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La genesi di "La Ciociara" di Alberto Moravia: la lunga gestazione di un romanzo bellico, Schemi e mappe concettuali di Letteratura Italiana

Informazioni sulla genesi e la lunga gestazione del decimo romanzo di alberto moravia, "la ciociara", pubblicato nel 1957. Il documento rivela come i primi scritti del romanzo risalgono al 1947, ma la sua ideazione è successiva a "la romana". Il testo illumina anche la controversia sulla datazione esatta del progetto del romanzo e la controversia sulla sua natura come opera di guerra. Inoltre, il documento fornisce dettagli sulla pubblicazione del romanzo e la sua accoglienza da parte del pubblico e della critica.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2018/2019

Caricato il 18/05/2022

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Scarica La genesi di "La Ciociara" di Alberto Moravia: la lunga gestazione di un romanzo bellico e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! NOTA AL TESTO LA CIOCIARA, A CURA DI SIMONE CASINI All’origine del decimo romanzo di Moravia, pubblicato nel 1957 all’età di 50 anni, stanno i 9 mesi trascorsi con Elsa in Ciociaria, in prossimità del fronte di Cassino, dal settembre 1943 al maggio 1944. Tra i suoi romanzi, La ciociara è quello che ha la gestazione più lunga (1945-57), se si considerano pertinenti al romanzo le 11 brevi memorie di guerra, in forma di articolo giornalistico, che M pubblicò tra agosto 1945 e aprile 1946 sulla terza pagina del “Corriere d’Informazione” e su “Il Tempo” di Roma. Tali testimonianze non sembrano far parte di un progetto romanzesco unitario: la narrazione è autobiografica (è M che dice Io) e la loro unità tematica ha poco a che vedere con uno sviluppo narrativo. Tuttavia, questi 11 racconti verranno assorbiti dal romanzo di dieci anni dopo, trasformandosi in episodi, riflessioni o esperienze vissute da Cesira, che parimenti parla in prima persona: per questo vanno considerati nella storia interna di La ciociara. Non si può dire con sicurezza quando maturi in Moravia il progetto di un romanzo di argomento bellico, poiché le testimonianze di cui disponiamo sono contraddittorie. In un’intervista del 1957 lo scrittore sostiene che “le prime 30 pagine del romanzo sono state scritte 10 anni fa, prima de La romana, e vennero pubblicate su Nuovi Argomenti”; mentre nella tarda intervista a Elkann l’ideazione risulta successiva a La romana [“Poco dopo aver scritto La romana nel 1947, pensai di scrivere un romanzo che avesse come tema la guerra e come vicenda quella che avevo vissuto insieme ad Elsa. Inventai il personaggio di Cesira e buttai giù 80 pagine, ma poi mi fermai perché non mi pareva di avere ancora abbastanza distanza di contemplazione degli eventi. Così scrissi altre cose. Probabilmente Il conformista mi ispirò il desiderio di scrivere un romanzo che si basasse su una mia generica esperienza personale. Ripresi le 80 pagine e finii il romanzo. Con La ciociara, senza rendermene conto, diedi un addio definitivo al mito nazional-popolare che mi aveva fatto scrivere La romana e I racconti romani”]. Accordando le due testimonianze, si potrebbe ipotizzare che le 30 pagine scritte prima di La romana, e dunque prima del novembre 1945, siano state riprese e portate a circa 80 dopo il 1947. In questo caso, i primi scritti “ciociari” corrispondono alle memorie autobiografiche degli 11 racconti, mentre l’idea di un romanzo unitario nasce dopo La romana, con il personaggio di Cesira che quindi deriva in modo diretto da quello di Adriana. Quel che è certo è che il romanzo era ormai avviato verso la fine degli anni ’40, quando Moravia si trovò di fronte all’alternativa di proseguirlo subito oppure di dare la priorità a una nuova idea romanzesca, che troverà esito ne Il conformista. Infatti, il primo accenno scritto a queste due opere è costituito da un appunto manoscritto, forse di un segretario di Bompiani, databile all’incontro del 15 marzo 1949 a Milano: Moravia  1) Cronaca d’una ciociara (La ciocia e lo spago), 2) altro romanzo lungo (il dramma del conformismo). Dunque, le 80 pagine hanno già la forma di un racconto in prima persona (“cronaca”) e contengono lo stornello popolare che apre il romanzo (“Quando la ciociara si marita / a chi tocca lo spago e a chi la ciocia”). L’alternativa tra La ciociara e Il conformista torna anche nelle parole dello scrittore che, in una lettera di pochi giorni dopo l’incontro milanese, presenta i due romanzi in cantiere quasi come due versanti paralleli della sua ricerca artistica. Un documento importante di questa fase di sospensione e di fervore creativo è inoltre il racconto romano Caterina, pubblicato sul “Corriere della Sera” il 17 luglio 1949, in cui si riconoscono i materiali e le idee narrative poi utilizzati in La ciociara. Nel mutamento repentino di Caterina, dalla dolcezza angelica a una cupa e cattiva tristezza, si ravvisa già il personaggio di Rosetta; altri elementi sono l’abitazione in “Via del Cinque”, la fuga dopo l’8 settembre a Vallecorsa e, durante la fuga, la mitragliata dell’aereo alleato. L’interruzione del nostro romanzo si prolunga per anni poiché, dopo Il conformista, che si impone per primo ed esce nel 1951, sarà Il disprezzo (1954) a ritardarne i lavori, ma neppure dopo la pubblicazione di quest’ultimo La ciociara riparte. Secondo la testimonianza resa nel 1971 a Siciliano, negli anni successivi a Il disprezzo, Moravia avrebbe scritto 200 pagine di un’altra storia, che però avrebbe poi interrotto per riprendere e terminare La ciociara [“Era la storia di un uomo molto ricco che fa perdere la fede a un giovane comunista. Ma non mi piaceva, così la piantai in asso e ripresi a lavorare alle 80 pagine di La ciociara. Non ricordo neanche più perché le avevo 1 abbandonate, ma forse il motivo per cui vi ritornai è questo: con La ciociara si chiude idealmente la mia fase di apertura e di fede senza incrinatura nei confronti del comunismo. Si consumava dentro di me l’identificazione tra comunista e intellettuale”]. Al Fondo Alberto Moravia è conservato un dattiloscritto che può essere identificato con questo romanzo mancato di un uomo molto ricco, da cui forse si svilupperà La noia. Dunque, nel 1956 è certo che l’idea ormai decennale di La ciociara è ripresa e viene condotta a termine. A questo stesso periodo risale l’anticipazione del primo capitolo su Nuovi Argomenti (nn.17-18, novembre 1955-febbraio 1956), con il titolo La ciociara e con una nota che spiega “primo capitolo di un romanzo in preparazione”. Il testo sulla rivista corrisponde con poche variazioni a quello finale: ma il paese di origine di Cesira era esplicito sin dalle prime righe e la destinazione del treno è diversa nella versione antica (Itri > Fondi). A causa di un passo del testo, la pubblicazione costò a Moravia e al direttore della rivista Alberto Carocci una denuncia per divulgazione di pubblicazioni contrarie alla pubblica morale; cosa che però non avrà seguito. Tale primo capitolo però è il solo presentabile al pubblico, come apprendiamo da una lettera di Moravia a Bompiani, poiché le altre 300 pagine già scritte sono solo un canovaccio e vanno tutte rifatte. Alla riscrittura del canovaccio lo scrittore dedica tutto il 1956, anno peraltro difficile perché soffre di esaurimenti nervosi. Il 6 ottobre 1956 Moravia scrive che il romanzo sarà pronto a fine primavera: “non perché non potrei finirla prima, esso era già finito in maggio, ma voglio rivederlo accuratamente, un romanzo è sempre una cosa molto seria”. Il 30 ottobre 1956 precisa: “oggi ho finito La ciociara, che è venuta lunga circa 350 pagine. Adesso devo ricorreggerla tutta, credo che sarà pronta in febbraio, massimo marzo”. Già nel dicembre ’56 Bompiani intavola un discorso sulla copertina, proponendo un quadro di Anna Salvatore; rispondendogli, Moravia discute tempi, titolo, copertina e significato del romanzo: “Mi pare che sia un buon romanzo. Il titolo resterà La ciociara, benché sarebbe più appropriato Lo stupro. Anzi, addirittura alla maniera classica Lo stupro d’Italia. In inglese, poiché La ciociara è intraducibile, proporrò The rape. Circa la copertina, l’Anna Salvatore non è adatta perché troppo idilliaca, mentre nel romanzo non c’è affatto amore, è una cronaca della guerra, un libro sugli orrori della guerra. Bisognerebbe trovare qualcosa di forte, io pensavo Picasso o Goya. […] Così ho finito anch’io per fare il mio romanzo sulla guerra ma dieci anni dopo, con sufficiente prospettiva per mescolare la fantasia alla realtà e non trovarmi troppo a ridosso dei fatti”. L’immagine di copertina continua a occupare il dialogo tra Moravia e Bompiani, il quale scarta sia Picasso che Goya; lo scrittore risponde il 15 gennaio 1957, scrivendo: “Sono venuto alla conclusione che è meglio lasciar stare la guerra e mettere qualche cosa che si riferisca ai due personaggi principali che sono la ciociara e sua figlia. Ho guardato un album di Renoir e ho annotato il titolo di due quadri che mi sembrano adatti: 1) Gabrielle et Jean: si tratta di una madre con un bambino che potrebbe essere anche una bambina es esprime bene l’amore materno della mia narratrice per sua figlia; 2) La Natte: una figura femminile con una grossa treccia bruna, potrebbe essere la ciociara stessa che infatti così si descrive nella prima pagina del libro. Non so quale scegliere”. Questa seconda proposta diverrà infine la copertina del libro. Nella stessa lettera del 15 gennaio ’57, Moravia aggiunge che il romanzo è venuto lungo circa 450 pagine dattiloscritte e che ne ha fatte fare cinque copie. Il 27 gennaio 1957 il dattiloscritto viene spedito all’editore, che esprime il suo entusiasmo; Moravia invece risponde esprimendo i suoi dubbi: “non sono ancora del tutto sicuro di questo romanzo. Prima di tutto non pensi che l’argomento, la guerra, ne limiterà le vendite? La gente non ama la guerra e non vuole sentirne parlare. È vero però che La ciociara è tutto fuorché un vero e proprio romanzo di guerra. In secondo luogo, avevo temuto che la parte centrale fosse un po' monotona perché in realtà non vi succede niente. Ma doveva essere così, per dare appunto il senso di quell’attesa sfibrante e di quella monotona serie di giornate”. Bompiani esprime qualche perplessità sulla prima versione del risvolto scritta Moravia; essa è conservata nell’archivio Bompiani e vi si legge: “La ciociara è la storia di due donne costrette a passare un anno al fronte. Descrive la guerra ma non è un romanzo di guerra. […] La guerra ne 2
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