Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto manuale di storia medievale di Andrea Zorzi, Sintesi del corso di Storia Medievale

Riassunto del Manuale di storia medievale (seconda edizione) di Andrea Zorzi. Riassunto discorsivo ma non prolisso.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 18/01/2022

GessicaCarone
GessicaCarone 🇮🇹

4.7

(14)

7 documenti

1 / 52

Toggle sidebar
Discount

In offerta

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto manuale di storia medievale di Andrea Zorzi e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! STORIA MEDIEVALE SECOLI III-V CAP. 3) EDITTO DI MILANO In un incontro avvenuto a Milano nel 313, gli imperatori Costantino e Licinio si accordarono per equiparare il cristianesimo alle altre religioni lecite. L’editto stabiliva che i cristiani e tutti i sudditi dell'impero avessero piena libertà di culto. Alle comunità cristiane furono restituiti gli edifici di culto e i beni confiscati, con il diritto di costituire patrimoni e di ricevere eredità e donazioni. LE INVASIONI BARBARICHE Un fenomeno che trasformò il mondo romano furono le migrazioni di popoli barbarici all’interno dell'impero tra il IV e VI secolo. Migrazioni+spostamenti di intere popolazioni dell’ordine di decine di migliaia di persone. Le più miti regioni mediterranee e le ricchezze delle province imperiali esercitarono un’attrazione forte sulle tribù stanziate nei freddi paesi del nord. Per il probabile peggioramento delle condizioni climatiche, su di esse cominciarono a premere dalle steppe euroasiatiche anche altre tribù seminomadi alla ricerca di nuovi spazi verso ovest. Fu in particolare la formazione tra la fine del IV e la metà del V secolo di un impero da parte degli unni centrato sulla Pannonia che diede avvio ad un colossale processo di spostamenti a catena, che portarono alla disgregazione dell'ordinamento politico imperiale. Barbari erano, per i greci dapprima e poi per i romani, quei popoli che non parlavano il greco o il latino ma delle lingue incomprensibili e che non condividevano i loro costumi. Per estensione il termine designava tutte le popolazioni stanziate al di là del limes, cioè del confine dell'impero. Incursioni sempre più frequenti si susseguirono dal III secolo, ma fu lo spostamento dei visigoti alla ricerca di uno stanziamento definitivo l'elemento che destabilizzò l'equilibrio politico dell'impero tra la fine del IV e l’inizio del V secolo. | visigoti si scontrarono coi romani presso Adrianopoli, nel 378, dove l’esercito romano subì una clamorosa sconfitta e dove trovò la morte lo stesso imperatore Valente. Da lì, i visigoti condussero scorrerie in Grecia, in Macedonia, nell’Illirico e nella pianura padana, dove nel 401 saccheggiarono Aquileia e minacciarono Milano, prima di essere respinti dall'esercito romano. Guidati da Alarico, essi tornarono in Italia puntando direttamente su Roma, che saccheggiarono nel 410. Risalita la penisola ottennero di potersi stanziare nella Gallia meridionale, dove, combattendo come alleati contro altre popolazioni, misero sotto controllo l’intera Aquitania, costituendo di fatto nel 418 il primo regno barbarico all’interno del territorio imperiale. A questo punto, dopo la sconfitta di Adrianopoli, l’impero d'Oriente evitò eccessive contaminazioni con i barbari. Fu soprattutto la loro presenza nell'esercito, divenuta sempre più intensa, ad essere oggetto di crescenti sentimenti di ostilità a sfondo xenofobo destromissione violenta degli ufficiali di origine germanica dalle alte cariche militari. In Occidente, invece sentimenti di chiusura si alternavano a tentativi di integrare le popolazioni barbariche. Soluzioni pragmatiche furono tentate attraverso due formule: ® FOEDERATIO: truppe barbare sottoposte al comando dei capi tribali vennero inquadrate in veste di alleate, ricevendo un compenso (efficace peri franchi, che si batterono per difendere Gallia sett.); ®e HOSPITALITAS: concessione di un terzo delle tasse sulle terre di una determinata regione a gruppi etnici di rilevanti dimensioni che, insediandovisi, dichiaravano fedeltà all'impero e si impegnavano a fornire un appoggio militare pur rimanendo indipendenti. All’inizio del V secolo le frontiere dell'impero cedettero. Per affrontare i visigoti, il grosso dell’esercito era stato spostato in Italia, sguarnendo i confini settentrionali. La Britannia fu abbandonata nel 406 esponendola alle incursioni di pitti e scoti. Per affrontarli fu favorito l'insediamento come federati degli angli e dei sassoni, provenienti dalle coste continentali settentrionali, che crearono dei regni che indussero le popolazioni britanniche a ri rarsi in Galles e nella regione che da loro prese il nome di Bretagna. Il generale Ezio, in alleanza con franchi e visigoti, respinse l'invasione degli unni guidati da Attila, sconfitti in battaglia nel 451. Nel Mediterraneo, invece, i vandali si erano spostati nell'Africa del nord nel 429 dove invano l'impero cercò di federarli. Sotto la guida di Genserico, essi occuparono Cartagine nel 439, da dove esercitarono pirateria nel Mediterraneo e invasero le isole. Sempre via mare, saccheggiarono Roma nel 455. Quando le migrazioni sembrarono finalmente cessare, i rinnovati contrasti ai vertici dello stato ne indebolirono le capacità di controllo, ormai limitate all'Italia e ad una parte della Gallia: ® InGallia, ilgenerale romano Siagrio resse dal 464 al 486 un domicilio personale tra Loira e Senna, ultimo avamposto romano in un contesto ormai germanizzato; ® InItalia, nel 476 il generale sciro Odoacre depose il giovane Romolo Augustolo e restituì le insegne imperiali, dando vita ad un dominio personale che però non fu riconosciuto dall'imperatore d’Oriente Zenone, che affidò l’amministrazione della prefettura dell’Italia a Teodorico. Sconfitto Odoacre, nel 493, Teodorico diede vita ad un regno che avrebbe governato la penisola fino al 553. CAP.4) I REGNI ROMANO-BARBARICI Lo stanziamento dei barbari entro i confini dell'impero d'Occidente promosse la formazione di una serie di regni nel corso del V secolo. Ciò non significò la fine dell’Impero Romano, perché esso continuò ad esistere nella parte orientale. Gli stessi regni riconobbero l'autorità imperiale. Per i romani si trattò di elaborare nuove forme di convivenza con i barbari sotto l'autorità dei loro sovrani. Non a caso i regni vengono chiamati romano-barbarici proprio a sottolinearne la natura mista sul piano etnico e istituzionale. Là dove l'integrazione tra le due componenti fu più accentuata i regni si rivelarono più stabili. AI crescente abbandono delle città corrispose la sempre maggiore importanza del mondo rurale, dove le grandi proprietà fondiarie divennero il luogo primario dell’organizzazione economica e sociale. | latifondi rimasero in mano all’aristocrazia senatoria. La conversione al cristianesimo dell’aristocrazia romana si accentuò. Non fu infrequente il caso di personaggi eminenti, appartenenti a famiglie senatorie che, dopo aver ricoperto cariche civili, furono nominati vescovi. Nel progressivo venire meno delle strutture imperiali, furono infatti le istituzioni ecclesiastiche a garantire l'inquadramento delle popolazioni latine e la continuità col passato. Nelle campagne, i monasteri si offrirono come nuclei importanti di coesione sociale e culturale. Nelle città abbandonate dai funzionari imperiali, i vescovi si fecero carico dell’assistenza degli abitanti. Furono loro a trattare coi barbari. | barbari dovettero misurarsi con questa realtà. Essi furono ovunque una netta minoranza rispetto alle popolazioni di origine romana. Il loro stanziamento si concentrò in territori ristretti, intorno ai centri politici e ai luoghi di difesa strategica. In molte aree, invece, l'insediamento fu del tutto assente. Il possesso di terre produsse anche una differenziazione sociale tra i semplici guerrieri e i capi militari dotati di proprietà più estese+ da un lato una vera e propria aristocrazia di grandi possessorie e dall’altro un ceto di piccoli proprietari. | re erano innanzitutto capi militari eletti dagli uomini armati riuniti in assemblea. Nel corso del tempo la loro funzione dovette tramutarsi dalla semplice abilità a comandare sugli uomini alla più complessa capacità di governare il territorio. Crollata con l'impero anche ogni capacità di imporre le tasse, le risorse di cui i re potevano disporre provenivano dal fisco regio, vale a dire dal patrimonio della loro stirpe. dell’esercito longobardo, i quali si trasformarono in proprietari fondiari, pur mantenendo la caratteristica di uomini in armi (arimanni). | longobardi si distribuirono sul territorio in raggruppamenti familiari con funzioni militari (fare), sottoposti all'autorità dei capi guerrieri, i duchi. Questi erano cristiani di fede ariana, mentre la maggior parte del popolo seguiva ancora i culti religiosi di tradizione germanica. Un graduale superamento della contrapposizione tra longobardi ariani e romani cattolici fu avviato, grazie anche alla mediazione della regina Teodolinda, con papa Gregorio Magno (590-604), preoccupato di salvare Roma. Nel 653 re Ariperto abolì ufficialmente l’arianesimo. Costruita stabilmente a Pavia nel 626 la corte (pa/atium), fu soprattutto con Rotari (636-652) che fu rafforzato il potere del re, sviluppato un apparato di governo e organizzato il territorio in distretti più ordinati. | duchi dell’Italia centro-settentrionale furono trasformati in ufficiali regi, a capo di circoscrizioni incentrate in trono a città strategicamente importanti, e affiancati da funzionari minori come gli scu/dasci (capi-villaggio). Le grandi aziende agrarie regie, che costituivano la base economica del sovrano, erano affidate alla gestione di gastaldi. L'affermazione dell'autorità del sovrano fu sancita dalla promulgazione, nel 643, di un editto che raccolse in forma scritta le norme relative alla vita civile, ai rapporti patrimoniali, alla disciplina militare. Per la debolezza dei bizantini il dominio longobardo fu esteso alla Liguria e all’entroterra veneto. L’insieme dei territori rimasti sotto il controllo bizantino era stato riorganizzato alla fine del VI secolo e affidato ad un funzionario, l’esarca, che risiedeva a Ravenna e riuniva le funzioni civili e militari. Su molti ducati l'autorità imperiale finì con l'essere speso solo nominale:. Crebbero anche i patrimoni ecclesiastici, a cominciare da quelli dei vescovi di Ravenna e di Roma. AI primo l’imperatore concesse nel 666 l’autocefalia, cioè l'indipendenza disciplinare dal vescovo di Roma. Passata la fase della conquista, le condizioni della popolazioni italica migliorarono. All’inizio dell'VIII secolo, possessori di stirpe romana entrarono a far parte dell’esercito, mentre tra i vescovi e i monaci erano ormai numerosi gli appartenenti alla stirpe longobarda. La società ormai etnicamente mista trovò ulteriore consolidamento durante il regno di Liutprando (712-744), che si fregiò del titolo di christianus et catholicus princeps con l’intento di fare delle istituzioni ecclesiastiche un elemento di sostegno alla monarchia. Approfittando dell’indebolimento dell'autorità bizantina, Liutprando puntò alla conquista dell’esercato e dei territori bizantini sino al ducato di Roma. Il progetto suscitò la reazione del papato che sollecitò una vasta mobilitazione internazionale contro i longobardi. | re Astolfo e Desiderio (756-774) subirono le spedizioni dei franchi sollecitate dai papi, che culminarono nella conquista del regno nel 774 da parte di Carlo Magno. Carlo unì al titolo di re dei franchi quello di re dei longobardi. C. Solo l'avvento dei normanni nella seconda metà del XI secolo mise fine alla autonomia politica longobarda. Nell’eclissi del potere bizantino, il papato aveva assunto sempre maggiori funzioni di governo su Roma e sul suo ducato. | rapporti con l'impero si interruppero quando il papa non seguì gli orientamenti iconoclastici sostenuti da Leone III nel 726, che per rappresaglia staccò da Roma le diocesi dell’Italia meridionale e ne confiscò i patrimoni. Minacciati dai longobardi, i papi si rivolsero alla potente e cattolica dinastia dei Pipinidi, che nel 756 donò ai beati apostoli Pietro e Paolo numerosi territori dei logobardi+ dominio territoriale del papato, destinato a durare per oltre un millennio. SECOLI VI-1X Premessa: tra il VII e l'VIII secolo il Mediterraneo diviene uno spazio di connessioni tra le grandi civiltà che si affacciano alle sue sponde: IMPERO BIZANTINO, IMPERO ISLAMICO, IMPERO CAROLINGIO: CAP.5) IMPERO BIZANTINO Dissolto ad Occidente nel V secolo, l'impero romano continuò la sua millenaria vicenda ad Oriente. L'imperatore Giustiniano (527-565) elaborò un ambizioso programma di restaurazione (RENOVATIO IMPERII) per ridare all'impero la sua estensione originaria e un assetto unitario. Obiettivo fu la riconquista dei territori mediterranei dove si erano formati i domini barbarici: - Gli eserciti imperiali abbatterono con successo il regno dei vandali nell’Africa settentrionale nel 533-4 e quello degli ostrogoti in Italia dal 535 al 553 e recuperarono le coste meridionali della penisola iberica in mano ai visigoti nel 553-4; -Tuttavia, l'impegno nel Mediterraneo lasciò scoperta la frontiera sul Danubio dove si riversarono popolazioni che avviarono la slavizzazione dei Balcani; -Sul fronte orientale Giustiniano prese accordi col il sasanide Cosroe | che avrebbero dovuto assicurare paci eterne con l’impero persiano. Elaborò inoltre varie riforme: -Sul piano religioso, si impegnò a tutela della Chiesa e della fede, rafforzando il potere dei vescovi, rendendosi garante dell’ortodossia, colpenndo duramente le dottrine ereticali e perseguitando tutti i culti non cristiani (chiuse nel 529 la scuola neoplatonica di Atene); -Promosse inoltre anche una sistematica revisione del diritto che portò alla redazione di un nuovo codice, il CORPUS IURIS CIVILIS, che raccolse e selezionò criticamente le leggi in vigore. Fu articolato in 4 collezioni (Codex lustinianus, Digesta/Pandectae, Institutiones e Novellae consistutiones). In questo modo Giustiniano tentò per l’ultima volta di restaurare l'autorità dell’Impero Romano sull’Oriente e sull’Occidente. Tuttavia, la conquista parziale dei longobardi dell’Italia nel 569, il primo assestamento degli slavi nei Balcani nel 592 spostarono per sempre il baricentro dell'impero verso ORIENTE. In breve tempo Siria, Palestina, Egitto e nord Africa caddero sotto il dominio degli arabi e, in poco meno di un secolo, l'impero si ridusse a potenza regionale gravitante tra Egeo e Anatolia. Nell’età di Eraclito (610-641) e dei suoi successori si completò il passaggio dalla fase tardo antica dell'impero a quella propriamente bizantina (+ imperatore chiamato basileùs) a seguito di una profonda ristrutturazione: -Per il continuo stato di guerra, le funzioni militari acquisirono un peso crescente; -Furono create nuove unità amministrative, i thèémata (temi), poste al comando di uno stratego, che assommava autorità militare e quella civile; -L’esercito finì con l'essere composto sempre più da milizie locali, compensate dalla concessione di terreni trasmissibili in eredità; -La società rurale accrebbe il proprio peso e i villaggii diventarono unità di base dell’esazione fiscale, a scapito delle città, che subirono gravi abbandoni. CONTROVERSIA ICONOCLASTICA (all’interno dell'impero) > Nel 726 l’imperatore Leone III proibì la venerazione delle immagini sacre, aderendo al movimento che ne considerava idolatrico il culto e ne predicava la distruzione (iconoclastia). Gli obiettivi erano quelli di indebolire il potere dei monasteri e di confiscarne le terre per ridistribuirle ai soldati. Soprattutto, la lotta iconoclastica era volta a creare un fronte intorno compatto contro il pericolo islamico. Di contro agli iconoclasti vi erano gli iconoduli (adoratori di immagini) che ritenevano invece che l'incarnazione di Cristo rendesse legittimi la sua rappresentaizone e il culto della sua immagine. Fra questi vi erano le regioni bizantine dell’Italia centro- meridionale. Tale diversità di veduta segnò l’irreversibile allontanamento della Chiesa di Roma da quella orientale. Il culto delle immagini venne riammesso nel 843. SLAVI> Provenienti dalle pianure a nord dei Carpazi, si erano insediati fin dal VI secolo nei Balcani in piccole comunità di villaggio. Assediarono Costantinopoli nel 626 e diedero vita nel 681 ad un regno nel basso Danubio che nel corso dell’’VIII secolo si estese alla Pannonia e riportò diversi successi vs l’esercito bizantino. Costantinopoli favorì allora l’opera di evangelizzazione degli slavi per assimilarli alla civiltà bizantina >il re bulgaro Boris si convertì nell’864, ma decisiva si rivelò la missione dei monaci Cirillo e Metodio che, per favorire la diffusione del cristianesimo, tradussero la Bibbia in slavo elaborando un nuovo alfabeto (detto cirillico), derivato dal greco. Approfittando della crisi dell'impero islamico, Bisanzio riprese l'iniziativa nella seconda metà del IX secolo. | discendenti di Basilio | (867-886) riuscirono ad affermare la successione ereditaria al trono. Ciò permise alla dinastia dei Macedoni (867-1057) di guidare l'impero ad una rinnovata fase di sviluppo economico, politico: -In Asia Minore la riconquista si spinse fino alla Siria, alla Mesopotamia e all’Armenia; -Il recupero delle isole di Creta e di Cipro segnò la fine dell’egemonia navale araba e il riavviarsi delle relazioni commerciali con l'Occidente; -Bari tornò sotto il controllo dei bizantini nell’876 e posta al centro di un thema e poi, dal 975, di un nuovo funzionario, il catapano, cui facevano capo tutti i domini dell’Italia meridionale; -Basilio Il (976-1025) riconquistò la penisola balcanica, annientando i bulgari. Alla sua morte l'impero era tornato ad essere la forza politica più importante nel bacino del Mediterraneo orientale e nell'Europa balcanica. La sua influenza irradiava su un’area di civiltà che andava da Venezia al principato di Kiev e che è stata definita il Commonwealth bizantino; -L’esercito era tornato ad essere composto da soldati stipendiati, che sostituirono le milizie formate dai contadini (la piccola proprietà fu comunque tutelata e i villaggi rimasero le unità fiscali di base di base); -L’amministrazione civile fu separata da quella militare; -Ripresa dell’economia>rifioritura delle città. Qui venne formandosi una nuova aristocrazia (arconti) che possedeva terre e uffici pubblici; -l mercanti invece erano sottoposti a forti vincoli da parte dello stato che controllava produzione e distribuzione dei beni> L'investimento nel commercio fu sempre marginale nella società bizantina: la ricchezza continuò a basarsi sulla terra. Tali vincoli si trasformarono in fattori di debolezza quando cominciarono ad operare in Oriente i mercanti occidentali; la concessione nel 1082 di privilegi commerciali ai veneziani segnò l’inizio del declino economico di Bisanzio. La sconfitta patita a Mantzikert (in Armenia) nel 1071 vs i turchi selgiuchidi avviò l'erosione dell'impero. Nel 1054 si era prodotto lo scisma tra la Chiesa di Costantinopoli e quella di Roma. -Dal fisco reggio erano ricavate le dotazioni di terra (res de comitatu) che servivano a compensare gli ufficiali pubblici; -Reintroduzione sistema monetario basato sull’argento. Espugnata Pavia e catturato re Desiderio, Carlo Magno aveva messo fine nel 774 all'esperienza politica dei longobardi in Italia. Il regno fu incorporato al dominio dei franchi ma mantenne la sua autonomia: Carlo e poi il figlio Pipino si fregiarono del titolo di re dei longobari)., Carlo Magno dispose nell’806 la suddivisione patrimoniale dell’impero tra i figli. Unico sopravvissuto, Ludovico ne ereditò il potere alla morte nell’814, rafforzando il ruolo pubblico dei vescovi e accentuando i caratteri sacrali dell'ideologia imperiale (appellativo di Pio): nell’824, con la Constitutio romana, vincolò la consacrazione papale ad un preventivo giuramento di fedeltà all'imperatore. La sua successione aprì lotte violente fra gli eredi ben prima della sua morte nell’840. L'accordo siglato a Verdun nell’843 riconobbe a Ludovico i territori ad est del Reno, a Carlo il Calvo quelli più ad Occidente e a Lotario quelli compresi nella fascia intermedia dal nord al regno d’Italia, al quale fu abbinato il titolo imperiale, La morte senza eredi di Ludovico Il nell’875 avviò il tracollo della dinastia carolingia che si estinse nell’887 con la deposizione di Carlo il Grosso per mano dei grandi del regno. Le lotte dinastiche infatti avevano finito col rafforzare il potere delle aristocrazie locali, che inglobarono progressivamente nel proprio patrimonio le cariche pubbliche di conte, duca e marchese. ETA’ POSTCAROLINGIA (SECOLI IX-X1) CAP.8) ECONOMIA, SOCIETA’, POLITICA NUOVI SVILUPPI ECONOMICI Dal Ill al VII secolo calo demografico, epidemie. Dal VII secolo+ impoverimento materiale e diminuzione complessiva di ricchezza, dovuti alla fine dell'economia statale romana. Essa significò la scomparsa del ciclo di prelievo fiscale e ridistribuzione di ricchezza. Nel VI secolo> Il venir meno della fiscalità pubblica comportò la contrazione degli scambi di moneta. Le città persero la loro centralità di luoghi di consumo e di ridistribuzione di ricchezza. Tra il VII e VIII secolo + La scomparsa delle imposte statali rimise in circolazione una maggiore quantità di ricchezze+nascita di una domanda economica nuova-+èconiazione di monete d’argento in età carolingia. Schiavitù> Persistette fino al X secolo. Tra il III e il IV secolo anche i liberi coltivatori (coloni) furono costretti dalle leggi imperiali a risiedere sulla terra presa in affitto per non sfuggire al pagamento delle tasse. Solo dopo il Mille la schiavitù cominciò progressivamente a sparire. Caratteristica di fondo di questo periodo è la profonda ruralizzazione della società, conseguente alle crisi della città. AI fiorente mondo urbano della civiltà mediterranea antica subentrò un'Europa rurale. La società si raccolse intorno a grandi proprietà fondiarie, dette vi/lae o curtes. LE CITTA” e Scomparsa città>ristrutturazione tessuto urbano >ruralizzazione ® Nuovi poli aggregativi intorno alle istituzioni ecclesiastiche (cattedrale, battistero, cimitero); e poteri pubblici delle città furono quasi ovunque suppliti dalle gerarchie ecclesiastiche; e Conl’impero carolingio, le città furono sede delle nuove circoscrizioni politico-amministrative dipendenti dai conti; e Il destino economico delle città fu segnato dalla residenza dei grandi proprietari terrieri. Là dove essi continuarono ad abitare nelle città, i prodotti agrari continuarono ad essere smerciati nei mercati delle città, generando un surplus tale da mantenere anche la presenza di mercanti ed artigiani. Là dove i grandi possessori si spostarono a risiedere in campagna, furono poche le città che mantennero un’importanza economica; ® Presenza del vescovo rilevante per la centralità politica della città->intorno al vescovo emersero cittadini eminenti, diretta continuità delle vecchie famiglie dell’aristocrazia senatoria romana. Tra il Ve il VI la debolezza del potere dei rappresentanti del potere regio fece sì che le prerogative vescovili si ampliassero. Ma tra il VII e I’VIII secolo il potere carolingio riuscì a ripristinare una bipartizione di funzioni tra le competenze degli ufficiali pubblici e quelle dei prelati. Tuttavia, quando si dissolse l'impero carolingio, la presenza dei conti nelle città fu irrilevante e il vescovo acquisì la pienezza dei poteri pubblici, assumendo anche responsabilità pubbliche durante la seconda ondata di invasioni di popolazioni esterne all’Occidente europeo. Nell’XI secolo il vescovo agiva ormai come primo rappresentante dei suoi cittadini. LA CRISI DELL'IMPERO Nella seconda metà del IX secolo la divisione dinastica dell'impero carolingio, combinandosi con la sempre maggiore autonomia delle aristocrazie locali, accentuò la frammentazione dell'ordinamento pubblico. L'esito finale, alla deposizione di Carlo il Grosso nell’887, fu la disarticolazione dell'impero in più regni e l'attribuzione della dignità imperiale al titolare del regno italico. Il potere dei re e degli imperatori fu quasi sempre precario perché all’interno dei regni si formarono grandi dominazioni politiche quasi autonome, chiamate principati. Avvenne infatti che gli ufficiali pubblici (conti e marchesi) inizialmente di nomina imperiale riuscirono a rendere ereditaria la propria funzione, riducendo la capacità di controllo del sovrano e l'efficacia del suo governo. | conti e i marchesi, cioè, si trasformarono in grandi signori e dinasti locali. Dalla fine del IX secolo i conti e i marchesi esercitarono le loro funzioni su territori ormai differenti dalle circoscrizioni pubbliche, perché di minore e diversa estensione, chiamati contee e marchesati. All’interno dei principati, poi, vescovi e monasteri ottennero dai sovrani delle concessioni di immunità che esoneravano le loro proprietà dall’autorità e dal controllo degli ufficiali pubblici. Anche i grandi proprietari laici ottennero progressivamente esenzioni simili. © IL REGNO DEI FRANCHI OCCIDENTALI: LA FRANCIA> Distaccato ormai dall’888 da ogni dipendenza dal potere imperiale, subì un frazionamento causato dall’emersione di potenti principati. Solo alla fine del X secolo si affermò la potenza dei conti di Parigi che con Ugo Capeto ottennero il titolo regio nel 987. Il re, anche dopo la stabile affermazione dinastica, non riuscì mai ad esercitare una vera autorità su tutte le regioni. Di fatto, il suo dominio si limitò ai territori che riusciva a controllare direttamente, in una regione compresa tra la Senna e la Loira. La dipendenza dei grandi signori dal re fu poco più che formale, soprattutto nel sud della Francia, dove si formarono anche due regni di carattere regionale lungo il Rodano, quello di Borgogna e quello di Provenza; o IL REGNO ITALICO Situazione instabile per i numerosi pretendenti al trono e per gli interventi dei pontefici. Territorialmente, il regno ricalcava quello longobardo e carolingio. A contendersi la corona furono soprattutto gli esponenti di 4 grandi famiglie che avevano le loro radici in principati territoriali: i duchi e marchesi di Spoleto, Toscana, di Ivrea e del Friuli. Schierati in fronti contrapposti, essi coinvolsero nei loro conflitti anche i re di Borgogna e di Provenza e i duchi di Carinzia. Dopo alcuni decenni di regno di Berengario del Friuli (888-924) fu poi la volta di Rodolfo di Borgogna (924-926), di Ugo di Provenza e di Berengario Il di Ivrea (90-961). Al titolo di re d’Italia era connessa la dignità imperiale, con la consuetudine carolingia dell’incoronazione da parte del pontefice. Per questo, quando il re di Germania Ottone 1 fu sollecitato dal papato ad intervenire vs Berengario Il ricevette, oltre quella di re d’Italia nel 961, anche la corona imperiale> saldatura nesso tra le corone. IL REGNO DEI FRANCHI ORIENTALI: LA GERMANIA> L'elezione di Arnolfo di Carinzia (887-899), nipote di Ludovico il Germanico, ritardò di qualche tempo la crisi dell’autorità regia, che anche in Germania dovette fronteggiare la presenza di ampi ducati regionali. Il re ebbe sempre un ruolo simbolico, di giudice supremo e di guida militare. Enrico di Sassonia (919-936) acquistò prestigio organizzando l’esercito che si oppose agli ungari nel 933. Alla sua morte il figlio Ottone I fu re e nel suo regno (936-973) rafforzo in modo decisivo l'autorità regia. Egli integrò nella gestione del potere vescovi e abati di grandi monasteri, di cui si assicurò la nomina. Respinse le invasioni ungare e avviò l'espansione verso Oriente inglobando il ducato di Boemia. La sua incoronazione a Roma nel 962 restaurò l'autorità imperiale su nuove basi. Rispetto all’età carolingia, essa era ormai centrata sull’area tedesca e da allora i re di Germania divennero i naturali candidati alla dignità imperiale. Non avendo un apparato burocratico, gli imperatori della dinastia sassone rinunciarono ad emanare leggi, puntando a concedere privilegi ai propri interlocutori locali attraverso diplomi (provvedimenti con un destinatario unico). Il rilancio del ruolo sacrale dell’imperatore ribadì la sua funzione di protettore della cristianità: con il privilegium del 962, Ottone riconobbe le donazioni carolingie alla Chiesa, ma stabilì che il papa, una volta eletto, dovesse prestare giuramento all'imperatore. L'attivazione di relazioni diplomatiche con gli imperatori bizantini consentì ad Ottone di accreditare la sua autorità in Oriente. Fu il nipote Ottone III (996-1001) a vagheggiare una renovatio imperii carica di elementi simbolici di tradizione romana ed elaborata dagli intellettuali di corte, come Gerberto d’Aurillac, che fece eleggere papa nel 999. Ma, alla sua morte, il suo progetto si scontrò con la realtà dei forti poteri locali e l'impero sopravvisse come teutonico. LE NUOVE INVASIONI Nel IX secolo si assistette a nuove incursioni nell'impero da parte di popolazioni estranee. A differenza delle grandi migrazioni delle stirpi barbariche i nuovi aggressori non miravano ad insediarsi stabilmente ma a razziare bottino: SARACENI +Compirono incursioni dalle sponde del Mediterraneo. Sono popolazioni di varia origine etnica accomunate dalla conversione all’islam. Le incursioni via mare erano iniziativa di autonomi gruppi di predoni, che utilizzarono per esempio gli emirati italiani di Taranto e di Bari (tra l’840 e l'871) come basi per attacchi. Il saccheggio più celebre fu quello della basilica vaticana a Roma nell’846. Solo con la fine del X secolo le scorrerie saracene andarono esaurendosi; UNGARI+Dalla fine del IX secolo cominciarono a compiere periodiche spedizioni di saccheggio in vaste regioni dell'Europa centrale e in Italia. E' una popolazione proveniente dalle steppe attorno agli Urali settentrionali e insediatasi nell’antica Pannonia, che da loro prese il nome di Ungheria. La I LEGAMI SOCIALI: VASSALLI E BENEFICI L’età delle signorie fu caratterizzata dalla fitta trama di relazioni personali, soprattutto vassallatiche, che legavano tra loro i grandi e piccoli signori e i signori coi loro seguaci. La rete di relazioni di fedeltà personale costituì il vero collante della società occidentale europea tra I’VIII e l'XI secolo. Con il giuramento di fedeltà ad un individuo eminente (senior, signore) il vassallo (dal termine celtico latinizzato vassus, servitore) entrava nella clientela di un potente, impegnandosi a prestare per lui un servizio in genere di carattere militare. In cambio, il signore si impegnava a mantenerlo concedendogli delle fonti di reddito, quasi sempre terre da sfruttare. Il bene concesso come corrispettivo del servizio prestato era chiamato beneficio (dal latino beneficium). Il moltiplicarsi dei legami di vassallaggio richiese una crescente disponibilità di terre da offrire in beneficio: si fece così ricorso al patrimonio ecclesiastico, incamerato con l'occupazione o con contratti di cessione a lungo termine (efiteusi). Nell'ordinamento carolingio, alla morte dei titolari sia le cariche di ufficiale pubblico sia i benefici dovevano ritornare al re che li assegnava ad un’altra persona. Nella prassi però era comune che i grandi benefici e gli uffici pubblici fossero riconfermati agli eredi del defunto. Il capitolare emanato nell’877 a Quiery-sur-Oise dall'imperatore Carlo il Calvo alla vigilia di una spedizione militare sancì che le cariche e i benefici che fossero rimasti vacanti non dovessero essere attribuiti ad altri prima del rientro dei figli dell'ufficiale o del vassallo deceduto dequivaleva a rendere ereditari i benefici e tale tendenza si consolidò tra il IX e l'XI secolo, fino a valere anche per i benefici minori, cioè quelli concessi dai signori ai propri vassalli. Nel 1037 l’imperatore Corrado Il riconobbe con l’Edictum de beneficiis (noto anche come Constitutio de feudis) anche questo ulteriore stato di fatto, decretando che ad un vassallo non potesse essere sottratto il beneficio senza una giusta causa >legittimazione delle realtà signorili esistenti. VIOLENZE E CONFLITTI: L’INCASTELLAMENTO A partire dalla seconda metà del IX e per tutto il X secolo nelle campagne dell'Occidente europeo fu edificata una fitta trama di nuovi castelli. Le ragioni furono molteplici: -Necessità di difendersi da incursioni saracene, ungare e vichinghe; -Esigenza dei signori di garantirsi una base dalla quale esercitare la propria egemonia sul territorio; -Consolidare il proprio potere sugli uominii signori erigendo un castello estendevano la propria autorità su tutti i residenti delle aree limitrofe: in cambio della difesa, essi potevano pretendere di esercitare le prerogative di natura pubblica, il districtus o banno. La diffusione delle signorie incentrate sui castelli favorì la formazione di specialisti della guerra che aiutavano i potenti nell’esercizio del loro dominio e ne difendevano i beni: cavalieri (milites), così chiamati perché erano gli unici a spostarsi a cavallo. Compirono spesso violenze. LE TRASFORMAZIONI DELLA CRISTIANITA’ DAL Ill AL XIII SECOLO CAP.10) LE ESPERIENZE CRISTIANE NEL PRIMO MILLENNIO LE CHIESE LOCALI E L'ETA’ DEI CONCILI All’inizio vi fu una prima separazione fra laici e clero: ® Clero: Responsabile di ogni comunità era il vescovo, affiancato da preti (predicazioni liturgiche) e diaconi (compiti di assistenza e amministrazione). ® Laici: partecipavano all’elezione dei vescovi e alla gestione degli affari delle comunità. Aumento di fedeli> aumento di ricchezze della chiesa-+chiese come potenze economiche con patrimoni equivalenti a quelli delle grandi famiglie aristocratiche. Diocesi: territorio circostante alle chiese su cui si esercitava il ministero del vescovo (corrisposero alle circoscrizioni ammnistrative urbane di origine romana). Dal V secolo le campagne furono evangelizzate attraverso la fondazione di chiese battesimali, le pievi, direttamente controllate dal clero cittadino. L’autorevolezza dei vescovi crebbe nel tempo insieme alla loro assunzione di funzioni di guida non solo spirituale ma anche civile e politica delle città. Tra il IV e il V secolo, raggruppamenti di più diocesi furono sottoposti all'autorità di un vescovo di rango superiore, detto metropolita, che confermava i vescovi della propria provincia (sedi maggiori: Roma in Occidente, Alessandria in Egitto, Antiochia in Oriente). Fino a tutto il X secolo, priva di un’organizzazione e di un vertice, la Chiesa ebbe invece due istituzioni: e Assemblee del clero: convocate periodicamente dai metropoliti in sede provinciale (sinodi), per decidere questioni organizzative e disciplinari; e Concili: meno frequenti, grandi adunanze cui convenivano in gran numero i vescovi delle varie province della cristianità. Convocati dagli imperatori, in essi si definivano le verità di fede (dogmi), si regolamentavano i riti liturgici e si emanavano le leggi ecclesiastiche (canoni). Si presentò il problema di conciliare il principio del monoteismo (la fede in un unico Dio) con la molteplicità delle persone divine (Trinità). Le dispute dottrinali si concentrarono sulla definizione della natura di Cristo: o NelIV secolo, Ario di Alessandria difendeva la dottrina che sosteneva la natura non pienamente divina di Cristo di contro ad Atanasio di Alessandria che, nello stesso periodo, difendeva la dottrina che sosteneva la consustanzialità del Figlio col Padre; o NelV secolo, il patriarca di Costantinopoli, Nestorio, sostenne la duplicità della natura, umana e divina, di Cristo (nestorianesimo). Contemporaneamente, in Egitto e Siria si diffuse la dottrina che sosteneva l’unicità della natura divina di Cristo (monofisismo). Dal canto loro, gli imperatori cercarono di salvaguardare l’unità della cristianità emanando editti e convocando concili per formulare dogmi universalmente accettati (ortodossi da retta dottrina) di contro a tendenze ritenute erronee (eresie): per es., il concilio indetto a Nicea nel 325 da Costantino condannò come ereticale l’arianesimo, mentre quello di Calcedonia del 451 tentò un compromesso tra il nestorianesimo e il monofisismo. L’editto dei Tre capitoli emanato da Giustiniano nel 544, che condannava il nestorianesimo, produsse a sua volta una profonda spaccatura: i vescovi occidentali guidati da Virgilio di Roma rifiutarono di aderirvi, aprendo uno scisma che durò fino alla fine del VII secolo e che segnò l'opposizione delle sedi metropolite italiane ad ogni volontà centralistica. IL MONACHESIMO Accanto al fenomeno istituzionale centrato sulle chiese urbane, l’altra principale esperienza di vita cristiana fu caratterizzata dalla scelta individuale, monastica (monaco significa solitario), in risposta ad un'esigenza diffusa di distacco dal mondo, di rinuncia ai beni terrestri e di redenzione attraverso la preghiera e l’ascesi. Le prime pratiche di ricerca di solitudine spiriturale assunsero varie forme: -Eremitismo (eremìa, solitudine): gli eremiti si ritirarono a vivere nelle necropoli o nei deserti; -Cenobitismo (vita in comune dei monaci): condivisione della preghiera, del lavoro. | capi erano detti abati. Il monachesimo non fu caratteristico delle origini, ma si sviluppò solo a partire dal III secolo in Oriente. La prima comunità fu organizzata da un monaco egiziano, Pacomio, all’inizio del IV secolo. Dopo la metà del IV le esperienze monastiche si diffusero anche in Occidente. Il sorgere di comunità sempre più numerose richiese la redazione di norme che regolassero la vita dei monaci in tutti i suoi aspetti. Le regole seguivano l'esempio di Gesù, esaltando povertà, castità ed obbedienza. Le prime raccolte di regole vennero prodotte in Oriente nel IV secolo da Pacomio e da Basilio di Cesarea, le cui norme ebbero grande influenza sul monachesimo bizantino. In Occidente si susseguirono, tra le altre, quelle del fondatore del monastero di Montecassino, Benedetto da Norcia (redatte nel 540) e di Cesario di Arles (VI secolo), rivolte ai monasteri femminili. Alla fine, le regole furono uniformate per iniziativa dell’imperatore Ludovico il Pio, che nell’817 dispose che la regola benedettina diventasse il testo di riferimento per tutti i monasteri dell’Europa carolingia. MONACHESIMO IRLANDESE >I monaci furono protagonisti principali dell’evangelizzazione delle popolazioni rurali non raggiunte dal clero urbano. Una fisionomia particolare mostrò il monachesimo in Irlanda. L’evangelizzazione fu avviata alla metà del V secolo da un monaco della Brittania, Patrizio. L'isola era priva di città e quindi di una potenziale rete diocesana episcopale. Fu pertanto il monachesimo a costituire l'ossatura dell'intera struttura ecclesiastica: nell'isola furono i grandi abati a svolgere le funzioni riservate ai vescovi. Tale inquadramento monastico favorì lo sviluppo di forme di culto cristiano più monastico basato sulla specializzazione liturgica, sulle opere di misericordia e sullo studio. Il lavoro manuale fu invece demandato ai conversi e ai servi. Riconoscendo il primato papale, Cluny potè porre sotto la propria autorità i monasteri che accettassero il nuovo modo di vivere la regola benedettina. All’inizio del XII la potente congregazione raggiungeva 1200 priorati; EREMITISMO >Rifiutando di trasformare le abbazie in centri di potere, conobbero un deciso rilancio tra il X e l'XI le esperienze eremitiche, che intendevano riproporre gli ideali del primo monachesimo. Ispirandosi ai padri del deserto, figure come Romualdo di Ravenna e Giovanni Gualberto, diedero vita ed eremi che garantivano ampi spazi di isolamento e ascesi individuale; CLERO SECOLARE+Nel corso del X emersero nel clero secolare impulsi a forme di vita più rigorose. Vescovi come Attone di Vercelli o Raterio si impegnarono per il rinnovamento dei costumi e l'elevazione morale del clero. Condannavano l'attaccamento alle ricchezze materiali, la compravendita delle cariche ecclesiastiche (simonia), le pratiche di concubinato (nicolaismo), gli interessi dinastici più che pastorali. L'offensiva moralizzatrice puntò alla deposizione di sacerdoti simoniaci e alla scomunica dei preti concubinari; MOVIMENTI LAICALI+ Forte spinta al rinnovamento da parte degli abitanti delle città. Oggetto di contestazione furono le ricchezze accumulare dai prelati e il loro coinvolgimento nelle questioni temporali. Come rimedio si cominciò a praticare l’ideale evangelico della povertà, la rinuncia ai beni secolari e il ritorno alla Chiesa delle origini. La polemica si concentrò vs l'alto clero episcopale spesso con la complicità dei papi che, nello stesso periodo, tentavano di controllare le chiese locali. Lotte violente si ebbero nei decenni centrali del secolo XI a Firenze e a Milano, dove il movimento popolare prese il nome di patarìa e giunse a non riconoscere la validità dei sacramenti amministrati dai sacerdoti concubinari e a chiedere l’accesso diretto dei laici alle scritture in assenza di chierici adeguati al compito> messa in discussione della Chiesa come istituzione. Tutti questi movimenti trovarono solo nella metà del XI nel papato l'elemento capace di coordinarle. Fu l'imperatore Enrico III (1039-1056) ad agire a sostegno dell’istituzione pontificia, deponendo nel 1045 tre contendenti appartenenti a famiglie romane e nominando una serie di papi riformatori. Significativa fu l’opera del cluniacense Leone IX (1049-1054), che chiamò a Roma alcuni importanti riformatori e ingaggiò una lotta vs simonia e concubinato. Alla morte di Enrico IIII, Niccolò Il conferì una decisa accelerazione alla spinta riformatrice, convocando nel 1059 un concilio che fissò nuove regole per l'elezione pontificia: la scelta fu riservata ai soli cardinali, escludendo la partecipazione dei laici, compreso l’imperatore. Conseguenza fu che l'elezione del papa Anselmo da Baggio, successore di Niccolò, non fu riconosciuta dalla corte imperiale. CAP.11) LA CHIESA PONTIFICIA L'AFFERMAZIONE MONARCHICA DEL PAPATO Con l'elezione pontificia del cluniacense Ildebrando di Soana nel 1073, il processo di riforma delle istituzioni ecclesiastiche raggiunse il suo culmine. Fino ad allora il potere era stato diffuso orizzontalmente tra le varie chiese locali e il papa aveva goduto solo di un primato onorifico tra i vescovi e di particolare autorevolezza in materia di fede. Ma si trattava di un primato ideale, spesso contestato dalle sedi patriarcali. Con Gregorio VII (1073-1085) si assistette ad un nuovo impianto monarchico della Chiesa, che prevedeva: - un modello fortemente gerarchizzato del corpo ecclesiastico, escludendo i poteri laici da ogni ingerenza nella vita religiosa; -il papa come unico vertice; -la netta separazione di stili di vita tra laici ed ecclesiastici (fondata sul celibato del clero). La nuova struttura gerarchica, che enfatizzava il ruolo del papa, proponendolo come Guida morale della Chiesa, minava l'autorità del potere imperiale. La rivendicazione gregoriana della libertà della Chiesa (libertas ecclesiae) da ogni potere laico mise in discussione la natura dei rapporti tra papato e impero. Fin dall’età di Costantino la Chiesa era stata integrata nell'azione imperiale e i due poteri avevano collaborato alla guida della società cristiana. Alla fine del V secolo papa Gelasio | aveva equiparato /a sacra autorità dei pontefici e la potenza regale nel governo dell'impero, rivendicando una sorta di preminenza del potere religioso su quello politico, per la responsabilità dei sacerdoti di rendere conto al giudizio di Dio anche per gli stessi re. La sacralizzazione dell'impero imperiale era però riemersa in Occidente con Carlo Magno, mediata dall’incoronazione da parte del papato. Essa diede spazio a frequenti prevaricazioni sulla Chiesa, sintetizzate dalla plurisecolare pratica imperiale di eleggere i papi. Privare l’imperatore di tale prerogativa significava minare la sacralità del suo potere. Gregorio VII diede fondamento dottrinale al primato papale attraverso un testo, redatto nel 1075 e noto come Dictatus papae (Le affermazioni del papa), costituito da una serie di brevi proposizioni che ne definivano ruoli e funzioni. Esso si trattava probabilmente di uno schema di un trattato poi non redatto, destinato ad affermare il principio della preminenza del potere spirituale su quello temporale e del primato assoluto del pontefice romano nella Chiesa: solo il papa poteva istituire e deporre i vescovi, convocare i concili, giudicare e legiferare senza essere a sua volta giudicato, deporre gli imperatori, sciogliere i sudditi dall’obbedienza ai sovrani. Chi si opponeva alla sede romana poteva essere accusato di eresia. Era così delineato il progetto di una monarchia universale della Chiesa che fu attuato progressivamente da Gregorio VII e dai suoi successori. Gregorio VII fu supportato dai normanni e da numerosi sovrani cristiani, che gli si dichiararono vassalli (es. re di Inghilterra). La contrapposizione tra papato e impero si focalizzò sulle designazioni dei vescovi, prerogativa fino a quel momento dei sovrani, che li investivano di poteri pubblici. Preoccupati difendere le ricchezze materiali e la loro autonomia, i vescovi si schierarono in genere con l’imperatore. CONFLITTO ENRICO IV-GREGORIO VII e TRATTATO DI WORMS (1122)> Nel 1076 Enrico IV convocò un concilio di vescovi tedeschi che dichiarò deposto il papa; Gregorio VII reagì scomunicando l’imperatore, sciogliendone i sudditi da ogni obbedienza; Enrico IV indusse il pontefice a revocare la scomunica con un clamoroso atto di penitenza: nell'inverno nel 1077 si umiliò restando per tre giorni davanti al castello della contessa Matilde di Canossa, dove Gregorio era ospite, finché non fu ricevuto; Rilegittimato, Enrico IV riprese presto le ostilità, facendo eleggere come antipapa l'arcivescovo di Ravenna, Guiberto, e insediandolo con la forza a Roma nel 1084; Tratto in salvo dai fedeli normanni, Gregorio VII morì a Salerno nel 1085. Dopo conflitti e trattative si giunse ad un accordo sottoscritto a Worms nel 1122 da Callisto Il ed Enrico V, che stabiliva che l'elezione dei vescovi dovesse essere fatta ovunque dal clero e dal popolo delle città, e distingueva la consacrazione spirituale, riservata al clero, dall’investitura temporale, lasciata all’imperatore> > uscì rafforzata l'autorità pontificia, mentre l’ideologia imperiale fu minata: da allora le ambizioni universalistiche degli imperatori furono irreversibilmente ridimensionate. Innovazioni nelle istituzioni ecclesiastiche fra ’XI e il XII secolo: Chiesa romana operò come curia, cioè come governo centrale; Ritornarono ad essere frequenti i concili ecumenici, ora convocati dal papa direttamente a Roma e perciò detti /ateranensi (dal nome del palazzo Laterano che li ospitava); Si diffuse l’uso di inviare in Paesi lontani rappresentanti del pontefice, detti /egati, provvisti di poteri disciplinari e giurisdizionali. >ridimensionamento dell'autonomia delle chiese locali e dei poteri dei vescovi+subordinazione del mondo monastico all’autorità pontificia. Il papato guidò anche il movimento crociato che dalla fine del XI secolo si propose la liberazione dei luoghi santi della Palestina, occupati dai musulmani. Le controversie dottrinarie e liturgiche offrirono il pretesto per la scomunica reciproca tra il papa Leone IX e il patriarca Michele Cerulario nel 1054>Lo scisma tra la Chiesa orientale, che da allora si proclamò ortodossa, e quella cattolica, che rivendicò il primato universale del pontefice, non fu più ricomposto. CAP.12) LA RIPRESA ECONOMICA (SECOLI X-XIII) o La crescita della popolazione europea, già in atto dal IX, divenne più continua dal X, per proseguire per tutto il XIII > imponente incremento demografico, dovuto a: scomparsa epidemie; fine incursioni barbariche; miglioramento condizioni climatiche; accresciute disponibilità alimentari; o Diffusione insediamenti rurali; o Dissodamentie bonifiche, favoriti da progressi tecnici e da colonizzazioni; o Daun’economia basata su rendite agrarie si passò ad un'economia che produceva ricchezza attraverso scambi 3diffusione moneta; o Sviluppo città>sviluppo manifatture in tanti settori, dovute ad innovazioni tecnologiche; o Le diverse aree di produzioni furono collegate fra loro da reti di commercio internazionali che ebbero nei mercanti italiani e in quelli fiamminghi gli operatori privilegiati. CAP.13) LA DIFFUSIONE DEI RAPPORTI FEUDALI DALLA FEDELTA’ PERSONALE MILITARE AL RACCCORDO POLITICO I secoli XI-XIIl sono caratterizzati dal punto di vista sociale e politico dalla diffusione dei legami feudali. Riconosciamo due fasi di evoluzione del sistema di rapporti vassallatico-beneficiari: 1. FINO ALX SECOLO: i rapporti ebbero per oggetto la fedeltà personale di tipo militare che legava il vassallo al signore in cambio di un beneficio a vita. Il vassallo non poteva esercitare funzioni pubbliche sulle terre ottenute in beneficio, che non appartenevano al suo patrimonio, ma gli erano concesse come compenso economico della sua fedeltà militare; 2. DALL’XI: Col tempo, i benefici vennero incorporati nei patrimoni dei vassalli e resi ereditari dall’Edictum de beneficiis di Corrado Il del 1037>i rapporti vassallatici mutarono, trasformandosi da legami di fedeltà personale di tipo militare in raccordi di tipo politico, che legavano i feudatari ai loro signori nell’esercizio del poteredsi comincia a parlare di rapporti di tipo feudale (feudo sostituì beneficio). X secolo: BENEFICIO PROVVISORIO, VITALIZIO E REVOCABILE (rapporto MILITARE) > XI secolo: FEUDO EREDITARIO, IN PATRIMONIO VASSALO E RARAMENTE REVOCABILE (rapporto POLITICO). Tra I’XI e il XIII secolo l'espansione della società europea fu caratterizzata, sul piano politico, da un processo di ricomposizione dei poteri territoriali che il precedente sviluppo dell'ordinamento signorile aveva frammentato in una pluralità di nuclei. Strumento principale della ristrutturazione in quadri politici più ‘ampi furono le RELAZIONI FEUDALI, che sancirono in forme nuove i rapporti di potere. Il feudo divenne lo strumento preferenziale di concessione di diritti pubblici> Dall’XIl si elaborò il concetto di DIRITTO FEUDALE, atto a fare chiarezza in materia di delega dei poteri. | rapporti feudali potevano assumere una varietà di configurazioni: e FEUDUM NOBILE: i prìncipi concedono come benefici ai loro fedeli non solo le terre ma anche la giurisdizione su di esse; e FEUDOOBLATO: i signori locali, per legittimare i propri poteri, donano le loro terre ad un principe che gliele riconsegna come feudi; e OMAGGIO LIGIO: imposto da alcuni principi ai loro vassalli per assicurarsi la loro fedeltà. Il tradimento degli obblighi di fedeltà feudale tra il signore e il vassallo è detto crimine di fellonia. La moltiplicazione dei legami feudali determina la creazione di una rete di relazioni che raccorda tra loro tutti i poteri. Per descrivere la gerarchia dei poteri, giuristi di re ed imperatori elaborarono tra XII e XIII lo schema ideologico di una struttura piramidale, il cui vertice erogatore di legittimità era costituito dal sovrano>princiìpi territoriali> signori locali>cavalieri. Non corrisponde ad una realtà di fatto, ma l’immagine ben si adatta ai regni più centralizzati come quelli normanni. Rapporto fra signore-vassallo è rapporto fra PARI. LE AUTORITA’ UNIVERSALI E | LEGAMI FEUDALI (come si comportano papato e impero a seguito della diffusione dei rapporti feudali?) ® ILPAPATO IN RAPPORTO Al LEGAMI FEUDALI>Le aspirazioni universalistiche del papato, di proporsi cioè come vertice politico assoluto della cristianità, e non solo come capo della Chiesa cattolica, trovarono nei raccordi vassallatici lo strumento ideale per attuarsi. Il primo importante omaggio di fedeltà al pontefice fu prestato nel 1059 dal normanno Roberto il Guiscardo a Niccolò Il, che gli infeudò i ducati di Puglia e Calabria, legando così al papato le vicende dei normanni dell’Italia meridionale; ® L'IMPERO IN RAPPORTO Al LEGAMI FEUDALI Sin dall’età carolingia, l'impero aveva fatto ampio ricorso alle fedeltà vassallatiche per rafforzare il proprio ordinamento. Fu soprattutto con la dinastia degli Hohenstaufen che tra il XII e il XIII i sovrani tedeschi cercarono di consolidare la propria autorità attraverso il nuovo significato politico assunto dalle relazioni feudali (in particolare, si segnala l’azione di Federico 1). Tuttavia, l’azione degli imperatori fu limitata dalla capacità dei principi di controllare i propri territori. >L’IMPERATORE VASSALLO DEL PAPA? A differenza dei pontefici, gli imperatori non furono in grado di utilizzare gli strumenti feudali a sostegno delle proprie ambizioni universalistiche: esi riuscirono ad imporli solo nei territori che riuscivano a controllare. Spesso si sottomisero ai papi: si pensi a papa Innocenzo III che riuscì ad imporre l'omaggio feudale a vari re della cristianità. CAP.14) LA FORMAZIONE DEI REGNI LE MONARCHIE FEUDALI Tra l’XI e il XIII secolo in Occidente si assiste ad un processo di ricomposizione politica e territoriale guidato dalle MONARCHIE nel quale giocano un ruolo fondamentale i RAPPORTI FEUDALI (= MONARCHIE FEUDALI). Si trattò di un processo lento che portò, nell’XIII, alla stabilizzazione di regni capaci di inquadrare i dispersi poteri signorili/ecclesiastici/urbani locali in una rete di vincoli che faceva ormai calo alla figura del re. Il re in origine era un grande signore territoriale: i suoi poteri non si differenziavano da quelli dei principi territoriali (stabilizzazione dei patrimoni fondiari, cariche pubbliche rese dinastiche, imposizione propria autorità su un territorio ampio). Lo slancio fu rappresentato dalla capacità di alcune casate di affermarsi sulle altre. l re rivendicarono nuovamente la natura sacrale del proprio potere. Fu stabilizzato anche il principio che assicurava la continuità dinastica e la legittima successione. Il patrimonio e il titolo regio furono progressivamente indipendenti dalla persona che li deteneva: la corona divenne una nozione astratta che indicava il complesso di prerogative dell’autorità regia. Le nuove dinastie non intesero superare la pluralità di soggetti titolari di diritti e di poteri, ma solo di coordinarli politicamente attraverso l'adozione dei rapporti vassallatici che consentirono di mettere in relazione politica con la monarchia il complesso dei poteri locali (dipendenti dalla monarchia stessa). Le monarchie si dotarono di apparati burocratici sempre più articolati. Il governo diretto del territorio fu assicurato da ufficiali stipendiati che esercitavano poteri giudiziari, fiscali e amministrativi in rappresentanza del sovrano. Il controllo del territorio fu perseguito anche attraverso la rivendicazione di quote di giurisdizione che i signori locali furono costretti a cedere attraverso accordi scritti. Venne imposto il principio della superiorità del tribunale regio su quelli signorili. o REGNO DI FRANCIA: Il regno dei franchi occidentali, dopo la dissoluzione dell’impero carolingio, corrispondeva all’area della Gallia romana e costituiva, tra il X e l'XI secolo, un’area politica caratterizzata da un sistema di principati. 25 baroni, le richieste fiscali del sovrano e di partecipare all'esercizio della giustizia regia in caso di contrasto coi diritti dei vassalli; REGNO NORMANNO NELL’ITALIA MERIDIONALE > Tra il X e XI l’Italia meridionale era caratterizzata da forte frammentazione politica. Dall’XI cavalieri normanni costruirono piccoli domini quale ricompensa per i servizi militari prestati. >i mercenari normanni si trasformarono in signori territoriali. Il papa, irritato per l'omaggio che i normanni avevano prestato all'imperatore Enrico III nel 1047, ingaggiò una lotta vs di loro che culminò nella battaglia di Civitate nel 1053 in cui il venne sconfitto. Nel 1059 i capi normanni strinsero con Niccolò Il a Melfi un accordo che, in cambio della sottomissione feudale, conferiva a Roberto d'Altavilla, detto il Guiscardo, il titolo di duca di Puglia e di Calabria e l'avallo alla conquista della Sicilia musulmana. Con Guiscardo, conquista quas totale dell’Italia meridionale>fine presenze longobarde e bizantine. Guiscardo trovò la morte nel 1085 in una spedizione vs la Grecia bizantina. Il fratello Ruggero ingaggiò lotta per la conquista della Sicilia (1061-1091 presa di Noto). Divenne legato apostolico sotto concessione di Urbano Il nel 1098. Il figlio di Ruggero, Ruggero II, riunificò i diversi principati normanni, raccogliendo l’eredità del duca di Puglia e Calabria. Apertosi lo scisma tra Innocenzo Il e l’antipapa Anacleto II, Ruggero Il si schierò con quest’ultimo, dal quale ottenne nel 1130 il titolo di re di Sicilia. Vs Ruggero Il ci fu un'opposizione guidata dal papa e dall'imperatore e animata anche da alcuni baroni normanni, ma Ruggero riuscì a sbaragliarli nel giro di un decennio. Sotto di lui si segnalano: -solida organizzazione feudale, introdotta dai normanni, con controllo sui baroni; - istituzione curia feudale, composta da ministri e consiglieri con competenze specializzate; -ordinamenti volti a disciplinare meglio i rapporti tra corona e giurisdizioni dei feudatari e delle città promulgati nelle assise di Ariano (1140); -Catalogo dei baroni (1150): elenco benefici e obblighi militari dovuti dai baroni del regno. Alla sua morte, vi furono varie rivolte di baroni, fronteggiate da Guglielmo I. Dopo la morte di Guglielmo II, la corona passò a Costanza, figlia di Ruggero II, che sposò Enrico VI di Svevia (re di Sicilia nel 1195)> repressione delle rivolte dei baroni e annientamento dei dirigenti normanni. CAP.15) L'ESPANSIONE ARMATA DELLA CRISTIANITA” 1. LA RECONQUISTA E | REGNI IBERICI Reconquista: grande movimento di rioccupazione da parte dei cristiani dei territori conquistati dai musulmani all’interno della penisola iberica. Godette dell’appoggio del papato. Essa diede vita non ad un regno unitario ma ad una pluralità di organismi minori. Alla base della reconquista era la crisi generale del mondo musulmano: il califfato dell’al-Andalus si era frammentato in un pulviscolo di signorie territoriali. L’XI secolo vide la continua avanzata degli eserciti cristiani verso sud, fino alla conquista di Toledo nel 1085 da parte del re di Castiglia e Leon, Alfonso VI, che vi trasferì la capitale. Per reazione il califfato fu conquistato dalla dinastia berbera degli Armoravidi nel 1086, che fermò l'avanzata cristiana. La seconda fase della reconquista riprese solo verso la fine del XII secolo lungo 3 direttrici principali: Portogallo, Castiglia e Aragona. Decisiva si rivelò la vittoria degli eserciti cristiani a Cordova nel 1212 che aprì la strada alla riconquista delle principali città per mano di Ferdinando III di Castiglia e delle isole Baleari per iniziativa di Giacomo | d'Aragona. | regni cristiani iberici dovettero affrontare conflitti tra un potere regio in via di affermazione e un’aristocrazia sempre più potente per le rendite militari. 2. L'AREA IMPERIALE E L'ESPANSIONE VERSO EST Fra il XIl e il XIl l’area imperiale, e soprattutto il regno germanico e l’Italia centro-settentrionale, rimasero caratterizzate da una frantumazione locale dei poteri. L'impero non riusciva ad imporsi per la presenza di forti signorie territoriali e principati. Nel 1152, Federico I di Svevia fu eletto re di Germania: -incrementò i domini della casata delle regioni sud-occidentali della Germania affidandoli ai propri ministeriali; «utilizzò i legami feudali per consolidare il potere monarchico, ma fu costretto a concedere terre e diritti alla nobiltà per l'impossibilità di incamerare nel patrimonio della corona i feudi vacanti. -concesse ampi poteri ai vescovi nel 1213 (Bolla d’oro) e ai principi nel 1231. ESPANSIONE VERSO EST (Drang nach Osten)> Dalla metà del XII secolo ci fu un movimento di espansione territoriale verso l'Europa orientale ancora abitata da popolazioni pagane. | principi di Sassonia e di Baviera presero iniziativa militare lungo le coste del Baltico e in Boemia. Inizio XIII secolo: protagonisti della cristianizzazione diventano gli ordini monastici dei Cavalieri teutonici e dei Portaspada. Nei territori conquistati si formano nuove signorie ad opera dei nobili tedeschi. 3. LE CROCIATE IN TERRASANTA Dalla metà dell’XI secolo si consolidò l’uso da parte dei pontefici di concedere l’indulgenza, cioè la remissione dei peccati, a chi partecipasse alla reconquista armata della penisola iberica vs i musulmani idea di difendere la fede cristiana con le armi. Si decise di procedere alla liberazione della Terrasanta, cioè dei luoghi in cui era vissuto Gesù, abitato ormai da secoli dagli infedeli. In particolare, l’accesso a Gerusalemme era reso sempre più oneroso dalla dominazione della dinastia turca dei selgiuchidi. L’esortazione venne direttamente dal pontefice, Urbano II, in occasione di un'assemblea di feudatari e cavalieri francesi a Clermont nel 1095. Si trattò della prima indulgenza plenaria concessa da papa a tutti coloro che avrebbero preso parte alla spedizione. Nel 1096 si avviò una spedizione armata che raccolse alcuni dei maggiori esponenti dell’aristocrazia francese e normanna che conquistò Gerusalemme nel 1099 dopo sanguinosi combattimenti e massacri. Nei territori conquistati furono costituiti vari regni cristiani, basati su legami feudali. Furono istituiti ordini monastici militari. Tuttavia, i regni non furono in grado di resistere di fronte alla reazione musulmana. Ci fu una nuova spedizione del re di Francia, sostenuta dal papa e da Bernardo di Chiaravalle, che la configurò come un atto di penitenza del re e dei suoi cavalieri. Condotta tra il 1147 e il 1148, si risolse però in un nulla di fatto. Pochi decenni dopo si formò una nuova potenza islamica sotto il dominio del sultano detto Saladino, che riconquistò tutti i territori occupati dai cristiani ed entrò trionfalmente a Gerusalemme nel 1187 >fine dei regni crociati. La riconquista musulmana di Giovanni d’Acri, nel 1291, segnò la fine della presenza crociata in Oriente. L’idea di crociata fu messa a fuoco solo durante il pontificato di Innocenzo III (1198-1216). Prima, infatti, le spedizioni militari in Terrasanta erano state indicate coi termini di pellegrinaggio e di viaggio oltremare. Crociata: insieme di azioni militari dirette alla difesa dei luoghi cristiani e alla repressione dei nemici interni. Innocenzo III indisse una crociata vs i catari della Francia meridionale nel 1208. Le crociate non ebbero solo motivazioni religiose, ma anche economiche: nel 1202 i veneziani offrirono ai crociati che si erano radunati a Venezia di trasportarli in Oriente per commercio in cambio di una spedizione vs Costantinopoli. La città fu presa e saccheggiata nel 1204. Dopo il XIII secolo il movimento crociato venne esaurendosi MA crescente intolleranza da parte dei musulmani nei confronti degli occidentali. REGNO DI FRANCIA: -Luigi IX (1226-1270): Favorisce la conquista del regno di Sicilia da parte del fratello Carlo d'Angiò e promuove due sfortunate crociate, in cui trovò la morte. Rafforza l'ideologia regia che collega la dinastia capetingia alla tradizione carolingia. Rafforza il ruolo degli uffici centrali e avvia l'unificazione delle tradizioni normative e giuridiche; -Filippo IV il Bello (1285-1314): Limita l'autonomia giurisdizionale e fiscale del clero ed entra in conflitto con papa Bonifacio VIII. Convoca gli stati generali nel 1302 per ottenere il sostegno dei sudditi e rivendica la discendenza da Dio del potere regio; REGNO DI INGHILTERRA: Le perdite in terra francese e la concessione della Magna carta avevano indebolito le prerogative dei re inglesi. -Enrico Ill (1216-1272): vs pretese dei baroni, di piccola nobiltà rurale e città, che limitarono potere regio. Il favoritismo nei confronti dei parenti francesi della moglie, Ele di Provenza, suscitò ribellione della nobiltà, che ottenne l'espulsione degli stranieri e migliori condizioni fiscali con le Provvisioni di Oxford e Westminster nel 1258 e 1259. Il loro annullamento scatenò guerra vs baroni che Enrico li sconfisse. Inoltre, rafforzò apparato amministrativo, specie fiscale; -Edoardo l: intraprende una campagna di espansione del dominio regio a tutta l'isola. Conquista Galles nel 1283 e Sozia nel 1305. Convoca il parlamento regio nel 1295; REGNO DI SICILIA: Federico Il si insedia in Sicilia nel 1220 e persegue un rafforzamento del potere regio. Rivendica i diritti usurpati dai baroni e ribadisce l’assoggettamento delle comunità urbane. Sviluppa un efficiente apparato ammnistrativo. Nel 1231 raccoglie la sua legislazione nel Liber augustalis. Assicura al clero immunità giurisdizionale e fiscale. Alla sua morte gli subentrò il figlio Corrado IV, al quale subentrò Corradino, usurpato dallo zio Manfredi. Le lotte alla successione indussero il papa francese Urbano IV ad affidare la corona a Carlo d’Angiò, fratello del re di Francia Luigi IX, che sconfisse Manfredi nel 1266; REGNO DI CASTIGLIA: Alfonso X attua una politica di accentramento, trasforma la corte in un importante centro di cultura e promuove nel 1265 la raccolta legislativa Las siete partidas. Il potere regio entra spesso in conflitto con la nobiltà; REGNO DI ARAGONA: | re aragonesi si insediano in Sicilia tra 1282 e 1302 e avviano la conquista della Sardegna nel 1313. Politica basata su mediazione tra le disposizioni regie e interessi città; STATO PONTIFICIO: Innocenzo IIl rafforza il potere temporale ed estende il proprio dominio facendosi giurare fedeltà dalle città del Lazio, Umbria e Marche, in campo di autonomia in fisco e giustizia. In generale, i pontefici sviluppano un apparato burocratico che riscuote tributi in tutta la cristianità attraverso un sistema fiscale complesso che fa capo alla camera apostolica. Inoltre, si pongono come arbitri in un numero crescente di cause giudiziarie. SECOLI XII-XIV CAP.18) IL RINNOVAMENTO DELLA CULTURA> vd. scheda riassuntiva CAP.19) LE AUTONOMIE POLITICHE CITTA’ E COMUNI Lo sviluppo demografico, economico e sociale che le città europee conobbero tra l'XI e il XIII si tradusse in forme di governo orientate all’AUTONOMIA. Tale assetto istituzionale fu indicato col termine di COMUNE (per la messa in comune di diritti da parte delle collettività urbane). Tranne che nel regno italico, le autonomie si svilupparono nella forma di concessioni di diplomi da parte dei re e dei principi territoriali, che riconoscevano diritti parziali, imponevano quasi ovunque la presenza dei propri ufficiali e davano luogo a forme di governo misto. La dimensione del fenomeno dell’autogoverno cittadino fu europea, ma le aree italiane appartenenti al regno italico e allo stato pontificio furono all'avanguardia del fenomeno>dsolo lì si sviluppò una vera e propria CIVILTA’ COMUNALE>alto grado di autonomia; intensa circolazione di esperienze da un centro all’altro; forte articolazione e differenziazione sociale con ascesa e promozione sociale. Le città dell’Italia meridionale non conobbero invece una vera esperienza comunale. Lo sviluppo delle autonomie urbane fu qui frenato dall’instaurarsi della monarchia normanna: le città non espressero mai un pieno autogoverno, ma esercitarono limitate prerogative amministrative con l’avallo della monarchia (universitates). In Sardegna, invece, non ci fu alcun processo spontaneo verso il comune. Lo sviluppo di ampie autonomie politiche da parte delle città italiane fu dovuto a due condizioni: -la loro forza economica, sociale e culturale; -la debolezza dei sistemi politici entro cui esse erano inserite (impero e signori territoriali). Nelle città italiane la società si articolava intorno a tre componenti eminenti: > MILITES: aristocrazia militare urbana, legata vassalitamente al vescovo +competenza militare; > NEGOTIATORES: élite commerciale,fornita di ricchezze mobili e fondiarie> disponibilità economica; >» IUDICES: ceto di uomini di cultura in grado di elaborare il sapere competenza giuridica. A seguito del conflitto tra papato e impero, agli inizi del XII si creò un nuovo ordine politico, quello del COMUNE, che consistette inizialmente in: assemblee (conciones/arenghi) di cittadini eminenti che eleggevano come loro rappresentati temporali dei consoli per governo politico; partecipazione dei cittadini; principio elettivo; alternanza dei governanti e discussione politica. La rivendicazione di autonomia da parte delle città si manifestò nello scontro con l'impero nella metà del XII, quando in quasi tutte le città si erano formate le prime istituzioni comunali. Le città non disconobbero la sovranità imperiale, ma rivendicarono il diritto all’autogoverno, rifiutando l’invio di funzionari imperiali. Il conflitto con Fede Barbarossa portò alla formazione si una /ega lombarda nel 1167, capace di sconfiggere l’imperatore a Legnano nel 1176 e di costringere Fede | a trattare pace di Costanza (1183): le città poterono esercitare i poteri regi; eleggere propri consoli; costituire leghe ed esercitare diritti sul territorio. Con Fede Il ci fu un nuovo scontro con la lega lombarda, culminato nella battaglia di Cortenuova del 1237, in cui vinse il sovrano e ci fu sottomissione delle città, svanita con la morte di Fede Il nel 1250. Il pieno sviluppo politico maturò nella prima metà del XIII>istituzione della magistratura del podestà, affiancata da un gruppo ristretto di cittadini. Il podestà era reclutato ogni anno tra un novero di professionisti e presiedeva i consigli cittadini, guidava l’esercito e amministrava la giustizia. Il podestà cominciò anche a fare redigere per iscritto ai propri giudici e notai gli statuti. Sempre in questo periodo si assistette all'ascesa di gruppi sociali e familiari cosiddetti di popolo (mercanti, artigiani,..) fino ad allora esclusi dalla partecipazione politica. Alla metà del secolo in alcune città il popolo riuscì a mobilitare le sue società armate a base rionale per imporre nello spazio politico proprie istituzioni che affiancarono quelle del comune (consiglio generale e uno ristretto; collegio esecutivo; capitano). Tuttavia, l'affermazione dei governi di popolo non fu duratura. Nel XII fu avviata la conquista del contado, cioè di un’area corrispondente alla diocesi cittadina, alternando conflitti armati e accordi. L'’assoggettamento politico e fiscale delle cumunità rurali attirava perché garantiva approvvigionamenti alimentari e favoriva la diffusione della proprietà fondiaria. Non tutti i comuni furono città. A dare vita a forme di autogoverno furono infatti anche le comunità rurali, fenomeno dovuto alla più generale evoluzione della società rurale europea in XII e XIII con emancipazione dei contadini dalle dominazioni signorili: 1. Inuna prima fase, i signori concessero privilegi ai propri rustici, detti carte di franchigia o di libertà (riduzione fiscalità, limitazione attività agenti signorili); 2. Nel corso del Duecento, alcune comunità diedero luogo ad organismi dotati di ampie libertà. In Italia diverse comunità rurali si organizzarono con istituzioni di tipo consolare analoghe a quelle urbane per rivendicare nuove autonomie. A promuoverle furono le élite emerse dalla differenziazione della società rurale. ® Spese politiche e amministrative del papato crebbero> camera apostolica come ufficio di curia più importante, perché gestiva tasse raccolte attraverso una rete di nunzi e collettori; e Crescenti fenomeni di corruzione, specie vendita delle indulgenze perdita autorità morale papato è accuse crescenti di amoralità e dimondanizzazione: Dante Alighieri scrisse CATTIVITA’ AVIGNONESE, cioè prigionia del papato da parte della corona francese. Gregorio XI riuscì a riportare a Roma la curia nel gennaio del 1377. Tuttavia, le speranze di riforma vennero presto deluse: la morte improvvisa di Gregorio XI aprì un conflitto all’interno del collegio dei cardinali tra prelati italiani e francesi, per l'elezione del nuovo pontefice. Elezione di due papi: Urbano VI a Roma e Clemente VII ad Avignone è SCISMA INTERNO ALLA CHIESA D’OCCIDENTE: creazione di 2 collegi cardinali e 2 curie, una a Roma e una ad Avignone. NUOVI FERMENTI RELIGIOSI Dopo corruzione della Chiesa, venne avvertita l'esigenza di spiritualità più intima e rigorosa: o All’interno dell’ordine dei francescani, una corrente di frati, assertori di un pauperismo radicale, si contrapposero alla Chiesa come istituzione di potere>nel 1322 papa Giovani XXII la condannò come eresia. La corrente degli spirituali venne duramente repressa dall’inquisizione, nonostante l'appoggio dell’imperatore che depose il pontefice. Molti ancora i dissensi nel XI (fraticelli); o Gherardo Segarelli fondò la setta degli apostolici, che si propose di rinnovare la purezza dell’età degli apostoli: il movimento fu condannato come ereticale e Gherardo messo a morte nel 1300. Gli succedette fra Dolcino, cui Clemente V bandì vs una crociata e che venne anch'egli condannato; o Guglielmiti: dal nome di una donna boema, Guglielma, preconizzarono l'avvento di una nuova era dominata dalle donne. Subirono persecuzioni. La Chiesa, preoccupata per questi pericolosi fermenti, tra la fine del XIII e inizio XIV, ingaggiò molti processi, nei quali imputazioni di tipo politico (rebellis sanctae matris ecclesie) e accuse di eresie (hereticus manifestus)si intrecciavano in un’unica strategia repressiva. IL MOVIMENTO CONCILIARISTA Due papi>+indebolimento dell’autorità pontificia (i due erano costretti ad elargire più benefici). Aumentarono le richieste di ricomposizione della frattura: nel 1409 i prelati di entrambi i fronti riuscirono a convocare un concilio a Pisa che depose entrambi i pontefici, dichiarati eretici, ed elesse al pontificato Ale V, MA gli altri pontefici si rifiutarono di abdicare | papi divennero addirittura tre. Si diffuse l’idea della preminenza dei concili ecumenici sull’autorità del papato: il re di Germania Sigismondo, convoci concili nella città di Costanza, inaugurandolo il 5/11/1414. Tale concilio radunò 100inaia di prelati e sovrani e durò fino al 1418. L'approvazione dei decreti Haec Sancta del 1415 e Frequens del 1417 stabilì che il concilio derivava il suo potere direttamente da Cristo ed esercitava la sua autorità su tutti i cristiani, compreso il papa, e stabilì che dovesse essere convocato periodicamente. Nel 1417 fu eletto il primo papa ecumenico dopo 40 anni, Martino, che convocò un nuovo concilio a Basilea nel 1431: in questo concilio vennero ridimensionate le prerogative del papa in materia di benefici e fiscalità, riformato il collegio di cardinali e ridotto potere curia > NUOVO SCONTRO con il nuovo pontefice Eugenio IV, in disaccordo con tali decisioni: nel 1437 egli dichiarò decaduto il concilio e indisse una nuova assemblea a Ferrara, dove convennero anche prelati greci per una soluzione dello scisma della Chiesa ortodossa, con la quale fu in effetti sancita una precaria riunificazione a Firenze (1439). Tuttavia, la maggioranza dei conciliaristi rimase a Basilea, processando Eugenio IV e nominando come suo successore, nel 1439, Felice V>scisma con Chiesa di Costantinopoli risolto, MA nuovo scisma interno alla Chiesa cattolica>indebolimento movimento conciliarista e suo definitivo scioglimento dopo l'elezione del nuovo pontefice Niccolò V (1449). Il movimento conciliarista fu alla base della fondazione di CHIESE NAZIONALI, che ruppero definitivamente l’unità della cristianità. L’indebolimento dell’autorità pontificia consentì infatti ai sovrani di svincolare dal controllo della curia il governo delle istituzioni ecclesiastiche locali: nel 1438, il re di Francia emanò la Prammatica sanzione, che si richiamava ai decreti di Costanza e Basilea, per proclamare l'elezione locale dei vescovi e degli abati, la competenza dei tribunali civili in materia ecclesiastica e la drastica riduzione dell'intervento papale in tema di tasse e benefici. LA RITROVATA AUTORITA’ PONTIFICIA Tuttavia, la disunione emersa a Basilea aveva mostrato l'incapacità del concilio di proporsi come governo autorevole della cristianità-> prevalenza di nuovo autorità del papato. Lo stesso pontefice Pio II, l’umanista italiano Enea Silvio Piccolomini, con la bolla Execrabilis del 1460 negò l’idea del concilio come organo superiore. Dalla metà del XV>ritorno alla centralizzazione del governo nelle mani del pontefice, attraverso: -Controllo locale da parte del papa di tasse, giurisdizioni e uffici ecclesiastici; -Gli uffici di curia tornarono ad esercitare funzioni crescenti in materia giudiziaria e per i benefici; -Ampliamento collegio dei cardinali (70) con introduzione famiglie europee e italiane; -ll papato si rintegrò pienamente nella politica italiana, restaurando dominio su stato pontificio; -Accentuazione, nel ‘400, di orientamenti mondani nella Chiesa> prassi abituale divenne l'accumulo dei beni ecclesiastici e il loro subappalto; - NEPOTISMO (presente fin dal XII ma riprese vigore nel XV): pontefici affidavano cariche e benefici ecclesiastici a membri della propria famiglia creazione di vere e proprie dinastie di uomini di Chiesa; -Nel ‘400 curia ricca e festosa +rinnovamento architettonico di Roma. CAP.23) GLI IMPERI L'IMPERO TEDESCO Il potere dell'impero era stato ridimensionato dalla debolezza dei successori di Fede II> l'influenza degli imperatori si ridusse definitivamente al solo territorio tedesco, nel quale, per altro, non era riusciti ad imporsi con efficacia, perché vigeva ancora il principio elettivo della carica, non dinastico. Nella prima metà del XIV venne affermandosi il ruolo di un certo numero di grandi elettori, laici ed ecclesiastici, chiamati a designare il re di Germania: nella dieta di Rhens del 1338, insieme a Ludovico di Baviera essi stabilirono che il futuro sovrano avrebbe associato automaticamente la corona regia a quella imperiale, senza bisogno di conferma da parte del papa. Carlo IV di Lussemburgo nel 1356 emanò una disposizione nota come Bolla d’oro al fine di rendere più chiare le procedure di elezione del papa: essa fissò il collegio di 7 principi che avevano il privilegio di eleggere l’imperatore secondo determinate ritualità e confermò come non fosse più necessario ottenere anche la corona d’Italia e la consacrazione pontificia >titolo imperiale perse così le pretese universalistiche, accentuando la sua natura prettamente tedesca. A contendersi il titolo imperiale tra il XIV e il XV furono principalmente tre famiglie: Wittelsbach, Lussemburgo e Asburgo. | secondi controllarono per circa un secolo la corona imperiale (1348-1337), ma non riuscirono a renderla dinastia. L'ultimo sovrano della casata, Sigismondo, diede in sposa la figlia ad Alberto d'Asburgo titolo imperiale agli Asburgo che lo detennero per tutta l'età moderna dcarica imperiale divenne dinastica. Tuttavia, a causa della vastità dell'impero e l'autonomia sempre maggiore di città e principati territoriali, l'impero non ebbe mai una sovranità uniforme: l'autorità imperiale si esercitò regolarmente in poche aree. Tali territori erano noti come Lander, vale a dire retti da un signore, accomunati da un unico diritto consuetudinario e spesso da patti di pace territoriale sottoscritti dai diversi organismi politici presenti al loro interno (comunità rurali, città, ecc..). | principi qui riprodussero tutte le strutture amministrative tipicje degli stati sovrani (apparati fiscali, eserciti, tribunali, ecc..). Nell'area renana, nella Germania meridionale e sulle coste del Mar Baltico si erano sviluppate le maggiori città tedesche che si riunirono in leghe vs i principi territoriali, ma furono costrette a sciogliersi a seguiti di pesanti sconfitte e della pace generale del 1399. « HANSA> unioni di mercanti tedeschi diffuse nell’area baltica e reniana fin dall'XI. Nel 1364 le varie associazioni si fusero in un'unica lega, comprendente 200 centri, che divenne una potenza economica e militare di primo piano per tutto il XV. -Contingenti di milizie dislocate nei territori del regno; presenza di giudici itineranti di nomina regia nelle province per controllare l’attività dei tribunali locali, signorili e cittadini; istituzione di tribunali periferici e centrali; presso le corti furono istituiti tribunali supremi; -l sovrani istituirono eserciti professionali composti da mercenari, ma poiché questi erano poco affidabili, ci si orientò verso la creazione di eserciti permanenti, posti agli ordini di ufficiali nominati dal re>trasformazione del mestiere delle armi in una vera e propria carriera militare; -Creazione di corpi stabili di funzionari incaricati di presiedere alla cura delle relazioni diplomatiche dal XV, si affermò la prassi di delegare i rapporti tra i singoli stati ad ambasciatori che risiedevano presso le corti estere ed erano in costante rapporto con la madre patria. CARATTERISTICHE COMUNI DEGLI STATI IN QUESTO PERIODO STATI COMPOSITI l’autorità dei sovrani, benché di questo periodo si rafforzò, non fu mai esercitata ovunque nel regno in forma assoluta, perché fu sempre limitata da una pluralità di organismi politici minori (città, nobiltà, ecc..)-> Stati come REALTA’ COMPOSITE; CONFLITTI TRA SOVRANI E CORPI POLITICI+ Rivolte della nobiltà e dei contadini all’accresciuto potere dei sovrani costellarono il XIV e XV (es: rivolta di corporazione dei mercanti a Parigi, 1358); LA NATURA PATTIZIA DEL POTERE Date le tante rivolte, i sovrani cercarono modi di legittimazione che derivassero da accordi consensuali: prese forma una gestione pattizia del potere che portò a riconoscere la sovranità del re in cambio del riconoscimento dei diritti e delle autonomie locali (delegazione del governo dei territori dello stato a città e signori). Il re si propose come mediatore tra i vari corpi politici; ASSEMBLEE RAPPRESENTATIVE Espressione del patto reciproco tra il sovrano e il regno, si svilupparono in molti stati tra XIV e XI: stati generali in Francia, cortes in Spagna, parlamenti in Inghilterra e diete in Germania. Esse erano costituite dai rappresentati dell’aristocrazia e della piccola nobiltà, del clero, dei mercanti, dei contadini. Il sovrano era tenuto a convocarle quando intendeva emanare una legge o introdurre una tassa che potesse ledere i privilegi tradizionali: si diffuse il principio quod omnes tangit ad omnibus approbetur. Divennero il luogo della mediazione tra gli interessi della corona e i gruppi politici e sociali più importanti dei regni; SENTIMENTO NAZIONALE> Si cominciò a formare consapevolezza dell’esistenza di interessi comuni e la comunità politica si identificò in un paese. Un segnale importane fu dato dal concilio di Costanza, dove i partecipanti decisero di votare non individualmente ma per nazioni; POTERI INFORMALI> Ritualità del potere, azione delle fazioni, reti di clientela, ecce cc... CAP.25) VERSO GLI STATI NAZIONALI LA GUERRA DEI CENT'ANNI Si usa definire così la serie di conflitti bellici che, in Francia, contrapposero la CORONA INGLESE VS CORONA FRANCESE tra il 1337 e il 1453 (di cui 53 anni con combattimenti effettivi). Da secoli i sovrani inglesi possedevano territori e diritti nel regno di Francia, di cui erano vassalli. Perciò, quando nel 1328 il re di Francia Carlo IV morì senza eredi, il re di Inghilterra Eduardo III, che ne era nipote, rivendicò il diritto di succedergli. Tuttavia, la guida del regno fu affidata a Filippo IV di Valois, che confiscò i feudi francesi di Edoardo e lo indusse a muovere guerra nel 1337, puntando soprattutto alla conquista delle Fiandre (per commercio). L'esercito inglese, basato sulla fanteria e sull’uso innovativo delle bombarde, sbaragliò più volte (a Crècy nel 1346 e a Poitiers nel 1356) la più lenta e indisciplinata cavalleria feudale francese, conquistando territori nel sud-ovest e precipitando nel caos la Francia>nel 1358 i contadini insorsero vs la nobiltà e a Parigi una rivolta guidata dai mercanti impose agli stati generali il controllo dell’amministrazione regia. La pace di Brètigny del 1360 sancì la sovranità inglese su circa un terzo del territorio francese. Tuttavia, l’inasprimento fiscale per le spese belliche fece scoppiare disordini anche in Inghilterra nei decenni seguenti, consentendo ai francesi di riconquistare entro il 1380 tutti i domini inglesi su continente. | disturbi mentali che impedirono di governare al nuovo re Carlo IV fecero emergere, però, due fazioni che scatenarono una nuova guerra civile in Francia. Approfittandone, con l'appoggio del duca di Borgogna, Enrico V d'Inghilterra riprese le ostilità, e dopo la decisiva vittoria ad Azincourt nel 1415, conquistò quasi tutta la Francia settentrionale, ottenendo nel 1420 la corona di Francia. Prese allora corpo una reazione antinglese per iniziativa delle popolazioni contadine, che trovò un simbolo in una giovane lorenese, Giovanna d'Arco, che sosteneva di udire voci dal cielo che le indicavano di aiutare il nuovo re di Francia Carlo VII. Ella guidò le milizie regie alla liberazione di Orléans (1429). Il duca di Borgogna, alla fine, si riconciliò con Carlo VII nel 1435, in cambio dell’indipendenza. Il re francese riuscì a porre fine al conflitto con una serie di decisive vittorie tra il 1449 e 1451> Dal 1453 agli inglesi rimase in territorio francese solo il porto di Calais. Dopo la guerra i regni assunsero una fisionomia stabile, destinata a durare nel tempo. Conseguenze: o Emerse sentimento nazionale>senso di appartenenza e odio per stranieri; © Creazione apparati statali più stabili ed efficienti; o Spese belliche onerose richiesero inasprimento della fiscalità; o Ristrutturazione esercito: sostituzione delle dispendiose e inaffidabili milizie di cavalieri mercenari con compagnie stanziali di fanti e di arcieri reclutate tra i sudditi. Il processo di formazione statale fu più intenso in Francia e in Inghilterra rispetto agli altri regni europei: solo in essi i poteri monarchici riuscirono a delimitare fortemente quelli degli altri gruppi politici: LO STATO FRANCESE: -Filo IV (1285-1314) attuò interventi di rafforzamento patrimoniale e fiscale, come confische ai danni del clero (a seguito dell’esito favorevole del conflitto col papato) e incamerazione beni dell’ordine dei Templari. Inoltre, rafforzò anche gli uffici periferici con funzionari regi; -SVILUPPO DI ISTITUZIONI DI GOVERNO REGIO: Passò attraverso 3 fasi: 1. 1330-1380> inasprimento pressione fiscale per spese belliche che diedero luogo a conflitti sociali, composti da un più intenso coinvolgimento degli stati generali e provinciali; 2. 1380-1430+indebolimento autorità regia e corte divenne luogo di scontro fra fazioni avverse; 3. 1430-1490>ritrovata autorità regia che guidò la liberazione della Francia e conseguente rafforzamento del controllo monarchico, con radicamento di apparato di ufficiali inamovibili. -CRESCITA APPARATI REGI: Formazione uffici specializzati, assemblee rappresentative, ricevitori ecc -DIVISIONE IN FAZIONI: Quando nel 1392 Carlo VI fu riconosciuto incapace di governare, emersero due fazioni: quella guidata dal fratello del re, Luigi d’Orlèans, che assunse la reggenza del regno e sostenne la continuità della politica fiscale (che favoriva i gruppi esenti da imposte) e la crescita degli apparati amministrativi; e quella guidata dal duca di Borgogna, Filo l’Ardito, fautrice di una riforma in senso antifiscale che limitasse il potere d'azione degli ufficiali regi e sostenuta da nobiltà minore, masse popolari, ecc..La prima fazione sostenne la centralità della corte regia; la seconda finì invece con l’appoggiare le pretese dei re inglesi sulla corona francese, affiancandoli nella guerra(infatti consegnò Giovanna d'Arco agli inglesi nel 1430); -ACCENTRAMENTO MONARCHICO, che si realizzò con Carlo VII (1422-1461) e Luigi XI (1461-1483), il quale sconfisse l’alta nobiltà a MontIhèry nel 1464 e recuperò il controllo di feudi; -SENTIMENTO NAZIONALE: dovuto a Guerra dei Cent'anni e anche all’emancipazione della Chiesa locale dall’autorità di quella romana (clero e re dichiararono di sottrarsi all’obbedienza del papa avignonese e Carlo VII, nel 1438, con la Prammatica sanzione, stabilì che le istituzioni ecclesiastiche francesi fossero sotto il controllo della Chiesa gallicana). Contribuì anche la figura di Giovanna d'Arco. Si formarono ben presto due schieramenti: guelfo (alleati dei sovrani angioini e dei pontefici) e ghibellino (coloro che si opponevano all’altro fronte nella speranza di un intervento imperiale in Italia). Gli ultimi imperatori permisero ai signori cittadini di rafforzare la propria autorità attraverso l'attribuzione del titolo di vicario, in cambio di cospicui tributi>mutazione poteri signorili, allentando i rapporti di consenso dei signori con la comunità cittadina > consolidamento autoritario del potere->emergere nel lessico politico della prima metà del ‘300 di termini tiranno e tirannide. Il processo di ricomposizione territoriale che altrove in Europa fu realizzato dai sovrani e dai principi territoriali, nell'Italia centro-settentrionale fu avviato da quelle città che tra il XIl e il XIII costituirono un proprio contado, assoggettando i signori e gli altri poteri presenti sul territorio. Dall’intensa competizione politica e militare che ci durò fino alla metà del XV emerse un sistema politico centrato su pochi stati di medie dimensioni regionali. A prevalere furono le realtà demografiche ed economiche più forti. L’Italia del sud, invece, era da tempo organizzata politicamente in forma monarchica e tendenzialmente accentrata. Era questa l’Italia più simile al resto dell'Europa occidentale con preponderanza della nobiltà, assemblee rappresentative e analoghi processi di formazione in senso statale. CAP.28) GLI STATI TERRITORIALI Tra il XIV e il XV il quadro frammentazioni dell’Italia comunale e signorile fu ricomposto in un sistema politico stabile di stati territoriali a dimensione regionale > semplificazione della geografia politica italiana. Protagoniste del processo di formazione statale furono alcune realtà urbane capace di imporsi in una lunga competizione politica e militare. Come gli stati europei di impianto monarchico, anche negli stati italiani le autorità superiori non esercitarono mai la totalità dei poteri sul territorio, ma la condivisero con una varietà di corpi territoriali in un ordinamento di tipo dualistico. Le autorità dominanti furono costrette a negoziare patti, riconoscendo ai centri urbani ampie facoltà di governo locale. La differenza che caratterizzò l’esperienza delle realtà statali italiane fu data invece dal diverso ruolo delle CITTA’: esse si proposero come interlocutrici privilegiate delle dominanti, senza la mediazione di strutture rappresentative come i parlamenti nei regni. | gruppi dirigenti locali furono esclusi dal governo degli stati, ma mantennero il controllo delle risorse economiche e amministrative municipali. | primi tentatici di creare degli stati sovracittadini furono promossi da signori urbani nella prima metà del ‘300: es i Dalla Scala di Verona e i Visconti in Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia (espansione maggiore). La formazione di domini territoriali da parte delle principali città comunali polarizzò il sistema politico italiano intorno a 5 stati regionali (Milano, Venezia, Firenze, Stato Pontificio e regno di Napoli e Sicilia) con il contorno di alcune formazioni minori. Tuttavia, il superamento della frammentazione politica non diede luogo alla formazione di uno stato unitario nazionale perché questa fu frenata dal particolarismo locale. LO STATO PONTIFICIO Nel XIII il dominio dello stato pontificio comprendeva 7 province con a capo un rettore: Romagna, Ancona, ducato di Spoleto, Tuscia, Sabina, Maritima e Campagna, patrimoni di San Pietro in Tuscia. Nei fatti, l'esercizio dell’autorità pontificia era assai discontinuo per l’eterogenea presenza di nuclei autonomi di potere, che, pur riconoscendo la sovranità pontificia, si erano affermate localmente collegandosi con potenze politiche esterne, spesso ostili al papato. Lo spostamento ad Avignone della corte pontificia impoverì il dominio delle cospicue entrate economiche e ne acuì le condizioni di disordine politico. Ai dilaganti episodi di ribellione all'autorità pontificia la curia avignonese cercò di porre rimedio con l’invio di legati provvisti di poteri per riaffermare sovranità e riorganizzare lo stato. Ad es, il cardinale castigliano Egidio de Albornoz, inviato nel 1353, seppe dominare la situazione e costrinse i signori locali a riconoscere l'autorità pontificia. Costituzioni egidiane (1357): raccolta di norme che ribadiva le prerogative del governo pontificio e riconosceva alcune autonomie ai comuni e ai signori. Tuttavia, i risultati furono vani dopo la sua morte. Solo con Martino Ve ancora di più con Eugenio IV e Niccolò V (1447-55) il controllò delle terre pontificie tornò ad essere effettivo: i pontefici negoziarono con città e signori accordi, in cui si regolarono i rapporti tra le prerogative degli ufficiali papali in campo fiscale e giudiziario e le autonomie dei poteri locali. Inoltre, si diffuse il nepotismo. | REGNI ANGIO' E VESPRI >Carlo | d'Angiò si insediò militarmente nel regno di Sicilia nel 1266, con l'appoggio del papato. Prese una serie di misure (aggravò imposizione fiscale; concesse terre in feudo ai cavalieri francesi che lo avevano seguito in armi nell'impresa; inserì burocrati francesi nell’amministrazione regia) che suscitarono malcontento nelle popolazioni locali, specie in Sicilia>insurrezione armata della parte ghibellina della popolazione nel 1268 quando lo svevo Corradino tentò di riconquistare il regno. Nel 1282 scoppiò un’altra rivolta vs i francesi a Palermo nell'ora del vespro del lunedì di Pasqua. 1 siciliani chiesero supporto a Pietro IIl d'Aragona vs gli Angiò. LA SICILIA ARAGONESE>La rivolta dei Vespri aprì un lungo conflitto internazionale, di cui segnò una svolta importante nel 1296 l'offerta della corona di re di Sicilia da parte delle aristocrazie urbane siciliane al figlio del re aragonese che, in continuità con la dinastia filosveva, si dichiarò Fede Ill (1296-1337)>la corona di Sicilia si separò da quella di Barcellona, dando vita ad un regno autonomo, detto di Trinacria. Tale assetto venne ratificato dalla pace di Caltabellotta del 1302, che sancì il distacco del regno di Trinacria da quello angioino del Mezzogiorno continentale. La pace prevedeva anche la restituzione dell’isola agli Angiò dopo la morte di Fede III, ma quest’ultimo si alleò con Enrico VII in funzione anti angioina, dando così avvio ad una nuova guerra. Alla sua morte, l'aristocrazia si divise in fazioni (catalana e latina) che si batterono per decenni per dividersi i poteri. Dopo la morte ddi Fede IV nel 1377, i capi delle grandi famiglie baronali si divisero il regno, in una situazione di anarchia. IL MEZZOGIORNO ANGIOINO+Pur cercando di riconquistare la Sicilia, gli Angiò si concentrarono sul governo del regno di Napoli che diventò il cuore politico del guelfismo italiano e conobbe un periodo di splendore con Roberto | (1309-1343). Sia il regno di Napoli che quello di Sicilia costituivano due stati compatti ma caratterizzati dalla debolezza del potere regio. Questa fu ulteriormente accentuata dalle crisi dinastiche che si aprono verso la fine del XIV. Queste si risorsero infine con l’avvento di Alfonso V d'Aragona, detto il Magnanimo, che ricostruì l'antica unità del regno meridionale, stabilendo la propria corte a Napoli, che rifiorì a livello culturale. DUCATO DI MILANO+ Dopo la morte senza eredi di Filippo Maria Visconti nel 1447, esso pervenne nelle mani del genero, il condottiero marchigiano Francesco Sforza, sostenuto dai fiorentini in lotta coi veneziani (appoggiati dal re di Napoli), i quali, a seguito della caduta di Costantinopoli del 1453, preferirono concentrarsi sull’avanzata dei turchi, ponendo fine alla guerra. Nel 1454 fu stipulata a Lodi una pace che sancì l'ascesa di Francesco Sforza al ducato di Milano. Nell'ultimo decennio del XV l'equilibrio tra gli stati della penisola si ruppe definitivamente portando al collasso il precario sistema politico italiano: la crisi fu aperta dalla richiesta di Ludovico il Moro (duca di Milano)al re di Francia Carlo VIII di Valois di intervenire vs gli Aragonesi di Napoli che rivendicavano il ducato di Milano per via dinastica. Il re di Francia, che rivendicava a sua volta diritti su quello di Napoli in quanto discendente degli Angiò, scese col proprio esercito in Italia tra il 1494-5 impossessandosi del regno. Il coinvolgimento di una grande potenza straniera mise a nudo la debolezza degli stati italiani. La discesa del re di Francia inaugurò un duro periodo di contesa dei paesi stranieri per il controllo dell’Italia.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved