presso casa sua. Talvolta la solitudine ed uno strano desiderio di morte che in lui nasce già in tenera età (egli afferma d'esser da sempre di natura malinconica) lo portano a far grandi sciocchezze come mangiar l'erba del prato poiché egli credeva tra di essa trovarsi anche la cicuta, che aveva sento dire esser erba mortale. Il libro prosegue con varie storielle di avvenimenti dell'infanzia (la punizione con la reticella sul capo o il tentativo fallito della nonna di fasi dire che regalo voleva) fino a presenta e la figura del fratellastro maggiore di anni 14, il Marchese di Cacherano, in visita alla madre dal collegio dei gesuiti in Torino dov'egli era stato posto a studiare. E' allora che l'Alfieri conosce per la prima volta l'invidia, come elemento che spinge a voler le stesse cose dell'altro, ma in maggiore e migliore quantità, nascente dalla maggiore preparazione culturale e libertà detenuta dal fratellastro. Tra i due si instaura comunque un rapporto affettivo che segna fisicamente l'autore in quanto durante un esercizio di marcia praticato con il fratello, egli cade e batte la testa sull'alare del camino procurandosi una ferita al sopracciglio di cui porta ancora la cicatrice. Allora, egli descrive come l'orgoglio di un bambino porti tale ferita con una certa dignità, come fosse stata ferita di guerra. Non passa molto che i fratello però muore a causa di un'etisia. Nello stesso periodo Vittorio, che si trovava sotto la tutela dello zio paterno, viene da lui mandato a studiare all'Accademia di Torino. Il viaggio da Asti all'accademia fu il primo sguardo al mondo esterno ce lo divertì molto. Dall'arrivo in accademia (anno 1758) termina la prima parte delle 5 divisioni ed incomincia l'Adolescenza. Minuziosamente l'autore ci rende un ritratto della struttura dell'accademia e della sua divisione, che risulta assai crudele per gli studenti che vi vivono, in quanto hanno a fianco gli alloggi della servitù del sovrano che va e viene dall'edificio liberamente, e sotto di loro si trova l'alloggio degli stranieri in visita alla città. Oltre ad esso l'istruzione proposta dall'accademia è, secondo il parere dell'autore, alquanto scarsa e poco stimolante per gli alunni. Lo studio del latino è affrontato in modo superficiale e gli altri non sono approfonditi per quanto ne meriterebbero. Durante questi primi anni, gli perviene tra le mani un volumetto dell'Ariosto. Vittorio lo baratta con il consueto pranzo domenicale, il pollo, e riesce ad ottenere tutti e 4 i volumetti del celebre autore che però egli legge a spizzichi e bottoni, in quanto né lui né i compagni hanno le chiavi per poter ben comprendere il contenuto dell'opera. Ad ogni modo i volumetti ebbero vita breve in quanto ritiratigli e piazzati della stanza del preside. Della sua adolescenza a Torino egli ricorda con affetto il semi-zio, il conte Benedetto Alfieri, noto architetto amante dell'arte sua, dal quale pranzava ogni tanto e del quale si affligge non aver sempre prestato attenzione ai discorsi ch'egli faceva sull'arte e sul suo idolo: Michelangelo Buonarroti. La vita all'Accademia prosegue tra alti e bassi; Alfieri recupera di nascosto i volumi dell'Ariosto, prosegue gli studi poco approfonditi e superficiali dell'accademia e si approccia per la prima volta alle commedie del Goldoni, per le quali prova simpatia. La salute del ragazzo però non è granché forte. Egli si ammala numerose volte ma ciò non gli impedisce di passare gli esami ed entrare nella classe di Filosofia, dove studiando solo con l'ausilio della memoria riesce a capitar tra i primi del corso senza troppi sforzi. Anche la sorella si trasferisce, di seguito, in un monastero di Torino che permette all'Alfieri di andarla a visitare di tanto in tanto, migliorando il suo stato d'animo e la salute. Uno dei primi approcci con il teatro, all'infuori di quello del Re collegato all'Accademia, fu tramite lo zio architetto che lo portò a vedere l'opera intitolata: “Il mercato di Malmantile”. Vittorio scopre allora l'effetto travolgente che la musica ha su di lui ed afferma che quasi tutte le sue tragedie sono state da lui composte nell'attimo di sentir musica o subito dopo averla udita, specificando però che l'effetto potente e solenne che sembrano avere in quel momento, svanisce non appena la musica ed il momento coinvolgente che essa genera, terminano. Continue infermità e lo studio che poco lo appassiona portano gran danno all'aspetto fisico dello scrittore. In particolare l'avvento di una malattia alla cute lo costringe alla completa rasatura ed a potare una parrucca con la quale i compagni lo prendono in giro ed egli ben apprende così che bisogna sempre togliersi prima un qualcosa spontaneamente, prima che questo ti sia tolto con la forza. Alla morte dello zio paterno che fungeva da istitutore del ragazzo, egli viene in possesso dei suoi denari e si trasferisce al primo appartamento dell'accademia, dove risiedevano gli stranieri i quali sfoggiavano bene la loro ricchezza. Per non esser da meno l'Alfieri si adoperava e spendeva per arrivare ad assomigliare se non superare quei suoi compagni di piano, mentre con gli amici suoi ne provava quasi vergogna di sfoggiare tanto fasto. Ripresosi fisicamente, il comportamento diviene anche più vivace ed irrequieto. Per varie volte si picca di uscir solo dall'accademia e altrettante volte vi viene rinchiuso per averci provato. Il matrimonio della sorella Giulia con il conte di Cumiana rappresenta per lui un momento di svago e libertà dall'accademia e l'acquisto del suo primo cavallo di cui va molto fiero ed ama molto. L' Alfieri entra quindi in un periodo della sua vita ricco di ozio e dissipazione. Ha un primo amore per una donna maritata, dal quale però l'animo suo non scaturisce nulla se non tristezza e
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