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L'industrializzazione Russa: Arretratezza e Sviluppo a Tempo di Guerra - Prof. Chiapparino, Sintesi del corso di Storia Economica

La russia alla vigilia della prima guerra mondiale, una nazione arretrata ma industrialmente avanzata. La transizione della russia dal feudalesimo al capitalismo, i fattori che contribuirono all'industrializzazione, le influenze orientali e europee, e la crescita industriale fino alla rivoluzione d'ottobre. Viene inoltre analizzata la nuova politica economica (nep) e la pianificazione sovietica sotto stalin.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 08/11/2021

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Scarica L'industrializzazione Russa: Arretratezza e Sviluppo a Tempo di Guerra - Prof. Chiapparino e più Sintesi del corso in PDF di Storia Economica solo su Docsity! URSS: Alla vigilia della prima guerra mondiale la Russia rimaneva certamente una nazione molto arretrata, con il 75% della forza lavoro ancora impegnata in agricoltura, con il 72% di analfabeti e solo il 15% della popolazione insediata in aree urbane. Eppure la Russia produceva tanto acciaio e tanta elettricità quanto la Francia e vantava più chilometri di ferrovia di qualunque altro paese europeo. Naturalmente il “segreto” sta nel fatto che la Russia era grandissima, gli effetti in termini relativi e pro capite venivano a dissolversi. Da un lato la Russia era rimasta generalmente arretrata e all’altro lato si era sviluppata l'industria. La Russia trovandosi all’estremo oriente dell’Europa, aveva subito notevoli influenze all’assolutismo orientale e solo per iniziativa all'alto da parte degli zar si era aperta a qualche maggiore influenza europea. La perdita della guerra di Crimea nel 1855 fece toccare con mano l’arretratezza del paese e lo zar Alessandro Il decise di abolire la servitù della gleba (c’ho non liberò ne la coltivazione della terra ne la mobilità dei contadini, chi voleva emigrare doveva pagare le imposte e le rate del riscatto). Nel 1907 il ministro Stolypin abolîi i pagamenti residui del riscatto e permise l'effettiva privatizzazione delle terre. Ci fu un discreto aumento della produttività nella seconda metà dell’ottocento, ma a partire da livelli molto bassi. Alessandro Il incoraggiò anche la costruzione di ferrovie e la riorganizzazione delle banche. A partire dal decennio 1880 l’industrializzazione in Russia fece un gran balzo in avanti, crescendo a ritmi rapidi particolarmente nel 1890 e localizzandosi in vaste aree. Decollò l’industria pesante legata alle ferrovie, ma soprattutto aumentò l’industria degli armamenti; non mancavano del tutto l'industria tessile e alimentare, ma non avevano una grande spinta, vista la ristrettezza del mercato interno per i beni di consumo. La crescita rallentò all’inizio del XX secolo , ci fu la guerra russo-giapponese (1904-1905) che fu persa, e la rivoluzione del 1905-1906, che furono occasione per l'introduzione di qualche debole riforma: scioperi e sindacati vennero legalizzati, ci fu una riforma agraria ma un vero parlamento non venne concesso. Ci fu una certa ripresa, ma alla vigilia della prima guerra mondiale l'economia russa era ben lontana dall’aver trovato un suo equilibrato sentiero di crescita autosostenuta. Il particolare ruolo dello stato nell’industrializzazione della Russia è stato segnalato con forza da Gerschenkron, che ha visto nel caso russo un altro esempio di fattore sostitutivo, che fu proprio lo stato a canalizzare capitali verso l'industria. Lo stato finanziò le ferrovie, introdusse il gold standard per attirare investimenti stranieri, impose dazi sulle industrie strategiche per incentivare la costruzione di impianti sul territorio nazionale e ordinò armamenti. In realtà il capitale straniero fu strategico, tanto che alla vigilia della guerra esso finanziava metà del debito pubblico russo e 40% del capitale di tutte le società per azioni. La guerra, come vedremo, si rivelò fatale per i destini del capitalismo russo. L’UNIONE SOVIETICA: DALLA CREAZIONE ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE 1. La rivoluzione d’ottobre: La prima guerra mondiale aveva colto la Russia in un periodo ancora iniziale della sua trasformazione capitalistica. La Russia fu spinta a partecipare alla grande guerra dalla parte degli alleati sotto le pressioni della Francia e anche per affermare il suo ruolo di grande potenza. Ma l’economia e la società russe non erano in grado di affrontare l'enorme dispendio di risorse di una guerra ormai combattuta sulla base della propria potenza industriale. Si rivelò difficile assicurare le forniture di provviste alimentaria soldati e alle città industriali che producevano per la guerra. Si arrivò nel gennaio 1917 alla deposizione dello zar con una “rivoluzione borghese” che formò un nuovo governo guidato da Aleksander Kerenskij. Il più grave errore di questo nuovo governo fu di dichiarare la continuazione della guerra. Nel caos crescente fu relativamente facile alla propaganda socialista di Lenin e del suo partito bolscevico fare breccia nel popolo, organizzato in soviet, che nell'ottobre 1917 lanciarono l’attacco al governo borghese con la presa del palazzo d’Inverno a San Pietroburgo. Seguirono quattro anni di guerra civile, durante i quali l'economia si trovò in un regime di “comunismo di guerra”: la moneta era stata eliminata, il commercio privato abolito, i lavoratori erano militarizzati e remunerati in natura, la produzione agricola requisita, le industrie nazionalizzate, i servizi essenziali forniti gratuitamente in un ammontare minimo. Il partito sovietico ed i suoi sostenitori riuscirono ad impadronirsi di tutto il paese, vincendo la guerra civile. 2. La NEP: Lenin decise agli inizi del 1921 di varare la “Nuova Politica Economica” (NEP), cercando di combinare il mercato con elementi di socialismo. La moneta venne reintrodotta, commercio e industria vennero liberalizzati per le piccole imprese al di sotto di 20 occupati, ma fu soprattutto la sorprendente liberalizzazione dell'agricoltura a denotare la NEP. Lenin sperava che di indurre gli agricoltori a produrre di più e, soprattutto, a vendere si più sul mercato. Delle grandi imprese industriali nazionalizzate, solo quelle ritenute strategiche venivano sottoposte a decisioni centralizzate, mentre alle altre veniva lasciata una certa autonomia, anche nella formazione di gruppi (trust). Si può definire la NEP come il primo esperimento di economia mista, in cui lo stato svolgeva una funzione programmatrice generale e gestiva una serie di imprese nazionalizzate, lasciando tutto il resto al mercato all’interno di un'economia monetizzata. Sul piano produttivo, ottenne dei risultati positivi nel permettere la ripresa dell'economia. | difetti della NEP erano: in primo luogo, poichè i trust tenevano alti i prezzi dei prodotti manifatturieri, si sviluppò una crisi con conseguente disincentivo alla commercializzazione dei prodotti agricoli (il che poneva i prezzi dei prodotti agricoli al rialzo), cosa che ripugnava ad una mentalità bolscevica. In secondo luogo, non veniva percepita l’importanza del controllo macroeconomico, il che favoriva inflazione e disoccupazione. Infine, la lentezza del sistema di mercato di raggiungere le mete che il partito bolscevico assegnava all’economia.
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