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Riassunto - "Medioevo: i caratteri originali di un'età di transizione" di Giovanni Vitolo, Sintesi del corso di Storia Medievale

I riassunti del libro di Vitolo comprendono i seguenti capitoli: 1 (a partire dal paragrafo 1.4) ,2, 3, 5,7,8 (primi tre paragrafi), 9,12,13,14,15,16,17,18, 21 (primi due paragrafi). All'interno del documento sono state inserite anche immagini esplicative (soprattutto carte geografiche).

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

In vendita dal 23/04/2018

giordrix
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Scarica Riassunto - "Medioevo: i caratteri originali di un'età di transizione" di Giovanni Vitolo e più Sintesi del corso in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! RIASSUNTI STORIA MEDIEVALE Capitolo 1 Il mondo ellenistico-romano e la diffusione del Cristianesimo [Per cap 1.1-1.3 vedi schemi] Cap 1.4 La crisi del II secolo è le persecuzioni contro i cristiani ▲ Il cristianesimo dovette affrontare le persecuzioni: la diffidenza nei confronti dei cristiani era di natura politica e nasceva dal fatto che in origine fossero stati assimilati agli ebrei (si erano ribellati all'impero). Pian piano sfocia in ostilità aperta esemplare la crisi tra II e II secolo che investì le fondamenta della società romana (i cristiani rifiutarlo qualsiasi forma di venerazione religiosa nei riguardi degli imperatori) ▲ All'origine della crisi: 1. Sviluppo abnorme delle città 2. Abbandono da parte dei contadini di terre che stavano diventando sempre meno produttive la situazione si mantenne in equilibrio finché gli imperatori rifornivano di grano acquistando in Egitto o in province orientali, poi la spesa divenne insostenibile quando tra II e III secolo si dovettero destinare quote sempre più alte alla difesa contro la minaccia dei Germani. La crescita della spesa pubblica portò all’inflazione per cui le monete prodotte con metalli meno pregiati diventavano svalutate ▲ La scarsità del metallo prezioso si basava su un altro fenomeno preesistente: squilibrio della bilancia commerciale tra Occidente e Oriente: occidente comprava in oriente merci di maggior valore rispetto a quelle che esportava, il prelievo fiscale (riportava una parte dell’oro trasferito in Oriente a Roma) frenata il fenomeno ma così l’occidente si impoveriva. Carestie+ pestilenze+ rivolte contadine +pirateria +brigantaggio = sfondo di sanguinose guerre civili tra pretendenti al trono imperiale che misero in pericolo l’unità imperiale provocando secessione di intere province. Tutto questo mentre c’erano i Germani che minacciava le regioni periferiche del mondo romano ▲ Impero sul punto di sfaldarsi: si riprese però grazie ad alcuni imperatori di spicco Diocleziano primo tra tutti: acclamato imperatore dall’esercito nel 284 Diocleziano legò cittadini, artigiani alla loro terra privando di ogni forma di mobilità. Nel 301 un decreto fissava prezzi e salari ciò completa l’opera di burocratizzazione dell’economia ritardando il crollo dell’impero di circa 2 secoli ▲ Diocleziano attualmente poi una riforma della costituzione che portò alla divisione dell’autorità imperiale tra 2 August e 2 cesari: il secondo Augusto è i due cesari acquisiranno importanza nell’ambito dell’esercizio quotidiano del potere, mentre D (che era primo Augusto) accentua sempre più il suo ruolo sacrale diventando un vero e proprio Dio in terra ▲ Il cristianesimo con il suo monoteismo intransigente e la chiusura nei riguardi delle altre religioni venne visto da Diocleziano come un elemento di pericolo per la pace e l’unità interna perciò divenne oggetto di una grande persecuzione a partire dal 303. ▲ Con Costantino la scelta fatta andò oltre le aspettative: oltre a riconoscere con l’editto di Milano alle chiese cristiane libertà di culto e restituzione dei beni confiscati egli svolse un ruolo decisivo nelle controversie dottrinali che La c’eravamo la comunità cristiana 1.5 l’organizzazione della Chiesa e la definizione della dottrina cristiana ▲ La chiesa aveva un assetto organizzativo ancora labile e una dottrina non ancora elaborata in maniera definitiva: a. Primo problema risolto con la creazione di un ordinamento ecclesiastico aderente ai quadri amministrativi dell’impero. Ogni comunità cristiana era governata da un vescovo che operava nell’ambito della diocesi. Successivamente fu attuato un coordinamento tra i vescovi di una stessa provincia attraverso l’attribuzione di un ruolo di preminenza al vescovo della Chiesa metropolitica (chiesa formata nella metropoli della provincia a volte in seguito alla predicazione degli stessi apostoli). Tra le prime ricordiamo quella di Efeso, Tessalonica, Corinto; Cartagine, Milano. I compiti dei metropoliti (in seguito chiamati arcivescovi) erano 3: 1. Consacrare I vescovi eletti dal clero e dal popolo della diocesi 2. Esercitare la giurisdizione d’appello sulle decisioni dei vescovi 3. Presiedere i snodi provinciali, cioè le riunioni dei vescovi della provincia Le se vescovi li + importanti vennero chiamate patriarcati: Roma, Alessandria, Antiochia, Gerusalemme a cui si aggiunse poi Costantinopoli proclamata nel 330 da Costantino capitale dell’impero. Il primato spettava a Roma autoproclamatasi sede apostolica per eccellenza, ma il decentramento del potere su Costantinopoli anche il primato della sede romana era destinato a essere considerato in maniera non univoca b. Secondo problema: sistemazione in un vero e proprio corpus dottrinale delle semplici parole del Vangelo e delle prime elaborazioni delle parole di Paolo Di Tarso e dei Padri della Chiesa dei secoli I-III. La diffusione della cultura e dei dibattiti filosofici manteneva un alto livello culturale dei vescovi e il dibattito teologico divenne sempre più aspro; vi contribuirono anche le influenze delle altre religioni e delle varie correnti della filosofia greco-ellenistica A monte c’era il confronto tra due concezioni diverse del cristianesimo: 1. La prima era rappresentata da coloro che erano protesi verso il ritorno di Cristo e la fine dei tempi. Questa tendenza di carattere escatologico riuscì perdente ma sopravvissuto attraversando il pensiero religioso del Medioevo (vedi Donatismo p 15) 2. La seconda emerse nel cristianesimo delle origini è divenne maggioritaria nel II secolo era quella di coloro che non propugnavano una chiesa di martiri e testimoni della fede ma una concezione più “moderata” del cristianesimo caratterizzata da una maggiore comprensione delle debolezze e dei bisogni dell’uomo da qui l’esigenza delle comunità di istituzionalizzarsi dandosi delle norme, una struttura organizzativa con una gerarchia sacerdotale e formule di fede ben definite. Fu proprio l’elaborazione della dottrina il terreno di massimo scontro: essa tolse spazio agli esponenti delle correnti rigoriste/escatologiche, respinge ogni interpretazione dualistica del messaggio di evangelico rifiutando gnosticismo, basato sulla contrapposizione tra un dio irraggiungibile e il mondo materiale, e manicheismo, fondato sull’esistenza di due principi (bene male, luce tenebre) e quindi sulla lotta incessante tra mondo superiore degli spiriti e mondo inferiore della materia (l’anima cade dal regno della luce , resta incarnata nel corpo da cui viene liberata dal salvatore) La chiesa di trovò in difficoltà quando definì la natura del monoteismo in rapporto al problema dell’incarnazione di Dio in Cristo. 1.6 l’Arianesimo e la nascita dell’eresia ▲ Inizi IV secolo scoppiò la polemica in seguito alla dottrina diffusa da Ario di Alessandria per il quale il figlio di Dio incarnatosi in Cristo non aveva lo stesso grado di divinità del Padre ma era a lui subordinato ▲ Costantino con il Concilio di Nicea del 325, il vero primo concilio ecumenico della storia, facendo pressioni portò alla condanna unanime dell’arianesimo poiché il suo maggiore interesse era quello di salvaguardare la pace religiosa soprattutto in Asia Minore. Da questo momento durante il V secolo si procedette verso due strade ▲ Da questo momento in poi si poté parlare di eresie e si mise però in discussione la conclusione del concilio di Nicea: troppi si erano piegati alla volontà dell’imperatore dunque la discordia continuò. ▲ L’arianesimo ritorna però e gioca un ruolo politico fondamentale per i primi secoli del medioevo: fu infatti recepito dalle popolazioni germaniche che ne fecero un elemento della propria identità culturale. Le deliberazioni dei successivi concili portarono poi a successive lacerazioni all’interno della cristianità alimentando rivolte e secessioni (ad esempio il pericolo del Donatismo che si diffuse anche nelle campagne) ▲ Tra le varie e diverse linee di pensiero c’erano 1. I Nestoriani: le due persone di Dio e Cristo erano rimaste distinte anche se congiunte su un piano puramente morale Elaborazione definitiva di una dottrina finalmente cattolica (dichiarata valida per la Chiesa universale) Formazione di una uova ideologia imperiale che assegnava all’imperatore suprema responsabilità nella difesa dell’ortodossia tempi di pace avevano un ruolo arbitrale mentre in guerra i loro poteri si rafforzavano. Essi non venivano considerati superiori agli altri poiché vigevano “valori democratici diretti” tra i Germani. Unica capacità era quella di aggregare attorno a sé un certo numero di giovani guerrieri per compiere razzie e scorrerie ciò portò più avanti una maggiore ricchezza e ad una crescita dell'influenza degli adalingi all’interno dell’assemblea dei guerrieri e all’apparire in tempo di guerra di un capo unico scelto per il suo valore. Tutto ciò era dovuto all’influenza della civiltà romana che arrivò anche ad ingaggiare gruppi di guerrieri Germani ▲ La ricettività dei Germani di fronte alle influenze culturali circostanti è dimostrata dalla vicenda dei Goti, popolo che trasmigrò dalla Scandinavia fino al Nord del Mar Nero al termine della migrazione i Goti si ritrovarono ben diversi dai loro antenati: i contatti tra tribù germaniche, nomadi, città greche portò ad un cambiamento dell’assetto religioso e sociale che andò anche a definire un nuovo modo di combattere tipico dei Germani orientali. Essi impararono a combattere a cavallo e si formò una struttura sociale più gerarchica basata su monarchie tribali a carattere militare 2.2 La pressione sui confini dell’impero ▲ La penetrazione dei Germani Occidentali nel territorio dell’impero si faceva sempre più consistente: a partire dal I secolo il loro apporto si rivelò indispensabile per il reclutamento delle legioni da schierare a difesa dei confini sia per il popolamento delle regioni periferiche risultato: agli inizi del III secolo la presenza germanica all’interno dell’esercito era ormai prevalente, alcuni accedettero ai più alti gradi della gerarchia militare e politica anche se ciò non bastò a contenere la pressione lungo i confini ▲ L’impero non crollò, anzi accolse nelle regioni lungo il confine del Reno le tribù dei Franchi, Alamanni e Burgundi respingendo lungo il Danubio gli assalti dei Goti (quando vennero sconfitti da Claudio II nel 269 non furono più un pericolo) di cui si tentò di ridurre l’aggressività cercando di convertirli al cristianesimo (bibbia tradotta in gotico) ▲ Arrivo degli Unni dalle steppe asiatiche: facevano parte di un grande movimento che spingeva verso occidente i nomadi cavalieri delle steppe. Gli unni attaccarlo prima gli Alani, poi gli Ostrogoti (Goti dell’est) e poi i Visigoti (Goti dell’ovest) questi ultimi ottennero l’autorità imperiale per poter oltrepassare il confine stanziandosi in Tracia provvedendo alla difesa di quella regione in qualità di federati. Il pericolo unni si riduce perché la loro spinta da “orda” si affievolisce attraversando terre non adatte al nomadismo. ▲ Gli Unni però portarono ad un grosso sommovimento tra le popolazioni germaniche che travolse il mondo romano riducendo l'impero alla sua parte orientale ▲ Intanto i Visigoti in Tracia non riuscirono a integrarsi bene a causa dell'ostilità della popolazione e delle azioni di rapina ai danni delle città (funzionari imperiali inadempienti) nacque una guerra aperta che termina il 9 agosto 378 con la distruzione dell’esercito imperiale da parte della cavalleria gotica presso Adrianopoli e la morte sul campo dello stesso imperatore Valente. Questo evento per alcuni segna l’inizio della fine dell'impero anche se con l’intervento del generale Teodosio (futuro imperatore) si riuscì a stipulare un nuovo accordo con i Visigoti che dovevano essere trasferiti nell’Illirico 2.3 La divisione definitiva dell’impero ▲ Emerge una progressiva separazione tra la parte orientale e quella occidentale: con Teodosio si restauro l’unità imperiale tra 392 e 395, ma era transitoria; dopo la sua more l’impero venne diviso tra Onorio (aveva l’occidente con capitale Milano) e Arcadio (aveva l’oriente con capitale Costantinopoli). Il padre impose ad Onorio la tutela del generale vandalo Stilicone e mise Arcadio sotto la guida del goto Rufino, prefetto del pretorio Teodosio puntava ad un’apertura verso le popolazioni germaniche sia accogliendo come federati sia inglobandoli nell’esercito ▲ L’ingresso dei Germani in senato provocò tensioni ma diede anche qualche frutto portando alla convergenza tra famiglie senatore e alti gradi della gerarchia militare: Stilicone incarna questo processo al più alto livello infatti era stretto collaboratore di Teodosio di cui sposò una nipote e da cui eredità la politica conciliante verso i Visigoti Stilicone però era in una posizione delicata a causa di due fenomeni convergenti: 1. Crebbe dall’interno della corte l’opposizione verso gli elementi di origine barbarica 2. I visigoti e altri Germani orientali diventavano sempre più inquieti per la pressione che gli unni avevano ripreso ad esercitare alle loro spalle ▲ La situazione crolla nel 406 quando il confine con del Reno fu superato da Vandali, Alani e Svevi diretti in Spagna e in Gallia (Stilicone fu costretto a sguarnire il confine per far fronte alle incursioni di Ostrogoti, altri Germani e Visigoti di Alarico). A questi si aggiunsero Franchi e Burgundi. Stilicone ne rimase scosso e abbandonato da Onorio finì vittima di una sollevazione delle truppe romane ▲ La scomparsa del generale vandalo aprì le porte dell’Italia ai Visigoti guidati da Alarico che nel 410 entrarono a Roma saccheggiandola per 3 giorni cadde il mito dell’invincibilità di Roma e la fede nella sua missione eterna facendo riesplodere le polemiche tra pagani e cristiani, i primi condannarono il cristianesimo ritenendolo causa del crollo, i secondi reagirono in modo differente: san Girolamo si rassegnò a questa fine, Sant’Agostino reagì alle accuse dei pagani rinnovando la sua fede nella civiltà romana elaborando per la prima volta una sua ideologia politica che farà da modello durante il medioevo (de civitate dei) ▲ Il crollo della frontiera del reno segnò una data di non ritorno: l’autorità dell’impero d’Occidente si ridusse, dopo la morte di Alarico i Visigoti risalirono l’Italia e si stanziarono come federati in Aquitania (contribuirono a sospingere verso sud della Spagna Vandali e Alani) ▲ Tutti i popoli (Vandali, Alani Svevi, Franchi, Burgundi) vennero riconosciuti da Onorio come federati e quindi posti a carico dei proprietari romani sulla base dell’istituto dell’hospitalitas (obbligo per il proprietari di cedere un terzo delle loro terre ai germani): ma i nuovi federati non erano più solo soldati bensì vivevano con le loro leggi sotto l’autorità di un re, questa libertà li rendeva autonomi. Esempio eclatante sono i Vandali che nel 429 si spostarono in Africa guidati da Genserico, si diressero a Cartagine, seminarono morte e distruzione e si impadronirono anche dei mari minacciando Italia e Sicilia, nel 455 giunsero a saccheggiare Roma ▲ In Britannia vi furono le invasioni degli Angli dei Sassoni e degli Juti che si sostituirono alla popolazione celtica spinta in Cornovaglia e il Galles mentre i Bretoni per sottrarsi attraversarono la manica stabilendosi nell’attuale Bretagna e Francia nord-occidentale 2.4.Il tramonto dell’impero romano d’Occidente ▲ L’autorità dell’imperatore d’Occidente venne spostata da Milano a Ravenna e si esercitava oltre che sull’Italia solamente sulle province con essa confinanti (Provenza, Rezia, Norico, Dalmazia) mentre nel nord della Gallia alcuni generali romani riuscivano ancora a sottrarre all’avanzata dei Franchi alcuni territori ma senza esercitare veramente un potere imperiale ▲ Scomparsa la figura di Stilicone si teme: l’ostilità nei confronti dei Germani e la loro estromissione ciò anche grazie all’aiuto di Costantinopoli che facendo ascendere nel 425 al trono d’Occidente Valentiniano III sotto la tutela della madre Galla Placidia (sorella dell’imperatore Onorio) prese ad esercitare una sorta di protettorato sull’Italia. Ma l’apporto dell’elemento germanico era essenziale per la sopravvivenza di quello che restava dell’impero d’Occidente si torna alla politica di convergenza tra Romani e Barbari ▲ Ezio: generale di origine romana cresciuto tra gli Unni si fece portavoce di questa politica utilizzando però i Germani contro gli Unni (minacciavano l’Italia). Ezio li batté nel 451 sui Campi Catalunici a Troyes guidando un esercito composto da Visigoti e Burgundi ▲ Anno dopo: Attila arriva in Italia e distrugge Aquileia dando vita al primo nucleo di quella che sarà poi Venezia. Attila poi si ritira perché teme un attacco di Costantinopoli ai suoi domini, dopo la sua morte l’impero unno si sfalda e ripresero la loro libertà d’azione i popoli germanici ▲ 454 Ezio ucciso da Valentiniano poi ucciso dai seguaci di Ezio: si succedettero comandanti delle forze romano-barbariche che presidiavano la penisola tra questi di maggiore rilevanza vi sono Ricimero e Odoacre, quest’ultimo depose nel 476 Romolo Augustolo rimandando a Costantinopoli le insegne imperiali dichiarando di voler governare in nome dell’imperatore d’Oriente quel che rimaneva dell’impero d’Occidente (assunse anche il titolo di re degli Eruli, Sciri e degli altri germani che avevano sostenuto il suo colpo di stato) ▲ Questi avvenimenti non sconvolsero però l’assetto sociale dell’Italia: dominio degli aristocratici sui coltivatori dipendenti e sui piccoli possessori. Questa aristocrazia sostenne Odoacre vedendo in lui il personaggio adatto a garantire l’inserimento non traumatico dei Germani nella struttura sociale esistente e l’equilibrio tra la loro supremazia militare quella politico-sociale della vecchia classe dirigente 2.5.Il sogno di Teodorico ▲ Odoacre venne sostituito da Teodorico, re ostrogoto che nel 489 (per incarico dell’imperatore Zenone preoccupato per l’espansione di Odoacre in Dalmazia) portò in Italia il suo popolo formato da 100.000-125.000 persone. L’aristocrazia era a suo favore vedendolo come l’uomo forte del momento. Egli operò subito in accordo con l’aristocrazia e con la Chiesa cattolica che prese sotto la sua protezione pur essendo ariano ▲ Con gli ostrogoti si ebbe il primo trasferimento di un intero popolo in Italia e il trasferimento delle terre dai proprietari romani ai guerrieri germanici passaggio non fu traumatico e gli Ostrogoti non instaurarono una dominazione sul popolo romano ma vi fu una coesistenza delle due comunità. I goti avevano il diritto-dovere di portare le armi ed erano governati dai comites (conti) mentre i Romani non facevano parte dell’esercito e formavano una comunità distinta che viveva secondo il diritto romano. La compresenza di due ordinamenti giuridici nello stesso organismo politico era una pratica consueta nelle altre regioni dell’impero (la cosiddetta personalità del diritto). Teodorico però tenne distinte le due comunità (no matrimoni tra romani e barbari, Teodorico sostenne l’Arianesimo). L’aristocrazia gota entrava a far parte del consiglio del re ma non più del senato considerato presidio della romanità. ▲ Gli Ostrogoti vissero distinti dai Romani anche nelle abitazioni: vivevano sotto forma di presidi militari o concentrati in propri quartieri e nelle loro proprietà rurali mantenendo uno stile di vita ispirato alla loro cultura bellicosa ▲ Teodorico sembrava essere consapevole dell’impossibilità di realizzare la compenetrazione tra germanesimo e mondo romano nonostante i tentativi di diffusione della cultura sia gotica che romana tra le diverse parti ▲ Costruzione del Mausoleo di Teodorico per contenere le sue spoglie, basato su due tradizioni costruttive diverse Teodorico voleva essere “custode della libertà e propagatore del nome romano” e creatore di una civiltà unica espressione di tutte le popolazioni barbariche, ma il sogno si infranse a causa delle resistenze sia del mondo germanico che di quello romano: • Mondo germanico: la politica estera che prevedeva una sorta di protettorato sulle altre popolazioni germaniche si scontrò con l’analogo progetto egemonico di Clodoveo, re dei Franchi • Mondo romano: la situazione con il mondo romano si incrinò poiché si ristabilì un’intesa tra papato e imperatore d’Oriente in merito all’applicazione delle decisioni del Concilio di Calcedonia duplice conseguenza di orientare + favorevolmente verso l’imperatore l’aristocrazia filopapale e di provocare irrigidimento tra i Goti ariani e i cattolici. Nasce un clima di diffidenza per cui Teodorico iniziò a sospettare di chiunque Il clima creatosi e la morte di Teodorico nel 526 segnò la parabola discendente della potenza gotica Nel 535 Giustiniano dava inizio alla riconquista dell’Italia con l’obbiettivo di riconquistare l’intero Occidente 2.6.Gli altri regni romano-barbarici ▲ Vandali: in Africa ebbero numerose difficoltà (confische brutali, persecuzioni dei cattolici), erano deboli a causa delle pressioni delle tribù berbere interne e per la politica incerta dei successori di Genserico tra 533 e 534 sparirono travolti dall’espansionismo di Giustiniano ▲ Dal disfacimento dell’antico impero d’Occidente si formarono: 1. Regno dei Burgundi nel bacino del Rodano 2. Regno degli Svevi nella parte nord-occidentale della penisola iberica 3. Regno dei Visigoti che comprendeva nella seconda metà del V secolo la Gallia centro- meridionale e parte della penisola iberica 4. Regno dei Franchi formatosi in Gallia nord-orientale che si espanse nelle regioni circostanti Visigoti e Franchi erano accumunati dalla capacità dei loro sovrani di dare stabilità al loro potere basandolo su una convergenza tra aristocrazia romana ed episcopato cattolico ▲ I Visigoti, dopo il sacco di Roma e dopo essersi stanziati in Aquitania, si allargarono in Provenza e nella penisola iberica diventando la guida politica dell’intero mondo germanico. Vennero però bloccati dai Franchi che li sconfissero a Vouillè nel 507, togliendo loro l’Aquitania e spingendoli verso la penisola iberica dove si stanziarono con centro nella città di Toledo (connubio ancora forte con l’aristocrazia locale) Capitolo 4 L’Italia tra Bizantini e Longobardi 4.1 La guerra greco-gotica ▲ Giustiniano nel 534 avvia la riconquista dell’Italia sotto la guida di Belisario: nel 540 venne conquistata Ravenna e i Goti si ritirarono oltre il Po. Poi nel 542 essi ripresero l’offensiva guidati dal loro re Totila sconfitto dai Bizantini (guidati da Narsete) a Gualdo Tadino; i Bizantini sconfissero anche il loro successivo re Teia. La guerra non finì con la morte di Teia e un gruppo resistette fino al 555 mentre l’Italia venne saccheggiata tra 553 e 554 dai Franchi e dagli Alamanni chiamati in aiuto dai Goti ▲ Riconquista accompagnata dal tentativo di restaurare gli antichi rapporti sociali e di dare al territorio un nuovo assetto amministrativo sulla base della Prammatica sanzione di Giustiniano (554). Gli atti emanati da Teodorico rimasero in vigore mentre furono annullati quelli di Totila. Terre e greggi restituite ai vecchi proprietari, chiese cattoliche ottennero buona parte delle terre confiscate alle chiese ariane e l’Italia venne divisa in distretti nei quali l’amministrazione civile era affidata ad uno iudex e quella militare a un dux tutti sotto l’autorità di Narsete. ▲ Si mise in piedi un apparato fiscale chiedendo il pagamento di tasse arretrate ma riducendo la spesa pubblica (riduzione salario ai soldati e distribuzione viveri ai poveri. Obiettivo: fornire all’impero i mezzi per la sua politica espansionistica, ciò però deprimeva le truppe e generava nostalgia nei confronti del vecchio regime politico preannunciando la fine del dominio bizantino seguito dovuto poi all’invasione longobarda 4.2 I Longobardi e la rottura dell’unità politica dell’Italia ▲ I Longobardi erano un popolo germanico originario della Scandinavia che nel 568 giunse in Italia attraverso il Friuli sotto la guida del re Alboino. Non avevano mai avuto contatti con il mondo romano e il loro spostamento dalla Pannonia all’Italia non era stato concordato con l’imperatore di Bisanzio ponendosi così nei confronti della popolazione latina come una dominazione straniera che per il suo funzionamento non necessitava dall’apporto di elementi locali il re aveva ancora il carattere di un capo militare eletto in caso di necessità il cui potere era fortemente limitato dall’ordinamento tribale del popolo. L’esercito era organizzato in gruppi di guerrieri appartenenti a famiglie che si richiamavano ad un antenato comune guidati dai duchi; le direzioni della conquista dipendevano dalla resistenza che incontravano e i Bizantini infatti si erano posti sulla difensiva ▲ Duca Zottone: guidò il corpo di spedizione che si spinse più a sud raggiungendo Benevento e Pescara rendendo però queste conquiste ben slegate dagli altri importanti possedimenti longobardi nell’Italia padana, in Piemonte, nel Friuli, nel Trentino e nella Toscana. I Bizantini mantennero il controllo di gran parte della Romagna (Romania Romani Bizantini) e per un po’ di tempo anche delle isole (Sicilia, Sardegna, Corsica), il litorale veneto, l’Istria, le coste della Liguria e della Toscana, una fascia di territori da Civitavecchia ad Amalfi, la Puglia e gran parte della Calabria ▲ Incompletezza della conquista dipese dalla capacità di resistenza dei Bizantini ma anche dai duchi longobardi che dopo la morte del re e del successivo non si diedero alcun re per circa 10 anni periodo della anarchia militare; gli sconvolgimenti dell’invasione longobarda si ebbero soprattutto nelle regioni a forte insediamento longobardo (vedasi Lombardia). ▲ La popolazione romana fu privata della sua capacità politica e dunque l’unica forma di ascesa sociale era l’inserimento nella società e nella tradizione giuridica dei dominatori di fatto non vi erano problemi di rapporti con la popolazione romana ma vi era il dominio politico-militare di un popolo dotato di una forte coscienza di sé, dominio sotto al quale dovranno stare i romani di successiva generazione. Così si spiega perché nel VIII secolo quando il regno venne conquistato dai Franchi i suoi abitanti continuassero ad essere considerati Longobardi ▲ L’Italia tra tutte le regioni dell’Occidente fu quella che ebbe l’impatto più traumatico con il mondo germanico, perciò il 568 segna per essa una grande frattura con il passato. ▲ Frattura visibile anche nell’organizzazione del territorio: territorio cambiato già con gli Ostrogoti, con i Longobardi si aggiunse lo sconvolgimento delle circoscrizioni amministrative romane ed ecclesiastiche i duchi longobardi non si preoccuparono di ritagliare le loro circoscrizioni in aderenza con quelle precedenti romane e inoltre alcuni territori erano divisi tra longobardi e bizantini ▲ Funzionamento dei vescovadi sconvolto dalla fuga dei loro titolari i longobardi, approssimativamente convertiti al Cristianesimo, non davano importanza alla Chiesa cattolica non facendo distinzione tra patrimoni ecclesiastici e privati molti titolari (vescovi, patriarchi) così fuggono ▲ Città: i Longobardi ebbero come punti di riferimento le città romane e in generale scelsero i siti già abitati dai Romani i longobardi individuarono nelle ville rustiche di epoca imperiale le strutture adatte per accogliere i nuclei armati dislocati nelle campagne (es Invillino). Stessa cosa accadde per i cimiteri che sorsero in siti già utilizzati dai Romani ▲ Le strutture edilizie erano degradate già dal IV-V secolo (perciò Teodorico fece un forte intervento di recupero) e l’invasione longobarda aggravò solamente 4.3 Gregorio Magno e l’evoluzione politica dei Longobardi ▲ I Longobardi furono indotti a darsi presto un ordinamento politico più stabile ed evoluto si rivolsero al modello romano con conseguente rafforzamento del ruolo del re che comportava l’appoggio dell’episcopato cattolico e del consenso della popolazione romana i Longobardi intrapresero questo percorso con più lentezza e resistenze ▲ Restaurazione dell’autorità regia nel 584 ad opera di Autari (si fece dare dai duchi le loro terre per far funzionare la monarchia. Vennero creati degli appositi funzionari per gestire i beni della Corona, i gestaldi, che arrivarono a svolgere una funzione di controllo sui duchi per conto del re. I sovrani si appellavano anche ad altri collaboratori legati da vincoli di fedeltà i gasindi ▲ Agilulfo prese il posto di Autari e il rapporto con la chiesa, il cui pontefice era Gregorio Magno non fu più conflittuale. Venne inviato a Costantinopoli e si accorse del distacco dell’impero dall’Occidente, tornò a Roma e divenne consigliere del papa al quale successe nel 590 conservando però i costumi da monaco e l’appellativo di servus servorum Dei ▲ Gregorio Magno concepì il disegno di rendere autonomo il papato dall’impero bizantino, facendone la guida della Chiesa universale egli acquisì autorità soprattutto attraverso lo scambio continuo di lettere con i vescovi occidentali e scrivendo per loro opere divenute importanti nel Medioevo ▲ Gregorio si occupò di assicurare alla cristianità occidentale un’impronta unitaria riordinando e diffondendo la liturgia romana (con il relativo canto detto appunto gregoriano) e di dare una spinta all’opera di evangelizzazione delle popolazioni pagane ed ariane [ad esempio in Inghilterra inviò dei missionari guidati dal priore Agostino per battezzare il re Etelberto di Kent assicurandosi un forte legame tra la chiesa inglese e la Santa Sede]. Tentò di convertire in Italia e in Spagna Visigoti e Longobardi senza successo, ciò però non portò mai però ad atteggiamenti di intolleranza ▲ Si sostituì all’autorità imperiale occupandosi così del governo e della difesa di Roma salvandola da ripetuti attacchi non solo grazie al suo prestigio ma anche grazie alle risorse finanziare tratte dallo sfruttamento di grandi patrimoni fondiari riorganizzati da lui x l’assistenza alla popolazione e x sostenere l’attività missionaria in Europa 4.4 La fine del regno longobardo ▲ Gregorio stabilì contatti regolari con la corte regia di Pavia poiché la regina Teodolinda era cattolica e influenzata dalla cultura romana. Il battesimo con rito cattolico del successore non comportò però la conversione in massa dei Longobardi a causa della resistenza dei duchi (tradizionalisti). Schieramento filocattolico vs quello nazionalista per tutto il VII secolo alternando re cattolici e re ariani. Tra questi vi è Rotari, mette per iscritto nel 643 le antiche leggi longobarde e riprese la guerra contro i Bizantini conquistano la Liguria, e Grimoaldo (anche duca di Benevento) che rese per la prima volta effettiva l’autorità del re sui territori longobardi dell’Italia meridionale. ▲ Più grande re longobardo Liutprando con lui si completa la conversione del suo popolo al Cattolicesimo e il superamento della divisione etnica tra longobardi e romani, reinseriti nella tradizione giuridica dei dominatori. Liutprando conquista il resto dell’Italia invadendo l’Esarcato e la Pentapoli giungendo fino alle porte di Roma ma papa Gregorio II lo convinse a non conquistarla e a sgombrare le terre già conquistate del ducato romano in particolare il castello di Sutri non venne restituito all’autorità bizantina ma alla Chiesa romana (“ai beatissimi apostoli Pietro e Paolo) nel 728 significato simbolico: la donazione era l’atto costitutivo del potere temporale dei papi, segnava il riconoscimento della sovranità che praticamente il papa esercitava su Roma e sul territorio circostante privando dell’autorità il governatore bizantino (acquistava valore politico) ▲ In Italia non si realizzò quella convergenza fra potere regio ed episcopato che fu invece una delle componenti della solidità del regno dei Visigoti in Spagna e di quello dei Franchi in Gallia causa fu l’influenza che ebbe il papato sull’episcopato, papato che fu sempre contrario all’inserimento di Roma in un regno a carattere nazionale. Tant’è che quando i longobardi tentarono ancora di espandere la propria monarchia, il papato la fece crollare chiamando i Franchi prima con Pipino il Breve e poi con Carlo Magno, queste scelte furono politiche. 4.5 L’Italia bizantina ▲ Anche i territori sotto il controllo dei Bizantini subirono dei cambiamenti: il ceto dominante assunse modelli sempre più vicini a quelli dell’aristocrazia longobarda a partire soprattutto dalla metà del VII secolo.Trasformazioni dovute a 1. Problema della difesa: l’impero impegnato in Oriente non poteva inviare forze in Italia, si dovette dunque risolvere la questione a livello locale. Ciò provocò che si unificassero i poteri (civile e militare) nelle mani delle autorità militari e che l’aristocrazia assumesse impegni militari in forma diretta 2. Perdita dei beni situati nelle zone longobarde: perdita aggravata dalla difficoltà di gestire le proprietà dei territori bizantini non contigui tra loro. Il raggio d’azione si restringe e si formano sentimenti regionali che coinvolsero anche i funzionari di Bisanzio che si radicarono nelle realtà locali fondendosi con la vecchia aristocrazia in una nuova classe di proprietari. 3. Convergenza funzionari bizantini e ceto dirigente latino era favorita dal crescente rilievo economico-sociale e politico che stavano assumendo il clero e le istituzioni ecclesiastiche nell’ambito della società. La Chiesa già godeva di un certo prestigio, a ciò si aggiunse la disponibilità di immensi patrimoni terrieri venivano fatte concessioni sotto forma di enfiteusi che ora veniva utilizzato per definire rapporti di tipo clientelare tra un grande ente ecclesiastico ed esponenti dell’apparato politico e militare. ▲ Questo coordinamento di tutta la società attorno alla Chiesa locale si avvertiva soprattutto a Ravenna e a Roma a Ravenna l’arcivescovo aveva un potere che faceva concorrenza a quello dell’esarca, alimentando le sue ambizioni e facendogli ottenere dall’imperatore nel 666 il riconoscimento della sua indipendenza dal papa dal punto di vista disciplinare. 4.6 Le origini dello stato della Chiesa ▲ A Roma i processi sociali e politici ebbero gli sviluppi più clamorosi e duraturi portando alla metà del VIII secolo alla fine della dominazione bizantina e alla sostituzione di essa con il dominio pontificio, riconosciuto e garantito dalla protezione dei Franchi. Ciò si ottenne grazie alla capacità dei pontefici di stabilire un’egemonia sul Lazio (tramite la concessione in enfiteusi di parti del Patrimonio di San Pietro ad esponenti della burocrazia bizantina). ▲ Il senato continuò ad esistere ma composto dalla nuova aristocrazia cittadina legata al papato al quale forniva il proprio sostegno politico-militare e le risorse per formare un apparato burocratico. La posizione del duca bizantino si indeboliva sempre di più diventando un supplente del pontefice. ▲ La prevalenza dell’autorità militare sui poteri civili, la convergenza di elementi orientali e locali nel ceto dei proprietari fondiari e il loro inquadramento nell’esercito secondo gerarchie che rispecchiavano quelle delle fortune economiche e del prestigio sociale, si riscontrarono a Roma e Ravenna ma anche a Venezia e Napoli. Qui però il coordinamento della società avvenne attorno a famiglie dell’aristocrazia locale che si impadronirono della carica di duca trasmettendola al loro interno dando origine a formazioni politico-territoriali autonome ▲ Nei domini bizantini meridionali non vi erano questi sentimenti autonomistici il Ducato di Calabria e la Sicilia erano strettamente legati con Costantinopoli, la Sardegna e la Corsica facevano invece parte dell’esarcato d’Africa. Capitolo 5- Il mondo arabo e il Mediterraneo 5.1 Il più grande impero del Medioevo scelta cadde su Abu Bakr ma alcune tribù beduine non riconobbero la sua autorità riprendendo la loro autonomia e abbandonando l’Islam mentre la situazione generale si complicava con la comparsa di altri profeti. Il califfo reagì ristabilendo in meno di un anno il suo controllo su tutta la penisola Arabia e lanciando le sue truppe in direzione dell’Iraq e della Siria. ▲ La sua scomparsa nel 634 riapre la questione successione risolta con l’elezione di membri del ristretto gruppo di parenti e compagni del profeta ma la violenza era dilagante infatti i primi 3 successori furono assassinati. La tensione culminò con l’ascesa al califfato di Ali (genero di Maometto) che si stabilì a Kufa dando un duro colpo alla Mecca e a Medina. Venne accusato di aver assassinato il suo predecessore e si mantenne in armi con i suoi seguaci, gli sciiti cioè il “partito” di Ali contrapposto alla maggioranza di musulmani ortodossi, i sunniti, che si richiamavano al Corano e alla tradizione. Con la sua morte nel 661 finì il califfato elettivo e la comunità musulmana si avviò verso una nuova fase storica data dal superamento del regime fondato sul Corano e sulla Sunna con l’adozione di forme organizzative più complesse. 5.6 La prima fase dell’espansione islamica ▲ Le lotte per la successione avevano esaltato lo slancio espansivo così che in poco più di 20 anni fu spazzato via l’impero persiano e quello bizantino venne amputato di gran parte dell’Africa del Nord e della Siria a ciò contribuì la debolezza dei due imperi ▲ Inadeguatezza degli ordinamenti politici e sociali assai agili che avevano caratterizzato l’Arabia preislamica i compagni di Maometto e i capi tribù acquisirono un ruolo egemone. ▲ I non arabi convertiti all’Islamismo ma non facenti parte delle tribù vennero a trovarsi su un piano di inferiorità in quanto soggetti alla protezione di un capo tribù dal punto religioso e fiscale erano equiparati agli altri musulmani ma non potevano entrare nell’esercito (no spartizione bottini e assegnazione terre). Dal VIII secolo la loro condizione cambiò e poterono essere reclutati con regolare stipendio. I musulmani arabi nuovi e convertiti formavano comunità distinte rispetto alle popolazioni sottomesse. Ebrei e cristiani conservavano la loro religione e la loro organizzazione sociale e pagavano una tassa speciale e un’imposta ordinaria in rapporto al reddito. ▲ Necessario un apparato amministrativo: che in buona parte rimase quello ereditato dalle precedenti dominazioni bizantine e persiane per cui rimasero al loro posto i vecchi funzionari a cui si sovrapposero gli esponenti della nuova dominazione araba. A capo di ogni provincia c’era un governatore + corpo di guardie + giudice + responsabile dell’apparato finanziario ▲ Il governo di territori così e stesi e di un apparato amministrativo così complesso rafforzava il ruolo del califfo che tendeva a dare stabilità al suo potere trasmettendolo ereditariamente forte spinta in quella direzione si verificò con il governo del terzo califfo elettivo Othman del clan degli Omayyadi che si appoggiò ai membri del suo clan di cui favorì l’ascesa ai vertici dell’amministrazione dello stato. Allargò anche la base del suo potere creando una clientela politica grazie alla quale gli Omayyadi dopo aver perso temporaneamente il califfato tornarono al potere nel 660. 5.7 La ripresa dell’espansione islamica e la crisi della dinastia omayyade ▲ La stabilizzazione del potere nell’ambito della dinastia regnante coincise con la ripresa del movimento espansivo e con il rafforzamento dell’apparato statale. La capitale venne trasferita a Damasco in Siria e in iraq gli sciiti si mantennero a lungo in armi minacciando l’unità dell’impero e vi erano anche altre rivolte prova che l’accettazione dell’Islam non aveva fatto sparire del tutto il tradizionale spirito dei clan ▲ Spinta espansiva in tutte le direzioni: primo obiettivo era Costantinopoli che però non crollò anche dopo numerosi attacchi, i Bizantini distrussero nel 677 la flotta araba. Intanto gli arabi conquistavano il mediterraneo orientale attaccando le isole di Cipro, Creta e Rodi e diventarono padroni del mediterraneo occidentale ▲ Poi si espansero in tutta l’africa settentrionale fino alla costa atlantica. Nel 711 arrivarono alle colonne d’Ercole approdando sul promontorio che fu chiamato Gebel el-Tarik dal nome del comandante dell’esercito musulmano, Tariq ibn ziyad. Conquistarono la Spagna in 5 anni e poi invasero la Gallia mantenendo per qualche anno (dopo la sconfitta di Poitiers nel 732) il controllo della Provenza e della Linguadoca. Intanto lanciarono una grande offensiva in Asia Centrale e in India raggiungendo nel 710-714 il bacino dell’Indo. La conversione all’islamismo fu rapida e l’insediamento degli arabi favoriva lo sviluppo dell’urbanesimo e dei commerci. In asia centrale fu difficile la convivenza perché gli arabi concentrarono nelle loro mani le proprietà delle terre che portarono a rivolte. 5.8 L’avvento degli Abbasidi e l’apogeo della civiltà araba ▲ 747 insurrezione armata promossa dagli Abbasidi, che si ritenevano i legittimi successori di Maometto; si impadronirono del potere e spostarono il centro dell’impero dalla Siria all’Iraq dove venne fondata la nuova capitale Baghdad. Nuova configurazione del ruolo del califfo considerato rappresentante di Dio in terra mentre il califfo viveva in palazzi circondato da cortigiani, il potere effettivo era concentrato nelle mani di potenti funzionari che costruivano dinastie. Tra questi,il visir ▲ Novità introdotte anche nel reclutamento dell’esercito che perse la sua struttura di carattere tribale; passò sotto il controllo dei capi militari. Le nuove forme di reclutamento di militari e eserciti facevano parte di un processo che mirava a ridurre il predominio degli Arabi e affermare l’uguaglianza di tutti i musulmani ▲ Lingua araba: fattore di unità religiosa e culturale divenne la lingua della cultura che si sviluppò in diversi campi (medicina, filosofia, fisica…). Per quanto riguarda l’arte il periodo di massima fioritura fu quello degli Omayyadi, in questo periodo si affievolì leggermente ▲ Oltre allo sviluppo in ambito culturale vi fu uno slancio economico principale settore produttivo era quello agricolo nel quale si perfezionarono le tecniche agrarie. Stimolo molto forte per il mondo agricolo erano le città che ripresero e accentuarono il ruolo centrale che avevano svolto nel mondo ellenistico-romano: vennero infatti fondate nuove città che insieme alle vecchie divennero sedi di attività produttive e commerciali e di vita intellettuale. ▲ Allo sviluppo dell’artigianato si aggiunse quello del commercio che trasse impulso dalla nascita di grandi centri di consumo e scambi come Baghdad e ne fece crescere altri come Alessandria d’Egitto. I guadagni venivano investiti nel commercio ma anche nel settore edilizio e in agricoltura 5.9 La rottura dell’unità islamica Questo mondo aveva ormai acquisito una superiorità schiacciante in confronto al mono cristiano: ma rivelava elementi deboli: 1. L’aumento della ricchezza aveva accentuato gli squilibri sociali (alti funzionari, capi militari godevano di + privilegi) 2. Lo sviluppo delle città era avvenuto a spese delle campagne che si spopolavano e nelle città si creavano gruppi sempre più grandi di emarginati. I progressi dell’agricoltura si concentravano nelle zone suburbane mentre il mondo agricolo nel suo complesso era alla prese con problemi drammatici (no acqua, no manodopera) 3. Forti spinte autonomiste misero in crisi l'impero abbaside: agli inizi del X secolo le tensioni interne al mondo islamico si fecero più acute il titolo di califfo fu rivendicato dalla dinastia dei Fatimiti che avevano acquisito il controllo di parte dell’Africa del Nord, Siria e Palestina 4. Altri tentativi di secessione nella parte centro-orientale dell’impero arabo soggetta a pressioni delle tribù turche i turchi vennero poi accolti nell’esercito come mercenari diventando il più grande sostegno della dinastia abbaside che nel XI XII secolo intraprese tentativi espansionistici in direzione del mondo cristiano e rimase al potere fino al 1258, quando Baghdad venne distrutta dai Mongoli 10. Gli Stati islamici di Egitto e Spagna ▲ Parte centro meridionale della Spagna e del Portogallo: al-Andalus la Spagna musulmana è diventata un emirato nel 756 e un califfato nel 929 e, grazie ad una politica di tolleranza nei confronti di cristiani ed ebrei, alla centralizzazione del suo apparato politico-amministrativo e ad una serie di emiri di notevoli capacità, raggiunse in poco tempo una grande prosperità economica e un alto livello di civiltà ▲ Questo fu il periodo in cui si realizzò una politica espansionistica ai danni dei Cristiani del Nord (fu tolta loro Santiago de Compostela nel 997) e dei Berberi musulmani del Marocco e dell’Algeria. Il califfato omayyade si frantumò però nel 1031 con la controffensiva dei cristiani e con le tensioni interne ▲ La dinastia berbera degli Almoravidi nel 1086 estese il suo dominio sulla Spagna; a loro succedettero gli Almohadi che inglobarono il precedente dominio in un impero che andava dal Marocca alla Libia. Ma ormai il dinamismo espansivo dell’Islam si scontrava contro quello dell’Europa Cristiana ▲ Egitto: i Fatimiti crearono un califfato autonomo estendendo il loro dominio sul Maghreb fino alla Sicilia. L’Egitto ebbe poi un forte slancio economico. Alla prosperità del paese contribuirono anche i cristiani e agli ebrei grazie alla cui attività commerciale Il Cairo il più grande centro commerciale dell’epoca 11. La Sicilia islamica ▲ Gli Arabi in Sicilia facevano incursioni dal 625. Una vera e propria conquista avvenne nel 827 con gli Aghlabiti. L’esercito degli invasori si diresse a Siracusa che oppose resistenza che si protrasse per circa mezzo secolo. Intanto procedeva in altre direzioni l’avanzata e nel 831 cadde Palermo che sarebbe poi diventata una grande metropoli dell’Islam ▲ Venne conquistata la Sicilia occidentale, i musulmani proseguirono verso oriente impadronendosi di Messina tra 842 e 843. Siracusa venne conquistata il 21 maggio 878 e poi del resto dell’isola ▲ Divenne un emirato indipendente sotto la dinastia dei Kalbiti ed ebbe circa un secolo di floridezza e benessere: a Palermo grazie alle sorgenti di acqua corrente si sviluppò l’agricoltura più avanzata del tempo che si diffuse presto in tutta l’isola. Da qui crebbe la produzione di frutta, grano, ortaggi, cotone, canapa che alimentarono la forte esportazione verso l’Africa e il mondo cristiano e vennero introdotte le colture degli agrumi, gelsi, palma da dattero e papiro sviluppando diverse industrie ▲ La Sicilia fioriva anche di studi di diritto e interpretazione del Corano e della sunna sia di filologia e storiografia. Grande interesse per la poesia la prima poesia in volgare è fiorita in quella parte dell’Italia. L’impronta data dagli arabi rimase a lungo 12. Gli Arabi, il Mediterraneo e l’Europa ▲ L’espansione dell’Islam non creò una frattura netta nella storia del Mediterraneo: continuarono i traffici dei prodotti tipici di quell’area: l’olio, i cereali, tessuti, papiro e si diede vita ad un nuovo commercio, quello degli schiavi. La civiltà araba operò soprattutto per il tramite della Spagna ma anche attraverso la Sicilia Capitolo 7- L’impero carolingio e le origini del feudalesimo 7.1 L’ascesa dei Pipinidi ▲ Il regno dei franchi dopo la morte di Clodoveo conobbe un progressivo indebolimento del potere regio e l’emergere di 4 organismi politici: Neustria, Austrasia, Aquitania, Borgogna in concorrenza tra loro e percorse da forti tendenze autonomistiche ▲ Nel VII secolo la lotta per l’egemonia rimase tra Austrasia e Neustria contendendosi tra i maestri di palazzo inizialmente il successo sembrava essere a favore di quelli della Neustria ma alla fine del VII si imposero quelli dell’Austrasia, i Pipinidi (Pipino di Landen). Pipino II di Hesital dal 687 al 714 fu arbitro assoluto del potere in Austrasia, Neustria e Borgogna mentre l’Aquitania stava diventando una realtà indipendente dall’antico regno dei Franchi. ▲ Carlo Martello, suo figlio, intraprese una opera di ricomposizione politico-territoriale: rinsaldò il suo potere in Austrasia, Neustria e Borgogna e lo estese in Frisia, Alemannia e Turingia e passò infine ad occuparsi anche dell’Aquitania per contrastare l’avanzata araba (che raggiunse i pirenei e la Borgogna). Nonostante Carlo li sconfisse a Poitiers nel 732 essi possedevano il controllo della Settimania, ma lui acquisì grande prestigio come “campione della cristianità” ▲ Dopo la morte di Teodorico IV nel 737 Carlo si comportò come un sovrano a tutti gli effetti fino al 741, divise il regno tra i figli assegnando a Carlomanno l’Austrasia, l’Alemannia e la Turingia e a Pipino il breve la Neustria, la Borgogna e la Provenza. Ma i due fratelli non furono capaci come il padre e due anni dopo ripristinarono la monarchia merovingia eleggendo Childerico III. Nel frattempo seguivano con interesse l’attività missionaria di Bonifacio che si era recato a predicare il Vangelo ai Frisoni e ai Sassoni ma venne ucciso dai Frisoni nel 754. In compenso però egli riuscì a dare salde basi organizzative alla sua opera di evangelizzazione creando dei distretti ecclesiastici facenti capo a fortificazioni preesistenti che divennero poi sedi vescovili. Subito dopo passò al regno dei Franchi convocando ben 3 concili tra 742 e 744 dando avvio ad un riordinamento complessivo della Chiesa franca attraverso la sostituzione dei prelati indegni, la nomina dei titolari delle sedi vacanti e il ripristino della disciplina ecclesiastica ▲ Nel 747 Carlomanno abdica lasciando spazio al fratello Pipino che nel 750 riceve l’approvazione del papa Zaccaria e nel 751 si fece acclamare re a Soissons facendosi poi ungere con l’olio santo da 7.6 L’ordinamento pubblico carolingio ▲ Collaborazione stato chiesa si concretizzava: agli ecclesiastici si conferivano incarichi di natura politica e il compito di fare da contrappeso al potere dei conti, mentre i funzionari pubblici venivano incaricati di assistere i vescovi. ▲ Nei territori sotto il dominio di Carlo rimasero in vigore gran parte degli ordinamenti e delle leggi preesistenti, novità si ebbero nel diritto pubblico e nel funzionamento dell’apparato ecclesiastico. Nei regni non dotati di grande autonomia Carlo mirò a creare distretti più o meno grandi e territorialmente coerenti a capo dei quali mise funzionari pubblici con il titolo di conte che provvedessero alla difesa e all’amministrazione della giustizia. Nelle zone di nuova conquista o di frontiera i distretti (marche) avevano una maggiore estensione ed erano affidati a dei funzionari chiamati marchesi. Altri distretti erano i ducati alcuni dei quali ebbero un carattere nazionale come i Bavaresi o i Bretoni. ▲ Conti marchesi e duchi venivano reclutati sul posto oppure nella schiera dei vassalli diretti del re o alle famiglie in contatto con la corte franca. Gli immigrati franchi si radicarono in fretta sul posto per cui divenne normale che i funzionari pubblici avessero una base patrimoniale + o – grande e solidi rapporti familiari all’interno del distretto loro affidato opera ricompensata con il prestigio della carica ma anche con proventi di multe e confische e il reddito proveniente dai beni terrieri; spesso poi loro avevano già delle terre o le ricevevano subito dopo la carica. Dunque il funzionario aveva un enorme patrimonio e spesso le terre date in seguito alla carica si mescolavano con le altre già in possesso del funzionario ▲ I conti vennero tenuti sotto controllo insediando nei loro distretti dei vassi dominici (fedeli diretti del re) che erano sotto la giurisdizione dei conti sotto il cui comando raggiungevano l’esercito regio ma la loro presenza equilibrava il potere dei funzionari pubblici ▲ Si ricorse sempre + all’immunità (p 137) adottata a favore di chiese e monasteri oltre all’immunità fiscale c’era quella giurisdizionale per cui nelle terre immuni non poteva entrare nessun funzionario pubblico per riscuotere imposte o compiere atti (affidati all’immunista). Queste “isole” riducevano l’autorità del conte che però in accordo con gli enti ecclesiastici poteva designare l’avvocato (colui che per conto del vescovo manteneva l’ordine pubblico nel territorio immune) ▲ Funzionamento complessivo dell’ordinamento carolingio: Palazzo: qui si gestiva l’amministrazione dell’impero, era la residenza del sovrano + funzionari di corte; tra questi 3 figure spiccavano : - Arcicappellano: capo dei chierici di palazzo e preposto a tutti gli affari di natura ecclesiastica - Cancelliere: capo del personale addetto alla redazione di diplomi, lettre, testi legislativi - Conte, o i conti palatini, responsabili dell’amministrazione della giustizia e a volte delegati del re Tra il personale di palazzo l’imperatore sceglieva anche i missi dominici, ispettori che ogni anno visitavano le contee per controllare l’operato di ecclesiastici e funzionari ▲ Grande progresso nell’amministrazione rispetto ai precedenti regni romano-germanici. La corte inoltre si spostava da un posto all’altro consumando in loco le risorse delle ville imperiali la mobilità della corte assicurava un rapporto + stretto con le realtà locali 7.7 L’attività legislativa di Carlo Magno ▲ Carlo diede omogeneità all’impero con un’intensa attività legislativa di cui erano espressione i capitolari, leggi formate da articoli ed emanate nel corso di annuali assemblee dette placiti (due all’anno) ▲ Frequenti furono gli interventi legislativi in campo economico, x migliorare la gestione delle ville appartenenti l fisco regio ma anche per proteggere le popolazioni rurali e il ceto dei piccoli proprietari fondiari. Si tentò anche di impedire eccessivi aumenti di prezzi. Ma l’apparato amministrativo non era molto efficiente (classe sociale “abbiente”) ▲ Ordine anche nel settore fiscale e monetario: si regolamentò la riscossione di dazi e pedaggi in modo da non ostacolare i già poco fiorenti scambi commerciali. In campo monetario si cercò di portare sotto il controllo regio l’attività delle zecche private. Data la scarsità d’oro si puntò sulla coniazione di monete d’argento la moneta circolante divenne il denaro (nelle alte contrattazioni si continuava ad usare il soldo) 7.8 La riforma di chiese e monasteri ▲ Si continuò l’opera di restaurazione ecclesiastica intrapresa al tempo di Pipino il Breve da Bonifacio al fine di estenderla a tutto l’impero Carlo e il figlio Ludovico il Pio si impegnarono molto non solo per motivi religiosi ma anche politici, gli ecclesiastici di corte elaboravano una concezione di un impero coincidente con la comunità cristiana e retto in piena unità di intenti dall’imperatore e dal papa (sulla base dei principi di papa Gelasio). Carlo scelse direttamente vescovi ed abati per garantire il corretto funzionamento delle istituzioni ecclesiastiche dando così maggiore stabilità al dominio crolingio ▲ Appena si conquistavano nuovi territori venivano introdotti i modelli organizzativi della chiesa franca articolata in province, diocesi, pievi: le prime erano rette da arcivescovi ed erano composte da diocesi a loro volta suddivise in circoscrizioni parrocchiali, le pievi qui vi erano dei chierici ▲ Riforma dei monasteri: alla loro origine c’era l’opera convergente di monaci irlandesi e anglosassoni e della nobiltà franca che dava protezione ai monasteri dando in secondo luogo fondamento la protezione militare e politica. Molti monasteri decaddero però. ▲ Crollo di alcuni monasteri dovuto all’affievolirsi della disciplina interna e la dispersione del loro patrimonio ad opera di alcuni abati carlo avviò un’opera di restaurazione della disciplina monastica portata a compimento da Ludovico il Pio e da Benedetto d’Aniane grazie all’imposizione a tutti i monasteri della regola di San Benedetto per questo era necessario elevare il livello della cultura dei monaci e dei chierici e vennero istituite scuole presso le chiese cattedrali e i monasteri, queste scuole erano frequentate anche da esponenti delle famiglie nobili anche se Carlo magno avrebbe voluto estender a tutti i sudditi i benefici dell’istruzione 7.9 La rinascita Carolingia ▲ Il rilancio dell’istruzione scolastica traeva impulso da un gruppo di intellettuali ecclesiastici che Carlo riunì alla sua corte di Aquisgrana dando vita alla Schola palatina o Accademia una sorta di cenacolo di uomini di varia cultura animato dal monaco Alcuino di York; atri importanti intellettuali che soggiornarono lì furono Paolo Diacono, Pietro da Pisa, Clemente Scoto…poi anche Eginardo che divenne il biografo di Carlo Magno ▲ Nuova scrittura carolina: grazie alla sua leggibilità ebbe grande diffusione in tutta Europa ponendo fine a tutte quelle scrittura di carattere locale che ostacolavano l’ampia circolazione dei testi ▲ La costruzione politica di Carlo entrò in crisi dopo la sua morte, ma continuò la rinascita culturale che fu alla base della futura civiltà dell’Europa occidentale. L’opera degli uomini di chiesa andò al di là dell’ambito religioso e culturale entrando in quello politico saranno loro a mantenere viva l’idea dello Stato come fonte di ogni potere di comando e dell’impero come garante della Europa pace e quindi superiore alle varie dominazioni territoriali. Capitolo 8- La crisi dell'ordinamento carolingio e lo sviluppo dei rapporti feudali 8.1 Le difficoltà della successione imperiale ▲ Vari elementi di debolezza nella costruzione politica di Carlo riconducibili al persistere di tradizioni di origine franca: il problema più grande era quello della successione perla quale il sovrano si attenne alla tradizione franca: nell’806 divise i suoi domini tra i 3 figli assegnando a Carlo la maggior parte della Francia e le conquiste orientali, a Ludovico l’Aquitania e a Pipino l’Italia con la Baviera, ma Carlo e Pipino muoiono prematuramente quindi Ludovico nell’814 era l’unico erede, anche del titolo imperiale ▲ Ludovico attua una + stretta compenetrazione tra Stato e Chiesa accumunati nell’unica finalità di guidare la comunità cristiana verso la salvezza eterna: risolse come prima cosa la questione della successione emanò una costituzione con la quale proclamò l’indivisibilità dell’impero che veniva destinato al primogenito Lotario, mentre agli altri due figli Pipino e Ludovico consegnava i territori periferici (Aquitania e Baviera). Lotario mandato in Italia dove impose nell’824 alla sede pontifica la famosa Contitutio romana con cui si stabiliva che il papa avrebbe prestato giuramento di fedeltà all’imperatore prima di essere consacrato (prima di prendere possesso della carica) Ludovico però non riuscì a non dividere ulteriormente il territorio né a tenere a bada i figli a tal punto che nacquero tensioni e scontri armati che videro lo stesso Lotario ribellarsi al padre insieme ai fratelli, l'imperatore aumentò la schiera dei suoi vassalli moltiplicando le concessioni di benefici impoverendo però il patrimonio del fisco costituendo la principale fonte di reddito per la monarchia ▲ Gli uomini di chiesa insistettero sull'indivisibilità dell’impero e sulla natura sacrale quando l’imperatore non era in grado di assolvere ai suoi compiti di garante della pace e della giustizia spettava alla Chiesa intervenire per guidarne l’azione e giudicarne il comportamento: queste erano le premesse per gli interventi dei pontefici nella sfera politica, che porteranno alla rivendicazione di un vero e proprio dominio indiretto del papa sulle cose temporali. ▲ Situazione precipita con la morte di Ludovico il Pio per cui si giunse allo scontro frontale tra Lotario e i fratelli Ludovico il Germanico e Carlo il Calvo, nell’842 i ribelli stipularono un patto solenne a Strasburgo promettendosi aiuto reciproco alla presenza dei loro eserciti, Ludovico il Germanico giurò in lingua romana (francese) e Carlo il Calvo si espresse in tedesco dimostrando entrambi di avere ben chiare le differenze etniche e linguistiche dei loro domini ▲ Il trattato di Verdun (accettato da Lotario nell’843) sancì la definitiva divisione dell’impero: a Carlo il Calvo andò la parte occidentale, a Ludovico il Germanico la parte orientale e a Lotario la parte centrale. Lotario aveva ancora il titolo imperiale e teoricamente era superiore ai fratelli, ma al di fuori dei suoi domini non aveva alcun potere effettivo, la sua zona inoltre non era in alcun modo omogenea. Muore nel 855 e gli succede il figlio Ludovico II impegnato in Italia contro i saraceni alla sua morte lo zio Carlo il Calvo conseguì con il dominio dell’Italia anche la corona imperiale. Poi nell’884 con l’esaurirsi della discendenza diretta di Carlo il Calvo, Carlo il Grosso (figlio di Ludovico il germanico) riunì tutta l’eredità di Carlo magno nelle sue mani Ripristinata così l’unità imperiale dura poco perché nel’887 l’imperatore abdica e si ritira; nella parte orientale sale al potere Arnolfo di Carinzia; in Francia divenne re Oddone (difese Parigi dai Normanni) e il regno d’Italia viene dato a Berengario 8.2 La dissoluzione dell’ordinamento pubblico ▲ La dissoluzione dell’impero intacca anche l’organizzazione ecclesiastica e politica problema maggiore era che le monarchie non erano abbastanza capaci di coordinare i poteri locali, ciò investì anche le contee dove il conte non riusciva ad esercitare una reale egemonia sui minori centri di potere finendo per limitare il suo raggio d’azione ai territori posti sotto il suo diretto controllo (beni di famiglia, terre avute in feudo…), sul resto della contea la sua egemonia era legata al suo dinamismo militare e alla capacità di mantenere clientele armate. Inoltre + volte superò i confini della sua circoscrizione creandosi basi di potere nelle contee circostanti ▲ Disponibilità di un gran numero di vassalli = grande strumento di dominio facevano capo anche ai conti e ad altri signori locali; il conte operava all’interno e all’esterno del suo distretto in concorrenza con altri poteri, tra questi le grandi signorie monastiche e vescovili (immunità) che tendevano ad espandersi e a vedersi riconoscere l’immunità anche per i territori acquisiti dopo (p 148) ▲ L’esempio di queste potenti signorie immunitarie, dei veri e propri Stati nello Stato esercitava una forte attrazione su coloro che tendevano a ritagliarsi all’interno dei distretti domini + o – ampi si formarono così signorie i cui titolari esercitavano poteri di natura pubblica come l’amministrazione della giustizia e la difesa del territorio costruendo fortezze e imponendo azioni militai al popolo. Per indicare queste nuove realtà si usa la terminologia “signoria bannale” (vs signoria feudale, poiché non tutti i titolari erano vassalli di qualcuno e non tutte le terre erano state oggetto di una concessione beneficiaria) ▲ I presupposti per giungere fino a qui c’erano già: le condizioni complessive dell’economia e della società del tempo non consentivano al sovrano di disporre dei mezzi necessari per mantenere un apparato di funzionari stipendiati, l’unico stipendio era la terra che portava alla tendenza di sottarla al patrimonio del fisco Capitolo 9 - L’Italia fra poteri locali e potestà universali 5. La politica italiana degli Ottoni ▲ Ottone scese in Italia nel 961 per cingere la corona d’Italia e poi quella imperiale, rimase 4 anni durante i quali cercò di risollevare la condizione del papato papa Giovanni XII fu deposto e l’imperatore si assunse le responsabilità di garantire x il futuro e la correttezza dell’elezione papale, attribuendosi il diritto di giudicare l’eletto prima della consacrazione ▲ Andò in Germania un anno e tornò nel 966 in Italia rimanendo x 6 anni: fece incoronare imperatore il figlio Ottone II poi cerca di imporre la sua autorità in Italia Meridionale e infatti i due principi longobardi di Benevento e Capua si riconobbero suoi vassalli. Non ebbe successo con i Bizantini: dopo la sua sconfitta inviò un suo ambasciatore a Costantinopoli il quale però non concluse nulla; le trattative ripresero con il nuovo imperatore Giovanni Zimisce che riconobbe ad Ottone il titolo imperiale e acconsentì per le nozze tra Ottone II e la principessa Teofane (portando in dote i territori del sud Italia) ▲ Ottone I muore nel 973 ma la sua costruzione politica resistette il figlio ebbe però problemi a rivendicare la sua autorità sui duchi di Lorena, Svevia e Baviera che opposero resistenza x avere l’indipendenza ▲ A Roma: l’aristocrazia romana giunse ad uccidere il papa filoimperiale Benedetto VI, i principi di Capua e Benevento avevano ripreso la loro libertà di movimento, i Saraceni facevano scorrerie lungo le coste, i Bizantini non onorarono i patti matrimoniali tra ottone I e Giovanni zimisce. ▲ Nel 980 Ottone II era a Roma, la sua campagna per l’Italia meridionale nel 982 fallì con la sconfitta da parte dei saraceni a Stilo, muore prima di rivendicarsi. Sale al trono Ottone III guidato dalla madre e dalla nonna a 16 raccolse l’eredità del padre ▲ Ottone III e la nuova politica: • Nomina a pontefice un suo parente, Gregorio V e diede come suo successore il maestro Gerberto d’Aurillac (poi divenne Silvestro II) • L’imperatore si proponeva di guidare la Cristianità alla salvezza eterna e alla felicità terrena governando a stretto contatto con il pontefice, motivo per cui si trasferì a roma spostando la sede sull’Aventino • Sottomissione di tutte le potestà terrene, comprese le monarchie indipendenti Problemi che riscontrò: Germania: cresceva lo scontento tra l’aristocrazia per la poca attenzione che l’imperatore stava dando al suo paese Italia: i grandi feudatari (abituati all’indipendenza) non gradirono la presenza stabile del re dunque l’aristocrazia romana era ancora + scontenta perché privata dell’influenza del papato. = sollevazione feudatari italiani capeggiati da Arduino d’Ivrea nel 999, poi quella dei Romani nel 1001 che costrinse Ottone III a lasciare la città, poi muore senza eredi 6. Arduino d’Ivrea primo re nazionale ? ▲ Sale al trono suo cugino Enrico II: si concentra sulla Germania alle prese con lo scontento dell’aristocrazia e la pressione degli Slavi sulle frontiere fondamentale importanza ebbe l’appoggio dei vescovi (Enrico II fece più ampie concessioni e li scelse direttam). Lottò anche per la rilassatezza dei costumi del clero ▲ Italia: viene incoronato re a Pavia nel 1002 Arduino d’Ivrea (“il primo re nazionale”): i grandi del regno si divisero in base ai loro interessi, il partito di Arduino non era il più forte perché la monarchia tedesca contava sull’appoggio della feudalità ecclesiastica. Perciò nel 1004 Enrico II valicò le Alpi, sconfigge Arduino e ottenne a Pavia la corona di Re d’Italia. Arduino resistette per anni fino a ritirarsi in un monastero morendo nel 1015 7. Il potere locale e l’emergere di nuovi ceti ▲ Ernico II si fa incoronare nel 1014 da papa Benedetto VIII, della famiglia dei conti di Tuscolo gli succede un altro pontefice della stessa famiglia Giovanni XIX. I Tuscolo ripresero il sopravvento, ciò ci dice che gli imperatori tedeschi non riuscivano a rendere effettivo il loro potere in Italia ▲ Problema maggiore: in Italia non si erano formati grandi principati territoriali capaci di coordinare e disciplinare le forze signorili locali impedito da diversi fattori: 1. Presenza di re in continua attività militare condizionarono le strategie politiche delle famiglie aristocratiche 2. Continue incursioni saracene e ungare contribuirono al proliferare di castelli e quindi delle minori dominazioni territoriali 3. Le città, pur indebolite, avevano mantenuto una certa vitalità e un’orgogliosa coscienza di sé: tutto perché la politica ottoniana di appoggio ai vescovi faceva sì che essi risiedessero nelle città e necessitassero del consenso dei cittadini che li sostenevano poiché i poteri trasferiti dai re ai conti/vescovi significavano maggiore libertà di movimento e coinvolgimento nella vita politica locale. ▲ Le città italiane erano soggetti politici attivi già prima della nascita dei Comuni Milano: i valvassori dell’arcivescovo e dei grandi feudatari rivendicavano il diritto di trasmettere i loro feudi agli eredi, prassi largamente operante che ora si cercava di contrastare per frenare la crescita della nobiltà minore. Il nuovo imperatore della casa di Franconia Corrado II approfittò del conflitto x riaffermare in Lombardia l’autorità imperiale indebolitasi dopo la morte di Enrico II e la distruzione del palazzo regio di Pavia nel 1024. ▲ Giunto in Italia Corrado II si schierò dalla parte dei valvassori x indebolire la nobiltà maggiore emanando nel 1037 la Constitutio de Feudis che assicurava l’ereditarietà ai feudi minori e il ricorso al tribunale imperiale contro gli abusi dei grandi. Decise poi di processare l’arcivescovo di Milano (Ariberto) difeso però dai Milanesi che costrinsero Corrado a tornare in Germania. La resistenza portata avanti dalla popolazione cittadina era per fronteggiare un’aggressione che sembrava di un’intera città 8. Città e poteri signorili in Italia meridionale ▲ In Campania e in Puglia le città apparivano già decisamente avviate verso la ripresa economica e demografica che nel X secolo cominciava appena a far sentire i suoi effetti nel resto d’Europa. Città come Amalfi, Gaeta, Napoli, Bari, Otranto… traevano vantaggio dal collegamento con il mondo bizantino e con quello arabo allora in piena fioritura economica e commerciale. I nuovi ceti legati al commercio e all’artigianato emersero prendendo il posto dei mercanti orientali emerse inoltre la coscienza cittadina e la consapevolezza da parte delle comunità urbane di poter giocare un ruolo sul piano politico: il popolo partecipava insieme al principe e all’aristocrazia alla gestione del potere ▲ Differenza zone longobarde e zone bizantine era + grande fuori dai centri urbani: nelle prime si formavano signorie fondiarie e territoriali, al sud il formarsi di signorie era legato all’intraprendenza dei funzionari pubblici che si sottraevano al controllo del principe ▲ Forte spinta in Italia meridionale alla costruzione di castelli che attiravano anche coloni in zone spopolate che i signori volevano valorizzare e mettere a coltura nelle terre di Montecassino e s. Vincenzo al Volturno l’incastellamento nel X secolo fu un fatto molto vistoso. Le zone longobarde si differenziavano da quelle bizantine per una maggiore proliferazione di poteri locali e per un progressivo indebolimento dell’autorità del principe ▲ Area bizantina regioni poste sotto il dominio diretto di Bisanzio: nel X secolo erano Puglia, Basilicata, Calabria organizzate in Longobardia, Lucania e Calabria; i ducati di Gaeta, Napoli e Amalfi erano invece indipendenti e retti da duchi espressi dalle famiglie dell’aristocrazia locale. Il tema era una circoscrizione territoriale retta da uno stratega inviato da Bisanzio che coinvolgeva le forze locali nella difesa dagli attacchi esterni e garantiva il collegamento con il potere centrale. ▲ Questo tipo di organizzazione diede forse stabilità al dominio bizantino che si era ampliato con il recupero in Puglia e Calabria di terre occupate prima dai Longobardi e poi con la resistenza contro i sassoni tutto questo all’interno di una + grande politica espansionistica che comprendeva mediterraneo, Balcani e asia minore. Cercarono il consenso da parte della restante pop longobarda in Puglia Calabria guadagnandosi l’appoggio dei vescovi o sottomettendoli all’autorità del patriarca di Costantinopoli ▲ Concedevano titoli onorifici agli esponenti del ceto locale e il monachesimo italo greco orientava verso i modelli culturali e spirituali del mondo bizantino Capitolo 12 -La ripresa del commercio e delle manifatture 1. Caratteristiche del commercio nell’Alto Medioevo ▲ Progressi nell’agricoltura tra XI e XIII secolo crearono le condizioni per la ripresa del commercio e dell'artigianato e anche delle città che divennero le sedi di queste attività. L’Europa si era fortemente ruralizzata nell'alto medioevo ma ciò non aveva interrotto i traffici perché non si riusciva a produrre tutto quello che serviva ▲ Le popolazioni più attive erano quelle situate nei punti di incontro tra aree economiche diverse: i Veneziani mettevano in contatto il mondo bizantino con l’Europa centrale; gli Amalfitani collegavano l’Italia con i bizantini e gli arabi; i Frisoni (nei porti di mare del nord e lungo il reno) collegavano le aree interne della Germania con le regioni del nord; i Vareghi (vichinghi)collegarono il mar Baltico con i mercati bizantini e arabi attraversi i fiumi della Russia che sfociavano nel Mar Nero e nel Mar Caspio. A loro si aggiungono gli Ebrei che erano gli unici nell’Alto medioevo ad avere un raggio d’azione intercontinentale poiché si muovevano dalla Germania all’Estremo Oriente e si insediavano nei centri + importanti (Arles, Magonza, Praga…) ▲ dunque l’occidente non era così chiuso ma gli scambi seguivano ancora precise direttrici e vedevano lo scambio di merci di lusso e non ingombranti 2. La formazione di un sistema economico unitario ▲ Nel X secolo cambia la situazione: si amplia il ceto dei mercanti di professione e crescono d’importanza le fiere che iniziano a superare l’ambito locale si forma una circolarità di rapporti tra vari segmenti del commercio altomedievale lasciando distinte due aree quella mediterranea e quella nordica ▲ Area mediterranea: articolata in 3 settori quello facente capo a Costantinopoli, quello comprendente i paesi musulmani e quello dell’Occidente cristiano che si stavano sempre più collegando tra loro grazie all’attività di veneziani e amalfitani attraverso le coste marittime ▲ Nell'area nordica vi sono invece altri settori: un settore atlantico e uno formato da Mar baltico, Mare del nord e canale della manica; entrambi con un’estensione che andava molto in là dell’ambito costiero ▲ Nel corso del XI-XIII secolo crebbe il movimento all’interno dei settori e delle aree e si attuò anche il collegamento tra l’area mediterranea e quella nordica attraverso l’integrazione tra rotte marittime e itinerari fluviali e terrestri. Più importanti fiere erano quelle di Champagne erano in una posizione geografica favorevole e i conti di champagne adottarono una politica lungimirante garantendo la pace nella regione e fornirono ai mercanti scorte armate lungo le strade di accesso alle fiere oltre che agevolazioni fiscali e garanzie di ogni genere (sigillo di fiera). Le fiere poi persero importanza quando la regione venne incorporata dal regno di Francia e il ruolo del mercato permanente venne svolto in città dove vi era di tutto (Venezia, Firenze, Genova…) ▲ Le fiere di Champagne svolsero un ruolo che ebbero le olimpiadi nel mondo greco favorivano l’incontro periodico di mercanti di vari posti andando a formare lentamente “lo spirito europeo”. I mercanti lombardi contribuirono inventando il sistema della compensazione per cui alla chiusura della fiera si calcolava per ogni mercante la differenza tra crediti e debiti e il saldo veniva portato in pagamento al successivo raduno ▲ I mercanti italiani acquistavano soprattutto tessuti e vendevano le merci di cui si rifornivano nei mercati orientali le merci + richieste erano quelle di lusso ma anche spezie, cotone, coloranti. Piano piano tra i vari mercanti si stabilirono “posizioni di forza”: i Veneziani e poi i Genovesi assunsero + importanza poiché, in particolare i primi, assicurarono il collegamento tra Alessandria d’Egitto e Costantinopoli. I collegamenti con l’area nordica si perfezionarono con la creazione di rotte marittime attraverso lo stretto di Gibilterra e le coste dell’Atlantico 3. I miglioramenti dei trasporti ▲ Si fecero diversi miglioramenti tecnici che nell’arco di 2/3 secoli fecero progredire di molto la navigazione mediterranea: 1. introduzione nel XII secolo della bussola (usata probabilmente prima dai corsari) ruolo sul piano politico sono quelle che definiamo “corporazioni di arti e mestieri”: sembra siano nate a partire da analoghe associazioni di età romana, bizantina, longobarda o carolingia ma anche dalle confraternite religiose, altri le considerano nuove proprio a partire dal XII XIII secolo ▲ Solo i maestri facevano parte a pieno titolo delle associazioni, insieme ai collaboratori (no salariati). Le corporazioni provvedevano a rifornire di materie prime le botteghe dei loro aderenti, regolamentavano i salari, fissavano i prezzi di vendita, controllavano quantità e qualità dei prodotti, provvedevano alla mutua assistenza tra i soci configurandosi talvolta come delle vere e proprie confraternite ▲ Nei Paesi bassi, Germania e in Italia centrosettentrionale le corporazioni ebbero un ruolo politico di rilievo grazie in particolare alle competenze di carattere politico amministrativo che vennero loro riconosciute 10. Le innovazioni tecnologiche ▲ Utilizzazione dell’energia idraulica in diversi settori di attività: si inventò l’albero a camme che trasformando il movimento circolare di una ruota in movimento lineare alterno consentiva di azionare vari meccanismi a scopi industriali, nell’XI secolo si fu in grado di costruire mulini per la follatura dei panni. Altri congegni mossi sempre dall’energia idraulica furono utilizzati anche per la lavorazione del ferro, per conciare le pelli e per produrre la carta. Nel XII secolo comparvero i mulini a vento sulle coste dell’atlantico; venne poi introdotto il filatoio a ruota e il telaio orizzontale a pedale Capitolo 13- Lo sviluppo dei centri urbani e le origini della borghesia 1. Dalla città antica alla città medievale ▲ Le città nell’Alto Medioevo ebbero una funzione poco rilevante o marginale e non diedero vita ad una civiltà urbana paragonabile a quella del mondo bizantino ▲ L’Occidente non era una realtà unitario: l'urbanizzazione fu massima in italia e nella Francia meridionale, inesistente in Inghilterra. Dunque nelle parti periferiche dell'antico impero romano le città scomparvero quasi del tutto mentre in altri punti sopravvissero ridimensionandosi. La presenza dei vescovi in città fece sì che essa continuasse ad essere il punto di riferimento delle popolazioni contadine dei dintorni ▲ In Italia ci sono città romane che scompaiono, cambiano sede, mutuano posizione nella gerarchia, acquistano o perdono importanza. Le città romane erano anche dei centri di consumo più che di produzione e scambi e inoltre erano strettamente collegate con le campagne circostanti presentandosi come “conglomerati di città e campagna” ▲ L’urbanesimo medievale invece è incentrato sul ruolo della città come centro di produzione e di scambi per cui sono + numerosi gli esponenti dei ceti produttivi che danno vita a nuove attività economiche 2. L'urbanesimo in Italia meridionale ▲ Punto di raccordo tra urbanesimo antico e quello medievale erano le città dell’Italia meridionale: erano rimaste inserite nello spazio commerciale bizantino ed arabo che si era ulteriormente dilatato con la ripresa di Bisanzio le + avvantaggiate furono le città costiere ▲ Le attività manifatturiere erano in piena espansione tanto da assumere parecchio rilievo nell’economia cittadina e identificarsi con la città stessa. In crescita erano l’industria tessile ed estrattiva, le manifatture artistiche, le costruzioni navali… ▲ Spiccano gli Amalfitani: diventano intermediari tra le regioni interne longobarde e quelle di costiera nel IX secolo, ma nella seconda metà del secolo avevano ormai soppiantato i mercanti bizantini e intrattenevano relazioni dirette con Costantinopoli. Gli amalfitani volevano le stoffe e gli oggetti preziosi degli arabi mentre gli Arabi volevano alcuni prodotti dell’agricoltura campana ad amalfi concorreva Gaeta ▲ Anche i marinai di Bari erano attivi nelle città Bizantine (Costantinopoli e Antiochia) nel 1087 batterono la concorrenza dei veneziani e si impossessarono delle reliquie di San Nicola di Mira. ▲ Nelle città meridionali si perpetuò il predominio sociale e politico dell’aristocrazia fondiaria che impose ai nuovi ceti i propri modelli culturali 3. Le città marinare dell’Italia centro-settentrionale: Venezia, Genova, Pisa ▲ Alcune città nell’XI secolo erano già molto avanti: Venezia si formò intorno al VI VII secolo, a lungo contesa tra l’impero Longobardo e l’impero Bizantino, rimase nell’orbita politica di Bisanzio. Disponeva di una flotta da guerra e i suoi mercanti avevano contatti con la Grecia, la Sicilia, la Tunisia e l’Egitto ma frequentavano anche i mercati di Pavia e Cremona. La posizione di forza fu sancita dalla bolla d’oro del 1082 con la quale ottennero dall'imperatore Alessio Comneno piena libertà di commercio in tutte le città dell’impero ▲ Zona del tirreno: Pisa e Genova come primo obiettivo c'era quello di liberare il Tirreno dalla presenza dei pirati saraceni che subirono il controattacco delle due città: nel 1015-1016 Genovesi e Pisani cacciarono i Saraceni dalla Sardegna che passò sotto al controllo di Pisa; in seguito i Pisani attaccarono la Sicilia e la Tunisia e i Genovesi la Spagna meridionale. I rapporti commerciali rimasero in attività sancendo i “nuovi padroni” ovvero veneziani, pisani, genovesi che presero il posto degli Amalfitani, Gaetani e baresi ▲ Con la prima crociata Venezia, Pisa, Genova stabilirono le loro colonie nelle città dell Siria e della Palestina. Poi il tirreno divenne troppo piccolo per le città marinare italiane Pisa eliminò Amalfi e in seguito cedette il campo a Genova 4. Vescovi e città ▲ Furono poche le città di nuova fondazione Ferrara, Alessandria, Fabriano, Macerata mentre molti furono i villaggi rurali. Fondamentale fu il ruolo del vescovo: si configurò come un potere concorrente con quello dei funzionari pubblici. Già nel X secolo le funzioni pubbliche erano svolte dai vescovi il cui governo consentiva un livello di partecipazione politica della comunità cittadina, ciò grazie al fatto che il vescovo era espressione della città fuga della nobiltà nelle campagne fu meno massiccia e il suo ritorno più precoce, ciò dipendeva da due fattori: la forza di attrazione della curia del vescovo e la migliore qualità della vita in un ambiente ricco di nuovi rapporti economici e sociali si formarono così tra il X e il XI secolo comunità urbane dinamiche e coscienti della propria forza e quindi in grado di condizionare fortemente il governo del vescovo per poi sostituirlo ▲ Pavia = posizione geografica favorevole. Importante era la via francigena che collegava i pellegrini dalla Francia e dall’Inghilterra con Roma ▲ Fin dall’età carolingia erano in crescita anche Piacenza, Mantova e Cremona. Tutte vennero poi superate da Milano. Rilevante anche il ruolo di Asti e poi anche Pisa, Firenze, Lucca e Siena 5. L’urbanizzazione nel resto d’Europa ▲ La rinascita urbana coinvolse anche la Francia meridionale e alcune regioni della Germania. Ma in queste regioni dove l’eredità romana era più debole assistiamo nel corso dei secolo XI XII alla nascita di nuove città. Ciò avvenne in 2 modi, due ipotesi: • Un signore feudale prese l’iniziativa di fondare un centro fortificato nei pressi di un luogo di mercato x attirarvi mercanti e artigiani • Un gruppo di mercanti creò un proprio insediamento nei pressi di un castello (o abbazia) x riceverne protezione. Il borgo (come si chiamava l'insediamento) attirando altra gente crebbe velocemente finendo per prevalere sul nucleo originario finchè un’unica cinta muraria non li inglobò entrambi definendo così la nuova città Questa origine la ebbero diverse città delle Fiandre tra cui Bruges, Gand, Arras, Ypres… ▲ In Germania lo sviluppo delle attività mercantili e manifatturiere avvenne sia nelle città di origine romana sia in quelle nate nel Medioevo, tra queste primeggiarono Francoforte sul Meno, Norimberga, Ulma, Brema, Amburgo, Lubecca, Riga queste ultime diedero vita alla lega anseatica, potente sul piano economico e militare x garantirsi il monopolio dei traffici nelle zone di loro interesse ▲ l’urbanesimo costituiva comunque un fenomeno di scarsa rilevanza solo nel XIII-XIV secolo che alcune città ebbero un certo sviluppo (per ragioni politiche o commerciali) ad esempio Copenaghen e Stoccolma mentre nelle regioni orientali della Germania le città più importanti erano Berlino, Dresda, Brandeburgo. ▲ Est: reticolo urbano meno fitto ma c’erano alcune città che avevano importanza commerciale come Praga, Cracovia, Novgorod e Kiev. In Inghilterra una rete di città si formò solo nel Medioevo: erano centri di piccola e media consistenza che decollarono lentamente e solo nel XII XIII secolo formarono un reticolo urbano fitto nel 300 l’unica grande città inglese era Londra che si poneva al livello di Pisa, Roma e Pavia con 30/40.000 abitanti 6. Le dimensioni delle città europee in pieno medioevo ▲ Il medioevo occidentale non conobbe il fenomeno delle megalopoli il massimo dell’estensione e del numero di ab. fu raggiunto agli inizi del 300 quando città come Milano, Parigi e Firenze avevano costruito una terza cerchia muraria (la loro popolazione si aggirava intorno ai 100 000 abitanti) ▲ le città più popolose oltre alle precedenti erano Genova e Venezia, poi Gand e Burges. Molte città italiane e delle fiandre coprivano dai 30 ai 50 mila abitanti. Tra i 15 e i 30 mila abitanti c’erano città quali Pavia, Piacenza, Mantova, Treviso, Perugia… seguite da quelle delle fiandre e della Germania. Moltissime erano le città italiane da 10 000 abitanti 7. La società tripartita e la nascita della borghesia ▲ Le città europee crebbero notevolmente tra XI e XIII secolo Milano aumentò di due volte e mezzo la sua superficie in meno di 2 secoli, così anche Firenze. La crescita fu possibile grazie ad una massiccia immigrazione di abitanti delle campagne spinti in particolare dal desiderio di sfruttare le opportunità di lavoro che fornivano le nuove industrie cittadine, quella tessile in particolare. Vi erano anche servi che fuggivano in città per libertà personale le nuove attività economiche e le esigenze della vita associativa richiedevano la piena disponibilità della propria persona e del proprio tempo, suscitando solidarietà tra coloro che svolgevano lo stesso lavoro ▲ La popolazione urbana era consapevole delle proprie condizioni giuridiche e della propria diversità rispetto agli abitanti delle campagne soggetti ai signori feudali. Diversa era anche l’attività lavorativa che i cittadini o borghesi svolgevano: erano generalmente impegnati nel commercio e nell’artigianato. Si delineò così una società più ricca e articolata in cui crescevano coloro che erano impiegati nel commercio, nel credito e nelle manifatture ▲ L’Europa era però organizzata in 3 ordini (gruppi sociali): coloro che pregavano (oratores), coloro che combattevano per la difesa delle chiese e del popoli (bellatores) e i rustici che lavoravano la terra x sé e x gli altri (laboratores). A partire dal XII XIII secolo giuristi e scrittori iniziarono a considerare anche i borghesi all’interno dei laboratores anche se l’immagine della società tripartita si mantenne ▲ La nascita di un ceto borghese però non sancì affatto una separazione tra città e mondo rurale: i contadini vendevano i loro prodotti nelle città e i cittadini volevano avere interessi nelle campagne circostanti dove avevano ville e terreni. In campagna abitavano poi anche le donne che lavoravano nelle case per i mercanti-imprenditori del settore tessile ▲ Ciò che più separava la città dalla campagna erano le mura che dividevano lo spazio organizzato, protetto dal nemico, dal mondo esterno (croce nel cerchio- Lopez) 8. Il movimento comunale nelle città d’oltralpe ▲ Tratto comune tra città romane e medioevali: si dotarono tra XI e XII secolo di una certa autonomia nei confronti dei principi e dei signori territoriali. Vi furono città che conseguirono la piena indipendenza politica come quelle della Lega anseatica e i Comuni italiani e quelle che rimasero soggette a poteri esterni ▲ Comuni nel resto d’Europa: nelle Fiandre e nella Francia del Nord il movimento comunale nacque dall’iniziativa dei cittadini i quali stipularono tra loro giuramenti di pace prima per mantenere la concordia all’interno della città in seguito per ottenere spazi più o meno ampi di autonomia e limitare gli arbitri dei signori con questi ultimi si avviavano carte di Comune (autorizzaz a fare il comune) in alcuni casi erano i signori che dotavano i centri abitati di carte franchigie e concedevano loro la carta di Comune in cambio oltre che di grosse somme di denaro x mantenere i propri funzionari all’interno della città ▲ Francia: La monarchia francese adottò nel corso del XII secolo una strategia politica precisa favorì i comuni che erano nei territori soggetti alla giurisdizione di signori e principi territoriali ma tenne a freno quelli da essa direttamente dipendenti, come Parigi. Solo nella Francia meridionale i comuni avevano poteri analoghi ai comuni italiani ▲ Germania: il movimento comunale presenta forti analogie con quello della francia del Nord, ma il ceto dirigente di alcune città era caratterizzato da una più forte egemonia di famiglie di tradizioni militari e legate all’esercizio di funzioni di governo per conto di vescovi e signori; in altre aveva un carattere + borghese x la partecipazione alle attività commerciali anche di esponenti di famiglie nobili; in altre ancora fu egemonizzato del tutto dai grandi mercanti 1. Schieramento rigorista: guidato d Umberto di Silvacandida che propugnava un’assoluta indipendenza della Chiesa dal potere regio e imperiale, una condanna più severa della simonia che avrebbe deposto i vescovi accusati e annullato i loro atti 2. Pier Damiani & co: impraticabili le soluzioni precedenti “i sacramenti valgono indipendentemente dalla qualità morale di chi li amministra”. L’annullamento delle ordinazioni sacerdotali avrebbe lasciato molte chiese prive di rettori. Sosteneva inoltre che vi fosse un’unione inscindibile tra regno e sacerdozio, bisognava solo ridefinire ruoli e competenze ▲ Il papato intanto attuava una serie di interventi importanti in ambito disciplinare e organizzativo: con Niccolò II venne perfezionata l’intesa con i Normanni fino a stipulare l’accordo di Melfi nel 1059 con il capo normanno Roberto il Guiscardo che ottenne in qualità di vassallo il titolo di duca di Puglia e Calabria. Nel concilio Laterano vennero poi modificate le procedure x l’elezione papale (esclusiva del collegio dei cardinali), venne rinnovato l’obbligo del celibato degli ecclesiastici e proibito di accettare chiese dai laici 14.7 Lo scontro tra due grandi personalità: Gregorio VII ed Enrico IV ▲ Salì al trono Gregorio VII, uomo di punta dello schieramento riformatore: rivendicò il primato romano con la suprema autorità del papa all’interno della Chiesa e nell’ambito della società cristiana. Ciò portò ad una spaccatura del movimento riformatore che riportò al mescolamento generale delle forze in campo. Si schierarono con l’imperatore molti vescovi ostili alla riforma e anche ecclesiastici di alta levatura contrari alla concezione gregoriana del primato papale ▲ Si stava delineando l’idea di una monarchia incentrata sul pontefice romano capo dei poteri spirituali e temporali concezione inaccettabile per Enrico IV. Inizia la Lotta per le investiture combattuta con le armi e con “campagne di stampa” 14.8 La lotta per le investiture ▲ Il pontefice come prima cosa emanò alcuni decreti nel 1074 e convocò un concilio l’anno dopo nel quale si vietò ai laici, pena la scomunica, di concedere l’investitura di vescovati e abbazie e agli arcivescovi, pena la deposizione, di consacrare chiunque fosse stato investito dai laici. Enrico IV invece convocò a Worms un’assemblea di nobili ed ecclesiastici per deporre e scomunicare il pontefice Gregorio VII scomunicò e depose l’imperatore. Nulla di simile accaduto prima ▲ I rivoltosi dell’aristocrazia tedesca imposero all’imperatore di sottoporsi al giudizio del papa convocando nel 1077 una dieta ad Augusta. Enrico, ritenendo troppo umiliante per lui il giudizio papale in una pubblica assemblea lasciò segretamente la Germania e si presentò a Canossa, dove Gregorio era in attesa delle scorte germaniche per attraversare la Lombardia, per implorare l’assoluzione dalla scomunica. Dopo 3 giorni di attesa gli concesse il suo perdono ▲ Enrico riprese l’iniziativa, ma i principi tedeschi cercarono di eleggere un nuovo re – Rodolfo di Svevia – che però non si impose. L’imperatore sedò i suoi oppositori e si volse contro il papa che lo scomunicò ancora nel 1080, stesso anno in cui Enrico fece deporre Gregorio e fece eleggere Clemente III. poi scese in Italia e assediò Roma mentre Gregorio si rifugiò. Fece consacrare Clemente III dal quale venne poi incoronato imperatore, i romani subirono un saccheggio dei normanni e Gregorio si ritirò a Salerno dove morì ▲ L’impero era ormai destinato a perdere la sua funzione religiosa e a cercare una nuova legittimità sul piano giuridico e clero e laicato finalmente divennero consapevoli delle loro differenze 14.9 Urbano II e la ripresa dell’iniziativa papale ▲ Dopo il breve pontificato di Vittore III sale al trono il monaco cluniacense Urbano II egli cercò un collegamento + stretto con l’episcopato rafforzando l’autorità all’interno delle diocesi frenando il fenomeno delle esenzioni monastiche e promuovendo la fondazione di canoniche regolari (x aiutare i vescovi nell'esercizio della cura delle anime) ▲ Molti vescovi della Germania e della Lombardia riconobbero l’autorità del papa di Roma e abbandonarono l’antipapa Clemente III. Tra i nuovi aderenti alla riforma romana c’era anche l’arcivescovo di Milano (nonostante la sua “conversione” sembrò poco credibile agli occhi di molti patarini) ▲ Iniziativa nelle mani del pontefice: fu molto attivo in Italia del sud per fronteggiare i normanni e la chiesa greca; nel 1093 rientrò a Roma ma l’anno successivo era già in Italia del nord per incitare i suoi aderenti allo sforzo finale contro il partito filo-imperiale. Nel 1095 tenne 2 concili in cui verificò l’ampio consenso del suo pontificato nel primo a Piacenza trattò il problema della riunificazione delle due chiese (romana e greca,), nel secondo a Clermont-Ferrand esortò i coinvolti nelle lotte fratricide cristiane a fare un viaggio di purificazione in Terrasanta e come occasione per recare aiuto alla chiesa orientale. Le sue parole ebbero grande risonanza e sottolinearono l’isolamento di Clemente III e Enrico IV 14.10 Pasquale II e l’utopia di una Chiesa povera ▲ Successore fu Pasquale II con il quel il papato sembrò ritornare sotto il controllo del partito rigorista di ispirazione gregoriana fu rinnovato il decreto contro le investiture fatte da laici e venne introdotta la rinuncia ai beni e ai poteri ricevuti dallo Stato eliminando così l’intervento del potere politico nella loro nomina. La proposta era un punto di arrivo del movimento riformatore. Questa soluzione trovò il consenso di Pasquale II e di Enrico V che si incontrarono e presero un accordo a Sutri, ma in pochi giorni tutto tornò come prima. Un concilio sconfessò pasquale II che fu costretto ad incoronare l’imperatore e concedergli la facoltà di investire i vescovi con i simboli del potere spirituale. Poi nel 1116 Enrico V venne scomunicato 14.11 Alla ricerca di un compromesso. Il concordato di Worms ▲ Possibilità di un compromesso: vennero divisi i due ambiti (funzioni spirituali e politiche) per cui l’autorità ecclesiastica avrebbe conferito mediante anello pastorale le prerogative di carattere spirituale, mentre l’autorità politica avrebbe mantenuto l’investitura delle funzioni temporali con simboli quali lo scettro ▲ Con il nuovo pontefice Callisto II ci fu il concordato di Worms il 23 settembre 1122 era un compromesso in cui però si affermava il principio della non ingerenza del potere politico nell’elezione di vescovi e abati che avveniva invece sulle norme della Chiesa, l’intervento dell’imperatore sarebbe stato possibile per la sola concessione dell’investitura dei poteri temporali. ▲ All’autorità politica rimanevano comunque ampi margini di manovra: in Germania la presenza dell’imperatore o di un suo rappresentante al momento dell’elezione era influente sulla scelta del candidato; l’imperatore aveva poi il diritto di negare l’investitura all’eletto e il suo rifiuto era considerato un veto ▲ Ma la questione delle elezioni vescovili non si chiuse definitivamente qui, venne riaperta in seguito 14.12 l’evoluzione del papato in senso monarchico ▲ Il concordato di Worms fu ratificato dal Concilio lateranense del 1123: l’assemblea fu considerata un concilio ecumenico, il primo in occidente, a + di 2 secoli dal primo svoltosi a Costantinopoli nel 869-870 segnò un processo che portò alla collocazione del papato al vertice della società cristiana e alla piena realizzazione del primato papale. ▲ La chiesa di Roma, risoltasi la contesa con l’impero avviò una grandiosa opera di consolidamento in tutti i campi: 1. Ribadita la condanna della simonia e del concubinato oltre che l’esclusione dei laici da ogni ingerenza del funzionamento degli organismi ecclesiastici 2. Il papato intervenne nelle chiese locali riservando alla curia romana numerose questioni 3. L’elezione dei vescovi fu decisa a Roma sempre + di frequente ▲ Ciò porto ad un potenziamento dell’apparato burocratico aumenta la produzione di doc e lettere x tenere in contatti i pontefici con vescovi ed autorità politiche; pagamento di tasse varie. Le principali entrate erano le rendite tratte da patrimonio fondiario laziale, il censo pagato dagli Stati vassalli della Santa sede (Sicilia, Aragona e portogallo), l’obolo di s Pietro versato dai regni i cui sovrani avevano ricevuto la corona dal pontefice, il censo pagato dai monasteri dipendenti da Roma, le offerte erogate dai vescovi in occasione della visita che facevano al papa. Di tutte queste entrate fu fatto x la prima volta un elenco ufficiale nel 1192 ▲ Istituto della legazione: all’inizio erano dei rappresentanti (legati) mandati presso sovrani o entri ecclesiastici x trattare questioni particolari, poise ne aggiunsero di permanenti (erano gli arcivescovi locali). I poteri dei legati erano molto ampi decidevano in merito a controversie, consacravano e deponevano i vescovi… ▲ X le missioni + importanti i compiti di legato venivano svolti dai cardinali, i quali formavano il ristretto collegio dei consiglieri e dei + diretti collaboratori del papa grazie a loro si attuò una forma avanzata di centralismo monarchico. In seguito la santa sede divenne il punto di riferimento di tutta la politica europea, il fine era quello di difendere e promuovere la fede ne scaturisce una piena supremazia papale non solo in ambito ecclesiastico ma anche politico. Ciò provocò contestazioni all’interno della comunità cristiana e poi con i vari regni Capitolo 15- Rinascita culturale e nuove esperienze religiose 15.1 Una rinascita improvvisa? ▲ La rinascita carolingia nata per innalzare il livello di istruzione del clero franco, si occupò di recuperare il patrimonio letterario classico e della lingua latina quando il centro non fu + la corte imperiale si continuò lo studio in abbazie e cattedrali in mezzo però alle difficoltà provocate dalla dissoluzione dell'ordinamento pubblico e dalle devastazioni di Ungari, saraceni, Normanni ▲ Durante il X secolo fu la Germania a continuare la tradizione carolingia grazie agli imperatori della casa di Sassonia e soprattutto Ottone I la corte imperiale non divenne un centro di cultura e gli stessi monasteri tedeschi non raggiunsero una grande vitalità culturale x cui erano aperti all’influenza francese attraverso Cluny e Citeaux ▲ Altra attività culturale attiva in Italia del sud nella metà dell’XI secolo in contatto con il mondo greco e arabo L’occidente era già entrato in contatto con la cultura araba attraverso i viaggi in Spagna fatti alla fine del X secolo da papa Silvestro II. L’Italia del sud, Salerno in particolare, fu però il terreno privilegiato x la trasmissione in occidente della cultura greca ed araba ▲ Italia del nord: rinascita del diritto romano alla fine del XI secolo Bologna era il maggiore centro europeo di studi giuridici. Importanti anche gli studi di grammatica, musica, diritto e medicina ▲ Francia dell’XI secolo: piena ripresa dell’attività culturale studio delle arti liberali, teologia, filosofia. 15.2 I centri della rinascita culturale ▲ Fenomeno di rinascita accelera nel XII secolo. Per tutto l’XI secolo i monasteri ebbero un ruolo culturale importantissimo: Montecassino, Bec, Cluny… ma nel XII secolo non furono in grado di esprimere grandi personalità ed entrarono in un periodo di decadenza ▲ Metà XII fiorirono invece gli ordini religiosi di nuova fondazione cistercensi, certosini, camaldolesi che però si dedicavano alla vita spirituale e non all’attività intellettuale ▲ Centri di vita intellettuale furono nel XII secolo le cattedrali, inserite nelle città che erano in crescita economica e sociale. Fenomeno evidente nella Francia settentrionale dove molte scuole cattedrali divennero polo d’attrazione x studenti provenienti dalla Germania, Inghilterra, Italia. ▲ Le scuole cattedrali erano sotto il controllo di vescovi che rilasciavano agli insegnanti un’apposita licenza. Solo con le università si introdurrà il programma di studio, gli esami e il titolo di riconoscimento 15.3 La nascita delle Università ▲ Le università nacquero nel XII secolo: inizialmente erano semplici associazioni di studenti e professori (simili alle corporazioni di arti e mestieri). La tutela dei loro associati fu perseguita su due piani: 1. si mirò all’ottenimento del riconoscimento dell’autorità civile ed ecclesiastica e la concessione di privilegi di carattere giuridico ed economico essenziali soprattutto x gli studenti + poveri (esenzioni dalle imposte, tribunali speciali…) 2. si fissarono i programmi di studio, i compensi x i prof e le modalità x sostenere esami e conseguire la laurea ▲ Universitas: originariamente indicava la struttura corporativa, che si occupava del funzionamento dell’organizzazione didattica, definita studium. Questo era diviso in 4 facoltà, ognuna delle quali governata dall’assemblea di maestri quella delle Arti e le tre facoltà superiori di diritto, medicina e teologia ▲ La prima università dell’Europa medievale fu la Scuola medica di Salerno (origini ancora oscure). Mentre a Bologna l’università nacque nell’ambito delle scuole laiche di diritto già verso la metà del XII secolo iniziativa fu degli studenti. Si formarono prima 4 università poi ridotte a due per gli studenti che veniva d’oltralpe e per quelli provenienti da tutta italia. Queste due regolarono il funzionamento dello studium, fissarono il compenso x i prof, i piani di studio e i prezzi di alloggi e libri domenicani si caratterizzavano per la loro preparazione teologica e attraverso la predicazione e l’esempio della loro vita conducevano la lotta contro gli eretici. ▲ Lo sviluppo dell’ordine francescano anche oltralpe comportò che si stabilizzassero in edifici conventuali e ricevessero donazioni di beni immobili qui spesso si recavano intellettuali e chierici cambiando la fisionomia primitiva dell’ordine (il sapere era potere e dunque si sposava poco con l’ideale di povertà francescano) ▲ Dopo la morte di francesco gregorio XI stabilì che la disponibilità dell’ordine di case, chiese e conventi fosse solo x l’uso, la proprietà rimaneva alla Chiesa era una artificio giuridico. Grande metamorfosi si ebbe nel 1239 con l’elezione a ministro generale di frate Alberto da Pisa, primo frate-sacerdote a ricoprire questa carica prima sempre appannaggio di frati-laici. A lui successe Aimone di Faversham con il quale la clericalizzazione dell’ordine fu completa. ▲ Successivamente ci fu il lungo generalato di Bonaventura da Bagnorea che segnò una rifondazione del Successivamente. Ma il tentativo di sedare i contrasti interni perché esplose nuovamente il dibattito sul binomio povertà-ricchezza. Si creò una spaccatura tra gli “spirituali” che erano fedeli allo spirito e alla lettera della regola e quindi alla scelta della povertà assoluta, e i “conventuali”, che invece ritenevano indispensabile adattarla alle nuove dimensioni dell’ordine e ai compiti che lo attendevano. In questa lotta intervenne il papato ▲ Nonostante i contrasti, i frati minori adottarono una “strategia insediativa” inserendosi in tutti gli ambienti sociali le loro sedi in città e centri abitati erano dei veri e propri poli di aggregazione . diventarono così un punto di riferimento del laicato pio delle sue associazioni ma anche di dirigenti cittadini che affidarono loro incarichi (frati divennero ingegneri, giuristi, notai…) ▲ Lo stile di vita francescano e domenicano ispirò altri ordini ma il Concilio di Lione del 1274 cercò di porre freno al fenomeno riconoscendo come mendicanti solo questi due (no carmelitani, no agostiniani riconosciuti solo nel 1298). Nasce la quadrilogia mendicante alla quale si aggiunsero i Servi di maria nel 300 Capitolo 16- Rapporti feudali e processi di ricomposizione politico-territoriale. L’impero e l’Italia dei Comuni 16.1 Il movimento delle paci di Dio e la nascita della cavalleria ▲ Necessarie condizioni di maggiori sicurezza x mercanti e contadini. Nasce nel X secolo il movimento delle paci di Dio, nasce in Aquitania diffondendosi in tutta la Francia protagonisti erano i vescovi che organizzarono grandi assemblee pubbliche di clero e popolo x promuovere la mobilitazione collettiva a difesa dell'ordine pubblico ma soprattutto di chiese, monaci, deboli… i “nemici” erano i signori detentori di castelli e i membri del loro seguito contro i quali venivano mobilitati oltre al popolo anche principi e signori contrari alla violenza. Divenne sempre più un “garantire a tutti maggiore sicurezza” ▲ Si prospettò x il ceto dei guerrieri l’ideale del cavaliere al servizio dei deboli e della fede cristiana i combattenti si distinsero dal resto del laicato non armato e nel corso del XI secolo presero coscienza della loro condizione sociale e giuridica. Coloro che avevano poteri di comando e di governo si chiusero in un ceto privilegiato, la nobiltà che godeva di alcuni privilegi (vedi p 288) ▲ La coesione del ceto venne maggiormente alimentata anche dal modello cavalleresco elaborato in Francia dove venne trasformata l’investitura in un rituale a carattere religioso in passato c’era la consegna della spada benedetta dal sacerdote ora il neocavaliere doveva sottoporsi ad un bagno purificatore e passare l’intera nottata in chiesa per una veglia di preghiera: rito militare diventato rito religioso ▲ Nel XII secolo il codice di comportamento cavalleresco contemplava anche giovani che elaborarono l’ideale di una vita gioiosa e avventurosa accanto alla quale vi erano anche conversazioni amorose e letture di poesie e romanzi cavallereschi si arricchì così l’ideologia cavalleresca poi molto ammirata dalla borghesia dell’Italia dei Comuni ▲ Lo stile di vita dei cavalieri era però impregnato di violenza il problema fu risolto indirizzando l’aggressività dei cavalieri al di fuori della Cristianità, si definì così il cavaliere come miles Christi e quindi impegnato nella lotta contro gli infedeli e la dilatazione dei confini della cristianità. Questa ideologia ebbe il suo sviluppo con le crociate e poi gli ordini cavallereschi 16.2 i rapporti feudo-vassallatici come rinnovato strumento di governo ▲ I rapporti feudo-vassallatici nell’Europa del IX-X secolo furono utilizzati per creare attorno ai sovrani, principi e signori locali clientele armate che garantissero loro il sostegno militare per attuare un minimo di controllo in ambiti territoriali assai limitati. A partire dalla seconda metà del XI secolo i rapporti feudo-vassallatici persero il carattere militare x trasformarsi in strumenti di governo e di coordinazione politica nell’ambito di territori + vasti ▲ All’origine di questa trasformazione c’erano 2 fattori: il pieno riconoscimento anche sul piano giuridico-formale dellìereditarietà dei feudi e la nascita del diritto feudale ad opera dei giuristi lombardi che compilarono una raccolta organica di formule e pratiche giuridiche note come Libri Feudorum essi crearono il “sistema feudale” ▲ Nel 1037 Corrado II aveva sancito l’ereditarietà dei feudi e dunque il feudo faceva parte del patrimonio del vassallo e non poteva essere sottratto a lui o ai suoi discendenti. Con il tempo inoltre il legame personale tra signore e vassallo si era allentato e la cerimonia dell’investitura era puramente formale. Garanzia del possesso del feudo + possibilità per un proprietario di stabilire un collegamento con un signore più forte senza una diminuzione di potere = maggiore diffusione dei rapporti feudali vennero in seguito esportati ▲ I giuristi avviarono una profonda riflessione sulla natura e sulle attribuzioni del potere pubblico e individuarono nello Stato la fonte del diritto e di ogni potere. I giuristi proposero il feudo oblato o fief de reprise terre, fortezze e giurisdizioni tenute in allodio (bene in piena proprietà) che ora il proprietario donava ad un signore per riaverle in feudo dopo aver prestato omaggio. Il proprietario si trovava ad avere delle terre non più in proprietà piena ma gravate di servizi a favore del signore, ma questo era un danno “lieve” e i servizi di cui risultava gravato erano poco impegnativi ▲ Già nel corso del XI secolo è documentata l’esistenza in Lombardia di feudi sine servitio o sine fidelitate, feudi per i quali i vassalli non dovevano il servizio militare questo era un paradosso ▲ A cosa serviva un feudo senza servizio militare? Creava un raccordo di tipo politico tra un sovrano, un principe o un qualsiasi signore impegnato nella costruzione di un + vasto dominio territoriale e signori minori che ora sentivano l’esigenza di appoggiarsi a poteri più forti. Vantaggio reciproco: il vassallo di legava ad un sig potente che gli chiedeva poco, il sig non acquistava il dominio diretto dei territori riconosciuti come feudo del suo vassallo, ma affermava la sia superiore autorità e creava le premesse x il futuro Questo processo fu molto lento ed ebbe modalità e tempi differenti nei vari paesi portando al coordinamento di tutte le signorie feudali intorno ad un sovrano, o un principe o uno Stato-Città. Nasce così l’immagine della piramide feudale: società in cui la delega dei poteri procede dal vertice verso il basso fino a raggiungere i ceti rurali. Si tratta di un’immagine elaborata dai giuristi e intellettuali del XII secolo 16.3 Le origini dei Comuni italiani ▲ le comunità cittadine in Italia erano formate da mercanti, artigiani ma anche esponenti della piccola e media nobiltà. La situazione politica xò non era chiara perché le funzioni pubbliche non erano svolte tutte dal vescovo ma erano divise tra diverse figure: il vescovo, il conte ma anche il capitolo cattedrale e i grandi monasteri urbani, infine compariva anche la voce del popolo ▲ Sorgevano tensioni sociali e contrasti familiari all’interno di comunità cittadine oltre all’incremento della pop urbana e al diversificarsi delle attività artigianali e mercantili si aggiungeva l’immigrazione dalla campagna di contadini ed esponenti della nobiltà, questi ultimi solo x accrescere il loro prestigio ▲ Esempio di Milano: qui nella prima metà del XI secolo i grandi vassalli della chiesa arcivescovile (capitanei), spalleggiati dall’arcivescovo Ariberto, si erano contrapposti ai piccoli feudatari (valvassores) che chiedevano l’ereditarietà dei loro feudi e le loro rivendicazioni furono accolte da Corrado II. Poi capitanei e valvassores (uniti in milites) si trovarono tutti schierati contro il popolo che si era levato sotto la guida di Lanzone, un capitaneus passato dalla parte popolare nacquero scontri nelle piazze che costrinsero l’arcivescovo e i milites lasciarono temporaneamente la città; quando tornarono l’equilibrio era precario aggravato da tensioni religiose e politiche date dal movimento di riforma della chiesa e dalla lotta per le investiture ▲ La lotta per le investiture favorì lo sviluppo delle autonomie cittadine nel 1097 a Milano vi è la nuova magistratura dei consoli, espressione di un nuovo ordinamento politico: alcune famiglie in vista avevano dato vita ad un’associazione giurata per garantire la pace all’interno delle città assumendone direttamente il governo ▲ In contemporanea fu eletta una magistratura collegiale: Consolato che nel 1130 contava 23 membri, 18 capitanei o valvassores e 5 come cives gli esponenti dell’aristocrazia feudale costituivano il nucleo più forte del nuovo ceto dirigente comunale dal quale era totalmente escluso però il popolo. I consoli rappresentavano l’intera città e sono infatti designati come consule civitatis e non del Comune 16.4 il Comune consolare ▲ Elementi comuni x la nascita dei Comuni: 1. Le nuove istituzioni comunali nascono tra 1080 e 1120, periodo della lotta per le investiture 2. L’iniziativa è del ceto aristocratico: in alcune città della Toscana e del Piemonte a maggiore sviluppo mercantile fondamentali furono gli esponenti dei ceti commerciali e imprenditoriali 3. Il termine consulares fu usato per indicare un gruppo ristretto di famiglie da cui provenivano i consoli. In questo periodo i gruppi consolari non formavano un ceto chiuso chiusura avviene tra XII e XIII secolo. I consoli si occupavano degli interessi di tutta la città, godevano infatti del consenso di tutta la comunità cittadina 4. Organismi di governo: c’era l’Arengo ovvero l’assemblea generale dei cittadini che decideva sui problemi di interesse generale e il Collegio dei consoli, potere esecutivo. 5. Modalità delle lezioni e durata delle cariche: i consoli rimanevano in carica per un breve periodo (max 1 anno) x evitare che si affermassero regimi personali rotazione. All’inizio l’elezione era fatta per acclamazione, poi l’assemblea generale fu sostituita da 2 consigli: il Consiglio maggiore, con potere deliberativo, e un Consiglio minore, che affiancava i consoli nell’esercizio delle funzioni. I sistemi elettorali garantivano il predominio dei notabili, anche l’elezione dei consoli veniva fatta attraverso gradi intermedi e garantendo il monopolio politico delle famiglie dominanti ▲ Ambiguità dell’ordinamento comunale alle origini: il comune non era sorto da una rivoluzione contro l’assetto politico-istituzionale i notabili svolgevano funzioni di governo da tempo. Ambiguità nel rapporto con il vescovo: le sue prerogative venivano ridimensionate all’interno della città ma difesa al di fuori e nel territorio della diocesi dove il comune poteva farsi valere solo sostenendo l'autorità vescovile ▲ Aristocrazia cittadina: dotata di beni fondiari e diritti giurisdizionali ma spesso legata anche ai signori feudali e agli agenti regi grazie ai quali riusciva a risolvere + facilmente i contrasti dati dalla volontà del comune di controllare il contado. Nella proiezione verso le campagne il Comune superava il particolarismo politico altomedievale. Una politica di sottomissione del contado si ebbe solo alla fine del XII secolo: Milano si mosse prima nel tentativo di impadronirsi anche di territori limitrofi (lodi, como…) 16.5 Federico Barbarossa e i Comuni italiani ▲ Imperatore scosso dalla lotta contro il papato il concordato di Worms del 1122 privava in realtà l’impero del suo carattere sacro. Esso dovette fondare la sua esistenza su basi fornite dalla cultura giuridica rinnovando la concezione del potere imperiale fondato ora anche sul diritto romano e non solo su motivazioni religiose. Protagonista: Federico I, Barbarossa ▲ Passo indietro: Enrico V non era riuscito ad assicurare alla sua dinastia la successione al trono di Germania, alla sua morte i principi tedeschi ignorarono le sue direttive e elessero Lotario di Supplimburgo della casa di Baviera. Alla sua morte i principi ignorarono nuovamente la sua designazione ed elessero un esponente della casa degli Hohenstaufen, Corrado III. Si crearono così Normandia (formatosi in Francia del nord nel X secolo dopo lo stanziamento dei vichinghi): qui le cose andarono diversamente poiché sull'antico vassallaggio franco si innestarono il vigore militare e le tradizioni di fedeltà dei guerrieri vichinghi Rollone e i successori rivitalizzarono l’organizzazione territoriale carolingia separando le funzioni militari svolte dai feudatari di compiti di natura amministrativa affidati ai viceconti. Feudatari e viceconti permisero ai duchi di esercitare un controllo del territorio + saldo ▲ La potenza politica e militare dei duchi di Normandia condizionò la realtà dell’Inghilterra: qui nei primi decenni del 1000 Canuto II il Grande creò un impero intorno al Baltico comprendente la Danimarca, la Norvegia e l’Inghilterra che xò si dissolse dopo la sua morte nel 1035. L’inghilterra recuperò l’indipendenza con il re Edoardo il Confessore; alla sua morte gli succede Aroldo II contro il quale si leva Guglielmo, duca di Normandia il quale supera la manica e sconfigge Aroldo ▲ Con l’ascesa al trono di Guglielmo, detto poi il Conquistatore, UK molto legata alla FR nell’isola vennero importati lingua e costumi francesi, tra cui i rapporti feudo-vassallatici. Il re inglese, duca di Normandia, era vassallo del re di Francia ma era più potente di lui ▲ Il Conquistatore e i suoi successori tra cui Enrico I, si posero come duplice obiettivo di rendere accetto alla pop il nuovo ceto dirigente e di rafforzare il potere monarchico. Lasciarono xciò intatta la divisione del regno in contee sottoponendo i loro amministratori (sceriffi) al controllo regio attraverso giudici itineranti; anche i cavalieri venuti dalla Normandia vennero sottoposti al sovrano ▲ Per l’amministrazione delle finanze venne creata la “Camera dello scacchiere”: due volte l’anno essa riuniva gli sceriffi x versare quello che avevano raccolto nelle loro contee. Guglielmo fece fare il domesday book, un catasto del regno ▲ Metà del XII: potenza della monarchia inglese accrebbe ancora di più quando salì al trono Enrico II: i domini della corona in francia si ampliarono maggiormente: Enrico sottopose la Francia ad una grande pressione ed estendendo sempre di + le competenze dei tribunali regi 17.2 I Normanni in Italia meridionale ▲ Altra dominazione politica Normanna in Italia Meridionale: qui i Normanni però erano giunti sperando di farvi fortuna a piccoli gruppi e soprattutto mettendo la loro abilità militare al servizio delle formazioni politiche locali ▲ Inserimento facilitato dalla situazione politica italiana: accentuato particolarismo politico il territorio della Campania nel XI secolo era diviso nei principati longobardi di Benevento, Salerno e Capua e nei ducati di Gaeta, Napoli, Sorrento e Amalfi dipendenti da Bisanzio ma ormai autonomi. L’autorità bizantina si esercitava direttamente su Puglia, Basilicata e Calabria mentre la Sicilia era musulmana. Tutte queste formazioni erano mosse da fremiti autonomistici ▲ Tentativo di riaggregazione: compiuto nella II metà del X secolo dal principe di Capua Pandolfo I Capodiferro che riunì sotto il suo scettro l’intera Longobardia minore (sud) e si legò all’imperatore Ottone I ottenendo in feudo Spoleto e Camerino. Alla sua morte però si ripristinò la tradizionale situazione di particolarismo e di lotte x l’egemonia agli inizi del nuovo millennio Salerno si avviò verso una posizione di predominio: impiegava contingenti di cavalieri normanni che si inserirono facilmente nel clima di lotte interne offrendo servigi a chi + offriva ▲ Rainulfo Drengot ottenne da Pandolfo IV principe di capua in feudo nel 1029 con il titolo di conte il piccolo centro di Aversa e poi cercò di conquistare anche la stessa Capua ▲ Altri capi normanni erano al servizio dei principi di Salerno contro i Bizantini ai quali tolsero buona parte della Puglia e della Basilicata ▲ Tra i Normanni impegnati in Puglia emersero i fratelli Altavilla, prima Guglielmo Braccio di Ferro e Unfredo, poi Roberto il Guiscardo. Nella metà del XI secolo la minaccia normanna divenne evidente per tutti e il pontefice Leone IX si fece promotore di una coalizione contro i cavalieri francesi la coalizione antinormanna venne sconfitta nel 1054 a Civitate in puglia e il pontefice imprigionato, liberato l’anno dopo riconoscendo le conquiste dei normanni in cambio del loro appoggio militare e politico intesa perfezionata a Melfi nel 1059 tra Roberto il Guiscardo e Riccardo Quarrel (successore rainulfo) che giurarono fedeltà al nuovo pontefice Niccolò II ottenendo il primo il titolo di duca di Puglia, Calabria e Sicilia e il secondo quello di principe di Capua ▲ Il Guiscardo cercò di conquistare anche la Sicilia musulmana che poi affidò al fratello Ruggero la dominazione normanna durò circa 30 anni e la cultura arabo-siciliana conferì alla corte normanna un carattere del tutto particolare nel panorama politico culturale dell’Occidente cristiano ▲ Roberto il Guiscardo continuò la conquista del Mezzogiorno continentale: nel 1071 conquistò Bari, 73 Amalfi, 76 Salerno, 81 Costantinopoli poco dopo dovette tornare in Italia x sedare delle rivolte dei baroni pugliesi e x difendere i suoi domini dall’imperatore Enrico IV. Il guiscardo muore nel 1085. ▲ Svolta data dal figlio di Ruggero “gran conte”, Ruggero II: rivendicò il titolo di barone di Puglia e Calabria e nel 1130 si fece incoronare re di Sicilia dall’antipapa Anacleto II si formò un regno che durò fino al 1860 17.3 I caratteri del Regno di Sicilia ▲ Conquistata Napoli nel 1139 Ruggero II si concentrò sull’organizzazione del suo regno, che divenne uno dei meglio organizzati del tempo: Ruggero II e i successori Guglielmo I e II ereditarono le strutture arabe e bizantine e dotarono il regno di un’efficiente amministrazione strutturata in uffici centrali a Palermo e altri periferici ciò permise loro di produrre leggi, procurarsi entrate fiscali, controllo dell’apparato ecclesiastico avvicinando il Regno di Sicilia agli stati del mondo arabo- bizantino ▲ I sovrani normanni erano anche il vertice di una “piramide feudale” in cui a vari livelli erano inseriti i discendenti degli antichi conquistatori. I sovrani riuscirono a realizzare un equilibrio tra le forze locali e l’autorità regia per cui i funzionari pubblici furono capaci di esercitare un controllo sulle prerogative dei feudatari, enti ecclesiastici e comunità cittadine. Il regno di Sicilia era uno “Stato feudale” = Stato che prevedeva l’esistenza dei rapporti feudo-vassallatici e la delega ai feudatari di poteri di natura pubblica ▲ L’introduzione dei rapp feudo-vassallatici si rivelò alla lunga dannosa per lo sviluppo della società e dell’economia del Mezzogiorno (soprattutto in un’Italia dei comuni in cui si puntava ad una maggiore partecipazione e una dinamica politico-sociale) 17.4 Le origini delle crociate ▲ I normanni dell’Italia del sud furono i protagonisti delle crociate. Durante il concilio di Clermont- Ferrand del 1095 Urbano II esortò i coinvolti nelle guerre fratricide cristiane a fare un pellegrinaggio in Terrasanta x purificarsi e aiutare la Chiesa contro gli infedeli. si trattava di una generica esortazione al pellegrinaggio che venne “pompata” dai successivi cronisti ▲ Le parole di Urbano II però ebbero forte risonanza perché la società europea della fine dell’XI secolo era pervasa da un forte slancio espansivo che si manifestava in ogni campo: pop in aumento, nuove terre messe e coltura, i mercanti controllavano il mediterraneo… + misto di ottimismo e inquietudine religiosa, quest’ultima data da predicatori itineranti. Il desiderio di espiazione dei peccati e lo spirito d’avventura fece aumentare i pellegrinaggi anche in zone differenti (santiago, mont saint michel…) ▲ La vera minaccia non erano “i Turchi” (che in realtà non opprimevano affatto le comunità cristiane in oriente, anzi lasciavano loro libertà di culto e autonomia) ma i Normanni che dopo aver rinunciato alla conquista di Costantinopoli mirarono ai territori bizantini nei Balcani ▲ Nel medioevo la religiose permeava la vita dell’uomo i cavalieri francesi, fiamminghi, lorenesi e italiani si diressero in Terrasanta con grande entusiasmo religioso. Di questo entusiasmo si fece interprete un predicatore itinerante Pietro di Amiens, noto come Pietro l’Eremita che nel 1095 promosse la “crociata dei poveri”: ne furono protagonisti gruppi numerosi di poveri ed emarginati che si misero in viaggio verso l’Oriente attraverso le valli del Reno e del Danubio passaggio segnato da saccheggi e massacri di Ebrei, i sopravvissuti vennero massacrati dai Turchi ▲ La crociata “ufficiale” arrivò nel 1096 su pressione di Urbano II al suo appello rispose “l’elitè della feudalità”, i vari contingenti armati si mossero sia per mare che attraverso i Balcani e si concentrarono a Costantinopoli dove l’imperatore Alessio Comneno fece di tutto x mandarli via. Fu stabilito che l’imperatore avrebbe fornito ai crociati viveri e armi ottenendo in cambio la restituzione dei territori appartenuti in precedenza all’impero e il riconoscimento della sua superiore autorità sulle formazioni politiche nate dalla vittoria dei Franchi ▲ La spedizione si mosse nel giugno 1097 crociati non ben attrezzati militarmente e x il clima, impreparati davanti al nemico, rivalità interne non tenute a freno dal capo dell’esercito crociato Goffredo di Buglione. Ma nonostante tutto il 15 luglio 1099 conquista di Gerusalemme con seguente massacro di quasi tutta la popolazione musulmana ed ebraica 17.5 Gli Stati crociati e l'esportazione dei rapporti feudali in oriente ▲ I capi dei vari contingenti dell’esercito crociato spesso si fermavano nei vari centri conquistati e mandavano avanti gli altri x ritagliarsi il loro dominio costoro erano vassalli del Regno di Gerusalemme, coloro che arrivavano ogni anno in Terrasanta si cercava di convincerli concedendo loro feudi, ma i legami feudali non fecero sviluppare una forte solidarietà tra la classe dominante. ▲ Fondamentale l’aiuto degli ordini monastico-militari i quali si impegnarono anche a combattere gli infedeli a difesa dei pellegrini e degli oppressi i + imp furono gli Osepedalieri di San Giovanni, i Templari, i Cavalieri teutonici ▲ Importante fu anche l’aiuto delle città marinare: Veneziani inizialmente furono diffidenti nei confronti dei crociati; i Genovesi e i Pisani aderirono e anzi i genovesi costruirono macchine belliche efficaci per la conquista di Gerusalemme. Formatisi gli stati crociati anche i veneziani si inserirono a pieno. Nacquero così nelle città portuali vere e proprie colonie commerciali formate da mercanti di una stessa nazionalità 17.6 La riscossa dei musulmani ▲ Successo dei crociati = possibile anche grazie alle lacerazioni interne del mondo musulmano. Situazione cambia agli inizi del XII secolo grazie all’emiro di Mossul e Aleppo che si ritagliò un dominio tra il Tigri e L’Oronte e riuscì a fronteggiare gli stati crociati. Così cadde per prima Edessa nel 1144. In occidente “rispose” Bernardo di Chiaravalle il quale organizzò una nuova crociata e mobilitò l’imperatore tedesco Corrado III, il re di francia Luigi VII e il re di Sicilia Ruggero II= fallimento poiché i 3 si concentravano sui propri obiettivi. ▲ La ricossa musulmana arrivò qualche decennio dopo ad opera del Saladino il quale creò un sultuanato che andava dall’Egitto al Tigri. Il 4 luglio 1187 sconfisse i Franchi ad Hattin e il 2 ottobre entrò trionfate a Gerusalemme. ▲ Ciò mobilitò Federico Barbarossa, il re d’Inghilterra Riccardo Cuor di Leone e il re di Francia Filippo Augusto Riccardo riuscì a recuperare San Giovanni d’Acri e strappare ai Bizantini l’isola di Cipro; Gerusalemme rimase invece in mano ai musulmani, la crociata finito l’entusiasmo religioso stava diventando un elemento di un più complesso gioco politico che coinvolgeva il papato, l’impero e tutte le altre formazioni politiche del tempo 17.7 La quarta crociata e la formazione dell'impero latino d’Oriente ▲ La terza crociata si concludeva nel 1192: era sul trono il figlio di Barbarossa Enrico VI che si era sposato con Costanza d’Altavilla ereditando il dominio del regno normanno contro di lui si levò un figlio illegittimo di Ruggero II, Tancredi di Lecce ma comunque l’imperatore se ne impadronì. L’obiettivo dell’imperatore era quello di utilizzare il dominio del regno normanno come base a spese dei Bizantini e degli Stati musulmani (che in alcuni luoghi gli versarono dei tributi). Il re di Cipro e il titolare della corona di Gerusalemme gli prestarono l’omaggio feudale. L’imperatore muore nel 1197 la sua morte impedì ai Cristiani in Terrasanta di sfruttare la situazione favorevole dopo la morte di Saladino. Intanto in occidente c’è un nuovo pontefice Innocenzo III che si fece promotore di una grande crociata con il duplice obiettivo di recuperare Gerusalemme ai cristiani e di ricondurre la Chiesa d’Oriente sotto la sovranità pontificia ▲ Impero bizantino in crisi: crescente potere dell’aristocrazia fondiaria delle province + pressione degli Slavi, dei Barbari delle steppe, avventurieri Normanni e francesi e Stati musulmani + situazione economica non florida gli imperatori tentarono di ridimensionare l’influenza di Venezia, essa la percepì come un tentativo dello Stato bizantino di creare un’egemonia politica ▲ Occasione fornita proprio dalla crociata bandita da Innocenzo III: i crociati si radunarono a Venezia nel 1202 x raggiungere l’Oriente via mare x non avevano mezzi x noleggiare le navi il doge Enrico Dandolo offrì il trasporto gratuito delle truppe a patto che si facesse scalo a Zara x aiutare veneziani a rimpossessarsi della città datasi al re d’Ungheria il doge poi riuscì a far mirare su Costantinopoli, i crociati se ne impadronirono e misero sul trono Alessio che però non riuscì a controllare l’ostilità del popolo nei confronti degli occidentali, furono i crociati ad assumere il controllo diretto della città che poi fu saccheggiata nel 1204. I conquistatori procedettero alla fondazione dell’impero latino d’Oriente e lo spartirono: un quarto andò a Baldovino di Fiandra, gli altri 3 quarti andarono a Venezia insieme alla basilica di Santa Sofia 17.8 La fine dell'impero latino d’Oriente e l'agonia dell'ideale della crociata ▲ Impero latino d’oriente debole fin da subito naufragò la possibilità di Innocenzo III di riunificare le 2 chiese dato che il nuovo patriarca di Costantinopoli, Tommaso Morosini non riusciva ad abusivi, annullare le autonomie cittadine e riesaminare i privilegi concessi e gli atti compiuti da Ottone di Brunskwick. Ci fu resistenza dei baroni, lotta di 2 anni; poi affrontò i Saraceni che vennero sconfitti e deportati nel nord della puglia dove potevano professare la loro religione liberamente questi fornirono a Federico scorte, aiuti militari, dedizione e fedeltà che si estese anche sui suoi eredi (quando gli Angioini presero il posto degli Svevi, fecero fuori questi saraceni “scomodi”) ▲ Federico prese misure x risollevare le condizioni economiche del regno facilitando gli scambi, costruendo porti; poi nel 1224 fondò a Napoli la prima università statale del mondo occidentale ▲ Indisse una dieta a Cremona per la Pasqua del 1226 x discutere del ripristino dei diritti imperiali, della lotta all’eresia e della preparazione della crociata. Alla dieta fu convocato anche il figlio Enrico; le città lombarde ricrearono la Lega Lombarda che bloccarono Enrico Federico annullò la dieta e fece ritorno al Sud 18.6 La crociata di Federico II e il conflitto con il papato ▲ 1227: muore Onorio III, gli succede il cardinale Ugolino da Ostia con il nome di Gregorio IX che impose subito a Federico di partire per la Terrasanta il quale radunò i crociati a brindisi xò furono colpiti da un’epidemia, anche Federico colpito. Il papa non credette alla malattia e lanciò contro di lui la scomunica dalla cattedrale di Agnani ▲ Federico l’anno dopo partì di nuovo nonostante la scomunica e giunse a stipulare un contratto con il sultano di acri nel 1229. Ciò venne mal visto dal pontefice bandì una crociata contro Federico; si giunse ad un compromesso sancito dalla pace di Ceprano nel 1230 dove l’imperatore fu prosciolto dalla scomunica ma rinunciò ad ogni forma di controllo sull’elezione dei vescovi e riconoscere al clero meridionale immunità giudiziaria e fiscale. Comunque Federico riuscì a consolidare il suo regno emanazione delle Costituzioni di Melfi nel 1231 con le quali diede un codice organico di leggi ispirato alla tradizione giuridica romana e alla legislazione normanna; potenziamento delle opere difensive e nella salvaguardia della pace e dell’ordine ▲ Meridione: rafforzamento del potere regio Federico faceva concessioni x i principi… anche in Germania promulgò un importante codice di leggi: la Costituzione di pace imperiale emanata nel 1235 con cui riordinò tutto il diritto penale tedesco. Il figlio enrico si ribellò e i suoi diritti furono trasferiti al futuro imperatore Corrado IV 18.7 La scomunica di Federico II e la nuova crisi del potere imperiale ▲ Nel 1237 L’imperatore aveva un grande esercito x fronteggiare la lega lombarda che venne sconfitta nel 1238 a Cortenuova ma le condizioni di pace erano troppo dure e molte città fecero maggiore resistenza, dalla loro parte si schierò anche Gregorio IX. Gregorio intraprese un’intensa attività diplomatica per coalizzare i nemici dell’imperatore contro di lui; le città di Genova e Venezia vennero addirittura unite in una lega x attaccare dal mare il regno di Sicilia. Il 20 marzo 1239 il pontefice scagliò una seconda scomunica contro Federico II ▲ Ultimi anni di Federico II terribili scomunicato e dichiarato decaduto dalla dignità imperiale nel Concilio di Lione del 1245 cercò di contrastare i suoi nemici chiedendo aiuto ad altri sovrani europei; a sua volta il papa lanciò una campagna diffamatoria contro l’imperatore additandolo come “l’Anticristo”. ▲ Scoppiavano rivolte e congiure in Germania ma anche in Italia del sud, molti comuni del nord abbandonavano il partito ghibellino (filoimperiale) e passarono a quello guelfo a parma Federico subì numerose perdite, venne poi sconfitto anche il figlio e alla fine Federico morì nel 1250 ▲ Dopo la morte anche del figlio Corrado IV 1254 il trono rimase vacante fino al 1273 quando venne eletto imperatore Rodolfo d’Asburgo che non svolse un ruolo attivo in Italia e in Germania dunque in Germania tramontava la possibilità di creare un saldo organismo politico. Nel Regno di Sicilia erede di Federico II fu il figlio Manfredi che si fece incoronare re a palermo nel 1258. Il papato voleva eliminare gli Svevi e contro di lui chiamò il fratello di Luigi IX di Francia, Carlo d’Angiò Manfredi venne sconfitto. Il nuovo sovrano consolidò l’apparato burocratico-amministrativo dello Stato ▲ Intanto in Spagna: le guerre tra cristiani e musulmani portarono alla formazione di dinamici organismi politici tra cui la monarchia catalano-aragonese 18.8 La ripresa cristiana in Spagna: reconquista o reconquistas? ▲ In Spagna c’era il plurisecolare movimento di liberazione dal dominio musulmano, la reconquista per alcuni opera sistematica di un “temperamento ispanico” per altri un generale movimento espansivo della società europea ▲ Primo focolaio di resistenza ai musulmani fu nelle Austrie agli inizi del VIII secolo, poi nella zona pirenaica; maggiore attivismo degli Stati cristiani è documentato tra IX e X secolo: raramente si ebbero campagne militari soldati e colonizzatori si identificavano in populatores che dovevano essere sempre pronti a prendere le armi x difendere castelli e villaggi e x partecipare ad incursioni nei territori musulmani ▲ Tra X e XI il movimento espansivo assunse maggiore vigore favorito dalla crisi politica del califfato di Cordova che poi si frantumò nel 1031 la reconquista si connotò dunque anche come impresa politica e religiosa diventando quasi nel XI una crociata. Cavalieri normanni e francesi arrivarono in Spagna x combattere contro i musulmani vigeva prima di tutto l’obiettivo di sottomettere politicamente i musulmani e non di sterminarli accontentandosi di imporre la propria protezione in cambio di un tributo annuo (crociati esteri delusi da questa “politica pacifica”).Perciò i musulmani conservarono i loro beni e le loro leggi oltre che la religione ▲ Geografia politica della Spagna all’inizio del XI secolo: • Regno di Leon nord-ovest da cui si stacca la contea del portogallo • Regno di Navarra nord-est che nella prima metà dell’XI secolo raggiunse il massimo della sua potenza inglobando la Castiglia e parte del Leon • Regno di Castiglia centro • Regno di Aragona nel 1137 si unisce alla contea di Barcellona 9. La struttura sociale ed economica degli Stati spagnoli ▲ Il movimento espansivo riprese verso la fine del XII secolo e portò nel 1212 alla vittoria dell’esercito congiunto castigliano-aragonese. Avanzata cristiana non + contenibile: i castigliani si impadronirono di Cordova nel 1236 e di Siviglia nel 1248, gli aragonesi si estendevano lungo le coste, i portoghesi si espandevano fino agli attuali confini del portogallo ▲ Metà 200: fine della reconquista e ai musulmani rimaneva una striscia di terra zona Granada dove rimasero fino al 1492 ▲ Metà 200: si definì chiaramente anche la struttura sociale ed economica dei tre Stati cristiani le pop urbane conseguirono larghi spazi di autonomia (acquisita proprio durante la reconquista); in molte zone si costruirono città i cui colonizzatori (populatores) venivano attratti con carte di franchigia e assegnazione di terre; avevano una posizione dominante i combattenti a cavallo (caballeros villanos) che costruirono una sorta di oligarchia guerriera ▲ La grande nobiltà promosse la colonizzazione dei suoi domini attirandovi colonizzatori; il ceto medio era costituito dagli hidalgos, discendenti di quei cavalieri che avevano partecipato alla reconquista ma che non avevano ottenuto titoli di nobiltà né territori erano però un elemento di instabilità Capitolo 21 Il consolidamento delle istituzioni monarchiche in Europa 21.1 L'evoluzione del pensiero politico e il conflitto tra Filippo il Bello e Bonifacio VIII ▲ L’ampliamento della base territoriale e il consolidamento interno degli organismi politici dell’Europa del 300/400 fu un processo lungo e contrastato parte da una base teorica: i pensatori del 200/300 già erano orientati verso il superamento dell'ideologia imperiale e il riconoscimento ai vari sovrani della pienezza dei poteri nell'ambito dei rispettivi regni. Vi erano però 2 problemi: la resistenza del papato, la persistenza dei conflitti di ogni livello che facevano sentire la necessità di un’autorità superiore ▲ Inizi del 300 si chiarirono i ruoli dell’impero e del papato grazie ad una serie di eventi: pontefice Bonifacio VIII: il pontefice salì la potere dopo Celestino V e si mosse contro i suoi oppositori, poi nel 1300 x riaffermare il ruolo centrale del papato e della Chiesa indisse l’anno santo o giubileo concedendo un’indulgenza plenaria a tutti coloro che avessero visitato le tombe degli apostoli dopo essersi confessati o comunicati l’iniziativa ebbe enorme successo richiamando a Roma folle di pellegrini gli interventi di Bonifacio ebbero risultati differenti in due realtà: comune di Firenze e Regno di Francia: • Nel primo il pontefice si inserì con successo a sostegno dei Neri (fazione legata al papato capeggiata dai Donati) contro i Bianchi (fazione di maggiore indipendenza da Roma capeggiata dai Cerchi) • In Francia invece il re Filippo IV il Bello da tempo era occupato in una politica di consolidamento dello Stato coinvolgendo anche il clero, si crearono conflitti risolti con un compromesso. Il conflitto riesplose quando Filippo imprigionò un vescovo assai legato al papa il quale con la bolla Unam Sanctum (1302) riaffermava in maniera solenne la sottomissione al sovrano pontefice Il pontefice era supportato da una larga schiera di teologi, mentre Filippo da collaboratori con una preparazione giuridica il re decise su consiglio di Guglielmo di Nogaret di sottoporre il pontefice a giudizio di un tribunale francese e nel 1303 raggiunse il papa ne suo palazzo di Agnani (insulti e poi lo portarono via) ma la pop insorse, liberarono il pontefice e rispedirono i francesi a casa La condanna non ebbe conseguenze su filippo il bello che ebbe addirittura voce in capitolo sul trasferimento della sede pontificia da Roma ad Avignone (dal 1309 al 1376); dopo Bonifacio VIII divenne pontefice Clemente V 21.2 L'idea di sovranità da Dante a Marsilio da Padova ▲ Germania: dopo la morte di Federico II il particolarismo politico si era accentuato a causa delle spinte autonomistiche delle città e del rafforzamento dei principati laici ed ecclesiastici per cui il titolo di re di Germania e imperiale erano ormai senza significato ▲ Nel 1308 diventa re di Germania il conte di Lussemburgo Enrico VII che tentò di restaurare l’autorità regia unendo ad essa la dignità imperiale nel 1310 giunse in Italia per cingere la corona di imperatore, Dante vide in lui il restauratore della pace e della giustizia . Dante nel de monarchia vedeva alla guida della cristianità il papa e l’imperatore che avrebbero guidato gli uomini rispettivamente verso la salvezza eterna e la felicità terrena e l’imperatore doveva aere un atteggiamento verso il pontefice di devozione e non di subordinazione ▲ Enrico VII non riuscì con la sua impresa e si ritirò i suoi successori non seguirono l’idea di dante, come Ludovico il Barbaro che fece sue le teorie sulla sovranità popolare di Marsilio da Padova il quale sosteneva che il potere politico derivasse sì da Dio ma poggiasse sul consenso del popolo che delega le sue prerogative al principe dandogli il compito di garantire la pace e la giustizia; il principe non ha bisogno di alcuna legittimazione da parte dell’autorità religiosa…. queste teorie giustificarono l’azione di Ludovico il Barbaro e la riforma per l’elezione imperiale. Nel 1356 il nuovo imperatore Carlo IV con la Bolla d’oro diede sanzione definitiva alla volontà espressa dai principi tedeschi precisando che il diritto di elezione spettava a 7 grandi elettori: 3 ecclesiastici, 4 laici l’impero si configurava sempre più come uno Stato a carattere germanico
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