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Riassunto molto dettagliato di un capitolo del libro, Schemi e mappe concettuali di Diritto Italiano

Riassunto molto dettagliato di un capitolo del libro di Primo Levi.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2019/2020

Caricato il 03/11/2022

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Appunti05 🇮🇹

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Scarica Riassunto molto dettagliato di un capitolo del libro e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Diritto Italiano solo su Docsity! Primo Levi ‘’se questo è un uomo’’ capitolo 11° Levi è l’autore italiano del 1900 più letto, conosciuto al mondo. Nasce a Torino nel 1919 e muore a Torino nel 1986, suicidandosi. Le ragioni del suicidio, riportano all’esperienza che nella sua vita è stata centrale, che è quella che brevemente sta dietro a questo libro; è l’esperienza della segregazione in un lager. Levi era stato alla fine del 1943 preso prigioniero come partigiano, si scopre poi che oltre ad essere partigiano era anche ebreo, e viene rinchiuso per qualche settimana nel campo di concentramento di Fossoli vicino a Modena questo era il campo di smistamento. Dopo un lungo viaggio arriva ad Aushwitz (polonia). Quando parla del suo arrivo ad Aushwitz levi dice che era stato selezionato tra quelli che dovevano sopravvivere, data l’età giovane (aveva circa 24 anni) non era corazziere ma dice di avere avuto 2 sfacciate fortune: 1° conoscere il tedesco, 2° levi era studente di chimica a Torino e quindi aveva delle competenze, che potevano essergli utili. Un’altra fortuna è che lui è arrivato nei primi mesi del 44 nel campo di concentramento, alla fine della guerra. L’esercito tedesco cominciava a perdere elementi, grazie all’avanzata inglese e all’intervento decisivo degli stati uniti, e all’arrivo dell’esercito sovietico/russo. Levi quando torna a Torino decide di scrivere subito quello che aveva passato. È stato il primo a fare questo, perché aveva paura di dimenticare tutto. Finita la guerra tutti volevano dimenticare quello che è successo; utilizzano la parola ricostruire per far capire che vogliono dimenticare. Levi invece è stato uno dei pochi a dire il contrario. Aveva capito che dimenticare non parlarne più, avrebbe potuto rendere possibile il ripetersi di episodi come questi. Levi questo libro non lo pubblica facilmente perché in quell’epoca la filosofia di vita era di ritrovare pace di dimenticare, e questo libro andava contro questi principi. Riesce a pubblicarlo nel 1947, grazie a una casa editrice privata di un suo amico, in quanto la casa editrice Einaudi non voleva pubblicare il suo libro. La stessa Einaudi, però, nel 58 compra i diritti del libro, e da qui comincia ad essere pubblicato da Einaudi. Il libro vince il premio strega e diventa un simbolo di ricordo e di testimonianza. In realtà non è proprio un romanzo ma piuttosto un diario. In quanto non ci sono i capitoli (in teoria sono 17), non c’è un vero e proprio ordine cronologico, (solo l’inizio e la fine seguono un ordine cronologico in realtà; l’inizio è l’arrivo di Levi al campo di concentramento, la fine è rappresentata dalla liberazione, tutti gli episodi centrali non hanno un ordine cronologico). Capitolo 11°: Levi è all’interno di una baracca dove si trovano i chimici. Levi è insieme alle altre persone che facevano il suo lavoro, e si trovano a raschiare l’interno di una cisterna interrata, che probabilmente serviva per tenere in raffreddamento dei liquidi, era in terra all’interno della baracca. Erano in 6 a fare questo lavoro, questo ci dà l’idea dell’’ampiezza di questa cisterna. La luce del giorno arrivava solo dal piccolo portello d’ingresso: queste baracche infatti non avevano finestre, quindi non c’era riciclo d’aria che poteva garantire uno stile di vita sano, questo perché ai nazisti non interessava. Levi definisce il suo lavoro di lusso. Questo termine levi lo utilizza inserendo una componente ironica nel dirlo; un altro al suo posto avrebbe messo le virgolette a questo termine, Levi invece non le utilizza mai. È un termine che Levi utilizza in maniera ironica perché nella circostanza in cui si trova nessun lavoro può essere di lusso, dipende tutto dal punto di vista di Levi, il quale vedendo morire decine di persone al giorno perché fanno lavori manuali molto più pesanti, vede e definisce il suo come un lavoro di lusso. Nessuno controllava Levi e i suoi compagni mentre lavoravano; (controllare non voleva dire solo supervisionare se facevi bene il lavoro, ma le persone venivano picchiate se il lavoro diventava troppo lungo). È anche per questo motivo che secondo Levi si trattava di un lavoro di lusso. Ad un certo punto si vede la scaletta di corda che pendeva dal portello oscillare, (Il portello era collocato più in alto rispetto a dove si trova questa cisterna interrata, si arriva in questa zona della baracca con una scala di corda). Deutsch (doich è un tedesco ebreo, questo è il suo soprannome non è il vero nome); spense la sigaretta. Goldner svegliò Sivadjan (Levi impara tutti i cognomi delle persone che sono insieme a lui, a fine documentativo), e tutti si rimisero al lavoro. Non era il Vorarbeiter (il sorvegliante, controllore del lavoro), era solamente Jean, il pikolo (questo termine Levi lo utilizza come se fosse una categoria di appartenenza, è un termine che non è documentato al di fuori dell’opera di levi, è come se levi volesse inventare un ruolo, non è un ruolo ufficiale), del nostro komando (insieme delle persone che vivevano in quella baracca. Jean era uno studente alsaziano (Alsazia ha come capitale Strasburgo, si trova tra la Francia e la Germania), era ancora studente anche se già aveva 24 anni; (era fuori corso a causa delle variabili che causò la guerra, se no in quell’epoca a 23 anni gli studenti avevano già finito tutti gli studi). Era il più giovane operaio (haftling) del komando, era perciò toccata a lui la carica di pikolo, cioè di fattorino scritturale (quello che si occupa della consegna e scrittura della posta), addetto della pulizia della baracca, alla lavatura delle gamelle (contenitori alimentari) e contabilità delle ore di lavoro nella baracca. Jean conosceva sia il francese che il tedesco. Appena i lavoratori videro sulla scaletta le sue scarpe smisero di lavorare. - Dunque che c’è di nuovo? - Che cosa c’è come zuppa oggi? (Il tema della fame è molto importante, di fame si poteva anche morire, il cibo diventa quindi un’ossessione) Queste due domande che vengono fatte, Levi in realtà non le traduce; è anche questo un motivo per il quale Einaudi non vuole pubblicare il libro, bisognava secondo la casa editrice andare a sistemare queste frasi. Levi in successive interviste spiega proprio che lui queste frasi voleva lasciarle inalterate perché se no era troppo comodo per il lettore. La realtà che levi vuole dare è proprio quella vera, di persone che non hanno mai saputo certe lingue, le sentivano per la prima volta lì, ma dovevano capirle al volo, soprattutto per quanto riguardava gli ordini dati dai tedeschi, se qualcuno non gli capiva poteva essere punito con la stessa vita. Passò una ss in bicicletta. Era Rudi il capo del blocco. Gli ferma e gli dice di mettersi sull’attenti e di togliersi il berretto. Dopo che la ss se né andata pikolo/jean dice: è un bruto quello la (riferimento al modello dantesco), è un cane assoluto. Levi fa una domanda a pikolo: per te è indifferente parlare in francese o in tedesco? Pikolo gli risponde che per lui è indifferente perché riesce a parlare in entrambe le lingue. Pikolo afferma anche che gli piacerebbe imparare l’italiano. Levi gli dice che sarebbe contento di poterglielo insegnare; e gli chiede se possono farlo. Pikolo gli risponde che possono. (È una conversazione strana in un contesto così, perché nel lager non è permesso parlare di queste cose; è l’unica volta che nel libro compare una conversazione di questo genere). Visto che hanno davanti ancora mezz’ora di strada iniziano subito, non vogliono sprecare l’ora che hanno a disposizione (ripresa del tema di non sprecare il tempo di dante canto inferno di Ulisse). (Questo ci dà l’idea proprio della vacanza di questa mezz’ora libera dove nessuno gli controlla). … Il canto di Ulisse (XXVI canto inferno dante). I 3 puntini di sospensione messi all’inizio di una frase sono un artificio retorico evidente. Entrano in uso durante fine 800 inizio 900. Messi all’inizio i 3 puntini indicano un rapporto che evoca delle premesse senza chiarirle, senza renderle esplicite. In questo caso la premessa a cui Levi si riferisce senza chiarirla, è il fatto di pensare ad un modo per far capire/imparare l’italiano a pikolo. Levi si chiede il motivo per il quale sceglie proprio il canto di Ulisse, (il canto xxvi dell’inferno di Dante era un lettura popolare nelle scuole superiori di allora, e levi veniva da uno dei migliori licei di allora), ma dice che non hanno molto tempo, perché l’ora non è già più un’ora intera (a causa del parlare e del pensare); Infine dice che se Jean è intelligente capirà, Levi si sente di dare tanto in quel momento. … (in questo caso i 3 puntini indicano il legame con il canto di Ulisse), Levi dovrà spiegare chi è dante, che cos’è la commedia, come è distribuito l’inferno, cos’è il contrappasso, deve spiegare che Virgilio è la ragione e beatrice è la teologia. Jean è attentissimo, e Levi comincia, in modo lento e accurato (anche se il tema del tempo era rappresentato dalla fretta… Levi utilizzando questi 2 aggettivi ci fa capire l’importanza di spiegare Dante, con la precisione che merita). Levi inizia quindi a citare 2 terzine (levi fa degli errori nel citare le terzine del canto in quanto le sta recitando tutte a memoria). Si ferma nel momento in cui inizia a parlare Ulisse, e cerca di tradurre. La traduzione è vista da Levi in modo disastroso; perché il suo francese era molto base quindi pensa ‘’ povero dante e povero francese’’, perché stravolge alcune parole delle terzine di dante. Tuttavia l’esperienza di traduzione a pikolo sembra riuscire bene. Jean nota la similitudine fatta da dante (la cima in qua e in là menando come fosse la lingua che parlasse), e gli suggerisce il termine appropriato per dire ‘’antica’’. Dopo essersi fermato all’inizio del monologo di Ulisse e volendo da lì continuare Levi ha un vuoto di memoria non si ricorda più cosa veniva dopo. Gli vengono in mente dei versi ma non è sicuro della correttezza. Successivamente si ricorda di un verso (ma misi me per l’alto mare aperto), di questo Levi è sicuro, e dice di essere in grado anche di spiegarlo a pikolo, di distinguere perché dante dice (misi me) che non vuol dire (io mi metto), ma ha un significato più forte e audace, è una barriera infranta, Levi dice anche che loro (levi e pikolo) conoscono bene questo impulso, loro riescono a capire quello che dante voleva dire. L’alto mare aperto Levi lo spiega a pikolo con una certa facilità, sapendo che lui già aveva navigato per mare per andare in Italia. Nel frattempo Levi e Jean arrivano al Kraftwerk (posizione di lavoro), dove lavorava il kommando dei posacavi (coloro che si occupano d’elettricità che attraversava il campo). Qui c’è una persona che ha lo stesso cognome di Levi, l’ingegnere Levi. Si vedeva solo la testa fuori dalla trincea (riferimento con il canto X di dante bagliore del sole), quest’uomo gli fa un cenno con la mano, era un uomo in gamba non parlava mai di mangiare (elemento chiave di ogni conversazione). Levi ritorna all’ultima citazione del verso di dante che stava spiegando a pikolo. ‘’mare aperto’’; successivamente non ricorda bene come continua, anche il viaggio, alle colonne d’Ercole dice che dovrà raccontarle in prosa perché non si ricorda più i versi. Levi considera questo un sacrilegio; (sta utilizzando un’iperbole = figura retorica che rappresenta una esagerazione, esempio: sarà un secolo che non ti vedo, per dire che non vedo una persona da tanto tempo). Levi successivamente dice che un verso se lo ricorda in poesia e dice che trattandosi di dante vale la pena di fermarsi; ‘’acciò che l’uom più oltre non si metta’’. ‘’si metta’’: Levi fa una riflessione dicendo di dover venire in lager (solo l’esperienza del lager lo fa stare attento a queste sensazioni) per accorgersi che si tratta della stessa espressione di prima, ‘’e misi me’’ ma a Jean non vuole dirglielo perché non crede sia una cosa importante. Il sole nel frattempo è già alto quindi sta ad indicare che sta arrivando mezzogiorno (il tema del tempo torna ad essere più veloce, non c’è più tanto tempo). Si riferisce a pikolo e gli dice di stare attento ha bisogno che capisca tutto; levi recita un’altra terzina. Anche per levi, recitando e sentendo quelle parole; era come se le sentisse per la prima volta: come uno squillo di tromba, come la voce di Dio. Per un momento Levi dimentica chi è, e dove si trova, (cosa mai successa nel lager). Pikolo lo prega di ripetergliele, (Pikolo aveva capito che a levi aveva fatto piacere sentire quelle parole per questo gli chiede di ripeterle), o Forse gli chiede di ripeterle perché ha ricevuto il messaggio e ha sentito che lo riguarda, che riguarda tutti gli uomini in travaglio (in italiano uomini in travaglio significa tutti quegli uomini che fanno fatica a sopravvivere), tutti gli uomini del lager. ‘’li miei compagni fec’io sì acuti’’ levi si sforzò di spiegare a pikolo tutti i significati di questo ‘’acuti’’, successivamente un’altra lacuna assale Levi. ‘’lo lume era di sotto della luna’’ ma prima di questa terzina non gli venne nessun’altra idea di quello che c’era prima, si scusa con pikolo per avere dimenticato la parte precedente. Pikolo gli risponde – non fa niente vai avanti lo stesso. Levi va avanti recitandoli un’atra terzina; …Quando mi apparve una montagna, bruna Per la distanza, e parvermi alta tanto Che mai veduta non ne avevo alcuna. Poi commenta si si alta tanto non molto alta è una preposizione consecutiva (riferimento al modello scolastico su cui levi si basa per spiegare questo testo). Poi si sofferma sulla parola montagne dicendo (pensando): oh pikolo parla non lasciarmi con il ricordo delle mie montagne, (Riferimento con un altro testo della letteratura italiana; capitolo 8 dei promessi sposi quando lucia saluta i suoi monti, e l’altro episodio è quando viene rapita dall’Innominato e gli chiede perché la tiene prigioniera li, sa di non essere lontana dalle sue terre afferma di aver visto i suoi monti), che vedevo nel bruno della sera quando tornavo in treno da Milano a Torino. (Levi fece un apprendistato a Milano, quindi restava li qualche giorno durante la settimana e poi tornava a casa sua a Torino). Basta, bisogna proseguire, queste sono cose che si pensano ma non si dicono. (Con questa frase Levi ci fa capire che dopo aver pronunciato l’ultimo verso della terzina di dante; è rimasto in silenzio e stava facendo solo un pensiero, perché sono cose che fanno male, farebbe male anche a pikolo sentire queste cose, questi ricordi della propria terra). Pikolo nel frattempo lo guarda e attende. Levi non sa come finire, come collegarsi al finale, darebbe la sua razione di cibo piuttosto di non trovare le parole giuste per concludere. (Questo ci fa capire come levi tenga veramente a concludere ciò, perché alla piccola razione di cibo era dura rinunciarci, rappresentava la sopravvivenza). Si sforza di ricostruire la fine per mezzo delle rime, chiude gli occhi, si morde la lingua, ma resta il silenzio; (il resto è silenzio = è una citazione di Shakespeare). Li vengono alla mente altri versi, ma sono versi alla rinfusa, non centrano con questo canto di Dante. Nel frattempo arrivano alla cucina, quindi Levi capisce che è tardi e deve concludere il più velocemente possibile (il tema del tempo ritorna). Tre volte il fe’ girar con tutte l’acque,
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