Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto MEMORIALE (Volponi), Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Riassunto opera "il memoriale" di Volponi, parte del programma di letteratura italiana con Domenico Chiodo.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 07/03/2019

Lunella_Volterrani
Lunella_Volterrani 🇮🇹

4.5

(15)

5 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto MEMORIALE (Volponi) e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! Il primo romanzo di Paolo Volponi, il Memoriale, è pubblicato nel 1962 dall’editore Garzanti, nasce dal suo desiderio di avvicinare il lettore alla realtà e alle problematiche del mondo dell’industria degli anni ’50 e ’60 e ai rapporti tra individuo e società, ma soprattutto dal desiderio «di intervenire attivamente sullo stato di cose attuale.» Sono proprio le esperienze del lavoro presso la Olivetti di Ivrea e delle inchieste sociali nelle fabbriche del Sud che aiutano Volponi a creare le memorie di un operaio di una fabbrica piemontese: «Sono stato aiutato, o forse è meglio dire mosso, dalla pena del mio lavoro quotidiano in una grande fabbrica, toccato dai problemi di un mondo in convulsione come è quello industriale, traboccante e incandescente, che cerca di correre dietro al progresso scientifico portandosi appresso un grosso bagaglio medievale. Anch’io sono dentro questo mondo, condizionato come tutti gli altri, da dieci anni; prima appena lasciato Urbino nel ’50, ho girato a fare inchieste per conto di un ente edilizia pubblica, in tutto il Mezzogiorno.» Volponi comincia a scrivere Memoriale nel 1959. Trama Il personaggio principale, Albino Saluggia, nasce ad Avignone, in Francia, da genitori italiani. Suo padre dopo essersi ammalato crede che l’Italia con il fascismo sia diventata un paese ricco e decide di ritornare con la famiglia nel loro paese di nascita per garantirle un futuro più sicuro. Trovano una sistemazione in una casa di campagna a Candia in provincia di Torino. Dopo la morte del padre la gioventù di Albino non sarà felice, segnata da momenti strazianti come la morte del padre, la partecipazione alla Seconda guerra mondiale e la prigionia in un campo di concentramento/di lavoro. Il soggiorno e le difficili condizioni del campo di concentramento in Germania fanno contrarre ad Albino la tubercolosi polmonare. Così ai problemi psichici che si porta avanti dall’infanzia si aggiungono problemi di salute. Nonostante tutto Albino aspira a una vita normale e regolare, cosí quando nel giugno del 1946 riceve due lettere, una dall’Ufficio di collocamento con l’offerta di un posto di lavoro in una fabbrica, l’altra dell’Associazione Reduci per il riconoscimento della pensione di guerra, decide di lasciarsi alle spalle il passato e fa di tutto per conquistare il nuovo posto di lavoro e cominciare una nuova vita. Albino da subito si innamora della fabbrica e non vede l’ora di poter cominciare a lavorare. Prima dell’assunzione deve superare una visita medica durante la quale conosce il dottor Tortora. Si crea da subito un rapporto di diffidenza verso il dottore. Il dottor Tortora si accorge del debole stato di salute di Albino, peró ha compassione per lui e gli dà l’opportunità di cominciare a lavorare in fabbrica. Così Albino diventa un fresatore. Anche se Albino sente il bisogno di condividere le sue esperienze con gli altri operai non riesce a comunicare con nessuno, diffida di tutti perché detesta i loro discorsi volgari e gli strani comportamenti verso il loro caporeparto Michele Grosset, che prendono in giro perché viene tradito dalla moglie. Albino cerca di nascondere il suo debole stato di salute ma Grosset lo nota ugualmente e gli consiglia di farsi visitare. Albino dovrà subire molte visite, ma lui sospetta un complotto dei medici contro di lui con lo scopo di farlo andare via dalla fabbrica. Albino ovviamente cerca di lottare contro di loro smentendo le diagnosi ma inutilmente, e alla fine viene lo stesso ricoverato in un sanatorio (casa di cura). Albino dopo esser sistemato in una camera del sanatorio si sente sconfitto dalla sua malattia e pensa che il dottor Tortora è riuscito a vincere su di lui. Durante il soggiorno nel sanatorio riesce a farsi alcuni amici tra gli ammalati con i quali passa il tempo con la lettura di libri, dialoghi sulla politica e storie inventate sulla Russia. Fra le nuove conoscenze ci sono anche due donne: Marina e Vera, anche loro pazienti del sanatorio, che vogliono incontrarsi con lui cercando approcci fisici che vengono respinti da Albino. Albino ormai si sente fisicamente meglio e scrive una lettera alla direzione della ditta per poter riprendere il lavoro. Albino ritorna al suo lavoro di fresatore anche se non più nel reparto di Grosset. Il suo nuovo capo Manzino richiede molta disciplina nel reparto e per questo non è amato dagli operai. Albino pur essendo accolto dal nuovo capo con gentilezza cerca il modo per tornare nel reparto di Grosset. Dopo due giorni di lavoro il professor Bompiero vuole rifare ad Albino le radiografie. Albino crede che i medici ricomincino con il loro tentativo di mandarlo via dalla fabbrica così pensa a prepararsi per l’incontro con il dottor Tortora e va direttamente in cerca dell’aiuto del Commissario di Pubblica Sicurezza e dai carabinieri di Candia lasciando un messaggio: « Il professor De Saint Martin mi ha dichiarato guarito a tutti gli effetti in data 16 maggio 1949. In data successiva di pochi giorni, durante i quali è da escludere che possa essersi riaperto un processo patologico a carico dei miei polmoni, il professor Bompiero malignamente vuol operare altri controlli allo scopo di pescare nel torbido. Cosa ne pensa la Pubblica Sicurezza? Chiedo la sua protezione » Albino sperava che così il “gioco” dei medici si scoprisse, che il dottor Tortora e Bompiero gli dicessero di nuovo che secondo le radiografie era malato e che gli proponessero di allontanarsi dalla fabbrica. Perciò rimane sorpreso quando il dottore non ha intenzione di impedirgli di lavorare e comincia a sospettare che anche i responsabili delle forze dell’ordine siano i complici del dottor Tortora. Il dottor Tortora gli rivela che sa della sua denuncia e gli chiede la spiegazione della sua diffidenza verso di lui. Nonostante Albino non cambi il comportamento nei suoi confronti, Tortora gli fa ottenere un soggiorno in Val d’Aosta a spese della fabbrica. Albino tornato dalle ferie viene a sapere che a novembre dovrà rifare il controllo, ed esprime i suoi sospetti sul dottor Tortora tramite una lettera alla Presidenza, dalla quale riceve presto la risposta: la Presidenza è al Leone perché gli aveva fatto da servitore e lo conosceva bene. Leone dopo aver sentito la storia di Albino gli promette di fare il possibile anche se è convinto che il professore si fidi molto dei medici. Successivamente Leone torna con novità sul professor Ratto-Ferrua: Leone aveva raccontato al professore dei maghi e dei medici il quale aveva promesso di risolvere definitivamente il caso di Albino. Dopo qualche giorno Albino viene chiamato dall’Assistente Sociale, la Presidenza offre ad Albino 150.000 lire in sostituzione di una parte dei soldi che ha dato all’imbroglione dottor Fioravanti e gli promette il controllo da medici competenti. Albino si sente condannato. Dopo tre giorni lo fanno visitare da Tortora; Bompiero; Pietra, primario di Torino e Gherardi, direttore di un sanatorio a Saronno. Il primario di Torino, Pietra, dichiara Albino «tubercoloso fradicio e bisognoso di entrare in sanatorio subito.» In questo modo Albino è costretto a passare più di due anni in un sanatorio in Lombardia. Durante il suo soggiorno si lascia trasportare dalla sua nostalgia e scrive un diario e delle poesie. Il 6 maggio 1956 lascia finalmente il sanatorio e finita l’estate si presenta all’Ufficio del Personale, rassegnato, pensando di non ottenere un altro lavoro. Accetta, pertanto, il lavoro proposto dalla fabbrica: fare il piantone (vigilante). Un pomeriggio riceve un manifesto firmato dal Sindacato FIOM29 della Fabbrica che invita gli operai a scioperare per migliorare le condizioni di lavoro, «affinchè esso non diventi una insopportabile schiavitù» e pensa che il messaggio avrebbe potuto scriverlo egli stesso. Il giorno dopo, quando vede il Commissario di Polizia cercare di impedire alla Commissione Interna di avviare lo sciopero non esita ad aiutarla andando a dire agli operai riuniti in mensa di scioperare subito. In conseguenza di questa azione, Albino viene licenziato. Narratore e personaggi Il Memoriale è un romanzo scritto in forma di diario, lontano dagli schemi narrativi, in cui il personaggio principale è caratterizzato da una particolare condizione psicologica: il suo stato nevrotico funziona da lente di ingrandimento. Volponi giustifica la sua preferenza verso il personaggio nevrotico in uno dei suoi colloqui: « Il nevrotico [...] ha una capacità di penetrazione data dalla sua anima dolente e largamente estesa nella riflessione, ha la capacità di capire meglio certi fatti del reale, di interpretarli e anche di volerli muovere in senso nuovo, mentre magari la persona normale, qualunque, accetta le situazioni per quello che sono, le supera, le modifica, pena in parte, si adatta, va avanti. Il nevrotico comincia ad avere una pretesa di correzione, pretesa di riforma, pretesa più larga di novità che è quella [...] di Albino [...]. Tanti hanno detto: il nevrotico come lente di ingrandimento. Sì è vero, il nevrotico come lente d’ingrandimento, però anche come raggio di luce più lontano, più lungo, che arriva più oltre e che vuol vedere certi profili, superare certe macchie, angustie e avere anche la pretesa di poterle comprendere in un progetto di novità. » Allo stesso modo merita una particolare attenzione la valutazione dei personaggi secondari e marginali: don Achille Ciglio Chion, il sergente Vattino, il dottor Tortora, il dottor Bompiero, l’infermiera Ravetta, la madre, il padre, Francesco Pinna, il caporeparto Michele Grosset, Marina, Vera, il professor Coltorti, Pier Mario Manzino, Gualatrone, il caporeparto Miglione, Giuliana, Virgilio Palmarucci, Eufemia, il dottor Fioravanti, il capo della mensa Leone, il professor Ratto-Ferrua, che insieme alle diverse organizzazioni come i Sindacati, l’Assistenza Sociale e la Presidenza rappresentano i vari elementi della società. Di conseguenza, per una completa comprensione del romanzo è necessario valutarli anche come un complesso che dal punto di vista di Albino gli fa da opposizione. Volponi non ci fornisce una diretta descrizione fisica dei personaggi, né molto particolareggiata, mettendo piuttosto in risalto principalmente lo sviluppo della malattia di Albino. L’autore si è servito del narratore autodiegetico con la focalizzazione interna fissa: la vicenda viene raccontata per intero in prima persona dal principale personaggio e nello stesso tempo l’unico protagonista Albino Saluggia. Albino Saluggia è un ex contadino segnato da precedenti esperienze molto difficili: l’emigrazione, la guerra e la prigionia che lo rendono un operaio responsabile ma fisicamente debilitato, paranoico, di carattere chiuso e meditativo, pieno di complessi e repulsioni sessuali, capace certo di ribellarsi ma che non accetta mai il compromesso e fino alla fine «crede che ci possa essere, ci debba essere qualcuno che lo aiuti, che lo sostenga, una provvidenza che lo guidi e lo benefichi.» Il suo progresso sociale personale lo porta a diventare un operaio pendolare, che però verrà sempre degradato fino a farlo sentire una vittima perseguitata dai medici, diventando cosciente del malessere. Sul suo stato mentale hanno influito anche i difficili rapporti familiari, e in parte, l’educazione cattolica che gli è stata impartita. «Io ho sempre votato per la Democrazia Cristiana, per rispetto della Chiesa, che non mi aveva mai abbandonato nemmeno in prigionia.» Anche se Albino desidera vivere una vita comune e comunicare con gli altri, non ci riesce sentendosi, quindi, diverso ed escluso da loro. Gli operai lo deridono e lo evitano perché nella sua diversità diventa un pericolo per loro e per la fabbrica: pur essendo un operaio volenteroso di ricevere una qualifica, che cerca di non pensare alla sua malattia, è un operaio problematico, non capace di adattarsi che pian piano diventa «un elemento di disordine, di scandalo, di contraddizione [...] nel perfetto meccanismo della fabbrica.» Albino non si fida di nessuno, compreso la madre, dialoga con la natura e si trova gli amici immaginari tra cui il lago e alcune macchie sul muro, che assomigliano a uno scarpone e ad un indiano. Albino si innamora della fabbrica, ha l’impressione di essere l’unico che ci tiene e persino si paragona ai macchinari. È una persona con una forte sensibilità che lo porterà ad avere un dialogo con se stesso e poi riportato sulla carta: la materializzazione di un memoriale personale con delle poesie annesse. Come abbiamo accennato, nella vita di Albino Saluggia subentrano diversi personaggi, come per esempio il dottor Tortora ed il dottor Bompiero, i medici della fabbrica molto competenti e comprensivi con lui, che cercano di aiutarlo in tutti i modi: gli prescrivono diverse cure, salubri soggiorni in montagna e nei sanatori. Vengono, tuttavia, alla fine ripagati da Albino con diffidenza e con delle denunce. La madre è una donna disperata sempre in lacrime che cerca stabilità per Albino: sa molto bene che Albino senza il lavoro in fabbrica non avrebbe mai la possibilità di curarsi in modo appropriato. Albino evita la madre e la odia per il fatto che non la trova piú come una volta quando era giovane anche a causa del suo grave problema di alcolismo. Forse più di tutti riesce a conquistare la simpatia di Albino il caporeparto Michele Grosset un vero socialista che veniva regolarmente tradito dalla moglie e preso in giro dai compagni. Albino cerca spesso la compagnia di Grosset ed ottiene da lui sempre il prezioso consiglio di non dedicare completamente la sua vita alla fabbrica. Successivamente Michele Grosset morirà di cancro. Tra i suoi compagni preferiti del lavoro possiamo nominare un ex-partigiano ed ex-prigioniero dei tedeschi, Francesco Pinna (sardo) con cui fa una gita in motocicletta. Ma secondo la sensibilità di Albino possiede anche elementi negativi: è amante dei discorsi a doppio senso sulle donne ed è comunista. Finirà con l’avere seri problemi di debiti. Gualatrone, uno degli operai più belli della fabbrica, accompagnava a volte Albino al cinema e gli suggerisce di andare a parlare dai sindacati, però come dice Albino: «Gualatrone purtroppo era un altro comunista della fabbrica.» Fra i malati indisciplinati che non sperano più di uscire vivi dal sanatorio, vale la pena di nominare Marina e Vera che invece di curarsi si offrono sessualmente a chiunque solo per divertirsi in quelli che credono che siano gli ultimi giorni della loro vita. Fra i personaggi negativi che incrociano la vita di Albino si possono ricordare Palmarucci, sua moglie Eufemia e il dottor Fioravanti, che anche se in un primo momento sembrano confortare e rincuorare Albino, alla fine si rivelano dei cinici opportunisti desiderosi solo di impossessarsi del denaro di poveri disperati. Marginalmente Albino porta alla memoria anche la figura del sergente Vattino che figura nei ricordi di Albino e nelle scene retrospettive come un nemico che lo vuole distruggere.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved