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RIASSUNTO MONOGRAFIA SIRENE DI ELISABETTA MORO, Sintesi del corso di Antropologia Culturale

RIASSUNTO MONOGRAFIA SIRENE DI ELISABETTA MORO

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 12/11/2021

nadiaciaramella01
nadiaciaramella01 🇮🇹

4.2

(6)

6 documenti

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Scarica RIASSUNTO MONOGRAFIA SIRENE DI ELISABETTA MORO e più Sintesi del corso in PDF di Antropologia Culturale solo su Docsity! Nel caso del primo vaso che si trova nel libro, è il più antico reperto archeologico a raccontare il suicidio delle sirene sconfitte da Ulisse. Le sirene sono esseri eccezionali che sono capaci di essere spinte al suicidio, che è un vero gesto estremo. Questo collocato nella storia delle sirene significa avere un immaginario complessissimo, significa infatti che le sirene non sono delle figure piatte, sono bidimensionali. Dalla mitologia greca, latina, fino alla letteratura dei nostri giorni le sirene hanno continuato ad avere un accumulo e un una stratificazione di significati che cercheremo di esplorare. Le conclusioni della prima parte sono che la figura delle sirene non si è mai persa, anzi hanno accumulato significati e continuando ad essere sempre lo stesso significante cioè sempre lo stesso corpo e nome. Proprio per questo le conclusioni si intitolano "le sirene sono significanti fluttuanti" la cui definizione è stata presa da Levi Strauss, il quale dice che ci sono parole con un super significato con una capacità di entrare nella storia, come le sirene o il mana. Il primo cratere attico con il tema del suicidio delle sirene, si vede Ulisse al centro della nave con i suoi compagni che non guardano le tre sirene :due sugli scogli e una si è buttata a capofitto nell'acqua. Le sirene più antiche erano delle donne ibrido, avevano ali, zampe e code di uccello. Le sirene si buttano a capofitto in acqua perchè Ulisse è stato capace di sentire il loro canto senza morire, grazie a Circe cantante che gli disse di ascoltare il canto, facendosi legare all'albero della nave e mettere della cera plasmata nelle orecchie degli altri compagni per non farli ascoltare, permettendo loro di non ascoltare i suoi ordini. In realtà Ulisse in questo caso sembra vederle senza ascoltarle, infatti Omero non ci dice infatti dove le sirene si trovino in quel momento, senza nemmeno descrivere i loro corpi perchè erano già comuni. La seduzione delle sirene non viene dal loro corpo ibrido, anche perchè una donna uccello non era un bello spettacolo. Il vaso con il suicidio mostra un fotogramma originale importante per capire la fondazione di Napoli, perchè senza la morte delle sirene, la città non sarebbe mai stata fondata. Licrofane ci racconta che secondo un'antica profezia chi fosse riuscito ad ascoltare il canto e di sorpassare gli scogli, le sirene si sarebbero dovute uccidere.Il mito è una super narrazione, singologia fortissima, non c'è pensiero, psicologia, insicurezza ed emozione, infatti per questo le sirene devono cantare al passaggio di qualcuno per ucciderlo senza opzioni, se ciò non riesce devono uccidersi. I loro nomi sono Partenope, Lighea e Rosea. Partenope si butta dalla rupe, viene portata verso il Golfo di Napoli e fonda Partenope (Napoli), Lighea si getta in mare e finisce per fondare Terina in Calabria (Ribo Valencia) e Licosa si getta e viene portata nel Golfo di Salemo che fonda Posedonia (Paestum). Partenope viene tumulata e la popolazione che abita in quei luoghi crea un rito, nasce un insediamento più grande creando un territorio bellissimo Partenope. Questa poi viene abbandonata, dopo un Oracolo della Sibilla Cumana dice agli abitanti di tornare nella città, facendo nascere Napoli. I nuovi fondatori, nel 5 secolo, fondano la città in un territorio più centrale chiamandola Naepolis, definendo la vecchia Partenope, Paleapolis. La tomba di Partenope viene spostata nella città nuova, perchè in tutta la tradizione antica era indispensabile la presenza della tomba del fondatore. Attorno ad una morte sacrificale, nasce così una città e la rende protetta. La tomba della sirena, sappiamo probabilmente che si trovava a a Sant'Aniello Caponapoli, negli ultimi due anni, gli antropologi hanno avuto l'impressione di aver trovato altre tombe, come se in qualche modo questo lume mitico veniva raffigurato in più posti per ricordare e proteggere varie parti della città. La storia della fondazione di Napoli si trova nell'Odissea. Omero prende tradizioni mitologiche che lo precedono, trascrivendo gli episodi che appartenevano ad una città più antica della sua e che riplasma. Per questo non si parla dell'aspetto delle sirene perchè non erano una novità. Tanto più non sono una novità perchè custodiscono le tombe degli eroi, accanto ad ogni tomba che si rispetta c'è una sirena che piange il defunto. Non siamo noi a scrivere il mito ma è esso che si pensa attraverso noi, ed è proprio per questo che esisterà per sempre. L’incontro tra Ulisse e le sirene sta alla base della nozione stessa di occidente. Ulisse è il primo che naviga fino all’estremità del mondo, lo misura e gli da dei punti cardinali geografici e simbolici. L'incontro tra Ulisse, eroe del progresso e le sirene, incantevoli seduttrici è un vis-a-vis epocale. secondo i filosofi di francoforte Horkheimer ed Adomo, la nostra civiltà e la sua ratio calcolante che ha come sfondo il pensiero mitico e poetico nasce proprio da quell’incontro. Da quel momento il viaggio delle sirene è stato interminabile. Esse hanno cambiato più volte corpo ma non hanno mai perduto il loro nome. Questo libro non intende tracciare una storia delle sirene ma capime la natura profonda. Tra tutte le figure mitologiche, le sirene rimangono le più longeve. Esse sono un simbolo millenario che ha una portata culturale paragonabile solo alla mela di Adamo ed Eva. Sia le incantatrici che il frutto proibito rappresentano la promessa di una sapienza vietata ai mortali. La sirena e la mela segnano il confine tra la conoscenza lecita e illecita, tra la vita e la morte, tra il presente e l’eternità. Le sirene sorvegliano il limite che separa il mondo dei vivi da quello dei morti, la mela invece viene identificata come il frutto dell’albero della conoscenza e quindi mangiare la mela significa uscire dall’eternità ed entrare nel flusso della storia cioè da un presente perenne i nostri progenitori sono passati all’esperienza della fine. Nella cultura greca, latina e mediorientale, la sirena non rappresenta solo la seduzione che viene dal corpo, ma piuttosto quella che proviene dalla conoscenza. Esse attraggono perchè l’uomo desidera sapere, sperimentare, conoscere ed incontrare. Quindi in questo senso la sirena ha un ruolo simile a quello incamato dalla mela nella cultura giudaico cristiana. Per gli antichi greci le sirene erano caratterizzate dalla bellezza del loro canto. Al loro canto resiste Ulisse ma resiste anche Orfeo con la sua cedra. Secondo il mito greco chi resiste alle sirene ne causa la morte per acqua, cioè il suicidio. La sirene figlie del fiume Acheloo sono immortali ma a tempo determinato. Dalla loro morte nascono città come Napoli. Nel medioevo si ha il passaggio dal canto al corpo,dalla conoscenza alla seduzione. Le sirene omeriche e la resistenza di Ulisse L'origine del nome stesso delle sirene si forma dalla radice semitica sir- da cui derivano parole come canto, suono e nota. La voce quindi è all'origine del loro stesso nome. La loro voce seduce nel senso latino di sviare, allontanare dalla vita. Le sirene traviano l’eroe. Ma il loro canto non è fatto solo di suono ma anche di senso come le stesse sirene raccontano ad Ulisse. Le sirene gli dicono di ascoltare il loro canto perchè sarebbe diventato più saggio e avrebbe ricevuto maggiori conoscenze in quanto esse stesse tutto sapevano di ciò che accadeva sulla terra. Le sirene promettono conoscenza ma non sappiamo cosa abbia sconvolto in realtà Ulisse. Quindi nemmeno Omero conosce il contenuto e le parole del canto delle sirene. Non è stato Omero ad inventare le sirene in quanto il frammento di un vaso ritrovato a Creta risalente alla prima metà dell’undicesimo secolo a.C. già rappresenta un essere con testa di donna e ali di uccello. Omero non da grandi spiegazioni sul mito delle sirene perchè sicuramente era già molto conosciuto nel Mediterraneo. Omero le eleva a divinità sapienziali che conoscono tutto del passato e prevedono il futuro. Ovidio otto secoli dopo le chiamerà dotte. Secondo Pitagora le sirene custodiscono le misure segrete dell’armonia delle sfere che costituiscono la forma della tetrade che per i pitagorici è la figura più sacra che rappresenta l’origine di tutte le cose. Le sirene sono la chiave di quell’armonia aritmetica che governa il movimento della Terra,degli astri e degli uomini. Secondo Platone le sirene sono delle divinità musicali. Quando racconta come funziona il mondo, il filosofo immagina che otto sirene formano un coro celeste collocato su cerchi che ruotano intorno al fuso cosmico stretto tra le ginocchia della dea Ananche (cioè la necessità). Ogni sirena emette una nota unica, l’insieme degli otto toni crea l’armonia celeste. Sia per Pitagora che per Platone le sirene sono figure che contribuiscono a descrivere un mondo invisibile,anzi sono la chiave per conoscere l'invisibile e per spiegare il mondo. Sono il simbolo dell’oltrepassare il limite della conoscenza. Anche nelle case vi erano oggetti rappresentanti le sirene. Vi erano anche le sirene funerarie che non apparivano come nemiche ma come accompagnatrici dei defunti. Quindi le sirene hanno una doppia natura: una ostile e una solidal Quando l’incontro tra Ulisse e le sirene diventa un topos narrativo largamente diffuso, a questo si lega un altro racconto secondo il quale chiunque fosse stato in grado di ascoltare il canto delle sirene senza tuffarsi in mare per raggiungere la loro isola fatata ne avrebbe decretato la morte. Licofrone in un grande poema intitolato Alessandra racconta ciò che accade alle sirene quando Ulisse si è allontanato vittorioso dalla loro isola. La profetessa Cassandra preannuncia il loro suicidio. Appena si accorgeranno di essere state beffate da Ulisse compieranno il Katapontismòs, un salto in mare che porta alla morte e la profezia si avvera. In questo brano dell’ Alessandra, le sirene sono 3 e discendono da una musa da cui prendono il talento musicale e dal fiume Acheloo. Ulisse quindi è il loro camefice. Napoli è la città di uno degli Argonauti cioè Falero. Gli abitanti di Napoli seppellirono i resti della sirena Partenope sull’isolotto di Megaride (Castel dell'Ovo). Da subito il sepolcro della sirena genera un culto che prevedeva banchetti e gare con fiaccole in suo onore . La seconda sirena Licosa viene portata verso la città greca Poseidonia (Paestum). Il promontorio vicino questa città si chiama punta Licosa. In quel tratto di mare vi è anche un isolotto dove secondo una tradizione riposano i resti della sorella di Partenope. La terza sirena Lighea giunge in Calabria dove oggi si trova Vibo Valentia. Alcuni greci provenienti dalla colonia di Cuma tra il settimo e il sesto secolo a.C. fondarono per ben due volte la città di Napoli, prima chiamandola Partenope e poi Neapolis per distinguerla da quella più antica chiamata Palepolis (città vecchia). La sirena diventa il simbolo dei nuovi abitanti. I miti non sono solo racconti di parole ma anche racconti per immagini. I] suicidio delle sirene è rappresentato in un vaso ritrovato a Vulci ed oggi al British Museum. Questo vaso è stato decorato un secolo e mezzo prima che Licofrone nascesse. L'incontro tra Ulisse e le sirene è sintetizzato in 9 figure rosse disegnate minuziosamente su uno sfondo nero. Una sirena è avvolta in un mantello di piccole piume, la testa di donna ha il profilo tipico greco. Gli occhi della sirena guardano l’eroe, la bocca è aperta perchè canta. Sullo scoglio di fronte vi è un’altra sirena che guarda l’eroe meno attentamente perchè l’uomo le volta le spalle, le ali sono aperte e mostrano il corpo di uccello. Le zampe sembrano sul punto di scivolare dalla roccia preannunciando un salto. La terza sirena sta piombando invece in mare a testa in giù. Il dorso è girato verso Ulisse, la bocca è chiusa, il canto è finito. Apollonio Rodio nelle Argonautiche ci dice che Giasone come Ulisse incontra le sirene durante il viaggio di ritorno dalla Colchide, la terra del Vello d’oro. Secondo Apollonio Rodio le sirene, figlie dei più grande fiume della Grecia e della musa Tersicore, aspettano di sedurre i marinai con la loro voce. Prima di questa attività erano al servizio di Persefone, figlia di Demetra, prima che Ade la rapisse. Ed infatti le sirene raccoglievano i fiori insieme a Persefone quando avviene il rapimento. Secondo un altro mito che conosciamo attraverso le Metamorfosi di Ovidio, le sirene chiedono agli dei delle ali per poter sorvolare il mondo alla ricerca della loro troiano. L'archeologia ci ha dimostrato che il culto della dea Siria si diffuse non solo in Oriente ma anche in Occidente, in modo particolare in Italia. A Roma il suo mito era molto noto grazie al racconto di Nigidio Figulo che la fa nascere da un uovo. Una nascita che ricorda quella di Elena, scaturita da un uovo fecondato da Zeus. La bellezza della dea Siria e l’analogia con la nascita della più bella delle donne smenra apparentare sotto il segno dell’uovo due paradigmi mitologici della bellezza: uno orientale e l’altro occidentale. Inoltre questa variante del mito ci spiega anche a un antico tabù alimentare dei siriani cioè il divieto di consumare pesce che idventa l’animale totemico della gens siriana. Siria la si può definire come una divinità che ha incarnato il ruolo di sovrana e fondatrice della città, di costruttrice di ordine e giustizia, di garante della fertilità attraverso la sua stretta connessione con i fiumi. Ella è una divinità straniera, segnata dalla diversità. L’orientale per eccezione. I primi adoratori della dea Siria nel mondo latino furono degli schiavi siriani che popolavano le campagne italiane. Nell'incontro con altre culture, altre estetiche e altre pratiche, la dea Siria si contamina, mescola infatti i suoi segni a quelli di altre dee del Mediterraneo, prima fra tutte Cibele: la più nota delle dee orientali. Le due dee hanno in comune il tabù che interdisce il consumo di pesce e i sacerdoti. Questi ultimi sono vestiti da donne ed evirati, chiamati in latino Galli. La loro evirazione è frutto della loro devozione alla dea. Questa condizione lo fa vivere in uno spazio intermedio fra i generi. L’approdo della dea siriana in Italia va inscirtto in quel fenomeno più ampio che è l’imesto dei culti mediorientali in Occidente. Tuttavia il culto della dea siriana a Roma non gode di buona reputazione a causa dell’efferatezza dei suoi riti e della scompostezza dei suoi sacerdoti. Infatti anche Apuleio ne parla nelle sue Metamorfosi andano a fomirci una testimonianza doppiamente preziosa perchè costituisce una testimonianza doppiamente preziosa, perchè racconta sia le pratiche dei sacerdoti sia l’indignazione che essi provocavano nella società del tempo. Il testimone di queste nefandezze è Lucio, l'asino protagonista della storia, che assiste a queste scene in seguito ad essere stato venduto a dei sacerdoti siriani. Il racconto di Apuleio è inspirato a quelli di Luciano di Samosata che da bambino aveva assistito a diversi rituali. Anche Frazer racconta nel Ramo d’oro come questi rituali dell’evirazione avvenissero a Roma. I Galli non erano più uomini ma nemmeno donne, erano bloccati in uno stadio intermedio. Come le sirene erano degli ibridi. Nei miti antichi le sirene sono esseri sonori, creature vocali, strumenti meldici. Rappresentano il canto poetico, la parola profetica, la voce della seduzione. Lèvi-Strauss scrive nell’ Antropologia strutturale che il canto è della stessa natura del mito. E nel mito la funzione significante è spostata al di sopra o a di sotto del livello linguistico. È importante notare che esiste una mitografia sirenica che passa attraverso il tema del silenzio. Le sirene osccillano tra i due estremi della voce, il canto e il silenzio. Le sirene si tacciono infatti quando Ulisse supera indenne il loro lembo di mare. Si ammutoliscono alienando la loro funzione primigenia per rovesciarla nel suo contrario. Omero non dice che le sirene smettono di cantare, piuttosto è Ulisse che smette di ascoltare. E la salvezza di quest’ultimo è la ragione della fine delle sirene. L’estremo limite dell’esistenza sirenica è l’inizio del loro silenzio. La stessa cosa avviene quando Orfeo pone fine al canto delle arcaiche incantatrici diventando la personificazione mitica di un nuovo modo di essere del canto che restituisce l’umano a sè stesso. Il giovane cantore, che con la sua arte doma le belve feroci e placa il mare in tempesta, supera in dolcezza la voce delle sue sfidanti, facendo vobrare di sonorità benefiche le orecchie degli Argonauti. Le sirene sono vergini che odiano il matrimonio. La verginità nel mondo pagano non ha nulla a che vedere con l’illibatezza che invece è al centro del concetto cristiano di verginità. Essere vergini significa essere libere dai vincoli matrimoniali. Infatti tra le sirene e Afrodite non corre buon sangue, in quanto quest’ultima è la dea dell’amore e del matrimonio. Nel De raptu Proserpinae scritto dal poeta latino Claudiano si racconta una variante del mito in cui le sirene erano amiche di Proserpina (Persefone in greco). La vicenda inizia con la descrizione della vita tranquilla e sicura che le giovani donne vivevano fino all’arrivo di Venere che istiga la protagonista a lasciare le stanze protette della casa per godere della bellezza dei fiori finchè non calano le tenebre e la giovinetta sparisce. Allora le sirene sfogano la loro ira sui marinai. Qui le sirene sono alate ben prima dell’arrivo di Plutone. Inoltre, l’unica fanciulla (Ciane) che prova a fermare quest’ultimo, viene trovata moribonda e il suo corpo si discioglie. Questa liquefazione mette in luce la natura anomala che caratterizza anche le sirene. La loro anomalia tassonomica è scritta nel loro atto di nascita mitologico. Un’altra vergine antagonista di Afrodite è Mirra. Questa giovane rifiuta tutti i suoi pretendenti opponendosi al matrimonio. Afrodite si indispettisce e la fa innamorare perdutamente del padre (re di Cipro) con cui giacerà per 12 notti. Inoltre la donna viene trasformata in albero, dalla cui corteccia nasce Adone, che è l’incamazione stessa della seduzione, un don Giovanni dell’antichità. Quest'ultimo fa innamorare sia Afrodite che Persefone. Se due donne se lo contendono e Zeus le fa giungere un accordo in cui l’uomo avrebbe passato sei mesi con l’una e sei mesi con l’altra. I miti quindi mostrano quanto sia pericoloso opporsi ad Afrodite. L’unica via di fuga per sfuggire al matrimonio è entrare nella vita pubblica del mondo maschile, come hanno fatto Partenope, Atena e Siria, fondando delle città Nel mondo contemporaneo si continua a parlare di Sirene. Analizzeremo cinque racconti recenti in cui si parla di sirene L’esemplare sirenico più celebre degli ultimi due secoli, il cui successo ha contribuito ha rinnovare il mito delle sierne rendendo la loro immagine positiva. Questa fiaba spinge il lettore a immedesimarsi con la sirena. Inoltre Andersen aggiunge nuovi elementi alla figura mitica: inanzitutto l’età. Infatti si tratta di un’adolescente che all’inizio della fiaba non ha ancora compiuto quindici ami. Stregata dall’amore disubbidisce agli ordini del padre e della della nonna, rinuncia alla sua stessa natura e si sottomette alla volontà dell’amato. Un’eroina borghese che ama il principe azzurro più di se stessa. Rispettto alle sue antenate mitiche nion conduce il gioco della seduzione ma vi è condotta. Non è più impassibile e incontrollabile ma è travolta dalle emozioni e dai desideri. La natura ibrida del suo corpo costituisce il primo impedimento al suo sogno romantico. Trama: al compimento del suo quindicesimo compleanno, le viene permesso di visitare il mondo umano e durante i festeggiamenti per il sedicesimo compleanno del principe, la tempesta fa naufragre il festeggiato in mare e la sirenetta gli salva la vita. Al suo risveglio il principe viene accolto da una giovinetta che lo aiita a ripendere coscienza, e se ne innamora, credendo che fosse lei la sua salvatrice. La sirenetta intanto si innamora di lui e soffre per la sua condizione corporea che le impedisce di vivere la sua storia d’amore e allora decide di rivolgersi alla strega del mare Ursula. Quest'ultima le propone uno scambio: un paio di gambe per la sua voce, e la ragazza accetta nonostante la sua metamorfosi avviene a costo di gravi sacrifici e pene. In seguito quindi la sirenetta viene accolta a corte ma non viene molto considerata dall’amato che la tratta come un animale domestico. Un giorno però il principe viene promesso in sposa alla ragazza di cui lui era innamorato e a questo punto la principessa già sa che la sua fine è vicina. Le sorelle però le donano un pugnale magico che con il quale avrebbe dovuto uccidere il principe, solo così avrebbe potuto salvarsi. Però la principessina non riesce e si uccide gettandosi in mare, trasformandosi in una figlia dell’aria. In questo modo la sirena può conquistarsi l'immortalità se trascorrono 300 anni a compiere buone azioni. L'assenza di un lieto fine nella storia serve a mettersi nei panni di una creatura LE Nel 1989 Walt Disney da al regista Howard Ashman il compito di scrivere l'adattamento del racconto di Andersen. Così nasce la figura di Ariel, la sirenetta dai capelli rossi che si innamora del principe Eric, ammaliato dalla sua voce cristallina. Anche qui la sirenetta stringe un patto con Ursula che le da un paio di gambe in cambio della voce, ma la inganna imprigionando sia lei che il padre finchè Eric non li salva e i due si sposano. La sirenetta passa dalla versione borghese di Andersen che la dipingev come una creatura condannata dalla sua diversità a vivere senza amore, a una versione cosmopolita che lancia un messaggio di rispetto delle diversità culturali. L’autore era omosessuale e quindi viveva lo stigma della diversità in prima persona. La Disney recentemente ha scelto l’attrice afroamericana Halle Bailey per interpretare Ariel nel live action della sirenetta. Questa scelta è stata accolta da molti come un’innovazione nel mondo multietnico e da altri come un tradimento alla figura della sirenetta. Tomasi di Lampedusa: fare l’amore con una sirena Il protagonista del romanzo Lighea è il professore di greco Rosario La Ciura che in gioventù ha amato una sirena e poi diventato anziano scompare nelle acque del Tirreno cadendo misteriosamente da un ponte. Il tema centrale del racconto rappresenta il racconto che Rosario fa al suo amico giornalista Paolo Corbera del suo amore con la sirena Lighea. Se Ulisse e Orfeo avevano avuto l’onore di essere gli unici testimoni in grado di raccontare cosa cantino le sirene, Rosario è l’unico che può raccontare l’eros vissuto con queste sirene. L'aroma del corpo,la voce melodiosa e il sorriso travolgevano i sensi di quel giovane Rosario. L'uomo rivela che in realtà le sirene non uccidono nessuno ma amano soltanto. Sulle orme di Kafka. Il silenzio delle sirene L’Occidente si è sempre immedesimato con Ulisse. L'eroe vittorioso che supera le avversità del fato e diventa modello per un’umanità che si fa signora della natura e padrona del proprio destino. Kafka rovescia il senso stesso dell’Odissea in quanto guarda con altri occhi il fotogramma originario dell’incontro dell’eroe con le sirene. Kafka descrive ne Il silenzio delle sirene un Ulisse che ripone le sue speranze di salvezza in un “mezzuccio” come quello della cera, ridicolo di fronte alla potenza leggendaria delle sue antagoniste. Secondo lui le incantatrici in quell’occasione non hanno cantato però Ulisse non l’ha capito in quanto loro hanno finto l’atto del canto, mettendolo in ridicolo. Non avrebbero sprecato il loro talento per un uomo non degno della loro arte. Inoltre l’autore aa che Ulisse ha finto di non aver dae di essere stato beffato. Il brano è tratto da La pelle di Curzio Malaparte in cui si racconta dell’insurrezione popolare delle Quattro giornate, durante la quale Napoli si libera dall’occupazione nazista. In questo brano viene offerta una sirena a un banchetto voluto dal generale americano Flat. La sirena ha un corpo bruciato ed emaciato ed è la personificazione della città di Napoli in quei giorni. Rappresenta la maschera di un continente distrutto, il simbolo di una pratica barbara. Inoltre questo racconto del banchetto non è ispirato a una storia vera ma da una leggenda che nasceva dal fatto che la stazione zoologica di napoli con il suo acquario pubblico, era notoriamente il luogo che ospitava l’intera fauna ittica del Mediterraneo. Ci si pone quindi la domanda riguardo a cosa mangiano le sirene. Una risposta può essere data dalla serie Rai Sirene, ambientata a Napoli, in cui la protagonista Yara è una divoratrice di È Una metamorfosi simbolica in to la Der è l’attuale totem gastronomico della città napoletana. Parallelamente all’affermazione del paradigma scientifico tra 1°800 e il ‘900 la categoria del mostro diviene l’icona personificata della devianza. Questo processo coinvolse una molteplicità di soggetti: dal freak al delinquente. A questo processo di adattamento del fantastico al verosimile ha contribuito la diffusione sempre maggiore della stampa e l’affermarsi della società dello spettacolo. Oggi internet svolge la stessa funzione svolta dal circo di Barnum e dagli etno-shows: trasformano il mito in un fatto. Il primo a fare delle sirene un format di intrattenimento è stato Phineas Barnum, l’inventore dei circhi e dei freakshows. In queste sue rappresentazioni in cui erano presenti i cosiddetti freaks cioè nani, donne barbute, gemelli siamesi,elephant men, africani albini, ecc.. veniva portata in scena anche una sirena. Questa creatura fu catturata nelle acque delle isole Figi nel 1843.Il successo degli show di Bamun era dato da un mix tra divulgazione e raggiro. Tutti dovevano vedere con i loro occhi e farsi un’idea. Si creava così una zona grigia tra realtà e mito, un’ibridazione tra reale e immaginario. La vera merce venduta da Bamum era la possibilità di diventare testimoni oculari e giudici imparziali della veridicità del mito e allo stesso tempo fustigatori dello scetticismo della scienza. Della sirena di Barnum si perderà traccia nel 1868, anno dell’incendio che distrusse le raccolte dell’ American Museum. Il motivo per cui Barnum è così importante è che fomisce un’aura di rispettabilità alle stranezze, alle curiosità. Restituisce dignità culturale allo stupore e anche all’emozione suscitati da spettacoli così fuori dall’ordinario. Il vero scopo di Barnum era quello di suscitare dubbi, interrogazioni e in ultima istanza di far crescere l’interesse. Si può scorgere un collegamento tra lo show business di Bamum e l’approccio esperienziale di studiosi come Franz Boas, che in quegli stessi anni progetta un museo etnografico in cui esporre la vita di una tribù nella sua totalità. Nelle esposizioni universali di Parigi dell’800 era possibile ammirare la vita quotidiana di numerosi village nègres. Spesso i primitivi vengono presentati in compagnia di animali feroci, per sottolineare la vicinanza tra i primitivi e gli animali. Quello che gli ethnoshows offrono allo sguardo curioso del pubblico è la collezione degli stereotipi e delle immagini dell’alterità stratificatesi nell'immaginario dell'Occidente. Un altro famoso E degli ethnoshows è Hagenbeck. Internet per le sirene rappresenta l'approdo estremo e immateriale di un uso mitologico dell’approccio sperimentale. Oggi la rete agisce come un’agenzia di autenticazione del reale e lo occulta nella crocanda, lo rende indiscutibile trasformandolo in un fatto. Nel 2011 il canale Animal Planet fece andare in onda un documentario dal titolo Mermaids. The Body Found che faceva una ricostruzione fantascientifica dell'ambiente marino del Pacifico meridionale di 150 anni fa. Secondo la docu-fiction, la presenza delle sirene nell'immaginario di tutte le culture e di tutti i tempi proverebbe che le incantatrici non sono solo un mito, ma dei primati tuttu”altro che estinti rifiugiati negli abissi. Nel 2014 fu prodotto un sequel dal titolo Mermaids. The New Evidence in cui veniva presenatta una nuova prova offerta da due geologi che raccontano di aver incontrato un uomo-pesce mentre erano immersi in un sottomarino nel mare della Groenlandia.
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