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Riassunto manuale di storia medievale - Andrea Zorzi, Dispense di Storia Medievale

Riassunto manuale del corso di storia medievale unifi

Tipologia: Dispense

2021/2022

In vendita dal 07/12/2022

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Scarica Riassunto manuale di storia medievale - Andrea Zorzi e più Dispense in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! SNODO 1: 1.1 Dal 476 con la caduta dell’impero romano d’occidente si pone una data iniziale convenzionale per il Medioevo. C’è un dibattito tutt’ora in corso tra continuisti (Henry Pirenne e Walter Pohl) e catastrofisti (teoria di monte Testaccio) in ogni caso lo spazio temporale va da V al XV secolo e occupa mille anni di storia. Si tratta di un invenzione degli storici moderni che a partire dall’umanesimo del 1400 si accorgono di star vivendo in un periodo molto diverso rispetto a quello dell’antichità classica, allora istituiscono il concetto di età di mezzo. L’accezione è cambiata nel tempo: il periodo è stato rivalutato da negativo a positivo per diverse ragioni a cui si è giunti solo più tardi. Inizialmente i protestanti trovano la causa NON nelle invasioni barbariche ma nell’affermazione del papato con conseguente decadenza della cristianità. 1.2 La cultura cattolica risponde a questa critica portando delle documentazioni che rivendicano il ruolo positivo della chiesa cattolica in questo periodo. 1.3 Dal 1700 l’immagine negativa viene sottoposta a revisione da parte dell’erudizione storica contemporanea. In effetti è in questo millennio che si rintraccia l’origine delle basi per l’unificazione della penisola italica. Ne consegue dunque una mitizzazione positiva del medioevo nei romanzi del romanticismo. 2.1 SPAZI: il medioevo oltre che periodo di fondamento delle basi per l’unità d’Italia è anche parte integrante del costituirsi dell’identità storica dell’Europa. Questa posizione viene contrastata dagli storici anti-eurocentrici, i quali osservano come questo periodo sia stato la storia degli incontri di civiltà molto diverse fra loro mediante soprattutto il mediterraneo, con conseguente interfacciarsi delle tre religioni monoteiste dell’islam, cristianesimo e ortodossia. 2.2 TEMPI: la cronologia medievale come già detto è arbitraria e convenzionale. Si usa dividere il periodo in tre o due parti. In ogni caso l’inizio si usa porlo con la fine dell’impero romano d’occidente mentre la fine con l’avvento dell’umanesimo. Nel primo caso la divisione corrisponde a : - Primo: V-IX - Pieno: X-XII - Tardo: XIII-XV Nel secondo invece la spartizione in due prevede un alto medioevo e un basso medioevo: l’alto va dal V al X il basso dal XI al XV 2.3 CLIMA, AMBIENTE, EPIDEMIE: Il medioevo è stato caratterizzato da fasi altalenanti per quanto riguarda il clima e le condizioni ambientali che poi si rispecchiano nella popolazione. Inoltre il ciclo demografico corrisponde a quello economico. Nel 1400 si raggiunge il punto più basso della popolazione. 2.4 DEMOGRAFIA: Comunque si possono identificare tre fasi: - I DEPRESSIONE: V-VII l’abbassamento delle temperature porta all’abbandono delle campagne, ne consegue una minore disponibilità di prodotti agricoli che porta a carestie ed epidemie con conseguente aumento del tassi di mortalità infantile. - CRESCITA: VII-XIII aumentano le temperature e si torna a coltivare le terre; migliora così l’alimentazione e si verifica un aumento di aree popolate. - II DEPRESSIONE E CRISI: XIII-XV il clima torna a peggiorare e si verifica un arresto della crescita demografica. Ne consegue uno squilibrio tra uomini e risorse e carestie che culminano con la peste bubbonica del 1300. 2.5 INSEDIAMENTI: Le popolazioni barbariche, a seguito dell’abbassamento delle temperature chiedono, ai romani di potersi insediare all’interno del limes per vivere in condizioni climatiche più miti grazie alla vicinanza al Mediterraneo. Sicché i romani traggono dal loro diritto due formule per regolare l’accoglienza di questi popoli: alcuni di loro erano stanziati sul limes, non dento al territorio effettivo, e si occupavano di proteggere militarmente l’impero secondo la formula della foederatio. I secondi invece avevano la concessione di 1/3 delle terre dei latifondi talmente vasti da essere in stato di abbandono in alcune zone; inoltre, occasionalmente, dovevano prestare aiuto militare all’impero. Il loro accordo prevedeva la formula dell’Hospitalitas A causa però della crisi nelle città dei primi secoli del medioevo, si scatena un fenomeno di ruralizzazione delle terre per cui i cittadini si spostano in campagna per coltivare i campi, con diffusione dei villaggi e della mezzadria in Europa. Questo portò ad una commistione molto più intensa tra romani e barbari ospitati. In ambito urbano invece bisogna fare una distinzione tra città di origine antica e città di nuova fondazione. Le prime ereditano ruolo centrale nell’esercizio di funzioni economiche, politiche e religiose. Le seconde invece sorgono in questo periodo attorno ai mercati o sulla basi di piani di colonizzazione di regioni prive di centri abitati. In ogni caso, nel basso medioevo, entrambe sviluppano al loro interno una civiltà vivace con scuole, università e residenze reali. 2.6 ECONOMIA: Come già detto le trasformazioni economiche vano di pari paso con quelle demografiche. L’economia agraria, su cui si era fondato il mondo fino ad ora era soggetta alle differenze climatiche delle varie fasi sopra analizzate. Le conseguenze di questa instabilità portarono a - crisi del sistema fiscale - Trasformazione della produzione agraria - Ripresa dei commerci - Formazione di sistemi economici interregionali - Sviluppo di nuove tecniche finanziarie - Dilatazione delle rotte commerciali Dal II secolo l’impero conosce il suo momento di massima espansione territoriale che però diventa ingestibile da un potere centrale che ne perde il controllo. Ne consegue dunque la presa di potere di autonomie locali che amministrano la giustizia e riscuotono tasse senza dover far capo a nessuno. Fino a che non arrivano le invasioni germaniche, la necessità di finanziare l’esercito e l’apparato amministrativo, richiede ai cittadini un pagamento di tasse veramente elevate. Dalla venuta delle popolazioni barbare però questo sistema cessa di esistere e spesso molte città smettono di versare le tasse. Dunque il finanziamento della burocrazia pesa sempre su meno persone e il rifiuto di pagare le tasse porta all’impossibilità di finanziare le strutture di governo. La fedeltà dell’esercito e dei funzionari che non ricevono più salario viene a mancare e così l’impero va incontro ad una fase di contrazione dei commerci. L’unico elemento di continuità rimane l’economia agraria : i grandi proprietari si ritirano dalle città in campagna e mantengono la produzione anche se questa è affetta da una minor possibilità di vendere. 2.10 ISTITUZIONI: Carlo Magno re dei Franchi, con l’assistenza al papa sconfigge i longobardi e ne trae la corona. IX sec. Con Ottone I, il possesso delle tre corone di Francia, Germania e Italia conferiva automaticamente la nomina imperiale dal papa. X sec. Dal XI sec. Invece viene elaborata la teoria della translatio imperii secondo il quale il potere imperiale non deriva più da dio ma dal papa che dunque ha la possibilità di conferirlo e revocarlo. Questa ideologia ha senso solo in contesto cristiano occidentale. Gli imperatori cercano di svincolarsi fino a che Federico Barbarossa non si rifa alla nozione di sacrum imperium del diritto romano per cambiare questa situazione. Caduto l’impero d’occidente, con la formazione dell’impero carolingio vengono ad istituirsi i regni romano-barbarici; in cui la tradizione barbarica del potere sulla persona si somma a quella romana del potere sul territorio. Originariamente l’esercito barbaro sceglieva con l’elezione, un capo tribù ogni volta che ce n’era la necessità. Con l’insediamento nell’impero questi capi divenivano re delle popolazioni. Decisiva fu la conversione al cattolicesimo che li rese protettori delle chiese e parte della popolazione romana molto ben integrata. Al che questi re iniziarono ad imitare il potere imperiale dei romani. La burocrazia rimase per un periodo ancora gestita dai latini e con la mancanza di soldi non poteva essere stipendiata entrando in crisi. L’esercito invece era affidato a personalità barbariche che ora prendono il controllo dell’apparato burocratico dividendosi in una rete di conti, marchesi e duchi. (300 ca. al tempo dell’impero carolingio). Vennero inoltre istituiti i comitati coincidenti co gli antichi distretti delle città romane. Il potere centrale risulta indebolito da questa spartizione delle cariche burocratiche territoriali che pongono le basi per la formazione di autonomie locali dette signorie i cui titoli erano ereditari. Accanto a queste signorie di fatto si creano le signore di banno costituite da famiglie potenti ma non detentrici di potere. XI-XII: In questi secoli viene attuata un’opera di ricomposizione territoriale da parte dei nuclei politici di origine carolingia che diedero poi forma ai regni di Francia, Italia e Germania. Questi nuovi regni carolingi e post-carolingi non avevano identità etica propria ma nel tempo vennero costituendosi inedite comunità, i cui sovrani, in origine principi, ricorsero agli elementi sacrali per diventare re. Grazie ai rapporti feudo-vassallatici legarono a sé i principi territoriali, garantendo loro autonomia di azione nei propri feudi. In questo periodo la espansione economica consente di tornare a stipendiare moltissimi apparati di ufficiali amministratori. Tra XII e XIII vengono istituite le forme riconosciute autonome di governo in campagna e città di tipo collegiale questo grazie al declino dei poteri signorili a cui conveniva riconoscere i diritti della comunità per ottenere un riscatto e lo sviluppo demografico ed economico. Inoltre i mercanti ottengono dai re delle carte di franchigia con le quali si differenziano dagli altri abitanti delle campagne, insieme al diritto di partecipare all’amministrazione. Dal XIV le forme di dominio basano su apparati competenti nell’amministrazione, nell’esercito, fiscalità e giustizia. I sovrani iniziano a rivendicare il loro potere assoluto e ne consegue la convocazione di assemblee di parlamenti dove nobili e chierici assistevano. Inoltre monarchie e governi autonomi raggiungono dimensioni e complessità maggiori quindi ci si riferisce a questi con il termine di stati. 2.11 RELIGIONI: L’Europa mediterranea è scenario di lotte religiose, della loro diffusione ma anche coesistenza. In particolare si sviluppano tre monoteismi di ceppo comune risalenti ad Abramo considerato il primo dei patriarchi. EBRAISMO: la più antica fra le tre, fede nella signoria di Yaweh nell’universo come prolungamento della realtà divina. I credenti hanno il dovere si seguire i comandamenti per ottenere la benevolenza divina. Nel 70 d.c. i romani distruggono il tempo di Gerusalemme e così si pone fine ai sacrifici sull’altare a cui prima erano obbligati. Questi vengono sostituiti da diverse attività guidate dai rabbini nelle sinagoghe che prevedevano la lettura dei testi sacri. Gli ebrei sono segnati dal destino della diaspora, costretti a lasciare la loro terra per diffondersi in tutoli mondo creando comunità molto ricche anche se spesso emarginate nei ghetti. CRISTIANESIMO: innestato sull’ebraismo ne mantiene il quadro ideologico ma non una variante: il Messia non è più atteso ma si manifesta nella persona di Gesù profeta, vero dio e vero uomo. Gesù era ebreo e inizialmente si rivolse alla sua comunità anche se col tempo la religione attecchì meglio a Roma dove la comunità si organizzò in Chiese. ISLAM: dal VII viene predicato da Maometto dopo una rivelazione del corano. È l’ultimo profeta della stirpe di Abramo e questa religione si proporne come coronamento della rivelazione di un unico dio. Poi per la questione della successione i credenti si dividono in sunniti e sciiti ma nonostante questo scisma la diffusione è rapidissima anche in quelle terre dove il cristianesimo era radicato. Riguardo la questione dell’aldilà Cristiani e Musulmani non credevano in un’estinzione totale. Elaborano dottrine sulla salvezza a seguito del giudizio universale in cui ogni credente viene giudicato nella vita che ha condotto. L’aldilà viene in entrambi i casi rappresentato e immaginato come uno stato di gloria o dannazione; ma la raffigurazione di paradiso purgatorio ed inferno giunge in Europa tra XII e XIII con la raffigurazione dantesca che introduce lo stato intermedio del purgatorio. Il cristianesimo inoltre professa la comunione tra vivi e morti, i primi infatti possono ricevere la benevolenza dei morti attraverso preghiere a loro rivolte. 2.12 CRISTIANESIMI E CHIESE: Il cristianesimo va oltre l’ambito ebraico espandendosi nelle zone più avanzate del Mediterraneo nel tentativo di evangelizzarle. Roma ne diventa centro simbolico con la fondazione della chiesa di Pietro e Paolo nel II sec., illegittima ma già prestigiosa rispetto ad altre assume una dignità speciale. Questa religione attecchire così bene in ogni ambito sociale perché i più umili ne vedevano una possibilità di riscatto mentre la classe aristocratica trovava nella professione della fede delle risposte alle inquietudini da cui era tormentata. Nel 313 Costantino con l’editto di Milano libera ogni culto dal divieto mentre nel 380 con l’editto di tessalonica la rende religione ufficiale dell’impero. Nei villaggi rurali detti “pagi” la conversione viene più lentamente: da qui infatti deriva il termine di paganesimo e pagano cioè colui che abita i pagi. L’operazione viene portata a termine solo con l’opera dei monaci missionari. Fino al XI l’organizzazione della chiesa aveva un orientamento orizzontale senza prevaricazione di un patriarcato sugli altri e si coordinava mediante i concili. Ogni sede era presieduta da un vescovo solitamente originario dalla classe senatoria romana e non ce n’era uno più importante dell’altro. I quattro patriarcati erano quelli di Costantinopoli, Gerusalemme, Alessandria d’Egitto e Roma. Questa autonomia però portava a differenze di interpretazioni nei testi sacri causando controversie teologiche che venivano chiarite in sede di concilio come quella del concetto di Trinità e del concetto di eresia risolte nel concilio di Nicea del 325, indetto da Costantino. Nei XI il cambiamento in senso gerarchico della struttura ecclesiastica cambia per iniziativa del patriarca di Roma che nel XII si auto-conferisce la nomina di Pontifex Maximus (appellativo usato dai re romani dell’antichità) perché discendente diretto di Pietro, proponendosi come ponte tra dio e gli uomini. I vescovi sono dunque costretti alla subordinazione. Questo causa il loro malcontento con conseguenti ribellioni. In oriente le chiese continuano ad organizzarsi tramite i concili ma lentamente Costantinopoli inizia ad affermarsi maggiormente. Guidando l’azione missionaria nei Balcani. Queste operazioni evangelizzatrici sono la matrice della fondazione degli organi monacali che giungono al culmine con la predicazione francescana. Nel 1054 si verifica lo scisma tra le due chiede d’oriente ed occidente a causa del rifiuto dell’adesione all’iconoclastia della chiesa di Roma e del rifiuto di non riconoscere la riforma pontificia del XI da parte della chiesa orientale. Si creano dunque i due cristianesimi: quello cattolico e quello ortodosso. In ambito cristiano il clero si distingue precocemente formando anche una classe costale a sé stante; monopolizzato dalle élites dell’impero e poi anche dalle aristocrazie medievali e dalla cavalleria. Esercitava funzioni di culto e di amministrazione dei beni ecclesiastici. Spesso i vescovi affiancano i funzionari civili nell’amministrazione statale e durante il declino dell’impero in qualche caso assumono ruoli di governo. L’assunzione di poteri temporali è sancita dal ruolo di mediazione sacerdotale. Il che rese il clero una classe ricca di privilegi, patrimoni e immunità. Ci sono comune delle differenze all’interno del clero stesso dove troviamo alto e basso clero. 2.13 la culture medievale si sviluppa i modo eterogeneo creando una commistione tra eredità classica e trasmissione orale barbarica. La prima venne promossa da Carlo magno con l’assunzione di intellettuali di corte ma il diritto rimane dominato dalle consuetudini non scritte piuttosto che dalle leggi. Gli ecclesiastici detenevano il monopolio sulla cultura e spesso vennero impiegati per il disciplinamento sociale. Con la trapanazione orale di retaggio barbarico si riduce la capacità di scrivere mantenuta solo dai vescovi e dai preti che si offrivano di interpretare e riscrivere le leggi una volt tornate in auge per conto dei signori locali ancora analfabeti. Spesso nelle sedi vescovili venero riattivate delle scuole, mentre nelle campagne lo stesso succede nei monasteri che alcune volte aprono le loro scuole anche ai laici. In ogni caso questo non bastò ad impedire la dealfabetizzazione del laicato. Le invasioni portano alla morte del latino e la lingua della plebe si mischia alle lingue parlate dagli avventori. Questo porta alla creazione delle lingue neolatine o romanze. In parte il latino viene recuperato dalle innovazioni di Carlo magno ma rimane destinata alla comunicazione scritta esclusivamente retaggio delle classi già benestanti ma soprattutto virtù degli ecclesiastici. Con lo sviluppo delle città e dei poteri comunali finalmente le scuole si svincolano dal controllo della chiesa e vennero istituite università per insegnare il mestiere degli operatori di stato. Ne consegue il ritrovamento di un’alfabetizzazione generale e l’amministrazione ma soprattutto gli affari richiedono nuovamente una documentazione scritta. Per praticità però si abbandona il latino e si diffondo testi in lingua materna. Ne risulta una maggior diffusione della letteratura in volgare e la diffusione degli stili romanico e gotico con culmine nell’umanesimo. La nobiltà cavalleresca invece si distingue dal resto facendosi portatrice dello stile cortese. 2. 14 VITA QUOTIDIANA: Da alcuni scavi archeologici confrontati con le fonti scritte sappiamo che con l’avvento dei barbari s’introduce l’uso del legno per le costruzioni sia in campagna che in città; anche se nelle abitazioni signorili continua ad essere impiegata la pietra. In campagna le abitazioni avevano struttura di palafitta con pali nel terreo e pareti in argilla misto paglia e tavole di legno. Il fenomeno dell’incastellamento e la crisi demografica variano le usanze in ambito costruttivo. Con il primo caso i castelli si chiudono entro castra affiancati da una torre. Nel caso del secondo fenomeno invece la risultante è la scomparsa delle domus e dei palazzi a più piani. Le città italiche che rimangono sotto il controllo di Bisanzio mantengono spesso le tecniche costruttive dell’antica Roma non avendo l’influenza dei barbari. Con l’espansione urbana dal XI si ricomincia a costruire in altezza e si recupera il laterizio e la pietra. Entrano in auge le pratiche da bagno già diffuse nell’oriente che finora era destinata solo ai monasteri in occidente. L’abbigliamento invece prevedeva delle regole che riservavano alcuni tipi di capi e colori da indossare a delle classi specifiche. Presto vennero promulgate delle leggi santuarie che LONGOBARDI: anch’essi ariani legati a feroci riti bellici commettono stragi con distruzioni di chiese e monasteri. L’opera di conversione di questi due popoli fu promossa dai vescovi cattolici; rimasti le sole autorità in seguito al crollo delle strutture imperiali. Si concentrano sulla conversione di re. Capi militari sperando di trascinare spontaneamente il resto della popolazione. Il primo convertito fu Clodoveo re dei franchi che poi venne seguito da quasi tutti gli altri sovrani. I longobardi furono invece gli ultimi. In questo modo i sovrano si garantivano una base di consenso più ampia che includeva molti romani a cui altrimenti non sarebbero arrivati per lontananza etnica. Di contro però le aristocrazie barbariche trovavano la loro base nella ricerca di appoggio e consensi contro la lotta all’imperatore, nelle resistenze pagane. Questi infatti vedevano il loro potere diminuire di fronte all’affermarsi delle autorità imperiali. Si assiste ad un fenomeno di recrudescenza del paganesimo soprattutto tra angli e longobardi, dopo la conversione dei loro re. In alcuni casi addirittura il cristianesimo viene abbandonato fino a farlo scomparire da certe zone; questo viene contrastato dalle missioni evangelizzatrici dei monaci missionari. V-VI: importanti missioni partono dalla Gallia per giungere i Irlanda e Bretagna. Questi furono in seguito, soprattutto l’Irlanda, luoghi fulcro nella storia del monachesimo, dove questo si sviluppò nella sua forma più completa. Infatti proprio dall’Irlanda tra VI e VII secolo partono missioni evangelizzatrici per la Borgogna e altri monasteri già esistenti dove c’era bisogno di una riforma per tornare ai principi originari. 3.3 INVASIONI BARBARICHE: In un periodo in cui si verifica l’abbassamento delle temperature, i barbari scendono dai popoli del nord per raggiungere il mediterraneo, attratti da un clima più mite e dalle ricchezze delle province imperiali. Inoltre La pressione da parte degli unni contribuiva a spingerli verso il Limes. Le tribù dei barbari, per ora privi di un’entità etnica, si ritrovano in grossi gruppi a migrare verso le medesime destinazioni per gli stessi motivi, accomunati dal nomadismo: queste popolazioni stanziano sul Reno e sul Danubio creando una specie di periferia dell’impero. Da qui vengono arruolati nell’esercito imperiale e i loro capi militari sono a stretto contatto con la corte. In alcuni casi alcuni uomini barbari liberi si insediano come coloni in varie regioni dell’impero e infine la loro presenza a nord del limes fa confluire lì i rapporti commerciali dove prodotti di lusso, armi, ecc., ma anche influssi culturali giungono qui in cambio di prodotti naturali, pellicce e schiavi. Tra II e III infatti, i commerci raggiungono il loro massimo volume di sempre. Nel III avvengono delle incursioni da parte dei visigoti che a loro volta erano stati aggrediti dagli unni e dunque del 375 si riparano in Tracia dove però praticano saccheggi, rapine e scontri con l’esercito romano che distruggono nel 378. In realtà inizialmente i romani li accolsero secondo le modalità di hospitalitas disposte dalla legge. I cittadini romani però si pentono di averli accolti nei loro confini e da questo momento cominciano gli scontri che portano i visigoti a vincere ad adrianopoli per poi continuare la loro espansione in Grecia, Macedonia e Pianura Padana. Qui nel 401 saccheggiano Aquileia, per poi minacciare Milano da cui però vengono respinti con Stilicone, e puntare a Roma capitanati da Alarico saccheggiandola nel 410. Infine si stanziano nel sud della Gallia creando il primo regno barbarico entro il limes nel 418. In oriente le reazioni a queste scorrerie sono molto differenti. Si sviluppa una generale xenofobia verso la contaminazione, al che tutti i barbari vengono estromessi dall’esercito imperiale e nel 400 viene praticato dagli orientali il massacro dei goti. Costantinopoli viene ammirata dall’occidente come unico baluardo contro i pericoli esterni, mentre gli occidentali alternano momenti di chiusura a momenti di apertura in cui i popoli vengono accolti secondo foederatio e hospitalitas prelevate dal codice romano. Nel V secolo però, le frontiere dell’impero cedono definitivamente: 406-407, diversi gruppi superano il Reno dilagando in Gallia ma vengono respinti dai federati franchi oltre i Pirenei in Andalusia. Nel 406 la Britannia viene abbandonata e per ripopolarla vengono mandati dei federati Angli e dei sassoni che indussero le popolazioni britanniche a ritirarsi in Galles. Tra il 425 e il 455 sale al trono Valentiniano che riesce ad indebolire l’esercito barbaro in Gallia con il generale Ezio per respingere Attila. Per intrighi interni poi il generale Ezio venne fatto uccidere ma in ogni caso fu un successo. Inoltre l’impero cerca di federare i vandali stanziati in nord Africa nel 429 ma senza risultati, i quali sotto Genserico occuparono Cartagine nel 439 da dove esercitavano pirateria su tutto il mediterraneo per saccheggiare Roma nel 455. In questo momento si pone una fine ai movimenti migratori con un succedersi di una quantità ingente di imperatori che porterà all’indebolimento dell’impero ormai ridotto a Gallia e penisola Italica. Nel 476 in Italia, Odoacre depone Romolo Augusto ma Zenone d’oriente non riconosce la nuova autorità imperiale. Sicché quest’ultimo manda in occidente Teodorico, barbaro d’origine ma formatori alla corte imperiale d’oriente in modo da spodestare Odoacre e avere un alleato in occidente. Teodorico fronda un proprio regno che governa la penisola fino al 553. 4.1 OCCIDENTE POST IMPERIALE: L’insediamento dei barbari portò alla costituzione di piccoli regni separati all’interno del limes detti romano-barbarici. L’impero romano ormai continua ad esistere solo in oriente, riconosciuto comunque dai vari regni. In questi regni la stabilità è direttamente proporzionale al livello di integrazione tra barbari e romani. Con la crisi del III i romani avvertono una sensazione di angoscia che porta l’aristocrazia a convertirsi, trovano nella fede una sorta di riparo. In questo clima la deposizione di Romolo Augusto paso praticamente inosservata rispetto ai sacchi di Roma ed altri eventi che toccavano la popolazione più da vicino. Con la decadenza imperiale il popolo cerca nelle autorità ecclesiastiche ciò che è andato perso nella figura imperiale. Questi garantiscono un inquadramento della popolazione cercando di ristabilire l’ordine in assenza di un imperatore. In questo momento i barbari sono in netta minoranza, insediatisi attorno ai centri di potere politico e ai luoghi di difesa ma assenti in moltissime aree. Tra di loro le differenze sociali era scandite dai possedimenti terrieri. I capi militari erano eletti dall’esercito in assemblea e la loro funzione si evolve a quella di governo del territorio da quella di governo di uomini in un senso più romano del potere, aggiogandosi il diritto di punire, confiscare ricchezze, imporre terre e attingere al fisco regio. Nei regni romano-barbarici l’amministrazione era affidata ai romani che ancora in alcuni casi sapevano leggere e scrivere e viene mantenuto il principio di personalità del diritto. I regni più duraturi furono supportati dalla conversione al cattolicesimo dei barbari e l’adattamento delle istituzioni alla situazione di convivenza. I vandali furono infatti i meno duraturi perché la loro integrazione non avvenne a seguito del rifiuto del contratto di hospitalitas, intolleranza religiosa e spoliazione dei proprietari latini anche se adottarono alcun aspetti della vita romana. Inoltre erano perennemente in conflitto e nel 533 Giustiniano nel tentativo di ripristinare l’originario impero occidentale, pone fine al loro dominio in Africa e nelle isole mediterranee facendoli tutti schiavi o incorporandoli nell’esercito. Ci furono pi gli ostrogoti nella penisola e all’interno del loro regno i romani conservavano delle prerogative mentre loro rimanevano una minoranza insediatasi mediante hospitalitas. Re Teodorico, vissuto alla corte di Bisanzio, attua una politica di convivenza. Qui l’amministrazione è retaggio romano mentre il comando militare viene assunto dai goti. In questo regno la coesistenza avveniva senza sforzi di assimilazione reciproca garantendo un trentennio di pace alla penisola italica. Teodorico nomina Ravenna capitale e tutela la differenza di confessioni finché a Bisanzio non condannano gli ariani, molti dei quali goti. Il che crea tensione essendo Teodorico stato inviato dall’oriente, dunque i romani vengono respinti. Tra oriente e occidente scoppia una guerra che assieme alla lotta per la successione pongono fine a questo regno. Il regno dei visigoti invece durò a lungo finché non avanzarono gli arabi tra 711 e 716. La loro integrazione fu progressiva a partire da hospitalitas, e nel V il loro dominio si estende dalla Spagna alla Gallia. Difendono la penisola iberica dalle incursioni bizantine del 553 e 554 e nel loro regno l’esercito era gestito dai goti mentre l’amministrazione civile dai latini. Tra 586 e 601 sale al trono Recaredo che si converte vincendo le resistenze del clero ariano per avere una maggiore base di consensi anche dai romani. Indisse dei concili generali nel 633 per risolvere questioni di ogni genere in queste grandi assemblee del regno. Crea un codice di leggi scritto detto Liber Iudicum in cui veniva formulato un diritto non più per personalità ma valido per tutti, e tra Vi e VII promuove una fioritura culturale importante. Per quanto riguarda i franchi invece, l’integrazione avviene in maniera completa e dal raggruppamento di tribù danno vita alle popolazioni gallo-romane in quanto stanziate nella regione della Gallia romana. A lungo rimangono sottoposti alla giurisdizione romana ma continuando ad obbedire al proprio re. Nel 406 partecipano alla difesa del limes sul reno in qualità di federati. Inoltre tra 481 e 511 con re Clodoveo si supera la differenziazione tra tribù e si pongono le basi per la costruzione di un regno che inglobasse anche nuovi territori. Inoltre il loro re aveva percepito l’importanza di stabilire dei rapporti con la Chiesa, per questo si converte senza passare dall’arianesimo e nel 496 si battezza a Reims presentandosi come protettore delle chiese in Gallia. Di conseguenza il clero ne riconosce l’autorità. Clodoveo promuove anche la fondazione di nuovi monasteri e nel 508 viene nominato Patroclus dall’imperatore di Bisanzio. Nel 510 fissa delle norme di convivenza. Muore nel 511 e l’impero viene diviso fra i suoi eredi secondo la concezione patrimoniale del potere. Ognuno di loro prende il titolo di re dei franchi e coesistono regni diversi limitati a regioni diverse. Tra questi discendenti solo Clotario II e Dagoberto riescono a formare dei regni uniti ma per farlo sono costretti a concedere ampie prerogative di governo locale all’aristocrazia. Inoltre qui il processo di integrazione si sviluppa ulteriormente grazie ai matrimoni misti e alla conseguente formazione di un’aristocrazia gallo-romana. Ad un certo punto in Francia succede che l’autorità imperiale ha solo funzione rappresentativa e in realtà lo stato veniva governato dai maggiordomi. La famiglia franca dei pipinidi, riesce a dinastizzare questa carica e approfittando della debolezza dei re del periodo si creano una clientela armata retribuita sottofroma di terre. Riuniscono nelle loro mani la carica di maggiordomi di tre regni regionali franchi differenti e da Carlo Martello in poi inizia un processo di espansione con cui arrestano anche l’avanzata islamica. Nel 754 Pipino fa ungere dal sacro crisma se stesso e i suoi figli sigillando un’alleanza con la chiesa e assicurandosi il passaggio della carica ai figli. 4.3: ITALIA: LONGOBARDI E BIZANTINI: Tra il 535 e il 553 scoppiano lotte per la successione di Teodorico re degli ostrogoti. Inoltre con la spedizione di truppe in Italia per mano di Giustiniano la longobardia è soggetta ad un lungo conflitto detto guerra greco-gotica, che porta a calo demografico e alla fine della civiltà antica in tutta la penisola. Giustiniano non incontra resistenza in quanto il popolo era dilaniato dalle Lotte per la successione e dunque ristabilisce il suo dominio imperiale. Nel 554 promulga la prammatica sanzione con cui estende la legislazione bizantina in Italia. Inoltre riorganizza le circoscrizioni e mantiene separata la carriera civile da quella militare. La svolta espansionistica presa da Giustiniano era finalizzata alla ricostituzione dell’antico impero romano. I longobardi provengono dalla Pannonia e nel V secolo migrano in Italia per sfuggire alla pressione di altre popolazioni. Nel 569 re Alboino s’insedia in Friuli in modo disomogeneo tra la pianura padana, la toscana, Spoleto e Benevento dove poi fonderanno due ducati. Procedono alla confisca delle terre e alla ridistribuzione fra i membri dell’esercito che dunque diventano proprietari fondiari. Si organizzano in raggruppamenti familiari con funzioni militari detti fare e sottoposti al comando di quel capo che li aveva condotti in Italia detto duca tra questi (30 ca.) e il re scoppia un conflitto per il primo decennio del regno finché Autari e Agilulfo non cercano di ristabilire e rafforzare l’autorità regia emarginando i duchi e conferendo loro solo 1/3 delle terre del fisco imperiale. I longobardi erano cristiani di fede ariana ma grazie alla conversione e spinta della Regina Teodolinda con papa Gregorio Magno si convertono al cattolicesimo. L’arianesimo viene abolito. In seguito nasce anche il dibattito tra sciiti e sunniti che perdura tutt’oggi: per i primi il compito di guida spirituale doveva essere non solo assunto da un discendente diretto ma inscindibile dall’autorità politica. Per i uniti invece, la maggioranza, si mantiene distinta l’autorità religiosa da quella politica. La carica di califfo dopo Alì venne presa da un discendente degli Ommayyadi, che introdusse un modello imperiale del tipo bizantino e persiano. Dunque istituisce Damasco come capitale amministrativa e crea una rete di funzionari provinciali. Fa pi in modo di rendere ereditaria la carica di califfo e in questo modo porta l’impero alla sua massima estensione. L’espansione si arresta di fronte alla resistenza dei franchi nel 732 durante la battaglia di Poitiers e dei bizantini in Anatolia nel 740. In ogni caso impiegò pochissimo tempo ad espandersi grazie ad un esercito forte e ad avversarsi indeboliti. I nuovi territori conquistasti talvolta erano abitati da cristiani ed ebrei, sotto i musulmani questi avevano sotto condizione di protetti in cambio di un tributo da versare. Spesso inoltre avveniva che questi si convertissero in modo da accedere all’élite e godere dell’esenzione fiscale dal pagamento del tributo. Durante il califfato di Omar II avviene dunque questo processo di integrazione fra arabi musulmani e nuovi convertiti dove viene abolito lo status separato dei primi per la promozione di un’uguaglianza fra tutti i musulmani. In questo modo si cerca di fronteggiare le tensioni fra le diverse componenti etniche di un impero così vasto. Nel 750 con il supporto delle élites non arabe, un nuovo califfo pone fine alla dinastia degli ommayyadi per dare il via a quella abbaside. Sposta la capitale da Damasco a Baghdad per un baricentro asiatico che però frena le espansioni in occidente. Segue poi ancora i modelli persiani istituendo una cancelleria, un’esattoria fiscale e un’amministrazione militare; tutte nelle mani del visir che è un potente funzionario di corte. Applicata una divisione del territorio in province governate dagli emiri che hanno moltissime prerogative. Il gruppo dirigente si apre alle altre etnie e sotto gli abbasidi si assiste ad un grande sviluppo economico dell’impero. - nuove tecniche agricole - Sviluppo delle città - Aumento della domanda - Maggior circolazione di monete e istituzione del dinar d’oro e il dirham d’argento - Perfezionamento delle tecniche di credito adatto all’enorme bacino commerciale. Ad un certo punto però gli emirato cercano di svincolarsi per rendersi autonomi e da questo momento l’unità comincia a disgregarsi. Resta comunque l’unità religiosa e linguistica ma nelle diverse zone ormai il governo è in mano a dinastie differenti come un ramo degli Ommayyadi in Spagna e quello degli Aghlabiti in Sicilia che sono le due migliori esperienze di islamismo europeo con capitali Cordova e Palermo. 7.1 RINASCITA DELL’IMPERO (EUROPA CAROLINGIA): Alla morte di pipino il breve e di Carlo Manno, sale al potere Carlo poi detto Magno, ereditario del regno franco. La società qui era basata sull’aristocrazia che possedeva molte terre e di una grande disponibilità di clientele armate. In un trentennio Carlo magno crea un regno vastissimo in occidente. Viene oppressa la ribellione delle regioni franche tra cui Borgogna, Provenza, e Aquitania in cui vengono sostituite le dinastie dei conti al loro comando per risanare i rapporti con il re. Questa espansione militare su larga scala porta a una maggio disponibilità di terre e bottini da are agli aristocratici per ottenere la loro fiducia. 772 - 804 guerra contro i sassoni: imposizione dell’evangelizzazione 774 conquista della longobardia major per volere del papa. 788 sottomissione della Baviera 796 distruzione degli avari sul Danubio Nel frattempo si è costituita la marca ispanica. Nel natale dell’800 Carlo Magno viene incoronato da papa Leone III in questo modo veniva sancita la legittimazione reciproca; prometteva di fornire un aiuto nell’opera evangelizzatrice e si sancisce il definitivo distacco dalla chiesa d’oriente. Carlo si presenta da questo momento ai sudditi come sovrano cristiano e protettore della chiesa. Il ruolo del papa però aumenta di prestigio avendo acquisito il potere di sigillare la nuova carica imperiale. Le lotte iconoclaste continuano ad indebolire l’impero bizantino che è costretto a riconoscere l’identità di Carlo Magno il cui impero si proponeva come erede di quello romano anche se non insiste più sul mediterraneo ma sull’Europa centrale. L’organizzazione amministrativa attinge alle tradizioni romane e barbariche: dalle prime prende l’ordinamento territoriale in marche (sui confini) e comitati (entroterra) mentre dai secondi i legami personali. inoltre, secondo la tradizione franca il re non sta a corte ma si sposta lungo tutto il territorio per affermare il suo potere ovunque. Viene comunque stabilita una sede privilegiata ad Aquisgrana dove viene costruita una reggia come quelle di Roma e Costantinopoli. Qui c’è anche la sede dell’amministrazione centrale coordinata dal conte palatino laico che amministrava la giustizia ed un ecclesiastico che si occupava della cancelleria. Spesso le famiglie aristocratiche a capo di marche e comitati erano analfabeti dunque venivano affiancati dai vescovi. Spesso queste autonomie locali esercitavano ancora un grosso potere legittimato dal possesso di clientele armate. In alcune regioni vennero costituiti dei ducati che permisero di mantenere la propria identità. L’impero era dunque una congregazione incoerente di autonomie tenute insieme dall’abilità del re di vincolare a sé le persone con i rapporti vassallatico- beneficiari. La maggior parte di conti e marchesi erano scelti tra i vassalli di Carlo (un ruolo non prescinde l’altro). C’era poi una sete di controllo di missi dominici che diffondevano le leggi capitolari (emanate dal sovrano dei placita) e solitamente i vescovi divenivano missi delle proprie diocesi legittimando l’ingerenza del sovrano nella loro nomina. Spesso ai vescovi veniva concessa l’immunità. Nella cancelleria era necessario che operassero ecclesiastici perché a seguito della crisi del sistema scolastico del V secolo la maggior parte della popolazione era analfabeta anche ai ceti alti e l’alfabetizzazione era monopolio dei chierici. Carlo Magno allora promuove l’istituzione di scuole vescovili e centri scrittorii presso i monasteri per il clero e i funzionari. Poi introdusse la scrittura Carolina e per finire una folta rete di intellettuali di corte prevalentemente ecclesiastici. Ci furono poi le riforme economiche che prevedevano l’introduzione di una gabella sul transito delle merci su strade e porti. Le entrate provenivano in massima parte dal fisco regio e da qui venivano ricavate le terre da dare in dotazione come compenso per gli ufficiali pubblici senza moneta che si era smesso di produrre finché non venne introdotto un sistema basato sull’argento mentre la moneta d’oro era prodotta solo a Bisanzio e negli stati islamici dove i commerci erano più ponderosi. Nel 774 il papa chiede aiuto a Carlo magno per respingere i longobardi che pressavano solo stato della chiesa dalla longobardia major. Il re franco interviene e li espugna senza però cacciarli ne disintegrare la loro identità, dichiarandosi loro re incorporandoli al dominio franco ma mantenendo Pavia capitale e la stessa rete di duchi e funzionari. Le leggi del regno rimasero in vigore e l’élite longobarda fu gradualmente inclusa in quella franca. La dominazione non fu dunque elemento di discontinuità. Nell’806 Carlo da le disposizioni per la divisione patrimoniale dell’impero ai figli. Sopravvive però solo Ludovico il Pio e con lui si assiste ad un cambio dei funzionari e all’aumento del ruolo pubblico della classe vescovile. Nell’824 viene definita la constitutio romana che vincola la successione papale ad un giuramento di fedeltà all’imperatore. Già prima della morte di Ludovico il Pio ci furono lotte per la successione che avverrà nell’840. Queste vennero risolte nell’843 con l’accordo di Verdun che spartiva l’impero in tre nei suoi tre figli: - Ludovico II: Boemia, Baviera, e Sassonia (EST) -> muore senza eredi - Carlo il calvo: Spagna e Bretagna (OVEST) - Lotario: longobardia major + fascia intermedia con annesso titolo imperiale Succede che rimane solo Carlo il grosso che però si ammala e viene deposto. Nell’877 la dinastia di estingue e il potere delle aristocrazie locali si rafforza rendendo patrimoniali le cariche pubbliche. SNODO 4: 8.1 SVILUPPI ECONOMICI: Tra il III e il VII si verifica un grave calo demografico a causa di lotte ed epidemie che portano ad un aumento dei tassi di mortalità. Eccezionali casi di longevità per chi conducesse una vita agiata come Carlo Magno. Dal VII lenta crescita grazie ad una maggiore integrazione fra i popoli sia in città che in campagna. Il declino demografico però corrispose ad un collasso dell’economia statale romana che portò alla fine dei commerci nel Mediterraneo. L’economia si basava sulla tassazione fondiaria e sull’attività urbana. Con la fine dell’impero si smette di riscuotere le tasse e aumenta l’evasione fiscale in tutti i regni assieme alla contrazione degli scambi in moneta. Le città hanno ora ruoli marginali come luoghi di consumo e di conseguenza i proprietari non sono incentivati a migliorare le prestazioni delle proprie terre per vedere qui il surplus. La scomparsa delle imposte statali però rimise in circolazione maggior ricchezza sul lungo termine; la quale contribuì a generare una nuova domanda. I sovrani allora incentivano gli emporia dei mari del Nord e ricominciano a coniare monete in argento. La schiavitù finisce solo nel X secolo e fra III e VI sec., i coltivatori sono costretti a non allontanarsi dalle terre che lavorano dunque sono in una condizione molto simile. Con l’arrivo del cristianesimo si vieta al padrone di avere schiavi cristiani e il padrone è limitato nei suoi diritti dal momento che il servo è dotato di una condizione giuridica precisa con diritti che porta a parlare di condizione servile più che schiavitù. Bisogna aspettare il 1000 per vederlo lentamente sparire. Le città subiscono un periodo di crisi e si assiste ad un processo di ruralizzazione in cui la società si raccoglie attorno a villae o curtes (grandi proprietà fondiarie). La fiscalità pubblica sparisce e di conseguenza i contadini vivono in condizioni più agiate potendo ricavare un reddito maggiore. Rispetto ad altri periodi questo ebbe un riflesso all’alimentazione: si registrarono più consumi di carne grazie agli allevamenti nei boschi. Per effetto del contrarsi degli insediamenti e dell’abbandono delle terre coltivate, l’ambiente si fece selvaggio a seguito di fenomeni di abbandono. Gli insediamenti umani si ridussero e di conseguenza anche le terre coltivate portando all’espansione di bosco e paludi che però incrementarono l’economia forestale. 8.2 LE CITTA’: La scomparsa delle città portarono ad una modifica nelle funzioni dei centri urbani. L’impianto d’età romana viene sostituito da aggregamenti attorno alle istituzioni ecclesiastiche, solitamente nei pressi della cinta muraria. Aumentarono gli spazi vuoti e dunque si riduce l’antico perimetro urbano. Le gerarchie ecclesiastiche sostituiscono i poteri pubblici anche se con ordinamenti diversi nelle varie regioni. nell’Italia bizantina ad esempio le città mantengono una dignità storica precisa mentre nei regni romano-barbarici, bisogna attendere la rinascita carolingia e l’istituzione dei conti per ritornare all’ordine. Alla contrazione degli scambi, segue l’impossibilità di sostenere alti livelli di vita urbana. Dunque dove i latifondi continuavano a vivere in città, si smerciavano i prodotti del surplus agrario, tale da mantenere anche mercanti e artigiani; ma dove questi si spostarono nelle campagne, le città persero importanza economica. Apparte questo altri luoghi che riuscirono a mantenere il loro prestigio economico erano le repubbliche marinare e gli emporia. Intorno alle istituzioni episcopali emerse uno strato di cittadini colti e facoltosi. Le prerogative vescovili aumentano con l’indebolirsi del potere regio tra V e VI sec., mentre tra VII e VIII con il aptere carolingio viene ripristinata la bipartizione di funzioni. Così le città tornarono ad essere il Il guadagno e l’aumento di proprietà fondiarie aumenta anche per gli ecclesiastici. La chiesa ha ora 1/3 della terra disponibile; dunque da questo momento sviluppano un’egemonia simile a quella degli ecclesiastici: in entrambi i casi l’arricchimento deriva dal sistema curtense e dal momento che nell’età post carolingia la società si basava proprio su questi valori, essi diventano parte della classe dirigente. (proprietà = potere). Per quanto riguarda l’ereditarietà di tale patrimonio, le famiglie aristocratiche si limitano ad un sistema di discendenza per lignaggio almeno fino all’XI secolo. Questi patrimoni erano costituiti da diversi nuclei : allodi, feudi e terre derivanti dal potere locale reso ereditario. Gli allodi sono i terreni posseduti in piena proprietà, mentre i feudi quelli concessi in beneficio dal re. Assieme alle terre gli ereditari ottengono anche i poteri su di esse, che per altro accrescono per incisività con il fenomeno dell’incastellamento. I poteri e i diritti dei signori dunque crescono sempre di più finendo per inglobale prerogative degli ufficiali del re. Nascono dunque due tipi di signorie: quelle fondiarie e quelle di banno. Nelle prime il signore si limitava ad esercitare tali poteri (come la riscossione delle tasse) solo entro i confini dei suoi possessi, nel secondo caso invece il potere era praticato su tutti gli abitanti di una determinata area indipendentemente dal possedimento o meno del territorio. Ovunque si verificano fenomeni di sovrapposizione che danno luogo a conflitti. Per bilanciare la frammentazione locale anche all’interno di una stessa signoria, vengono istituiti i rapporti di relazioni personali (VIII - XI), già diffuse nel mondo romano dove venivano offerti servigi in cambio di protezione, o presso i barbari dove si combatteva per il bottino. I franchi nel VIII perfezionano questi concetti creando un rapporto di tipo duale in cui veniva offerto il combattimento in cambio di un beneficium. I carolingi infatti riuscirono ad avere successo circondandosi di questi legami. In un rapporto vassallatico-beneficiario, il vassus giura fedeltà ad un senior impegnandosi a prestare servizio spesso militare, in cambio di un beneficio o fonte di reddito. Dal X secolo questo beneficio è di tipo feudale. Il re si circonda di moltissimi vassalli che traggono terre in beneficio e tra questi sceglie i suoi ufficiali. È dunque un sistema diffuso ad ogni livello sociale che richiede una sempre maggiore disponibilità di terre che vengono prelevate dalla chiesa e sono dette enfiteusi. Carlo il Calvo, prima di una spedizione militare, sancisce che cariche e benefici non potevano essere attribuiti ad altri prima del rientro di uno dei suoi soldati o i loro figli. Con Corrado II c’è poi la constitutio de feudis secondo la quale un vassallo non può essere privato di uno dei suoi benefici senza che ce ne sia un motivo preciso e valido. Si mirava a contenere lo strapotere dell’aristocrazia ma in realtà contribuì a legittimarlo. 9.4: INCASTELLAMENTO Tra IX e X secolo si verifica il fenomeno dell’incastellamento per necessità di riparo da saraceni, ungari e vichinghi. In questo modo i signori si garantiscono una base da cui esercitare il loro potere, sfruttando anche il clima di insicurezza che portava gli uomini a cercare riparo presso di loro. In rancia questi castelli erano grandi e sparsi mentre in Italia e Spagna medio-piccoli ma diffusissimi. Soprattutto qui si sfruttavano le fortificazioni dei villaggi preesistenti. La diffusione di signorie incentrate sui castelli favorisce la formazione di specialisti della guerra che li aiutavano e ne difendevano i beni. Si trattava di figli non primi di famiglie aristocratiche ma anche contadini e artigiani che avevano accumulato una ricchezza sufficiente a permettersi armi e cavalli. Furono chiamati cavalieri e parteciparono ai conflitti dell’epoca spesso compiendo violenze. Per questa ragione alcuni vescovi propongono delle attività di disciplinamento tra cui le crociate. SNODO 5: 10.1 CHIESE LOCALI ED ETA’ DEI CONCILI: La comunità cristiana si organizza in chiese di cui i vescovi sono responsabili. Da questo momento la divisione fra clero e laici è nettamente demarcata. Al punto che il clero costituisce una propria classe sociale a parte. Con l’aumento dei fedeli aumentano anche le donazioni e così la chiesa diventa sempre più ricca e potente ottenendo moltissimi beni feudali inalienabili ed immuni quindi esenti dalle tasse ed irrevocabili. Queste chiese nascono nelle città e sono il riferimento di tutto il territorio circostante detto diocesi. Lo sviluppo nei pagi avviene solo nel V secolo grazie alle azioni evangelizzatrici dei monaci e la fondazione di pievi (chiese battesimali). I vescovi delle diocesi vengono scelti fra l’élite urbana e acquisiscono sempre più potere. Diventano anche guide politiche e civili con personali clientele. Tra IV e V raggruppamenti di diocesi vengono sottoposte all’autorità di un metropolita. Alcune desi maggiori invece sono dette patriarcati (Roma, Antiochia, Alessandria, Gerusalemme e Costantinopoli). - PATRIARCA: metropolita delle sedi originarie della fede cristiana - METROPOLITA: titolare di una provincia che raggruppa più diocesi - ARCIVESCOVO: titolare di una singola diocesi - VESCOVO: amministratore di una diocesi. Fino a questo momento il coordinamento fra le varie chiese veniva attraverso le assemblee, non esisteva una chiesa o patriarcato più importante delle altre e non c’era un papa. Queste assemblee potevano essere semplici concili, concili universali o sinodi. Nei secondi in genere, convocati dall’imperatore, venivano definiti dogmi e canoni; mentre nei sinodi, convocati dai metropoliti erano incentrati su questioni disciplinari e organizzative. Nei primi secoli, il cristianesimo si espande molto rapidamente giungendo in paesi dalle culture molto diverse. L’impianto orizzontale del sistema ecclesiastico non prevedeva una prevalenza o una gestione della professione. Il culto infatti veniva professato e interpretato arbitrariamente a seconda dei luoghi. Nascono dunque delle dispute dottrinali che sono discusse in concili che definiscono i dogmi e i canoni. Ad esempio tra le prime sorge la disputa sulla natura del cristo: l’arianesimo propone una natura solo umana detta consustanzialità, mentre il nestorianesimo credeva in una sintesi tra natura umana e divina ed il monofisismo solo divina. Nei concili si stabiliva la teoria sulla quale accordar tutte le chiese in e decidere quali invece fossero da considerare errate e dunque eretiche. Talvolta in questi concili non si giungeva ad un accordo valido per tutti e dunque si arriva agli scismi. I cristiani iniziano a venerare santi e martiri come esempio da seguire e protettori. Spesso i vescovi, dichiarati protettori delle loro diocesi, vengono dichiarati patroni di esse e alla morte vengono venerati assieme alle loro reliquie che diventano un elemento fondamentale per il culto di questo periodo. Nel medioevo inizia in vero e proprio commercio di queste, talvolta scambiate o addirittura falsificate. Spesso si scrivevano vite dei santi non perfettamente in corde con la realtà. 10.2 MONACHESIMO: Accanto alle chiese urbane è molto rilevante l’esperienza monastica del tempo in risposta al bisogno di solitudine o distacco da tutto ciò che è terreno e tangibile. Nasce nel III secolo in Egitto Siria e Palestina, la variante cenobitica in cui i monaci vivono in comunità e sono guidati da un abate. Si diffonde in occidente intorno alla metà del IV prima in Gallia e a Roma, pensato anche per le donne sia in città che in campagna. Le aristocrazie urbane sono le prime a praticare l’ascesi nelle loro stesse dimore guidate da Girolamo che a lungo fu eremita nel deserto. L’ermetismo arriva anche a forme estreme (colonne), ma comunque il monachesimo riscuote grande successo dando vita ad una comunità sempre più vasta. Serve dunque un regolamento per la vita monastica: una volta formulato vengono chiariti tre punti importanti nella vita di un monaco (castità, povertà ed obbedienza): le prime raccolte di regole vennero prodotte in oriente ma la più celebre e la più seguita è la regola dell’occidentale Benedetto da Norcia. Ludovico il pio nell’817 la nomina legge canonica per tutti i monaci dell’ìimepro. I monaci spesso sono missionari e si occupano dell’evangelizzazione delle zone rurali dove era più difficile penetrare. Nel V un monaco britannico si insedia fino all’Irlanda ove non c’era una città a quale legare una diocesi. Questo portò allo sviluppo di una regola più rigida e da qui in poi i monaci irlandesi viaggiano per tutta Europa diffondendo la loro pratica. I monasteri occidentali spesso erano centro di irradiamento politico: potevano essere stati fondati da aristocratici i cui figli spesso divenivano badesse o abati. È proprio in questi luoghi che si diffonde la pratica di copiatura negli scriptoria. Oltre questo spesso erano il luogo iìnel quale si organizzava anche l’economia della società rurale. Erano u punto di riferimento per gli individui che spesso potevano entrare a far parte della vita nel monastero anche senza ricevere gli ordini. Nei monasteri oltre ai monaci c’erano dunque i conversi, i servi e i clienti. Promuovono bonifiche, colonizzazioni e sviluppo di aziende curtensi. Intorno ai monasteri si tenevano anche i mercati dove venivano smerciati i prodotti agricoli e inoltre fornivano protezione alle famiglie di contadini che presso di loro trovavano migliori condizioni di vita. Molte abbazie furono poi difese con un sistema di castelli e cavalieri legate ad esse come vassalli degli abati che diventano veri signori. 10.3 MONOPOLIO DELLA CULTURA: Rispetto alla società antica, quella medievale è permeata da forte analfabetismo diffuso. Questo perché con la fine dell’impero vengono chiuse le scuole imperiali e con le invasioni barbariche e l’assunzione delle loro tradizioni, si erano creati assetti che non richiedevano lettura e scrittura. Inoltre con questo si diffuse il culto orale. Agli ecclesiastici queste capacità servivano per conoscere e diffondere le sacre scritture. Nel VI fondano dunque delle scuole nelle chiese, luogo per l’apprendimento elementare non solo dei chierici ma anche dei laici. Nel VIII si diffondono anche nei monasteri. La chiesa ha il monopolio sulla produzione culturale e dunque avevano un grande potere mediatico. Ad esempio un vescovo e due monaci scrissero le storie di alcune popolazioni barbariche. I luoghi della produzione erano gli scriptoria dove venivano anche elaborate copie dei classici latini selezionati e ritenuti adatti al cristianesimo racchiusi in un corpus di 150 opere. Vengono anche elaborate opere enciclopediche suddivise nelle discipline del trivio e del quadrivio. Carlo magno attua una riforma culturale volta a diminuire il tasso di analfabetismo. Con una riforma liturgica fa in modo che le preghiere di ogni diocesi siano uguali e fornisce una miglior formazione ai chierici con apprendimento del latino. Inoltre fa in modo che la scrittura torni ad essere necessaria per l’amministrazione. Riorganizza le scuole, moltiplica gli scriptoria e arricchire le biblioteche. Si circonda di intellettuali di corte e forma i funzionari in una schola palatina. Comunque la cultura rimane patrimonio di pochi privilegiati. 10.4 RIFORMA DELLA CHIESA: Con la fondazione di chiese e monasteri privati, si sviluppa una signoria ecclesiastica. Ancora non era obbligatorio non avere figli dunque queste cariche erano ereditarie e molto lucrose. Spesso i vescovi erano però incapaci e senza vocazione, conducendo vite laiche mentre il clero inferiore non era abbastanza forte per ribattere, spesso ancora analfabeta. C’è necessità di ordine e riforme: con gli interventi carolingi si mira a restituire prestigio alle cariche ecclesiastiche e ad incrementare l’efficacia dell’azione pastorale. Vengono migliorate le istituzioni, riordinate le sedi episcopali su un modello gerarchico, viene istituita la decima, estesa la regola benedettina ed escluse le donne a cui era riservata la clausura. I carolingi attinsero al ruolo di protettori della chiesa di Roma per intervenire all’organizzazione ecclesiastica. In Germania il rapporto tra re e vescovi era molto forte, con il privilegium otonis In oriente le chiese mantengono ancora la loro autonomia organizzate orizzontalmente, e l’imperatore è ancora considerato vicario di Dio in terra. Dal VII l’avanzata dell’islam ingloba Antiochia, Alessandria e Gerusalemme che quindi non fanno più parte dell’impero. Qui ci si basa sulle assemblee consolari che sono occasione di coordinamento, mentre l’operazione di conversione delle campagne viene intrapresa dai monasteri più ricchi e potenti favorendo però il culto delle immagini e dei santi. Gli imperatori erano molto concentrati a mantenere l’unità nella predicazione e fanno in modo di risolvere le controversie dottrinali. Il mondo religioso e culturale bizantino si allontana gradualmente dall’occidente e dal papa. Questo avviene a partire dall’editto dei tre capitoli che aveva suscitato il primo scisma. Nel 726 gli imperatori orientali abbracciano l’iconoclastia anche per riconciliarsi con gli invasori islamici ma il papa si allontana subito da questi ideali, con anche la fine dei domini bizantini in Italia con la cacciata degli esarchi. In questo momento si divide la chiesa latina da quella greca. Il papa approfitta della crisi bizantina per appoggiarsi ai franchi con Carlo Magno e i bizantini vedono subito intaccata la loro potenza nella chiesa. Bisanzio inizia ad espandersi verso i Balcani tra IX e X secolo: da qui nasce una competizione co n Roma per l’evangelizzazione di questi luoghi. Con la scusante della questione del Filioque il papa scomunica il titolare della scelta del patriarca di Costantinopoli il quale a sua volta lo dichiara eretico giungendo allo scisma che perdura tutt’ora. Inoltre la concorrenza per il controllo di alcune diocesi del sud Italia è il pretesto per la scomunica reciproca. 11.4 POPOLO EBRAICO: La storia del popolo ebraico coincide con quella del regno d’Israele fino alla conquista romana contro cui si ribellando venendo così scomunicati soprattutto da Gerusalemme. Da qui ha inizio la loro diaspora. La libertà del loro culto viene tutelata sia presso i cristiani che presso i musulmani e con l’editto del 212, dopo essersi rifugiati entro i limes imperiali, sono cittadini romani a tutti gli effetti anche se mantengo le loro tradizioni e regole. Infatti il popolo ebraico mantiene sempre un’identità molto forte, per questo l’integrazione è più lenta e si giunge ad una forte ostilità. Vengono poi accusati di deicidio e la chiesa inizia a favorire la loro emarginazione. Con il concilio lateranense nel 1215 sono obbligati a portare un distintivo giallo per evitare i rapporti con i cristiani. Il processi di emarginazione giunge al culmine con la comparsa dei ghetti. Nel 1096 si verifica un pogrom nelle città tedesche a seguito dell’annuncio della prima crociata contro gli infedeli, vengono massacrati e le loro case incendiate con l’accusa di praticare riti abominevoli. Nel XIII vengono espulsi dai regni di Inghilterra, Francia, Spagna e Portogallo, con confisca dei loro beni. Vengono pi accusati di aver difeso appositamente la peste del 1348. SNODO 6: 12.1 AUMENTO DELLA POPOLAZIONE: Tra IX e X si assiste ad un incremento demografico che persiste fino al XIII. Favorito dalla fine delle invasioni e dalla scomparsa delle epidemie con migliori condizioni di vita e anche migliori abitudini alimentari. Dal doomsday book abbiamo dati certi sulla popolazione inglese che aumenta anche grazie alle nuove fondazioni di villaggi per la coltivazione di nuove terre. È un fenomeno che accomuna tutta Europa anche se con ritmi differenti. Più rapidi nelle regioni di derivazione romana come Italia e Francia. In Spagna ad esempio a popolazione aumenta con la riconquista del sud. In oriente invece si arriva alla formazione di nuove città grazie alle migrazioni tedesche e fiamminghe. 12.2 ESPANSIONE DELLE CAMPAGNE: Con la popolazione in aumento, cresce anche l’estensione territoriale. Servivano più prodotti alimentari e i limiti tecnologici del tempo vedevano nell’espansione l’unica soluzione. Si diffondono anche fenomeni di occupazione delle terre. Spesso vengono inviati coloni per la creazione di nuovi borghi franchi anche detti ville nuove, in cambio dell’esenzione fiscale. L’iniziativa era promossa dai singoli laici ed ecclesiastici e più tardi dalle stesse città e talvolta dissodate e colonizzate direttamente dai monaci certosini e cistercensi. Al dissodamento si sommano i nuovi progressi tecnologici come la creazione di diversi tipi di aratro e la rotazione triennale invece che biennale, ma questo non basta a soddisfare la domanda. Si assiste alla fine delle curtis e al sistema delle corvées, in favore di contratti migliori e l’interesse da parte di un maggior numero di famiglie contadine che pagano l’affitto in natura o soldi. La sperequazione però aumenta con l’abilità dei contadini che riescono ad arricchirsi e lasciare in eredità le terre. 12.3 ECONOMIA DEGLI SCAMBI: Dalla tendenza delle curtis a vendere il surplus, la signoria di banno accentua questa pratica aumentando il prelievo sui contadini aumentando così le loro rendite e di conseguenza la disponibilità che genera più domanda. Da un’economia basata sulle rendite agrarie ne nasce una basata sugli scambi. Parte di questi guadagni viene impiegata nelle infrastrutture per migliorare il lavoro degli agricoltori ma anche per le reti di scambio e comunicazione attraverso lo sfruttamento dei fiumi. Vennero anche rinnovate le vecchie strade e consolidati nuovi fasci. Si crea una rete di mercati periodici causando un’espansione di scambi sostenuta dall’aumento della disponibilità di moneta a seguito della riforma carolingia che prevedeva o sfruttamento delle miniere d’argento che tra XI e XII viene anche fuso dai tesori delle chiese. La domanda però continua a crescere e la disponibilità d’argento torna ad essere esigua. 12.4 RINASCITA DELLE CITTA’: Dallo sviluppo demografico si evolve anche il sistema urbano con i borghi e avevano funzione di mercato e città di piccole e medie dimensioni con capoluogo nelle città maggiori. Dove la presenza romana era stata iù incisiva, le città si sviluppano maggiormente, anche con il supporto di regimi vescovili e vicino alle sedi vescovili di origine romana. Il centro dell’impero stava tra le Fiandre e l’Italia dove intorno al Po sorgeva il cuore dell’impero. In questi luoghi si sviluppa un eccezionale libello di urbanizzazione grazie all’eredità romana politica e amministrativa, lo sviluppo di grandi assi di comunicazione e l’aumento dei traffici a lunga distanza. Da qui rinascono città antiche ma se ne creano di nuove che corrispondo alle attuali città europee. I mercanti e gli artigiani hanno opra un peso politico maggiore degli aristocratici che avevano invece interessi prettamente rurali al di fuori delle città. Inoltre gli abitanti delle città si differivano da quelli delle campagne anche nei lavori svolti. Le prime infatti presentano molte prospettive e attraggono ogni ceto sociale per migliore prospettiva di vita e lavoro. In ogni caso tra città e campagna c’era una dipendenza reciproca per la necessità di prodotti. Rispetto alle città del nord Europa, quelle del nord Italia sono caratterizzate da una maggior sperequazione. Queste erano quasi tutte di origine romana mentre quelle europee erano nuove e si erano sviluppate intorno ai borghi, porti e mercati, erano dunque protette da dei privilegi. Le città italiane mantennero funzione centrale e influiscono sulle campagne creando degli stati cittadini dai XIII. Qui il termine città era riservato a quelle che ospitavano una sede vescovile. 12.5 CRESCITA DELLE ATTIVITÀ PRODUTTIVE E DEI COMMERCI: Si ritorna alla costruzione in pietra abbandonata con l’arrivo dei barbari, grazie ad un aumento delle capacità tecniche. Vengono inoltre sfruttati e prodotti mulini a vento e ad acqua. L’attività manifatturiera è maggiore nei villaggi, nei domini signorili e nelle città. Si creano delle corporazioni di arti e mestieri e il settore in più forte espansione fu quello tessile con la lana e la seta introdotta in Sicilia dagli arabi diffusa in tutta Europa. Si sviluppa ance il settore dei minerali e quello della lavorazione delle pelli che richiedeva scambi con l’Asia Minore. Aumenta cos’ la disponibilità di beni incrementando l’attività commerciale e gli scambi soprattutto nelle lunghe tratte favoriti da una maggior cura delle vie e miglioramenti tecnici nei trasporti. Nelle regioni più popolate inoltre si sviluppano dei distretti manifatturieri. In quelle invece prossime ai porti ci si specializza nell’agricoltura. Aumenta così anche la domanda, incentivando una produzione maggiore e di miglior qualità con un effetto di crescita complessiva. Nasce un sistema unitario a livello europeo perché le città si specializzano in produzioni differenti ma integrabili. Per posizione e precoce crescita urbana, tra X e XI Amalfi, Bari e Napoli diventano il centro degli scambi nel mediterraneo con Siria, Palestina, Asia minore, Arabia e Bisanzio. Presto anche Venezia che nel 1082 o riceve la libertà del commercio in tutto l’impero diventato snodo principale. Pisa e Genova sono in lotta per la Sardegna e la Corsica costituendo le basi mercantili nelle regioni musulmane: Sicilia Spagna e Maghreb. Tra XI e XII l’Italia ottiene il monopolio sul mediterraneo. Il nord Europa invece traffica sul Baltico e sul Mare del Nord. I tedeschi nel XII sviluppano intense reti nell’area baltica, costituiscono una società e collegano Lubecca, Danzica e Riga. Le fiandre sono il punto di arrivo del traffico nel mediterraneo. Molto importanti sono le fiere soprattutto francesi nella regione della Champagne. SNODO 7: 13.1 DA FEDELTA’ PERSONALE A RACCORDO POLITICO: Nei rapporti vassallatico-beneficiari la fedeltà militare del vassus viene data in cambio di protezione e beneficium ad un senior. Si assiste a due fasi di evoluzione di questo sistema: 1) fino al X secolo, questi rapporti sono collante dell’ordine pubblico. L’imperatore stesso sceglie conti, marchesi e missi tra i suoi vassus in modo da poter contare sulla loro fiducia in cambio di un beneficium consistente in beni fondiari non ereditari almeno fino alla seconda fase; lo stesso valeva per le cariche ricoperte da questi vassus prescelti. Inoltre su queste terre date in beneficium, il vassus non poteva coprire funzioni amministrative. 2) Dall’XI secolo, il beneficio diventa feudo e i vassalli non prestano più servizio militare perché spesso si legano a più di un senior. Tutti i benefici adesso sono ereditari e parte del patrimonio con l’edictum de beneficiis del 1037 emanato da Corrado II. Si passa così da legami di eredità personale a raccordi politici in cui il beneficio diventa feudo e dunque si può parlare di rapporti di tipo feudale. I grandi possessori territoriali coordinano l’esercito per conto dei re e nel 1016 Canuto II detto il grande, dalla Danimarca conquista sino alla Norvegia. Canuto III assegna poi il trono al suo successore, fratellastro Edoardo il confessore figlio di madre Normanna: da questo momento la corona inglese perviene ai normanni per rivendicazione dinastica. Guglielmo di Normandia, con il sostegno del re di Francia, consolida il suo potere e alla morde di Edoardo il confessore, il quale lo aveva designato suo successore, deve battersi contro l’incoronazione di un altro. Nel 1066 uccide il suo rivale in una battaglia e a natale viene incoronato a Westminster. Gli anglosassoni, che avevano scelto l’altro, oppongono resistenza al suo dominio e la conquista si conclude nel 1071 senza però Galles e scozia. Guglielmo mantiene la divisione territoriale in 30 contee circa, sommate a dei villaggi controllate da sceriffi stabili e giudici itineranti. Crea poi una rete di castelli de concede ai baroni in feudo evitando la creazione di signorie territoriali. Nel 1086 fa redigere il doomsday book (censimento) e formalizza il giuramento di Salisbury (giuramento che ribadisce che e fedeltà dei vassalli minori non dovevano essere di pregiudizio del re). Morto Guglielmo sale al potere Enrico I. Dopo di essi inizia un periodo di reni incerti, e lotte interne, fino non si arriva ad Enrico II, primo re plantageneta che riafferma il potere monarchico. 1) recupera i diritti regi sul demanio per assicurarsi una solida base di entrate. 2) Ridurre i poteri della nobiltà 3) Demolisce i castelli 4) Limita l’amministrazione della giustizia e la riscossione di tasse 5) Introduce imposta che esenta i baroni dal servizio militare per ridurne il peso in questo ambito 6) Obbliga gli sceriffi a versare periodicamente i proventi delle contee. Nel 1164 viene promulgata l’assise di Clarendon con cui Enrico II emana delle Costituzioni che rivendicavano alla corona tutta l’autorità giudiziaria ponendo le basi per la common law e sottomettere anche il clero alla propria giurisdizione revocando l’immunità. Da questo ultimo elemento nascerà la lotta tra Alessandro III con l’arcivescovo Thomas Beckett e il re. T.B: viene esiliato in Francia e poi assassinato. Era un cancelliere della corona fedelissimo al re che viene incoronato arcivescovo e quindi messo alle strette dalla chiesa. Questo evento costringe il re a concedere dei privilegi alla chiesa ma ne esce comunque vincitore. Enrico II lascia un regno stabile ed organizzato ma i successori non riescono a mantenere il prestigio della corona. - Riccardo cuor di leone si assenta spesso per guerre e crociate lasciando spazio a rivendicazioni nobiliari. - Giovanni senza terra viene deposto dal papa a causa di uno scontro con l’arcivescovo. Nella battaglia di Bouviens del 1214 viene sconfitto e perde i territori francesi. Nel 1215 viene obbligato ad emanare la magna charta liberatum con cui il volere del re in ambito d tasse è limitato ad un assemblea di 25 baroni. 14.4 REGNO NORMANNO NELL’ITALIA MERIDIONALE: Tra X-XI il sud Italia si trova in una condizione molto frammentaria e al suo interno coesiste il ducato longobardo di Benevento che ospitava due entità autonome qui il principato di Salerno e la contea di Capua, e la città stessa di Benevento divenuta possedimento della chiesa di Roma. Il superstite del dominio bizantino in questa regione si espandeva tra Puglia e Calabria con le città di Gaeta, Napoli, Sorrento ed Amalfi che si erano rese autonome a causa della scarsa autorità dei sovrani bizantini. La Sicilia è frammentata dalle lotte di fazione fra molteplici domini arabi musulmani. Scoppia una lotta fra principi bizantini e longobardi per il dominio al sud e così vengono chiamati i normanni per supporto militare. Alcuni di questi cavalieri, arrivati in Italia costituiscono dei piccoli domini come ricompensa, così i mercenari normanni diventano signori territoriali. I capi stringono degli accordi con Niccolò II, a Melfi, in cui Roberto d’Altavilla, in cambio della sottomissione feudale al papa, sarebbe stato duca di Puglia e Calabria, facendosi anche conferire l’avvallo alla conquista della Sicilia musulmana. Con questo accordo il papa otteneva un grande alleato e Roberto un’alta legittimità del suo potere in Italia diventando una grande potenza. Le conquiste furono in quest’ordine: - Calabria 1060 - Puglia 1071 - Amalfi 1073 - Salerno 1077 Inoltre avvia una spedizione anche nella Grecia bizantina. Ruggero, fratello di Roberto, si occupa invece della conquista della Sicilia nel 1061, prendendo Noto nel 1091 e Palermo nel 1072, concedendo in feudo ai suoi sostenitori, piccoli domini. Papa urbano II nel 1098 conferisce a Ruggero l’autorità di legato apostolico con l’incarico di decidere capi e sedi vescovili in Sicilia. Questa è un’esperienza diversa dalle altre conquiste: in Sicilia bisogna costruire una monarchia da zero. Ruggero Ii agisce unificando i principati normanni dei cavalieri che avevano sostenuto longobardi e bizantini, nonostante l’opposizione del papa, per poi allearsi con l’antipapa e riceverne nel 1130 l’unzione dando vita ad una nuova nomina che era quella del re di Sicilia. Il suo governo è molto organizzato e funzionante; si occupa molto di valorizzare le differenze culturali dei popoli che coesistono da secoli nell’isola con i nuovi arrivati. Introduce un’organizzazione feudale di retaggio normanno in modo da avere uno stretto controllo sui baroni. Le strutture burocratiche invece sono a derivazione bizantina e musulmana insieme, mentre al vertice governativo stava una curia feudale composta da ministri e consiglieri specializzati. Nel 1140 promulga, nelle assise di Ariano, una serie di provvedimenti volti a regolare i rapporti tra corona e giurisdizioni di feudatari e città. Nel 1150 con il Catalogo dei baroni emana una lista scritta di diritti e benefici che spettavano ai baroni del regno. Infine intraprende una politica espansionistica in Grecia e Africa conquistando Gerba, Tripoli e Corfù. Il controllo dei rapporti feudali e il contenimento dello sviluppo urbano mortifica le autonomie, causando rivolte da baroni e città contro il re appena dopo la morte di Ruggero II. Al trono sale come suo successore, Guglielmo I, con forti repressioni e parziali concessioni. Alla sua morte, sale al trono la figlia di Ruggero II, Costanza, sposata con Enrico VI. Qui si verifica il passaggio dinastico dagli Altavilla agli Svevi. I baroni prima avevano eletto come re il conte di Lecce Tancredi, alla sua morte, Enrico VI s’impossessa del regno ricevuto in dote (1195), attuando subito violente repressioni contro la rivolta dei nobili. 15.1 RECONQUISTA DEI REGNI IBERICI: La penisola iberica dal XIX subisce il movimento della riconquista che prevedeva una riorganizzazione monarchica del territorio da parte dei Cristiani che la volevano sottrarre ai musulmani con un forte sostegni da parte del papato. Con loro la penisola subì un vasto ripopolamento e non diede vita ad un regno unitario ma a degli organi minori che inglobavano nuovi territori. Si partì dai piccoli regni nordici. Le fasi della reconquista fondamentalmente furono due: Nella prima parte il califfato di Al Andalus, frammentato e debole, viene distrutto nel 1031 dopo la morte di Al Mansur nel 1002. Nel 1085 il re di Castiglia conquista Toledo e la nomina capitale. Un anno dopo la dinastia berbera degli almoravidi conquista il califfato e frena l’avanzata cristiana. La dinastia successiva espanse il regno fino alla Libia, il Marocco e lAndalusia, bloccando definitivamente i cristiani almeno fino alla seconda fase che ha inizio nel XII. Qui I regni di Portogallo Aragona e Castiglia si espandono notevolmente. Gli eserciti cristiani vincono a Las Navas de Tolosa presso Cordova nel 1212, aprendo la strada alla conquista delle principali città grazie a Ferdinando III di Castiglia e Giacomo I d’Altavilla fino alle Baleari. I regni cristiani iberici incontrano dei problemi nei rapporti fra nuove corone e aristocrazie locali già potenti e affermati. Nel regno di Castiglia e Leòn , Alfonso VI sacralizza il potere monarchico per esaltare la propria autorità di re d’aragona e imperatore di Spagna. Alfonso VII invece impone alcune norme che obbligavano la nobiltà a una serie di prestazioni e a subordinare i benefici dei vassalli all’omaggio del re. Nel corso del XII, le città riconquistate ricevono franchigie e privilegi con la liberazione dei consigli comunali dalla subordinazione ai nobili locali. Il luogo della mediazione politica era quello delle cortes, assemblee in cui si riunivano periodicamente i rappresentanti delle classi dirigenti dei corpi sociali. Paragonare la società a un corpo è tipico della tradizione politica non solo medievale. Il corpo funziona perché le varie parti son coordinate, non in contrato e sono dirette da un’unica parte che è la testa (re o capo dello stato). Questa metafora ha altre declinazioni: come il corpo ha una sua vita in nascita, crescita e morte, lo steso vale le società in una concezione fisiologica. La società non è sempre uguale a se stessa ma cambia. 15.2 ESPANSIONE VERSO EST E AREA IMPERIALE: Le monarchie in Italia settentrionale e Germania non riescono ad affermarsi a causa della presenza radicata delle signorie e delle città oltre che dalla mancata ereditarietà del trono, per ora su elezione. Morto Enrico V scoppia una lotta per la dominazione tra svevi e bavaresi ricomposta solo da Federico I di svevia, bavarese da parte di madre, eletto re di Germania nel 1152. Sotto il suo dominio si assiste ad una conquista del sud della Germania, affidati a dei ministeriali. Da questi nuovi domini si traggono risorse per le campagne imperiali in Italia e nel mediterraneo. Come i suoi successori stringe dei legami feudali per consolidare il potere monarchico ma il fatto che sia ancora impossibile inglobare i feudi vacanti nel patrimonio, fa in modo che la nobiltà si rafforzi. Inoltre l’imperatore era spesso assente dalla Germania, validando così la sovranità dell’aristocrazia. Federico II, tra i suoi successori, in carica dal 1212, emana delle bolle d’oro con cui concede ampi poteri ai vescovi e ai principi nel 1213. In particolare dispone che i sudditi dei principi non si debbano più spellare alla giustizia imperiale. inoltre, concede larghi privilegi mercantili a monte città di immediata dipendenza dall’impero. Ci fu però un’importante espansione verso est dell’Europa durante il XII. Qui abitavano popolazioni pagane e furono innanzitutto i principi di Baviera e Sassonia a conquistare le prime terre tra cui coste del Baltico, Elba e Boemia. Nel XIII con i monaci dell’ordine dei cavalieri teutonici e portaspada si da avvio ad una evangelizzazione dei territori. Aumenta così l’aria d’influenza tedesca con l’istituzione di nuove signorie con annessa migrazione dei contadini che portano alla fondazione di villaggi e città. 15.3 CROCIATE IN TERRASANTA: Dal XI in tutte le classi sociali si diffonde la pratica del pellegrinaggio verso luoghi sacri come Roma, Gerusalemme, e Santiago d compostela. In base al ceto di appartenenza il pellegrinaggio veniva percorso con modalità differenti: i cavalieri ad esempio lo facevano armati anche se non con fine bellino almeno inizialmente. Gli analfabeti invece seguivano una guida ecc.. il pellegrinaggio è comunque una cosa personale e solitamente non si parte direttamente in gruppi ma le carovane si formano lungo il percorso comune. A Santiago di Compostela si veneravano le reliquie di san Giacomo che sarà poi il protettore delle guerre di religione avviate dai cristiani per Si creano delle associazioni di cambio e prestiti per gestire i cambi in moneta tra diverse città dal momento che ognuna aveva la sua. Con le lettere di cambio si trasferiscono i soldi da un banco all’altro senza uno spostamento fisico che poi viene organizzato una volta all’anno in modo molto sicuro e protetto scortandolo con militari stretti sotto rapporti di fedeltà e stipendiati. Nel XIII si avvertono i limiti dello sviluppo della produzione agricola che non riesce a soddisfare la domanda. Non ci sono innovazioni tecnologiche e dunque l’unica soluzione è sfruttare sempre più terre anche se questo comporta a lungo termine l’esaurimento delle risorse. Per attenuare le carestie viene costituita una rete di scambi via mare che dalle grandi aree di produzione del mediterraneo (Turchia, Sicilia, Puglia, Sardegna, Provenza) fa in modo di portare i prodotto agricolo verso il continente urbanizzato. Questi trasporti sono organizzati dalle autorità cittadine e nei paesi mediterranei viene incrementata e diversificata la produzione agricola. Nel frattempo si diffondono orti urbani ad uso familiare e per vendita al mercato. 16.3 RICCHEZZE E DIFFERENZIAZIONI SOCIALI: L’aumento demografico tra XII e XIII sposta la concentrazione di abitanti dai dintorni delle maggiori proprietà fondiarie a villaggi e centri urbani. Si cercano migliori opportunità e possibilità di arricchimento. Questo porta ad un incremento della sperequazione in entrambi i contesti: in campagna i contadini riescono ad arricchirsi con l’aumento della domanda ma allo stesso tempo alcuni si trovano in condizioni molto precarie con contratti brevi che prevedono altri canoni portandoli ad indebitarsi con i signori. La concentrazione di molte persone diverse raccolte in uno stesso luogo che sono i villaggi, porta alla necessità di beni differenti. Si moltiplicano artigiani, commercianti e professionisti. Non sono più gli ecclesiastici ad essere la classe sociale di spicco, bensì i mercanti e i notai che dal XII hanno riconosciuta la capacità giuridica di redigere atti come prove legali detti signa tabellonis. I mercanti sono il riflesso dei cambiamenti sociali. Nell’alto medioevo, dipendenti delle signorie, ora riescono a mettersi in proprio diventando professionisti della cultura mercantile tecnica. Introducono grandi novità tra cui finanziamento ad interesse, considerato usura per le chiese, e proprio da questo screzio nasce l’idea di purgatorio, che prevedeva la possibilità di perdono in se ci si pente prima di morire. In punto di morte banchieri e mercanti donavano tutto ciò che avevano accumulato in modo da esaurire parte delle loro colpe. 17.1 AUTORITA’ UNIVERSALI: Dopo il trattato di worms, che prevedeva la divisione tra poteri temporali e spirituali, nel 1122, e il regno di Federico II eletto nel 1155, entrambi i poteri si affermano entrando in conflitto. L’impero deve contrastare le rivendicazioni dei principi tedeschi e delle città italiane, mentre il papato è in lotta con i grandi monarchi per il controllo dell’immunità e l’elezione delle cariche ecclesiastiche. Nel XIII entrambi entrano in crisi perché la sovranità di regni e città è molto più affermata e dunque soprattutto l’imperatore viene messo da parte e la sua autorità rimane nulla. Con Federico I si fa leva sull’idea di imperatore vicario di Dio in terra, il cui potere veniva conferito ad esso mediante l’unzione ma l’azione del papa nel conferire il sacramento non era altro che un mezzo e non la sorgente del potere in sé. Le leggi imperiali sono dunque sacre e qui nasce il termine sacrum imperium. L’imperatore non riconosce l’autorità papale, sostenendo invece l’antipapa causando uno scisma, ricomposto solo con il riconoscimento dell’autorità di papa Alessandro III. Federico II recupera gli ideali classici e il diritto romano. La sua figura viene esaltato Dali svevi e demonizzata dalla curia papale che sotto Innocenzo IV lo depone dichiarando i suoi sudditi svincolati dall’obbedienza. Federico I aveva elaborato un progetto di pacificazione in Germania e riaffermazione dell’autorità imperiale nell’Italia ormai sotto il controllo delle città e altri poteri locali talmente radicati da impedirne la ben riuscita. Nasce aperto conflitto con le città che porta l’imperatore a convocare a Roncaglia, l’assemblea pubblica del regno d’Italia in cui si riaffermano le prerogative del re dette regalìe negli ambiti amministrativi, giustiziari, finanziari, militari oltre che il controllo di strade e fortezze Inoltre l’imperatore, e impone l’omaggio feudale all’aristocrazia. Milano non obbedisce e così viene attaccata nel 1162 con insediamento di un funzionario imperiale che assicura l’ordine anche sotto aumento della pressione fiscale. Le città del nord allora si riuniscono sotto alla lega lombarda alleate con papa Alessandro III che configge Federico I nel 1183 per giungere alla pace di costanza secondo la quale Federico concede l’esercizio delle regalìe ai comuni in cambio del riconoscimento. Nel 1910 Federico I muore e dunque viene combinato un matrimonio fra Enrico VI e Costanza d’Altavilla, in modo da assicurare al sovrano il dominio sulla Sicilia. Enrico però muore presto e gli succede il piccolo Federico II affiancato da papa Innocenzo III di cui i re di Sicilia erano vassalli. Nel 1208 viene incoronato e dopo l’elezione a re di Germania con confermazione delle prerogative regie, diventa imperatore nel 1220. Solo in Sicilia riesce a far valere a pieno la sua autorità istituendo una elaborata rete di apparati burocratici. Federico II era detto stupor mundi, un uomo avvezzo ai cambiamenti che però non è preso in simpatia dal papa che lo scomunica per tre volte, oltre alla realizzazione di una campagna diffamatoria nei suoi confronti. Nel 1237 Federico vince contro la lega lombarda ma comunque questo non gli permette di ottenere migliori risultati effettivi. Dopo due sconfitte molto gravi, Federico II muore senza aver unificato il regno di Germania a quello di Sicilia. Dopo di che il figlio Corrado re di Germania muore per passare la corona al figlio Corradino, il potere di questo viene però usurpato dallo zio Manfredi che fa in modo di ottenere la corona di Sicilia. Quest’ultimo viene sconfitto e condannato a morte inaugurando una fase di instabilità in cui il titolo imperiale e regio restano vacanti fino a Rodolfo I d’Asburgo. Nonostante questo con lui si conclude definitivamente il periodo di prestigio dell’autorità imperiale concentrandosi di più sulla corona di Germania. Questo periodo incerto contribuisce a fermare l’idea che l’impero cristiano debba seguire la sola autorità del papa in una teocrazia. + La teoria teocratica viene elaborata da Gregorio VII e consiste nella supremazia universale spiegata attraverso la metafora del sole e della luna dove la chiesa brilla di luce propria e l’impero di luce riflessa, elaborata da Innocenzo III. Il papa è ora vicario di cristo e riceve da esso tutti i poteri, salvo poi delegare quello temporale ai sovrani. Innocenzo IV arriva a sostenere il diritto papale di scegliere e deporre il sovrano e Bonifacio VII ribadisce la subordinazione civile di quest’ultimo. Sotto Innocenzo III il potere della chiesa è al vertice del suo coinvolgimento politico. Il papa sostiene l’elezione di Ottone IV di Brunswick del 1208 e poi sostiene l’alleanza tra Federico II e la Francia. È lui ad elaborare l’idea di crociata che inaugura le stagioni di lotte interne alla cristianità. La misura del suo prestigio può essere data dal numero di partecipanti al concilio lateranense da lui indetto nel 1215. Celestino V invece aveva un trascorso come eremita spirituale ma la sua carenza di esperienza politica lo porta a ritirarsi dalla carica di pontefice per la quale era stato nominato in qualità del suo approccio puro e originario alla religione, in un periodo in cui tutti i papi sfruttavano il loro potere in senso politico allontanandosi dalla concezione originaria di cristianesimo. Dunque al momento della sua dimissione è stato elaborato un processo specifico per gestire una situazione nuova come la dimissione del papa. È Bonifacio VIII ad occuparsi di questo evento e così lui ne è il successore. Al contrario del predecessore veniva da una famiglia molto facoltosa di Roma e dunque era a conoscenza dei meccanismi politici. Durante il suo pontificato istituisce il primo giubileo nel 1300 con cui promette l’indulgenza a tutti i pellegrini che in quell’anno si recano a Roma a visitare le tombe degli apostoli Dal XII la chiesa rafforza il suo potere ribadendo l’esclusiva pertinenza dei cardinali riguardo l’elezione papale con il concilio lateranense III. Nel 1274 viene istituito il conclave in modo da ridurre e disciplinare i tempi di elezione che prima potevano prolungarsi per anni. Inoltre i cardinali rafforzano il loro ruolo di principali collaboratori del papa riuniti nel concistoro in cui si prendono le decisioni per assistere l’autorità pontificia nel governo della chiesa. Questi vengono scelti dal papa tra le sue clientele personali in modo da assicurarsene la fiducia. Nel XII la maggior parte erano italiani ma successivamente aumenta sempre di più la quantità di francesi che con lo spostamento della sede ad Avignone sono preminenti. Il papa inoltre si riserva la nomina dei vescovi, sottraendola a diocesi e cattedrali. I pareri richiesti ai papi, riguardo differenti ambiti sono detti decretali e assumono valore di norma, integrate nel diritto canonico. L’obiettivo di tutti questi cambiamenti è quello di escludere la partecipazione dei laici. 17.2 RAFFORZAMENTO DELLA MONARCHIA: Nel XIII si indeboliscono le pretese universalistiche di papi e monarchi. Tra XI e XII, i regni crescono e si sviluppano mediante lo sfruttamento dei rapporti feudali, espandendo il territorio sottoposto al dominio diretto, potenziare apparati burocratici che collegavano le circoscrizioni periferiche agli uffici centrali. Di conseguenza s’ingrandisce l’esercito regio e aumentano i conflitti tra nobili e città contro il re, vedendo diminuire i propri diritti e privilegi. I regni sono dunque do anatra composita e si cerca di raggiungere l’equilibrio tra prerogative regie e ordinamenti locali. La conquista di nuove terre avviata da Filippo II, si consolidano con Luigi VIII e Luigi IX. Nel 1259 si firma la pace di Parigi in cui quasi tutti i territori francesi dei Plantageneti diventano di dominio regio. Luigi IX aiuta il fratello Carlo d’Angiò in Sicilia e successivamente si impegna in due crociate. Era mosso da profonda religiosità e per questo ebbe fama di santità anche in vita. Cerca poi di unificare le pratiche amministrative di tutto il regno. Dopo di lui Filippo il bello limita l’autonomia giurisdizionale e fiscale del clero entrando in conflitto con Bonifacio VIII, giungendo a convocare per la prima volta gli stati generali nel 1302 e ottenere il supporto del popolo per rivendicare la discendenza divina del potere regio. Le perdite territoriali in Francia e l’emanazione della magna charta liberatum, indeboliscono la corona inglese e la situazione viene aggravata dai contrati tra re e gentry, baroni e città che cercano di limitare il re per ottenere maggiori prerogative. Ciò che ottengono è l’espulsione degli stranieri, perché infastiditi dal favoritismo nei confronti dei parenti francesi, e con le previsioni di Oxford e Westminster ottengono dei privilegi fiscali. Questi vengono poi annullati nel 1261 e così scoppia una guerra chiedendo la convocazione del parlamento in cui permettono l’accesso ai baroni per la prima volta, in modo da ottenere più sostegno; ma perdono in ogni caso. Questa vittoria consente a Enrico II di rafforzare l’amministrazione e l’apparato fiscale per finanziare le nuove conquiste e unificare tutta l’isola per mano del successore Edoardo I che conquista Galles e Scozia (subito persa) espellendo gli ebrei. Federico II rafforza il potere regio in Sicilia dove riesce ad insediarsi a seguito dell’incoronazione ad imperatore nel 1220. Con delle campagne militari e la distruzione dei castelli rivendica i diritti regi usurpati. Si insedia sulle precedenti strutture normanne e con il Liber augustalis mette per iscritto il codice legislativo del regno riguardo giustizia, fisco, amministrazione, demanio e immunità del clero. Dopo di lui Corrado muore e lascia il regno al figlio Corradino, questo però era troppo giovane e la corona di Sicilia viene usurpata dallo zio Manfredi. Scoppiano delle lotte di successione risolte con la decisione del papa, signore feudale dei re di Sicilia, al tempo francese, che depone tutti per incoronare Carlo d’Angiò, il quale a Benevento sconfigge Manfredi per ottenerne la corona. contado e il territorio rimaneva espressione dei legami economici, culturali e religiosi della società locale coordinata dalla forte aristocrazia rurale. In Sardegna non ci furono processi e forme di governo nate spontaneamente ma vennero parzialmente importati da pisani e genovesi. Lo sviluppo delle città italiane è legato a due fattori: - forza economica, sociale e culturale - Debolezza dei sistemi politici di impero e signorie. In Europa I cittadini erano borghesi di derivazione mercantile mentre in Italia la classe dirigente era composta da milites, negotiatores e iudices che già con le loro professioni contribuiscono allo sviluppo dei comuni. In Italia le prime esperienze di autogoverno maturano in rapporto con l’autorità vescovile. In alcuni casi senza scontri ma in continuità e convivenza; in altri, l’indebolimento del potere episcopale con la lotta per le investiture, dette luogo a scontri violenti. In questo contesto le iniziative di pacificazione dettero luogo a forme di governo organizzate in assemblee di cives rappresentati da un console, fondate su partecipazione cittadina, elezione e alternanza fra governanti. In queste rivendicazioni di autonomia le città si scontrano con l’impero creando delle leghe poi unite in quella lombarda. Tutte le città avevano dei comuni ma spesso questi non erano riconosciuti e le richieste di potersi autogovernare, allearsi e avere autonomia sui contadi rifiutando funzionari e tributi, venne rifiutata dall’autorità imperiale scatenando delle lotte. La lega vince contro Federico Barbarossa e Federico I ma perde contro Federico II che ottiene un controllo diretto sulle città ma che si perde con la sua morte. Lo viluppo politico matura all’inizio del XIII, con un ampliamento del gruppo dirigente che ora includeva la magistratura del podestà, affiancata da un consiglio. Il podestà veniva reclutato ogni anno tra professionisti della politica e si spostava tra le città garantendo un esercizio omogeneo del potere. In questo modo poteva essere allargata la partecipazione ai consigli e agli uffici anche alle famiglie arricchite del contado, superando la gestione da parte dei milites che provocava conflitti. Inoltre il podestà fa scrivere leggi e consuetudini negli statuti. L’ascesa del popolo viene promossa dall’incremento demografico e lo sviluppo economico. Prima di tutto i fanti si battono contro i privilegi dei cavalieri e per questo mobilitano la società per una più equa ripartizione delle risorse sociali. In alcune città il popolo mobilita dei gruppi armati per ottenere delle sue istituzioni che affiancassero quelle del comune: un consiglio generale, uno ristretto, un collegio esecutivo di anziani e delle magistrature di vertice su modello del podestà, ma questo assetto non durò a lungo. Le città acquisiscono il controllo diretto sui contadi corrispondenti alle diocesi, e la conquista di questi, avviata nel XII richiese il ricorso alle armi, accordi e vincoli feudali per legare i signori alle città. In questo modo di sarebbe potuto assoggettare il contado politicamente ed economicamente garantendo approvvigionamenti e alimentari e favorendo la diffusione della proprietà fondiaria dei cittadini, fonte di reddito. Vengono poi liberati i contadini dalla sottomissione ai signori attirandoli in città per ottenere la loro manodopera nelle manifatture. Anche le comunità rurali cercano l’autogoverno e cercano di evolversi per emanciparsi dai signori. Questo processo si volge in due fasi: nel primo, i signori concedono franchigie o libertà come il diritto di trasferirsi, ai contadini, mentre a partire dal duecento, le aree interessate dall’espansione e dalla colonizzazione come la Spagna e l’Europa dell’est, danno luogo a forme di governo con ampie libertà. In Italia invece le comunità rurali si organizzano in istituzioni consolari uguali a quelle del sistema urbano, i nuovi comuni di campagna vengono dunque promossi dalle élites mere da quella stessa trasformazione. 19.2 ITALIA COMUNALE E SIGNORILE: Nel 1250 muore Federico II ma non si torna al sistema dei comuni podestarili e lo spazio politico si complica: alla componente del “popolo” si aggiungono le corporazioni di mestiere e sempre di più ai poteri personali e signorili. Ciascuna componente si afferma con proprie istituzioni e statuti in uno spazio condiviso. Nascono conflitto per l’accesso al governo e questo ne determina una chiusura esclusiva dagli uffici e con esili dalle città stesse. Queste esclusioni politiche caratterizzano tutto il duecento e raggiungono il culmine nella lotta tra pars imperii e pars ecclesiae, poi definite con i nomi derivanti dal tedesco di ghibellini e guelfi. L’affermarsi violento di una delle due determina l’esclusione e la scomunica della rivale. Gli esiliati si rifugiavano presso altre città amiche dove si organizzavano per un ritorno violento. Il conflitto tra popolo e aristocrazia si acuisce sempre di più. Nelle città in cui c’era un governo di popolo, questi escludevano l’aristocrazia promulgano leggi che li mettessero in svantaggio anche sul punto di vista giuridico in caso di atti violenti contro un popolano. Spesso infatti gli aristocratici, avendo ricevuto un’educazione militare e cavalleresca, nel senso stretto, agivano in maniera violenta contro i popolani, aggredendoli e maltrattandoli. Dunque il governo di popolo si appellano a pace e giustizia anche se con qualche contraddizione, infliggendo pene peggiori agli aristocratici. I comuni nel XIII risultano essere inadeguati alle esigenze, e così vengono creandosi tipologie di governo miste e diverse nelle città, dove, nella maggior parte dei casi viene meno la partecipazione del popolo. In cambio della ricerca di maggiore stabilità. I gruppi dirigenti vengono selezionati intorno a nuclei egemonici costituiti da famiglie nobiliari o di recente fortuna mercantile. Queste diverse tipologie di governo che vengono scelte dalle città, sono riassumibili nella storia di Firenze. In generale si tratta di risorse alternative a cui ricorrere a seconda del momento. 1) Inizialmente Firenze si da in signoria ai sovrani angioini del regno delle due sicilie che inviano qui vicari e ufficiali a governare la città 2) Si passa poi ad un governo popolare delle arti con una legislazione antimagnatizia molto severa 3) Nascono delle lotte di fazione tra guelfi e ghibellini e nel 1302 i secondi vengono esiliati. Viene dunque selezionato un gruppo dirigente guelfo angioino a guida mercantile che consolida a proprio favore il sistema elettorale per le cariche nei consigli e negli uffici. Anche a Modena, Bologna e Parma si alternano diverse forme e nel 1292 vengono revisionate le misure di prescrizione e la lista dei banditi, molti dei quali negoziano la riammissione. Nel 1200 i comuni iniziano a conferire ad un cittadino eminente il titolo di dominus cum arbitrium. Gli veniva o dunque assegnati poteri incondizionati per un tempo definito, in cambio di difesa militare, la sicurezza, pace interna, espulsione dei membri della fazione rivale. Una versione avanzata di questo sistema è costituito dalla signoria. Le forme di governo a comune, popolo e signore erano considerate strumentali fino al XIV conferendo alla la politica un senso di plasticità. L’affermazione dei poteri signorili è precoce nelle città padane, dove i signori riescono ad affermare il loro potere sfruttando le rivalità in città e fazioni. In ogni caso questi domini rimasero ramificati fragili e senza un certo, dunque si estinguono in fretta. Le signorie che invece si estendevano entro singole città erano più stabili e vennero fondate per iniziativa di diverse famiglie influenti. Tutti i discendenti dei signori cercano di farsi attribuire incarichi a vita e alcuni ottengono la facoltà di nominare un successore, con l’approvazione del comune. Vengono a crearsi dinastie di signori sempre più forti, creando organi e cancellerie proprie che svuotano gli uffici comunali. Con il mecenatismo mostrano la grandiosità al popolo ricavandone il consenso. I governi signorili non annientano la tradizione cittadina comunale ma rappresentano un’evoluzione del sistema precedente. Le corporazioni rimangono, soprattutto gli ordini mercantili e le norme vengono modificate ma non abolite. Quando invece le città vengono sottomesse a signorie esterne, i funzionari non perdono le cariche ma continuano a partecipare ai consigli e sedere negli uffici. Alla metà del XIV tutte le città comunali erano divenute signorie, tranne alcune che dovettero riformare il loro governo. Tra queste Siena, Genova e Venezia. - Siena: nucleo di 60 famiglie di estrazione mista - Venezia: retta dal doge. Ribellioni delle famiglie di mercanti come reazione al diffondersi delle lotte di fazione, portando ad un allargamento del consiglio e poi procedendo com ammissioni selettive che creano un’élite ereditaria. - Genova: un’informale oligarchia elegge doge a vita su modello veneziano, con consiglio scelto fra anziani del popolo e i nobili vengono esclusi. SNODO 10: 20.1 CRISI DEMOGRAFICA: Dopo il picco maggiore nel XIII, comincia un’inarrestabile discesa dal XIV. La causa sta nello squilibrio tra uomini e risorse, e nella mancanza di concime per aumentare la produzione di cereali. Aumenta dunque la percentuale di morti. Si tratta di crisi di sussistenza causate dal fatto che le terre marginali vengono sfruttate fino all’improduttività e all’abbassamento delle temperature in un ciclo metereologico molto freddo. La penuria non viene compensata dalle importazioni giungendo ad una crisi annonaria, consistente nell’esaurimento delle scorte granarie dette annone. Inoltre già nel XIII Italia e Inghilterra vengono colpite dalla prima grave ondata di carestie e il 10% della popolazione muore di stenti. Dalle campagne ci si riversa in città ma questi vengono respinti per la già precaria situazione, con dei prezzi proibitivi. In Europa, dopo tanto tempo si comincia a morire di fame. Dal 1347 la diffusione della peste nera è rapidissima: deriva dalla puntura di una pulce del topo nero trasportata in Europa dall’Asia minore che colpire soprattutto gli strati sociali più umili per le scarse condizioni di vita. Era dalla fine del VII che non si avevano malattie di questo tipo, perché il clima l’aveva resa inospitale. Dal Kazakistan dove è diffusa in forma endemica, la peste nera giunge attraverso le vie carovaniere che collegano l’Asia al mar nero. Da qui, trasportata dai topi sulle navi dei genovesi giunge a: - Costantinopoli - Messina - Italia - Spagna - Francia - Germania, Inghilterra e Russia. Per tutto il secolo diverse ondate a cadenza di 8-12 anni colpiscono la popolazione facendola diminuire gradualmente. Nelle città tornano con i flussi di migrazione dalle campagne, oltre che dalle guerre, come quella dei 100 anni tra Inghilterra e Francia. I militari disoccupati compivano razzie nelle campagne diffondendo la malattia e da qui le persone scappavano in città portandosele appresso. Questo causa lo svuotamento delle campagne e dunque una crisi demografica causata da fattori compositi di guerra-epidemia-carestia. Dal 70 milioni di persone nel 1300 si passa a 50 milioni a 45 nel XV in Europa. Le cinte murarie che erano state ampliate ora sono di troppo e vengono coltivati campi entro le mura. Tra XIII e XIV nascono le corporazioni di mestieri per tutelare gli interessi comuni. In realtà i semplici lavoratori salariati vennero esclusi e gli imprenditori ebbero modo di affermare in questa sede, l’imposizione di un tetto massimo. Soprattutto a Firenze dal 1343 scoppiano rivolte. I salariati cercano di costituire delle proprie corporazioni. Il blocco dell’importazione della lana dall’Inghilterra porta però a nuove rivolte nelle Fiandre e fra artigiani tessili e gli imprenditori. I primi riesco ad ottenere un posto nei consigli e così riescono a battersi per migliori condizioni di lavoro riuscendo quasi a dimensionare il potere della vecchia classe dirigente. In Italia soprattutto dove era forte la produzione tessile, scoppiano lotte forti per la tutela dei salari e dei diritti: Prima fra tutte la rivolta dei Ciompi di Firenze. Qui i lavoratori della lana chiedono partecipazione al governo e aumento salariale. Per i propri rappresentanti ottengono inizialmente un terso delle cariche ma vengono soppressi duramente con il tempo. I braccianti venivano spesso reclutati a giornata e spesso si trattava di mendicanti o delinquenti. Sempre più spesso si inizia a percepire i vagabondi come pericolosi e in Francia e Inghilterra vengono attuate le prime misure di repressione: - caritas - Ospizi - Elemosine - Monti di pietà - Doti per le ragazze 21.3 RIPRESA NEL ‘400: A seguito del ritrovato equilibrio tra risorse e uomini, e l’aumento della produzione, si pongono le basi per un’inversione di tendenza. Si resiste meglio alle malattie, e il caso di mortalità torna a calare. Per ritornare al numero dell’inizio del XIV si deve attendere il XVI - XVIII. In Spagna e Italia l’aumento è più rapido che in Francia e Inghilterra. La popolazione viene redistribuita e in Italia 1/3 vive al sud dove ci sono le città più popolose. In Lombardia, Olanda e Inghilterra vien emesso a punto un sistema integrato di coltura e allevamento. Molti progressi vengono fatti soprattutto negli impianti idrici ma al sud della sogna e dell’Italia si ritorna ad un’impoverimento dei terreni. La figura del mercante cambia radialmente. Ora si pone a capo di una compagnia con filiali che oltre alle merci, scambiano denaro. L’apertura di questi banchi gli consente di superare la crisi del trecento come accadde agli Stracci e ai Medici a Firenze. Al periodo critico corrisponde il rinascimenti. L’accumulo delle ricchezze in mano a pochi consente la diversificazione degli investimenti, buttandosi sulla cultura e praticando il mecenatismo. SNODO XI: 22.1: ELABORAZIONI IDEOLOGICHE: Tra XIII e XIV la concezione universalistica dei poteri papale ed imperiale svaniscono. Nel conflitto tra il papa Bonifacio VIII e Filippo IV re di Francia su chi avesse il diritto di tassare il clero e sui beni della chiesa, il papa porta all’estremo gli ideali teocratici nella bolla Unam Sanctam, decretando che ogni creatura si sarebbe sottomessa all’autorità papale, avrebbe avuto la salvezza. Inoltre il potere temporale era delegato ai laici dal papa unico vero, vassallo di cristo, che quindi deteneva entrambi. Filippo IV però aveva un rapporto molto stretto con i sudditi e questo ridimensiona le aspirazioni teocratiche. Rimane l’idea della necessità di avere un’autorità suprema vigile indipendente dal papa che garantisca pace e giustizia. Tra 1310 e 1313 Enrico VII scende in Italia per restaurare l’autorità imperiale. Fallisce ma questo non estingue l’ideale. Si sviluppa però sorretto da argomentazioni elaborate dai consiglieri ecclesiastici dell’imperatore. - Guglielmo da Ockham: la chiesa corrisponde alla società spirituale e al papa dovrebbe essere vietato ogni intervento in politica. - Marsilio da Padova: il potere politico deriva da dio ma non ha bisogno del papa intermediario, basandosi invece sul consenso del popolo. Lo steso Ludovico di Baviera imperatore, venne infatti incoronato da un laico. Filippo IV coglie il potenziale della crisi dei poteri universali a favore della monarchia e riunisce gli stati universali per assicurarsi il consenso del popolo contro Bonifacio VIII. Si circonda di giuristi che elaborano teorie sull’autonomia del potere regio e mette in atto una campagna scandalistica che dichiara il papa eretico per aver esercitato e preteso il potere temporale. Da questo momento il re sta sopra tutto e ogni pretesa universalistica viene rigettata per sempre. 22.2 CATTIVITA’ AVIGNONESE E SCISMA: Dopo questa fase il re Filippo IV viene scomunicato del papa. Su suggerimento allora il re condanna il papa al reato di lesa maestà e nel 1303 una spedizione appoggiata dai Colonna, nemica storica dei Caetani (famigli di Bonifacio), raggiunge il papa ad Avignone e lo arresta. Allora Filippo Iv fa eleggere un papa da lui scelto, Clemente V. Da questo momento la curia papale è di derivazione francese per la maggior parte e la sede nel 1309 viene spostata da Anagni ad Avignone per timore di ostilità da Roma nella scena di un papa francese, per le prossime 7 nomine. Ad Avignone, lontana dalle lotte tra famiglie romane, la corte papale sviluppa un grande apparato amministrativo che consente ai papi di rafforzare la natura monarchia del loro governo sulla chiesa, riducendo l’autonomia delle istituzioni ecclesiastiche locali. Inoltre il papa si assicura la nomina di vescovi, abati e badesse per assegnare loro uffici e benefici minori, fonte di introiti per il papa. Vengono rafforzati gli uffici di curia (cancelleria, tribunali, e soprattutto la camera apostolica), e vengono inviati cardinali legati nei luoghi in cui serviva risolvere questioni spinose. Con questo efficiente sistema, le entrate facevano della curia papale la quarta potenza economica di Europa. Ad Avignone aumenta la corruzione, soprattutto nella vendita delle indulgenze prima concesse solo tramite preghiere, pellegrinaggi o partecipazione alle crociate. Il papa perde la sua autorità morale e si percepisce sempre di più la condizione di vita privilegiata della curia all’interno del palazzo pontificio che come se fosse un palazzo regio o signorile ospita artisti e letterati. Quando nel 1348 la peste giunge ad Avignone, alla corte solo pochissimi vengono infettati. Sempre più accuse vengono sollevate contro la curia da uomini colti come Dante, che nomina questo periodo “cattività avignonese” in quanto il re di Francia tenesse in cattività il papato corrompendoli. Al che prestigiose figure iniziano a richiedere lo spostamento del papato a Roma, in un rientro che avrebbe espresso appieno la vocazione ecumenica della chiesa cattolica alimentando una ritrovata azione spirituale. Con papa Gregorio XI la curia torna a Roma nel 1337. Alla morte di Gregorio XI scoppia un conflitto interno tra prelati francesi e italiani, sollecitato dalla pressione popolare. Al che ogni parte elegge due papi con due curie che vanno avanti per anni giungendo ad uno scisma interno aumentato dallo schieramento dei sovrani. 22.3 NUOVI FERMENTI RELIGIOSI: Questa situazione crea disagi nei confronti di chi voleva solo una guida spirituale intima e rigorosa. Tra i francescani si riprende la povertà assoluta. Alla chiesa materiale si andava opponendo quella spirituale ma alcuni di questi spiritualisti vengono dichiarati eretici perché minavano alla credibilità dell’autorità papale. Le correnti francescane assertrici di pauperismo radicale, si contrappongono alla chiesa come istituzione politica e nel concilio di Vienna del 1311il papa condanna la tesi dei francescani che Gesù e gli apostoli fossero nullatenenti. Nel 1322 il capitolo dell’ordine approva la tesi della povertà di Gesù ma il papa la dichiara eretica. La corrente degli spirituali fu repressa dall’inquisizione nonostante fosse appoggiata dall’imperatore che depone il papa nel 1328. Ancora nel XV c’è spazio per delle forme di dissenso nonostante condanne e incarceramenti. Dai francescani si distacca la setta degli apostolici che volevano ritornare alla chiesa delle origini rifiutando l’obbedienza e predicando la penitenza. Vengono dichiarati eretici e il loro capo viene condannato. Ne subentra alla guida un capo che predicava l’avvento della quarta età: in cui papa cardinali e chierici sarebbero stati deposti inaugurando l’avvento dello spirito santo. Nel 1302 l’inquisizione riesuma il cadavere di una donna che 30 anni prima predicata a Milano sostenendo di essere inviata da dio. I suoi seguaci, guglielmini predicano l’avvento di un’era dominata dalle donne e la venerano come una santa. Il suo cadavere viene bruciato e i seguaci perseguitati. L’attesa escatologica di pauperismi e spiritualisti, porta la chiesa a dichiararli eretici. Tra VIII e XIV, in Europa un’ondata di processi repressivi è in atto per proteggere la sovranità del papa. S’imponeva l’obbedienza, ribellioni ed eresie erano considerate crimini di lesa maestà in un programma di restaurazione per riaffermare il dominio pontificio, con una crociata armata e processi contro signori, intellettuali e uomini di fede. Nel 1300 la necessità di una religiosità più individuale spinge alla formazione di orientamenti mistici sotto l’influenza di un domenicano le cui idee furono dichiarate eretiche ma che comunque fu molto influente in Francia e Germania. Questi atteggiamenti mistici mettono il fedele i diretto contato con la divinità alla ricerca di illuminazione. Oltre lui anche delle donne come Caterina di Siena assunsero atteggiamenti profetici sostenendo che dio parlasse attraverso di loro. Sotto l’influenza di Caterina il papa si convince a spostare la sede pontificia a Roma. Nei pesi bassi invece si sviluppa il movimento della devozione moderna che si diffonde in tutta Europa alla fine del 300. Questo culto consiste nell’imitare singolarmente la vita di cristo nella sua quotidianità. Alcune di queste eresie sono esplicite delle rivolte sociali in opposizione alla chiesa di Roma. John Wycliff separa la chiesa visibile dalla chiesa invisibile. La seconda comprende tutti i credenti guidati solo da cristo mediante le scritture. Si promuove la traduzione e i sacramenti emessi dai sacerdoti come eucarestia e confessione perdono valore salvifico. Il pensiero di Wycliff verrà assorbito dai rivoltosi inglesi che lo sfrutteranno come ideologia per sostenersi. Le teorie vengono dichiarate eretiche ma i seguaci continuano a predicare per tutto il XV nonostante le persecuzioni dell’inquisizione. 22.4 IL MOVIMENTO CONCILIARISTA: Con lo scisma dei due papi, ciascuno aveva concesso privilegi per ottenere legittimazione e sostegno. Questo indebolì le autorità e molti chiedevano la riunificazione. Nel 1409 a Pisa, in un concilio, i prelati di entrambi li dichiarano eretici ed eleggono come papa il vescovo di Milano che prende il nome di Alessandro V. Entrambi rifiutano di abdicare e così ci sono tre papi. Tutti incapaci di governare la chiesa. Al che si ritorna a convincersi che il concilio ecumenico dovrebbe essere superiore anche al papa per ristabilire l’ordine ed evitare eresie. Così nasce la necessità di indire concili ecumenici a cadenza periodica. L’iniziativa viene presa dal re di Germania con il concilio di Costanza del 1414 che so prolunga fino al 1418. Vengono approvati dei decreti per l’unità e la riforma della chiesa e la purezza della fede. L’approvazione di questi afferma che il 23.2 TRAMONTO DI BISANZIO: Dopo l sacco di Costantinopoli nel 1204, i crociati si spartiscono il territorio in principati fondando l’impero latino d’oriente cdi cui i veneziano monopolizzano gli empori. Con la dinastia dei Lascaridi, a Nicea si organizza la riconquista bizantina dell’impero. Michele Paleologo ne è il comandante e si allea con i genovesi (rivali dei veneziani). Riescono nell’impresa e restaurano la sovranità imperiale anche se ormai l’impero è ristretto ad una dimensione regionale. Detto greco e non più romano. A causa di pressioni dall’esterno come l’avanzata del slavi dai Balcani oppure dei turchi, porta nel XII all’indebolimento delle strutture amministrative a favore dell’aristocrazia fondiaria. Sotto la dinastia dei paleologi ala concessione delle terre diviene abitudinaria ed ereditaria. Anche i burocrati ottenevano le cariche in eredità. Dal punto di vista finanziario, il commercio rimane nelle mani di genovesi e veneziani. La moneta subisce svalutazione e le risorse militari sono carenti. Alla morte di michele paleologo sfociano delle guerre dinastiche. In risposta alla crisi però, fiorisce la vita cultura con il suo centro a Mistrà nel Peloponneso. La cultura greca si sostituisce al mito dell’universalità imperiale bizantina. Il patriarca di Costantinopoli è l’unica autorità che si rafforza e nella chiesa ortodossa si sviluppano due orientamenti: il primo riconosce la chiesa cattolica e cerca un tentativo di riconciliazione al concilio di Firenze del 1439; il secondo è un movimento deciso ad acuire le differenze tra le due chiese e si evolve attorno al movimento monastico contemplativo e spirituale. 23.3 ISLAM DAGLI ARABI AI TURCHI: Nel 1058 i turchi selgiuchidi prendono di fatto la guida del califfato di Baghdad dove gli arabi abbasidi mantennero il controllo fino all’invasione mongola. Il selgiuchidi vennero sconfitti dagli egiziani quando Saladino dichiara caduta la dinastia araba e costituisce un dominio che arriva fino alla Siria, Mesopotamia e Arabia. Dal 1250 vi si installa una dinastia di soldati schiavi detti mamelucchi di etnia turca, emancipati al servizio dei grandi potenti musulmani, governano Egitto e Siria fino al 1517 con una politica mecenatistica che fece del Cairo il centro della civiltà islamica. Con l’invasione dei mongoli, il selgiuchidi sono sottoposti al Gran Khan. Quando l’Anatolia viene divisa in piccoli emirati, da uno di questi si afferma la dinastia dei turchi ottomani, foti nella cavalleria che si espandono in tuta l’aria minore all’inizio del XIV sotto Osman I fondatore della dinastia nel 1354 s’insediano a Gallipoli e in Tracia con Adrianopoli capitale. Nei Balcani gli ottomani si scontrano con i Serbi che avevano conosciuto l’apogeo sotto Stefano IX espandendosi in Macedonia e Albania, e, sfruttando la crisi dinastica a Bisanzio, si fa nominare imperatore di Serbi, Bulgari, Albanesi e Romani di Bisanzio. Nonostante questo sviluppo l’impero serbo aveva ancora la maggior componente sociale nella nobiltà rurale. Questo facilita l’avanzata turca e nel 1371 vengono sconfitti. La Serbia si assoggetta al loro dominio espanso in altri territori. L’occidente si sente minacciato e indice una crociata a difesa di Costantinopoli a cui partecipano Francia Venezia, Genova. Vengono però sconfitti a Nicopoli nel 1396 e il califfato di Baghdad riconosce il titolo di sultano al capo ottomano. 23.4 IMPERO OTTOMANO: Gli ottomani puntavano a Bisanzio ma vengono attaccati dai mongoli in espansione. Con il loro capo Tamerlano musulmano sunnita. Muove una serie di spedizioni e saccheggi e conquista la Persia nel 1388, poi Delhi 1398 Mesopotamia, Georgia, Armenia, Siria, Baghdad, Ankara dove distrugge gli ottomani e conquista l’Anatolia. Nel 1405 muore Tamerlano in una spedizione verso la Cina e dopo dieci anni l’impero crolla. A questo punto, gli ottomani riprendono in Asia, Mar Nero e Balcani. Bisanzio chiede aiuto all’Europa prostrata dalla guerra dei 100 anni e dalla crisi della sovranità imperiale. Parte un esercito crociato ma viene subito sconfitto e nel 1453 un assedio a Costantinopoli pone fine all’impero latino d’oriente. I profughi greci si rifugiano in occidente e i sultani sottomettono Grecia e Balcani eliminando gli avamposti genovesi e veneziani nell’Egeo e dalla Crimea. Nel 1480 occupano Otranto spedendo contingenti armati fino al Friuli e alla Carinzia. Maometto II uniforma l’impero ottomano sul fondamento della legge coranica. L’organizzazione politica e religiosa sono accentrate nelle mani del sultano e nelle funzioni di primo ministro nomina i vizir, spesso uomini di umili origini, mentre nelle province governava tramite i pascià. L’organizzazione efficiente prendeva che fossero reclutati anche in posizioni di potere dei dirigenti spesso cristiani schiavi convertiti. Militarmene viene istituito il nucleo dei giannizzeri reclutati fra i giovani cristiani delle province baltiche conquistate e convertite. Si tratta di un governo meno oppressivo di quello bizantino e dunque più tollerante. SNODO XII: 24.1 DAI REGNI AGLI STATI: CONTINUITÀ E TRASFORMAZIONI: Tra XIV e XV si verifica il rafforzamento dei regni statali europei grazie a una maggior stabilità e all’evoluzione di processi e nuovi fenomeni. Gli stati continuano ad essere costituiti da diversi organi di base coesistenti titolari di poteri e prerogative. La trasformazione più evidente avviene in oriente dove si formano territori statali più vasti ma più deboli strutturalmente. Solo in Francia e Inghilterra le corone hanno effettivamente poteri nazionali. Altrove i poteri locali sono troppo forti e dunque il potere regio si limita ad alcune regioni. Il potere della nobiltà perdura nel tempo. La crisi diminuisce il numero dei ricchi ,a fornisce nuovi metodi di profitto. Le terre appartenenti ai nobili sono esenti dalla tassazione e i signori rurali costituiscono ancora il nucleo dei poteri locali. Furono semmai limitati i poteri delle signorie che monarchi volevano inserire nell’amministrazione, concedendo investiture feudali a loro e ad altre famiglie che allargano la cerchia nobiliare. Gli uffici sono il canale di ascesa sociale e agli aristocratici si aprirà anche la possibilità di assumere cariche ecclesiastiche, grande fonte di reddito. Nonostante la crisi del 1300 lo sviluppo economico e sociale, incrementa l’influenza dei ricchi dirigenti della città. Dove erano maggiori le risorse, questi raggiungevano ampi privilegi e autonomie, entrando in conflitto con il re. Nei regni più forti la pressione fiscale venne applicata più agevolmente con la presenza del ufficiali. Ovunque gli organi di governo municipali mantennero grandi diritti e nei consigli cittadini aumentano i membri delle corporazioni. Il clero continua a godere di privilegi come esenzione fiscale e tributi ecclesiastici rivendicati dal papa durante il periodo avignonese, ma lo stima e i movimenti conciliarismi, aumentano la capacità dei poteri civili di controllo dei benefici, diminuzione prerogative delle corti ecclesiastiche, imposizione delle tasse. Rivendicazione da parte del re della tutela delle chiese nazionali tramite accordi con il papa nel XV. I poteri locali sono forti, dunque il re non li argina ma stringe dei patti in cui si propone come garanzia di sicurezza, pace e giustizia, mettendo le basi per la legittimazione del suo potere con diritto di imporre tasse e agire militarmente. Nonostante il declino dell’autorità, giuristi e intellettuali di corte elaborano dottrine come propaganda del potere regio. In questo modo il re risulta figura protettrice dell’ordine contro le minacce esterne. L’apparato amministrativo dei re mantiene la separazione in organi centrali e periferici. Presso la corte, ogni organo è sempre più specializzato e nascono nuovi incarichi che il re tende a conferire a parenti o persone legate da fedeltà. La piccola nobiltà ebbe modo di inserirsi in questi ruoli lucrosi e istituzionali. Con la dilatazione degli apparati, l’ufficiale non serve più il re ma il regno. Il mestiere non veniva affidato per legame con il re ma per capacità e veniva stipendiato. Diviene una carriera non più basata sullo status. La formazione avviene nelle università di iniziativa regia e con il tempo, gli ufficiali sviluppano un ceto a parte. Gli stipendi di sempre più ufficiali richiedono entrate. I proventi dai domini diretti non bastano, dunque i re chiedono prestiti alle banche soprattutto toscane. Capita che non riescano a restituire il debito mandandole in fallimento. Allora si comincia a far leva su svalutazione e rivalutazione della moneta. C’è bisogno di migliori apparati fiscali: i cespiti maggiori continuano ad essere assicurati dalle imposte indirette (reddito o patrimonio). Intanto aumentano i dazi doganali, gabelle su prodotti i uso quotidiano con obbligo di acquisto, e monopolio statale per prezzi fissi. Inoltre si ricorre a imposte indirette come la poll tax contro cui ci si ribellò am che si diffusero sempre di più. Il re è autorevole quando garantisce pace e giustizia. L’ordine pubblico fu assicurato da contingenti di milizie dislocate, giudici itineranti nelle province per l controllo dei tribunali locali, tribunali periferici con giudici di ordine regio a cui potevano appellarsi i sudditi. Presso le corti istituiti tribunali supremi (Grand Conseil o star chamber). Inoltre viene applicata una legislazione più intensa. Le campagne di guerra sono sempre più lunghe e dunque viene formato un esercito permanente di mercenari stipendiati anche in tempo di pace per la fedeltà. Sono nominati dal re fra i sudditi e così nasce la carriera militare. Nel XV viene istituita una figura permanente che alloggia negli stati esteri e mantiene una corrispondenza quotidiana. Un quadro politico sempre più complesso richiede una figura che si occupi delle relazioni internazionali. 24.2 CARATTERISTICHE COMUNI: Tra XIV e XV vengono formandosi gli stati europei ma qui il re non esercita il potere omogeneamente su tutti i territori, sempre a causa della presenza di pluralità governative minori. I sovrani non hanno la forza economica e militare di sovrastarli ed imporsi. Cercano però di aumentare le proprie prerogative e consolidare i poteri. Speso questo processo viene interrotto dalle pretese di gestione e controllo degli altri organi che si rivoltano al re. I sovrani restringono le resistenze cercando di legittimare il proprio potere attraverso il consenso. La gestione pattizia del potere prevede che il re richieda il riconoscimento in cambio di deleghe di poteri su territori. Sono dunque mediatori dei gruppi politici minori di cui tutelano le autonomie, e garantiscono equilibrio degli interessi. La stabilità degli stati in effetti è garantita da questi patti più che dal consolidamento del potere regio. Espressione di questo patto tra corona e corpi minori sono le assemblee rappresentative: parlamenti convocati dalla corona quando il re vuole emanare nuove leggi che richiedono l’approvazione degli altri gruppi. Ciò che riguarda tutti va approvato da tutti. Divengono poi un luogo di dialogo e in alcuni stati vengono convocate assemblee periferiche. Si inizia a percepire di avere interessi simili anche fra gruppi diversi e così vengono formandosi delle comunità politiche che si identificano in un paese con comune sentimento di appartenenza ad una nazione. Da cui deriva anche lo sviluppo delle chiese nazionali e dei documenti imperiali viene implicata la dicitura di sacro romano impero della nazione germanica. Oltre al rafforzamento degli apparati statali, l’affermazione dei poteri statali passa per aspetti informali del potere. Tra questi ritroviamo l’unzione dei re con rituali cerimoniali di corte che ne aumentano il prestigio; nel governo della res pubblica, i re ricorrono ai rapporti di fedeltà con parenti e amici ricompensati con rendite ecclesiastiche. Il potere centrale riconosce l’esistenza nei territori di aggregazioni e forze politiche locali che organizzano la distribuzione delle risorse ecc. ; e infine nell’esercizio della giustizia si fa ricorso alle composizioni arbitrali concessioni di grazia, e legittimazione di pratiche informali come la vendetta. 25.1 GUERRA DEI CENT’ANNI: Le protagonista sono Inghilterra e Francia. Alla morte di Carlo IV senza eredi, il nipote EdoardoIII di Inghilterra, con feudi in rancia, rivendica la corona francese ma viene eletto Filippo cleri, nobiltà e rappresentanti delle città. Il peso politico e l’irrequietezza della nobiltà è ancora rivelante nonostante i privilegi ottenuti dai re. Aumenta il ruolo delle élites urbane con maggior autonomia. La corona invece è solitamente indebolita da crisi dinastiche. Nonostante la lotta comune contro gli arabi, non viene mai a crearsi una lingua e cultura unica per questi tre regni. PORTOGALLO: Con Dionigi I si rafforza la corona portoghese con la fondazione dell’università di Lisbona, il sostegno alle élites mercantili e lo sviluppo dei commerci e della flotta da guerra. I suoi successori riorganizzano l’amministrazione e costituiscono un esercito nazionale. In Portogallo una fase di crisi dinastica favorisce il tentativo della corona di Castiglia di insediarvisi ma viene eletto Giovanni I che inaugurala nuova dinastia degli Aviz. Questo sovrano promuove esplorazioni in nord Africa con conquiste e monopolio del commercio di spezie e prodotti di lusso. Nonostante questo l’economia rimane prevalentemente agraria. CASTIGLIA: In Castiglia con Alfonso X aumenta la centralità dei poteri in un’opera di uniformazione giuridica completata da Alfonso XI. Questo sopprime le leghe urbane (hermandades), inviando ufficiali ad integrare la rete di funzionari nelle città. A corte aumenta l’importanza dei leterados, formati all’università. Enrico II conquista la corona di Castiglia con le armi con l’appoggio francese e un dualismo re- nobili che lo sostengono. Si formano dunque signorie aristocratiche e nobiltà urbane. Le cortes perdono importanza e aumentano le relazioni clientelari con il re. ARAGONA: Si tratta di un regno composito configurato come confederazione di diverse componenti che scrivono le consuetudini e negoziano i privilegi con il re. La prevalenza delle forze sociali varia in base alle regioni. Le corts vengono riconosciute e il loro potere è condizionante. Nel 1359 diventano un organo permanente. Il governo unitario rimane debole soprattutto dopo la lunga guerra con la Castiglia e la crisi dinastica che termina con la presa del trono di Ferdinando, principe di Castiglia. Gli interessi economici dei mercanti catalani avevano incanalato la potenza del re e la belligeranza nobiliare verso nuove conquiste. Sicilia, Sardegna, isole dell’Egeo e Napoli ad opera di Alfonso il Magnanimo che qui stabilisce la sua residenza. Questa distanza porta a squilibri in Spagna fino ad una lunga guerra civile. Solo nel 1469, quando Isabella di Castiglia sposa Ferdinando II d’Aragona, si pongono le basi per uniformazione dei regni sotto il re Ferdinando, con uno statuto nazionale spagnolo. Rimane però concessa l’indipendenza alle istituzioni. Elemento di uniformità è la nuova crociata contro il superstite emirato di Granada, ultimo in Spagna con cristianizzazione forzata ed intervento del tribunale dell’inquisizione. L’unificazione statale viene promossa anche dalle ricche città mercantili delle Fiandre, che, pur non raggiungendo la totale autonomia, e il potere delle città italiane, riescono ad ottenerne ampi margini. Questo perché potevano concedere ampi aiuti finanziari e ottenere concessioni. Tra 1337 e 1345, da Gand parte una rivolta antifrancese che da vita ad una lega di città che aspiravano all’autonomia urbana. La regione fu annessa al ducato di Borgogna ma mantenne autonomia e concessione del grande privilegio dalla duchessa Maria. Questo ducato si era formato durante la guerra fra Inghilterra e Francia. I duchi erano vassalli del re e dell’imperatore. Ottengono indipendenza dalla Francia sviluppano una floridezza culturale ed economica in un periodo di prosperità agevolato dal consenso politico. Si formano in questo momento gli stati provinciali e generali con la camera dei conti, corti fiscali e di giustizia. Le pretese di Carlo il temerario di divenire imperatore, mettono fine al ducato con la morte della duchessa Maria 1482, spartendo il territorio tra Francia e Asburgo. Nelle alpi del nord ovest alleanze per la tutela degli interessi comuni su pascoli e passi. Negli anni nascono aggregazioni che formano i cantoni di quella che sarà poi la Svizzera e le alleanze con il tempo si espandono giungendo a conflitti con le signorie vicine. Sotto l’imperatore Massimiliano I, viene riconosciuta l’autonomia della Svizzera. 26.3 EUROPA ORIENTALE: Tra XIV e XV si creano formazioni statali anche tra i popoli slavi ma la crisi del XIV accentuale differenze fra questi e il resto d’Europa. Si sviluppano pochi centri come villaggi attorno ai castelli, lontani e mal collegati su vasti territori poco popolati. Non furono mai in grado di sviluppare manifatture e scambi. I coltivatori vennero sfruttati e messi in condizione di servi con obbligo di residenza. Aumenta la produttività delle proprietà nobiliari, condizionanti dello sviluppo economico e sociale. L’articolazione è minore rispetto che in occidente e questo indebolisce le istituzioni limitando l’autonomia. Interlocutrice del re è l’aristocrazia terriera. La nobiltà rurale elegge il re che dipende dal suo consenso; dunque a questi vengono concesse ampie prerogative e deleghe di poteri. Le istituzioni ecclesiastiche si avvicinano al re sacralizzandone la carica con il culto dei re santi. L’autorità monarchica si affida alle diete per il suo esercizio. Queste sono dominate dall’alta nobiltà e solo raramente anche dalla piccola. Qui i re negoziano decisioni riguardati tasse straordinarie e in qualche caso approvazione di leggi valide in tutto il regno come la codificazione del diritto consuetudinario in Polonia. Qui I re creano uffici periferici ma per il resto l’amministrazione non si stacca dalla nobiltà e al re rimangono poche prerogative. Anche i confini sono instabili a causa della labilità interna e pressioni dalla Germania e dalla Mongolia. Tra XI e XII con la fine delle migrazioni vichinghe e normanne, si erano formati i regni di Danimarca, Norvegia e Svezia assieme all’evangelizzazione. Questi tre regni, per far fronte all’espansione tedesca, stringono un accordo di unione dinastica perpetua che dura per tutto il 1400, sotto la preminenza della Danimarca. Non riescono però a costituire apparati amministrativi solidi. La presenza degli empori commerciali gravitanti nell’hansa e la forte presenta di mercanti tedeschi, provoca in indebolimento. Ad oriente, a partire dalla Lituania, le popolazioni contrastano dai boschi l’arrivo dei tedeschi. Sono popoli accomunati da lingua e credenze pagane che si danno un’organizzazione politica unitaria. La Lituania si espande e sconfigge i tartari giungendo al mar nero e annettendo principati russi. Convertitosi al cattolicesimo, un sovrano lituano sposa la principessa di Polonia uniformando i due regni. La nuova potenza fa ritirare i cavalieri teutonici che minacciano i confini. La Polonia aveva superato la frammentazione e il re contrasta il potere dei signori territoriali con il supporto dei nobili e un apparato di funzionari e uno legislativo unitario favorendo la ripresa economica di città che entrano nell’Hansa. fonda anche un’università a Cracovia. Dopo un periodo di interregno, la nobiltà conferisce la corona al duca di Lituania che sconfigge i cavalieri teutonici a Tannenberg nel 1410. Acquisisce Danzica e si espande fino al mar nero. Casimiro IV riesce a conferire ulteriore splendore. La nobiltà impone il proprio consenso nelle diete su decisioni riguardanti materia fiscale e militare. Il regno di Ungheria alterna fasi di espansione a fasi di crisi e nessun re riesce ad arginare il potere dei nobili. Sotto la pressione del papa francese, la corona viene conferita ad un Angiò, Luigi I, che lega a se i nobili con accordi feudali e sviluppa le città qui il regno è nel suo massimo splendore. Una serie di conquiste unisce per poco Lituania, Polonia ed Ungheria. L’ultimo momento di splendore è con la firma di un armistizi con i turchi che poi però li sconfiggono catastroficamente e da questo momento l’Ungheria viene definitivamente annessa al dominio asburgico. Fra i vari principati russi emerge quello di Mosca grazie alla posizione centrale negli scambi tra mari. Il duca Ivan I attua una pressione fiscale su nobili e clero per pagare l’aiuto militare dei tartari così da inglobare altri principati ottenendo il titolo di principe di Mosca e di tutta la Russia. Sotto il suo principato, l’egemonia moscovita si consolida. Mosca diviene indipendente e il suo sovrano è zar di tutta la Russia. Nel 1497 il codice di leggi viene definito a scapito della grande nobiltà. Viene a crearsi una nobiltà minore vincolata dal servizio militare e civile alla corona. Con l’appoggio della chiesa ortodossa, Ivan I sposta la sede metropolita da Vladimir a Mosca e rifiuta la sottomissione a Roma. Quando Costantinopoli cade in mano turca, Mosca diviene erede del centro del cristianesimo orientale. Ivan III si sposa con la principessa Zoe Paleologa nel 1472 e così la Russia diviene una terza Roma alla guida della cristianità orientale. SNODO XIII: 27.1 ANOMALIE ITALIANE: Negli ultimi secoli del medioevo, in Italia, i processi politici erano specifici delle regioni dando vita ad avanzate civiltà con forti centri urbani ma deboli monarchie. Nei grandi regni europei. Le città mercantili erano tutelate dallo stato mentre qui le città manifatturiere e mercantili devono divenire esse stesse stati con elevati costi e ampi processi di ristrutturazione degli assetti tra XIV e XV. L’Italia del sud era più simile al resto d’Europa per tipologia di assetto. Qui però il re non può contare su città forti ed economicamente sviluppate. Quando vengono convocate le assemblee, raramente si nota l’egemonia dei baroni. La borghesia non è forte da appoggiare la costruzione di solidi assetti statali. La presenza precoce dello stato della chiesa, crea un policentrismo istituzionale, come in Germania, che se in Italia manca il riferimento unitario della figura del re. Qui nessuna forza egemonizza le altre. Il passaggio da comuni a stati regionali sottolinea questo policentrismo allontanandosi dall’unità, anche a causa dell’assenza di entrate fiscali stabili su cui poter contare. Alla fine del XV, l’Italia viene percepita come terra ricca e in posizione strategica, al centro dei traffici del mediterraneo. Diviene obiettivo per egemonizzazione continentale. Alla fine del XV, gli stati transalpini, potenti e militarmente organizzati, conquistano alcuni stati italiani che perdono l’indipendenza per secoli. In Italia la mancanza di unità territoriale e l’esercito mercenario, sono punti deboli che portano ad un continuo stato di divisione e conflitto. 27.2 FRAMMENTAZIONE POLITICA: Come l’impero di Germania e Borgogna, anche l’Italia era frammentata, ma a causa della presenza del papa che vene una minaccia al suo dominio in una potenziale unificazione, trovandosi questo al centro. Questo si allea dunque con la Francia in influenza antimperiale dalla metà del XIII, stringendo accordi fino agli svevi e al regno angioino in Sicilia, includendo anche le maggiori città del centro nord. In questo modo anche nella fase avignonese, i pontefici possono mettersi al centro di una politica sovranazionale, almeno fino a che lo scisma non ne ridimensiona le pretese. Nel 1270 è determinante la presenza della dinastia angioina. Carlo I è stato incoronato re di Sicilia dal papa, fa Napoli capitale e da qui coordina un’azione politica ad ampio raggio. Inoltre fa in modo di farsi riconoscere dai comuni del nord come quelli di Toscana e Piemonte. È in questi anni che il termine ghibellino viene usato sistematicamente, riferendosi agli oppositori della alleanza con il papa. Nel 1282 con la perdita della Sicilia si giunge ad un momento di crisi, ma con il nipote Roberto, l’autorità regia viene rilanciata rinnovando la signoria angioina su varie città come Firenze. Impone poi una cultura di impianto monarchico che condiziona le città. L’alleanza tra il papa e gli Angiò è dunque l’origine della divisione in guelfi e ghibellini. Tra la fine del 200 e l’inizio del 300, le città si schierano e nel 1266 i guelfi hanno la meglio su quasi tutte le grandi città, fino alla discesa dell’imperatore Enrico VII nel 1310. Anche al sud si diffondono le divisioni in seguito al 1282 con la separazione della Sicilia dal continente. Genova era minacciata dai Visconti ma comunque non fa come Venezia limitandosi ai controlli delle coste liguri e della Corsica. Il patriziato qui è diviso in fazioni e si sottomette a diverse signorie tra cui Visconti e Sforza. Rimane caratterizzata da debolezza politica ma prosperità economica. 28.2 STATO PONTIFICIO: Il papato dal XII ha uno stato pontificio più evoluto con sette province e un rettore a capo. Il potere del papa è discontinuo per la presenza di autorità locali che ne riconoscono l’autorità ma spesso sono in rapporti con potenze esterne di fazione ghibellina. Lo spostamento ad Avignone, impoverisce il dominio e soprattutto a Roma aumenta il disordine politico. Il senato è in balia delle fazioni e delle famiglie potenti e il flusso di pellegrini che portava ricchezza a Roma era molto diminuito. Una vicenda politica a Roma nel 1347 ha come protagonista Cola di Rienzo: un notaio dalle umili origini ma colto e folgorato dal mito dell’antica Roma. Vuole dunque restaurare la repubblica riunificando l’Italia centrale. È sostenuto dalla curia in chiave anti-nobiliare. Fu però vittima di una congiura che lo allontana dalla città. Torna a Roma solo sotto il pontificato di Innocenzo VI che lo invia come senatore. La sua politica autoritaria e il forte fiscalismo però gli procura l’inimicizia del popolo che lo uccide in una sommossa. Degli episodi di ribellione all’autorità papale fanno sì che la curia avignonese mandi a Roma dei cardinali per ripristinare l’ordine. Nel 1334 fallisce questo tentativo e l’assetto è quello di un’anarchia signorile. Un nuovo cardinale Egidio, restaura l’ordine sottoponendo le regioni ai rettori e costringendo i signori a riconoscere l’autorità papale. Viene elaborato un sistema di fortificazioni e nel 1357 promulgate le costituzioni egidiane. Alla morte di Egidio il sistema crolla. Per anni la giurisdizione papale sui territori rimase solo teorica. Con Martino V, Eugenio IV e Niccolò V però il controllo diviene effettivo. I papi negoziano accordi e patti per regolare i rapporti e le prerogative. I centri maggiori comunque mantengono la loro autorità e le antiche magistrature, in cambio di un giuramento di fedeltà al papa. Le esperienze signorili tra la Romagna e le Marche approfittano della debolezza dell’autorità papale, per espandersi e creare dei domini extra-regionali. Traevano la loro legittimità dal titolo di vicari del papa e la grande attitudine militare li rende spesso protagonisti delle guerre italiane del XV. 28.3 I REGNI: Carlo I d’Angiò, s’insedia militarmente nel sud con il supporto del papa e il sostegno economico da parte dei fiorentini. In questo modo paga i mercenari francesi con i feudi conquistati in Sicilia e affida agli ecclesiastici francesi, i vescovadi e le abbazie insulari. Il tutto amministrato da burocrati sempre francesi. Questo scatena il malcontento dei cittadini, soprattutto in Sicilia, dopo aver spostato la capitale del regno a Napoli da Palermo. L’aristocrazia siciliana è prevalentemente ghibellina e nel 1268 organizza un’insurrezione armata con un tentativo di riconquista da parte di Corradino della dinastia sveva. Palermo si rivolta contro la Francia. Nel 1282 all’ora del vespro del lunedì di pasqua. Chiedono aiuto a Pietro III d’Aragona, in concorrenza con gli Angiò e interessante ad espandersi nel mediterraneo. Nel 1296 la corona viene offerta a Federico III (figlio del re d’aragona) da parte delle aristocrazie siciliane. Qui la Sicilia si separa sia da Barcellona che da Napoli formando il regno della trinacria con la pace di Caltabellotta nel 1302. Il parlamento è su modello pattizio delle cortes. Alla morte del re l’aristocrazia si divide in fazioni che si battono per dividersi gli uffici e il controllo delle risorse. Dopo la morte di Federico IV nel 1377, i capi delle famiglie baronali, dividono il regno in valli con titoli di vicari in una situazione di anarchia. A lungo gli angioini cercando di riconquistare la Sicilia ma col tempo si concentrano su Napoli. Qui c’era l’obbligo di convocare il parlamento con Carlo II, così aristocratici e nobili ottengono ampie concessioni. Si sviluppa un potere baronale maggiore che in Sicilia, arrivando a costruire principati baronali con ampie autonomie. Per finanziare la politica internazionale, i sovrani s’indebitano con i banchi fiorentini e li pagano in feudi, uffici e privilegi. I fiorentini divengono molto influenti a Napoli, sede per eccellenza del guelfismo. Sotto Roberto I, Napoli conosce grande splendore culturale, politico ed economico. È un re molto colto e saggio. Capo guelfo e signore di comuni del nord con domini diretti in Provenza e Piemonte. Riempie la corte di intellettuali e Napoli emerge come piazza commerciale dove tutte le maggiori compagnie estere avevano delle filiali. Il centro politico era situato nel nuovo edificio Castelnuovo. L’evoluzione politica delle città avviene sfruttando la debolezza delle nuove dominazioni. Prive di autonomia sotto i re normanni, le amministrazioni politiche urbane cominciano dal XIII a dotarsi di propri organismi sottraendosi al controllo degli ufficiali regi. Ovunque un consiglio eleggeva gli ufficiali minori e in qualche caso si sviluppano magistrature collegiali. In Sicilia lo sviluppo politico avviene a partire dal regno di Federico III ma comunque nulla di paragonabile ai comuni. Il onto debole rimane il mancato sviluppo manifatturiero e mercantile che acuisce la sperequazione sociale. I regni di Napoli e Sicilia, sono compatti ma indeboliti dal potere monarchico. A Napoli con una crisi dinastica e in Sicilia a seguito di una spedizione militare guidata da Martino, nipote del re d’aragona nel 1392 con cui sconfigge i baroni e ricostituisce il parlamento. Alla sua morte la Sicilia viene riunificata al regno d’aragona e sottoposta all’autorità del viceré. Gli aragonesi ottengono la Sardegna in feudo da Bonifacio VIII nel 1297 e cominciano la conquista nel 1323. Vengono stipulati degli accordi con Pisa che mantiene Cagliari. Originariamente l’isola era divisa in quattro clan di cui sono uno sopravvive all’invasione: era un regno forte che riesce a sconfiggere gli aragonesi. Con delle istituzioni proprie emana nel 1347 un proprio codice rurale e nel 1392 la raccolta di consuetudini civili. Sono nella battaglia di Sanluri del 1409 gli aragonesi hanno la meglio e nel 1421 possono assegnare l’isola ad un viceré. Giovanna II d’Angiò muore senza eredi ma lascia la corona ad Alfonso V d’Aragona, che aveva adottato in vita. Questo subisce un duro conflitto con gli Angiò di Francia ma ne esce vincitore. Con l’appoggio di Filippo Maria Visconti, si crea un nuovo asse politico italiano cui si oppongono Genova e Firenze. Alfonso V detto di Magnanimo, ricostituisce l’antica unità del regno meridionale che con la Sardegna ricollega alla corona d’Aragona. Alfonso stabilisce la propria corte a Napoli favorendone la rifioritura culturale. Il figlio Ferrante continua il processo di riorganizzazione amministrativa e fiscale e il contenimento della feudalità. Questo scatena il malcontento dei baroni che si ribellano con il sostegno del papa ma vengono respinti dal re. Il dominio angioino-aragonese, integra l’economia meridionale. Nel regno di Napoli già alcune realtà erano orientate verso l’est. L’economia di queste conobbe un’accelerazione con la nuova moneta (gigliato) di re Roberto che ebbe larga diffusione. La lana e il grano vengono esportati in tutto il mediterraneo ma l’agricoltura non si sviluppa più di tanto a causa della mancata diversificazione delle culture, al contrario della Sicilia dove però la presenza di mercanti forestieri frena lo sviluppo. 28.4 CRISI DEL SISTEMA: La competizione politica e militare di inizio 1400 aumenta a metà del secolo. L’alleanza tra i Visconti e gli aragonesi insedia con le armi Alfonso V d’Aragona al trono di Napoli. La morte senza eredi di Filippo Maria Visconti nel 1450, porta a delle lotte dinastiche fino a che non viene chiamato Francesco Sforza, sposo della figlia naturale di Filippo Maria, con il sostegno di Firenze, anche per contrapporsi all’avanzata dei veneziani in Lombardia e il consenso dei Savoia e del re di Napoli. La lotta tra quest’alleanza e i veneziani continua fino al 1453 quando la notizia della caduta di Costantinopoli causa il disinteresse di Venezia che si impegna a difendere i domini orientali dai turchi. Nel XV i mercanti si affidano a mercenari professionisti organizzati in compagini permanenti comandate da un condottiero. Prima erano stranieri ma dal 1380 circa, ci si impegna ad assumere comandanti italiani che spesso si stabiliscono negli stati che servivano oppure l contrario alcuni singoli divengono condottieri. Tra i primi Francesco Sforza. Nel 1454 con la pace do Lodi, Francesco sforza diviene duca di Milano, e in quell’anno si stringe una lega tra Milano, Venezia, Firenze, stato pontificio, e Napoli. Aveva durata di 25 anni ed era rinnovabile. Prevede un esercito comune e la difesa da attacchi esterni. Con il tempo Aderiscono quasi tutti gli altri stati e potentati anche minori. Questa lega consente il mantenimento dell’equilibrio ed evita mire espansionistiche garantendo la pace per 40 anni anche se precaria, garantita dal rapporto molto stretto tra i vari stati. Lorenzo de Medici, è consapevole della fragilità di Firenze. Stringe dunque un’alleanza con Napoli e Francesco Sforza, contro Venezia e l’ambiguità dello stato pontificio. Viene sfruttato poi un nuovo strumento: l’insediamento di ambascerie stabili nelle diverse corti italiane. Per garantirsi una fitta rete di notizie quotidiane sulla base di cui agire. La lega garantisce la pace ma non la tranquillità. Gli assetti stati erano resi precari da continui assalti ai signori e dalle mire espansionistiche di Venezia e del papato. Con la pace del 1484 vengono ridimensionate le ambizioni del pontificato ma concede alcuni territori a Venezia. Durante l’ultimo decennio del XV, la morte dei maggiori protagonisti e fautori dell’equilibrio crea instabilità. Ludovico il moro (MI) chiede aiuto a Carlo VIII di Valois contro gli aragonesi di Napoli che rivendicano Milano per via dinastica. Così Carlo VIII scende in Italia invadendo Napoli e rivendicandone la corona per via dinastica a sua volta. Ne consegue l’inizio di un periodo di contesa tra stranieri per il controllo dell’Italia. SNODO XIV DALLA LEZIONE: Un evento geopolitico interessa il mediterraneo orientale tra XIV e XV secolo. Si tratta della grande evasione ottomana, turchi leader della grande presenza che si distende tra Asia centrale e mediterraneo. Prima del loro arrivo erano stati i turchi selgiuchidi a unificare questi territori. Questi sono tra i più occidentali, provenienti dall’Asia minore da cui parte un movimento di conquista che arriva a interessante, mediterraneo, Balcani e medio oriente fino a toccare il golfo persico. Dopo la caduta di Costantinopoli occupano i nord africa e l’Egitto creando una presenza politica nel mondo orientale che può essere d’intralcio ai movimenti commerciali tra occidente e oriente. La marina turca boicotta il commercio credendo di potersi espandere in Europa nel lungo periodo è una strategia militare ala quale contribuisce una coesione da parte dell’occidente e che si ritrova di nuovo impero nell’ideale di crociata alla fine del medioevo. Dal 1200 in poi si era smesso e partecipavano i pochi. Ora si ricomincia nei Balcani, Ungheria e alcune dominazioni parte dell’impero germanico. Ma da questo momento si ricomincia a fare le crociate in occidente. L’esito sul lungo termine è la battaglia di Lepanto dove i veneziani vincono contro i turchi portatori di una religione diversa. I veneziani con la cauda di Costantinopoli non hanno più garanzia di basi stabili e gli rimangono le isole che devono difendere con molte energie. Tutto questo genera bisogno di trovare delle nuove rotte commerciali. Nel XV l’Europa guarda ancora all’oriente come un modello anche per le innovazioni tecnologiche che poi loro importano come la stampa e la polvere da sparo. Questa necessità di movimento verso l’oriente è generata dalla spinta verso l’occidente perché pur se non si conosce esattamente come sia fatta l’africa si ha la speranza che l’oceano la circondi completamente e che quindi la sua circumnavigazione possa far giungere a india e Cina senza passare per le vie consuete. Si inizia a condurre viaggi di esplorazioni soprattutto condotti da italiani sotto monarchi iberici. Questi ultimi sono gli unici che percepiscono il potenziale. Questi viaggi portano a piccole importanti scoperte geografiche. Già nei primi decenni del 1400 si raggiungono delle isole fino ad ora sconosciute come Azzorre e Canarie e poi si comincia a percorrere lentamente tutta la costa africana. È il regno portoghese ad interessarsi particolarmente soprattutto perché è il più periferico e atlantico dei regni iberici. Per il
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