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riassunto Novecento Casadei, Sintesi del corso di Letteratura Contemporanea

riassunto del manuale Novecento di Casadei, focalizzato sugli autori più importanti e le differenze tra le correnti letterarie

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021
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Caricato il 05/06/2021

Martamargelli
Martamargelli 🇮🇹

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19 documenti

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Scarica riassunto Novecento Casadei e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Contemporanea solo su Docsity! IL NOVECENTO Capitolo 1 PROFILO del XX SECOLO L'evoluzione della letteratura italiana del 900 si potrebbe meglio rappresentare come una serie di insiemi con intersezioni più o meno ampie, dato che sono numerose le sovrapposizioni fra movimenti e poetiche, ritenute molto distanti fra loro ma invece spesso coesistenti, sia pure magari in contrasto. Su quest’evoluzione hanno pesato come e più ancora che in altri secoli, fattori storico politici e socioculturali in genere: il ventennio fascista (1922 -1943), sul primo versante, La grande influenza del filosofo e critico Benedetto Croce, sul secondo. Un altro aspetto da tenere in considerazione è il rapporto fra la letteratura italiana nel suo insieme e le tendenze internazionali. Questo perché già con la fine del XIX secolo e sempre più con gli inizi del XX la formazione dei nostri scrittori avviene molto spesso grazie ai contatti con movimenti e autori attivi altrove: soprattutto a Parigi nella fase delle avanguardie, in tutta Europa e poi principalmente negli Stati Uniti nei decenni successivi. Si tratta di scambi che avvengono con rapidità crescente e a volte in concomitanza. CARATTERI FONDAMENTALI 1. L'interazione fra la lingua nazionale, impostasi di fatto solo a partire dall’ultimo scorcio dell'Ottocento (dopo l'Unità 1861) e la creazione di un sistema scolastico almeno di base, e i dialetti. Questa dialettica linguistico-culturale dà origine in molti casi a forme di interferenza e di mescolanza che negli autori maggiori, primo fra tutti Gadda, arriva a quella particolare forma di espressionismo che Contini considera intrinseco allo sviluppo della nostra letteratura fin dalle origini e dalla Commedia dantesca. È evidente che la scelta della lingua italiana, ovvero del toscano manzoniano poi progressivamente standardizzato, non è mai stata scontata fino alle generazioni nate nel secondo dopoguerra; anzi la difesa dei dialetti implicava spesso un bilinguismo, evidente in molti poeti del primo ‘900 (es. Noventa). Dalla seconda metà del secolo però la scelta dei dialetti risulta soprattutto difensiva, o per manifestare la nostalgia di una dimensione socioculturale in via di estinzione, o per proporre un’estrema denuncia contro la massificazione e poi la globalizzazione (es. Pasolini). Le motivazioni possono essere anche altre, per esempio quelle di un ritorno agli strati più profondi del linguaggio e dell’inconscio umano come avviene per l'uso del petèl (linguaggio infantile) e delle forme dialettali venete da parte di Zanotto. In generale, l'intersezione con i dialetti diventa, nel secondo 900, molto più affine al plurilinguismo colto e basato sul rapporto anche con lingue morte, piuttosto che un'interazione vivace e diretta, che si coglie invece in alcuni tratti dialettali riassorbiti nei gerghi giovanili. 2. Notevole divaricazione tra il destino della poesia e quello della narrativa. Mentre la prima è senz'altro dotata di una propria tradizione, che comporta, sostanzialmente fino agli ultimi decenni del 900, un confronto diretto indiretto con i grandi modelli, la seconda appare continuamente rinnovata e di fatto azzerata, tanto che il cricco e storico della lingua Mengaldo ha parlato di costanti ‘ripartenze’. Narrativa italiana  si estrinseca più frequentemente nel racconto breve o lungo, che nel genere del romanzo, nonostante vi siano stati, nel corso del secolo, esempi indiscutibili di quest’ultimo. È vero però che è difficile che il romanzo italiano svolga una funzione simile a quella che ha avuto nelle principali nazioni europee negli Stati Uniti, ossia quella di porre una ricostruzione della società nel suo insieme, interpretata negli aspetti dominanti e caratteristici. Questo poiché sarebbe difficile tracciare una linea comune nella narrativa italiana, da cui poi si staccano i vertici, mentre è più facile parlare di medie e di eccezioni. Lirica  Un tratto distintivo della lirica italiana è quello di rifarsi alla tradizione nazionale e spesso a quella europea, coniugando un linguaggio aulico, ma comunque marcato e poi stilizzato 1 dai singoli, a una dimensione di referenzialità, ossia alla possibilità di nominare oggetti e situazioni, sia pure caricandoli di sovrasensi simbolici e allegorici. Questa concretezza di fondo distingue nettamente l'evoluzione della poesia italiana rispetto a quella francese virgola e la avvicina a quella anglosassone (Eliot e la linea ‘metafisica’). La linea ‘oggettuale’ italiana può trovare uno specifico antecedente in Pasolini e vede a modello centrale della poesia italiana novecentesca il Montale degli Ossi delle Occasioni, dove ben si coglie anche il rapporto con la poesia metafisica anglosassone. Però, fino al secondo dopoguerra i modelli privilegiati erano altri: prevalevano i due proposti da Ungaretti, quello (ancora nutrito della lezione delle avanguardie) costituito dall’Allegria (1916-19), e quello molto diverso (tardo o postsimbolista) condensato nel Sentimento del tempo (1933). Sempre negli anni 20 si veniva rafforzando una tendenza antinovecentesca o antinovecentista (cioè ostile ai caratteri sperimentali tipici del primo 900), che trovava il suo punto di riferimento nel Canzoniere (1921) di Saba. La linea antinovecentesca o dello stile semplice è stata rivalutata sin dalla metà del 900 ed è stata consolidata in modi diversi da autori quali Penna, Caproni e Bertolucci. A partire dalla fine degli anni 50 e di nuovo la sperimentazione a costituire la linea dominante della poesia italiana. (Sereni e Zanzotto) È da sottolineare inoltre l'importanza della prosa saggistica, che a detta di alcuni interpreti raggiunge nel 900 risultati addirittura superiori a quelli della narrativa. - In sostanza i tratti fondamentali che si possono sottolineare nella nostra letteratura del 900 spingono a individuare, nella scansione cronologica, sovrapposizioni e intersezioni, che diventerebbero ancora più complicate tenendo conto di altre variabili significative quali la progressiva influenza del cinema, il prevalere della poesia popolare o il legame di tutto il teatro italiano con autori che sono spesso non drammaturghi tout court, ma letterati che scrivono anche per il teatro. Capitolo 2 PERIODO 1900-1919 Svolte significative del primo ‘900 letterario:  1903: sono pubblicate due opere chiudono la fase pienamente ottocentesca della nostra lirica i Canti di Castelvecchio di Giovanni Pascoli (dove narrativizza l'impressionismo di fondo di Myrice e aumenta la già ampia nomenclatura di oggetti, caricati peraltro di complessi valori simbolici) e l'Alcyone di Gabriele D'Annunzio (porta a compimento le sue elaborazioni sul mito moderno, creando un’opera che fonde componenti nietzchiane e grandiosa esuberanza linguistico retorica).  A ridosso del 1903 inizia l'attraversamento del modello dannunziano, dominante dal l'avvento del secolo, quando iniziano a uscire le prime raccolte dei poeti crepuscolari (ispirati soprattutto dai simbolisti franco-belgi) nei quali si fondevano malinconia e consapevolezza della marginalità della poesia nelle società ormai pienamente borghesi. La protesta contro la mercificazione dell'arte avveniva ora dal basso piuttosto che attraverso la ricerca di una vita sublime, come in D'Annunzio e negli altri decadenti. Guido Gozzano: maggiore degli autori di questo gruppo, che sancirà la diversità del modello etico e poetico crepuscolare, che si concretizza, soprattutto nel suo caso, in una cifra lirica connotata dall’ironia.  All'inizio del secolo esplodono a livello europeo le avanguardie, movimenti artistici che intendono rompere definitivamente i ponti con le forme più tradizionali, sia attraverso le opere, sia e a volte soprattutto attraverso le dichiarazioni di poetica. Alcuni di essi giungono a rifiutare la stessa arte in quanto istituzione, non solo arrivando a impiegare elementi industriale e di uso comune per la realizzazione di opere, ma addirittura sottolineando come le nuove forme di sublime artistico possano essere costituite dal rovesciamento parodico della funzionalità quotidiana:  DADAISMO: probabilmente l’avanguardia più oltranzista, Duchamp (Fontana).  CUBISMO: rompe definitivamente il legame con la prospettiva di tipo rinascimentale.  ESPRESSIONISMO: caratterizzato da una voluta deformazione dei codici espressivi e dei soggetti delle varie arti, sviluppatasi soprattutto in Germania a partire dal 1905 circa. 2 nome proprio a nome comune, scritto senza maiuscole e senza separazioni, indica emblematicamente il raggiungimento del nadir, della posizione opposta allo zenit del sublime «io» dannunziano. Si tratta di antisublime o sublime dal basso: Non troviamo solo la rinuncia o il grigiore, ma la rivendicazione a suo modo etica del doversi distinguere dai miti già romantici e decadenti. Rappresentato attraverso un’elaborazione stilistica e metrica che riprende versi tradizionali, ma li tratta con voluta libertà, e a volte con un gusto per il paradossale (rima camicie – Nietzsche). Mentre si riduce a coso, metamorfosi estrema dell'inetto- clown- buffone, Gozzano riscatta la sua posizione mettendo in rilievo la falsità di quelle superomistiche in voga. Tema dell’eros: Cavallo di battaglia del vitalismo e insieme dell'estetismo mortuario. In Gozzano, l’eros o viene del tutto evitato e bloccato sul nascere, oppure viene solo ipotizzato in rapporto a donne irraggiungibili, oppure viene ridotto ad avventura prosaica con modesti servette. Si coglie nelle poesie gozzaniane la tentazione di un annullamento nichilistico, che impedisce ogni azione davvero degna di questo nome e che non porta al suicidio solo in virtù di un distacco ironico a volte coincidente con una sorta di fatalismo. Il futurismo  La prima e più consapevole delle avanguardie italiane, si configura come il più forte tentativo di rifiuto interale delle forme tradizionali in Italia.  Ideologia caratterizzata dal disprezzo esplicito della borghesia, espresso attraverso una voluta riduzione del linguaggio alla sua essenza ‘energetica’, deprivato della risonanza aulica acquisita nel tempo.  Fondata da Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944)  Caratteristiche essenziali:  Rifiuto totale di ogni forma di tradizione  Accettazione del presente, fatto di macchine e di velocità, di forza e di violenza (guerra = «sola igiene del mondo»)  Spinta verso il futuro, in quanto espressione di un movimento incessante e rivoluzionario  Indicazioni di poetica: (col tempo tenteranno di proporre i loro oltranzismi in tutti gli ambiti della letteratura, ma prima fra tutte sarà la poesia => Manifesto 1912)  Eversione sintattica  Abolizione di aggettivi, avverbi e punteggiatura  Domina l’uso dell’analogia  Immaginario essenzialmente di ambito tecnologico e naturalistico  Marinetti raggiunge i risultati più concreti con le Parole in libertà, ovvero la creazione di composizioni tipografiche in cui le parole sono accostate senza precisi nessi sintattici, e spesso disposte a formare figure di oggetti tecnici o bellici (poema parolibero Zang Tumb Tumb)  Uso di onomatopeiche (evocazione del rumore =>per manifestare il dinamismo degli oggetti)  Altri esponenti: Luciano Folgore e Paolo Buzzi (ma le opere maggiori vengono da altri autori) Aldo Palazzeschi (1885-1974) Rapporto burrascoso con i futuristi (incrinato del tutto con le posizioni interventiste) Il suo approdo al futurismo è dovuto ad una carica evasiva e tendenzialmente beffarda.  L’Incendiario (1910): accolta più innovativa (E lasciatemi divertire!) Prevalenza di forme libere, scandite da ripetizioni fonico-ritmiche (vicine al nonsense), che raccontano spesso vicende grottesche, con personaggi stravaganti. Pulsioni anarchiche, confermate nel 1914, quando rifiuta di sostenere l’interventismo e si allontana dai futuristi. L’espressionismo  In senso generale: tendenza a far interagire codici linguistici e stilistici diversi per ottenere effetti dissonanti e originali 5  Contini: considera l’espressionismo una vocazione tipica della letteratura italiana fin dalle origini, in particolare Dante, che nella Commedia si fa portatore di plurilinguismo.  Espressionismo avanguardistico: nasce in Germania (1905)  Caratteristiche comuni dell’espressionismo avanguardistico e italiano:  Uso di molteplici varietà linguistiche  Lessico raro (neologismi)  Sintassi spezzata e complessa  Differenze: l’espressionismo avanguardistico affronta direttamente i grandi temi della modernità novecentesca (dominio di macchine e industria, estetica del brutto e dell’osceno).  Molti autori della corrente collaborarono con la rivista «La Voce» - Vociani: forma del frammento (testi brevi e intensi, dalla forte evoctività). Spesso con lo scopo di scavare nell’interiorità spirituale.  Esponenti: Clemente Rebora (1885-1957) - Propensione all’analisi esistenziale acuta e drammatica - Linguaggio aspro e denso (riprese colte, soprattutto dantesche e neologismi) - Effetti fonici d’intensità violenta - Percezione sofferta dell’ insignificanza del vivere Giovanni Boine (ligure), critico battagliero ricordato per i suoi esperimenti di poemi in prosa, testi che tendono ad esprimere sentimenti lirici in frasi brevi ed intense, prosastiche ma con forte ritmicità. (Frantumi) Piero Jahier (genovese), alternanza di poesia e prosa, caratterizzata dall’incrocio di un forte impegno etico e civile con un rigorosissimo religioso (fratellanza). Dino Campagna (Canti orfici) - Molteplici influssi - Vogliono collocarsi nell’orfismo, poesia sostanzialmente simbolista, che mira ad evocare significati profondi e nascosti dietro la superficie della realtà. - Attitudine alla visio: spesso prende spunto da paesaggi o dipinti - Stile: testi in versi e in prosa lirica, figure di ripetizione a creare un ritmo quasi onirico. Camillo Sbarbaro ( 1888- 1967) - Pianissimo (1914), per le edizioni della «Voce» - Volontà di manifestare riflessioni interiori => scavo etico, derivato da un contrastato nichilismo, che trova affinità con i vociani, ma trova il suo modello prediletto in Leopardi. GIUSEPPE UNGARETTI (1888-1970) Formazione culturale  Di origini lucchesi, visse a lungo ad Alessandria d'Egitto e studiò poi a Parigi tra il 1912 e il 1914, entrando in contatto con molti esponenti delle avanguardie (Apollinaire).  Ebbe una formazione piuttosto eterogenea e inizialmente incentrata al di fuori dei centri culturali italiani, nella quale interagiscono interessi letterari (dal simbolismo, Mallarmè, al futurismo, grazie ai suoi contatti con Papini), ma anche politici.  Partecipò alla Prima Guerra Mondiale: esperienza traumatica e definitiva spinta alla scrittura poetica virgola che portò a un esito folgorante con il Porto sepolto (1916- Udine)  Stringe rapporti stretti con l'ambiente fiorentino, dove nel 1919 esce allegria di naufragi, e pi con quello romano, dove si traferisce, aderendo al fascismo.  Tra gli anni 20 e 30 fa sue molte istanze del regime e del cattolicesimo, riadattando nei suoi versi una mitologia di forte impronta nazionalistica e religiosa i tornando a impiegare una metrica più 6 canonica e immagini di denso simbolismo (soprattutto nella seconda edizione del sentimento del tempo 1933)  Continua ad espandere i suoi orizzonti culturali italiani e stranieri, grazie anche numerosi viaggi all'estero e ad un'intensa opera di traduzione. L’Allegria (1942)  L'allegria e libro poetico più rilevante della fase primo novecentesca.  La sua gestazione piuttosto elaborata: a partire dal nucleo costituito dal porto sepolto, si aggiungono varie sezioni nell'edizione uscita Firenze con titolo allegria di naufragi. Questa raccolta sarà poi sottoposta a numerose varianti, assumendo il titolo definitivo l'Allegria nell’edizione del 1942. Novità ungarettiane della verificazione (già evidenti nel Porto Sepolto):  Alla poesia viene riassegnata un'alta funzione, di ascendenza chiaramente simbolista, lontana sia dall’ironia e dalla malinconia crepuscolare, sia dall’oltranzismo dei futuristi.  La figura del porto (che rimanda a quello antico di Alessandria d'Egitto) appare da subito come un luogo orfico, Dove è accentuata la apparente contraddizione fra il nulla e l'inesauribilità del mistero poetico virgola che fa brillare la magia della parola lirica, capace di sublimare persino il niente dell’esistenza del singolo.  Il nulla si sostanzia, nella raccolta del porto, nelle poesie scaturite dal dramma dell'autore, soldato in trincea.  La ricerca di un inesauribile segreto parte dall' ansia di giustificare un terribile trauma personale, che porta ripetutamente l’io poeta a chiedersi quale sia il suo rapporto con Dio o quale può essere il luogo in grado di ridonare una pace effettiva al corpo e allo spirito. In questa prospettiva, la poesia può apparire, secondo il testo conclusivo della prima raccolta ungarettiana Poesia, come la «limpida meraviglia/ di un delirante fermento».  È quindi implicitamente riaffermato il valore simbolico e insieme salvifico della parola poetica: ecco perché molto spesso la versificazione del primo Ungaretti fa coincidere un singolo vocabolo con un intero verso. La frantumazione della metrica tradizionale, ridotta a versicoli, mira innanzitutto a ridonare una forte autonomia agli aspetti fonico-semantici.  La compattezza del Porto sepolto viene in parte persa con Allegria di naufragi, dove confluiscono numerosi nuovi testi e Ungaretti accentua l'uso dell'analogia e delle metafore ardite. La sintassi viene semplificato al massimo, in modo che di frequente le poesie risultino costituite da una serie di frasi, spezzate in microversi e senza punteggiatura o quasi. (Aspetti che possono sembrare futuristi, ma il risultato appare diverso in quanto lo scopo della poesia ungarettiana è quello di ridare un senso forte all'esperienza di un singolo individuo, poeta- soldato sofferente e insieme poeta-evocatore e creatore di immagini della metaforicità ardita e sublime). Il Sentimento del tempo (1933) Già nelle versioni successive dell'Allegria 1931 e 1942, Ungaretti tenderà a ridurre gli oltranzismi e a riportare i versi ad una scansione più piana. Questo à effetto di una parabola esistenziale compiuta dal poeta, e che lo ha portato non solo ad aderire al fascismo e al cattolicesimo, ma anche a riscoprire l'importanza della tradizione letteraria italiana ed europea. Questo lo notiamo soprattutto nella seconda raccolta, Sentimento del tempo, dove il gusto per l'analogia tende a farsi più manierato e ricco di risorse raffinate che derivano da un' attenta lettura in particolare di Petrarca e di Leopardi; e nel contempo si attenuano i riferimenti all' esistenza vissuta. La poesia assume un valore sublime in sé e tende a creare miti e metafore preziose, al limite del barocco punto anche la metrica è ridotta misure consuete (in decasillabi e settenari), mentre il lessico risulta depurato e squisito. - Appare quindi come la prosecuzione di alcune linee già attive nell’Allegria, ma vi è una sostanziale perdita della dimensione esistenziale tragica, nonché di quella più genuinamente sperimentale, alla quale si sostituisce una forte dimensione mitologicamente, non solo per il confronto diretto con miti antichi, ma anche per la presenza di figure vicarie, che rappresentano in maniera mediata la condizione del poeta (il capitano, Caino). 7  Si codifica quindi già la propensione pirandelliana alla costruzione di intrecci, in cui il caso strano diventa occasione per un'analisi netta e originale della psicologia e più in generale della stessa natura umana, che poi viene a intrecciarsi con un'ampia riflessione sulle caratteristiche della scrittura umoristica.  Questi slanci concretizzeranno nella scrittura del romanzo Il fu Mattia Pascal (1904).  Questo romanzo è l'opera con cui Pirandello abbandona sostanzialmente le strutture naturaliste- veriste, per sperimentare in tre c inconsueti virgola che certamente debbono qualcosa alla narrativa umoristica a partire da quella dell'inglese Laurence Stern.  A partire dalla stravaganza della vicenda Pirandello costruisce la base umoristica che gli permette di porre in evidenza alcuni dei suoi temi fondamentali: in primis quello del contrasto insanabile tra la vita, con la sua energia e la sua spinta a proseguire, e la forma che il singolo individuo è costretto ad assumere, in primo luogo a causa delle convenzioni sociali.  Tema del contrasto fra la persona coerente e compiuta, che ciascuno dovrebbe essere, e il ruolo di personaggio (con la sua maschera) che invece ognuno assume nella società. Mattia Pascal cerca di uscire da questo primo ruolo, ma è costretto a prendere un'altra maschera che di nuovo lo vincola.  L'atteggiamento finale di Mattia Pascal corrisponde però a quello umorista, che guarda l'esistenza propria e altrui con distacco, non accettando di dare un ordine alla vita perché, come dirà altrove Pirandello, «La vita non conclude»; e comprendendo che ogni certezza, persino quella della propria identità, è relativa. Relativismo = Condizione tipica dell'uomo moderno, dopo che Copernico ha scardinato il sistema tolemaico installando il dubbio delle esistenze.  Si colloca tra i romanzi sperimentali primonovecenteschi: caratterizzato da antipositivismo e antirazionalismo, cui si contrappongono la tendenza al vitalismo e l'interesse per le pieghe oscure della psiche (Binet).  Elemento della scomposizione del personaggio, che proseguira nella principale narrativa pirandelliana e diventerà essenziale anche nella fase più innovativa del suo teatro.  Poetica umoristica: (L’umorismo – 1908) Distinzione fra il comico che porta solo avvertimento dagli aspetti inconsueti dell'esistenza, e l'umorismo che va a scavare nelle motivazioni profonde di situazioni buffe o grottesche, puntando al «sentimento del contrario». Romanzi successivi analizza e approfondisce vari aspetti della sua poetica:  Vecchi e giovani: Riguardo all'Italia postrisorgimentale, dove l'analisi sociale si coniuga con una critica implicita dello storicismo assoluto, poiché la storia, come la vita virgola non è mai definitiva.  Quaderni di Serafino Gubbio operatore: Tratta del rapporto uomo-macchina attraverso il diario di un operatore cinematografico, che non riesce più a parlare a causa di un trauma che lo ha coinvolto mentre girava una scena. Cogliamo vari spunti adatti al teatro, soprattutto riguardo lo scambio fra realtà e finzione, mentre la riflessione sull’onnipotenza delle macchine approfondisce quella sulle forme che alienano la vita.  Uno, nessuno e centomila: Tema della mancanza di un'identità certa viene qui portato fino alle estreme conseguenze: il protagonista dopo essere stato sconvolto dalla scoperta che i suoi conoscenti lo vedono in centomila modi diversi da come lui si percepisce, accetta la disgregazione della sua identità e cerca di annullarsi per uniformarsi al ritmo della natura madre.  effetti delle propensioni antirazionalistiche già presenti in altre opere, che sembrano coniugarsi a spunti derivanti dalle filosofie orientali (probabilmente lette attraverso Schopenhauer).  Novelle per un anno: Novelle di diverso tipo, con strutture e temi molto differenti. L'assurdità dei comportamenti dei singoli e in genere dell'esistenza stessa emerge con forza in numerose novelle, dominate dalla volontà di demistificare i luoghi comuni, le verità consolidate: con questo scopo vengono spesso trattati punti di vista straniati (esempio nella rallegrata quello dei cavalli). Produzione drammaturgica le opere teatrali fino al 1920: - Pirandello comincia ad occuparsi di teatro con costanza dal 1910 virgola dopo un lungo e fruttuoso impegno nella narrativa. 10 - le prime prove sono legate al mondo siciliano e ancora piuttosto convenzionali. - dal 1915 viene però profondità la costruzione del personaggio teatrale, che incarna ora pienamente le riflessioni dell'autore, in particolare alla funzione dell'umorismo, liberatoria e dissacrante nei confronti delle forme e delle convenzioni sociali. - L'iniziale ambientazione borghese lascerà progressivamente il posto a una situazione allucinate e grottesca, in cui non è possibile distinguere tra vero e falso, poiché la verità stessa e relativa. - Fondamentale risulta l'uso dei dialoghi e dei monologhi, caratterizzati da un linguaggio a volte enfatico e ripetitivo, che ne sottolinea l'andamento raziocinante te e cavilloso. Sei personaggi e la fase maggiore: - 1921: si apre la fase più importante del teatro pirandelliano, quando vanno in scena prima a Roma e poi a Milano i sei personaggi in cerca d'autore. - Il dramma appare fortemente rivoluzionari: non solo infatti viene utilizzato l'espediente del teatro nel teatro, ma l'interazione riguarda poi la stessa natura della finzione teatrale su cui il testo stesso riflette proponendo aspetti metateatrali, che saranno ripresi da molti autori d'avanguardia. - Il dramma e poi una sorta di opera da fare: i sei personaggi sono in realtà idee dell'autore che però ha rifiutato di materializzare le in un testo e queste figure non nate si presentano al capocomico per poter vedere la luce nel palcoscenico. - Il tema non è nuovo in Pirandello, ma la novità sta nella sua applicazione al teatro che produce uno sconvolgimento delle convenzioni e un'ulteriore riflessione sul rapporto tra realtà e finzione. - Attraverso la bocca del padre, Pirandello afferma che essi, nella loro condizione ‘potenziale’, sono le uniche persone perfette e complete. Dunque, l'individuo non solo appare scomposto, ma in questo grande dramma si giunge a decretare il rovesciamento del rapporto fra realtà e finzione per cui la sola idea dello scrittore appare autentica. 11 Capitolo 3 PERIODO 1919-1945 Dopo la fine della Prima guerra mondiale, la forza propulsiva delle avanguardie diminuì progressivamente. Tuttavia, la fase delle sperimentazioni non terminò di colpo, anzi diede alcuni dei risultati più importanti, ora spesso inquadrati sotto la categoria di modernismo (per esempio The waste land di Eliot o l’Ulisse di Joyce). Questi non erano più votati alla sola novità (imperativo delle avanguardie), ma tendevano a ricostruire un rapporto con la tradizione, ormai sentita come un grande repertorio da riacquisire e da cui estrarre i materiali adatti per sostenere la frammentarietà del presente. Ecco perché essa torna ad agire in modo straniato, attraverso citazioni allusioni e persino parodie: per far sì che la tradizione sia recuperata bisogna reinterpretarla. L'unica nuova avanguardia può essere considerata il surrealismo: - iniziato a Parigi ufficialmente nel 1924 con la pubblicazione di un manifesto, ma in realtà già sviluppatosi dal 1919 grazie all'apporto di intellettuali di inizio Novecento, quali Breton e Eluard. - Il surrealismo prendeva spunto dalle teorie psicoanalitiche freudiane e poi junghiane, per dare spazio a tutti gli ambiti della creatività, derivati dall' inconscio e non dalla razionalità. - Può quindi assumere forme molto diverse e si modifica nel tempo fino a trovare una nuova vitalità con la contestazione giovanile degli anni 50 e 60. - I suoi risultati maggiori vennero dalla scrittura automatica (cioè senza alcun controllo razionale), da una forte connessione tra opere letterarie e opere pittoriche o cinematografiche, fra testi scritti e visivi. In Italia l'avvento del fascismo (1922) condizioni ben presto pesantemente il dibattito culturale. I margini per una libera espressione delle opinioni politiche si annulleranno partire dal 1925 e molti intellettuali si ridussero a manifestare occultamente il loro dissenso. A parte Benedetto Croce furono pochi punti di riferimento espliciti per gli antifascisti, spesso costretti all'esilio oppure confinati in qualche paese sperduto o imprigionati come il marxista Gramsci, del quale nel dopoguerra furono pubblicati i Quaderni del carcere. Più frequentemente, la non adesione al fascismo riguardo la scelta di temi lontani dalla retorica del regime, a volte astratti e simbolici, come quelli inquadrati dai poeti ermetici, oppure più allegorici e realistici, come quelli delle liriche di Montale o, diversamente, di Saba. Varie furono le tendenze in ambito poetico nel periodo fra le due guerre: - già nel 1919 la reazione lepen guardie si manifestò chiaramente virgola in particolare con la pubblicazione della rivista «La Ronda», che propugnava un ritorno classicistico alla tradizione italiana. - In modo più libero il rapporto con la tradizione è fondamentale anche per altri poeti di questa fase tra cui Saba e Montale. Anche Ungaretti abbandona gli oltranzismi metrici dell’Allegria puntando a una sorta di petrarchismo simbolista. Meno chiara è la situazione della narrativa: - la linea della prosa d'arte viene ben presto contrastata da una volontà di tornare ad una narrazione diretta sostenuta in primis da Giuseppe Antonio borghese e messa in pratica da Moravia e dagli scrittori schierati nel cosiddetto ‘fascismo di sinistra’ (Vittorini e Bilenchi). - Negli anni 30 emerge con forza il plurilinguismo di Gadda virgola in seguito considerato da Contini come l'ultimo esponente della linea espressionista italiana. - Generalmente l'editoria di massa privilegia testi dalle trame ricche di suggestioni emotive ed erotiche e privi di allusioni alla concreta realtà italiana. Sarà solo tra il 1943 e il 1944 che si il robot dirà un nuovo filone realistico, dapprima grazie all' avvento del cinema. LA POESIA Il ritorno all'ordine classicista - La prima vera novità è la rivalutazione delle forme canoniche tanto in prosa d'arte quanto in poesia. - Protagonista in ciò fu la rivista romana «la Ronda», edita fra il ‘19 e il ‘22 12 - L'amore coniugale per Carolina Wolfer, sposata nel 1909, andò incontro a numerose e forti crisi. - Nonostante il sostegno di autorevoli intellettuali, quali De Benedetti, Montale e Sereni, Saba, rimase sino alla morte al di fuori dei circoli culturali più attivi influenti. Nonostante ciò, la sua poesia fu assunta modello per la lingua antinovecentesca o antinovecentista, la quale si doveva caratterizzare come semplice e onesta, capace di costruire un rapporto franco con il lettore. Produzione fino al 1921 e primo Canzoniere - La vocazione poetica di Saba si manifesta a partire dai primi anni del secolo mentre già nel 1911 e nel 12 escono testi molto apprezzati, come quello di casa e campagna e di Trieste è una donna, raccolte in parte dedicata alla moglie Lina. - Nonostante i contatti con alcuni intellettuali della rivista La Voce, Saba rimane legato alla sua Trieste mitteleuropea ma laterale in ambito italiano. Ecco perché le liriche delle prime raccolte appaiono del tutto fuori rispetto alle avanguardie; la sua stessa idea di scrivere un Canzoniere, risulta a questa altezza decisamente conservatrice, se si aggiunge che le forme metriche preferite da Saba sono quelle chiuse (come i sonetti), in particolare quelle che tendono alla cantabilità. - Fra le liriche di maggior valore del primo canzoniere ricordiamo quelle che fondano una stilizzazione classicista, con una scelta di immagini inconsuete e appunto stranianti: e il caso della celeberrima A mia moglie, in qui Lina viene paragonata a una serie di animali non nobili. L'amore coniugale, peraltro contrastato, si esplicita non in una lirica sublime ma in un affetto quotidiano, singolare e profondo, come quello verso gli animali domestici. - In generale l'insieme dei testi assume una struttura di piccoli romanzi, dove l'autobiografismo manifesta una tensione dell'io lirico a depurarsi dai sensi di colpa e nello stesso contempo a comprender sì, nonché a comprendere la psicologia profonda dei suoi interlocutori, a cominciare da Lina. - La poetica di Saba si distingue sin dalle prime liriche per l'apparente semplicità e cantabilità, che si rivelano invece una superficie pacificata sotto la quale si nascondono i conflitti. Le tensioni nascoste dietro alla superficie serena, le dissonanze nella cantabilità, si accentuano nella sezione dal titolo La serena disperazione, scritta fra il ‘13 e il ‘15 e poi ancora nell'Amorosa spina del ‘20: titoli in cui già la sfumatura ossimorica indica la tonalità dominante, che va a toccare un tema di fondo della poesia sabiana, il conflitto inevitabile tra i sessi, già ipotizzato da Nietzsche e Otto Weininger. - Saba mira a una poesia definita da lui stesso onesta, di leggerezza che diventa chiarezza e definizione, espressione classica di una sensibilità contrastata e nonostante tutto moderna. - Il suo scopo è quello di raccogliere in unità, tappe autobiografico-esistenziali che ancora l'autore stesso non comprende sin in fondo. Produzione poetica tra il 1921 e il 1957 - Dopo la pubblicazione del primo canzoniere Saba, sempre appartato e oltretutto avverso al fascismo (per le sue simpatie socialiste prima ancora che per le sue origini ebraiche), entra in contatto con alcuni giovani intellettuali e scrittori, come De Benedetti e Montale. - Entra in contatto con la psicanalisi, ma più in generale con la cultura europea contemporanea, trovando modo di introdurre nel suo stile semplice classico note più forti di modernità (Impiego più ardito della similitudine, aumento dell'allusività e uso calcolato del prosastico). - 1945: pubblicazione del secondo Canzoniere, nel quale confluiscono le raccolte del 21.  Fase di ulteriore lavorio sulle forme metriche e tradizionali e sullo stile, affiancato da nuovi apporti tematici: Preludio e fughe, dove si mettono in contrappunto musicale varie voci liriche e Il piccolo Berto, in cui vengono finalmente alla luce i traumi infantili, grazie un incontro poetico fra il Saba bambino e l'adulto. 15  Nella versione del ‘45 il canzoniere è diviso in tre grandi sezioni, che possono simboleggiare le tre principali età dell'uomo.  Rispetto alle edizioni precedenti Saba ha lavorato a una risistemazione complessiva, soprattutto in rapporto al tema dell'amore e a quello della guerra, letti in modo profondamente diverso rispetto al periodo immediatamente successivo alla fine del primo conflitto mondiale. (sezione Cuor morituro)  Amara nella sua denuncia diretta e volutamente enfatica è la sezione intitolata 1944, che rievoca uno dei periodi più drammatici della vita del poeta.  Sempre nella terza parte, incisive e drammatiche risultano le sezioni Parole e Ultime cose, ancora risalenti al periodo culminato nella persecuzione razziale e della guerra, che costrinsero il poeta a vagare a nascondersi tra Parigi, Roma e Firenze.  Di nuovo i contatti con Ungaretti e soprattutto Montale, portarono Saba a scrivere versi senza esplicitazione dei nessi collettivi, così che la sua lirica, pur rimanendo chiara, assunse a volte una componente di oscurità moderna - Dopo il 1948 si fece strada una sempre più forte insoddisfazione esistenziale, che negli anni ‘50 si manifestò attraverso nuove crisi nevrasteniche, e un incupimento definitivo, con numerosi riferimenti al tema della morte. - Altre opere - Saba fu anche un ottimo prosatore: nei suoi molti racconti brevi non mancano le storie legate al ricordo del mondo ebraico di Trieste e ai fatti autobiografici già trattati nel canzoniere. - Spiccano i testi di Scorciatoie e raccontini, nei quali le occasioni fornite dalla vita quotidiana vengono interpretate in modo inatteso, con gusto per l'aforisma che riconduce a due modelli attivi in Saba: Nietszche e Freud. - Postumo è uscito il romanzo incompiuto Ernesto, per certi versi rivelatore: si parla dell’iniziazione omosessuale di un ragazzo, narrata con levità e naturalezza, grazie pure a un uso del dialetto triestino molto delicato e insieme rivelatore. Si osserva bene anche in questo testo quanto affermato da Saba in una sua Scorciatoia, e cioè che «l'arte vive del proibito, di quello che non osa venire in altra forma alla luce del giorno». EUGENIO MONTALE (1886-1981) Formazione culturale  Nasce a Genova e la sua formazione fu molto eterogeneo, nutrita dalla lettura di testi letterari recenti e di classici. Inoltre, buona era anche la conoscenza artistica e ottima quella musicale. Lesse e conobbe numerosi tasti filosofici, religiosi e morali, fra cui spiccano quelli di Bergson e Boutroux.  Cerca di avvicinarsi alla cultura italiana più vivace, sia come lettore, sia come recensore e autori di articoli importanti come stile e tradizione saggio e implicitamente manifesto di poesia, dove Montale sosteneva l'idea di una lirica legata ha una forte stilizzazione, derivata dalla tradizione migliore virgola e all’etica («lo stile ci verrà dal buon costume»), In opposizione alle forme di letteratura completamente estranee alla morale.  Seri e di amicizie: fra le più significative Camillo Sbarbaro e Sergio Solmi. Ossi di seppia  Si presenta come libro molto particolare nel panorama contemporaneo: E'stato dal definito dalla critica come parte della categoria del classicismo paradossale , confrontabile con quella del modernismo, creata dallo stesso Montale per definire Saba , del quale fu uno dei primi estimatori. Ma nell'opera del poeta ligure è ben più forte la componente modernista all'interno dell'uso di elementi tradizionali, riconoscibili nel testo ma sottoposti a una sorta di corrosione. (es. Metrica: ampia presenza di entecasillas.be settenari ma spesso mescolati a versi meno canonici e comunque quasi sempre imperfetti o inconsueti. oh la presenza di rime regolari alternate con assonanze consonanze).  Personalissima stilizzazione 16  Gli lirico degli Osti si presenta come un soggetto debole che però non si limita a denunciare la propria condizione in modo malinconico o ironico come accadeva per i crepuscolari; lio montaliano confronta la sua condizione con quella moderna dell'intero genere umano e denuncia il male di vivere , la sofferenza esistenziale di chi ormai privo di una fede certa e di una reale volontà di agire. Ciò nonostante Montale continua a cercare il miracolo , la possibilità di incontrare il divino e quindi la salvezza dalla rete della banalità quotidiana. In questa prospettiva gli ossi propongono la narrazione di una serie di scacchi esistenziali, azioni mancate, speranze deluse per l'io , però magari realizzate per qualcuno dei suoi interlocutori.  Per certi versi pare un rovesciamento della mitologia dannunziana dell' alcione: a partire dallo stesso paesaggio ligure che appare scabro e desolato rispetto alla Versilia di D'Annunzio. Si deve però all' alcione, Il modello per la suddivisione degli ossi in quattro grandi sezioni (movimenti ossi di seppia, Mediterraneo, meriggi e ombre )  L'ultima sezione in particolare forma un micro romanzo che ha al suo centro un evento fondamentale per tutta la raccolta la fine dell'infanzia, ovvero la perdita di un rapporto diretto ed ingenuo con la natura sostituita dalla consapevolezza che la vita è crudele più che vana (confronti e dissensi con Leopardi)  la forza della raccolta è data proprio dall’alternanza di tonalità e registri, tutti però controllati dalla potente stilizzazione che garantisce una forma compiuta classica e moderna. Le Occasioni Contesto:  Nel 1927 Montale si trasferisce a Firenze, dove entra in contatto con quasi tutti gli autorevoli critici e scrittori dell'epoca. La vicinanza con questo ambiente spinge il poeta a una rilettura raffinata dei classici, corroborata dalla vicinanza di esperti (come il giovane ma già autorevolissimo Gianfranco Contini, che in quegli anni gettava nuova luce sui poeti delle origini e sul Dante lirico) e dalla fiorente stesura di traduzioni (Shakespeare).  In questo periodo Montale incontra due donne, ben presenti nella sua poesia: Drusilla Tanzi, che in seguito sposerà (Mosca delle ultime raccolte), e la dantista statunitense Irma Brandeis (Clizia). Poetica:  È in questi anni che matura una svolta nella poetica montaliana: le Occasioni si orientano verso l'oscurità tipicamente otto-novecentesca, che tuttavia risulta molto diversa da quella degli ermetici. La difficoltà delle occasioni non deriva infatti da un simbolismo forzato o da un surrealismo anti- razionale, deriva invece da una condensazione dei passaggi, da un tacere l'elemento generatore della lirica per concentrarsi sui suoi effetti.  Si basa su un procedere per metonimie, per dettagli che stanno al posto del tutto e non per grandi o evidenti metafore come accadeva negli Ossi.  Si rafforza l'importanza data gli oggetti, che non sono più ricavati principalmente dalla natura e caricati di valenza simbolica, ma sono più frequentemente frutto di lavoro artigianale o tecnico.  Si coglie qui l’adesione ad una «poesia di tipo metafisico»: una poesia rivalutata in quel periodo da Elliott e che non mirava a nascondere la realtà storica e biografica, ma semmai a farne la fonte concreta di una ‘poesia oggettiva’, portatrice di un valore universale e non semplice espressione dei sentimenti dell’io.  Spicca l'esaltazione del tema modernistico dell’epifania miracolosa, dell'occasione, che porta allo svelamento di una verità oltre le apparenze terrene, che all’io poeta può manifestarsi grazie all' intervento di Clizia, la donna-angelo dai tratti stilnovisti, e mediante i tanti oggetti salvifici di cui è costellata la raccolta.  Dal punto di vista stilistico passerà ad una sintassi molto più contratta, sincopata rispetto a quella più esplicita e diretta degli ossi. La bufera e altro (1956) Contesto:  Breve fase di impegno politico nel partito d'azione.  si trasferisce nel 1948 a Milano, dove diventa redattore del Corriere della Sera. L'attività giornalistica lo porta a incontrare artisti, scrittori e in generale realtà culturali europee ed extra europee. 17  Italo Svevo è lo pseudonimo assunto da Hector Schmitz, Nato nel 1861 a Trieste da una famiglia di ascendenza ebraica.  Fu avviato dal padre a studi tecnici ma tuttavia continua a coltivare una passione per la letteratura e il teatro. Si interessò anche di politica e di filosofia elesse compassione schopenhauer e Darwin.  Iniziò a pubblicare sul quotidiano irredentista l'indipendente alcuni racconti come una lotta virgola che già presenta un tema tipicamente sveviano della sconfitta degli eccentrici.  Sposa Livia veneziani e si avvicina a posizione socialiste (testimoniate dal racconto una tribù) e pubblica il suo secondo romanzo Senilità nel 1898.  Dal 1906 comincia a studiare inglese con James Joyce, che soggiornava Trieste e sempre in quel periodo tornò in contatto con le teorie di Freud, che costituiranno un sostrato fondamentale delle sue opere successive.  A partire dal 1919 iniziò la stesura del suo capolavoro, La coscienza di Zeno, edita nel 1923, e che grazie a Joyce ottenne ottimi riscontri a Parigi e fu valutata positivamente anche in Italia anche grazie intellettuali quali Eugenio Montale, Bobbi Balzan e Giacomo Debenedetti.  Morì per un incidente d'auto nel settembre del 1928. Una Vita (1892)  Il titolo provvisorio un inetto già spiega il carattere del protagonista: Alfonso Nitti è un individuo modesto, un impiegato di banca, incapace di portare a compimento i propri sogni. Si sente del tutto «incapace alla vita» e alla fine decide di suicidarsi.  Influssi evidenti di autori come Stendhal, Flaubert e Zola.  L'inettitudine radicale di Alfonso pare soprattutto un'applicazione delle teorie darwiniane, che lo vedrebbero dalla parte dei deboli, destinati a soccombere nonostante le loro doti.  La scelta finale del suicidio sembra portare alle estreme conseguenze la posizione di Schopenhauer (per altro ostile a questa scelta) sulla necessità di sopire la volontà di continuare a esistere.  Alfonso rinuncia persino alla possibilità di spiegare la sua scelta in una lettera, nella quale avrebbe potuto usare tutte le armi della letteratura per giustificare i comportamenti nella vita, ma al termine della parabola è la vita stessa che si è rivelata al protagonista priva di qualunque attrattiva, dato che egli nelle migliori circostanze aveva sofferto più di altri nelle dolorose Senilità (1898)  Si coglie una più affinata capacità di introspezione psicologica. Le vicende di tipo naturalistico lasciano il posto ad un intreccio tra quattro personaggi: il principale è Emilio Brentani, autore non riconosciuto, innamorato della bella popolana Angiolina, che però rivela col tempo la sua rozzezza e si invaghisce di Stefano Balli, scultore mediocre ma vitalistico, di cui è anche innamorata la sorella di Emilio, Amalia. Emilio si ritrova solo al termine del romanzo precocemente e precocemente arrivato alla senilità, come sempre incapace di agire e in grado solo di sognare.  Ricca trama di simmetrie, della quale si coglie una contrapposizione fra i deboli sognatori (Emilio- Amalia) e i forti realisti (Stefano-Angiolina), darwinianamente molto più adatti alla vita.  Uso interessante del discorso indiretto libero, che permette di cogliere pensieri e impressioni del protagonista.  Altro aspetto, già annunciato in Una Vita, emerge con chiarezza in questo romanzo ovvero l'ineffabilità delle affermazioni del protagonista, che spesso si scopre travestire le sue vicende secondo una prospettiva falsificante o almeno sviante. Il protagonista viene quindi smentito in vario modo e il suo essere nel mezzo del cammino vitale non costituisce una giustificazione, ma semmai un'ulteriore certificazione di inettitudine. La coscienza di Zeno (1923)  In questi anni Svevo legge con maggiore interesse la letteratura anglosassone contemporanea, entra in contatto con la tecnica umoristica e riceve un'ulteriore spinta alla conoscenza della cultura inglese e della narrativa sperimentale dalla duratura amicizia con James Joyce. Inoltre, lo scrittore ha potuto conoscere meglio le teorie freudiane diffuse a Trieste dal grande psicanalista Edoardo Weiss.  Il risultato è la nascita di un personaggio del tutto nuovo nel panorama italiano e originale anche in quello internazionale: un commerciante ben poco abile, sposatosi in modo quasi grottesco, affidatosi poi alle cure di uno psicanalista, senza averne un'effettiva fiducia. Egli è costretto, proprio dalla 20 terapia, a scrivere una sorta di memoriale degli eventi più significativi della propria vita, e proprio questo brogliaccio, sottratto al paziente Zeno Cosini dal dottor S. dopo un'improvvisa interruzione della cura, viene a costruire la base della narrazione.  La narrazione non segue un percorso lineare, ma al contrario, secondo il modello umoristico, procede in apparenza caso, per blocchi al cui interno la voce del protagonista-narratore prende il sopravvento e descrive la realtà secondo una prospettiva decisamente unilaterale, umorale e addirittura talvolta falsa, perché in molti casi Zeno si contraddice.  Zeno risulta quindi essere un personaggio nevrotico e mentitore, soggetto a problemi psicosomatici e portatore di teorie a dir poco singolari e inaccettabili ai più.  Zeno non è più solo in un inetto: la sua stravaganza lo porta a interpretare la realtà psicologica e storico-naturale secondo coordinate insieme scientifiche e stralunate. Ciò che gli manca è la certezza di un destino e al suo posto gli rimangono ipotesi supposizioni e teorie: quella sua propria e che tutti gli uomini sono in realtà ammalati e che la salute di fatto non esista. Non esistono allora deboli e forti ma solo malati consapevoli o meno.  Alla fine del libro, Zeno Cosini reputa di essere guarito e in effetti Zeno è probabilmente guarito dall' ottimismo scientifico o presunto tale, quello di tutti coloro che pensano di poter cambiare le vite dei singoli o addirittura la vita umana spiegando dove stanno le malattie e dove la salute: nell'ottica di Svevo tutto è malattia e per questo il mondo sembra destinato a finire con una grottesca apocalisse, ma chi lo ha capito e lo denuncia attraverso la letteratura, paradossalmente, può ritenersi guarito, al di là di ogni cura psicoanalitica. CARLO EMILIO GADDA (1893-1973) Formazione culturale e prime opere  Nasce a Milano nel 1893 da padre ungherese e insegnante di materie letterarie.  Dopo la morte del padre si lega sempre più alla madre, che lo spinse agli studi di ingegneria.  Allo scoppio della Prima guerra mondiale, si arruolò come ufficiale volontario ma venne fatto prigioniero dopo la sconfitta di Caporetto (durante il periodo bellico tenne un Giornale pubblicato tra il ‘55 e il ‘91).  Solo alla fine del conflitto venne a sapere della morte del fratello Enico, trauma che scosse ulteriormente il suo equilibrio psichico.  Pur essendo costretto all' attività di ingegnere Gadda inizio negli anni 20 a scrivere ampi abbozzi di romanzi e trattati pubblicati solo postumi (Racconto italiano di ignoto del Novecento e La meccanica, ricchi di riflessioni sulle caratteristiche che dovrebbe avere il romanzo moderno in rapporto alla tradizione. La Meditazione milanese, trattato filosofico, basato sulla lettura di Spinoza e Kant).  Una riflessione che inizia in questo periodo e sarà poi fondamentale per tutta l'opera gaddiana, è quella relativa ai rapporti tra vari registri linguistici, da quello aulico-tradizionale, a quello tecnico scientifico, a quelli popolari, dialettali e gergali.  Cominciano inoltre ad emergere alcuni nuclei narrativi poi ossessivamente ripetuti nel resto della produzione di Gadda, come per esempio quello della persona moralmente retta ma incapace di difendersi, che viene emarginata dalla società, o quello della donna, casta o impura, che viene uccisa violentemente; o ancora, più in generale, quello dei comportamenti dell'intera società in periodi di profonda crisi, come una guerra terribile o un dopoguerra all'insegna della violenza.  Gadda aderì inizialmente al fascismo, già dal 1921, forse più per nevrotico bisogno di ordine assoluto che per vera affinità ideologica. La cognizione del dolore (1963)  Iniziato nel 1937 e pubblicato in parte sulla rivista Fiorentina Letteratura tra il ‘38 e il ‘41.  Mette in evidenza solo alcuni dei temi più forti di Gadda, ma anche la sua difficoltà a chiudere definitivamente le opere, tanto che quasi tutte le più lunghe restano allo stadio di abbozzi o comunque incompiute. Ciò implica, per la critica, la necessità di interpretare i finali, solo accennati e spesso diversi nei vari stadi compositivi, ma soprattutto implica una questione di politica: per Gadda la trama non è il punto essenziale di un romanzo, che invece vive soprattutto nella sua capacità conoscitiva, ovvero della possibilità a esso connaturata di interpretare il mondo attraverso il linguaggio. 21  La mescolanza delle lingue e degli stili è l'unico modo di riuscire a rappresentare l'infinita complessità, ovvero la «baroccagine del mondo». Dunque, Gadda è alla ricerca di una sua via per «elencare tutte le singole cose» e «osservare tutto».  Questo aspetto, ancora più vistoso nel Pasticcio, si coniuga sempre con una fortissima volontà di giudizio, che riguarda tanto i comportamenti umani consueti, quanto le storture più gravi e ingiuste.  Si apre nel fantastico paese sudamericano del Maradagàl, in cui imperversano reduci di guerra che mai hanno visto il fronte profittatori speculatori: e il povero protagonista don Gonzalo, ingegnere che vive in una villa dissestata con la vecchia madre, deve subire angherie e minacce di ogni tipo diventando ancora più nevrotico ed esasperato.  Si alternano parti più satirico grottesche con altre più dolorose e drammatiche (in particolare il rapporto di amore odio con la madre).  conclusione drammatica: la madre viene trovata agonizzante, forse a causa di un'aggressione di estranei o piuttosto del figlio  la stravaganza nevrotica di Gonzalo non è dovuta soltanto alla complessità del legame filiale, ma pure alla sua incapacità di adattarsi all' imperfezione del mondo, alle ingiustizie e ai sorprusi. Al suo «male oscuro» si continua ad ignorare la causa, perché come sempre in Gadda le cause sono molteplici e intanto però quel male «lo si porta dentro di sé per tutto il fulgurato scoscendere d’una vita, più greve ogni giorno, immediato.»  tanti registri stilistici: tragico, lirico, parodico, satirico-grottesco  plurilinguismo: falso spagnolo, fiorentino colto, napoletano, moltissimi preziosismi e strutture sintattiche complesse.  Modelli: Manzoni, D’Annunzio, Amleto, tragedia greca Quer pasticciaccio brutto de via Merulana (1957)  Si presenta sotto forma di giallo, incentrato su un delitto avvenuto a Roma in pieno regime fascista, 1927. La vittima e Liliana Balducci, in apparenza donna e moglie proba, ma figlia di uno dei tanti profittatori di guerra. Amico di famiglia il commissario Ciccio Ingravallo, viene incaricato delle indagini, che, mano a mano che avanzano, si conferma vera una delle stravaganti teorie del detective cioè che le «inopiante catastrofi» sono il frutto di tutta una «molteplicità di causali convergenti», ovvero un nodo o groviglio di concause.  Procede per deviazioni, piste sbagliate: in più che l’indagine concreta conta quella conoscitiva del commissario, che alla fine sembrerebbe approdare alla scoperta di una responsabile l'ultima domestica di Liliana, ma senza che ciò sia confermato.  Rispetto alla Cognizione domina qui una narrazione più consequenziale, che procede però alterando a romanesco popolare molti linguaggi e gerghi (polifonia).  Il romanzo poliziesco nasconde in realtà la ricerca di un ordine perfetto: il «pasticciaccio», nato con l'assassinio, è una perdita d'ordine ed è perciò necessario ricavarne un altro, che spieghi la perdita del primo. (Investigazione superiore)  All'interno della trama le deviazioni dall'inchiesta principale sono numerose. Infatti, il barocco del mondo trionfa: e dietro i delitti si c'erano forze oscure violente tra Eros e odio, comunque in grado di distruggere qualunque ordine e qualunque difesa razionale e morale.  Gadda non mancò di concretizzare la sua abilità polemico satirica contro un obiettivo preciso: il fascismo. Nella realtà biografica lo scrittore si mostrò in un primo tempo vicino agli ideali del regime fascista, in quanto prometteva una pulizia di tutti i sorprusi passati; In seguito però si accorse di quanto becero e vaniloquente fosse il governo mussoliniano. LA CRITICA La cultura sotto il fascismo  Il regime condizionava fortemente il dibattito culturale.  In contrapposizione a Benedetto Croce si schierò Giovanni Gentile, sostenitore del valore assoluto dello Stato. (riforma della scuola)  Avversari del fascismo furono Gobetti e Gramsci, una delle menti più lucide del marxismo italiano, destinato a morire nelle carceri del regime (Quaderni). Numerose furono le riviste attive sotto il fascismo: 22  Poetica: presupposto di un rifiuto dell’ermetismo e del neorealismo. Si invoca un nuovo sperimentalismo che deve unire una stilizzazione aperta, memore del modello plurilinguistico di Dante, e una lettura della società sulla scorta del pensiero di Gramsci, tale da unire gli intellettuali alla loro classe in modo organico.  Vengono recuperate la tradizione italiana espressionista e quella pascoliana, in funzione antinovecentesca (rivalutati Caproni e Saba).  Franco Fortini e Edoardo Sanguineti NARRATIVA  La narrativa riceve un forte impulso, in virtù della diffusissima volontà di raccontare i tanti e terribili fatti, soprattutto della lotta resistenziale contro il nazifascismo.  Molto importante è il connubio tra narrativa e cinema e teatro in quanto ci sono casi come Luchino Visconti oppure De Sica o ancora Rossellini.  La riacquisizione della libertà di stampa è di dibattito politico e culturale, favorirono la nascita di un’editoria importante.  La casa editrice Einaudi visse un momento molto importante in questo periodo: coinvolse filosofi, storici e letterati fra cui Vittorini, Pavese e Calvino. La vicinanza ai partiti di sinistra non impedì a Einaudi di assumere posizioni critiche, che si accentuarono dopo l’invasione della Unione Sovietica in Ungheria (quando ad esempio Calvino lascerà il partito comunista).  Ci sono autori importanti che appartengono al neorealismo o al memorialismo che sono ad esempio Natalia Ginzburg, Pratolini, Carlo Levi. Un altro filone è quello della narrativa meridionale. Alberto Moravia  Vita e formazione : nacque a Roma. In seguito a una grave forma di tubercolosi fu costretto a lunghi periodi di isolamento, durante i quali sviluppò una propensione alla scrittura.  Nel 1929 pubblicò Gli indifferenti: un’opera di realismo singolare, senza storia, perchè priva di agganci a un tempo definito. È più attento all’interiorità dei personaggi che alla resa realistica. Trama: Michele Ardegno è il protagonista passivo, figlio di Mariagrazia, che è l’amante di Leo Merumeci, che si è invaghito della figlia di lei Carla. Michele, incapace di azioni decise, spara a Leo con una pistola scarica. Contenuti: il presupposto della narrativa è che la borghesia è ormai priva di valori e i giovani si adattano, disposti a compromessi perchè indifferenti a tutto.  Nel 1944 pubblica Agostino Un adolescente della buona borghesia durante una vacanza in Versilia viene iniziato dai ragazzi popolani alla vita concreta e al sesso. La trama è fluida, ma non nasconde le implicazioni psicoanalitiche.  Negli anni 60 lo scrittore si rinnova, adattando alle nuove istanze del romanzo sperimentale i suoi temi costanti, soprattutto l’analisi del vuoto esistenziale e morale della borghesia, Non chiede il rapporto fra denaro, sesso e società, letto sulla scorta di Freud, Marx e Sartre.  La noia: storia del contrastato rapporto fra un pittore privo di ispirazione e la sua vitalissima modella, la cui conclusione porterebbe alla necessità di contemplare più che sperimentare la vita (crescente pessimismo).  Capacità di atomizzare i mali della borghesia, scavando nel marcio, evidenziato senza vezzi stilistici e con un linguaggio volutamente grigio. Elio Vittorini  Siciliano, operò a Firenze come operatore culturale, si trasferì a Milano e aderì alla Resistenza. 25  Conversazione in Sicilia: pubblicato su Letteratura tra il 1938 e il 39. Romanzo a sfondo simbolico-allegorico: il rientro in Sicilia del protagonista-narratore diventa l’occasione di una riflessione sul proprio ruolo politico e sulla condizione dell’Italia, in particolare delle zone più emarginate alla fine del regime.  Vittorini sentì la necessità di trovare nuove forme di impegno nel dopoguerra. Rivendicò l’autonomia degli intellettuali rispetto alla politica e promosse iniziative in questo senso con la casa editrice Einaudi. Cesare Pavese  Fu al fianco di Vittorini per Einaudi.  Il suo primo interesse fu la letteratura angloamericana, di cui si colgono le caratteristiche nelle sue prime opere: i metri lunghi e narrativi e alcune immagini metaforiche e mitologiche.  Le sue opere si collocano in una dimensione metastorica perchè il mito è un tema ricorrente, in quanto fondo inconscio da riscoprire dietro la razionalità moderna.  Tetralogia Il compagno (1947), Il carcere (1949), La casa in collina (1949), La luna e i falò (1950) Tema: la storia contemporanea Il compagno: l’intellettuale Carlo, rifugiatosi in collina durante la Guerra, s’interroga sul rapporto con Cate e con suo figlio, forse frutto di una loro relazione; Corrado anche di fronte ai soprusi nazifascisti non riesce a prendere posizione e rimanda il momento della maturità. La casa in collina: si chiude con una desolata richiesta per tutti i morti nel conflitto. Le lune e i falò: le lotte della guerra civile si collocano già su uno sfondo lontano, rievocate dal protagonista Anguilla vissuto a lungo negli Stati Uniti e dal suo coetaneo Nuto, rimasto invece nelle Langhe. Gli elementi di cronaca vengono reinterpretati in una prospettiva mitica, caratterizzata dalla lontananza candida e materna della luna, diversa nel nuovo e nel vecchio mondo, e dal fuoco distruttore-rigeneratore dei falò. Tra neorealismo e memorialismo Primo Levi  Torinese, di origini ebraiche, venne deportato ad Aushwitz.  Se questo è un uomo (1947): è un diario memoriale dell’esperienza nel campo di Aushwitz. Nell’organizzazione del testo si colgono la cultura classica e la formazione scientifica dell’autore. Il testo è caratterizzato da una tragica essenzialità, è scritto per uno studio pacato di alcuni aspetti dell’animo umano, ma è vibrante per la vicinanza cronologica dell’offesa subita.  La tregua (1963): memoriale del periodo dalla liberazione dal lager da parte dell’Armata rossa fino al rientro di Levi a casa. Tono più comico-picaresco.  Testi successivi: Nei testi della seconda parte della produzione leviana, poi, si coglie in filigrana l’esperienza del mondo concentrazionario, ma emerge quella di uno scrittore-scienziato, sensibile alla materialità caotica del reale.  L’opera più efficace dell’ultima produzione è I sommersi e i salvati, raccolta di saggi in cui l’autore ripensa all’intera realtà concentrazionaria. Beppe Fenoglio  Autore di una narrativa legata all’esperienza della guerra, ma più filtrata da una forte rielaborazione letteraria.  Conosce bene la narrativa anglosassone e la filosofia contemporanea.  Si unisce ai partigiani e partecipa alla vittoria degli antifascisti.  Appunti partigiani (1944): diario romanzato dell’esperienza partigiana.  I ventitre giorni della città di Alba (1952): Raccolta di racconti. Una delle interpretazioni più forti ed efficace della guerra civile, criticata per l’apparente dissacrazione della Resistenza, raccontata anche nella concretezza e a volte bassezza della quotidianità.  Aveva un grande progetto, un libro grosso che doveva raccontare l'intero periodo 1943 1945 virgola che decise di stendere preliminarmente in inglese (fenogliese). 26  Nel 1959 esce Primavera di bellezza. (mai convincente) Trama: il partigiano Johnny, dopo la formazione militare a Roma, fugge e si unisce ai ribelli sulle colline sopra Alba, ma viene ucciso quasi subito in combattimento.  Nel 1968 è stato edito un testo ritrovato fra le sue carte con il titolo redazionale di Il partigiano Johnny. Doveva costituire la seconda parte del romanzo. Esprime la vicenda di Johnny in modo dettagliato. Stile: linguaggio ricco di metafore, neologismi, costruzioni ardite. Stile sublime, adatto a rendere epico-tragica la narrazione della Resistenza. Contenuto: il partigiano Johnny, partito per combattere i nazifascisti e per diventare un eroe, comprende che la guerra moderna non dà più gloria, ma la percezione costante della fragilità corporea e della fine immanente. Si parla di epica storica per il romanzo, perché l’autore vuole far raggiungere un livello epico alla lotta resistenziale, nel senso in cui gli eventi accaduti valgono per tutto il genere umano e non solo per chi li ha vissuti. La vittoria finale non riscatta fino in fondo chi è morto.Il momento esplicito della fine è eliso, ma ci sono le tracce per la sua giusta interpretazione.  Una questione privata (1963) Trama: l’amore di Milton per Fulvia diventa ossessivo quando viene a sapere di un possibile legame fra lei e il suo compagno partigiano Giorgio Clerici. Milton non può chiarire la situazione perché Fulvia è lontana e Giorgio è caduto nelle mani dei fascisti. L’intero romanzo propone i disperati tentativi di Milton di trovare un prigioniero da scambiare. I suoi frenetici spostamenti consentono di rappresentare la guerra nella sua brutale drammaticità. L’esito, incerto, sembra condurre alla morte il protagonista. Stile: teso ed efficace. Dà un’interpretazione di altissimo valore al romanzo di amore e guerra. Elsa Morante  La sua infanzia difficile condizionò molte sue propensioni.  Ebbe grande capacità di diversificazione stilistica tra le opere. Menzogna e sortilegio (1948)  Trama: Elisa racconta che sua madre Anna ama il cugino Edoardo, spietato e bugiardo. Le passioni e le falsificazioni vengono portate fino al parossismo e alla fine, dopo che tutti i protagonisti sono morti, Elisa si ritrova con il gatto a cercare di comprendere quanto è accaduto. Elisa avverte che spesso i fatti non sono come appaiono.  Stile: la visione realistica e le deformazioni favolose e oniriche si compenetrano. La forza del racconto sta nel suo sviluppo ossessivo. L’isola di Arturo (1957)  Trama: Arturo racconta da giovane adulto le sue storie infantili e adolescenziali. Lo sdoppiamento dei piani è necessario per leggere le vicende da più angolature. Arturo è orfano di madre e poco seguito dal padre, vive con la cagnetta. Si crea un mondo mitico, del quale si sente il re. In questo spazio irrompe la nuova fidanzata del padre, che diventa madre sostitutiva e poi amante sognata da Arturo. Arturo, consapevole ormai della meschinità del padre e della falsità delle magie infantili, viene iniziato sessualmente da una vedova, e parte poi dalla sua isola che sembra scomparire.  Stile: più semplice e limpido. Il testo acquista forza attraverso la capacità di costruire un racconto di iniziazione-formazione, quasi d’avventura, che però nasconde componenti psicanalitiche molto significative. La storia (1947)  Contenuti: le storture che travolgono i singoli, in particolare i deboli, all’interno del complesso degli avvenimenti mondiali. La vicenda ha valore esemplare e oggi viene letta come una metafora della crudeltà e dell’indifferenza della storia.  Trama: la maestra Ida Ramundo difende appassionatamente il suo piccolo Useppe, concepito da un ignoto soldato tedesco. Dopo vicissitudini comiche o tragiche, il figlio muore, come prima era morto il suo primo figlio. Ida impazzisce e viene rinchiusa in manicomio Aracoeli (1982)  Trama: Emanuele ricerca la madre, Aracoeli, morta misteriosamente in Andalusia, che ha lasciato un fratello, Manuel, quasi un doppio del protagonista.  Contenuto: il testo si configura come una discesa verso gli abissi della nascita e della morte.  Stile: sostenuto, ricco di ispanismi e di termini gergali. 27 Se una notte d’inverno un viaggiatore (1979)  Contenuti e struttura: il romanzo è costituito dalla combinazione di dieci incipit e da un immaginario inseguimento amoroso fra lettore e lettrice. Segue la logica postmodernistica della narrativa come citazione continua e come riuso delle narrazioni già sperimentate. Palomar (1983)  Contenuti: problema dell’interpretazione della realtà, attraverso il filtro onirico e disincanatato del protagonista-osservatore. Capitolo 5 PERIODO 1963-1979  Profonde modifiche nel rapporto tra cultura alta e cultura popolare . Di fronte alla diffusione della cultura di massa, sostenuta dal sistema capitalistico, le reazioni degli artisti sono state diverse: o la chiusura completa, o l’interpretazione, magari grazie al riuso dei materiali di scarto delle società industriali ( nuova fase sperimentale)  Stagione dei cantautori: mentre la lirica colta vedeva il diminuire del suo pubblico, si ampliava quello degli happening poetici.  Condizione già definita da molti postmoderna, sebbene le teorie sul postmodernismo diventino significative soprattutto alla fine degli anni 70.  Gran parte degli anni 60 e 70 sono stati caratterizzati anche in Italia da rinnovate sperimentazioni, soprattutto in poesia (neoavanguardia).  Mentre, nella narrativa prevalgono il plurilinguismo e gli intrecci antinaturalistici.Vengono scoperti gli autori sudamericani, come Garzìa Marquez.  Il teatro vive dell’estro di pochi attori e registi. Il cinema non raggiunge gli esiti dei primi anni del dopoguerra.  Il dibattito culturale attraversa una fase ricca e intensa, specialmente nel periodo delle rivolte: fino alla morte di Pasolini (’75) e all' assassinio di Aldo Moro (’78) gli intellettuali e in particolare gli scrittori trovano ancora uno spazio di intervento ampio, che si ridurrà progressivamente nei decenni successivi. LA POESIA La neoavanguardia  Tendenza sperimentale.  Ideale: l’eversione doveva essere prima di tutto linguistica, basata sul rifiuto delle forme e degli stili tradizionali, in corrispondenza di un rifiuto ideologico della cultura borghese.  Gruppo 63 Neoavanguardisti riunitisi a Palermo nel 1963. Premesse culturali simili: adesione al marxismo, all’antropologia, all’etnologia nelle versioni strutturaliste, attenzione al linguaggio EDOARDO SANGUINETI Il più acuto teorico della neoavanguardia. Laborintus (1956)  Contenuti: presupposti marxisti e psicanalitici. La storia di una depressione. La realtà autentica si può cogliere solo grazie allo stravolgimento linguistico. Ne deriva un annullamento del sublime.  Stile: lasse lunghe, composte da versi informi, concrezione di lingue diverse e di citazioni e allusioni straniere. I modelli tradizionali e modernisti sono fusi insieme, e questo composto porta alla parte più profonda dello scavo psicanalitico e fa emergere il kaos. Amelia Rosselli  Usa le lingue familiari, italiano inglese francese, come strumento di un’espressione poetica che parte da un ambito prerazionale.  Una profonda nevrosi si trasfonde nei suoi testi. 30  Il linguaggio viene stravolto per veicolare, attraverso uno stile oscuro, una visione scomposta e disgregata di eventi e persone.  Si riscontrano una ritmicità ripetitiva e una metaforicità densa ma che fornisce segnali per la ricostruzione del senso.  Opere migliori: Variazioni, La libellula, Sonno-sleep Vittorio Sereni Uno degli autori che avevano esordito con raccolte ermetico-tardo-simboliste, e che poi approdano alle nuove tendenze sperimentali. Frontiera raccolta di testi d’impronta ermetica, ma con interesse per oggetti e situazioni concrete. Diario d’Algeria (1947)  Raccolta che scaturisce dall’esperienza di reclusione nei campi di lavoro in Africa.  Contenuti: gli elementi autobiografici si fondono con l’interpretazione dell’intero dramma del conflitto.  Stile: più asciutto, classicista. Gli strumenti umani (1965)  Esito più alto della lirica di Sereni.  Contenuti: cerca di coniugare aspetti autobiografici con lettura del presente, con forti variazioni tematiche. Protagonisti sono vicende e oggetti quotidiani che si caricano di significati ulteriori.  Stile: dettato appena sopra la prosa, calibrato linguisticamente. Stella variabile (1981) Proseguimento della ricerca della poesia che tende alla prosa. Molti dialoghi. presenza del tema della morte, riflessioni etiche e filosofiche. ANDREA ZANZOTTO  Prima produzione ancora ermetica.  Prime raccolte poetiche: Dietro il passaggio (1951) Elegia e altri versi (1954) Vocativo (1957)  Linguaggio puro e assoluto, che mira a trovare dietro la realtà significati profondi.  L’ipermanierismo nasconde l’angoscia dell’io nei confronti della storia e la necessità di uno schermo metaforico anticontaminante.  IX Ecloghe (1962): Aumenta il contrasto fra l’ideale di un modo a parte, bucolico, e la presenza di elementi esterni non più esorcizzabili. Dislivelli linguistici e tonali. La Beltà (1968)  Capolavoro di Zanzotto.  Stile: linguaggio intenso come entità generatrice di infiniti sensi, ma di per sé priva di significato.  Influssi: psicanalisi e Lacan, poesia moderna.  Contenuti: la storia viene ricondotta alla sua componente primordiale, cioè diventa espressione ultima di una catena che rimanda alle origini, agli stadi inconsci del singolo e dell’umanità. Nelle raccolte successive prosegue nel percorso di ricreazione linguistica, focalizzando l’importanza del dialetto e del linguaggio infantile, prima forma di linguaggio pregrammaticale, privo di organizzazione gerarchica di significati. Trilogia: Il Galateo in bosco, Fosfeni, Idioma  Contenuti: interpreta il paesaggio di Pieve di Soligno, scoprendone le componenti storiche, ormai immedesimate nella natura.  Stile: tornano i manierismi, ma inseriti in una dimensione integralmente semiotica, unendo tasselli da numerose lingue e segni grafici non linguistici. Tra impegno e ironia Franco Fortini  Esempio più evidente di uno stile semplice, che si contrappone alle numerose sperimentazioni. 31  Una volta per sempre (1965): Raccolta dai toni didattici, assertivi, attraverso i quali l’ideologia marxista transita in un linguaggio arcaico, filosofico-allegorico.  Questo muro (1973): Continua l’analisi del presente interpretando il periodo delle rivolte giovanili e della guerra del Vietnam, soprattutto mediante epigrammi.  Composita salvantur (1994): Ultima raccolta, nella quale forme classicistico-manieriste si piegano a uno scavo interiore e storico, quando stanno arrivando alla fine gli ideali comunisti e la propria vita. Giovanni Giudici  Fa parte dei poeti della linea lombarda: autori di raccolte caratterizzate da un attento esame etico e da un calibrato equilibrio fra lirica e prosa.  La vita in versi (1965): Riunisce la prima produzione. Caratteristiche: molteplici riferimenti autobiografici, delicata ironia. La poesia dialettale Negli anni 70 la scelta del dialetto diventa controcorrente, legata alla ricerca di forme espressionistiche da contrapporre ai luoghi comuni dell’italiano standard. La narrativa, il teatro, il cinema  Dal 63 la narrativa tradizionale realista entra in crisi, la narrativa non è considerata adatta a descrivere il presente, le case editrici si indirizzano verso testi dalla trama meno lineare. Significativo è lo spazio dedicato alle donne, sulla spinta del femminismo.  Sono numerosi i tentativi di coniugare narrativa e saggismo. Alberto Arbasino Rappresenta la via più interessante del romanzo sperimentale in Italia. È interessato allo svecchiamento della narrativa e della cultura italiana. Fratelli d’Italia  Racconto ampio  Contenuti: affresco della società italiana del secondo 900. È incentrato su alcuni giovani artisti che seguono le principali attività culturali.  Caratteristiche: anti-romanzo, assenza di una trama ben fatta, inserimento di brani saggistici e riflessioni sul destino dell’arte nell’epoca di massa, linguaggio che riproduceva il cicaleccio pseudo- intellettuale italiano, mescolanza di toni, stili, episodi, autore implicito che tiene insieme gli episodi con la sua posizione snob e moralistica. Giorgio Manganelli Attento a un percorso ipermanieristico, mira a sondare gli aspetti fittizi e fantastici della scrittura, costruendo meravigliose macchine verbali, tratta temi legati all’indagine sulla morte e sugli aspetti reconditi della natura, indagati con gusto grottesco e stile raffinato. Espressionismo narrativo:  Gruppo di narratori che propone elaborazione stilistiche che si possono definire di tipo espressionistico. Esse non mirano, come nel caso del gruppo 63, a un completo stravolgimento delle strutture linguistiche e narrative, pensi a una più o meno forte mescolanza di linguaggi per ottenere in primo luogo un distacco dalle forme più standardizzate dell'italiano.  Anche la valenza ideologica è in genere meno vistosa ma non mancano tendenze satiriche o anarchiche.  Modello: Gadda, ma spesso solo lontano punto di riferimento  Antonio Pizzuto, Luciano Biancardi, Lucio Mastronardi, Luigi Meneghello, Vincenzo Consolo, Giovanni Testori Leonardo Sciascia Parte da una formazione e ideali narrativo illuminista. Rilegge la storia con impegno polemico e forza satirica. 32
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