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Riassunto Modernità Liquida di Zygmunt Bauman, Sintesi del corso di Sociologia Dell'ambiente

Riassunto dettagliato dei primi tre capitoli del libro "Modernità liquida" di Zygmunt Bauman, La Terza.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 18/06/2021

Michellecola
Michellecola 🇮🇹

4.5

(259)

35 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto Modernità Liquida di Zygmunt Bauman e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia Dell'ambiente solo su Docsity! MODERNITA’ LIQUIDA INTRODUZIONE La metafora della liquidità (coniata da Bauman con significato di momentaneo, fluido o precario) ha marcato i nostri anni ed è diventata un punto di riferimento per la sociologia odierna. La crisi della politica e dello Stato, secondo il sociologo di origini polacche, ha reso gli individui più insicuri, cosa che compromette la loro possibilità di godere della libertà di cui dispongono. Le paure che lacerano la società contemporanea nascono dall’indebolimento dei legami interpersonali, dallo sgretolamento delle comunità, dalla sostituzione della solidarietà umana con la competizione senza limiti. In un mondo soggetto ai capricci di poteri economici deregolamentati e senza controlli politici, l'insicurezza aumenta e si diffonde su tutti gli aspetti delle nostre vite. Bauman ci offre la sua visione dell’oggi, definendo il periodo che stiamo vivendo oggi come “interregno”, cioè uno di quei momenti in cui gli antichi stili di vita non funzionano più, ma non sono state comunque inventate nuove modalità per affrontare le sfide. Le forme di vita moderne, per quanto diverse tra loro, hanno tutte in comune la fragilità, la provvisorietà e la tendenza a cambiare costantemente. In questa che viene definita “modernità liquida” l’unica costante è il cambiamento e l’incertezza. Quindi vivere in questa modernità vuol dire restare sempre incompiuti. Bauman suddivide la modernità in due tipologie: - Modernità solida: cioè la prima fase della modernità (passata), caratterizzata dall’idea di costruire un nuovo ordine. - Modernità liquida: la seconda fase della modernità (attuale) che abbandona ogni idea di stabilità, come detto prima, e cioè che vive nel cambiamento perenne. Nulla è certo quindi si crea uno stato di eccessiva libertà che genera una sorta di incertezza e un senso di insicurezza. La fase di liquidità attraversa tre aspetti importanti della nostra vita come il lavoro, l’individuo, il rapporto tra spazio e tempo ed anche l’idea di libertà (emancipazione). CAPITOLO 1: EMANCIPAZIONE Alla fine dei trenta anni del glorioso boom economico successivi alla Seconda Guerra Mondiale (negli anni ’70), Hebert Marcuse si lamentò sul fatto che al periodo bisognava liberarsi da una società ben ricca o che comunque fosse in grado di soddisfare gran parte dei bisogni materiali dell’uomo. Vale a dire che quando la società era ormai in grado di soddisfare la maggior parte dei bisogni, sorgeva il problema della libertà. Il problema per Marcuse, non era il fatto che bisognava emanciparsi dalla società, bensì il problema era che non esistesse alcuna “base di massa” per mettere in atto questa liberazione. Nessuno era a conoscenza di come questa “liberazione” potesse mutare la loro condizione. Liberarsi significa non avere ostacoli, resistenze o impedimenti. Sentirsi liberi di agire in corrispondenza ai propri desideri, significa raggiungere un equilibrio tra desideri, immaginazione e capacità di agire. Questo equilibrio si può raggiungere: - Ridimensionando i desideri o l’immaginazione; - Ampliando la propria capacità di agire. La libertà può essere soggettiva o oggettiva, quindi o una necessità di libertà personale oppure una sorta di manipolazione. Questo interesse si concentra sul fatto che la possibilità che ciò che viene percepito come libertà in realtà non lo è, che le persone siano soddisfatte del proprio destino anche quando è lontano dall’essere soddisfacente. I PRO E I CONTRO DELLA LIBERTA’ Facendo un confronto con un episodio dell’Odissea, ci si interroga sulla possibilità di vedere la liberazione come una benedizione o una maledizione. Ci sono due tipi di risposte: - La gente comune potrebbe non essere pronta per la libertà, potrebbe non essere pronta ad assumersi i rischi e le responsabilità che accompagnano la libertà. - Gli uomini hanno dei buoni motivi per avere dubbi sui “vantaggi” e “svantaggi” dalle libertà. La libertà non deve per forza essere garanzia di felicità, anzi, potrebbe provocare più pene. Una società che rende più “libere” le persone, fa anche si che esse sentano sulle loro spalle il peso delle responsabilità. L’essere autonomi può quindi causare anche tormenti, indecisione e paura di fallire. Quindi, se la libertà è veramente questa, non può essere garanzia di felicità. Queste intuizioni le ebbe anche Durkheim, il quale sostiene che senza delle costrizioni sociali, l’uomo non è libero, ma tormentato da problemi che nascono dentro di lui. Per essere veramente liberi ci si deve sottomettere alla società e alle sue norme. Essa crea una dipendenza liberatrice. E’ importante sottolineare che la libertà non può essere acquisita in opposizione alla società. Modelli e standard imposti dalla società risparmiano l’autorità che un uomo ha di scegliere. Un’importante riflessione ci è data da Sennett, il quale sostiene che la routine disgrega, ma può anche proteggere. Su questo, Giddens dimostra il valore dell’abitudine volto anche alla comprensione di sé. In conclusione, nella modernità fluida la società cede all’individuo singolo tutte le preoccupazioni legate alle definizioni e alle identità. LE CASUALITA’ E LE MUTEVOLI FORME DELLA CRITICA Il problema della nostra società è che non riconosce più un’alternativa e quindi si ritiene esente dal dover dimostrare e di giustificare la validità dei suoi assunti. Nonostante ciò non sopprime il suo pensiero critico, anzi, ogni individuo è coinvolto nella vita politica, ma nonostante questo non è abbastanza per incidere realmente. La società della modernità liquida non è ricettiva alla critica e questo deriva dal fatto che la società contemporanea ha dato alla “ricettività alla critica” un senso nuovo ed anche un nuovo modo di recepire il pensiero e l’azione critica che diviene come una critica del consumatore (esempio camping). Questa situazione è da ricercare nel venir meno dell’interesse per la riforma sociale, per il bene comune e gli ideali della buona società etc. Le cause vanno ricercate nella trasformazione dello spazio pubblico e nel modo in cui la società moderna opera che è ovviamente diverso da quella precedente: - La modernità solida (precedente) era nemica della varietà. La teoria critica tendeva al totalitarismo cioè ad una società fatta di omogeneità. Tra le principali icone di questa modernità troviamo la Fabbrica Fordista (movimenti umani semplici e standard), la burocrazia, il Panopticon etc.. - La modernità liquida è diversa da quella precedente in quanto non crede nel progresso o in un traguardo che è la perfezione della società buona e giusta. Qui la modernizzazione ricade sul singolo individuo e non più sulla società. La società del XX e del XXI secolo sono entrambe moderne, ma differenti. Infatti il XXI secolo è caratterizzato da una compulsiva modernizzazione, ovvero un continuo desiderio di fare meglio e fare “piazza pulita”. Secondo Lessing, una volta spazzata via la religione, l'uomo non ha più limiti nel miglioramento neanche di sé stesso. Secondo Weber, essere moderni venne a significare l'essere incapaci di fermarsi e ancora meno restare fermi. Ci muoviamo e siamo condannati a muoverci incessantemente a causa dell'impossibilità di sentirci gratificati. La realizzazione è sempre qualcosa di là da venire e i successi perdono attrattiva e capacità di soddisfare nell'attimo stesso in cui vengono colti, se non prima. Essere moderni significa essere in testa rispetto a se stessi, in uno stato di costante trasgressione. La modernità del XXI secolo è nuova e diversa per via di 2 ragioni: - Crollo dell'illusione protomoderna: non si crede più che la strada che stiamo percorrendo avrà una fine, che ci sarà un ordine perfetto, un completo dominio sul futuro senza ambiguità - Deregolamentazione e privatizzazione dei compiti e dei doveri della modernizzazione: le istituzioni pubbliche si sono liberate della propria funzione emancipatoria dell'intera società. L’INDIVIDUO IN CONFLITTO CON IL CITTADINO La società moderna rappresenta i propri membri come individui, essa è un’attività quotidianamente esplicata. Essa esiste nella sua attività di “individualizzazione”. Oggi questa parola ha un significato molto diverso da quello che aveva prima. Il processi di “individualizzazione” consiste nel trasformare l’identità umana da una “cosa data” in un “compito” e lasciare ai singoli la responsabilità riguardo le conseguenze delle loro azioni. Consiste in sostanza nel realizzare un’autonomia. Non basta nascere in un modo (borghese), si deve anche saper vivere come tale. Diventare ciò che un altro è sta alla base della vita moderna, diventa importante e obbligatoria l’autodeterminazione. Nella modernità classica non era importante la divisione in stati sociali come per quella protomoderna. Il compito dell’autoaffermazione era quello di “adattarsi” alla nicchia a loro assegnata. Oggi, come in passato, l’individualizzazione è un destino e non una scelta. AUTOMUNITO, DISPOSTO A VIAGGIARE Il corso degli avvenimenti si è dimostrato completamente diverso rispetto quello previsto da Weber, il quale individuò nella burocrazia il futuro. Egli predisse il trionfo della “razionalità strumentale e che la gente sarebbe stata di li in poi man mano ossessionata dai mezzi (per raggiungere i fini). Weber individuò anche un altro tipo di azione orientata all’obiettivo: il perseguimento del valore “fine a se stesso”. La necessità di raggiungere razionalità-rispetto-al-valore si presuppone sia stata avvertita da Weber sotto l’impatto della rivoluzione bolscevica (russia 1917) che è il classico esempio di come gli obiettivi fossero risolti. Dal punto di vista della nozione di razionalità-rispetto-al-valore di Weber, il capitalismo leggero leggero sembra lontano anni luce. Una volta spariti gli Uffici supremi che vigilano sulla regolarità il mondo diventa una gamma infinita di possibilità ed opportunità. Oggi tutto si riduce all’individuo, sta a lui portare le sue capacità al limite estremo e scegliere i fini. Vivere con queste opportunità nel mondo è eccitante. Ma esse sono troppe e viene fatto il paragone del mondo pieno di possibilità come un buffet ricolmo di prelibatezze, con come commensali i consumatori che però non potranno mai assaggiarle tutte e sono quindi chiamati a sceglierle. E’ qui che nasce l’infelicità, non da una mancanza, ma da un eccesso. SMETTI DI DIRMELO: FAMMELO VEDERE! Il capitalismo pesante era il mondo dei progettisti di routine e supervisori, in sintesi un mondo in cui uomini e donne erano diretti da altri. Il capitalismo leggero, non ha abolito le autorità dispensatrici di leggi, ha semplicemente dato via e fatto coesistere un numero di autorità troppo alto. La figura emergente è quella dei consulenti assunti e licenziati che si interessano solo del bene di chi li assume. In questo mondo, ovvero nel mondo degli individui c'è più bisogno di esempi che di autorità l'aspettativa qui è quella di imparare qualcosa di utile dall'operato degli altri e non di essere superiore agli altri. Nel mondo liquido la società non esiste, ma tutto, quindi sia la felicità che il dolore dipendono dall'individuo stesso. E’ importante fare una riflessione sul successo del libro di Jane Fonda “Il mio libro di ginnastica” e sull’osservazione di Hilary Radner che sostiene che l’istruttrice si pone come un esempio e non come un’autorità. (resto sul libro) Nella modernità fluida l'audacia , la capacità e il coraggio del singolo sono ciò su cui si può contare. Dunque è importante sapere come si comportano gli altri nelle mie condizioni dal momento che posso imparare da loro qualcosa di utile dalle loro vittorie o sconfitte. Qui si spiega l’utilità dei talk-show, basati sull'esternazione pubblica di questioni verosimilmente private. Parole e frasi inerenti ad un'esperienza ritenuta intima vengono liberamente pronunciati in pubblico e suscitano anche approvazione e applausi. I talk-show legittimano il pubblico dibattito sugli affari privati. Grazie ad essi, ad oggi si può parlare di cose o fatti che ritenevo condannabili. “ L'interesse pubblico”, sponsorizzato dai mass media ma ampiamente accettata da tutti i settori della società, è il dovere di recitare tali commedie in pubblico e il diritto di quest'ultimo di assistere alla rappresentazione, e le condizioni sociali fanno apparire questo sviluppo quasi naturale. La conseguenza è la fine della politica intesa come attività incaricata di convertire i problemi privati in questioni pubbliche e viceversa. Infatti i problemi privati non si trasformano in questioni pubbliche per il semplice fatto di essere esternati in pubblico. L'unico risultato che si ha è che tutti gli altri problemi spariscano dall'agenda pubblica. Quelle che oggi vengono chiamate “questioni pubbliche” sono semplicemente problemi privati di figure pubbliche. La politica democratica si fonda su una domanda che riguarda quanto sia utile o dannoso il modo in cui le figure pubbliche esercitano i loro doveri pubblici per il benessere dei cittadini. Cercare esempi, non leader, vuol dire attendersi che le persone sotto i riflettori mostrino come vengono risolte le cose che contano. Siamo in un contesto in cui gli individui si sentono dire che tutto quanto non va nelle loro vite dipende da errori e colpe da loro commessi e va raddrizzato con i loro messi e sforzi. Non contano i motivi della notorietà, stare sotto i riflettori è un modo di essere acquisito per diritto, condiviso in egual misura da star del cinema, campioni sportivi e uomini di governo. Le persone famose hanno , come dire, il dovere pubblico di confessarsi a uso e consumo dell'opinione pubblica. L'unica questione pubblica rimasta, l'unico oggetto di pubblico interesse è il modo in cui le singole persone definiscono individualmente i loro problemi e tentano di risolverli sviluppando le proprie capacità e risorse. Dal bisogno andiamo a cascare nel desiderio e dal desiderio poi si inciampa nel capriccio per soddisfare questo nostro desiderio. DALL’OBBLIGO ALL’INCLINAZIONE La ricerca di una guida o di un esempio crea assuefazione, e cioè più lo si fa e più se ne sente il bisogno e si entra in caso contrario in astinenza. Tutte le forme di assuefazione sono autodistruttive, poiché cancellano la possibilità di sentirsi soddisfatti un giorno. Non durano a lungo, perché nel mondo dei consumatori le possibilità sono infinite ed il numero di obiettivi in offerta è illimitato. L’unico obiettivo incontestabile è il desiderio. Qui si pone il paradigma dello shopping: l’avida e infinita ricerca di nuovi esempi e ricette di vita è la ricerca dei mezzi necessari per guadagnarci da vivere, elencati come una lista della spesa. Lo shopping riguarda semplicemente l’acquisto di scarpe, vestiti o elettrodomestici. Come già detto l’avida e infinita ricerca di nuovi esempi è anche essa una forma di shopping. Facciamo shopping per cercare i mezzi necessari a guadagnarci da vivere e i modi per convincere potenziali datori di lavoro che li possediamo, il tipo di immagine che ci piacerebbe avere e i modi per far credere agli altri che siamo ciò che appariamo. Quindi shopping per godere al massimo dell'amore, shopping per attirare attenzione, per guadagnare denaro, per farsi nuovi amici, per convincere i datori di lavoro,insomma per tutto. L'odierno consumismo non è più incentrato sul soddisfacimento dei bisogni, bensì sul desiderio evasivo e capriccioso, che rimane insaziabile perchè ha se stesso come oggetto costante. Il desiderio su cui si concentra il consumismo è basato sulla liberazione di capricciose fantasie. Quindi nel mondo solito l’esigenza era soddisfare un bisogno, come la salute, mentre nel mondo liquido il desiderio è la conformità (lo stare al livello), come ad esempio la mania per il fitness. IL CORPO DEL CONSUMATORE Bauman sottolinea che la società post-moderna coinvolge i suoi membri come consumatori, anziché come produttori. La vita intorno ai produttori è regolata, quindi limitata. La vita organizzata intorno al consumo è invece priva di norme e guidata da desideri e capricci. La principale preoccupazione di questa vita è quella dell’adeguatezza, e cioè di essere “sempre pronti” nel cogliere le opportunità, di sviluppare i desideri etc. Se la società dei produttori eleva la salute come standard da soddisfare, la società dei consumatori guarda all’ideale di fitness. I due termini si riferiscono entrambi alla cura del corpo, ma appartengono a due ambiti diversi. La salute è la condizione appropriata e desiderabile del corpo. Può essere descritta più o meno esattamente e misurata con precisione. Si riferisce ad una condizione sia psichica che fisica, e consente di soddisfare i requisiti richiesti dal ruolo designato e assegnato dalla società e tali requisiti tendono a essere stabili e costanti. Il fitness per contro, non ha niente di “solido” e non può essere caratterizzato con precisione, stare in forma significa avere un corpo flessibile e adattabile. Fitness significa essere pronti ad affrontare l'insolito, il non standard e il nuovo. A differenza della cura della salute, la forma fisica attiene all'esperienza soggettiva ( nel senso di esperienza vissuta non di uno stato o un evento osservabili dall'esterno). Lo scopo della fitness è la ricerca di una miniera che non la si può descrivere finchè non la si è raggiunta. Nella realtà lo stato di tutte le norma, ivi inclusa quella della salute, ha subito sotto l'egida della modernità liquida un violento scossone, ed è diventato fragile. Ciò che ieri era considerato normale e dunque soddisfacente, oggi potrebbe rivelarsi preoccupante. I sempre mutevoli stati del corpo diventano legittimi motivi di intervento medico, l’idea di malattia diventa sempre più nebulosa e tende ad essere vista come una minaccia incombente e la cura della salute si trasforma in una guerra contro la malattia e per ultimo, il significato di un sano regime di vita può cambiare. LO SHOPPING COME RITO DI ESORCISMO Le comuni interpretazioni dello shopping compulsivo come manifestazione della rivoluzione postmoderna dei valori, la tendenza a rappresentare la dipendenza da shopping come una manifestazione di istinti materialistici, catturano solo parte della verità. I consumatori possono correre dietro sensazioni o possono inseguire i piaceri della gola etc. ma in realtà stanno scappando dall’insicurezza. Desiderano essere liberi di sbagliare e di essere sicuri di se. LIBERI DI FAR COMPERE – O ALMENO SEMBRA Le persone della nostra epoca, ha osservato Camus, soffrono perché sono incapaci di possedere il mondo. Illusione o meno che sia, tendiamo a guardare alla vita degli altri come un’opera d’arte e ci sforziamo a tutti i costi di imitarla. L’opera d’arte che desideriamo plasmare si chiama identità. Un’immagine sfocata di armonia, logica, coerenza cose di cui il flusso della nostra esperienza sembra privo. La ricerca di identità è l'incessante lotta per arrestare o rallentare il flusso di solidificare il fluido, di dare forma all'informe. Lottiamo per negare o mascherare l'orribile fluidità che scorre sotto lo strato sottile della forma. Ci aggrappiamo a cose che sembrano dare, sono tangibili e solide e quindi dall'esterno le identità delle persone sembrano fissate e solide. Dall'interno della propria esperienza l'identità appare invece il contrario, ovvero fragile, vulnerabile. L'identità vissuta può essere tenuta insieme solo con il collante della fantasia, e la moda sembra la soluzione ideale perchè non è ne più forte e ne più debole della fantasia. Non a caso forse l'abito è l'elemento chiave per rivelare la vera identità di una principessa. La vita desiderata tende a essere la vita come la si vede in TV, la vita sugli schermi prevarica e spoglia di qualsiasi attrattiva la vita vissuta, è la vita vissuta ad apparire irreale e continuerà ad apparire tale fino a quando non sarà a sua volta rimodellata in immagini da schermo. Ciò che conta comunque è come viene sentito l'artefatto bisogno di costruzione e ricostruzione dell'identità, come viene percepito dall'interno come viene vissuto. L'attività di scegliere conta più di ciò che viene scelto e le situazioni vengono elogiate e censurate, apprezzate o stigmatizzate a seconda della gamma di scelte in vetrina. La vita di chi può scegliere sarà sempre piena di rischi ed incertezze. Con la globalizzazione lo Stato non ha più il potere o la volontà per mantenere inespugnabile il suo matrimonio con la società. Si costituisce una nuova gerarchia globale: ⁃ coloro che possono comporre e decomporre le loro identità più o meno a piacimento attingendo dall'immenso posso di offerte planetarie; ⁃ coloro che si vedono sbarrare l'accesso alle identità di loro scelta, che non hanno voce in capitolo per decidere le proprie preferenze; ⁃ coloro cui viene negato il diritto di rivendicare un'identità distinta; sono le persone qualificate come sottoclasse ciascuno di noi è sospeso tra le estremità della nuova gerarchia sociale in quanto nessuno è sicuro di quanto durerà la sua libertà di scegliere ciò che desidera, infatti , tale gerarchia è mobile. Gli individui non possono attendersi un grande aiuto dallo Stato. Prima lo stato era il garante della solidità strutturale che caratterizzava la società. L'identità è anche vista come un puzzle in quanto le persone per formare la propria identità mettono insieme piccole pezzi senza sapere i risultati in anticipo, si parte da questa piccola quantità di pezzi e si cerca di capire come ordinarli e riordinarli per ottenere delle immagini soddisfacenti in relazione agli obiettivi momentanei. La costruzione dell'identità ha quindi assunto la forma di un'inarrestabile sperimentazione perchè come sappiamo gli esperimenti non finiscono mai. CAPITOLO 3: TEMPO/SPAZIO Tutto ciò venne a cambiare con l’avvento del capitalismo “software” o della modernità leggera. Questo lo si può riassumere in una citazione di Sorbona Daniel Cohen, un economista, nella quale sostiene che “chiunque inizi la carriere alla Microsoft non sa dove la concluderà poi, mentre chi la iniziava alla Ford poteva dare per certo che sarebbe finita li”. Questo individua il mutamento nella storia moderna del tempo e cioè l’odierna irrilevanza dello spazio, mascherata sotto forma di annullamento del tempo. Nell’universo software lo spazio è attraversabile letteralmente all'istante: la differenza tra “lontano” e “vicino” è cancellata. Lo spazio non pone più limiti all'azione e alle sue conseguenze, ha perso il proprio valore strategico. Tutti i valori, come ha osservato Simmel, sono “preziosi” nella misura in cui vengono acquisiti “rinunciando ad altri valori”. Il concetto di “istantaneità” si riferisce ad un movimento velocissimo e a un tempo brevissimo, ma in realtà denota l'assenza del tempo in quanto fattore dell'evento e dunque in quanto elemento nel calcolo del valore. Il tempo non è più la strada da fare per conseguire certe cose e dunque non conferisce più valore allo spazio. La quasi istantaneità dell'epoca software inaugura la svalutazione dello spazio. Nell'era hardware, o della modernità pesante che in termini weberiani era anche l'epoca della razionalità strumentale, il tempo era il mezzo che occorreva della razionalità strumentale, il tempo era il mezzo che occorreva gestire prudentemente in modo da massimizzare i proventi del valore, che era lo spazio: nell'era software , della modernità liquida, l'efficacia del tempo quale mezzo di ottenimento di valore tende a raggiungere l'infinito, con l'effetto paradossale di livellare il valore di tutte le unità nel campo degli obiettivi potenziali. Il punto interrogativo si è spostato dalla parte dei mezzi a quella dei fini. Applicato al rapporto spazio/tempo, ciò significa che poiché tutte le parti di spazio possono essere raggiunte nello stesso arco di tempo, nessuna parte di spazio è privilegiata, nessuna ha un valore speciale. Se tutte le parti di spazio possono essere raggiunte in qualsiasi momento, non c'è motivo di raggiungere nessuna di esse in un particolare momento e nessun motivo di preoccuparsi di assicurarsi il diritto di accesso a una qualunque di esse. LA SEDUCENTE LEGGEREZZA DELL’ESSERE Il tempo incorporeo, istantaneo del mondo software è anche un tempo insignificante. “Istantaneità” significa acquisizione immediata, sul posto, ma anche immediata perdita di interesse. Kundera vide nell' “insostenibile leggerezza dell'essere” l'essenza della tragedia della vita moderna. Leggerezza e velocità (insieme) sono state offerte da Italo Calvino, con il Barone rampante e il Cavaliere inesistente (due romanzi). Liberi in modo completo, in virtù del loro essere inafferrabili e impossibili da controllare. Michel Crozier, nel suo classico, identificò il dominio in tutte le sue forme. Il suo verdetto fu: le persone che riescono a mantenere le proprie azioni indipendenti, libere da norme e dunque imprevedibili, e al contempo a regolamentare le azioni altrui, dominano. Chi ha le mani libere, domina chi ha le mani legate; la libertà dei primi è la principale causa di asservimento dei secondi, mentre l'asservimento dei secondi è il significato ultimo della libertà dei primi. Sotto questo aspetto nulla è cambiato con il passaggio dalla modernità pesante a quella leggera. Ma il quadro ha ora un diverso contenuto: il perseguimento della prossimità alla fonte di incertezza si è ristretto e si è incentrato su un unico obiettivo: l'istantaneità. Coloro che si muovono e agiscono più velocemente sono coloro che dominano. Mentre chi non è in grado di muoversi rapidamente è dominato. Il dominio consiste nella capacità di sfuggire, di svincolarsi, e nel diritto di decidere la velocità con cui fare tutto ciò, e al contempo nel non dare possibilità alle persone dominate di ostacolare, rallentare o fermare le mosse di chi domina. C’è quindi un accesso differenziato all’istantaneità è cruciale. La modernità pesante teneva capitale e lavoro in una gabbia di ferro dalla quale nessuno poteva fuggire. La modernità moderna liberò uno dei partner dalla gabbia. Laddove la modernità solida fu un’epoca di reciproco coinvolgimento, la modernità fluida fu un'epoca del disimpegno, dell'elusività, dell'evasione facile e dell’inseguimento senza speranza. Nella modernità liquida a dominare sono i più elusivi, quelli liberi di muoversi senza dare nell'occhio. Karl Polanyi in un suo lavoro del 1944 proclamò che trattare il lavoro come una “merce” era una finzione. Sostenne che il lavoro non può essere una merce dal momento che non può essere venduto da chi lo esegue. Oggi stiamo vivendo un’altra trasformazione con uno degli aspetti opposti alla condizione che Polanyi dette per scontata: l’“incorporeità” del genere umano. Il lavoro incorporeo dell’era software ha cessato di ingabbiare il capitale. Il capitale può viaggiare così fieramente, affidandosi a brevi e redditizie avventure. Può viaggiare con grande rapidità e facilità, ed esse si sono rivelate la principale fonte di incertezza. Si avvia la tendenza al “dimagrimento” gestionale: snellire, ridimensionare, ridurre gradualmente, chiudere o vendere alcune unità perché non abbastanza efficienti. Più grande non significa più efficiente. VIVERE ALL’ISTANTE Si sta imponendo sempre di più una visione dominata dal carpe diem, del soddisfacimento dei bisogni e dei piaceri di breve periodo, senza tenere conto di una visione più a lungo periodo. Così facendo ogni momento diventa oggetto di consumo: è il modo in cui vivi il momento che trasforma quel momento in un’esperienza immortale. L’istantaneità (annullando la resistenza dello spazio e liquefacendo la materialità degli oggetti) fa apparire ciascun momento infinitamente capace, e la capacità infinita significa che non esistono limiti a quanto è possibile ottenere da ciascun momento, per quanto fugace possa essere. È quindi il breve periodo a farla da padrone: il fatto di incentrarsi sulla manipolazione dell'effimero e non del duraturo, disfacendosi delle cose senza troppo pensarci in modo da far spazio ad altre cose ugualmente transitorie e da consumarsi immediatamente è oggi il vero privilegio dei potenti. La scelta ponderata e razionale dell'epoca attuale è perseguire la gratificazione e al contempo evitare le conseguenze e in particolare le responsabilità che tali conseguenze implicano.
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