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Riassunto Linguaggio e problemi della conoscenza, Sintesi del corso di Filosofia del Linguaggio

Riassunto del libro "Linguaggio e problemi della conoscenza" di Noam Chomsky

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 17/08/2021

Lavi8
Lavi8 🇮🇹

4.6

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Scarica Riassunto Linguaggio e problemi della conoscenza e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia del Linguaggio solo su Docsity! LINGUAGGIO E PROBLEMI DELLA CONOSCENZA CAPITOLO 1 - UN QUADRO TEORICO PER LA DISCUSSIONE Lo studio del linguaggio ha un significato particolare perché questa proprietà sembra essere legata indissolubilmente alla specie umana, comune alla nostra dotazione biologica che presenta variazioni minime tra gli umani, a parte alcune patologie particolarmente gravi. | problemi che lo studio della conoscenza del linguaggio affronta si collocano in un contesto più generale che presenta due aspetti: la tradizione della filosofia occidentale e della psicologia. Nel discutere la tradizione intellettuale non farò una distinzione netta tra filosofia e scienza, perché questa distinzione è relativamente recente. Ad es. il lavoro filosofico di Cartesio non è separabile dal suo lavoro scientifico. Il termine filosofia è sempre stato utilizzato insieme a ciò che oggi chiamiamo scienza, infatti la fisica era la filosofia naturale e la grammatica filosofica indicava la grammatica scientifica. Questa grammatica era intesa come la scienza deduttiva che governava i principi immutabili e generali del parlato o scritto, principi che sono gli stessi di quelli che governano la ragione umana. Quindi lo studio del linguaggio e del pensiero venivano strettamente correlate. La concezione generale della ricerca io la manterrò. Una persona che comunica ha sviluppato un certo sistema di conoscenza che gli permette di esprimere le rappresentazioni all’interno della mente, grazie ad una particolare configurazione fisica del cervello. In base a questo ci domanderemo: 1. Qual è questo sistema di conoscenza? Cosa c'è all'interno della mente/cervello di un parlante? 2. In che modo questo sistema di conoscenza si forma nella mente/cervello del parlante? [Problema di Platone]. 3. Inche modo si utilizza questa conoscenza nel parlato (o in sistemi secondari come la scrittura)? [Percezione e produzione]. 4. Quali sono i meccanismi fisici che fungono da base materiale per questo sistema di conoscenza e per il suo uso? 1. La prima domanda era il tema centrale della grammatica filosofica del XVII e XVIII sec. 2. La seconda domanda riguarda il problema di Platone, che possiamo sintetizzare seguendo la formulazione di BERTRAND RUSSELL: come mai gli esseri umani, il cui contatto con il mondo è così breve personale e limitato, sviluppano una conoscenza così ampia? PLATONE prende in considerazione un esperimento fatto da Socrate, il Menone, dove dimostra che un giovane schiavo, pur non avendo istruzione conosceva i principi della geometria, riuscendo attraverso una serie di domande ad arrivare alla scoperta di alcuni teoremi. Platone rispose che la conoscenza veniva ricordata in base ad una esistenza precedente e veniva risvegliata nella mente attraverso quelle domande. Oggi, seguendo le orme di Platone, possiamo rispondere che alcuni aspetti della nostra conoscenza sono innati, cioè fanno parte del nostro patrimonio biologico. 3. La terza domanda può essere considerata sotto due aspetti: il problema della percezione (il modo in cui interpretiamo ciò che sentiamo) e il problema della produzione (ciò che diciamo e perché diciamo quella cosa). Con questo si pone il problema dell'uso creativo del linguaggio. L'uso normale del linguaggio è libero e non determinato, pur essendo appropriato alla situazione; e viene riconosciuto appropriato anche da altri partecipanti che potrebbero reagire allo stesso modo o in modo simile. Per i cartesiani l'aspetto creativo dell'uso del linguaggio fornisce la prova migliore che un altro organismo ha una mente come la nostra. L'aspetto creativo del linguaggio determina anche la conclusione del pensiero cartesiano: ovvero che gli esseri umani sono diversi da qualsiasi altro animale, e che quest'ultimi sono delle macchine, perché si comportano in modo totalmente determinato. Ma non gli esseri umani, essi tendono a fare ciò che sono incitati a fare, ma sono comunque liberi. La quarta domanda è relativamente nuova e si trova all’inizio della ricerca. Le prime tre domande rientrano all’interno della linguistica e della psicologia, due campi che preferisco non distinguere, considerando la linguistica una parte della psicologia. Mentre la quarta tratta di meccanismi fisici, e si può iniziare ad esplorare questi meccanismi tramite le proprietà rivelate dalla linguistica. Nel XX sec. la fisica ha risposto efficacemente a molte domande e lo studio della mente/cervello può essere concepito negli stessi termini. Perché quando si parla di mente si parla di meccanismi fisici ancora ignoti, ma le scoperte della linguistica-psicologia aprono il campo per ulteriori ricerche sui meccanismi del cervello, anche se queste ricerche devono procedere alla cieca. Questo perché nello studio del linguaggio si procede in modo astratto, al livello della mente. Le ricerche successive si baseranno sulle prime tre domande, tralascerò la domanda quattro perché ancora si sa troppo poco. Si sostiene che parlare e comprendere un linguaggio consista nell'avere una capacità di tipo pratico, come andare in bicicletta; in questo modo si liquida in problema della creatività del linguaggio in termini di analogia: il parlante produce nuove forme linguistiche per analogia, tramite quelle che ha già sentito. Questo è errato, ed è errato anche far coincidere la conoscenza con la capacità: infatti due persone che condividono la stessa conoscenza possono dire cose del tutto diverse davanti ad una certa occasione. Inoltre la capacità può migliorare senza che avvengano cambiamenti nella conoscenza; allo stesso modo la capacità può sparire o essere danneggiata, ma la conoscenza non viene diminuita. Ad es. Gianni, che ha avuto un trauma e ha perso la capacità di parlare e capire, non necessariamente perderà la conoscenza dell'italiano. Che potrà recuperare con il decrescere degli effetti del trauma. Quindi qualcosa è stato mantenuto, ma questa non è la capacità, perché era stata perduta per via del trauma. Quel qualcosa è il sistema della conoscenza, un sistema cognitivo della mente/cervello. Questa conoscenza, quindi, non può essere identificata con la capacità di parlare. Questo mostra che la conoscenza del guidare una bicicletta non può essere ridotta ad un sistema di capacità. Chi crede all'identificazione di questi due concetti (conoscenza e capacità) risponde che Gianni ha mantenuto la capacità di parlare e capire l'italiano, ma ha perso la capacità di usala. Questo implica due concetti di capacità, ma solo uno è giusto, ovvero ciò che viene conservato, l’altro è solo un concetto inventato. Quindi i tentativi di spiegare la conoscenza in termini di capacità sono sbagliate fin dal primo momento. Proprietà della frase incassata nelle lingue romanze è possibile produrre costruzioni causative incassando una frase come complemento di un verbo causativo, questa è una proprietà generale; il soggetto della frase incassata diventa un aggiunto o può rimanere inespresso; mentre in inglese è diverso perché il soggetto rimane nella sua posizione. Quindi vi può essere un certo grado di variazione dalla proprietà generale. Riconsideriamo questi fatti dal punto di vista del bambino: come fa ad arrivare a padroneggiare le regole che costituiscono il sistema maturo del linguaggio? La fonte di questa conoscenza è sia nell'ambiente che nelle risorse biologicamente determinate nella mente/cervello, che potremmo chiamare facoltà di linguaggio. L'interazione di questi fattori fornisce il sistema di conoscenze che ci permette di parlare e comprendere. In base ai fattori ambientali, bisogna determinare un meccanismo che estrapoli le informazioni rilevanti da ciò che ci circonda, tali meccanismi potrebbero essere specifici della facoltà di linguaggio o più generali meccanismi dell’apprendimento. Quindi abbiamo tre fattori da considerare: 1. | principi geneticamente determinati della facoltà del linguaggio. 2.1 principi geneticamente determinati dei meccanismi generali di apprendimento. 3. L'esperienza linguistica del bambino che cresce in una comunità di parlanti. Riguardo questi fattori siamo sicuri dell’esistenza del terzo (semplicemente per l’esistenza di lingue differenti) ed abbiamo prova del primo (principio della facoltà di linguaggio). Meno chiaro lo status dei meccanismi generali dell'apprendimento. Rivolgendoci a principi ancora più generali, la possibilità di formare costruzioni complesse come una frase incassata non coinvolge l'apprendimento, ma è disponibile come principio della facoltà di linguaggio. Quindi il problema di Platone si risolve nei termini di alcune proprietà della mente/cervello e di certe caratteristiche dell'ambiente linguistico. Esistono determinate regole che non vengono apprese, ma che il bambino già conosceva. Ma come fa a conoscere già? Qualsiasi sia il risultato di questa conoscenza, non è da identificare con qualche tipo di abilità o capacità. Oltre questo non si può parlare di analogia, perché casi linguistici complessi vengono formulati senza che il parlante ne abbia mai sentito qualcuno analogo, indipendente dall'esperienza, e anche senza un'istruzione specifica. Durante un discorso noi formuliamo continuamente frasi nuove senza sapere se le abbiamo già sentite. Questi meccanismi sono noti perché è così che lavora la mente umana. Prendendo ad esempio la struttura dei suoni, un parlante sa quali parole sono potenzialmente possibili e quali no: ad es. i parlanti italiani sanno che la parola ‘stridn’ non è possibile, anche senza averla mai sentita. Questi principi appartengono alla facoltà di linguaggio, che è una componente della mente/cervello. Il problema di Platone si risolve attribuendo i principi fissi della facoltà del linguaggio all'organismo umano come parte della sua dotazione biologica. Questi principi regolano la funzione della facoltà del linguaggio. dati facoltà del linguaggio lingua espressioni strutturate Il compito di un linguista è analizzare le espressioni di una lingua e costruire una grammatica di quella lingua: le regole che determinano quella lingua (livello descrittivo). Il compito successivo è spiegare perché le regole sono in quel modo, questo ci porta alla ricerca della teoria della facoltà di linguaggio, che viene spesso chiamata grammatica universale (livello esplicativo). Grammatica universale precedente all'esperienza, include i principi che regolano il funzionamento della facoltà di linguaggio; Grammatica particolare successivo contatto della facoltà di linguaggio con i dati empirici; è la grammatica delle singole lingue. | principi della grammatica universale non conoscono eccezioni perché costituiscono la facoltà di linguaggio, la base per l'acquisizione di una lingua. Ma allora perché le lingue sono diverse? Possiamo pensare ai principi della grammatica universale come dei parametri, che possono essere fissati in vario modo in base all'esperienza. Una volta che quei parametri seguono una configurazione possibile, in base all'esperienza, allora il sistema funziona, perché è in accordo con la sua natura. Il bambino che apprende una lingua deve essere esposto ad una quantità di dati sufficiente, in modo che i parametri assumino una di quelle configurazioni possibili. Ogni configurazione possibile determina una lingua in particolare. Una volta fissati i dati, in base all'esperienza, all'interno dei parametri, il sistema entra in funzione. Ma la relazione tra i valori selezionati ed un parametro non è semplice, ad es. le lingue romanze hanno una struttura simile, ma differiscono per varie proprietà sviluppate durante i secoli, che altro non hanno che alcuni parametri configurati in modo differente, causato da varie influenza come ad esempio da altre lingue. Quindi anche se le lingue differiscono, alcune volte anche in modo apparentemente radicale, derivano tutte dallo stesso stampo, le loro proprietà essenziali derivano dai principi fissi della grammatica universale. CAPITOLO 3 - PRINCIPI DELLA STRUTTURA DEL LINGUAGGIO (1) La grammatica universale permette l’esistenza di quattro categorie lessicali: verbi (V), nomi (N), aggettivi (A), adposizioni (P). Per ciascuna di queste categorie di base la GU fornisce una proiezione, di cui la categorie costituisce la testa: >> (vedi esempi ‘Gianni’) << a. Sintagma Verbale (SV) parlare inglese. b. Sintagma Nominale (SN) traduzione del libro. c. Sintagma Aggettivale (SA) pieno d’acqua. d. Sintagma adposizionale (SP) a Gianni. Ciascuno di questi sintagmi ha una testa e il suo complemento. Di solito la testa precede il suo complemento, ma non in tutte le lingue, es. miskito. Questo ordine è uno dei parametri della GU. In italiano il valore di questo parametro è “testa iniziale”, mentre in miskito il valore è “testa finale”. Queste due lingue sono l’immagine speculare l'uno dell'altra. Alcune volte è più complicato di così e i parametri che cambiano sono di più, ma questa sembra essere il modo di come funziona il sistema. Il fatto che colpisce, e che ci rimanda al problema di Platone, è che si apprende una lingua sulla base di dati semplici, senza bisogno di particolari istruzioni. Il valore in italiano testa iniziale viene appreso prontamente, e da esso poi dipendono altri fatti. Alcune delle opzioni rese disponibili dalla grammatica universale possono essere usate da una lingua, ma non da un'altra: ad es. in italiano si ha un diverso significato tra caro e carro; in inglese, dal momento che non vi è questa distinzione fonetica, un parlante (inglese) può trovare difficoltà a percepire questa differenza. | vari parametri forniti dalla GU non sono sfruttati sempre da tutte le lingue, altri invece vengono sfruttati solo in parte. Oltretutto i sintagmi non sono sempre adiacenti in tutte le lingue, ma possono presentarsi frammentati, ma ci sono buone ragioni per credere che quei sintagmi funzionano come quelli adiacenti. Principio di proiezione le proprietà lessicali di ogni singolo elemento sono conservate ad ogni livello di rappresentazione; questo principio porta a teorizzare le cosiddette categorie vuote quando un elemento si muove si lascia indietro una traccia, ovvero una categoria vuota non dotata di alcun tratto fonetico che viene legata dall’elemento mosso nello stesso modo circa di un pronome legato. Questo non deve essere appreso perché è un principio della grammatica universale. La traccia è un elemento tra un insieme di categorie vuote, appaiono nella rappresentazione mentale ma non vengono pronunciate: sono visibili ai meccanismi della mente ma non inviano segnali ai meccanismi vocali. Questo perché la mente lavora in un suo modo specifico, costruisce queste rappresentazioni mentali in modo inconscio. Questi meccanismi hanno gli stessi diritti di altri meccanismi presenti in altre materie: elementi chimici, valenza ecc. il bambino che apprende una lingua non possiede prove empiriche riguardo le categorie vuote perché esse non vengono pronunciate. Però la facoltà di linguaggio incorpora comunque il loro funzionamento. La mente del bambino colloca queste categorie vuote al loro posto utilizzando il principio di proiezione. CAPITOLO 4 - PRINCIPI DELLA STRUTTURA DEL LINGUAGGIO (II) Esaminando un sintagma (es. in italiano), il primo compito è identificare le parole e assegnare loro le categorie appropriate attingendo al lessico. Dopo la mente utilizza i principi della struttura sintagmatica, con i parametri fissati sui valori dell'italiano, per determinare la struttura generale dell'espressione. Ma esistono degli elementi particolari come gli operatori, che non sono espressioni referenziali ma legano delle variabili che funzionano come espressioni referenziali. Le lingue appaiono tra loro molto differenti, ad es. in inglese non ci sono i pronomi clitici (parole prive di accento che si appoggiano foneticamente alla parola precedente o seguente), come in italiano. Ma se le prendiamo dal punto di vista della struttura di base, sono tutte conformi alla grammatica universale, differiscono per la forma sintattica e fonetica dei loro elementi lessicali e nella scelta dei parametri. Un esempio ci viene fornito da una componete della GU, la teoria del caso: un principio della teoria del caso è che le espressioni referenziali devono avere caso. La teoria generale del caso determina il modo in cui si assegna il caso, con un certo grado di variabilità. Se andiamo a vedere le singole lingue scopriamo che i casi possono essere manifesti, come in latino, oppure nascosti, come in italiano o in inglese. Alcune lingue, come lo spagnolo, usano anche delle preposizioni vuote per salvare un'espressione che altrimenti violerebbe la teoria del caso. Questo è un dispositivo reso possibile dalla grammatica universale. Quindi anche se le lingue differiscono di molto, i principi generali sono sempre mantenuti. Il sistema cognitivo conosce in modo preciso molti fatti sorprendenti ed intricati; riesce ad elaborare operazioni mentali complesse senza una particolare riflessione. Questo è possibile perché la facoltà del linguaggio deve essere considerata come un organo della mente/cervello. hanno dei sistemi finiti. Il problema dell'origine resta aperto, si può ipotizzare che ad un certo punto dell'evoluzione abbia avuto luogo una mutazione che ha generato la proprietà di infinità discreta; forse per meccanismi fisici ancora sconosciuti. CAPITOLO 6 - NUOVI ORIZZONTI NELLO STUDIO DEL LINGUAGGIO La facoltà di linguaggio umana sembra essere una vera proprietà della specie che varia in minima misura tra gli esseri umani ma che non ha equivalenti significativi altrove. Oggi non ci sono motivi seri per mettere in dubbio la visione cartesiana per cui il linguaggio umano segna la vera distinzione tra l'uomo e l’animale o la macchina. La facoltà di linguaggio entra in ogni aspetto della vita, ad es. è responsabile del fatto che abbiamo una storia. Il linguaggio umano si basa su una proprietà che sembra essere unica: l’infinità discreta. Ed è ragionevole considerarla come un organo a tutti gli effetti: l’organo del linguaggio, che fa parte di un sistema e che quindi non è necessariamente qualcosa che può essere estratto senza intaccare il resto del sistema. Ogni lingua è il risultato dell'interazione di due fattori: lo stato iniziale e il corso dell'esperienza. Il primo è una sorta di dispositivo di acquisizione del linguaggio, che prende l’esperienza come input e dà la lingua come output. La lingua interna di un individuo determina un numero infinito di espressioni, ognuna provvista di suono e di significato; genera le espressioni di una lingua. Questa teoria viene chiamata grammatica generativa: ogni espressioni è un complesso di proprietà, che trasmettono delle istruzioni ai sistemi di esecuzione (es. apparato articolatorio). La grammatica generativa è nata durante la rivoluzione cognitiva degli anni 50. In questo ambito avvenne un cambiamento di prospettiva: dallo studio del comportamento e dei suoi prodotti, ai meccanismi interni coinvolti nel pensiero e nell'azione (approccio mentalistico). Lo scopo è studiare un oggetto reale del mondo naturale: il cervello. Questa rivoluzione ha riformulato molte delle istanze della prima rivoluzione cognitiva del ‘700, dove venne riconosciuto che il linguaggio presuppone “l’uso infinito di mezzi infiniti”, ma le idee fondamentali rimanevano vaghe. Solo con lo sviluppo delle scienze naturali nel ‘900 e alla formulazioni di concetti chiari di come si generino le espressioni di una lingua, si può cogliere quell’idea. L'acquisizione del linguaggio somiglia molto alla crescita di un organo. L'ambiente ha naturalmente peso, ma il corso generale dello sviluppo è qualcosa di predeterminato dallo stato iniziale. Quindi le lingue, nelle loro proprietà essenziali, devono corrispondere ad un unico stampo. Ma come si dimostra che le lingue sono tutte variazioni di un unico tema? Una teoria del linguaggio umano deve soddisfare due condizioni: l'adeguatezza descrittiva (lingua particolare) e l'adeguatezza esplicativa (ogni singola lingua deriva da uno stato iniziale uniforme nelle condizioni dell'esperienza). Queste due linee di ricerca vanno in conflitto tra loro perché la ricerca dell'adeguatezza descrittiva sembra condurre ad una complessa varietà di sistemi di regole, mentre la ricerca dell'adeguatezza esplicativa richiede che la struttura del linguaggio sia il più possibile invariabile. Il modo naturale di risolvere questo contrasto è mettere in discussione ipotesi della prima grammatica generativa, ogni lingua ha le sue specifiche regole: semplici considerazione di adeguatezza esplicativa suggeriscono che questo non può essere vero. Il problema centrale era quello di individuare delle proprietà generali della facoltà di linguaggio, le costruzioni grammaticali che ci sono familiari sono, secondo questo approccio, semplici artifici privi di contenuto teorico. Tolte queste, il risultato sarebbe più semplice e uniforme. Si può paragonare lo stato iniziale della facoltà di linguaggio come un circuito collegato a un blocco di interruttori: il circuito è costituito dai principi del linguaggio, mentre gli interruttori sono le opzioni determinate dall'esperienza. Ogni lingua umana possibile viene identificata come una specifica configurazione degli interruttori (o una disposizione dei parametri). Queste sono le proprietà che una teoria del linguaggio deve in qualche modo catturare. Questo programma soddisfa le condizioni opposte dell'adeguatezza descrittiva e esplicativa; il suo scopo è scoprire i principi e i parametri e come questi interagiscono. Ma questo non è facile perché la facoltà di linguaggio è immersa nella struttura mente/cervello, interagisce con altri sistemi e soddisfa delle condizioni per funzionare. Queste vengono chiamate condizioni di leggibilità: gli altri sistemi devono essere in grado di leggere le espressioni del linguaggio e di usarle come espressioni per pensiero e azione. Ora dobbiamo chiederci: ma il linguaggio è una buona soluzione per le condizioni di leggibilità? Alcuni suggeriscono che la facoltà di linguaggio sia molto vicina alla perfezione, ma è vero? Il programma minimalista cerca di esplorare queste questioni, esso teorizza che la facoltà di linguaggio coinvolga altri sistemi della mente/cervello a due livelli di interfaccia collegati tra loro: suono e significato. Questione importante è se esistono altri livelli oltre a questi. Il linguaggio comprende tre tipi di elementi: 1. Tratti le proprietà di suono e significati (tratti). 2. Elementi lessicali gli elementi che sono composti da queste proprietà. 3. Unità atomiche le espressioni complesse costruite a partire da queste unità. Questi elementi interagiscono tramite due operazioni computazioni fondamentali: 1. la prima mette insieme i tratti e li compone in elementi lessicali (come una lista, lessico, di associazioni arbitrarie). 2. la seconda forma espressioni più complesse a partire dagli elementi lessicali. Ma se la facoltà di linguaggio è perfetta allora non dovrebbero esserci dei tratti nel corso della computazione: non dovrebbero esserci indici, unità sintagmatiche o regole di struttura. Quindi il linguaggio è imperfetto e dimostrare che tutte le costruzioni grammaticali siano eliminabile in quanto indesiderabile tecnicismo descrittivo non è facile. Ma le lingue differiscono tra loro, si tratta di capire come: un aspetto è sicuramente quello della scelta dei suoni, un altro è l'associazione tra suono e significato, che è arbitraria. Questi sono aspetti ben definiti, ma un altro più interessante è che le lingue differiscono nei sistemi flessivi, es. i casi: molto ricchi in latino ma invisibili in cinese. Ma l'adeguatezza esplicativa suggerisce che sistemi del genere sono molto meno differenti di quanto non sembrino all'apparenza, es. inglese e cinese possono avere lo stesso sistema di casi del latino, ma una diversa realizzazione fonetica. Sembra inoltre che gran parte delle variazioni delle lingue si possa ridurre a proprietà del sistemi flessivi. Le condizioni di leggibilità impongono tre tipi di tratti che servono per formare elementi lessicali: semantici, fonetici, non vengono interpretati. In una lingua perfetta ogni tratto dovrebbe essere o semantico o fonetico, ma invece vi sono anche tratti non interpretabili (no a livello semantico e non vengono espressi a livello fonetico). Un'altra imperfezione è la proprietà di dislocamento: i sintagmi vengono interpretati come se si trovassero in una posizione diversa dell'espressione. Dislocamento e flessione sono proprietà specifiche del linguaggio umano e vengono ignorate se si provano a costruire linguaggi artificiale. Il perché esistono è ancora sotto discussione, ma si può ipotizzare che la proprietà di dislocamento sia imposta da condizioni di leggibilità imposte da sistemi esterni del pensiero. Le due operazioni computazionali visti prima, elaborati all'origine della grammatica generativa, si possono semplificare eliminandole a favore della fusione: due oggetti si uniscono per formane uno più ampio. Quindi il processo computazionale ottimale si basa sulla fusione e sulla proprietà di dislocamento. Un altro progetto teorizza che le operazioni dimovimento non hanno alcuna proprietà specifica, ma il modo in cui si applicano è dato dai parametri degli interruttori scelti da una lingua. Il passo successivo è dimostrare che sono proprio i tratti non interpretabili il meccanismo che implementa la proprietà di dislocamento, in modo da eliminare le imperfezioni e che quindi la definizione “perfezione” non sarebbe del tutto fuorviante. L'idea di base è che i tratti non interpretabili debbano essere cancellati per soddisfare le condizioni di interfaccia, e che tale cancellazione richieda una relazione locale tra il tratto che deve essere cancellato e un tratto corrispondente in grado di cancellarlo. Osservando l’uso del linguaggio scopriamo che oltre ai tratti fonetici esistono i tratti semantici, le parole vengono associate a determinate categorie: costituzione materiale, scopo, uso, ecc. il linguaggio usa questi tratti in vario modo. Su come queste proprietà siano legate alle leggi biochimiche generali è ancora da scoprire. >> (Leggi Appendice ‘Discussioni’ da pag. 169) <<
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