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Riassunto manuale storia medievale, Andrea Zorzi, Sintesi del corso di Storia Medievale

Riassunto degli argomenti più importanti del libro.

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 06/01/2024

serenatal
serenatal 🇮🇹

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Scarica Riassunto manuale storia medievale, Andrea Zorzi e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! 1. Idea medioevo Inizialmente, si sottolinea che le persone del periodo V-XV secolo non avevano consapevolezza di vivere in un'epoca chiamata Medioevo, termine creato successivamente. Questa concezione moderna è stata associata spesso a un pregiudizio negativo, anche se in alcuni momenti è stata rivalutata per esprimere valori positivi. Per un millennio, le popolazioni europee hanno percepito la propria realtà come un'estensione dell'Impero Romano, trasformatosi da Roma pagana a un universalismo cristiano. L'idea di Medioevo è emersa nel XIV-XV secolo con gli umanisti italiani, che coniarono il termine "età di mezzo" per separare l'antichità classica dall'epoca attuale, vista come una lunga decadenza della civiltà. Nel 1550, Vasari definì l'arte gotica come priva del senso classico della misura, recuperato poi con Giotto dopo il XIV secolo. Questa percezione di una lunga decadenza culturale e artistica fu rielaborata nelle riflessioni dei riformatori protestanti tedeschi nel XVI secolo. Ad esempio, Melantone accusò la Chiesa romana di decadimento, attribuendolo all'affermazione del papato, diversamente dalla visione delle invasioni barbariche sostenuta dai cattolici. La "historia ecclesiastica" (1559-1574) ebbe ampia diffusione, diffondendo un'interpretazione negativa di un periodo storico caratterizzato dalla degenerazione della Chiesa, culminata nel XIII secolo con il papato diventato l'incarnazione dell'anticristo. La cultura cattolica rispose alle critiche dei protestanti attraverso la ricostruzione della storia della Chiesa, basata su documentazione volta a sottolineare i valori positivi del cattolicesimo. Nel 1643, a Anversa, il gesuita Boiland avviò la raccolta di testimonianze scritte sulla vita dei santi (acta sanctorum), analizzate con metodo filologico per fornire un fondamento documentario al culto dei santi. Nel 1681, Mabillon pubblicò "de re diplomatica", stabilendo regole per distinguere la documentazione falsa da quella originale, contribuendo all'evoluzione della paleografia come scienza. Du Lange pubblicò un vocabolario del latino medievale. Nel XVII secolo, gli studiosi riconobbero di vivere in un'epoca unica rispetto al passato. Horn, nel 1666, propose una nuova periodizzazione della storia: Vetus aevum, medium, e recentior aevum, con i termini del periodo fissati tra la caduta dell'Impero Romano d'Occidente (476) e quello d'Oriente nel 1453. Questa suddivisione fu adottata da Keller nel 1688 con "Historia medi aevi", definendo chiaramente il medioevo come un periodo storico ben definito. L'Illuminismo reinterpretò il medioevo, con Voltaire che lo rappresentò in chiave polemica, descrivendo le invasioni barbariche e il potere della Chiesa come periodi di rozzezza, violenza e superstizione superati solo nel XVIII secolo. Nel 1776, Gibbon interpretò il millennio come un periodo di lungo declino e decadenza, ma riconobbe anche la presenza di valori propri espressi durante quel periodo. Nel XVIII secolo, l'immagine negativa del medioevo subì una revisione grazie all'incremento dell'erudizione storica. La raccolta dei documenti muratori, diretta da Muratori tra il 1723 e il 1751, insieme alla compilazione di cronache rerum italicarum scriptores, contribuì a rivelare una tradizione storica comune in Italia. Muratori, utilizzando documenti d'archivio, compose le "antiquitates italicae medii aevi", la prima indagine sulla civiltà medievale italiana. La rivalutazione del medioevo si diffuse nel Romanticismo, attratto dalla sua fede religiosa rassicurante e pacificatrice. I "canti di Ossian" (1760), con una sensibilità acuta per la natura e la bellezza dei paesaggi, ebbero un ruolo importante. Il gusto per i ruderi delle abbazie come soggetti pittorici e i romanzi storici ambientati nel medioevo, come "Ivanhoe" di Walter Scott (1820), contribuirono a diffondere un'immagine positiva. La cultura tedesca esaltò l'abilità di Carlo Magno nel fondere individualismo e solidarietà istituzionale, mentre quella francese adottò il mito di Carlo Magno, valorizzando il ruolo della Gallia. Durante il Risorgimento, la cultura italiana reagì alle dominazioni straniere, esaltando l'epoca dei comuni come un momento di resistenza contro gli imperatori tedeschi. Nel XIX secolo, oltre all'immagine "storica" del medioevo, emersero altre rappresentazioni. Le trasformazioni di questo periodo spintero l'Inghilterra, con Morris, a promuovere stili artistici e architettonici orientati alla conservazione del patrimonio passato, rinforzando l'artigianato in stile "medievale". I movimenti dei preraffaelliti e dei nazareni recuperarono forme pittoriche medievali, contribuendo a un revival gotico in Inghilterra per la progettazione di nuove chiese. In Francia, Le-Duc restaurò le chiese di Notre-Dame e Saint-Denis, eliminando elementi non medievale. In Inghilterra, si diffuse una narrativa medievale che si trasformò nel genere fantasy, grazie a autori come Tolkien, seguito da bestseller di Umberto Eco, Ken Follet e Dan Brown. La cultura di massa statunitense ha anch'essa adottato un'immagine fantastica del medioevo come invenzione. Il termine "medievalismo" è utilizzato per indicare la distanza tra il medioevo storico e quello comunicativo, spesso caratterizzato da una costruzione di luoghi comuni. La persistente connotazione negativa sottolinea la natura del medioevo come un'idea inventata piuttosto che una realtà storica. 2. Trasformazioni Impero romano Fino al III secolo, l'Impero Romano aveva garantito sviluppo economico e stabilità politica nel Mediterraneo. La pax romana aveva assicurato ai nuovi popoli l'adesione il mantenimento delle loro istituzioni e religioni in cambio di fedeltà a Roma. La coesione dell'Impero era mantenuta da una rete di comunicazioni, un apparato burocratico e militare sviluppato e l'unità dell'aristocrazia dirigente. Concluse le guerre di espansione, l'economia stagnò, e la mancanza di schiavi portò a una diminuzione della produzione. Per finanziare gli apparati statali, si introdusse un prelievo fiscale, causando uno squilibrio tra entrate e spese. La coniazione di moneta dal valore sempre più basso provocò l'inflazione, accentuando il divario tra ricchi e poveri, portando a vendite di beni e aumento della criminalità. Nel III secolo, le elezioni degli imperatori dipendevano sempre più dall'esercito, causando rivolte e saccheggi. Diocleziano avviò riforme nel 284, istituendo una tetrarchia con due "Augusti" e due "Cesari". Nel 293, le province furono riorganizzate in diocesi e prefetture. L'esercito fu diviso tra truppe di confine e legioni mobili. Diocleziano cercò di affrontare l'inflazione, stabilendo i prezzi massimi dei beni nel 301. Costantino, succeduto a Diocleziano, rafforzò le riforme, legando il sistema monetario all'oro con la moneta solidus. Spostò la capitale a Costantinopoli nel 330, evidenziando la crescente disparità tra Oriente e Occidente. Le differenze ambientali, economiche e sociali accentuarono la decadenza delle città occidentali rispetto a quelle orientali, dove le ricchezze erano distribuite in modo più equo. La trasformazione del mondo romano fu influenzata dalla diffusione di una religione salvifica, il cristianesimo, che proponeva la redenzione dal male e la salvezza individuale. Ciò portò a un'omogeneità religiosa e culturale. Inizialmente, il cristianesimo era una religione minoritaria, ma fu portato fuori dalla Palestina da Paolo di Tarso, diffondendosi in Siria, Asia Minore, Grecia, e successivamente, tra II e III secolo, in Africa settentrionale, Italia, Gallia e penisola Iberica, limitandosi principalmente alle città. Le pratiche politeistiche tradizionali si fusero con culti influenzati dai riti solari, ottenendo adesioni nell'esercito e tra alcuni imperatori, che desideravano farne la religione ufficiale. I cristiani, rifiutando tale trasformazione, furono accusati di scarso lealismo, portando alle persecuzioni da parte di Decio (249), Valeriano (258) e Diocleziano (303). Tuttavia, l'editto di Milano del 313 concesso da Costantino garantì la libertà di culto ai cristiani, assicurando il loro sostegno incondizionato all'imperatore. Nel corso del secolo, il cristianesimo fu accettato e riconosciuto come religione ufficiale dell'impero. Ciò derivò dalla volontà degli imperatori di utilizzare le strutture organizzative delle chiese come strumento di legittimazione del potere imperiale e dalla crescente adesione al cristianesimo da parte dei gruppi dirigenti romani, influenzando le scelte delle autorità civili. Costantino, agendo come pontifex maximus, convocò il primo concilio ecumenico a Nicea nel 325, affermando il cattolicesimo come dimensione universale della chiesa. Nel 380, l'editto di Tessalonica di Teodosio sancì il cristianesimo come religione ufficiale, imponendo l'accettazione dell'ortodossia cattolica. I concili di Nicea nel 325 e di Costantinopoli nel 381 definirono le caratteristiche della chiesa come una, santa, cattolica e apostolica. Nel IV secolo, il cristianesimo fu istituzionalizzato con un'organizzazione basata su una gerarchia ecclesiastica. Rimase a lungo una religione urbana, penetrando gradualmente nelle zone rurali, dove persistevano i culti tradizionali, e coloro che rifiutavano il messaggio cristiano venivano chiamati pagani. Con l'invasione dei popoli germanici nella parte occidentale dell'impero, si verificò un periodo difficile di confronto religioso. In Italia, gli Ostrogoti guidati da Teodorico cercarono collaborazione e rispettarono la confessione cattolica, mentre i Longobardi, nel primo periodo di dominazione (569-584), compirono violenze. La conversione fu promossa dai vescovi cattolici, mirando a convertire i re e i capi militari. Clodoveo, battezzato nel 496, fu il primo sovrano a convertirsi, seguito da Sigismondo nel 511, Recaredo nel 589 e, infine, i Longobardi. L'adozione del cattolicesimo ampliò la legittimazione del potere regale, ma suscitò l'ostilità delle aristocrazie barbariche, contrarie alla crescita dell'autorità regia che minacciava il loro peso politico. Anche nell'VII secolo si manifestarono spinte anticristiane. 3. Invasioni barbariche Comunemente si pensa che i barbari e i romani entrarono per la prima volta a contatto quando, tra il IV e VI secolo, i primi iniziarono a migrare all’interno dei territori dell’Impero, andando irreparabilmente a distruggerne l’unità politicoterritoriale. Infatti, al posto di “migrazioni”, viene tendenzialmente usato il termine “invasioni”, proprio per sottolineare la negatività con cui i romani hanno vissuto questi grandi spostamenti. Anche il termine “barbari” è sempre stato usato con un’accezione negativa (prima dai greci, poi dai romani) per indicare popoli che parlavano lingue incomprensibili e che si trovavano al di là del limes (ossia il confine dell’impero). In realtà, l’incontro tra barbari e romani era cominciato ben prima delle invasioni. L’impero, che già da tempo aveva rinunciato alla conquista della Germania, decise di consolidare il limes in corrispondenza dei fiumi Reno e Danubio, costruendo un grande sistema di fortificazioni. Ciò avvenne anche grazie alle relazioni che i romani instaurarono con le popolazioni barbariche confinanti: i guerrieri barbari furono arruolati nell’esercito romano; gruppi di uomini liberi si insediarono come coloni in varie regioni; strinsero anche rapporti commerciali che portarono allo scambio di merci di lusso, armi, alimenti, e altro. Tuttavia, dal III secolo, iniziarono incursioni che, via via, divennero sempre più frequenti e violente, fino ad arrivare alle incursioni da parte dei Visigoti, i quali destabilizzarono in modo definitivo l’equilibrio dell’Impero (IV-V secoli). 4. Regni romano barbarici Nel corso del V secolo, lo stanziamento dei barbari promosse la formazione di regni romanobarbarici, sottolineando la natura mista dal punto di vista etnico e istituzionale. L'Impero Romano persisteva ad oriente, e i regni riconoscevano l'autorità imperiale, portando i romani a elaborare nuove forme di convivenza. La società romana, nonostante le crisi come la diminuzione della popolazione e l'abbandono delle città nel II secolo, mantenne forme di coesione. La conversione al cristianesimo dell'aristocrazia romana si accentuò, garantendo inquadramento alle popolazioni latine e continuità col passato. Monasteri e vescovi svolsero ruoli chiave nell'assistenza e nei rapporti con i barbari. I barbari, inizialmente in netta minoranza, si insediarono in territori limitati, differenziandosi socialmente tra guerrieri e capi militari con proprietà più estese. I re, eletti dagli uomini armati, avevano ampi poteri, ma la mancanza di capacità di imporre tasse li rese dipendenti dal fisco patrimonio della loro stirpe. L'incontro tra tradizioni e modelli di vita barbarici e strutture sociali romane si sperimentò con la formazione di regni romanobarbarici. La differenziazione legale portò alla scrittura delle consuetudini barbariche in lingua latina, indicando un processo di acculturazione influenzato dal diritto romano e canonico. La fragilità di alcuni regni fu evidente nel caso dei Vandali nell'Africa del Nord. Il loro dominio fu caratterizzato da del marchese alla figura del potente locale. Accanto a questo sistema di ufficiali regi, venne creato l’istituto dei missi dominici, degli ufficiali itineranti (che giravano in coppia, un ecclesiastico e un laico) inviati dal potere centrale con il compito di controllare l’operato dei funzionari pubblici attivi nei comitati e nelle marche. L’elemento decisivo fu il riconoscimento dell’autorità di Carlo Magno attuato dal papa Leone III: l’alleanza tra papato e franchi consentì a entrambi gli elementi di ottenere qualcosa di vantaggioso, e portò all’incoronazione di Carlo a imperatore. Con la morte di Carlo nell’814, l’impero passò in mano all’unico erede rimasto in vita: Ludovico il Pio. Egli decise di suddividere l’impero tra i suoi eredi: a Ludovico il Germanico spettarono i territori a est del reno; a Carlo il Calvo quelli più occidentali; mentre Lotario ottenne la fascia centrale (che comprendeva Aquisgrana e Roma). Questa suddivisione portò un grande malcontento tra gli eredi, fino ad arrivare ad un conflitto armato che terminò con la sconfitta del primogenito Lotario. Nell’842 Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo prestarono un giuramento a Strasburgo davanti ai propri eserciti e, l’anno dopo, fu siglato il trattato di Verdun che proponeva una nuova suddivisione dell’impero. Perciò, dopo la morte di Ludovico il Pio, e ancor di più dopo la morte di Lotario, il potere carolingio aveva perso il suo carattere politicamente e territorialmente unitario. A contribuire al tracollo dell’impero carolingio contribuì l’emanazione del capitolare di Quierzy (877) da parte di Carlo il Calvo, con il quale si stabilì che, in caso di morte, sarebbe provvisoriamente diventato detentore di un determinato feudo il parente più prossimo del titolare, sancendo così l’ereditarietà dei feudi maggiori. Fino ad allora il feudo era stato usato come strumento di governo e motivo di coesione, ma nel momento in cui il sovrano non poteva più controllare le persone alle quali sarebbe passato il feudo, questo rapporto di natura personale incomincia a venire meno, e comincia a crearsi la situazione che poi avrebbe portato alla deposizione di Carlo il Grosso nell’887, atto che sancì la fine della vicenda carolingia. Motivi che portarono alla fine dell’età carolingia: 1. Suddivisione dell’impero tra i vari eredi, che portò ad uno sgretolamento dell’unità territoriale; 2. Capitolare di Quierzy, che portò all’ereditarietà dei feudi e ad un sempre minore controllo sul territorio da parte del sovrano. 10. I nuovi sviluppi economici Dall'III secolo, l'Europa ha affrontato una diminuzione demografica a causa di guerre, carestie ed epidemie, toccando il minimo nel IV secolo. Nel VII secolo, le invasioni barbariche e le epidemie si sono attenuate, consentendo una stabilizzazione e una crescita lenta della popolazione. La società ha conosciuto impoverimento materiale e riduzione della ricchezza, con la scomparsa di edifici monumentali dal VII secolo. La fine dell'economia statale di Roma ha portato a cambiamenti, le città hanno perso centralità, e i proprietari fondiari erano meno incentivati. Tra VII e VIII secolo, si è sviluppata una nuova domanda economica, incoraggiata dai sovrani carolingi con mercati portuali sul Mare del Nord. Nonostante la fine dell'Impero Romano d'Occidente, la schiavitù è persistita fino al X secolo, scomparendo poi con affrancamenti. La trasformazione principale è stata la ruralizzazione della società, concentrata intorno a grandi proprietà fondiarie, chiamate villae o curtes, con nuove forme di organizzazione del lavoro e miglioramenti nello stile di vita dei contadini. 11. Le città La scomparsa delle città ha portato a una significativa trasformazione urbana con la riduzione degli spazi abitati e un'intensa opera di ruralizzazione. Durante il regno longobardo, la città ha perso la sua centralità politica, ma con l'Impero Carolingio, si è assistito a una rinascita delle città, in cui la presenza del vescovo ha svolto un ruolo chiave nella conservazione della centralità politica. Nel V e VI secolo, le prerogative vescovili si sono ampliate, includendo funzioni civili come quelle giudiziarie. Tra il VII e l'VIII secolo, il potere carolingio ha ripristinato una divisione di funzioni, riportando la città a una posizione di rilievo amministrativo e religioso. Il vescovo ha assunto pienamente i poteri pubblici, soprattutto quando l'Impero Carolingio ha reso inefficace la presenza dei conti nelle città. Nel X secolo, l'imperatore ha formalmente riconosciuto questi poteri attraverso la concessione del "districtus" (costringere, obbligare). 12. Invasioni del IX sec Le invasioni del IX secolo sono una delle conseguenze della perdita del potere degli ultimi imperatori carolingi. La cosa interessante di queste invasioni (elemento che le distingue dalle invasioni del IV-VI secolo) è che, questi popoli, non erano interessati ad insediarsi in modo stabile nei territori occupati: il loro unico obiettivo era compiere razzie. Le prime furono quelle dei Saraceni, i quali saccheggiarono la basilica vaticana a Roma nell’846, e costruirono insediamenti fortificati dai quali muovere per compiere ulteriori razzie. Verso fine IX secolo cominciarono a compiere spedizioni di saccheggio gli Ungari, una popolazione di nomadi allevatori e cavalieri provenienti dall’Ungheria. Essi, arrivati in Italia, saccheggiarono Pavia e molte grandi abbazie, ma vennero successivamente sconfitti dai re di Germania della dinastia sassone; o Infine, da metà IX secolo, raggiunsero le coste dell’Europa del nord le popolazioni Scandinave, gruppi di pirati provenienti dalla penisola scandinava. Fanno parte delle popolazioni scandinave i Vichinghi, i Vareghi e i Normanni. Ad un certo punto, le loro incursioni si trasformarono in vere e proprie conquiste territoriali, tanto che crearono un ducato nel nord della Francia (Normandia). 13. Sistema feudale Il sistema feudale è un sistema che si basa su rapporti di natura vassallaticobeneficiaria. Il vassallaggio prevede un rapporto di reciproco aiuto tra due persone, una definita senior (signore) e l’altra vassus (vassallo): il signore offriva aiuto e protezione al vassallo, e gli concedeva in beneficium un feudo, tutto ciò a patto che il vassallo prestasse servizio militare e giurasse fedeltà a vita al signore. I termini stessi vassus e senior cercano di creare un rapporto non tra pari: infatti senior significa “più anziano”, mentre vassus deriva dal germanico gwas con significato di “giovane” una persona più autorevole, più anziana, più ricca e più potente instaura una relazione con un’altra persona più debole, bisognosa di protezione e di sostegno. Questo elaborato sistema fu uno degli strumenti che i Pipinidi usarono per affermare la loro autorità (essi crearono una fitta serie di vassalli ai quali concedevano principalmente terre, prelevate dal patrimonio regio o dai grandi enti ecclesiastici), poi usato anche da Carlo Magno. Inizialmente questa concessione era considerata temporanea e non trasmissibile ereditariamente: alla morte del vassallo, il bene concesso doveva tornare al proprietario. Tuttavia questo non accadeva nella prassi: con il Capitolare di Quierzy prima, e la Constitutio de feudis poi, venne ad affermarsi l’ereditarietà dei feudi. 14. Sistema curtense Il sistema curtense è un sistema bipartito che si basa sulle curtes, aziende agrarie suddivise in pars dominica (parte a conduzione diretta da parte del proprietario, tramite il lavoro degli schiavi) e pars massaricia (parte a conduzione indiretta, perché affidata a coltivatori liberi o asserviti, i quali coltivavano i mansi). Queste due parti erano legate tra loro tramite le corvèe, che consistevano in un certo numero di giornate di lavoro non retribuite che i contadini del massaricio dovevano dedicare al dominico, per eseguire lavori di costruzione o di manutenzione, o per aiutare nelle stagioni più impegnative. Le curtes erano strutture economiche “chiuse” e abbastanza autosufficienti, ma essendo che alcune aziende non producevano tutti i prodotti di cui avevano bisogno, si iniziarono a commercializzare i prodotti in eccesso nei centri di scambio rurali o nei mercati cittadini. 15. L'incastellamento È definito “incastellamento” quel fenomeno che portò ad un moltiplicarsi della presenza di fortezze e castelli in Europa, causato principalmente dalle nuove ondate di invasioni ad opera di Saraceni, Ungari e Scandinavi. Infatti, queste nuove invasioni portarono ad un notevole aumento della costruzione di castelli, usati in parte per difendersi dalle incursioni, ma in parte anche per rispondere all’esigenza dei signori di garantirsi una base da cui esercitare la propria egemonia sul territorio. Questo fenomeno portò ad una decisa rivoluzione dell’habitat: infatti, la popolazione dai villaggi si concentrò all’interno delle mura, dove si creò una sede di mercato, attività artigianali e servizi amministrativi. In realtà l’incastellamento è un fenomeno tipicamente italiano e, proprio in Italia, ebbe l’esito di rafforzare la fisionomia locale del potere. 16. Le chiese locali Tendenza di fondo fu la separazione tra i laici e il clero( insieme dei chierici che si distinguevano dai laici per un rapporto più immediato con il sacro). Le comunità erano le chiese: -vescovi: responsabili della guida spirituale ed amministrativa. -preti/sacerdoti: affiancavano i vescovi e incaricati nella predicazione e delle celebrazioni liturgiche. -diaconi: svolgevano compiti di assistenza e di amministrazione -metropolita: confermava e consacrava i vescovi della propria provincia. -patriarca: i vescovi che avevano una maggiore dignità nell’episcopato. I metropoliti svolgevano le assemblee per questioni organizzative e disciplinari. I concili invece erano effettuati da i vescovi della varie provincie. Nel 962 con il Privilegium, Ottone I ribadì anche il controllo imperiale sull’elezione pontificia. I papi furono tutti legati al trono imperiale, fino al 1059 quando l’elezione fu riservata ai soli cardinali (vescovi delle basiliche). 17. Monachesimo e monachesimo irlandese L’esperienza del monachesimo nasce in risposta ad un’esigenza diffusa di distacco dal mondo, di rinuncia dei beni terreni e di redenzione. Le prime pratiche monastiche a diffondersi furono: o Eremiti: si ritiravano vivere nelle necropoli, sugli alberi, in cima a colonne o nel deserto (che fu il luogo preferenziale); o Cenobiti: monaci che vivevano in comune, nella condivisione della preghiera, della penitenza, del lavoro e dell’alimentazione. I capi della comunità erano detti abati. L’esperienza monastica si sviluppò solo a partire dalla fine del III secolo quando, soprattutto in Egitto, Palestina e Siria, alcuni cristiani si rifugiarono a condurre una vita eremitica nel deserto ai margini delle città. In Occidente si diffusero dalla metà del IV secolo, soprattutto nelle forme cenobitiche, coinvolgendo anche le donne. Dal momento che queste comunità erano sempre più numerose, si avvertì l’esigenza di elaborare le norme che regolassero la vita dei monaci in tutti i suoi aspetti. Così ci fu un susseguirsi di raccolte di regole e norme fino ad arrivare all’817, anno in cui Ludovico il Pio dispose che la regola benedettina diventasse il testo di riferimento per tutti i monasteri dell’Europa carolingia. I monaci furono i protagonisti del fenomeno dell’evangelizzazione delle popolazioni rurali, come ad esempio avvenne in Irlanda. Il monachesimo irlandese Il monachesimo sviluppatosi in Irlanda aveva una fisionomia particolare: l’Irlanda, infatti, era un’isola che non era stata colonizzata dai romani, non era stata soggetta alle invasioni barbariche, ed era abitata da tribù guidate da sacerdoti del culto celtico. L’evangelizzazione fu avviata a metà V secolo da un monaco della Britannia di nome Patrizio. Il territorio dell’Irlanda non era organizzato con la struttura tipica delle città dell’Impero romano, anzi era del tutto priva di città. Fu quindi il monachesimo a costituire l’ossatura della struttura ecclesiastica: furono i grandi abati a svolgere funzioni riservate ai vescovi. La forte presenza monastica nell’isola favorì lo sviluppo di forme di culto cristiano più ascetiche e rigorose rispetto che altrove che, man mano, si diffuse anche in Europa. 18. Cluniacensi A partire dal X secolo, fu l’abbazia di Cluny a rivestire un ruolo centrale nella produzione di tecnici della politica, dell’amministrazione e della cultura: Cluny, infatti, divenne una vera e propria scuola per diplomatici, funzionari e tecnici dell’amministrazione dalla quale attingevano papi, sovrani e laici. Quest’ordine nacque nel 910 a Cluny, all’interno di un nuovo monastero che venne fondato e dotato dal duca Guglielmo di Aquitania. Ben presto l’ordine si diffuse, in maniera capillare, in tutta l’area francese e non solo. L’ordine di Cluny vene posto, fin dalle origini, sotto la diretta protezione del papa: si evidenzia fin da subito una peculiarità di questo ordine che, a differenza degli altri, non rispondeva all’ordinario diocesano, ma aveva un legame diretto con la corte papale. Ciò comportava una serie di privilegi e la possibilità di muoversi senza doversi necessariamente accordare con il potere locale del vescovo. Fin dalla sua fondazione, Cluny riuscì ad acquisire una forte autonomia grazie all’immunità (che consentiva di sfuggire al controllo degli ufficiali regi) e all’esenzione (che la sottraeva al controllo dell’autorità diocesana). I monaci cluniacensi elaborarono un nuovo stile di vita monastico basato sulla specializzazione liturgica, sulle opere di misericordia e sullo studio. Cluny ottenne l’autorizzazione a porre sotto la propria autorità altri monasteri, dando vita ad una potente congregazione che giunse all’inizio del XII secolo a circa 1200 priorati, diventando una potenza imponente della Chiesa riformata. 19. Cistercensi L’ordine di Cîteaux, conosciuto come ordine cistercense, fu un nuovo movimento monastico che andò a “scontrarsi” con l’ordine cluniacense. I cistercensi si organizzarono in maniera concretamente diversa rispetto ai cluniacensi, e puntarono anche su aspetti diversi: Cluniacensi: Allontanamento dei propri monaci dal lavoro manuale. Non viene enfatizzato l’aspetto dell’isolamento, principalmente a causa del rapporto privilegiato che aveva instaurato con l’aristocrazia. L’abazia era organizzata in maniera verticale e gerarchica (al vertice c’era l’abate, seguito dai priori di Cluny e, infine, dai priori degli altri monasteri). L’abazia era organizzata secondo una struttura orizzontale, per garantireil maggior coesione. Dotati di immunità ed esenzione. Cistercensi: Reintroduzione nella vita dei monaci del lavoro manuale. Ricerca del desertum dove erano sorte le prime comunità monastiche cristiane solitudine e lontananza dal mondo come strumento di maggior contatto con Dio. L’abazia era organizzata secondo una struttura orizzontale, per garantireil maggior coesione Rifiuto di immunità ed esenzione. Fu soprattutto Bernardo di Chiaravalle, uno dei massimi esponenti della prima diffusione del fenomeno cistercense, ad aprire la polemica con l’ordine cluniacense, perché lo vedeva come un ordine troppo mondano e ricco: tuttavia la ricchezza per Cluny era la testimonianza stessa del proprio valore, perché una ricchezza accumulata attraverso donazioni di persone che avevano individuato in Cluny lo strumento migliore per intercedere con Dio. L’ordine cistercense inizialmente fatica ad affermarsi, ma successivamente avrebbe superato Cluny. 20. Papato e lotta per le investiture Il progetto di Gregorio VII (1073-1085) fu quello di imporre alla Chiesa un modello fortemente gerarchizzato del corpo ecclesiastico, escludendo i poteri laici da ogni ingerenza nella vita religiosa. Con il Dictatus papae redatto nel 1075, il papa era l’unico vertice e guida morale della Chiesa ed era l’unico che poteva istituire e deporre i vescovi, convocare i concili, deporre gli imperatori e sciogliere i sudditi dall’obbedienza dei sovrani. Chi si opponeva alla sede romana poteva essere accusato di eresia. Il papato trovò appoggiò in numerosi sovrani cristiani come in Inghilterra, Ungheria, Croazia e i regni iberici. Invece nel 1076 Enrico IV, re di Germania, convocò un concilio di vescovi tedeschi che dichiarò deposto il papa, aprendone un duro conflitto in cui Gregorio reagì scomunicando l’imperatore e sciogliendo i sudditi da ogni obbedienza. La tensione tra papato e impero proseguì per alcuni decenni fin quando non si sottoscrisse l’accordo a Worms nel 1122 da Callisto II (papa) ed Enrico V in cui si stabiliva che l’elezione dei vescovi dovesse essere fatta dal clero e dal popolo e distingueva la consacrazione spirituale, riservata al clero, dall’investitura temporale, lasciata all’imperatore. La Chiesa romana cominciò tra il 1000 e il 1100 ad operare come centro di governo: -tornarono ad essere frequenti i concili ecumenici (ora convocati dal papa direttamente a Roma) -le attività di cancellerie aumentarono per il crescente volume di lettere spedite ai principi e ai chierici. -animò anche la lotta contro i suoi nemici alla fine del 1000 per la liberazione dei luoghi santi dalla Palestina, occupati dai musulmani (movimento crociato). Molti cristiani vedevano dimenticati i valori evangelici, un movimento avviato fu quello del mercante di Lione, Valdo (1170-1217) in cui rinunciò ai propri beni e si mise a predicare il Vangelo in lingua volgare, vietata dalle gerarchie ecclesiastiche. Scomunicato Valdo, i suoi seguaci sopravvissero alle persecuzioni rifugiandosi nelle alpine tra Francia e Italia. Gli eretici inizialmente venivano scomunicati tramite bolle papali (lettere). Questo compito era affidato ai giudici inquisitori, delegati del papa. Si diffusero anche nuove forme di religiosità regolare, in cui si diffondeva il messaggio evangelico attraverso l’azione pastorale, ad esempio come Francesco d’Assisi. Erano ritenuti mendicanti perché non possedevano beni e vivevano di elemosine e delle offerte dei fedeli. Nell’impero bizantino: ci furono controversie dottrinarie e liturgiche (come ad esempio il pane o meno lievitato nel rito eucaristico e sul matrimonio dei preti che in Oriente era ammesso) ed offrirono il pretesto per la scomunica reciproca tra il papa Leone IX e il patriarca Michele Cerulario nel 1054. Questo scisma tra la Chiesa orientale e quella occidentale non fu mai più ricomposto. Nascono le ostilità e le intolleranze nei confronti degli ebrei. Nella cristianità l’accusa era quella di aver consegnato Gesù ai romani affinchè lo condannassero. La Chiesa fu perciò favorevole alla loro emarginazione dalla vita civile. Il concilio lateranense del 1215 impose loro di portare un segno di riconoscimento sull’abbigliamento ( un cerchio di stoffa gialla) per evitare rapporti con cristiani. vassalli e il re che fu Luigi VII. La popolarità del potere soprannaturale si diffuse nell’immaginario di molte aree europee e contribuì ad accrescere il loro prestigio e il loro potere. IL REGNO D’INGHILTERRA: Dalla prima metà del 900 il regno anglosassone unificò i numerosi poteri locali presenti sul territorio dell’isola britannica. Il regno era diviso in circoscrizione territoriali in cui operavano gli agenti del re (sherif), incaricati alla riscossione dei tributi e dell’amministrazione della giustizia mentre i grandi possessori fondiari svolgevano per il re compiti di coordinamento militare su base territoriale. Nel 1016 con una spedizione militare il danese Canuto II si impadronì della corona. Canuto designò a sua volta come successore del regno anglosassone il fratellastro Edoardo (figlio di Emma della Normandia). Il duca di Normandia, Guglielmo, alla morte di Edoardo si oppose all’incoronazione di Aroldo, e attraverso la Manica con il suo esercito sconfigge e uccide Aroldo (re d’Inghilterra). Conquistò la corona e fu nominato Guglielmo il Conquistatore. Distribuì le proprietà dei sassoni ai normanni e in ogni villaggio ci fu uno sceriffo con poteri giudiziari, fiscali e militari. Concesse il feudo a baroni e cavalieri, creando le signorie territoriali e sottoscrisse nel 1086 il giuramento che i vassalli dovessero rispondere solo ed unicamente al re. Ma ciò favorì un clima di guerra interna che fu calmato solo da Enrico II recuperando il complesso dei territori fondiari e di autorità. Enrico II lasciò alla sua morte una struttura politica ben organizzata, di cui il re rappresentava due sistemi gerarchici (feudale e amministrativo), ma a causa di lunghe assenze dall’Inghilterra di Riccardo Cuor di Leone, impegnato nella crociata e nelle guerre in Francia, lasciarono nuove rivendicazioni da parte della nobiltà, così l’arcivescovo di Canterbury sottoscrisse nel 1215 la MAGNA CARTA, che ridefiniva i rapporti tra il sovrano e i sudditi e riconosceva le prerogative dei nobili, del clero e delle comunità mercantili. IL REGNO NORMANNO NELL’ITALIA MERIDIONALE: L’Italia meridionale tra il 900/1000 appariva caratterizzata da una forte frammentazione: - i longobardi nel ducato di Benevento - i bizantini in Puglia e in Calabria - Gaeta, Napoli, Sorrento e Amalfi si erano rese autonome. - in Sicilia gli arabi Alcuni decenni dopo chiamati dai principi longobardi e bizantini in lotta fra loro, alcuni avventurieri normanni s’insediarono e costruirono dei piccoli domini creando dei veri e propri rapporti vassallatici tra il sovrano e i signori territoriali. Niccolò II con l’accordo del 1059, si sottomise “feudalmente” al papato ricevendo però il titolo di duca di Puglia e Calabria e diventò garante per la riconquista della Sicilia musulmana. L’accordo di Melfi consentì alla chiesa di avere un prezioso alleato nello scenario mediterraneo. I normanni occuparono quasi totalmente l’Italia meridionale ed il fratello Ruggero, avviò la conquista della Sicilia nel 1061 che durò circa 30 anni, concludendosi con la vincita da parte dei normanni. La conquista normanna del Mezzogiorno diede luogo alla costruzione di una nuova monarchia. Fu il figlio di Ruggero, Ruggero II a riunificare i diversi principati normanni e nel 1130 ricevette il titolo di re di Sicilia, ricevendo l’unzione sacra. Vennero posti ufficiali periferici per controllare le realtà locali per riscuotere le imposte e amministrare la giustizia. Al vertice istituì una curia feudale composta da ministri e consiglieri con competenze speciali 24. I comuni e le fasi comunali Lo sviluppo demografico, economico e sociale tra XI e XIII secolo portò alla formazione di forme di governo orientate all’autonomia, definite “comuni”, per la messa in comune di diritti e privilegi da parte della collettività urbana. Le aree italiane (in particolare del centro-nord) furono particolarmente all’avanguardia nel fenomeno, anzi solo in quelle regioni si sviluppò una vera e propria civiltà comunale, con caratteristiche omogenee: •Un alto grado di effettiva autonomia politica; • Un’intensa circolazione di esperienze da un centro a un altro, che uniformarono il fenomeno; •Una forte articolazione e differenziazione che offrì possibilità di ascesa e promozione sociale; • Uno stretto legame con le aree extra-urbane coincidenti tendenzialmente con le diocesi; • Un nesso organico tra la politica e le elaborazioni intellettuali, che si impegnarono a legittimare i regimi di autonomia. Lo sviluppo di ampie autonomie politiche da parte delle città italiane fu la conseguenza di due condizioni principali: 1. La forza economica, sociale e culturale di queste città; 2. La debolezza dei sistemi politici all’interno dei quali esse erano inserite. La società delle città italiane si articolava intorno a tre componenti: i milites, i negotiatores (l’élite commerciale) e gli iudices (uomini di cultura). Ciascuno di questi gruppi fornì un contributo determinante allo sviluppo comunale: rispettivamente la potenza militare, la disponibilità economica e la competenza giuridica. Origine dei comuni – fasi 1) Fase consolare In alcune città, la nascita dei comuni avvenne in continuità con il potere del presule, senza conflitti; in altre, invece, avvenne in seguito all’indebolimento delle figure episcopali. Infatti, negli ultimi decenni dell’XI secolo, la lotta per le investiture diede luogo in molte città a conflitti violenti tra i sostenitori delle due parti. Le iniziative di pacificazione lasciarono spazio a un nuovo ordine politico, quello del comune, il quale si organizzò in assemblee di cittadini eminenti che eleggevano come loro rappresentanti temporanei dei consoli per il governo politico, militare e giudiziario della città. Le rivendicazioni di autonomia da parte delle città portarono allo scontro con l’impero (XII secolo): il conflitto con Federico I Barbarossa portò alla formazione di leghe (“lega lombarda”), che sconfissero in battaglia l’esercito imperiale, costringendo Federico I a trattare. La pace di Costanza (1183) garantì alle città il diritto di esercitare i poteri regi, di eleggere un proprio console, di costituire leghe, di esercitare diritti sul territorio e di erigervi fortezze. Successivamente, il rinnovato conflitto tra la lega lombarda e Federico II, si risolse in una provvisoria sottomissione delle città al governo, che svanì con la morte di Federico nel 1250. 2) Fase podestarile Lo sviluppo politico maturò pienamente nella prima metà del XIII secolo. In questa nuova fase, il ruolo principale lo ebbe la magistratura del podestà, affiancata da un consiglio ristretto di cittadini, reclutato ogni anno tra professionisti della politica. Egli cominciò anche a far redigere per iscritto ai propri giudici e notai i diritti delle città, le sue leggi e consuetudini. La proiezione territoriale delle città italiane si tradusse nel controllo diretto del contado, cioè di un’area corrispondente alla diocesi cittadina. È interessante ricordare che si formarono forme di autogoverno anche nelle comunità rurali. 25. La Reconquista La Reconquista fu un movimento di rioccupazione da parte Cristiana dei territori conquistati dai mussulmani. Essa trasse una spinta ideale dalla lotta per la cristianizzazione delle regioni islamizzate, per questo godette dell’appoggio del papato. In seguito alla Reconquista ci fu la formazione dei Regni di Castiglia, di Aragona, e di Portogallo. Alla base del movimento c’era la crisi del mondo mussulmano: il califfato di Al-Andalus, infatti, si era frammentato in numerose signorie territoriali. Prima fase: •L’XI secolo vide l’avanzata degli eserciti cristiani verso sud, fino alla conquista di Toledo nel 1085 da parte del re di Castiglia e Leon, Alfonso VI, che vi trasferì la capitale. •Ciò portò alla conquista del califfato da parte degli Almoravidi (1086), i quali frenano l’avanzata cristiana. •A loro volta i loro successori, la dinastia degli Almohadi, bloccarono l’avanzata degli eserciti cristiani nelle regioni più urbanizzate e popolate della Spagna. Seconda fase: •La seconda fase riprese verso la fine del XII secolo su tre direttrici principali: Portogallo, Castiglia e Aragona. Si rivelò decisiva la vittoria degli eserciti cristiani uniti a Las Navas de Tolosa, presso Cordoba, che nel 1212 aprì la strada alla riconquista delle principali città (per mano di Ferdinando III di Castiglia) e delle isole Baleari (per mano di Giacomo I d’Aragona). 26. Le crociate Con il termine “Crociata” si fa riferimento a quella serie di guerre promosse dalla Chiesa cattolica, combattute tra l’XI e il XIII secolo. In quei secoli ci fu la diffusione dei pellegrinaggi nei luoghi sacri della cristianità: questi pellegrinaggi venivano fatti da uomini di ogni condizione sociale, per devozione, adempimento di un voto, espiazione dei peccati. Dalla metà del XI secolo si diffuse l’uso dei pontefici di concedere l’indulgenza, vale a dire la remissione dei peccati, a chi partecipasse alla Reconquista armata della penisola iberica contro i musulmani, sancendo così l’idea di difendere la fede cristiana con le armi. In particolare, il “pellegrinaggio armato” acquisì dimensioni imponenti nel momento in cui fu indirizzato alla liberazione della Terrasanta, ormai da secoli nelle mani degli infedeli. • L’esortazione venne per la prima volta da papa Urbano II, il quale in un’assemblea fece appello ai cavalieri cristiani di porre fine alle lotte fratricide e intraprendere un pellegrinaggio di espiazione in Terrasanta. Nel 1096 si avviò quindi una spedizione armata che raccolse i membri dell’aristocrazia francese e normanna, i quali, dopo aver espugnato varie città meridionali, conquistarono Gerusalemme, dopo sanguinosi combattimenti e massacri di popolazioni, nel 1099. I regni cristiani non furono in grado di resistere a lungo di fronte alla reazione musulmana. • Nel 1144 la perdita di Edessa indusse il re di Francia a promuovere una nuova spedizione, sostenuta dal papa e dalla predicazione del cistercense Bernardo di Chiaravalle. La spedizione si risolse però in un nulla di fatto e pochi decenni dopo si formò una nuova potenza islamica con a capo il sultano detto Saladino, il quale riconquistò quasi tutti i territori occupati dai cristiani ed entrò trionfalmente a Gerusalemme nel 1187. • La conquista di Gerusalemme ebbe vasta risonanza in Occidente e fu guidata una nuova spedizione dall’imperatore e dai re di Francia e d’Inghilterra tra 1189 e 1192. Anche questa volta però i risultati militari furono scarsi e Gerusalemme rimase in mano ai musulmani. Fu sancita la fine dei regni crociati. 27. Boom demografico L’incremento di popolazione divenne impetuoso nel corso del 1200 e raggiunse il suo culmine tra il 1200 e il 1300. La crescita demografica fu dato dall’assenza di gravi epidemie e dal miglioramento del sistema alimentare. Le città furono ebbero uno slancio edilizio e masse crescenti di popolazione si trasferirono dalle campagne alle città. La tendenza economica espansiva garantì un equilibrio tra le produzioni e gli scambi. La seta, il cotone, le spezie dall’Oriente e le pellicce, legname, pesce dall’Europa scandinava. Il commercio a largo raggio conobbe una grande ripresa, anche i mercanti italiani acquisirono le rotte sul Mediterraneo e fondarono empori. Nell’ambito marittimo si diffuse un tipo di contratto commenda, in cui i mercanti riscuotevano dai vari creditori e al ritorno restituivano il denaro ricevendo una percentuale dai guadagni. Aumento anche la domanda di denaro in cui si coniarono nuove monete d’argento di maggior valore. La circolazione di monete fece nascere nuove figure come i banchieri, che assicuravano il cambio delle monete e i prestiti. Nascono tante altre figure come: fornai, muratori, fabbri, cuoiai, tessitori, giudici, avvocati, medici, maestri di scuola etc. 28. Autorità universali I disegni universalistici dell’impero e del papato entrarono in crisi alla metà del 1200, gli imperatori furono costantemente impegnati a gestire l’autonomia rivendicata dai principi territoriali e dalle città. I papi invece entrarono in conflitto con i grandi monarchi per il controllo delle immunità e delle cariche ecclesiastiche nei regni. Regno germanico: Federico I affermò che il potere imperiale era conferito direttamente da Dio attraverso l’unzione e non era mediato dall’incoronazione del pontefice. Ed è così che venne poi chiamato SACRO IMPERO. Da qui la determinazione di non riconoscere la supremazia papale segnò uno scisma nel 1159, che si ricompose solo nel 1176/77. Federico I nell’assemblea di Roncaglia (Piacenza) del 1158 pubblica nel regno d’Italia le prerogative dell’autorità regia: -esercizio della giustizia -riscossione delle imposte -facoltà di battere moneta -diritto di arruolare eserciti -controllo di strade e fortezze. Milano non si assoggettò e fu attaccata dall’esercito di Federico I. La crescita della pressione fiscale spinse molte città alla formazione di alleanze che sconfisse militarmente e costrinse Federico I a concedere l’esercizio di alcune funzioni regie ai comuni. Alla morte di Federico I, si aprì una grave fase di instabilità politica. La lunga vacanza aiutò a rafforzare l’idea che l’impero cristiano dovesse essere soggetto al potere universale del pontefice in cui Innocenzo III sviluppò una dottrina in cui sanciva che il potere spirituale era ricevuto da Dio e delegava l’autorità temporale ai sovrani che dovevano esercitarla sotto la guida della chiesa. A succedergli fu Benedetto Caetani che promise indulgenza ai pellegrini che avessero visitato le tombe degli apostoli a Roma. Regno Francia: Luigi IX operò sul piano internazionale favorendo la conquista del regno di Sicilia. Sul piano amministrativo istituì nel 1247 le inchieste nel regno per raccogliere le denunce degli abusi dei suoi ufficiali e rafforzò il ruolo degli ufficiali centrali di corte. Regno d’Inghilterra: Le perdire in terra francese e la concessione della Magna Charta avevano indebolito le prerogative dei re inglesi ed Enrico III dovette confrontarsi ripetutamente con le pretese dei baroni. Regno di Sicilia: Il rafforzamento del potere regio in Sicilia fu perseguito da Federico II. Si innestò sulle preesistenti strutture normanne sviluppando un efficace apparato amministrativo. Regni di Castiglia e di Aragona: La sconfitta dei musulmani nel 1212 consentì ai regni iberici ulteriori conquiste territoriali come Valencia e le Isole Baleari, mediate tramite le istituzioni amministrative (cortes) luoghi di mediazione tra il re, la nobilità, il clero e le città. Stato pontificio: il papa rafforzò i poteri temporali sul proprio territorio. Fu Innocenzo III ad espandere il proprio territorio facendosi giurare fedeltà da nobili del Lazio, dell’Umbria e delle Marche. Più in generale, i pontefici curarono lo sviluppo di un apparato burocratico destinato a riscuotere in tutta la cristianità i vari tributi. Europa Orientale: In Europa Orientale le monarchie non riuscirono a dare vita a forti strutture monarchiche, fu la cristianizzazione ad offrire un senso di identità. Intorno al 900 gli slavi orientali erano penetrati nell’attuale Ucraina e nelle regioni vicine raggiungendo l’apice nel controllo delle vie di commercio tra il Baltico, l’Europa e l’Oriente. Anch’esso andò incontro a un processo di divisione in vari principati, che ne resero inarrestabile il declino. Mentre nelle steppe asiatiche esisteva una vastissima dominazione per opera di tribù nomadi originarie della Mongolia. I mongoli conquistarono rapidamente la Cina settentrionale, l’Asia centrale e la Russia orientale. In Europa compirono razzie fino alla Polonia e all’Ungheria. 29. Rinnovamento La crescita economica nel 1000 sul piano culturale: -allargò il numero di persone in grado a leggere e scrivere, soprattutto perché i commercianti dovevano sottoscrivere per iscritto degli accordi. -nelle città sorsero così le scuole pubbliche organizzate dalle autorità pubbliche. -tra il 1000 e il 1100 si iniziarono a scrivere testi in volgare che in precedenza erano esclusivamente in latino. - costruzioni delle chiese in pietra e le città ornate da cattedrali, simboli della crescita civile ed economica. -la ricerca di nuove verità, le curiosità intellettuali come il recupero delle opere di Platone e le traduzioni dall’ebraico e dall’arabo per questi testi, portarono la formazione delle università. La prima a Bologna. -il mutamento dei tempo si rispecchiò anche nell’evoluzione dell’arte e dell’architettura dallo stile romanico a quello gotico. 30. La crisi demografica Nel XIV secolo, l'Europa sperimentò un drammatico calo demografico a causa della sovrappopolazione relativa, influenzato da maltempo, cattivi raccolti e fame. La peste bubbonica, proveniente dall'Asia, si diffuse dal 1347 causando devastazioni in tutta Europa fino al 1700. Questo declino demografico portò a dibattiti sugli impatti economici, con alcune visioni che indicavano una depressione economica e altre che vedevano miglioramenti nel tenore di vita. Le difficoltà economiche coinvolsero le attività creditizie, con bancarotte e insolvenze. Tuttavia, nel tempo, si ricostruì l'equilibrio tra risorse e popolazione. Aumento dei salari migliorò il tenore di vita, permettendo l'accesso a beni come carne e tessuti. Durante la peste, si svilupparono pratiche di segregazione e limitazioni sugli spostamenti. La risposta alla crisi incluse aspetti religiosi con il culto della Passione di Cristo, pellegrinaggi e donazioni alle chiese. Nel campo artistico e letterario, emersero rappresentazioni della morte e descrizioni di un Oriente magico e terribile. Tra il 1300 e il 1400, si registrarono rivolte e tensioni sociali, come la jacquerie in Francia e lotte per i diritti corporativi nelle città tedesche. Solo dalla metà del 1400 iniziarono a emergere segnali di ripresa, legati a miglioramenti nell'alimentazione, riduzione delle epidemie e ripresa economica, specialmente nell'agricoltura. 31. Papa Innocenzio III
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