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Riassunto - "maternità e gravidanza" a cura di M.Ammaniti, Sintesi del corso di Psicologia Clinica

Riassunto dettagliato e schematico in cui vengono esposti i principali punti del libro.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

In vendita dal 15/10/2019

aniello_noviello
aniello_noviello 🇮🇹

4.3

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35 documenti

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Scarica Riassunto - "maternità e gravidanza" a cura di M.Ammaniti e più Sintesi del corso in PDF di Psicologia Clinica solo su Docsity! MATERNITA’ E GRAVIDANZA CAP.1 : I CONTRIBUTI PSICOLOGICI E PSICOANALITICI RELATIVI ALLA GRAVIDANZA INTRODUZIONE Lo studio della gravidanza e delle sue dinamiche psichiche si è sviluppato in 2 ambiti diversi: • Ambito clinico-terapeutico = consultazioni e trattamento analitico • Ambito psicologico = somministrazione di questionari e interviste semistrutturate Prima degli anni 40 Freud affronta il tema della gravidanza in relazione allo sviluppo infantile, attribuendo il desiderio di maternità alla fase edipica: inizialmente ritiene che il bambino desiderato dalla madre è il frutto della relazione fantastica con il padre e il desiderio di una bambino, poi in seguito il desiderio di un bambino viene riferito all’attaccamento pre-edipico alla madre (alla base c’è la motivazione inconscia di voler sostituire il pene mancante, caratteristica fondamentale dello sviluppo femminile per Freud). Dopo gli anni 40 ci sono stati nuovi studi e nuove osservazioni cliniche che hanno portato a nuove teorie relative alla gravidanza. BIBRING ritiene che la gravidanza sia un processo in cui la donna rivive i conflitti infantili relativi a fasi precedenti dello sviluppo (prime relazioni e identificazioni con la propria madre). Definisce la gravidanza anche come una crisi maturativa = gravidanza momento cruciale dello nello sviluppo della donna che porta all’acquisizione di un livello di integrazione più maturo, caratterizzato dall’elaborazione e dalla risoluzione dei precedenti conflitti infantili. La crisi tuttavia può assumere 2 connotati diversi: • Crisi evolutiva = appunto quella che porta all’elaborazione e alla risoluzione dei precedenti conflitti infantili • Crisi vulnerabile = può avere implicazioni psicopatologiche, in quanto rappresenta una destrutturazione e riorganizzazione dell’identità della donna. Nella crisi vulnerabile i cambiamenti che avvengono nella gravidanza sono visti come una minaccia alla propria integrità PINES ritiene che la gravidanza è una tappa fondamentale per la costruzione dell’identità femminile. Essa rappresenta l’opportunità di elaborare il processo di separazione-individuazione con la propria madre AMMANITI sostiene che durante la gravidanza la stretta correlazione tra dimensione corporea e dimensione mentale riattiva a livelli consci, preconsci e inconsci le esperienze del passato che si intrecciano con il presente. Si può dire quindi che è importante considerare la relazione fantasmatica e reale che la donna ha con la propria madre durante la gravidanza. In particolare viene messa in evidenza l’importanza dell’identificazione della donna con una “buona immagine materna”(riconoscersi come una buona madre), e ciò può avvenire solo se la sua relazione infantile con la madre è stata buona. È chiaro che l’esperienza della prima gravidanza è strettamente legata alla storia infantile e adolescenziale della donna e alle sue identificazioni con le figure significative e può rappresentare la continuità dell’esperienza familiare oppure una sorta di opposizione a tale influenza. È necessario effettuare una distinzione tra: • Desiderio di maternità = è la disponibilità ad occuparsi e a prendersi cura del bamino • Desiderio di gravidanza = è il bisogno narcisistico di provare che il proprio copro funziona proprio come della propria madre (ciò avviene spesso nelle gravidanze adolescenziali. Durante la gravidanza la donna può sviluppare diverse fantasia, consce o inconsce, che riguardano sé stessa come madre o il bambino: • Fantasie consce che riguardano il bambino = le fantasie acquistano un carattere cosciente quando la donna cerca di dare una precisa configurazione al bambino nella propria mente. Queste fantasie possono essere osservate nella scelta del nome del bambino, nelle aspettative sul sesso, ecc. Queste fantasie vanno a costituire il “bambino immaginario”. • Fantasie inconsce che riguardano il bambino = oltre alle fantasie coscienti, in gravidanza, si sviluppano anche delle fantasie inconsce che vanno a formare nella mente della madre il “bambino fantasmatico”, risultato dalle dinamiche e dei conflitti edipici e pre-edipici della madre. • Fantasie che riguardano sé stessa = In gravidanza, la madre può sviluppare anche delle fantasie relative a sé come madre: • La donna si può rappresentare come “madre salvifica” disposta a sacrificarsi per il figlio • Come “madre terra” che crea e dona vita • Come “madre seduttiva” che tiene il figlio inestricabilmente legato a sé. LE FASI DELLA GRAVIDANZA Diversi autori hanno descritto differenti stadi riguardanti il processo della gravidanza. BIBRING individua 2 stadi della gravidanza che riguardano 2 “compiti adattativi”: • STADIO 1 (PRIMO COMPITO ADATTIVO) = accettazione dell’embrione prima e del feto poi come parte integrante di sé. In questo stadio la donna ha un’esperienza psicologica di fusione con il feto, che perdura nei primi mesi di gravidanza fino alla percezione dei movimenti fetali. Questo evento obbliga la donna a prendere atto dell’esistenza di un bambino dentro di sé • STADIO 2 (SECONDO COMPITO ADATTIVO) = riorganizzare le proprie relazioni oggettuali e prepararsi all’evento della nascita-separazione del bambino dentro di lei PINES individua 4 stadi mettendo in evidenza la relazione tra fantasie della donna ed eventi somatici in gravidanza • STADIO 1 = va dal concepimento alla percezione dei movimenti fetali. In questo stadio avvengono importanti modificazione dell’immagine corporea e del sé e compaiono spesso sintomi psicosomatici, come nausea e vomito, che sono espressione dei conflitti nei confronti della gravidanza e di ambivalenza verso il feto (vomito può rappresentare un tentativo inconscio di espellere l’embrione e ripristinare la condizione precedente. • STADIO 2 = va dalla percezione dei movimenti fetali fino alle ultime fasi della gravidanza. In questo stadio il feto è percepito in modo progressivamente differenziato e viene riconosciuto come una entità a sé, suscitando nella donna ansie di perdita. • STADIO 3 = comprende gli ultimi momenti prima del parto. In questo stadio sono presenti ansie riguardanti l’integrità del bambino, il travaglio e il parto. • STADIO 4 = periodo subito dopo il parto (“decimo mese” chiamato da Lebovici) RAPHAEL-LEFF suddivide la gravidanza in 3 periodi • STADIO 1 = inizio della gravidanza chiamato “inattività vigile”. La donna cerca di minimizzare il proprio disorientamento e di raggiungere uno stato di benessere. Con il progredire della gravidanza la donna deve accettare il feto come una parte di sé (vivono in un’unione simbiotica) CAP.2 : L’IRMAG, UNO STRUMENTO PER ESTRAPOLARE LE RAPPRESENTAZIONI IN GRAVIDANZA INTRODUZIONE IRMAG = strumento specifico atto a cogliere in profondità il dispiegarsi delle rappresentazioni mentali materne nel periodo gestazionale. Si tratta di un’intervista semistrutturata (= intervista che consente di stabilire un rapporto più diretto con la donna nel corso dell’incontro, modulando di volta in volta nel modo più appropriato le varie domande). Nella costruzione dell’IRMAG ha costituito un importante punto di riferimento l’Adult Attachment Interview (AAI) = intervista che si pone l’obiettivo di di cogliere i sottostanti modelli funzionali interni e quindi differenti stili di attaccamento (al soggetto viene chiesto di parlare delle relazioni instaurate nel corso della sua infanzia con le figure genitoriali o con altri adulti significativi, delle esperienze di crisi, di lutti o separazioni, ecc,) CARATTERISTICHE DELL’IRMAG L’IRMAG (Intervista per le rappresentazioni materne in gravidanza) ha come obiettivo quello di esplorare, nella donna che si trova ad affrontare la maternità, l’area delle rappresentazioni mentali che riguardano se stessa come persona e come madre, ma anche il partner e la propria famiglia di origine. È formata da 41 domande e viene somministrata preferibilmente al 7 mese di gravidanza, periodo nel quale si è consolidata la presenza del bambino nello spazio psichico della madre e non sono ancora comparse le ansie connesse all’imminenza del parto. Quest’intervista si propone di approfondire le seguenti aree: Desiderio di maternità nella storia personale e della coppia in relazione a tale area, l’intervista si propone di esplorare: • se la gravidanza è stata programmata (e da quanto tempo) o se invece è giunta inattesa = in particolare si cerca di approfondire come il desiderio di maternità abbia preso corpo nella storia della donna. In questo ambito è possibile fare una differenziazione tra desiderio di gravidanza e desiderio di avere un figlio: • desiderio di gravidanza = quando si determina la gravidanza, nei casi in cui prevalga nella donna il desiderio di sperimentare esclusivamente la condizione gravidica, si può constatare una difficoltà a instaurare una relazione in fantasia con il bambino interno, a immaginarlo già nato, ad avere aspettative su di lui, e il momento del parto viene vissuto come un’esperienza dolorosa. Tutto ciò può rendere problematico lo sviluppo della relazione madre-bambino, a causa della mancanza di uno spazio mentale disposto ad accogliere un essere “altro da sé” dotato di proprie caratteristiche e specifici bisogni. • se c’è stata una decisione di coppia o unilaterale nel determinarla = se il desiderio di avere un figlio è ascrivibile a uno solo dei 2 partner, il figlio può assumere un valore strumentale all’interno delle dinamiche coniugali, con la funzione, ad esempio, di mantenere in vita il rapporto o di rappresentare un alleato all’interno di conflitti irrisolti • se ci sono state passate difficoltà di fecondazione o esperienze di aborti. Le emozioni personali, di coppia e familiari alla notizia della gravidanza in quest’area vengono esplorate: • le emozioni della donna nel momento in cui ha avuto la certezza di essere incinta • le modalità con cui ha affrontato questa circostanza (isolamento, desiderio di condividerla con il partner, con i familiari) • le eventuali reazioni che si sono determinate sul piano fisico • la risonanza che ha avuto in lei l’atteggiamento del partner e degli altri in seguito a tale comunicazione In seguito alla notizia della gravidanza, la donna può orientarsi verso una maggiore o minore condivisione di tale evento con il partner e con i familiari. In questo ambito esistono una grande varietà di reazioni individuali, che oscillano tra: • il desiderio di custodire e proteggere fin dall’inizio se stessa e il proprio feto da ogni contatto estraneo • la tendenza a ricercare fuori da sé quel sostegno e quella sicurezza che sente indispensabili per affrontare il nuovo stato Le emozioni e i cambiamenti nel corso della gravidanza nella vita personale, di coppia e nel rapporto con la propria madre; la prospettiva del parto in riferimento a quest’area l’intervista si propone di indagare: • lo stato emotivo generale che caratterizza il periodo della gravidanza • le emozioni specifiche riguardanti ambiti particolari • i cambiamenti nelle abitudini, nelle attività, nei ritmi di lavoro, nel rapporto con il partner e con la propria madre dovuti alla gravidanza • gli stati d’animo della donna riguardante se stessa (paure, sogni) e il partner • le reazioni ai cambiamenti del corpo • le fantasie riguardanti il momento del parto In quest’ambito si cerca quindi di approfondire sia l’esperienza emotiva che connota la gravidanza sia la disposizione ad affrontare il cambiamento, da parte della donna. • Aspetti emozionali = è utile distinguere l’area delle aspettative e delle paure coscienti e l’area delle fantasie inconsce • Aspettative e paure coscienti = possono essere le fantasie ad occhi aperti • Fantasie inconsce = possono trovare espressione nei sintomi psicosomatici e nelle rappresentazioni oniriche e sono collegate alla rielaborazione di antichi vissuti relativi alla storia infantile e adolescenziale della donna • I cambiamenti = si vanno ad indagare sia i cambiamenti fisici che quelli mentali • Cambiamenti fisici = il corpo in gravidanza subisce delle forti trasformazioni che dovrebbero essere accettate ed integrate nella preesistente immagine corporea. Se questo processo si configura come problematico, il corpo può essere utilizzato per esprimere conflitti e ambivalente (sintomi somatici) Attraverso l’IRMAG è possibile anche esplorare l’orientamento della donna nei confronti del parto. Le tematiche più ricorrenti in quest’ambito sono: • La paura del parto in quanto evento sconosciuto • La paura del dolore fisico e la paura di perdere il controllo di sé, della realtà e del proprio comportamento sociale e relazionale Le percezioni, le emozioni e le fantasie relative al “bambino interno” per quanto riguarda questo ambito, l’intervista permette di esplorare se, all’interno della madre, si è già costituito uno specifico spazio mentale occupato dal bambino che sta per nascere. Si indaga in particolare: • Le reazioni materne ai primi movimenti fetali • Le caratteristiche fisiche e temperamentali immaginate per il bambino • Le percezioni e le emozioni percepite nel corso delle ecografie • Il rapporto immaginario instaurato con il bambino i sogni fatti su di lui • Lo spazio esterno preparato per il suo arrivo (stanza, culla, ecc.) Le aspettative future riguardanti le caratteristiche di sé come madre e le caratteristiche del bambino in quest’ambito ci si propone di esplorare: le aspettative materne riguardanti il proprio ruolo, le proprie funzioni, le proprie capacità e l’immagine del bambino nei primi mesi (caratteristiche, ritmi, bisogni). Uno studio riguardante quest’ambito è stato effettuato da Raphael- Leff. Egli nel suo studio sullo stile materno in gravidanza e nel periodo postnatale, evidenzia 2 tipologie estreme: • Madre facilitante = madre che considera la maternità un’esperienza esclusiva ed arricchente, disponendosi ad adattare se stessa ai bisogni del figlio (che viene idealizzato) • Madre regolatrice = madre che considera la gravidanza e il post-parto come periodi normali della vita, che non richiedono specifici cambiamenti, nell’aspettativa che sarà il bambino a dover adattarsi ai ritmi e alle esigenze genitoriali Raphael-Leff ha aggiunte a queste due una terza categorie: quella della madre reciprocator • Madre reciprocator = madre che è in grado di effettuare degli scambi con l’altro sulla base della reciprocità. Questa madre, durante il periodo della gravidanza, è in grado di mantenere un certo equilibrio tra la tendenza a sentirsi assorbita internamente dalla nuova esperienza e la sua aperta disponibilità verso il mondo esterno, considerando il bambino come determinato di specifiche caratteristiche individuali e riconoscendo le proprie ambivalenze interne. La prospettiva storica della madre, riguardante il proprio ruolo attuale e passato di figlia in quest’area l’intervista si propone di esplorare nella donna: • Le caratteristiche di se stessa bambina (aspetto fisico, temperamento, abitudini) • Le caratteristiche del rapporto con i propri genitori nella prima infanzia • Il desiderio di identificarsi o di differenziarsi dalla propria madre nell’espletamento del ruolo materno Per indagare in modo sistematico le rappresentazioni mentali che la donna ha di se stessa come madre e del proprio bambino bisogna prestare attenzione alla struttura del racconto che la donna fa nel corso dell’intervista (IRMAG) sulla base delle domande che le vengono poste. La struttura narrativa legata a un’intervista può mettere in luce gli aspetti consci del mondo psichico, i processi immaginativi e le fantasie di una donna in gravidanza. La narrazione della donna in gravidanza permette quindi di fare delle ipotesi sul suo funzionamento mentale e sulle rappresentazioni di sé come madre e del futuro bambino che si cominciano a delineare. Ammaniti e Stern confermano ciò sostenendo la stretta relazione tra narrazione e rappresentazioni e ritenendo che la narrazione fornisce delle evidenze sulla cui base si possono fare delle ipotesi sul modo in cui la mente funziona. La Bucci sottolinea l’importanza dell’attività referenziale delle narrazioni = le connessioni fra rappresentazioni verbali e non verbali che si riflettono nello stile di linguaggio. Le rappresentazioni non verbali comprendono: le attività immaginative, le rappresentazioni delle azioni, delle emozioni e delle esperienze somatiche quanto più sono presenti nel racconto queste rappresentazioni non verbali, tanto più viene trasmetto ed evocato all’interlocutore il senso di esperienze personale. Nell’IRMAG, esplorando le diverse aree viene messo a fuoco: • il modello narrativo che la donna in gravidanza fornisce relativamente a se stessa come donna e come madre, anche in relazioni al partner e alla propria famiglia di origine. • Il modello narrativo che la donna in gravidanza in relazione al bambino nel corso della gravidanza e in prospettiva dopo la nascita Il modello narrativo non viene tanto esplorato rispetto ai contenuti del racconto, ma piuttosto rispetto all’organizzazione della narrazione, in modo indipendente dai contenuti (non tanto ciò che dice ma come lo dice). Le dimensioni che vengono utilizzate per studiare il modello narrativo di sé come madre e del bambino riguardano le seguenti aree: La ricchezza delle percezioni nel descrivere se stessa come madre e il bambino Apertura al cambiamento e la flessibilità nel descrivere se stessa come madre e il bambino questa dimensione serve a misurare la flessibilità ad adattarsi a nuove informazioni e punti di vista, capacità molto importante in gravidanza e nei primi mesi di vita del bambino. Questa dimensione vuole mettere in luce la rigidità o la permeabilità delle rappresentazioni rispetto all’esperienza che la donna sta vivendo nella gravidanza e anche nell’ambito dell’intervista. L’intensità dell’investimento nel descrivere se stessa come madre e il bambino questa dimensione viene riconosciuta attraverso la coloratura emotiva del racconto e attraverso la partecipazione all’intervista. Quello che interessa di più è l’intensità del tono e del coinvolgimento emotivo. In relazione a questa dimensione le donne possono posizionarsi su due poli differenti: • Donne che esprimono un forte coinvolgimento emozionale (raccontano i propri problemi con intensa partecipazione emotiva) • Donne che non presentano coinvolgimento emotivo La coerenza del racconto relativo a se stessa come madre e al bambino in questa dimensione viene presa in considerazione la coerenza globale dell’ideazione e delle emozioni e se queste si dispongono in un flusso ben organizzato e logico del racconto. Sono indici di coerenza: • La leggibilità e la scorrevolezza del testo narrativo • Il flusso ordinato della qualità e della quantità del discorso La differenziazione tra il racconto relativo a se stessa come madre e quello relativo al bambino questa dimensione esplora: la consapevolezza materna della propria identità personale, dei propri confini, delle proprie caratteristiche mentali e fisiche in quanto differenti rispetto al partner, alla famiglia e in particolare rispetto alla madre. Esplora anche il modo in cui la madre differenzia se stessa dal bambino dentro di lei. Rispetto alla differenziazione di se stessa come madre, le donne possono collocarsi su 2 poli: • Madri che affrontano la maternità con consapevolezza e una progettazione personale che comporta, attraverso la gravidanza, il mettere al mondo un figlio e la completa maturazione della propria identità femminile • Madri in cui vi è una limitata consapevolezza della maternità, che viene affrontata in modo casuale, subordinato agli altri, con un valore sostitutivo (insoddisfazione nel lavoro) oppure con l’avvicinarsi della fine del ciclo di fertilità (“sto diventando troppo vecchia”) Sul piano della differenziazione del bambino si parte dal presupposto teorico che nel corso della gravidanza l’immagine del bambino sia inizialmente parte integrante del sé materno e progressivamente vada incontro ad una differenziazione, man mano che il bambino dà segni sempre più consistenti della sua presenza (momento cruciale è la percezione materna dei movimenti fetali). Indici di un riconoscimento d’identità autonoma del bambino sono rappresentati dalla scelta del nome, dalle aspettative sul sesso, dalla preparazione degli spazi per il bambino. Dipendenza sociale mette in luce l’influenza della famiglia di origine, del partner, degli amici e del gruppo sociale sulle rappresentazioni che la madre ha di sé e del figlio. • A un polo si collocano le rappresentazioni più convenzionali basate su informazioni provenienti da altri e a cui la donna aderisce senza alcuna autonoma rielaborazione • All’altro polo si collocalo le rappresentazioni molto personali, con un una rielaborazione autonoma La dominanza delle fantasie mette in luce la dimensione fantastica nella rappresentazione di sé come madre e del figlio. Questa dimensione riguarda l’area delle fantasie coscienti (comunicabili e socializzate) che vengono condivise con il partner. Le fantasie si riferiscono a temi fantastici relativamente a sé come madre e alle paure e fobie (ad es., perdere il bambino, bambino che nasce con problemi). CAP.4 : LE CATEGORIE DELLE RAPPRESENTAZIONI IN GRAVIDANZA LE CATEGORIE MATERNE NELLA LETTERATURA Molti e diversi autori hanno messo in luce la presenza di stili materni e orientamenti differenti. BREEN attraverso uno studio ha definito 3 gruppi di donne sulla base di diversi criteri (uno di tipo ostetrico, e gli altri 2 di tipo auto valutativo): • 1 GRUPPO = donne ben adattate (22% del campione) • 2 GRUPPO = donne mediamente adattate (42% del campione) • 3 GRUPPO = donne maladattate (36% del campione) In questo studio è stato osservato che: • Nel 1 GRUPPO, quello ben adattato, le donne dopo la nascita del bambino percepiscono la propria madre come una buona madre e descrivono se stesse in modo simili alla propria madre. Queste madri non hanno un’immagine idealizzata di sé e ciò le porta a scoprire che a una buona madre occorrono diligenza, impegno e piacere nell’occuparsi dei figli • Nel 3 GRUPPO, quello maladattato, le donne si vedono in modo meno simile alla propria madre dopo la nascita del figlio. Queste donne mantengono un’immagine idealizzata di sé, ossia di madre amorevole, gentile, paziente, generosa. Si può dire che questa immagine corrisponde allo stereotipo di “madre perfetta”, che si sacrifica completamente, contenta e mai arrabbiata LEIFER in un suo lavoro, con un campione di donne, propone una classificazione basata sul funzionamento psicologico che può essere di livello alto, moderato e basso. Il funzionamento psicologico viene stabilito sulla base dell’atteggiamento nei confronti della gravidanza, della sintomatologia, dell’attaccamento affettivo al feto, dell’atteggiamento rispetto alle cure, del tono dell’umore, delle modificazioni dell’autostima. • Donne a elevato funzionamento psicologico = mostrano una stabile integrazione della personalità fin dai primi momenti della gravidanza. La gravidanza è pianificata e corrisponde al desiderio di espandere e arricchire la propria vita. Si tratta di donne che non si sentono minacciate dai cambiamenti dell’identità personale e dell’immagine corporea dovuti dalla gravidanza. Il loro legame con il feto inizia piuttosto presto. • Donne a moderato funzionamento psicologico = donne caratterizzate da un minor grado di integrazione personale in cui il desiderio di gravidanza è generato da un bisogno di sicurezza. Le trasformazioni che avvengono in gravidanza sono percepite come una fonte di minaccia psicologica e suscitano ambivalenze, con un attaccamento al feto meno forte • Donne a basso funzionamento psicologico = donne con una scarsa integrazione personale, in cui la gravidanza non programmata è legata a bisogni di sicurezza. Queste donne si sentono minacciate dalle trasformazioni della gravidanza e quindi tendono ad ignorarle o negarle. Verso il feto vengono espresse ambivalenze e sentimenti negatici. RAPHAEL-LEFF descrive 2 stili materni: • Madre regolatrice = considera il figlio come un insieme di bisogni che le deve definire per regolarne la gratificazione, e nello stesso tempo vede se stessa nel ruolo di addestrare il figlio e farlo adattare alla realtà ambientale • Madre facilitante = considera il figlio in termini intimi fin dalla gravidanza e si affida a ciò che il bambino le comunica. La madre si adatta al bambino. LE CATEGORIE DELLE RAPPRESENTAZIONI MATERNE Prendendo ispirazione dai modelli teorici proposti da Breen, da Leifer e da altri è stato possibile formulare un sistema classificatorio delle rappresentazioni materne in gravidanza, costituito da 3 categorie rappresentazionali: 1) Rappresentazioni materne integrate/equilibrate = queste donne forniscono un quadro ricco e coerente della propria gravidanza, che viene da loro considerata come la piena conclusione della propria identità femminile. Nel racconto della gravidanza si avverte un senso stabile e definito della propria identità e della presenza affettiva del figlio. Esse raccontano molti episodi sulla gravidanza e sui propri stati d’animo personali. Queste donne sono flessibili nell’adattarsi ai numerosi cambiamenti che avvengono durante la gravidanza. L’aspetto della flessibilità è molto importante perché i continui cambiamenti impongono un costante lavoro personale di revisione dei propri modelli mentali e di riadattamento a una realtà personale in continua evoluzione. In queste donne vi è un forte coinvolgimento affettivo nella gravidanza e nel rapporto con il figlio. Le fantasie sono piuttosto ricche e si riferiscono sia alla propria figura materne che al bambino e queste ultime sarebbero un indice dei un processo di attaccamento al feto che si sta costituendo. rapporto di attaccamento tra madre e bambino. I contributi più recenti sottolineano che la qualità dell’attaccamento del bambino può essere prevista a partire dallo stato mentale della mamma in gravidanza, in quanto la capacità di immaginare il feto e di riflettere sui futuri rapporti fornisce indicazioni predittive della sensibilità dei genitori nel fornire al bambino un ambiente psicologico adeguato. UN MODELLO DI RICERCA SULLE RAPPRESENTAZIONI MATERNE L’obiettivo di questa ricerca è quello di studiare le dimensioni delle rappresentazioni della donna in riferimento alla propria identità femminile e materna, durante e dopo la gravidanza, e come essi si configurano in particolari stili materni che si rendono operativi nelle successive modalità interattive della relazione madre-figlio. Il presupposto di partenza è che la gravidanza è un momento integrativo dell’identità femminile e costituisce un periodo di riorganizzazione e di maggiore permeabilità per individuare le rappresentazioni materne, che porta ad una revisione dei precedenti modelli relazionali con l’emergere della nuova competenza genitoriale. Si tratta di uno studio longitudinale articolato in 2 fasi ed è stato organizzato al fine di costruire un profilo delle rappresentazioni che la donna ha di sé, del bambino, del partner e della propria madre durante la gravidanza. I dati sono stati raccolti attraverso l’IRMAG. METODI DI RICERCA La ricerca è stata programmata per esplorare come si organizzano nella donna le rappresentazioni materne del bambino in base alla propria storia personale, alle relazioni adulte e alle esperienze dirette. In particolare l’obiettivo è quello di costruire un profilo delle rappresentazioni che la donna ha di sé, del bambino, del partner e della propria madre durante la gravidanza. È stata utilizzata l’intervista clinica, nel corso della quale sono state somministrate 5 liste di aggettivi che consentono una descrizione guidata delle rappresentazioni materne attraverso la valutazione del significato attribuito dalla donna a 5 immagini diverse del proprio mondo psichico: se stessa, il bambino, il proprio partner, se stessa come madre e la propria madre. Le liste di aggettivi sono state costruite sul modello del differenziale sistematico. Le ipotesi che il gruppo di lavoro ha formulato relativamente all’indagine condotta con l’IRMAG sono: • Se nell’ultimo trimestre di gravidanza la donna ha già costruito una rappresentazione di sé come madre e del suo bambino che sia sufficientemente definita, articolata ed emotiva (individuazione di una organizzazione o struttura del funzionamento interno della donna). Per indagare la struttura delle rappresentazioni al settimo mese di gravidanza sono stati usati degli indici formali, che sono 7: • Ricchezza delle percezioni • Apertura al cambiamento • Intensità dell’investimento • Coerenza • Differenziazione • Dipendenza sociale • Emergenza delle fantasie L’ipotesi è che analizzando le informazioni raccolte mediante l’intervista con questi indici formali si possano inferire le caratteristiche delle rappresentazioni materne • Se le rappresentazioni che la donna ha di sé come madre e del bambino al 7 mese di gravidanza sono differenziate tra loro, ovvero se la donna considera il feto come una entità mentale separata da sé o se invece le rappresentazioni sono sovrapponibili. LE DONNE DEL CAMPIONE Le donne hanno partecipato in modo spontaneo alla ricerca e sono state reperite nei reparti di ginecologia di alcuni ospedali romani. Nella scelte delle donne sono stati adottati i seguenti criteri: • Assenza di patologia gravidica e psichiatrica • Età compresa tra i 20 e 35 anni • Prima gravidanza • Situazione familiare stabile Si è scelto di effettuare l’intervista tra il 6 mese e mezzo e il 7 mese e mezzo di gravidanza, in quanto la presenza del bambino in questo periodo è ormai definita, la madre è molto attenta a riconoscere e interpretare i suoi movimenti, ma allo stesso tempo il parto è ancora sufficientemente lontano da non polarizzare i pensieri e le emozioni materne. Dalla selezione, il campione di donne presentava la seguenti caratteristiche: • Età media 28,8 anni • Livello socio-culturale medio-alto • 85% delle donne prima della gravidanza svolgeva un lavoro a tempo pieno o parziale RISULTATI Questa ricerca consente di ipotizzare che nell’ultimo trimestre di gravidanza la donna ha già costruito una rappresentazione di sé come madre e del suo bambino sufficientemente caratterizzata da proprietà formali (ricchezza, flessibilità, investimento, ecc.). I risultati di questa ricerca appaiono in linea con quelli di altre ricerche che hanno dimostrato che le rappresentazioni mentali possono fornire indici accurati sui modi in cui la donna affronta l’esperienza della gravidanza. I risultati inoltre mostrano che i 2 modelli rappresentazionali, quello relativo a sé come madre e quello relativo al bambino, hanno durante la gravidanza configurazioni simili in termini strutturali, e la rappresentazione del bambino è modellata sulla rappresentazione materna. Inoltre si è notato la presenza di un nucleo centrale caratterizzato dalla dimensione cognitiva quale elemento comune alla rappresentazione materna e quella del bambino. L’indagine presentata mostra che è possibile utilizzare un’intervita semistrutturata per valutare le caratteristiche delle rappresentazioni di singoli soggetti. CAP.6 : MARIA, UNA RAPPRESENTAZIONE INTEGRATA DELLA GRAVIDANZA INTRODUZIONE In questo capitolo verrà trattato il caso di Maria, mettendo in luce gli elementi relativi alle rappresentazioni di sé come madre e del futuro bambino che delineano un esempio di rappresentazione integrata di gravidanza. Le donne con rappresentazioni integrate forniscono, quali caratteristiche peculiari delle loro narrazioni: • Adeguata ricchezza di particolari della storia personale e della gravidanza • Forte investimento emotivo Questi 2 aspetti conferiscono all’esperienza della donna un valore di tappa fondamentale della propria identità personale. Il racconto di queste donne è scorrevole e organizzato e con coerenza dell’ideazione e delle emozioni. Valorizzano la relazione con il bambino, con il partner e con i propri familiari. Le fantasie di queste donne possono assumere un carattere cosciente e prendere corpo nel corso della gravidanza quando la donna cerca di dare al bambino una configurazione nella propria mente. Queste fantasie riguardano, oltre il bambino, anche lei stessa come madre. Per quanto riguarda il passato, queste donne hanno elaborato in modo coerente la propria relazione con i genitori, riconoscendo ad essa un valore importante nella propria storia e nel proprio stato mentale attuale. Le donne con rappresentazioni integrate hanno molte caratteristiche in comune con lo stile di madre facilitante teorizzato da Raphael-Leff. Attraverso sia il racconto spontaneo di Maria relativo alla propria esperienza di gravidanza, sia attraverso le sue formulazioni riguardo le aree specifiche della maternità previste nell’intervista, possono essere messi in evidenza gli aspetti consci del mondo psichico, che consentono di fare delle ipotesi sul funzionamento mentale di Maria e delle sue rappresentazioni come madre e del futuro bambino. LA STORIA PERSONALE DI MARIA Maria ha 31 anni. È la secondogenita; sua sorella ha alcuni anni in più e con cui ha instaurato un ottimo rapporto. Ha vissuto l’infanzia in un paese fuori dall’Italia e poi in adolescenza si è trasferita a Roma. Il trasferimento a Roma con tutta la sua faglia (padre, madre e sorella) ha rappresentato un allontanamento dal nucleo familiare allargato (in cui facevano parte gli altri membri della faglia, compresa la nonna alla quale era molto legata) che però ha portato il nucleo familiare ristretto a essere più unito per far fronte alle difficoltà del nuovo inserimento. Maria negli anni del liceo ha cominciato a sentire la madre troppo oppressiva, ma poi con gli studi universitari le sue scelte personali e professionali e personali, basate sull’affermazione della propria autonomia, le hanno permesso di costruirsi una propria identità femminile diversa da quella della madre. Maria è sposata da 3 anni dopo 10 anni di fidanzamento e descrive il suo rapporto di coppia come molto positivo. IL DESIDERIO DI MATERNITA’ NELLA STORIA DELLA GRAVIDANZA DI MARIA conosce l’attuale marito che descrive come molto premuroso, sensibile e delicato (immagine contrastante con quella paterna). Dopo 3 anni di matrimonio si verifica la gravidanza. L’INIZIO DELL’INTERVISTA: IL DESIDERIO DI MATERNITA’ Quando a Paola viene chiesto di raccontare la storia della sua gravidanza inizia con un discorso molto lungo che, pur avendo come tema principale la decisione di far nascere un figlio, spesso di frantuma in altri numerosi sotto-temi che rendono il discorso non sufficientemente chiaro e comprensibile. Paola afferma di essere stata soprattutto lei a volere un figlio e racconta di aver affrontato un aborto da sola e in giovane età, e dal suo racconto sembra che abbia paura di perdere anche questo figlio. La descrizione di sé come madre e come persona non appare sufficientemente elaborata. LE EMOZIONI PERSONALI, DI COPPIA E FAMILIARI ALLA NOTIZIA DELLA GRAVIDANZA Paola racconta di essere stata molto contenta quando ha scoperto di essere incinta: la gravidanza le ha mostrato che il suo corpo funziona bene. Tuttavia dopo il primo momento di contentezza in Paola sorgono alcune paure relative alla sua capacità di essere in grado di proteggere la nuova vita dentro di sè dalle minacce di distruzione che sente in agguato. Comunica dapprima la notizia della gravidanza al marito e ai suoceri (con i quali ha instaurato un buon rapporto: la fanno sentire partecipe di un nucleo familiare coeso e armonico) che accolgono con piacere la notizia, e infine a sua madre. Non fa nessun riferimento al padre. LE EMOZIONI E I CAMBIAMENTI NEL CORSO DELLA GRAVIDANZA NELLA VITA PERSONALE, DI COPPIA E NEL RAPPORTO CON LA MADRE I cambiamenti nella vita di Paola in seguito alla gravidanza: • Lascia il lavoro a causa di malesseri fisici • Interrompe i rapporti sessuali • Percepisce i primi cambiamenti corporei al terzo mese (crescita del seno) • Il rapporto con la madre non appare modificato: soffre per la mancanza di rapporto con la madre che vede poco (vivono lontane) e che non sente molto vicina a lei e supportava • Aumento di peso Per quanto riguarda l’area delle emozioni, Paola descrive come molto coinvolgente il momento in cui ha potuto vedere per la prima volta il bambino nel corso dell’ecografia. La presenza del marito appare viva e partecipe: aiuta la moglie nel lavori di casa, le sta vicino e la rassicura suo aspetto fisico, aspetta la sera per sentire i movimenti del bambino. PERCEZIONI, EMOZIONI E FANTASIE RELATIVE AL “BAMBINO INTERNO” Nonostante Paola percepisca i movimenti del bambino, che a volte le danno anche fastidio, ha bisogno del parere del ginecologo per prendere consapevolezza della vitalità del bambino (all’inizio dei primi movimenti credeva che di avere la colite e non che il bambino si stesse muovendo). I movimenti del bambino non vengono descritti con particolare emozione o coinvolgimento da parte di Paola. Inoltre la donna sembra mostrare degli atteggiamenti contrastanti verso il figlio che porta dentro di sé. LE ASPETTATIVE DELLA DONNA RIGUARDANTI LE CARATTERISTICHE DI SE’ COME MADRE E LE CARATTERISTICHE DEL BAMBINO Paola si immagine come una madre tesa e ansiosa, e ha paura soprattutto che possa riemergere in lei qualcosa della durezza del padre. Nel periodo dei primi mesi dopo il parto spera di poter essere aiutata dalla propria madre anche se non è certa di poter contare sul suo appoggio. Adesso Paola, differentemente da prima (vedeva la madre non in grado di starle vicino nel momento del parto), descrive la propria madre come una persona dotata di calma e di pazienza, in grado di aiutarla efficacemente. Quando parla del periodo post-parto colpisce soprattutto la paura di Paola di perdere il lavoro, cosa che la porta a pensare di tornare subito (già dopo il 3 mese) sacrificando l’espletamento del proprio ruolo genitoriale. Quando parla delle sue aspettative sul figlio, Paola dice che se lo immagine brutto e scuro e con un carattere difficile. Desidera che non assomigli a lei, né alla sua famiglia e spera che sia una bambino. È possibile notare che Paola svaluti la propria immagine e la propria persona. Fantastica di un bambino bello e con un carattere quieto che assomigli al marito e alla sua famiglia, ma pensa che in realtà, dopo il parto, si troverà alle prese con un neonato poco attraente e difficile da gestire. LA PROSPETTIVA STORICA MATERNA, RIGUARDANTE IL PROPRIO RUOLO ATTUALE E PASSATO DI FIGLIA Paola descrive la propria infanzia come un periodo caratterizzato da solitudine e paura. Era solita nascondersi per attirare l’attenzione su di sé e per far sentire la sua mancanza alla madre, ma con poco successo. Si vedeva come una bambina cicciona, lagnosa e brutta, inoltre aveva paura del padre e delle sue punizioni che erano molto severe. Gli unici momenti di tenerezza e affettuosità che ricorda sono con la madre quando la notte le dava il bacio della buonanotte. I ricordi infantili di Paola sono pochi e addirittura alcuni periodi sono completamente bui. CONCLUSIONE È possibile collocare Paola nella categoria delle rappresentazioni non integrate/ambivalenti. Tali rappresentazioni appaiono poco organizzate ed elaborate e soprattutto poco coerenti: la narrazione è quasi sempre lunga e contorta ed è frequente la presenza di elementi contraddittori che generano confusione rendendo poco chiara la comunicazione. Le donne caratterizzate da questo tipo di rappresentazioni appaiono poco flessibili ai cambiamenti, la capacità di differenziare se stessa dal bambino è poco sviluppata e a livello affettivo è presente un forte coinvolgimento che può orientarsi su di sé o sul figlio con stati d’animo che oscillano tra gioia, rabbia e depressione. La narrazione fornita da Paola aderisce al quadro appena delineato. Infatti il testo della sua intervista appare difficile da comprendere; è presente un basso livello di autostima, auto- colpevolizzazione e presenza di fantasie mortifere. Nel corso del colloquio inoltre si nota il riaffiorare da parte di Paola di conflitti e di intense angosce collegate al passato. CAP.8 : LUISA, UNA RAPPRESENTAZIONE RISTRETTA E DISINVESTITA DELLA GRAVIDANZA INTRODUZIONE Caratteristiche principali delle rappresentazioni ristrette/disinvestite: • Piattezza narrativa del racconto della propria esperienza di gravidanza = il racconto dell’esperienza di gravidanza appare piuttosto povero, non emergono riferimenti alla propria esperienza psicologica di cambiamento né alle trasformazioni corporee • Scarso investimento emotivo • La rappresentazione del bambino è poco delineata e sono scarse le fantasie sulla rappresentazione di sé come madre e del bambino • Il tentativo di non farsi coinvolgere dall’esperienza di gravidanza è attuato attraverso difese di razionalizzazione e di negazione del cambiamento. • La donna inoltre mantiene lo stesso ritmo di vita che aveva prima e spesso viene anche intensificato il lavoro. LA STORIA PERSONALE E FAMILIARE DI LUISA Luisa ha 34 anni ed è la terzogenita di 5 figli. Trascorre la sua infanzia nel suo paese di origine fino a 10 quando con tutta la famiglia si trasferisce in una piccola città del meridione. A 20 anni per motivi di studio si trasferisce in un’altra città e dopo essersi laureata torna dalla sua famiglia. Si sposa, dopo un lungo fidanzamento, e si trasferisce a Roma con il marito per lavoro. Luisa svolge un lavoro manageriale in campo economico e ha molto successo. Il lavoro assorbe completamente il suo tempo e i suoi interessi. Descrive il suo rapporto di coppia come un rapporto riuscito, basato sull’intesa e sulla solidarietà. Come coppia sono infatti molto uniti, ma hanno pochi amici in quanto alla vita sociale preferiscono stare insieme tra loro due. STORIA DELLA GRAVIDANZA DI LUISA: IL DESIDERIO DI MATERNITA’
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