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RIASSUNTO MANUALE DIDATTICA DELLA FILOSOFIA, Appunti di Filosofia

Riassunto sulla didattica della filosofia.

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 15/05/2022

ClaudiaRota99
ClaudiaRota99 🇮🇹

4.6

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Scarica RIASSUNTO MANUALE DIDATTICA DELLA FILOSOFIA e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! MANUALE DI DIDATTICA DELLA FILOSOFIA PARTE PRIMA: analisi critica delle principali metodologie sviluppate nella ricerca didattica della filosofia: ruolo dell’insegnante, nodi concettuali, epistemologici e didattici, sviluppo delle capacità espressive e conoscitive nell’ambito specifico CAPITOLO 1: questioni teoretico-epistemologiche in difesa della filosofia e della sua didattica. È possibile insegnare la filosofia? Ma si insegna la filosofia o si insegna a filosofare? La problematicità della filosofia rende problematica la questione del suo insegnamento. In filosofia i contenuti non sono chiari (ognuno ne ha una propria definizione) e non è chiaro neanche se tali contenuti siano insegnabili o meno. Insegnare didattica della filosofia può anche voler dire allora risvegliare proprio la questione della sua problematicità. Se sostituiamo alla filosofia il termine “storia della filosofia” è più semplice dire che la filosofia si possa insegnare, perché in un metodo di insegnamento storico si insegna lo sviluppo storico della disciplina filosofico. Ed è quello che si fa nei licei italiani. Ma si può insegnare altro oltre la storia della filosofia? Si può insegnare a filosofare? C’è chi ritiene che la filosofia abbia in sé la sua didattica e che quindi non serva una didattica della filosofia e chi ritiene che l’atto stesso del filosofare sia didattico. Torniamo alla proposta propositiva di Rohbeck e al suo modello di mediazione trasformativa o trasformazione didattica. Egli da un lato differenzia filosofia e didattica e dall’altro cerca di mostrare come questa distanza possa portare ad una loro relazione. Con questo si esclude quindi l’idea che la didattica riduca la disciplina. L’opera di didattica non è un’opera di riduzione o semplificazione. La filosofia non coincide con la sua didattica ma contiene un potenziale didattico che merita un’elaborazione separata da esso. Come si diventa insegnati di ruolo oggi? E come lo si diventava? -all’inizio c’era la laurea magistrale + un concorso per accedere al percorso di abilitazione (Tirocinio Formativo Attivo) + concorso a cattedra per gli abilitati -con il decreto del 13 aprile 2017 n°59 per accedere al concorso a cattedra e per il percorso di formazione iniziale (FIT) bisogna avere 24 crediti psico pedagogici e di metodologie didattiche. Bisogna qui capire la relazione tra la didattica generale e le discipline pedagogiche con la didattica della filosofia. Fatto sta è che la formazione pedagogica pare avere il sopravvento su quella disciplinare. Si comincia a difendere l’area filosofica dall’area antro-psico-pedagogica. Oggi la laurea in filosofia rischia di perdere valore assorbita dalle lauree umanistiche. Egli presenta la sua riforma nel 1923 come icona della libertà d’insegnamento. Fornisce linee guida ma non entra nel merito dei contenuti. L’idea è che non è il programma che fa il maestro ma il maestro fa il programma. È data molta importanza alla lettura dei classici della filosofia. Dal 1925 la riforma Gentile subisce le prime modifiche dai nuovi ministri dell’istruzione ed inizia progressivamente e fascistizzarsi. Nel 1936 la revisione a cura di De Vecchi introdusse programmi definiti che subordinavano lo studio dei classici allo studio manualistico storiografico e al terzo anno culminavano con la dottrina del fascismo di Mussolini. Possiamo riassumere i decenni successivi così: -anni 50: discussione ideologico contrappositiva -anni 60: concentrazione sulle problematiche tecniche e pedagogiche -anni 70: emergono problemi metodologici dell’insegnamento -anni 80: strutturazione del dibattito sulla didattica della filosofia -anni 90: sperimentazioni in classe fino ai programmi Brocca -2010: istruzioni nazionali Nel 45 la liberazione dal fascismo diventa anche liberazione dello storicismo di Gentile e Croce. Da qui emerge la contrapposizione tra l’elemento storico della filosofia e l’elemento teoretico. Esponenti del periodo: Abbagnano, Dal Pra, Lombardi, Paci, Banfi, Preti, Geymonat. Spartiacque del 1956 è il volume Verità e storia. Un dibattito sul problema del metodo della storia della filosofia nato per iniziativa della società filosofica italiana (SFI). Emerge qui l’autore che diventerà il punto di riferimento della tendenza storiografistica degli anni successivi, Eugenio Garin. Secondo lui va impedito ai filosofi di intervenire nel campo degli storici della filosofia e che bisogna sottolineare la distinzione tra storia e filosofia. Negli anni 60 l’affievolirsi delle contrapposizioni rallenta le discussioni sulla didattica della filosofia. Ormai scontata l’impostazione storica nelle scuole ci si comincia a soffermare sulla dimensione tecnica dell’insegnamento. Nel 1970 emerge la proposta dell’abolizione dell’insegnamento della filosofia a favore delle scienze sociali. Le reazioni della SFI sono decise: la filosofia non solo deve essere disciplina autonoma ma deve poter essere insegnata a tutti nel triennio. Lo scossone dato dalle scienze sociali fu positivo perché costrinse ad una ridefinizione seria della filosofia anche e soprattutto in relazione alla sua insegnabilità nella scuola. Quali sono gli elementi fondamentali della svolta degli anni 60 e 70? Il 68 e la scuola di massa in cui cresce il bisogno di andare oltre il modello legato al manuale e alla classica impostazione spiegazione/interrogazione. Altri fattori che hanno consentito lo sviluppo della discussione sulla didattica della filosofia: -i contatti più stretti tra cultura italiana e movimenti filosofici internazionali -il tramonto delle ideologie e la fine delle grandi contrapposizioni culturali -l’avvicinamento degli studi filosofici a quelli pedagogici A partire dalle proposte Brocca (1992) la sperimentazione didattica ha prodotto una svolta non solo dei nuclei innovativi, non solo dell’uso di particolari tecniche di insegnamento, ma anche dei nuovi modelli teorico- didattici di riferimento. Come nuclei innovativi: lavoro su e con i testi, lavoro sui concetti, uso di nuovi strumenti Tecniche didattiche: organizzazione modulare dell’insegnamento e approccio problematico accanto a quello storico Modelli di riferimento: quello del laboratorio filosofico e quello della comunità educante. Per laboratorio filosofico si intende l’ambiente formativo in cui si forma alla filosofia attraverso pratiche che permettono la ricerca filosofica. Nella metà degli anni 90 emerge la distinzione tra didattica empirica e teorica a partire da Mario Trombino. Didattica empirica: legata a obiettivi pratici e operativi Didattica teorica: legata a problemi teorici Entrambe le prospettive se lasciate a sé stesse hanno i loro limiti. CAPITOLO 3: questioni attuali. Le indicazioni nazionali 2010 per l’insegnamento della filosofia nella secondaria superiore e gli orientamenti per l’apprendimento della filosofia -l’ottica delle competenze non sminuisce il ruolo fondamentale delle conoscenze -non si può lavorare solo con competenze generali/trasversali perché sono necessarie anche quelle delle singole discipline Per competenza si intende: -una competenza pratica -che si possa con provare e sia verificabile -che possa essere usata al di fuori del contesto in cui viene acquisita -che emerge dall’utilizzo congiunto di conoscenze, abilità/capacità personali sociali e metodologiche. Le competenze sono padronanze da acquisire grazie ai contenuti disciplinari (conoscenze) e all’esercizio delle abilità dello studente. Conoscenze e abilità portano a nuove competenze, che consentono di acquisire più conoscenze e abilità, che sono la base per lo sviluppo di altre competenze. I 5 criteri costitutivi delle indicazioni: 1) Esplicitazione dei nuclei fondanti e dei contenuti imprescindibili Non esistono più programmi ma programmazioni attraverso nuclei fondanti e contenuti imprescindibili, e quelli opzionali e da cui si può prescindere. 2) La rivendicazione di una unitarietà della conoscenza senza alcuna separazione tra nozione e sua traduzione in abilità e la consegue4nte rinuncia ad ogni tassonomia Conoscere non è un processo meccanico. Torna l’idea della rinuncia al nozionismo. 3) Necessità di costruire attraverso il dialogo tra le diverse discipline, un profilo coerente e unitario dei processi culturali Bisogna sviluppare l’interdisciplinarietà, tra i docenti e nelle conoscenze disciplinari. 4) La competenza linguistica dell’italiano come obiettivo comune a tutte le discipline 5) Spazio alla sperimentazione Competenze attese dalla filosofia: -essere consapevole del significato della riflessione filosofica -conoscenza organica dei punti nodali dello sviluppo storico del pensiero occidentale -inserire ogni autore in un quadro sistematico -comprendere problemi e soluzioni dei testi filosofici -sviluppare riflessione personale, capacità di giudizio ecc. -sviluppare competenze relative a cittadinanza e costituzione -apprendere il lessico fondamentale Elementi fondamentali del profilo dello studente: -studio in prospettiva sistematica, storica e critica -pratica dei metodi di indagine propri della disciplina (metodo razionale e argomentativo) -esercizio di lettura, analisi e traduzione di testi -pratica dell’argomentazione e del confronto -modalità espositiva scritta e orale corretta ed efficace -uso degli strumenti multimediali a supporto dello studio Riflessione sulla società della conoscenza (learning society) che compare anche negli orientamenti del MIUR del 2017. Una società cognitiva è una società sistema che nel suo insieme apprende, che ha il fine comune della crescita e dello sviluppo, e diventa qui decisivo l’investimento anche delle risorse umane. Il fine però non è la conoscenza. Il fine è quello di trasformare le conoscenze in un sapere operativo, condivisibile e spendibile. La svolta nella direzione delle competenze nasce proprio dalle sollecitazioni del mondo del lavoro e dalla necessità di modificare un’istruzione troppo teorica e poco spendibile. -conoscenze: sono un insieme di fatti, principi teorie e pratiche relative ad un settore di lavoro o di studio. -abilità: le capacità di applicare conoscenze per portare a termine compiti e risolvere problemi -competenze: comprovata capacità di utilizzare conoscenza abilità e capacità personali in situazioni di lavoro o studio. Otto competenze chiave da acquisire al termine dell’istruzione obbligatoria: -imparare ad imparare -progettare -comunicare -collaborare e partecipare -storico problematico o tematico: individua i nodi fondamentali, li inserisce nell’arco temporale proprio e propone di affrontarli dalla lettura di filosofi, presentandoli per temi e problemi Modelli teorici: -sistematico metafisico -sistematico scientifico -interrogativo, zetetico: per problemi posti dagli studenti -didattica per concetti e parole: scavare filosoficamente dentro a parole di uso quotidiano Modelli laboratoriali: il laboratorio rimanda all’idea di un lavoro comune collaborativo. Modelli anglo americani, analitici e argomentativi: -philosophy for chidren (P4C): filosofia anche per bambini per sviluppare le capacità logico cognitive -critical thinking: un pensiero ragionevole che ci aiuta a decidere in cosa credere e cosa fare grazie al suo potere logico. Modelli francesi: -modello aporetico: pensare per aporie -metafore e immagini Modelli assunti dalla didattica generale: -didattica breve: riduzione tempi di insegnamento -didattica individualizzata: attenzione per chi rimane indietro e utilizzo di metodologie diversificate che possono portare anche a percorsi diversi -reciprocal thinking: imparare facendo, invitare l’alunno a fare l’insegnante -approccio induttivo: quello che parte da dati empirici stimolando gli studenti nell’elaborazione di concetti -approccio metacognitivo: organizzato tramite schede -studio di casi: partono dal particolare e da casi singoli -approccio autobiografico: incoraggia l’aspetto narrativo, partendo da situazioni in prima persona -didattica capovolta: si basa su una didattica per compiti, si discute in classe sullo svolgimento di compiti assegnati per casa o a scuola CAPITOLO 5: questioni concrete e pratiche d’aula. Tecnologie e tecniche di didattica della filosofia In Italia l’espressione tecnologia didattica si è sviluppata da Rinaldo Sanna che negli anni 70 a Genova fece nascere un istituto di ricerca sulle tecnologie didattiche. Come metodologie intendiamo uno studio dei metodi e modelli generali che si possono seguire nell’insegnamento. Come tecnologie intendiamo la riflessione sulle tecniche che si possono adoperare in aula a partire da diversi metodi per vivere esperienze concrete del filosofare. Vediamo i modi di presentarsi dell’insegnante a seconda del metodo che si vorrà seguire. + Lavorando a partire da una canzone (più rischioso, ma non i bile; pensiamo a La bottega di filosofia di Ivano Fossati; altre ipotes; sono possibili). . . , In questo caso si tratta comunque di lavorare poi sul “testo” della can. zone e/o di sviluppare una discussione a partire da esso. —— Facendo vedere degli spezzoni di film . o) Anche questo è rischioso a nostro avviso farlo nelle prime lezioni, non avendo ancora introdotto la filosofia e non conoscendo la classe; l’uso del film in una prima ora dovrebbe essere solo il pretesto per un avvio di spiegazione e/o discussione. * Pensiamo facilmente a P. Virzì, Tutta la vita davanti (2008). Non riteniamo sia utile proporre nelle prime ore di filosofia metodo- logie di tipo laboratoriale. Si tratta chiaramente di dinamiche che preven- dono un coinvolgimento forte degli studenti e del docente, e quindi una conoscenza di base reciproca. I termini insegnamento e insegnante hanno la radice in segno: l’insegnamento segna, rimanda a qualcosa. Possiamo avere diversi casi: -l’insegnante che segna sé stesso: gli alunni ripetono ciò che egli dice -l’insegnante che segna il testo -l’insegnante che segna verso gli studenti -l’insegnante che segna domande La riflessione va fatta anche sugli spazi scolastici. Le nostre aule non sono aule che favoriscono discussioni, lavori di gruppo ecc., ma sono dedicate ad un insegnamento docente- centrato. L’apprendistato cognitivo è quel lavoro graduale e in fase che pruomuove competenze: -modelling: osservare l’insegnante che modella -coaching: il maestro guida e offre assistenza all’allievo -scaffolding: la guida preimposta il lavoro -fading: l’insegnante elimina gradualmente il supporto In un laboratorio si possono fare: -esercizi sui testi -esercizi di scrittura filosofica -esercizi di pratica filosofica Il metodo laboratoriale è da usare accanto agli altri ma non in sostituzione di quelli classici. Se ne può fare un uso continuativo o saltuario. Nell’uso continuativo va tenuto conto di: -tempi: per lasciare spazio anche ad altre attività scolastiche -quantità di autori: si dovrà lavorare più di qualità che quantità Il momento del briefing è il momento della discussione dell’esperienza vissuta. L’esperienza diventa concetto. 3 fasi: -descrizione: come mi sono sentito -analisi-analogia: cosa mi ricorda la dinamica che ho vissuto -applicazione: cosa ho imparato In filosofia il briefing va fatto sempre. Parliamo del lavoro sui testi e con i testi filosofici. Distinguere tra testo, contesto e cotesto. Contesto: riguarda la conoscenza di ciò che è esterno al testo Cotesto: è legato alle informazioni interne allo stesso ambito testuale Esercizi e pratiche di analisi testuale: -paragrafazione, intitolazione dei paragrafi, breve riassunto -ricerca delle parole chiave, definizione e costruzione di un dizionario personale -spiegazione di alcuni termini o passaggi -fare domande al testo -ricerca del contesto storico e genere letterario del testo -analisi del testo a partire da uno schema o una scheda -ricostruzione argomentativa di un testo -sintesi di un testo -analisi di immagini e metafore del testo -confronto tra testi Possibilità classiche e creative della scrittura filosofica: -tema -saggio breve -tesina -dissertazione -analizzare lo stile filosofico -scrivere con lo stile di un autore -scambio di stili tra autori -variazione dii stile interna ad un autore -epistola e diario Pratiche d’aula: strumenti per pensare e lavorare in classe -pensiero critico: per sviluppare capacità argomentativa, formulare problemi, proporre soluzioni -pratica dialogica Lavorare con i problemi e le domande: il problem solving è un processo di soluzione dei problemi. È strutturato in 5 fasi: -problem finding: individuare il problema -problem setting: localizzare e definire il problema -problem analysis: analizzare e scomporre il problema -problem solving: trovare la soluzione al problema -decision making/ decision taking: decidere in che direzione agire e poi agire
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