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Riassunto Linguaggio e problemi della conoscenza, Sbobinature di Filosofia del Linguaggio

Riassunto Linguaggio e problemi della conoscenza Chomsky

Tipologia: Sbobinature

2018/2019

Caricato il 09/03/2022

marta-ricci-4
marta-ricci-4 🇮🇹

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Scarica Riassunto Linguaggio e problemi della conoscenza e più Sbobinature in PDF di Filosofia del Linguaggio solo su Docsity! LINGUAGGIO E PROBLEMA DELLA CONOSCENZA -CHOMSKY Capitolo primo Un quadro teorico per la discussione Lo studio del linguaggio è centrale nella filosofia tradizionale e in psicologia. Il linguaggio ha avuto e continuerà ad avere un significato particolare per lo studio della natura umana. Una ragione è che il linguaggio sembra essere una proprietà legata alla specie, una proprietà unica della specie umana nella sua essenza e comune alla nostra dotazione biologica, che presenta variazioni minime tra gli esseri umani a parte alcune patologie particolarmente gravi. Il linguaggio entra nel pensiero, nelle azioni e relazioni sociali ed è relativamente accessibile allo studio. Chomsky non fa una distinzione netta tra filosofia e scienze. Figure di spicco nello studio del linguaggio intendevano la grammatica filosofica (o grammatica universale) come una scienza deduttiva riguardante i principi immutabili e generali del linguaggio parlato o scritto. Una persona che parla una lingua ha sviluppato un certo sistema di conoscenza, dotato di qualche rappresentazione all’interno della mente e del cervello. Qual è questo sistema di conoscenza? Cosa c’è nella mente/cervello di un parlante? Tema centrale della ricerca nella grammatica filosofica del XVII e XVIII secolo. In che modo questo sistema di conoscenza si forma nella mente/cervello del parlante? Questo viene definito problema di Platone, dal Menone, in cui Socrate dimostra che un giovane schiavo privo di istruzione conosce i principi della geometria conducendolo, attraverso una serie di domande, alla scoperta di alcuni teoremi. Platone motiva sostenendo che la conoscenza veniva ricordata sulla base di un’esistenza precedente. Una variante moderna sarebbe che certi aspetti della conoscenza e comprensione sono innati, cioè parte del nostro patrimonio biologico, geneticamente determinato. In che modo si utilizza questa conoscenza nel parlato (o nello scritto)? Questa domanda può essere considerata sotto il problema della percezione (che ha a che vedere con il modo in cui interpretiamo ciò che sentiamo o leggiamo) e della produzione (ciò che diciamo e perché). Riguarda quindi l’aspetto creativo del linguaggio. Cartesio osservò che l’uso normale del linguaggio è costantemente innovativo, poiché si producono sempre nuove forme linguistiche. Inoltre, un discorso non consiste in una serie di enunciati casuali ma si adatta alla situazione. L’uso del linguaggio è quindi libero e non determinato, seppur appropriato alle situazioni. Il suo aspetto creativo fu utilizzato come argomento su cui fondare la conclusione che gli esseri umani sono diversi da qualsiasi altra cosa nel mondo fisico. Gli altri organismi sono delle macchine, mentre gli esseri umani non sono obbligati, essi tendono a fare ciò che sono incitati e invogliati a fare ma sono liberi di scegliere di farlo. Quali sono i meccanismi fisici che fungono da base materiale per questo sistema di conoscenza e per l’uso di questa conoscenza? Questa è una domanda nuova, le prime tre invece rientrano nell’ambito della psicologia e della linguistica. Quando si parla della mente, si parla, ad un certo livello di astrazione, di meccanismi fisici del cervello ancora ignoti. Si sostiene spesso che conoscere consiste nell’avere una certa capacità ed una certa abilità. Quindi il linguaggio è un sistema di abitudini o predisposizioni che si comporta in un certo modo date certe condizioni. Il problema dell’uso creativo del linguaggio viene risolto dicendo che il parlante produce nuove forme linguistiche per analogia con quelle che ha sentito e allo stesso modo ne comprende di nuove. Chomsky considera questa visione errata. Tipicamente, le persone che condividono la stessa conoscenza saranno inclini a dire cose del tutto differenti data una certa occasione. Difficile vedere come la conoscenza possa essere identificata con la capacità e ancora più difficile con la disposizione ad un determinato comportamento. Inoltre, la capacità può migliorare senza che avvengano cambiamenti nella conoscenza, cosi come la capacità può sparire senza che la conoscenza diminuisca. Ciò che rimane intatto è il sistema cognitivo che costituisce la conoscenza, non si tratta semplicemente di capacità, disposizione, abitudine o abilità. Parlare e capire una lingua significa avere tale conoscenza. Esistono quindi dei principi generali, che ammettono di essere interpretati secondo un certo grado di variazione, poi regole di generalità meno elevata. Naturalmente, questi livelli non sono esaustivi. L’interazione di tali regole e principi determina la forma e l’interpretazione delle espressioni della lingua. In linea di principio, la fonte di tale conoscenza dovrebbe essere o nell’ambiente in cui è il bambino o nelle risorse biologicamente determinate dalla mente/cervello, in particolare, in quella componente chiamata facoltà di linguaggio; l’interazione di questi fattori fornisce il sistema di conoscenze che viene utilizzato per parlare e comprendere. Dove la conoscenza si basa su fattori ambientali, bisogna che la mente/cervello fornisca un modo per identificare ed estrapolare le informazioni rilevanti. Bisogna considerare tre fattori: principi determinati geneticamente della facoltà del linguaggio, principi geneticamente determinati dai meccanismi di apprendimento e esperienza linguistica. La proprietà della frase incassata è associata con un parametro, questo parametro può avere uno o piu valori, anche se la forma generale del principio è invariante. Il valore del parametro viene determinato dall’esperienza e una volta appreso provoca una serie di conseguenze. Il problema di Platone si risolve nei termini di alcune proprietà della mente/cervello e di certe caratteristiche dell’ambiente linguistico. Le proprietà della mente/cervello includono diversi principi della facoltà del linguaggio. I meccanismi generali dell’apprendimento possono esserci o meno. L’interazione di questi fattori produce un sistema di conoscenze che viene rappresentato nella mente/cervello come stato maturo della facoltà del linguaggio e permette l’interpretazione delle strutture linguistiche. La domanda è “Come fa un parlante a conoscere questi fatti?” I parlanti possiedono un ricco sistema di conoscenze, con complesse e curiose conseguenze, un sistema che si estende molto al di la di ogni istruzione specifica o dell’esperienza piu in generale. La conoscenza non consiste in capacità, non si spiega in termini di abilita, abitudini o disposizioni, non si può ricorrere solo all’analogia. Le proprietà delle espressioni riflettono i principi delle operazioni mentali che formano parte della facoltà del linguaggio. Struttura del linguaggio: le costruzioni ed i principi che prendono parte nella determinazione della forma e l’interpretazione delle frasi. Esiste anche il problema della struttura di suoni, una persona che ha acquisito la conoscenza di una lingua possiede una conoscenza specifica riguardo ai fatti che trascende la sua esperienza, per esempio sa quali forme non esistenti sono potenziali parole e quali no. Ciò riguarda le regole della struttura del suono che chi apprende una lingua impara a conoscere nel corso dell’acquisizione del linguaggio. L’acquisizione delle regole della struttura del suono dipende da principi fissi che espressioni alle quali viene assegnata una certa struttura nei termini di gerarchia di sintagmi di vario tipo. Il bambino che impara l’italiano o qualsiasi altra lingua umana sa che le regole dipenderanno dalla struttura. Questa conoscenza fa parte della dotazione biologica del bambino, fa parte della facoltà del linguaggio. È parte dell’equipaggiamento mentale con il quale il bambino affronta il mondo dell’esperienza. La conoscenza intuitiva può pure essere un ostacolo alla ricerca nel senso che ci impedisce di riconoscere un problema da risolvere. Potremmo facilmente costruire lingue lineari ma non sarebbero umane, i parlanti le troverebbero difficili da utilizzare perché dovrebbero eseguire operazioni computazionali a livello conscio invece che appoggiarsi alla facoltà del linguaggio. Il principio di dipendenza strutturale è una proprietà significativa non banale del linguaggio umano. È un’esposizione elementare della natura del problema di Platone e del modo in cui può essere affrontato e risolto. Per lungo tempo si è supposto che gli organismi avessero certe capacità intellettuali generali e che queste venissero applicate in modo indifferenziato a qualunque compito intellettuale. Secondo questo punto di vista, gli uomini differiscono dagli animali per il fatto che sono in grado di applicare queste capacità in modo più esteso. Gli uomini utilizzano dei “meccanismi generali di apprendimento” per risolvere il compito che stanno affrontando ed i loro sistemi di conoscenza sorgono in accordo con principi generali di analogia. Ma tutto ciò è sbagliato. La facoltà del linguaggio incorpora dei principi del tutto specifici che vanno molto oltre questi meccanismi di apprendimento. C’è da dubitare che i meccanismi generali dell’apprendimento giochino un ruolo principale nella crescita dei nostri sistemi di credenza e conoscenza. Non c’è nulla di sorprendente nel fatto che il linguaggio abbia una struttura gerarchica. Altri casi ed esempi riguardano i pronomi, che possono essere liberi o legati. Un’altra illustrazione del problema di Platone: i fatti sono noti indipendentemente dall’esperienza o istruzione e sono sorprendenti, dal momento che l’ipotesi più semplice si rivela essere scorretta. Si definisce il dominio di un pronome il minimo sintagma in cui esso appare. Un pronome deve essere libero nel suo dominio. Questo principio appartiene a quel componente della teoria linguistica che si chiama teoria del legamento, che riguarda quelle connessioni tra i sintagmi nominali che hanno a che fare con proprietà semantiche come la dipendenza di referenza, inclusa la relazione tra un pronome ed il suo antecedente. Questa teoria si occupa di una delle componenti della facoltà del linguaggio. Questo sottosistema interagisce con altri per produrre una gamma di fenomeni linguistici complessi. C’è un’asimmetria tra il soggetto e l’oggetto. Il soggetto ed il verbo sono in due sintagmi separati, ma il verbo e l’oggetto formano un unico sintagma, SV. L’asimmetria soggetto-oggetto, un universale linguistico, ha numerose conseguenze. Tutti questi fatti possono essere spiegati in termini di principi dipendenti dalla struttura che operano sulla rappresentazione della struttura sintagmatica con l’asimmetria. Il problema di Platone è serio e si può sperare di darvi una risposta rivolgendo la nostra attenzione al ricco patrimonio biologico che determina la facoltà del linguaggio, una struttura specifica della mente umana. La facoltà del linguaggio è una componente della mente, parte della dotazione biologica dell’uomo. Una volta messo a contatto con i dati, il bambino sviluppa il linguaggio, un sistema computazionale di un certo tipo che fornisce rappresentazioni strutturate delle espressioni linguistiche che determinano il loro suono e significato. La ricerca del linguista ha inizio nelle espressioni strutturate e va verso l’indagine sulla natura della facoltà del linguaggio. Sulla base di prove empiriche, il linguista può rivolgersi a descrivere la lingua che determina questi fatti, tentando di costruire la grammatica di una lingua particolare. Il compito successivo è quello di spiegare perché i fatti sono così come sono. Questo ci conduce alla ricerca della facoltà del linguaggio. Una teoria della facoltà del linguaggio è ciò che viene definito GU. La grammatica universale mira alla formulazione dei principi che entrano nel funzionamento della facoltà del linguaggio. La grammatica di una lingua particolare rende conto dello stato della facoltà del linguaggio successivo al contatto con i dati forniti dall’esperienza; la grammatica universale rende conto dello stato iniziale della facoltà del linguaggio precedente ad ogni esperienza. Nella misura in cui possiamo costruire una teoria della GU, possediamo la soluzione del problema di Platone. I principi della grammatica universale non conoscono eccezioni perché costituiscono la facoltà stessa del linguaggio, cioè lo schema costitutivo di ogni particolare lingua umana. Ma è chiaro che le lingue sono differenti l’una dall’altra. I principi della GU sono dotati di parametri, che possono essere fissati sulla base dell’esperienza in un modo o nell’altro. Il sistema funziona in accordo con la sua natura, ma in modi differenti secondo il tipo di configurazione. Ogni possibile configurazione dei parametri determina una lingua particolare. L’acquisizione di una lingua è in parte un processo di fissazione di valori per gli interruttori sulla base dei dati a cui si è esposti. Una volta determinati questi valori, l’intero sistema entra in funzione. Il cambiamento di pochi parametri produce una lingua che sembra essere del tutto differente, ma che in realtà proviene dallo stesso stampo. (es parametro del soggetto nullo) Capitolo quinto Uno sguardo al futuro Il quesito 1 ha priorità ed è sostanzialmente descrittivo: si tenta di costruire una grammatica, una teoria di una lingua particolare che descriva il modo nel quale questa lingua assegna delle rappresentazioni mentali specifiche a ciascuna espressione linguistica, determinando la sua forma e il suo significato. Poi si tenta di costruire una teoria della GU, una teoria dei principi stabiliti e invarianti che costituiscono la facoltà del linguaggio umana ed i suoi parametri di variazione. Il quesito 2 è un caso speciale del problema di Platone che sorge in relazione allo studio del linguaggio. Possiamo risolvere il problema solamente nella misura in cui siamo stati in grado di costruire una teoria della grammatica universale. L’apprendimento di una lingua è quindi il processo di determinazione dei valori dei parametri. L’ambiente determina il modo in cui i parametri della GU assumono una certa configurazione, producendo lingue differenti. Il quesito 3 ha due aspetti: l’aspetto inerente alla percezione e quello inerente alla produzione. Si vuole sapere come chi ha acquisito il linguaggio utilizzi la propria conoscenza per comprendere ciò che ha udito e per esprimere dei pensieri. L’aspetto della produzione, ossia il problema di Cartesio, riguarda il problema posto dall’aspetto creativo dell’uso del linguaggio. Perché una persona comprenda un’espressione linguistica, la mente-cervello deve comprendere la sua forma fonetica e le sue parole e quindi utilizzare i principi della grammatica universale e i valori dei parametri per proiettare una rappresentazione strutturale di questa espressione e determinare il modo in cui si associano le sue parti. Il quesito 4, la ricerca in questo campo è un compito per il futuro. Una generazione fa si davano risposte a questi quattro quesiti del tipo: il linguaggio è un sistema di abitudini, di disposizioni al comportamento acquisite attraverso condizionamenti ed allenamenti, ogni aspetto innovativo è il risultato dell’analogia. Il problema di Platone non veniva riconosciuto. Si credeva che l’apprendimento del linguaggio fosse “sovradimensionato”: il problema era quello di spiegare il fatto che sono necessari così tanta esperienza e allenamento per stabilire capacità così semplici. Nemmeno il problema di Cartesio veniva riconosciuto. Queste idee devono essere abbandonate, in quanto sono prive di valore sostanziale. Ritorniamo al problema di Cartesio, il problema di come il linguaggio viene usato nel modo creativo usuale. L’uso del linguaggio nella vita di tutti i giorni, con le sue proprietà distintive di novità, libertà dal controllo degli stimoli esterni e dagli stati interiori, coerenza e consonanza con le situazioni e la sua capacità di evocare pensieri appropriati in colui che ascolta. Cartesio ha sviluppato una teoria meccanica dell’universo. Egli si era convinto che praticamente tutto ciò che avviene nell’universo della nostra esperienza possa essere spiegato nei termini della meccanica così come egli la concepiva, nei termini di corpi che interagiscono tramite contatto diretto, “contatto meccanico”. Tuttavia, non tutta l’esperienza umana poté essere accomodata all’interno del suo sistema. L’eccezione più notevole era l’aspetto creativo dell’uso del linguaggio. naturalmente un peso, il corso generale e i tratti fondamentali sono predeterminati dallo stato iniziale. Il quale però è una proprietà comune a tutti gli uomini. Quindi le lingue nelle loro proprietà essenziali e nei loro dettagli piu sottili corrispondo a un unico stampino. Un’autentica teoria del linguaggio umano deve in questo senso soddisfare due condizioni: quella della adeguatezza descrittiva e quella della adeguatezza esplicativa. La grammatica di una lingua particolare soddisfa la condizione dell’adeguatezza descrittiva nella misura in cui rende conto in modo esaustivo e accurato delle proprietà di tale lingua. Per soddisfare la condizione dell’adeguatezza esplicativa, una teoria del linguaggio deve mostrare come ogni singola lingua possa derivare da uno stato iniziale uniforme nelle condizioni dell’esperienza. C’è una forte tensione fra queste due linee di ricerca. Il problema principale era quindi quello di individuare delle proprietà generali, dei sistemi di regole che potessero essere attribuite alla facoltà del linguaggio stessa. Si può pensare allo stato inziale della facoltà di linguaggio come a un circuito collegato a un blocco di interruttori; il circuito è costituito dai principi del linguaggio, mentre gli interruttori sono le opzioni da determinare in base all’esperienza. Ogni lingua umana possibile viene identificata con una particolare disposizione degli interruttori, con una disposizione di parametri. Una piccola variazione nella disposizione dei parametri può tradursi in una grande varietà apparente nell’output. La facoltà del linguaggio è immessa nella più ampia architettura della mente/cervello. Interagisce con altri sistemi, che impongono delle condizioni che il linguaggio deve soddisfare per poter essere utilizzabile. Si possono considerare ‘condizioni di leggibilità’, nel senso che gli altri sistemi devono essere in grado di leggere le espressioni del linguaggio e di usarle come istruzioni per pensiero e azione. Tesi che la facoltà del linguaggio coinvolga altri sistemi della mente/cervello a due ’livelli di interfaccia’, uno legato al suono, l’altro al significato. Una determinata espressione generata dal linguaggio contiene una rappresentazione fonetica e una rappresentazione semantica e concettuale. Una questione importante è se esistano altri livelli oltre a quelli di interfaccia, e se questi livelli siano interni al linguaggio. Il linguaggio comprende quindi tre tipi di elementi: le proprietà di suono e di significato, dette tratti; gli elementi che sono composti da queste proprietà, chiamati elementi lessicali; e le espressioni complesse costruite a partire da queste unità atomiche. Ne segue che il sistema computazionale che genera le espressioni comprende due operazioni fondamentali: una mette insieme i tratti e li compone in elementi lessicali; l’altra forma oggetti sintattici più ampi a partire da quelli già costruiti, cominciando con gli elementi lessicali. Questi tratti funzionali svolgono un ruolo centrale nella comunicazione. È chiaro che le lingue differiscono tra loro, si tratta di capire come. Un aspetto sicuramente è la scelta dei suoni. Un altro è nell’associazione tra suono e significato. Più interessante è che le lingue differiscono nei sistemi flessivi, nel sistema dei casi. Le condizioni di leggibilità impongono una divisione tripartita dei tratti assemblati in elementi lessicali: tratti semantici, interpretati all’interfaccia semantico; tratti fonetici, interpretati all’interfaccia fonetico; e tratti che non vengono interpretati agli interfaccia. In una lingua perfettamente disegnata, ogni tratto dovrebbe essere o semantico o fonetico, e non un semplice meccanismo atto a creare una posizione o a facilitare la computazione. Nella computazione sintattica, sembra sussistere anche una seconda e più drammatica imperfezione dell’architettura del linguaggio, almeno in apparenza: quella proprietà di dislocamento che costituisce un aspetto pervasivo del linguaggio. Fin dalle origini della grammatica generativa, si è assunto che le operazioni computazionali fossero di due tipi: regole di struttura sintagmatica che formano oggetti sintattici più ampi a partire dagli elementi lessicali, e regole trasformazionali che esprimono la proprietà di dislocamento. La procedura computazionale ottimale consiste quindi di Fusione e di operazioni in grado di esprimere la proprietà di dislocamento: operazioni trasformazionali. Il secondo progetto mirava a ricondurre la componente trasformazionale alla forma piu semplice possibile; il quale risultato fu la tesi che per un insieme centrale di fenomeni esiste un’unica operazione Movimento. Il modo in cui si applica questa operazione e’ dato da principi generali che interagiscono con le scelte parametriche specifiche, disposizioni di interruttori, che determinano una lingua particolare. Osservando l’uso del linguaggio, scopriamo che le parole sono interpretate in termini di fattori quali costituzione materiale, scopo, uso previsto e caratteristico, ruolo istituzionale, e così via. Le cose vengono identificate e associate a categorie secondo queste proprietà, che Chomsky considera tratti semantici, analoghi a tratti fonetici che determinano il suono. Le proprietà semantiche delle parole sono usate per pensare e parlare del mondo dalla prospettiva resa disponibile dalle risorse della mente, e l’interpretazione fonetica sembra procedere in un modo del tutto simile. La filosofia del linguaggio contemporanea segue un corso differente. Si chiede a cosa si riferisce una parola, e dà varie risposte. Ma è la domanda stessa a non avere un significato chiaro. La risposta dipende da come vengono usati i tratti semantici quando pensiamo e parliamo. La grammatica generativa vuole scoprire i meccanismi che vengono usati, e contribuire così allo studio di come vengano usati nella pratica creativa della vita quotidiana. I problemi che si possono ora affrontare sono difficili e appassionanti, ma molti misteri rimangono ancora al di fuori della portata della forma di ricerca umana che chiamiamo scienza.
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