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Riassunto manuale "Geocartografia" di E. Lavagna, G. Lucarno, Appunti di Geografia

Il file presenta tutti gli argomenti di geocartografia affrontati nel corso di Fondamenti di geografia della prof.ssa Leonardi

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 02/09/2022

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Scarica Riassunto manuale "Geocartografia" di E. Lavagna, G. Lucarno e più Appunti in PDF di Geografia solo su Docsity! GEOCARTOGRAFIA GUIDA ALLA LETTURA DELLE CARTE GEOTOPOGRAFICHE (+ APPUNTI) CAPITOLO 1 LA TERRA E LA SUA RAPPRESENTAZIONE 1.1. TRE CARATTERISTICHE DELLE CARTE GEOGRAFICHE La carta geografica è una rappresentazione su piano ed è un disegno razionale di parte e di tutto il reticolato geografico, composto da meridiani e paralleli e dai fatti e fenomeni fisici o antropici. La carta ovviamente non può rappresentare la Terra così com’è nella realtà nelle sue effettive dimensioni, per cui possiamo dire che una carta è: ● ridotta: in quanto non potendo rappresentare la Terra con le sue reali dimensioni su un foglio, bisogna ricorrere ad una riduzione fatta tramite una scala (numerica o grafica) ● simbolica: in quanto per rappresentare fatti e fenomeni naturali o antropici bisogna ricorrere a dei simboli/segni imitativi o convenzionali, che spesso possono anche non riprodurre l’esatta forma e dimensione in scala. Per esempio nei secoli scorsi si tendeva a realizzare una rappresentazione di tipo imitativo, riproducendo case, ponti nella loro forma reale (dipendeva dagli autori, era soggettivo), oggi si ricorre a simbologie codificate che non riportano quasi mai la forma reale degli oggetti rappresentati ● approssimata: in quanto la superficie sferica della Terra non sarà mai perfettamente riproducibile su un piano (es. se prendiamo una buccia d’arancia non possiamo trasferirla su un piano così com’è, dovremo tagliarla, stirarla e lacerarla in più punti e ricomporla). Quindi i modelli matematici utilizzati per le proiezioni cartografiche hanno come scopo quello di ridurre al minimo le approssimazioni, tentando di conservare, se possibile, le proporzioni tra superfici e distanze e tentando di mantenere gli angoli. In questo modo avremo diverse rappresentazioni che sceglieremo in base alle esigenze. Per cui, la carta ha anche delle priorità, essa può essere: ● equidistante: si mantengono sulla carta le distanze lineari della realtà ● equivalente: si mantengono le proporzioni delle superfici così come sono nella realtà ● isogona: si mantengono gli angoli formati dall’intersezioni tra paralleli e meridiani Ovviamente la carta non potrà rispondere allo stesso tempo a tutti e tre i requisiti,ma risponderà: a un requisito totalmente, a uno parzialmente, e ad un requisito non risponderà. Le sole carte che rispondono a tutti e tre i requisiti sono quelle che hanno una scala piccolissima (i globi). 1.2 FORMA E DIMENSIONI DELLA TERRA Ci vollero secoli per dimostrare che la Terra non era piatta, ma sferica. Eratostene di Cirene, bibliotecario di Alessandria, nel III secolo a.C., lo aveva già intuito ed aveva anche stabilito,avvicinandosi di molto alla realtà, la circonferenza terrestre di 39000 km. Ma la prova definitiva venne solo con i viaggi di circumnavigazione del globo dell’evo moderno. Dopo accurate misurazioni si è giunti alla conclusione che però la Terra non è una sfera perfetta, ma risulta più schiacciata ai poli e più rigonfia all’equatore (l’ellissoide di rotazione è il solido geometrico che più si avvicina, il quale si ottiene facendo ruotare un’ellisse attorno a uno dei propri assi),e questa forma è data dall’effetto centrifugo causato dalla velocità di rotazione, che tende a compensare in parte la forza di attrazione sui punti più distanti dall’asse. Di conseguenza, il diametro polare è pari a 12714 km mentre quello equatoriale è di poco maggiore 12757 km. In realtà, però, la Terra non ha neppure la forma di un ellissoide di rotazione, perché presenta varie irregolarità che dipendono dalla diversa natura dei materiali che la costituiscono, la cui massa fa variare localmente l’intensità e la direzione della forza di attrazione gravitazionale. Per cui: - l’accelerazione gravitazionale aumenta in presenza di rilievi o di rocce a maggiore densità; per cui la Terra risulta più rigonfia in corrispondenza dei continenti - l’accelerazione gravitazionale diminuisce in presenza di acqua o di rocce meno dense; per cui la Terra è leggermente depressa in corrispondenza degli oceani. Per cui la Terra è stata definita un geoide, ovvero un solido la cui superficie è perpendicolare in ogni suo punto alla direzione del filo a piombo. Lo studio e la rappresentazione: - dei mari, degli oceani e dei loro fondali è affidato all’oceanografia e ai servizi idrografici (in Italia dell’Istituto Idrografico della Marina con sede a Genova) - delle terre emerse è affidato a istituti geografici statali con i relativi servizi cartografici (in Italia l'Istituto Geografico Militare di Firenze, con i servizi cartografici delle regioni) oltre che a imprese e enti privati 1.3 LE COORDINATE GEOGRAFICHE Le coordinate geografiche servono ad individuare in maniera precisa e biunivoca ogni punto della superficie terrestre. Biunivoco significa che a ogni punto sul terreno deve corrispondere un solo punto sulla carta, così come a un punto sulla carta deve corrispondere un solo punto nella realtà. Il reticolato geografico è il sistema di riferimento per individuare le coordinate e per disegnare le carte geografiche, si tratta di una rete virtuale che avvolge idealmente la Terra. Tutti questi metodi sono a volte integrati all’uso di tinte altimetriche (verde per le quote più basse, paglierino per quelle intermedie ecc.) CAPITOLO 3 LE PROIEZIONI CARTOGRAFICHE 3.1 UNA RAPPRESENTAZIONE APPROSSIMATA Sappiamo che il problema principale nelle rappresentazioni cartografiche sta nel fatto che dobbiamo riportare su una superficie piana ciò che in realtà si trova su una superficie sferica e per fare ciò ci serviamo delle proiezioni. Una proiezione geografica è un’operazione di trasporto e di riproduzione, vado a proiettare su un piano il reticolato geografico servendomi di metodi geometrici (proiezioni vere) o applicando formule matematiche (proiezioni convenzionali) Tali proiezioni possono rispondere, a seconda dell’uso che se ne fa, alle proprietà dell’equidistanza, dell’equivalenza o dell’isogonia: - le proiezioni equivalenti sono indicate per le carte geografiche a uso didattico, per il quale è importante il rispetto delle proporzionalità fra le varie parti della superficie terrestre; - le proiezioni isogone sono indicate nelle carte nautiche perché mantenendo inalterati gli angoli e le forme delle terre emerse facilitano i calcoli per la determinazione delle rotte Le proiezioni più importanti sono quelle azimutali (prospettiche), per sviluppo e convenzionali 3.2 PROIEZIONI PROSPETTICHE Nelle proiezioni prospettiche si immagina di proiettare il reticolato geografico direttamente su un piano tangente alla sfera terrestre. Il piano di proiezione, ovvero quello su cui si realizza il disegno della carta, può essere tangente: - al polo (proiezione polare) - a un punto dell’equatore (proiezione equatoriale) - in un punto di latitudine intermedia (proiezione obliqua) Nella proiezione prospettica poi stabiliremo un punto da cui facciamo partire le rette immaginarie che andremo a riportare sul piano (punto di vista o centro di proiezione) e può essere situato: ● al centro del globo (proiezione centrografica): è abbastanza fedele nella superficie del globo vicino al punto di tangenza del piano, ma man mano che ci allontaniamo notiamo una progressiva dilatazione che porta all’alterazione delle forme. Pertanto questa proiezione non è né equivalente né equidistante ● su uno dei poli (proiezione stereografica): ma anche qui le aree periferiche subiscono una dilatazione rispetto a quelle poste al centro della carta. Per cui tale proiezione è conforme ma non equivalente. ● fuori dalla Terra (proiezione scenografica) ● all’infinito (proiezione ortografica), in questo caso abbiamo un errore opposto in quanto i raggi di proiezione che provengono dall’infinito sono paralleli, per cui man mano che ci si allontana dal centro di tangenza le distanze risultano contratte 3.3 PROIEZIONI PER SVILUPPO Nelle proiezioni di sviluppo si immagina di avvolgere il globo in un cilindro o in un cono. ● proiezioni cilindriche: in esse le maglie del reticolo risultano rettangolari. Man mano che ci si allontana dal circolo di tangenza si verifica: - una dilatazione delle aree se l’origine della proiezione è posta al centro del globo (proiezione centrografica) - una schiacciamento delle aree se l’origine della proiezione è posta all’infinito (proiezione ortografica) Quindi in base al centro di proiezione la distanza fra i paralleli risulterà in aumento o in diminuizione, procedendo dall’equatore verso i poli. I meridiani sono tutte rette parallele equidistanti. La proiezione di sviluppo cilindrica centrale però comporta che andando verso i poli aumenta la distanza tra i paralleli, ingigantendo le aree ad alta latitudine. Una sua varietà opportunamente modificata è quella di Mercatore. Abbiamo una proiezione cilindrica inversa o trasversa se il cilindro è tangente al meridiano. Essa riduce le deformazioni in corrispondenza del meridiano tangente, perciò rappresenta con buona approssimazione anche le regioni distanti dall’equatore. ● proiezioni coniche: in esse i paralleli vengono rappresentati come archi di cerchi, mentre i meridiani come rette convergenti verso il polo. L'intersezione tra meridiani e paralleli forma maglie trapezoidali convergenti verso il polo. Le proiezioni coniche possono rappresentare un solo emisfero alla volta. Entrambe le proiezioni, cilindrica e conica, sono equidistanti solo in corrispondenza della linea di tangenza. ● proiezioni secanti: oggi sono più utilizzate rispetto alle altre due. In esse il foglio risulta secante la superficie sferica. In questo modo le due superfici sono tangenti su due paralleli invece che uno, e se questi due paralleli non sono eccessivamente distanti l’uno dall'altro, essa è equidistante nella zona tra i due paralleli e risulta essere un’ottima approssimazione 3.4 PROIEZIONI MODIFICATE O CONVENZIONALI Le proiezioni modificate o convenzionali non sono vere e proprie proiezioni, si ottengono attraverso l’applicazione di formule matematiche per conferire alla carta determinate proprietà. Accenniamo solo le più comuni: ● la proiezione pseudocilindrica di Mollweide (o cilindrica modificata) è utilizzata per ottenere planisferi in cui le aree siano sostanzialmente equivalenti. ● la proiezione cilindrica modificata di Mercatore. Abbiamo detto che nella proiezione cilindrica aumentando la latitudine, e quindi allontanandoci dal punto di tangenza, aumenta la distanza tra i paralleli, ingigantendo quelle aree. Nella proiezione di Mercatore gli archi di meridiano aumentano quanto gli archi paralleli, però questo porta a una grande dilatazione delle zone con alta latitudine, facendo apparire la Groenlandia grande quanto l’Africa. Per questo motivo il cartografo Arno-Peters ha proposto come modifica di ridurre la distanza tra i paralleli man mano che la latitudine aumenta. Il risultato è una carta equivalente ma non conforme e non equidistante Tra quelle utilizzate dall’Istituto Geografico Militare abbiamo: ● la proiezione poliedrica o policentrica di Sanson-Flamsteed ● la proiezione cilindrica trasversa di Gauss (detta anche trasversa di Mercatore). Adottata a livello nazionale e internazionale dal 1950, si tratta di una proiezione convenzionale pseudocilindrica, costruita immaginando di avvolgere l’ellissoide terrestre con la superficie laterale di un cilindro che è tangente non lungo l’equatore ma lungo il meridiano centrale della parte di superficie che deve essere rappresentata (quindi avrà longitudine pari a 0⁰) (GUARDA APPUNTI SUL QUADERNO) Tra le carte a piccola scala abbiamo: ● mappamondi o planisferi (scala da 1:100.000.000 a 1:5.000.000): rappresentano l’intera superficie terrestre. Danno una buona idea della grandezza delle distanze tra i continenti, riportando l’intero reticolato geografico, alcuni elementi fisici (le maggiori catene montuose, i grandi fiumi ecc.) e spesso vengono riportate anche le maggiori città. Spesso si utilizza impropriamente il termine mappamondo per indicare invece il globo, ovvero la rappresentazione su sfera di plastica fissata su un’asse di rotazione corrispondente a quello terrestre. Esso essendo su una superficie sferica così come la terra non ha i problemi di adattamento delle carte, quindi riporterà perfettamente le reali distanze, proporzioni, angoli. ● carte generali (scala da 1:5.000.000 a circa 1:1.000.000): rappresentano un continente, uno stato molto esteso o un gruppo di stati. In esse vengono riportati i maggiori particolari fisici (orografica e rete idrografica generale), le grandi vie di comunicazione e le città grandi e medie accompagnate da un simbolo che indica il numero di abitanti. Possono essere utilizzate per scopi didattici o turistici. ● carte corografiche (scala da 1:1.000.000 a 1:200.000): rappresentano parti estese di uno stato o di una regione con una maggiore ricchezza di particolare, viene riportato un maggior numero di centri urbani, la rete stradale percorribile con mezzi ordinari, orografia e idrografia dettagliate. Per cui sono utili per spostamenti in ambito regionale. Tra le carte a grande scala abbiamo: ● carte topografiche (scala da 1:200.000 a 1:10.000): sono molto ricche di particolari, dato che l’approssimazione con cui è rappresentato un punto sul terreno è inferiore a 100 m. Riportano in maniera dettagliata caratteristiche orografiche e idrografiche, la viabilità minore e anche le costruzioni all’esterno dei centri abitati. Sono perfette per scopi escursionistici e militari. ● mappe catastali (scala da 1:10.000 a 1:1.000): rappresentano una parte molto limitata di territorio (dell’ordine del chilometro quadro) e descrivono con grande precisione i confini poderali, la posizione e l’orientamento degli edifici ecc. per questo vengono utilizzate per fini fiscali e per il censimento delle unità immobiliari ● piante (talora in scala maggiore di 1:1.000) - si chiamano mappe se riproducono una zona di campagna - si chiamano piante se riproducono una città o un paese Sono molto dettagliate perché riproducono porzioni di territorio poco estese. 4.2 CLASSIFICAZIONE DELLE CARTE IN BASE AL CONTENUTO E ALLA FUNZIONE ● carte fisiche: evidenziano principalmente le caratteristiche fisiche del territorio (rilievi, altitudine, idrografia ecc.) ● idrografiche marine e nautiche: rappresentano le superfici marine. Indicano la profondità dei fondali, le caratteristiche idrologiche, andamento costiero e strutture per la navigazione ● geologiche: rilevano la natura geologica del terreno, indicando tipi di rocce presenti e l’età della loro formazione ● geomorfologiche: conformazione attuale della superficie terrestre e i fenomeni che la modificano ● climatiche: regioni aventi stesse caratteristiche climatiche ● metereologiche: evidenziano la localizzazione e lo sviluppo nel tempo dei generali fenomeni meteorologici ● antropiche: trattano fenomeni legati alla presenza e attività dell’uomo (densità popolazione, reddito ecc.) ● storiche: (generali o tematiche) territorio in passato ● stradali e ferroviarie: rappresentano le vie di comunicazione ● industriali e minerarie: evidenziano i siti di produzione industriale ed estrazione mineraria CAPITOLO 5 L’ITALIA NELLE CARTE TOPOGRAFICHE 5.1 FOGLI E TAVOLETTE Abbiamo detto che dalla seconda metà del XVIII secolo gli stati nazionali europei cominciano a realizzare il rilievo topografico del territorio e a dotarsi di carte, e così fa anche l’Italia. Il Regno d’Italia eredita i lavori topografici che erano stati fatti dai governi preunitari. Gli uffici topografici già esistenti alla formazione del regno vennero riuniti nell’Ufficio Tecnico del Capo di S.M. dell’esercito italiano nel 1864. Successivamente esso divenne Istituto Topografico Militare e con il Regio Decreto 1872 divenne Istituto Geografico Militare (IGM) con sede a Firenze. Il suo compito è quello di eseguire i lavori topografici e geodetici per i bisogni dello Stato (articolo 2). La legge del 1875 stabilì che la Carta d’Italia avesse scala 1:100.000. I lavori di rilevamento durarono a lungo, iniziarono con le regioni meridionali, che erano le più carenti in cartografia, e furono completati solo nel 1900. La prima levata* è del 1903 ed era in bianco e nero (successivamente a 3 colorazioni e poi a 6) *rilevazione del terreno per fini topografici La Carta d’Italia è costituita da 277 fogli con scala 1:100.000 e coprono una superficie di 1500 km². ● I fogli vengono indicati con un numero ● ogni foglio viene diviso in 4 quadranti, dotati di scala 1:50.000, indicati con i numeri romani (I, II, III, IV) ● ogni quadrante è suddiviso in 4 tavolette topografiche con scala 1:25.000, indicate con i punti cardinali (NE, SE, NO, SO) La carta topografica prende il nome di “tavoletta” perché si rifà alla tavoletta pretoriana utilizzata per la rilevazione del terreno (levata) Il territorio che copre ogni tavoletta è pari a 96 km² circa, con estensione di 5’ di latitudine e 7’30’’ di longitudine ● Alcune parti del territorio (per esempio la tavoletta della Calabria) prevedono un’ulteriore suddivisione delle tavolette in 4 sezioni con scala 1:10.000, indicate con le lettere dell’alfabeto (A, B, C, D) Le informazioni riguardanti il numero del foglio, il quadrante, la tavoletta e la scala della carta presa in riferimento le troviamo nella cornice in alto a sinistra. Nella cornice sono anche presenti le indicazioni dei limiti amministrativi. es. Abbiamo un quadro che ci riporta informazioni relative a Roma SE e ci dice quali sono i territori che confinano con questa tavoletta. Verso destra sono poste le informazioni generali della tavoletta NB. un dato importante è la data di pubblicazione ed eventuali successive edizioni, poiché fornisce il grado di aggiornamento ed attendibilità della carta. Troviamo anche l’equidistanza delle curve di livello, che generalmente è di 25 m per le ausiliarie e di 100 m per le principali (segnate da un tratto più marcato). Inoltre in caso di ampie zone pianeggianti, le isoipse sono tratteggiate. ATTENZIONE! alle tratteggiate negative presenti in zone costiere che indicano il fondale marino. COME MISURARE LA LATITUDINE E LA LONGITUDINE DI UN PUNTO SU CARTA Per misurare la latitudine e la longitudine di un punto sulla carta dobbiamo individuare il reticolato geografico: ● dai meridiani, che si trovano sul margine al Nord e sul margine al Sud, si hanno i gradi di longitudine ● dai paralleli, che si trovano sul margine Est e sul margine Ovest, si hanno i gradi di latitudine Un altro elemento importante per il calcolo delle coordinate geografiche sono le listarelle, delle barre alternate bianche e nere che si trovano intorno ai margini della carta. Le listarelle sono fondamentali per i calcoli dei primi di grado perché ogni listarella misura 1’ di grado. Quindi se aumentano di 1’ di grado avremo: ➢ una latitudine di partenza di 41º 45’ 00’’. Essa aumenta andando verso nord (perché ci troviamo a nord dell’Equatore) ed avrà questa misurazione fino alla fine della listarella, finita la listarella avremo 46’ di latitudine Nord ➢ una longitudine di partenza di 0º 15’ 00’’ Est da Monte Mario, spostandoci avremo 0º 16’ 00’’ e così via CALCOLO COORDINATE GEOGRAFICHE 1. Si parte dai valori angolari indicati ai quattro vertici della carta: ❖ i gradi restano invariati rispetto a ciò che è scritto nei quattro vertici ❖ per i primi di grado si vanno a calcolare le listarelle da quella più vicina al vertice in riferimento a quella corrispondente al punto per il quale voglio individuare le coordinate geografiche ❖ dobbiamo invece calcolare i secondi di grado 2. Calcolo dei secondi di grado Immaginando di voler individuare le coordinate geografiche di un punto T, dobbiamo tracciare sulla carta una retta parallela al margine inferiore e una retta parallela al margine laterale Imposto una proporzione➜ Ho 3 valori noti e posso così individuare la mia X: ● la dimensione in mm dell’intera listarella BD che andrò a misurare con il righello Per la latitudine in questo caso la listarella è di 73 mm. ● misuro anche la distanza lineare sulla carta del segmento BC, ovvero il punto da cui ho fatto partire la retta parallela al margine inferiore ● distanza/dimensione angolare della listarella. So che ogni listarella è 1’ di grado e che quindi ogni listarella sono 60’’ (ogni 1’ corrisponde a 60’’) Per cui avrò: misura segmento : misura intera listarella = X : 60’’ Quindi 20 mm : 73 mm = X : 60’’ (20 x 60) : 73 = 16 Quindi la latitudine del punto T è 41º 46’ 16’’ Nord* dall’Equatore *ATTENZIONE! Bisogna dare sempre se ci troviamo a Nord o a Sud rispetto all’Equatore per quanto riguarda la latitudine Faccio la stessa cosa per la longitudine: 1. Partiamo da 0º 15’ 00’’ ➜ 0º 16’ 00’’ ➜ 0º 17’ 00’’ (listarella da cui parte la retta) 2. Conosco: - la misura della listarella (55 mm) - e vado a misurare il valore dall’inizio della listarella di 17’ fino a dove ho tracciato la retta (25 mm) Imposto la proporzione: T mm : 55 mm = X : 60’’ 25 mm : 55 mm = X : 60’’ (25 x 60) : 55 = 27 Quindi la longitudine del punto T è 0º 17’ 27’’ Est da Roma Monte Mario ATTENZIONE! Specificare sempre se ci troviamo a Est o a Ovest del meridiano di riferimento (riportato nella cornice Nelle carte a colori la rete idrografica è segnata con il colore azzurro. Le carte topografiche con scala 1:25.000 forniscono una descrizione pressoché completa di tutti i corsi d’acqua, anche quelli che sono asciutti per quasi tutto l’anno. Per quanto riguarda la linea di impluvio dei ruscelli è: - punteggiata se il letto è quasi sempre asciutto - tratteggiata se l’acqua scorre solo in periodi limitati dell’anno I fossi di pianura sono rappresentati con tratto continuo. L’aumento della portata d’acqua, procedendo da monte verso valle, è rappresentata da un ingrossamento della linea di impluvio. I piccoli torrenti sono rappresentati da una sola linea. I corsi d’acqua con letto di larghezza superiore a 3 m, in cui l’acqua scorre in permanenza, sono rappresentati con doppia linea. Quando la larghezza del letto supera i 20 m, allora la rappresentazione con doppia linea segue la scala (quindi deve attuare lo stesso calcolo che faccio sulle carte, ovvero moltiplico l’unità (numeratore) con il denominatore) La direzione del flusso viene indicata con una freccia al centro dell’alveo per i corsi d’acqua a lieve pendenza, altrimenti dovrò dedurla da: - le curve di livello (il corso d’acqua scende in direzione della parte concava delle curve di livello) - se presenti dai punti quotati vicino l’alveo - oppure guardando l’angolo di incidenza dei corsi affluenti che formano un angolo acuto rivolto verso la sorgente. Le sponde variabili, per via dell’assenza di una scarpata più o meno ripida, non ci consentono una delimitazione precisa del letto del fiume, e sono solitamente soggette ad allagamenti durante le piene. Esse vengono rappresentate interrompendo la linea continua del letto del fiume con: - una sfumatura se abbiamo una vegetazione di acquitrino - una linea di puntini se ci troviamo in presenza di sabbia Per quanto riguarda le isole variabili, che si trovano nei tratti di alveo, la loro rappresentazione indica lo stato reale del territorio al momento del rilevamento. Alcuni spostamenti nel corso del tempo vengono indicati segnando i limiti amministrativi che c’erano un tempo prima dell’avvenuto spostamento. Esse sono di norma sabbiose e prive di vegetazione permanente. Altri simboli particolari li abbiamo per rappresentare paludi (dove la pendenza è troppo piccola per consentire il deflusso delle acque), risaie, torbiere e colmate di pianura. Se utilizzo la carta per scopi escursionistici, sarà importante anche conoscere l’ubicazione di pozzi, sorgenti, cisterne, fontane, abbeveratoi e acquedotti. 6.3 LA COPERTURA VEGETALE Le caratteristiche del terreno e la copertura vegetale sono rappresentate su carta solo se stabile nel tempo. Tuttavia anche se stabili possono subire variazioni repentine a causa di opere di bonifica, di colonizzazione o di abbandono di terre, di incendi, di degrado idrogeologico. Oppure semplicemente il proprietario di un fondo può apportare delle modifiche sostituendo un vigneto con un’altra coltura. Le caratteristiche della copertura vegetale vengono riportate solo su carte a scala maggiore Per prati si intendono le praterie perenni di pianura. Mentre in montagna non vengono riportati perché il loro simbolo si confonderebbe con quello delle rocce, per cui dove troviamo una porzione di foglio bianco vuol dire che abbiamo un terreno all’aperto facilmente percorribile. I boschi si distinguono tra «fitti» e «radi» a seconda della loro densità. Il sottobosco viene riportato se costituisce un ostacolo al movimento, ed è attendibile solo nelle zone che non sono interessate dalle attività di sfruttamento forestale. Il bosco fitto è rappresentato da 3 simboli di essenza raggruppati, i quali possono essere uguali se il bosco è formato da un unico tipo di piante oppure diversi se è misto, i simboli corrispondono alle essenze prevalenti. Il limite del bosco è segnato se interrotto da un’altra coltura, mentre è assente se il bosco si dirada gradualmente. Un simbolo di essenza fuori dall’area boschiva rappresenta un albero isolato caratteristico che può essere utile per l’orientamento. 6.4 GLI INSEDIAMENTI UMANI E LA RELATIVA TOPONOMASTICA Oltre all’orografia e all’idrografia, altro elemento fondamentale da cartografare è costituito dagli insediamenti umani, i quali vengono quotati e denominati con una specifica toponomastica, anche quando si tratta di case sparse. ● Le abitazioni sono rappresentate con un rettangolino nero ● Capanne, ricoveri temporanei, ovili, tettoie, cappelle, oratori, piloni votivi, piccoli cimiteri sono rappresentati con specifici simboli ● se le dimensioni lo consentono, le chiese vengono indicate con la pianta del fabbricato in scala. Tuttavia all’interno di centri abitati sono rappresentate con una croce ● i cimiteri sono rappresentati da simboli aggregati fino a raggiungere in scale le reali dimensioni e forme In riferimento al centro abitato dovremo specificare se si trova: - in corrispondenza di rilievi, in questo caso indicheremo se è posto sulla cima di un rilievo, ripiano, una valle ecc. con riferimento all’esposizione - in corrispondenza di idrografia, diremo se si trova sulle rive di un fiume, sulla costa ecc. Raggruppamenti di alcuni rettangolini accompagnati da un toponimo in corsivo indicano un nucleo abitato o una frazione Raggruppamenti più grandi con toponimo in grassetto rappresentano un centro sede di comune. Ci sono alcuni casi però in cui la sede comunale non si trova in un centro, ma in un insediamento non accentrato: in questo caso il toponimo del comune è collocato tra i nuclei maggiori, mentre accanto al nome della frazione in cui si trova la sede comunale compare la dizione tra parentesi «sede comunale». Le sedi di capoluoghi di provincia vengono indicate con toponimi in maiuscolo. I centri più popolosi sono indicati in corpo più grande. I punti di riferimento per l’orientamento sono: chiese, croci isolate, cimiteri. In alcune regioni bilingue i toponimi vengono riportati in entrambe le lingue, talvolta anche in dialetto per renderlo ben riconoscibile. Casi del genere sono comuni per le carte dell’Alto Adige, della Valle d’Aosta, del Friuli Venezia Giulia ecc. LA TOPONOMASTICA Dobbiamo riconoscere che la carta topografica è un documento molto importante per lo studioso di storia del territorio. La toponomastica è una disciplina che studia i nomi cercando di ricavarne l’origine e il significato. Grazie ad essa possiamo anche avere informazioni importanti riguardo la relazione tra uomo e ambiente, poiché è valida la locuzione romana nomen omen, “il nome è un presagio”. Probabilmente l’uomo ha iniziato a dare nomi ai territori quando ha iniziato ad uscire dal proprio. I nomi dei territori ci consentono di identificare anche la provenienza dei popoli, possiamo venire a conoscenza delle origini dell’insediamento, seguendo anche i movimenti che hanno portato il popolo in quel territorio, battezzandolo con un nome a loro familiare Alcuni nomi ci indicano aspetti biologici del territorio, poiché i nomi possono richiamare caratteristiche ambientali. es. Piediluco ‘ai piedi del bosco’, Camporosso Per la pastorizia i tratturi, i ricoveri per i pastori e gli abbeveratoi Per le attività estrattive vengono rappresentate le miniere, pozzi di petrolio e gas naturale, teleferiche per il trasporto del materiale estratto. A seconda dell’energia impiegata gli opifici vengono rappresentati con simboli diversi CAPITOLO 7 L’ORIENTAMENTO E LA LETTURA DELLE CARTE TOPOGRAFICHE 7.6 LETTURA E INTERPRETAZIONE DELL’OROGRAFIA E DETERMINAZIONE DI UN BACINO IMBRIFERO Nell’analisi di una carta topografica il primo elemento che andremo a leggere è il territorio, ci occuperemo quindi dell’orografia, l’idrografia e la copertura vegetale. Per prima cosa andiamo a riconoscere i tratti morfologici della regione rappresentata che sono: ● la linea di costa morfologica, la quale può essere: - rettilinea - frastagliata - alta e scoscesa - bassa e sabbiosa - a valloni - a golfi più o meno ampi e articolati ● le terre emerse, che leggeremo in base all’andamento altimetrico: - il rilievo può presentare una valle principale in cui si innestano valli secondarie con andamento a pettine; oppure può essere frazionato in più solchi vallivi indipendenti con rilievi e displuviali formanti una rete idrografica fitta e ramificata - pianura può essere o uniforme oppure solcata da un grande corso d’acqua, il quale caratterizza il paesaggio con meandri, terrazzi morfologici, scarpate, paludi e torbiere O 1 = fi ➢ Più le curve sono vicine, più il pendio è ripido; ➢ Più le curve sono distanti, più il pendio è dolce; ➢ Quando le curve sono parallele, il pendio è uniforme; ➢ Le curve a V con il vertice verso il monte indicano una valle; ➢ Le curve a V con il vertice verso il declivio indicano un contrafforte. - vegetazione può essere o brulla e accidentata oppure rigogliosa e ricca di coperture prative o boschive, naturali o create dall’uomo - bacino imbrifero (o idrografico), esso è una porzione di territorio in cui tutte le acque superficiali confluiscono in uno stesso corso d’acqua Come si determina un bacino imbrifero: 1. Bisogna prima di tutto trovare la sezione di chiusura del corso d’acqua, la quale indica dove esso termina; 2. una volta trovata la sezione di chiusura bisogna tracciare i confini (linee di displuvio/ spartiacque) che delimitano una zona all’interno della quale sono racchiusi tutti i fiumi che confluiscono nel corso d’acqua di cui abbiamo individuato la sezione di chiusura I bacini imbriferi alla fine avranno una forma a foglia in cui: - il picciolo costituisce la foce del corso d’acqua o il punto di confluenza in un altro - le nervature costituiscono il sistema idrografico convergente nel corso d’acqua - i contorni costituiscono il sistema delle linee displuviali che circondano il bacino imbrifero La displuviale che, seguendo una cresta, scende da una cima verso un valico o un fondovalle, interseca perpendicolarmente le isoipse nel punto di loro massima curvatura. Se un versante ha delle isoipse il cui andamento è pressoché rettilineo, non troveremo mai linee displuviali nette e ben identificabili; è difficile quindi tracciare uno spartiacque in un’area pianeggiante.
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