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Riassunto novelle decameron, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

riassunto di tutte le giornate del Decameron di Boccaccio, novella per novella.

Tipologia: Sintesi del corso

2014/2015
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Caricato il 17/09/2015

federicaperin93
federicaperin93 🇮🇹

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Scarica Riassunto novelle decameron e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! PRIMA NOVELLA (PANFILO) Il protagonista di questa novella, Ser Ciappelletto, è descritto da Boccaccio come “il peggior uomo che mai nascesse”. Egli è un falsario pronto ad utilizzare tutti i suoi mezzi per contorcere la realtà, un abile bugiardo e uno spietato disseminatore di litigi e contrasti all’interno di parenti e amici; assassino, bestemmiatore, traditore della Chiesa e della religione (che naturalmente non segue), ladro, ruffiano nei confronti di uomini e donne è, oltretutto, un accanito bevitore di vino: un uomo, quindi, non estraneo al peccato.Egli viene assunto da Musciatto Franzesi per la gestione dei suoi intricati affari sparsi in innumerevoli regioni. Durante il suo viaggio, trova accoglienza in casa di due fratelli usurai e qui è vittima di un malore. I due proprietari sono timorosi delle ripercussioni che la diffusione della notizia della morte di un personaggio simile nella loro abitazione senza l’estrema unzione avrebbe comportato. Il loro dialogo, però, non sfugge a Ser Ciappelletto, che rassicura i suoi ospiti garantendo loro nessuna preoccupazione futura. Per questo, fa venire il più “santo” tra i parrochi, per una sua prima ed ultima confessione. Durante la visita del prete, Ciappelletto gli fa credere di essere un uomo perfetto, che non abbia mai commesso un peccato, quasi un santo. Il frate, stupito da una simile purezza, dopo la morte dell’uomo, raccoglie tutti i suoi fratelli in riunione con il solo obiettivo di lodare il defunto. Al funerale partecipa un gran numero di persone che, convinte che ciò che è stato detto riguardo il morto sia del tutto vero, adorano la sua salma proprio come se si trattasse di un individuo degno di essere beatificato ed adorato. SECONDA NOVELLA (NEIFILE) La vicenda ha per protagonisti due mercanti: Giannotto, cristiano e Abraam, ebreo. I due nonostante la differenza di religione sono legati da una profonda amicizia. Giannotto insiste a lungo con l'amico per convincerlo a convertirsi al cristianesimo, ma questo, anche se attratto dalle motivazioni dategli, rimane fedele alla sua religione fino a che un giorno comunica al cristiano che stava per compiere un viaggio a Roma per vedere da vicino lo stile di vita del Papa e del clero e che se ne fosse rimasto colpito si sarebbe fatto battezzare. Giannotto è ormai convinto che vedendo il comportamento vergognoso del clero Abraam si convinca per sempre a non accettare la sua religione. Infatti Abraam si accorge da subito della vita peccaminosa dei chierici e quando torna da Giannotto questo ha ormai perso la speranza nella conversione dell'amico. A sorpresa Abraam gli annuncia invece che nessuno potrà ostacolargli il battesimo perché proprio durante il proprio viaggio si è accorto che lo Spirito Santo è con il Cristianesimo e con nessuna altra religione, perché, pensa, solo in questo modo avrebbe potuto sopravvivere in mezzo a tanto peccato e ad accrescere di giorno in giorno il numero dei fedeli, nonostante coloro che hanno il compito di guidare il gregge facciano di tutto per disperderlo. TERZA NOVELLA (FILOMENA) Questa novella, narra che Saladino, sultano d'Egitto e di Siria, era molto ricco, potente e saggio ma ultimamente, stava affrontando una carenza economica. Siccome Saladino era una persona molto avara, cercò di rivolgersi all'ebreo Melchisedech con l'astuzia affinché riuscisse ad ottenere ciò che voleva con una parvenza di giustizia. Così fece venire Melchisedech che era un usuraio di Alessandria, e gli domandò quale tra la religione giudaica, quella saracena e la cristiana, secondo lui fosse quella vera. Melchisedech però, oltre ad essere un fedele dell'ebraismo, era anche molto astuto e capì subito che con una sua risposta poteva andare contro il sultano. A questo punto l'usuraio, siccome doveva per forza dare una risposta, gli raccontò una novelletta che esprimeva un paragone. Infatti questa novelletta raccontava che un uomo ricco possedeva una pietra preziosa e che alla sua morte la doveva dare in eredità a un figlio che doveva essere molto fedele e responsabile. Questa pietra preziosa fu tramandata per molte generazioni fino a quando, un discendente non sapeva a chi dei tre figli dare la pietra preziosa, poiché erano tutti e tre meritevoli dell'eredità. Così fece rifare due copie perfette della pietra autentica da un abile orefice. Alla sua morte, ognuno dei tre figli ricevette un anello e lo prese per vero, ma non si poté scoprire mai quali dei tre figli avesse ricevuto la pietra autentica. Tutta questa novella servì per far capire al sovrano che come l'eredità dell'uomo ricco era toccata a chissà chi fra i tre figli, ancora oggi non si poteva sapere quale, tra le tre religioni prevalenti, fosse quella autentica. Questa novella si conclude bene: Saladino ammirò l'intelligenza di Melchisedech e gli disse francamente la verità. L'ebreo prestò i soldi che servivano al sovrano. Saladino gli restituì poi l'intera somma, aggiunse grandissimi doni e lo fece diventare suo amico. QUARTA NOVELLA (DIONEO) Un frate, colpito dalla bellezza di una giovane ragazza, decide di condurla nella sua cella dove i due, attratti l’uno dall’altra, si sollazzano. Il frate capisce di essere scoperto dall’abate, decide perciò di uscire lasciando la porta della sua cella aperta per far cadere anche l’abate nella colpa. Il superiore, inizialmente scandalizzato dal peccato, non appena vede la ragazza nella cella del frate, viene subito pervaso anche lui da desideri peccaminosi: cede alla tentazione e li soddisfa. Il frate lo coglie sul fatto e non può venire condannato da colui che ha commesso lo stesso peccato. Così la cosa rimase nascosta, e la fanciulla continuò a frequentare tutti e due. QUINTA NOVELLA (FIAMMETTA) La marchesa di Monferrato , partito il marito per la terza crociata, si trova ad affrontare le attenzioni del re di Francia Filippo Augusto. Questo aveva sentito parlare della marchesa come una donna bellissima e, senza averla mai vista, se ne innamorò. Per questo si fece invitare da lei a pranzo. La donna accettò lietamente l’invito e ordinò che venissero radunate e cucinate tutte le galline del luogo. Il re fu ricevuto con calore dalla donna, ma si accorse che, benché le bevande fossero costituite da vini vari e pregiati, le portate erano composte esclusivamente da galline. Il re allora chiese alla marchesa se in quel luogo venivano allevate solamente galline. La donna gli rispose di no e aggiunse che le donne, anche se sono differenti in onore e virtù, sono tutte uguali. Il re, compresa la metafora, capì che il suo amore era mal concepito ed era da spegnersi. E così, finito di pranzare, la ringraziò e si affrettò a ripartire dirigendosi a Genova. SESTA NOVELLA (EMILIA) Un frate minore, benché fosse un inquisitore era anche un raffinato buongustaio dedito ai banchetti. Un giorno, avendo sentito parlare di un uomo molto ricco, il quale da ubriaco aveva detto di avere un vino così buono che anche Cristo lo vorrebbe bere, andò da quest'uomo e lo accusò di aver definito Dio come un ubriacone e per penitenza gli disse che doveva desinare in convento e andare tutte le mattine a messa in chiesa. Lì, un giorno, l'uomo udì dire dal predicatore: ”Voi riceverete per ogni vostro dono cento volte tanto e possederete la vita eterna”. Parlando poi col frate, disse: "Da quando frequento questo convento, ho potuto constatare che donate molta minestra ai poveri e quindi nell’aldilà ne avrete talmente tanta da affogarci". Il frate allora per ira gli rispose che da quel momento in poi poteva fare ciò che più gli piaceva Lamberto, Tedaldo e Agolante figli di un ricchissimo cavaliere, alla sua morte sperperano tutta l’eredità e, divenuti poveri, si decidono a lasciare Firenze e a partire per l’Inghilterra dove, prestando il denaro ad usura, riescono a guadagnare piu’ di quanto avevano perso.Ma, affidati i possedimenti inglesi ad un loro nipote di nome Alessandro, se ne tornarono a Firenze. Intanto a causa di una guerra le proprietà inglesi non rendono più, perciò i tre fratelli riperdono tutto e per i debiti sono incarcerati; anche Alessandro, ormai povero, sta per tornare in Italia quando incontra un abate inglese che gli si affeziona particolarmente. Una sera l’abate fatto venire Alessandro nel suo letto, comincia ad accarezzarlo ma Alessandro non capisce come può un uomo toccare un altro uomo; ma l’abate in verità altri non e’ che la figlia del re d’Inghilterra. Dopo una notte di passione, il giorno seguente giunti a Roma furono sposati dal Papa e così Alessandro divenne duca di Cornovaglia e poté liberare i tre zii, essendo oramai ricchissimo. QUARTA NOVELLA (LAURETTA) A Ravello, una cittadina sul golfo d’Amalfi, vi era un ricchissimo mercante chiamato: Landolfo Rufolo.Questi partì, un giorno, con una nave piena di mercanzie per Cipro; ma commerciando perse tutto e così decise di fare il corsaro.Guadagnò molto di più così che con la precedente attività. Ma un giorno, trovato dai genovesi in un’insenatura, fu derubato e fatto prigioniero; durante il viaggio, l’equipaggio colto alla sprovvista da una tempesta fu scaraventato in mare assieme alle merci rubate.Landolfo riuscì a raggiungere terra aggrappato ad una cassa. Una giovane donna vedutolo sul bagnasciuga, lo portò in casa e lo ristorò per alcuni giorni. Il mercante, dopo aver scoperto che la cassa conteneva moltissime pietre preziose, lasciata la donna partì per Ravello dove, non esercitò più come mercante ma visse di rendita fino all’ultimo. QUINTA NOVELLA (FIAMMETTA) C’era a Perugia un noto mercante di cavalli, Andreuccio, che un giorno partì per Napoli con una borsa di fiorini d’oro. La stessa sera, arrivato nei pressi di Napoli, mentre cenava in un’osteria, trasse fuori la borsa con i soldi che furono subito notati da due scaltre donne. La sera dopo, la più giovane di queste due, invitò Andreuccio a casa sua e, piangendo, gli disse che lei era sua sorella. Dopo aver convinto Andreuccio, lo costrinse a rimanere la sera e la notte a casa sua. Il povero commerciante cadde in una botola, che si trovava nel bagno, e la donna poté così rubargli la borsa; uscito fuori della casa ed avendo cominciato a capire l’inganno, bussò, inferocito, più volte alla sua porta ma, ovviamente, nessuno rispondeva. Perse le speranze, s’incamminò verso l’osteria e sulla strada incontrò due contadini che, ascoltata la storia, sembrava volessero aiutarlo; così lo condussero ad un pozzo per farlo lavare dal fetore che aveva addosso. Ma, una volta calato Andreuccio nel pozzo, scapparono impauriti da alcune persone che stavano arrivando al pozzo; lo sfortunato ragazzo, dopo aver risalito il pozzo, saltò fuori terrorizzando tutti e, corse via. Ma incontrò nuovamente i due astuti contadini che lo obbligarono a rubare un rubino che si trovava al dito di un cardinale sepolto recentemente nella chiesa del paese.Andreuccio trovato l’anello se l’infilo’ in tasca e diede il resto delle pietre, sotterrate con il cadavere, ai due loschi individui, che lo chiusero nella cripta assieme al morto. Il giorno dopo, un prete, incuriosito dal tombino aperto, si calò nell’ipogeo e così, Andreuccio pote’scappare dopo aver spaventato a morte il prete, e ritornare a Perugia con il rubino. SESTA NOVELLA (EMILIA) Poiché il re Manfredi fu costretto a partire per combattere Carlo, affidò il regno ad Arrighetto Capece, un nobile di Napoli, il quale, venuto a conoscenza della morte del re, non fidandosi della fedeltà dei Siciliani, decise di fuggire dall’isola con la moglie incinta Beritola Caracciola e il figlio Giuffredi, ma i Siciliani lo scoprirono e lo imprigionano insieme ad altri servitori del vecchio re. Tuttavia, la moglie riuscì a salvarsi a Lipari, dove partorì un altro maschio e lo chiamò Scacciato; da lì decisa a ritornare a Napoli dalla sua famiglia, la donna si imbarcò su una nave con i figli e una balia, ma sfortunatamente un forte vento li spinse a Ponza, dove decisero di rimanere finché non si fossero placate le acque. Sull’isola Madama Beritola passò il tempo a piangere il marito ma, non appena si allontanò dai suoi cari per questo, una galea di corsari genovesi rapì i suoi figli e la balia e rubò la loro barca. Mentre Madama Beritola continuava le ricerche dei suoi cari, trovò per caso una grotta in cui si erano riparati due caprioli e la madre e subito offrì loro il suo latte. Alcuni mesi più tardi, approdò sull’isola una nave pisana, sulla quale viaggiava Currado dei Malaspina. Durante una battuta di caccia, questo inseguì i due caprioli fino alla grotta dove trovò la donna che, gli raccontò ciò che le era accaduto. Allora Currado decise di imbarcarla con i caprioli sulla sua nave. I corsari intanto avevano portato i figli di Beritola e la balia a Genova, dove erano stati dati come bottino a Guasparin Doria. La balia, temendo per la vita dei bambini, gli ordinò di fingersi suoi figli e cambiò il nome del più grande in Giannotto da Procida affinché non fosse riconosciuto. Raggiunti i sedici anni, Giannotto iniziò ad imbarcarsi sulle galee del suo. Un giorno arrivò in Lunigiana e lì si mise al servizio di Currado Malaspina della cui figlia ben presto si innamorò; ma dopo lunghi mesi furono scoperti da Currado che, grazie alle preghiere di sua moglie, invece di ucciderli, li incarcerò. Mentre ciò accadeva, il re Pietro d’Aragona liberò la Siciliane, venutolo a sapere Giannotto, decise di rivelare la sua vera identità al carceriere, che subito raccontò tutto a Currado. Quest’ultimo, memore del racconto di Beritola, liberò il ragazzo e la figlia e permise loro di sposarsi. Dopo che Beritola ebbe riconosciuto il figlio, Currado mandò due ambasciatori a Genova e in Sicilia per aver notizie di Scacciato e di Arrighetto. Quando arrivò a Genova, l’ambasciatore rivelò la vera identità di Scacciato a Guasparin Doria, il quale, gli diede in moglie la figlia per scusarsi per averlo trattato come un servo. Riunitisi tutti da Currado per festeggiare i ritrovati parenti e le nozze dei due fratelli, arrivò durante il pasto, l’altro ambasciatore e raccontò che Arrighetto era vivo e che era stato liberato dai Siciliani una volta scacciato Carlo d’Angiò. Dopo i festeggiamenti, partirono tutti per Palermo dove, accolti da Arrighetto fecero una grande festa e vissero lì felici per anni. SETTIMA NOVELLA (PANFILO) Il sultano di Babilonia Beminedab, per ringraziare il re del Garbo di averlo soccorso durante una battaglia, decise di dargli in sposa la sua bellissima figlia Alatiel. Per questo, la imbarcò insieme ad altre damigelle su una nave che partiva da Alessandria. Erano quasi giunte a termine del loro viaggio, quando dei forti venti spinsero la nave fuori rotta tanto da farla arenare vicino Maiorca. Alatiel, la mattina seguente fu fortunatamente aiutata da Pericon da Visalgo che, subito s’innamorò della bella fanciulla e la portò nel suo palazzo dove la fece ubriacare. E così trascorse con la giovine una felice nottata. Anche il fratello di Pericon, Marato, s’innamorò della ragazza. Essendo approdata sull’isola una nave di due fratelli genovesi, si accordò con loro per rapirla, uccidere il fratello e poi fuggire con la ragazza. Così accadde. Anche i due fratelli però s’innamorarono di Alatiel e, gettato Marato in mare, cominciarono a litigare violentemente e così combatterono fino alla morte di uno dei due. Alatiel e il genovese sopravissuto giunsero così a Chiarenza dove presto si sparse la notizia della bellezza della ragazza, tanto che il principe dell’Acaia la rapì e la portò nel suo palazzo. Anche il duca d’Atene volle vederla e se ne innamorò. Il principe però, non disposto a lasciare al duca la ragazza, si accordò con un certo Cuiriaci per uccidere il principe e rapire Alatiel. Soltanto due giorni dopo la fuga del duca e della ragazza ad Atene, fu ritrovato il corpo del principe insieme a quello di Cuiriaci. Fu così che il fratello del principe organizzò un piccolo esercito e dichiarò guerra al duca. Allora quest’ultimo chiese aiuto all’Imperatore di Costantinopoli, che inviò oltre al suo esercito i suoi figli: Costanzio e Manovello. Anche Costanzio si innamorò di Alatiel e, lasciato il campo di battaglia, fuggì con la ragazza su una piccola nave a Chios dove rimasero fintantoché la ragazza si innamorò di Costanzio. Ma Osbech, re dei Turchi, rapì Alatiel per sposarla. Saputo questo, l’Imperatore di Costantinopoli chiese aiuto al re della Cappadocia che uccise Osbech in battaglia. Alora Antioco, essendo stato raccomandato dall’amico Osbech, di proteggere Alatiel, fuggì con questa e un suo amico a Rodi. Lì però Antioco si ammalò e in punto di morte chiese al giovane di proteggere la sua donna. Trasferitisi a Cipro, Alatiel riconobbe Antigono di Famagosta, servo del sultano di Babilonia suo padre. Si accordò con questo per tornare in patria da suo padre al quale disse che dopo il naufragio in Provenza, era stata soccorsa da quattro cavalieri che l’avevano portata in un monastero di benedettine dove era rimasta per molto tempo fingendo di esser figlia di un mercante di Cipro per paura di essere cacciata a causa della sua religione. Alla fine però era riuscita ad aggregarsi ad un gruppo di pellegrini diretti a Gerusalemme e avendo fatto scalo a Baffa aveva incontrato Antigono e con lui era ritornata a Babilonia. Il sultano, udite queste parole, accolse felicemente la figlia e la fece sposare con il principe del Garbo come d’accordo inizialmente; la prima notte di nozze , Alatiel gli fece credere di essere ancora vergine. OTTAVA NOVELLA (ELISSA) Durante la guerra tra Germani e Francesi, il re di Francia lasciò il comando a Gualtieri conte d’Anversa. Col tempo la regina s’innamorò molto del Conte e un giorno, si dichiarò. Ma, essendo il conte molto fedele al re, rifiutò la donna, che, per vendicarsi, si stracciò i vestiti e gridò fingendo che il conte stesse abusando di lei. Il conte fu allora costretto a fuggire insieme ai figli Luigi e Violante in Inghilterra. Lì, una nobile signora moglie di un maresciallo del re d’Inghilterra notò la piccola Violante, che, per paura della taglia che il re aveva posto su loro, era stata chiamata Giannetta, e chiese al conte di poterla portare in casa sua per crescerla e averla come damigella. Il padre anche se a malincuore acconsentì e si separò dalla figlia, mentre con Perroto, così era stato rinominato il figlio, andò elemosinando in Galles. Lì, presso un maresciallo del re, assistevano agli allenamenti d’equitazione dei ragazzi. Un giorno il maresciallo, propose al conte di prender con sé Perotto e farlo crescere come suo erede. Allora il conte si trasferì in Irlanda presso un cavaliere e lì visse molto tempo servendolo come garzone. Nel frattempo Giacchetto, il figlio dei signori presso cui Giannetta lavorava, si innamorò perdutamente della fanciulla. Ma quando Giannetta raggiunse l’età giusta per sposarsi, la madre del ragazzo, non conoscendo i sentimenti del figlio, cominciò a darsi da fare per trovare un buon marito alla ragazza, al ché il figlio si ammalò. Nessun medico riusciva a capire ciò che causasse il malore del ragazzo, ma un giorno, mentre un medico tastava il polso dell’ammalato, Giannetta entrò nella stanza e subito i battiti del ragazzo aumentarono. Il medico intuì ciò di cui soffriva il ragazzo e lo raccontò alla madre, che, acconsentì alle nozze dei due ragazzi. Il che avvenne dopo poco tempo. In Galles, invece si abbatté una pestilenza e fortunatamente Perotto riuscì a salvarsi insieme con una contadina, ma il maresciallo e il resto della famiglia morì lasciando a lui tutti i possedimenti. Allora Perotto, innamoratosi della contadina la sposò e ottenne dal re il titolo di maresciallo. Passati 18 anni da quando si era trasferito in Irlanda, il conte decise di andare a vedere come stavano i figli. Andò prima in Galles dove, senza farsi riconoscere, scoprì la felice situazione del figlio Luigi poi, si recò a Londra dalla figlia, anche lì non facendosi riconoscere,dove scoprì che Violante aveva avuto dei bei bambini. Un giorno elemosinando davanti la loro casa fu accolto dentro per riscaldarsi e subito i figli di stato sempre un disastro. Lei se ne sarebbe stata col suo Paganino e, se poi fosse stata abbandonata, a Pisa non sarebbe tornata di sicuro, perché, tanto, qualunque soluzione sarebbe stata sempre più vantaggiosa di quella di un ritorno al talamo maritale; di conseguenza lo invitava a ripartirsene per Pisa da dove era venuto. Ricciardo se ne tornò così a Pisa dove gli venne una specie di fissazione e, quando incontrava qualche conoscente, si lamentava con lui, che una giovane donna non vuole mai rispettare le solennità religiose; questo stato d'animo lo fece ammalare di un male che lo portò presto a morte. Paganino, saputa la cosa, fu così lieto di sposare regolarmente la vedova e i due, finché poterono, non rispettarono mai le festività religiose. Riassunti Novelle Terza Giornata Decameron di Boccaccio Chi con abilità acquista una cosa desiderata o recupera quella perduta. PRIMA NOVELLA (FILOSTRATO) In una città vi era un monastero con otto donne tutte giovanissime e in questo monastero prestava servizio come ortolano un signore che si licenziò perché scontento del salario; sentito l'accaduto un giovane di bell'aspetto di nome Masetto studiò come farsi assumere ma temeva di non essere accolto perché troppo giovane e appariscente, allora si finse muto. Così fu assunto e dopo pochi giorni alcune monache dicevano di aver sentito che il piacere che potesse procurare l'unione con un uomo era insuperabile, perciò decisero di sperimentare la cosa sul giovane ortolano e soddisfatte del rapporto lo ripeterono altre volte. Un giorno la badessa scoprì per caso il fatto e decise di non denunciare il fatto ma di divertirsi anche lei in questo modo ma egli non potendo soddisfare tutte le donne svelò di non essere muto e minacciò di fare uno scandalo se non lo avessero promosso castaldo e dopo molti anni tornò a casa ricco. Seconda novella (Pampinea): Un palafraniere del re Agilulfo, umile di aspetto ma bello nella persona, si innamorò perdutamente di Teodolinda e avendo perso ogni speranza pensò di ricorrere all'astuzia. Spiò il re per molte notti e vide che andava dalla regina con un mantello nero e una torcia sempre alla stessa ora così una notte si vestì come il re, andò dalla regina un po’ prima del solito ed ebbe un rapporto con lei. Quando si presentò il re, la regina chiese perché era ritornato ed egli capì il tradimento, perciò pensò che al colpevole avrebbe dovuto battere ancora il cuore per l'emozione e recatosi nel dormitorio di tutti i servi, visto colui al quale batteva il cuore più forte tagliò una ciocca di capelli per riconoscerlo il giorno dopo però, una volta andato via, il servo tagliò i capelli a tutti i servi, allo stesso modo con cui il re li aveva tagliati a lui, e così non fu mai scoperto. SECONDA NOVELLA (PAMPINEA) Un palafreniere del re Agilulfo, umile di condizione ma bello nella persona, si innamorò perdutamente di Teodolinda e non avendo speranza, per conquistarla pensò di ricorrere all'astuzia. Spiò il re per molte notti e vide che andava dalla regina con un mantello nero e una torcia sempre alla stessa ora, così una notte si vestì come il re, andò dalla regina un po’ prima del solito ed ebbe un rapporto con lei. Quando si presentò il re, la regina chiese perché fosse ritornato ed egli capì il tradimento, perciò pensò che al colpevole avrebbe dovuto battere ancora il cuore per l'emozione. Recatosi nel dormitorio di tutti i servi, individuato colui al quale batteva il cuore più forte tagliò una ciocca di capelli per riconoscerlo il giorno dopo. Una volta andato via, il servo tagliò i capelli a tutti i suoi compagni, allo stesso modo con cui il re li aveva tagliati a lui, e così non fu mai scoperto. TERZA NOVELLA (FILOMENA) Una donna si era innamorata di un giovane che -aveva notato- era in buoni rapporti con un frate. Il giorno dopo questa andò dal frate a confessarsi e disse che questo suo amico la importunava anche se lei era sposata; quando il frate rivide l'uomo, lo redarguì per il gesto ma egli si meravigliò perché non aveva mai fatto una cosa di simile e così andò sotto casa della donna a chiedere spiegazioni e quella si scusò e mostrò a lui tutto il suo interesse e provò a sedurlo; una volta tornato a casa, la donna riandò dal frate e le disse che quel suo amico le aveva fatto delle proposte indecenti. Questi chiamò il giovane e lo sgridò di nuovo, allorchè egli capì subito che la donna si serviva del frate per invitarlo; andò quella notte stessa da lei che lo aspettava nella sua camera e si sollazzarono insieme con l'impegno di ritrovarsi altre volte senza più ricorrere al frate. QUARTA NOVELLA (PANFILO) Un uomo chiamato Puccio di Rinieri era molto devoto al Signore e dal momento che non poteva avere figli volle farsi terziario dell’ordine francescano. Conobbe un monaco di nome Don Felice che iniziò a frequentare la casa di Puccio e si invaghì della moglie Isabetta. Allora disse a Puccio che poteva indicargli una penitenza che facevano anche il papa e i prelati per raggiungere il Paradiso più velocemente e cioè stare in preghiera tutta la notte in una stessa stanza della casa da dove si vedesse il cielo, sdraiato per terra e con le mani a guisa di crocifisso. Egli accettò e tutte le sere successive Don Felice lo invitò a eseguire la penitenza e nel frattempo in un’altra stanza egli poteva tranquillamente giacere con sua moglie per tutta la notte. QUINTA NOVELLA (ELISSA) Francesco Vergellesi era un cavaliere ricco ma molto avaro e aveva bisogno di un cavallo per partire alla volta di Milano, così andò da un giovane ricco che ne possedeva uno e che era follemente innamorato di sua moglie. Quest’ultimo acconsentì a donarglielo in cambio di una chiacchierata con la moglie, e il cavaliere stupito che non gli avesse chiesto soldi accettò senza battere ciglio. Il giovane manifestò alla donna tutto il suo amore per lei e le disse che comprendeva la sua situazione però se avesse voluto, in assenza del marito, avrebbe potuto stendere due asciugamani alla finestra e lui vedendoli sarebbe accorso subito. Così durante l’assenza del marito lei cadde in tentazione e facendogli il segno stabilito lo fece venire e si abbracciarono e baciarono tutta la notte. SESTA NOVELLA (FIAMMETTA) Un giovane ricco di nome Ricciardo a Napoli si innamorò di Catella che dicevano essere la più bella di Napoli, però essendo questa sposata non faceva caso al corteggiamento di quest’ultimo, il quale decise di ricorrere all’astuzia; sapendo che era molto gelosa, la chiamò e le disse che il marito se la intendeva con sua moglie e che avrebbero avuto appuntamento in un bagno il giorno dopo e disinteressatamente le consigliò di presentarsi lei al posto di sua moglie, che era già stata avvisata, così avrebbe potuto smascherarlo. Il giorno seguente Ricciardo andò lui nel bagno prestabilito ed essendo una camera oscurissima si mise a letto e quando venne Catella goderono molto insieme; dopo il rapporto Ricciardo spiegò che era tutta una messinscena e Catella comprendendo che aveva fatto tutto per amore suo, lo amò e si divertirono altre notti insieme. SETTIMA NOVELLA (EMILIA) C’era a Firenze un giovane di nome Tedaldo che amava Monna Ermellina, moglie di Aldobrandino Palermini, la quale ricambiava questo amore però un giorno non ne volle più sapere di lui. Tedaldo non capendo il perché, se ne rattristò molto e fuggì ad Ancona al servizio di un signore, però sentendo cantare una canzone che lui una volta aveva dedicato alla sua amata, gli tornarono in mente i bei ricordi e tornò a Firenze. Nel frattempo si era sparsa la voce della sua morte e lui capì che si trattava di Faziuolo al quale somigliava molto, allora si travestì da pellegrino per non essere riconosciuto e introdottosi in casa di lei si fece credere religioso e la costrinse a confessare perché aveva costretto all’esilio Tedaldo. Quando questa gli disse che era colpa di un frate che le aveva detto di on tradire il marito, questi gli rispose con abile discorso che era molto più grave mandare in esilio una persona che tradire, e vedendola pentita si tolse il mantello e si manifestò a lei e dopo le spiegazioni dovute si riconciliarono e ritornarono amanti come una volta. OTTAVA NOVELLA (LAURETTA) In un monastero vi era un abate a cui piaceva molto la moglie di un certo Ferondo, che però era molto geloso. Allora riuscì a parlare con la donna che era stanca di questa gelosia e finse di dirle un segreto: che il marito per guarire doveva morire, purificarsi in Purgatorio e dopo con determinate preghiere sarebbe ritornato in vita, però in cambio del segreto lei doveva donare all’abate il suo amore. La donna fiduciosa nelle sue parole accettò e passò molte notti con lui che nel frattempo teneva il marito sotto l’effetto di droga in una cella sotterranea. Ogni tanto andava dietro la cella e camuffando la voce gli fece credere di essere in Purgatorio e che era stato punito per la gelosia, e che in pochi giorni sarebbe tornato in vita. Nel frattempo la donna rimase incinta, cosicché l’abate disse al giovane che sarebbe tornato in vita e che Dio gli avrebbe regalato un figlio. Egli ne fu molto contento, ritornò con la moglie e non smisero mai di ringraziare il frate. della sua stessa nave. Ciò provocò l’ira di Gerbino che, salito sulla nave avversaria uccise molti uomini. Il re di Tunisi venuto a conoscenza dell’episodio,fece decapitare Gerbino in presenza di suo nonno Guglielmo come simbolo della fedeltà che egli gli aveva promesso. QUINTA NOVELLA (FILOMENA) Nella città di Messina vi abitavano tre fratelli, ricchi mercanti, con la sorella minore Elisabetta, fanciulla molto bella che loro non avevano ancora maritato. Questa si innamorò di un giovane di nome Lorenzo che lavorava presso il fondaco dei tre fratelli. Anche Lorenzo si innamorò di Elisabetta e i due incominciarono frequentarsi segretamente. Il fratello maggiore accortosi della relazione ne parlò agli altri due fratelli e tutti e tre , dopo aver portato Lorenzo in luogo solitario lo uccisero e lo seppellirono. Una notte comparve in sogno a Elisabetta Lorenzo che le diceva di essere stato ucciso dai suoi fratelli e le rivelò dove era seppellito. Le fanciulla vi si recò, scavò e taglio la testa dal corpo che dopo averla fasciata mise in un vaso e ricoprì di terra e vi piantò delle piante. Spesso la fanciulla riversava lacrime sul vaso e i fratelli avvertiti dai vicini, le tolsero il vaso e scoperta la testa la sotterrarono. Dopo i tre fratelli partirono per Napoli affinché non si sapesse la storia e la sorella continuando a versare amare lacrime morì. SESTA NOVELLA (PANFILO) Messer Negro da Pontecarraro aveva una figlia di nome Andreuola, giovane e molto bella, la quale era innamorata di Gabriotto, un uomo di bassa condizione. I due, scoprendosi innamorati, si sposarono segretamente. Una notte, Andreuola sognò la morte di Gabriotto. Così il giorno dopo, lei cercò di convincerlo a rinunciare al loro incontro segreto, ma lui non l’ascoltò. Una volta insieme, Andreuola gli disse del sogno, ma lui la confortò, dicendole che non doveva porre fede nei sogni e raccontò il suo anche lui, spiegandole che se avesse dovuto credere ai sogni quella notte non avrebbero proprio dovuto incontrarsi. Andreuola, spaventata, lo abbracciò e lo baciò e lui improvvisamente morì tra le sue braccia. Disperata e piangendo, la ragazza chiamò la sua fante, che le consigliò di portare il corpo davanti alla porta della casa di Gabriotto, per consegnarlo ai parenti. E così fecero. Ma mentre camminavano, incontrarono il podestà per strada, che trovatele con un morto, le portò davanti alla signoria. Qui, esaminato il corpo, si pensò che la ragazza lo avesse affogato e fu ritenuta colpevole, ma il podestà le disse che l‘avrebbe lasciata andare, se avesse acconsentito di diventare sua moglie, e lei rifiutò. Messer Negro, saputa la cosa, corse a liberare la figlia. Tornati a casa, messer Negro ordinò che fossero preparati i funerali per Gabriotto. Passati alcuni giorni, il podestà continuò ad insistere sulla proposta fatta alla figlia, ma lei, insieme alla sua fante, decise di farsi monaca. SETTIMA NOVELLA (EMILIA) Una giovane e bella ragazza, chiamata Simona viveva a Firenze ed era innamorata di un ragazzo di nome Pasquino. I due si conoscevano perché lui vendeva la lana e lei la filava per il suo maestro. I ragazzi, anche se molto timidi, riuscirono a fissare un incontro in un giardino per poter stare insieme. Così lei, accompagnata dalla sua amica Lagina, e lui ,accompagnato dal suo amico Puccino, si incontrarono e nacque un nuovo amore anche tra i due amici. Pasquino e Simona, dopo aver mangiato, andarono a sedersi vicino ad un cesto pieno di salvia, perchè Pasquino voleva strofinarsene un po’ sui denti per renderli più puliti, e così fatto, il ragazzo all’improvviso morì. Sentendo le urla, Lagina e Puccino corsero a vedere cosa fosse successo e visto Pasquino a terra e senza vita, il ragazzo cominciò ad accusare Simona di averlo avvelenato e fu portata dal podestà. Ma questo volle vedere il corpo e il luogo in cui era avvenuto il fatto. Così Simona cominciò a raccontare e quando fece vedere cosa aveva fatto Pasquino con la salvia(strofinandosela sui denti) cadde a terra senza vita anche lei. Il podestà, stupefatto, prese la salvia e capì che era stata avvelenata. I due furono seppelliti insieme nella chiesa di San Paolo. OTTAVA NOVELLA (NEIFILE) Girolamo abitava a Firenze ed era il figlio di un grandissimo mercante. Crescendo insieme a Salvestra, la figlia di un sarto, questo a poco a poco si innamorò di lei. La madre di Girolamo si accorse di questo amore e subito non fu d’accordo così decise di far allontanare il figlio da quella ragazza, dicendo ai tutori di convincere il ragazzo a partire per Parigi…e insistettero così tanto che alla fine il ragazzo acconsentì. Lo fecero stare a Parigi molti anni e alla fine, ritornato più innamorato di prima, trovò Salvestra già sposata. Girolamo decise di parlarle, ed entrato di notte in casa di nascosto, dopo essersi assicurato che il marito dormisse, andò da lei. Spaventata, la donna stava per gridare ma non appena si accorse che era Girolamo, lo pregò di andarsene ma lui non volle e cominciò a dormire vicino a lei. Ma l’uomo, quella notte, morì per il gran dolore. La donna, accortasi dopo poco tempo che il giovane era morto, andò dal marito e gli confessò tutto. Preso dal panico, l’uomo pensò che sarebbe stato meglio riportare il corpo a casa e così fecero. Il giorno del funerale, i due decisero di andarci, coperti in modo che nessuno li avrebbe riconosciuti, per capire se qualcuno sospettava di loro. Ma la donna non appena vide il corpo morto, a viso scoperto si gettò su di lui per piangere e morì di crepa cuore. Le donne che andarono a prenderla per consolarla, la riconobbero e la trovarono morta. La notizia arrivò anche al marito di Salvestra che pianse molto e raccontò la verità, così tutti capirono il motivo della morte dei due ragazzi e furono seppelliti insieme. NONA NOVELLA (FILOSTRATO) Messer Guiglielmo Rossiglione e messer Guiglielmo Guardastagno erano due nobili cavalieri di Provenza. A entrambi piacevano le armi e amavano molto sfidarsi in gare o tornei. Nonostante abitassero molto distanti l’uno dall’altro, Guardastagno si innamorò della moglie di Rossiglione e dopo diversi incontri fece in modo che questa se ne accorgesse. Lei, conoscendolo, cominciò ad innamorarsene, e quando il marito se ne accorse, pensò ad una maniera per vendicarsi e uccidere il rivale. L’occasione si presentò con un torneo in Francia. Rossiglione invitò Guardastagno ad andarci insieme. Mentre Guardastagno si stava avvicinando al castello, disarmato ma accompagnato da due servitori, l’altro cavaliere sbucò all’improvviso da un cespuglio, lo uccise e gli strappò il cuore. La sera, lo dette al cuoco affinché lo cucinasse e una volta pronto la moglie lo mangiò di gran gusto. A quel punto il marito confessò alla moglie che quello che aveva appena mangiato era il cuore del suo amato Guardastagno. La donna, in preda al disgusto e alla disperazione, si gettò dalla finestra e morì. Il giorno dopo la cosa si seppe per tutto il paese e i due furono seppelliti insieme nel castello di Rossiglione. DECIMA NOVELLA (DIONEO) Un chirurgo, Mazzeo della Montagna, che viveva a Salerno, aveva finalmente deciso di sposarsi. Si sposò con una affascinante ragazza. Essa però sentendosi trascurata dal marito, ebbe molti amanti finchè si innamorò di uno di loro, Ruggeri d’Aieroli, uomo mal visto in città. Un giorno fu affidato al medico un paziente al quale doveva essere operata la gamba e avendo deciso di operarlo la sera, preparò l’acqua con una soluzione che lo addormentasse e la posò nella sua stanza. Poi partì per Amalfi. La donna, approfittando dell’assenza del marito, invitò Ruggeri a passare la notte con lei. Quella sera, la donna ebbe ospiti e così rinchiuse il suo amante nella sua stanza. Essendo assetato, l’uomo bevve l’acqua lasciata la sera prima dal marito, e cadde in un sonno talmente profondo che quando la donna rientrò, pensò che quello fosse morto e chiamando la sua fante, insieme decisero di portarlo in un arca di un legnaiuolo là vicino. Quando Ruggeri si svegliò, muovendosi rumorosamente fu scambiato per un ladro e portato dal rettore, dove decisero di impiccarlo. Finalmente il medico rientrò dal suo viaggio ma corse subito dalla moglie a lamentarsi che l’acqua per far addormentare il suo pazienta non c’era più…la donna capì tutto.Inoltre la fante le disse che aveva saputo che avrebbero impiccato Ruggeri. Così la donna mandò la fante a visitare il prigioniero, e arrivata là, fu dimostrata allo stradicò (giudice criminale napoletano) l’innocenza di Ruggeri. L’uomo così fu liberato. Riassunti Novelle Quinta Giornata Decameron di Boccaccio INTRODUZIONE Sotto il reggimento di Fiammetta, si ragiona di ciò che ad alcuno amante, dopo alcuni fieri o sventurati accidenti, felicemente avvenisse. PRIMA NOVELLA (PANFILO) Cimone, figlio molto bello ma putroppo rozzo di Aristippo, ama Efigenia, promessa sposa a Pasimunda, giovane ricco di Rodi, e per lei diventa un uomo nuovo, ben vestito, abile lavoratore nonché filosofo. Così la rapisce ma naufraga a Rodi a causa di una terribile tempesta e immediatamente viene imprigionato da Lisimaco, somma magistratura di Rodi, e condannato assieme ai suoi compagni alla prigione perpetua. Anche Lisimaco è però follemente innamorato di una donna, la sorella di Efigenia, Cassandrea, promessa sposa a Ormisda; ed è proprio per questo motivo che decide di accordarsi con il prigioniero. Il piano è molto semplice: rapiscono insieme le due amate poco prima del loro matrimonio e fuggono a Creti, dove sono al sicuro grazie ad alcuni amici. La situazione dopo un periodo di tempo non precisato torna normale e così entrambe le coppie possono tornare ai loro paesi originari, Cimone e Efigenia a Cipri, mentre Lisimaco e Cassandrea a Rodi. banchettare in quel luogo il venerdì seguente. Come Nastagio aveva previsto, alla fine del pranzo si ripeté la scena straziante alla quale lui aveva assistito una settimana prima, e questa ebbe l'effetto sperato, infatti, la giovane Traversa, ricordandosi di come aveva sempre calpestato l'amore che il padrone di casa provava nei suoi confronti, per paura di subire la stessa condanna acconsentì immediatamente a sposare Nastagio, tramutando il proprio odio in amore. NONA NOVELLA (FIAMMETTA) Federico degli Alberighi, un ricchissimo nobile di Firenze si innamorò di monna Giovanna, una delle donne più belle della Toscana. Per sedurla organizzò feste in suo onore e le fece doni fino a sperperare tutti i suoi averi e senza suscitare in lei nessuna attrazione. Si ridusse così a possedere solo un piccolo podere ed un falcone, uno dei migliori del mondo che gli permettevano di sopravvivere. Avvenne però che il marito di monna Giovanna morì e questa andò a trascorrere l'estate con il figlio in una tenuta vicino a quella di Federico. Questo e il ragazzo fecero presto la conoscenza, grazie al grande interesse del giovane per il falcone. Il figlio di Giovanna si ammalò e quando gli chiese cosa lui desiderasse, quello rispose che se avesse avuto l'uccello di Federico sarebbe sicuramente guarito. Il giorno dopo la madre si recò da Federico con una altra donna, non senza vergogna di andare a chiedere a lui che a causa sua si era ridotto in miseria una cosa così preziosa. L'accoglienza fu calda, le donne dissero che si sarebbero fermate per la colazione, ma l'uomo non trovando niente da cucinare tirò il collo al falcone e lo servì a tavola. Il pasto trascorre piacevolmente, fino a quando monna Giovanna, raccolto il coraggio, chiede il falcone per il figlio moribondo. Federico scoppia a piangere davanti a lei e le spiega che glielo avrebbe donato volentieri se non lo avesse usato come vivanda per la colazione uccidendolo proprio perché non aveva niente altro di adatto ad una donna come lei. Giovanna torna a casa commossa per il gesto dell'uomo ma sconsolata e nel giro di pochi giorni il suo unico figlio muore, forse per la malattia, forse per il mancato desiderio dell'uccello. Essendo però ancora giovane viene spinta dai fratelli a rimaritarsi per dare un erede ai beni acquisiti dal defunto marito. La donna non vorrebbe altre bozze, ma essendo obbligata sceglie come sposo Federico per la sua generosità, facendolo finalmente ricco, felice e più accorto nelle questioni finanziarie. DECIMA NOVELLA (DIONEO) Pietro di Vinciolo è omosessuale, ma per nasconderlo, si sposa. Sua moglie non è soddisfatta della loro vita matrimoniale, ma capisce che l'unico modo per ricevere soddisfazioni è tradire il marito.La moglie chiede consiglio ad una donna ritenuta santa che le dà ragione e che la aiuta a trovarsi gli amanti.Una sera Pietro va a cena da un suo amico, Ercolano, e la moglie fa venire a casa sua uno degli amanti, ma, quando stanno per cominciare la cena, Pietro torna a casa e la donna nasconde l'amante nella stalla. Pietro racconta alla moglie di essere tornato così presto perché, prima di mettersi a tavola, Ercolano ha trovato l'amante della moglie nascosto in un ripostiglio e la cena è andata a monte.La moglie di Pietro biasima il comportamento della moglie di Ercolano, ma proprio in quel momento un asino calpesta le dita del suo amante che lancia un grido di dolore. Pietro va nella stalla e trova l'amante della moglie che era un garzone che piaceva anche a lui e alla richiesta di spiegazioni del marito, la donna dice chiaramente i motivi del suo comportamento e lui non trova nulla da obiettare perché sa che la moglie ha pienamente ragione. Pietro decide di non interferire più nella “vita sentimentale” della moglie, fa servire la cena per il garzone, la moglie e lui e poi i tre passano la notte insieme. Riassunti Novelle Sesta Giornata Decameron di Boccaccio Queste novelle narrano di come, con una pronta ed arguta risposta, un uomo o una donna siano riusciti a togliersi d’impaccio o da una pericolosa situazione INTRODUZIONE Rientrata in casa, la compagnia si prepara a mangiare quando Licisca, serva di Filomena, e Tindare, servo di Filostrato cominciano a litigare poiché lei afferma che le donne non arrivano mai vergini al matrimonio. Allora Elissa, eletta regina per quel giorno, chiama Dioneo, affinché giudichi il fatto. Dioneo dà ragione a Licisca. Finita la discussione, Elissa invita Filomena ad iniziare. PRIMA NOVELLA (FILOMENA) Filomena intende dimostrare quanto le donne siano capaci di motti arguti, e come essi si addicano alla donna stessa, e a tal fine porta l’esempio di come una donna zittì un cavaliere incapace. Madonna Oretta era rispettata e conosciuta, e un giorno, viaggiando insieme con delle persone, ricevette da un cavaliere la proposta di salire sul suo cavallo ed essere da lui intrattenuta. Oretta salì allora sul cavallo, ma il cavaliere era incapace di raccontar le storie, e così, esasperata alla fine gli disse che il cavallo aveva un andamento troppo duro per lei e che quindi avrebbe preferito continuare a piedi. SECONDA NOVELLA (PAMPINEA) Un giorno giunsero a Firenze degli ambasciatori inviati lì da papa Bonifacio. Essi erano ospiti di Geri Spina, marito di Oretta. Il gruppo, ogni giorno passava davanti al negozio del fornaio Cisti, il quale, pur facendo un lavoro umile, aveva potuto arricchirsi. Quest’ultimo aveva una riserva di vini bianchi, la migliore di Firenze, ed era desideroso di offrirne un po’ anche alla brigata che ogni giorno passava di lì. Tuttavia, a causa della sua umile posizione, non poteva invitarli, e così decise di tentarli, mettendosi per due mattine di seguito a gustare il suo vino davanti al locale. Il secondo giorno, Geri, chiese al fornaio di poter assaggiare un po’ del suo vino. Questo piacque talmente tanto agli ambasciatori, che tutte le mattine passarono da lui per berne. Un giorno, Geri decise di organizzare un banchetto in onore degli ambasciatori che stavano per ripartire, e per questo mandò un suo servo dal fornaio a prendere un po’ di quel vino. Il servo si presentò allora da Cisti con un recipiente talmente grande che quando il fornaio lo vide, ridendo, disse al ragazzo che certo il suo padrone non lo aveva mandato da lui. Riferito questo, Geri disse al servo di tornare dal fornaio e chiedergli a chi dunque lo aveva mandato, e Cisti rispose che sicuramente lo aveva mandato a prendere acqua nell’Arno. Geri comprese dunque che era a causa della grandezza eccessiva del fiasco e così, dopo aver rimproverato il servo lo inviò di nuovo dal fornaio, stavolta con un fiasco adeguato. Cisti allora glielo riempì senza problemi e il giorno stesso si recò da Geri per spiegare il suo comportamento. TERZA NOVELLA (LAURETTA) Viveva a Firenze il vescovo Antonio d’Orso, il quale aveva un fratello. Quest’ultimo aveva una nipote sposata ad un uomo cattivo ed avaro. Accadde che un giorno, venne a Firenze un maniscalco giovane e bello, che pagando al marito 500 fiorini falsi, potè giacere con la nipote del fratello del vescovo, il quale, venuto a conoscenza di ciò, finse di non saperne nulla. Il prelato un giorno, cavalcando col maniscalco, incontrò Madonna de’Pulci alla quale domandò se avesse voluto trascorrere la notte con quel bel giovine accanto a lui; a questa domanda essa rispose che molto volentieri l’avrebbe fatto se fosse poi stata sicura di venir ricompensata con monete vere. QUARTA NOVELLA (NEIFILE) Viveva a Firenze Currado Gianfigliazzi, un gran signore, ricco e amante della caccia. Avendo un giorno catturato una bella gru, la diede al suo cuoco, Chichibio. Mentre la gru coceva sullo spiedo si spanse tutt’intorno un profumo di arrosto che attirò una servetta del rione di cui Chichibio era invaghito. Questa allora chiese a Chichibio una coscia del volatile ma Chichibio le rispose che non poteva regalargliela. Quella allora lo minacciò sul piano affettivo e al cuoco non rimase che accontentarla. Quella sera si tenne una bella cena con degli ospiti, e Currado, vedendo che alla gru mancava una coscia, chiese spiegazioni, al che il cuoco per difendersi disse che le gru avevano una sola gamba, non due. Allora Currado decise di sfidare il cuoco a dimostrargli, all’alba del giorno seguente, la veridicità delle sue parole. Così al mattino si recarono al lago dove le gru riposavano poggiate su una sola zampa. Proprio mentre Chichibio cominciava a credersi salvo Currado lanciò un forte grido a causa del quale tutte le gru presero il volo mostrando così entrambe le zampe. Al che il cuoco rispose al suo padrone che, se avesse lanciato un urlo simile la sera prima, anche quella gru avrebbe mostrato entrambe le zampe. Currado sorpreso e divertito di quella battuta decise allora di perdonare il cuoco. QUINTA NOVELLA (PANFILO) A Firenze avevano vissuto due uomini, capacissimi nella loro arte, ma di aspetto quasi turpe: Giotto, e Forese da Rabatta: il primo il più grande dei pittori, il secondo grande conoscitore della giurisprudenza. Accadde un giorno che di ritorno dal Suggello si ritrovassero a fare la strada insieme, ma ben presto un grande acquazzone li colpì e furono costretti a rifugiarsi presso dei conoscenti. Quando la pioggia si fu placata, allora insieme ripresero il cammino, discutendo amichevolmente. Mentre ancora parlavano, Forese disse che chi non avesse conosciuto Giotto di persona e le sue opere, avrebbe con difficoltà creduto che fosse il più grande dei pittori. A ciò Giotto, a sua volta, rispose che chiunque non avesse conosciuto di persona Forese avrebbe di certo dubitato che fosse così dotto. Riassunti Novelle Settima Giornata Decameron di Boccaccio PRIMA NOVELLA (EMILIA) A Firenze vi era un cardatore della lana di nome Gianni Lotteringhi, il quale era molto religioso e recitava tutti giorni delle lodi alla Madonna e spesso era molto preso dal lavoro che trascurava un poco la moglie, Monna Tessa. Quest’ultima era innamorata di un certo Federigo e dal momento che lei viveva in una villa un po’ fuori città e il marito soltanto qualche volta se ne veniva a casa a cenare e a dormire, molto spesso si incontravano di nascosto e lei gli diceva che quando voleva venire doveva fare attenzione perché nella vigna c’era un teschio d’asino su un palo e quando il muso era rivolto verso Firenze voleva dire che il marito non era in villa, altrimenti significava che c’era. Si incontrarono molte altre volte e una volta capitò che un contadino che passava per caso spostò il muso e non sapendo Federigo che Monna Tessa era a letto con il marito bussò tre volte come al solito e destatosi subito il marito, Monna Tessa gli disse che erano i fantasmi e che conosceva una lode per scacciarli e nel frattempo fece cenno a Federigo di andarsene, così il marito credulone prestò fede alle parole della donna e credette di aver scacciato i fantasmi. SECONDA NOVELLA (FILOSTRATO) Un muratore che viveva a Napoli era sposato con una bella donna di nome Peronella, la quale era innamorata di un giovane che si chiamava Giannello. Tutte le mattine il marito andava a lavorare e la moglie incontrava Giannello nella sua casa, ma un giorno inaspettatamente tornò a casa prima e una volta bussato all’uscio, Peronella fece nascondere Giannello dentro un tino. Lei si finse sorpresa del suo arrivo e chiedendo spiegazioni seppe che aveva concluso un affare vendendo un tino per cinque gigliati, così lei, per non farsi credere meno furba disse che anche lei aveva venduto un tino però a sette gigliati a un uomo che aveva voluto entrarci dentro per vedere se era sano. In quel momento uscì Giannello fingendosi il compratore e disse che gli sembrava un po’ sporco, perciò la donna fece entrare il marito per pulirlo e nel frattempo se la spassò con il giovane, poichè per l’arrivo improvviso del marito non aveva potuto farlo la mattina e quando finì, Gianello pagò i sette gigliati e se ne andò via felice. TERZA NOVELLA (ELISSA) C’era a Siena un giovane bello e di nobile famiglia, il quale si innamorò di una sua vicina, moglie di un ricco uomo; con il tempo, essendo la donna incinta, la andava a visitare parecchie volte e divenne presto amico dei due coniugi, tanto che fu scelto da loro come futuro padrino del nascituro. Una volta nato, il giovane si fece frate ma non per questo perse il suo desiderio nei confronti della donna e così un giorno si incontrarono in camera di lei mentre il marito era assente e convinse la donna a soddisfare i propri piaceri, però all’improvviso tornò il marito e la donna, non perdendosi d’animo aprì e disse che dovevano ringraziare Dio che era venuto il loro amico frate perché il piccolo aveva dei vermicelli che in poco tempo sarebbero giunti al cuore, provocandone la morte però egli conosceva alcune orazioni per liberarlo e lo aveva prontamente guarito. In seguito il marito, molto felice di aver scelto il frate come padrino organizzò una festa in suo onore. QUARTA NOVELLA (LAURETTA) Ad Arezzo vi era un bel giovane di nome Tofano che era molto geloso della moglie la quale mal sopportava la sua gelosia e decise di andare con un altro uomo e tutte le sere, puntualmente lo faceva ubriacare e lo metteva a dormire così se la poteva intendere con il suo amante talvolta in casa sua, talvolta in casa di lei. Un giorno il marito, capendo qualcosa, finse di ubriacarsi e quando la donna andò a casa del suo amante, la chiuse fuori e al suo ritorno non la faceva entrare. Cosicché la donna minacciò di buttarsi dentro al pozzo così la gente avrebbe creduto che l’avesse buttata lui mentre era ubriaco e direttasi verso il pozzo buttò una grande pietra, provocando un tonfo enorme. Lui credendo che si fosse buttata, uscì di corsa per salvarla, però lei, che si era nascosta dietro la porta, entrò in casa e a sua volta lo chiuse fuori, giustificando la sua azione come una punizione per la sua gelosia, così si riconciliarono e lui le promise che non sarebbe più stato geloso. QUINTA NOVELLA (FIAMMETTA) A Rimini c’era un mercante molto ricco che era geloso oltre ogni misura della moglie e non la faceva uscire di casa, né affacciarsi alla finestra. Ella, poiché sapeva che accanto a loro viveva un giovane, per vendicarsi, quando il marito usciva ispezionava tutta la casa finchè riuscì a trovare una fessura dalla quale parlare al giovane. Avvicinandosi il Natale, la donna disse al marito che si doveva confessare ed egli indicatole un confessore, si travestì lui stesso da prete. Però la donna, capito l’inganno raccontò in confessione che tutte le notti se la intendeva con un prete che ella amava e che con orazioni particolari, faceva addormentare il marito ed entrava dalla porta. Il marito, avendo udito tutto ciò fu molto indignato e si mise di guardia tutte le notti fuori dal cancello, e nel frattempo lei chiamava il giovane dalla fessura e si giaceva con lui tutte le notti. Dopo molto tempo che non era riuscito a scorgere nessuno, interrogò la donna, la quale le disse che aveva capito il travestimento e per punire la sua gelosia si era inventata la storia del prete, e dal quel giorno in avanti il marito non fu più geloso e le concesse di uscire quando ne avesse avuto voglia. SESTA NOVELLA (PAMPINEA) Una giovane donna, moglie di un cavaliere assai valoroso, amava un giovane di nome Leonetto e quando il marito non c’era si incontrava con lui nella sua villa di campagna; però un giorno si innamorò di lei un altro cavaliere di nome Messer Lambertuccio, il quale minacciò di disonorarla se non avesse corrisposto al suo amore. Così un giorno che il marito era fuori città, ella se ne andò in campagna a giacersi con Leonetto, però informato dell’assenza del marito si presentò anche il cavaliere e lei fece nascondere il giovane sotto il letto. Dopo poco tempo sopraggiunse il marito e la donna disse al cavaliere di prendere un coltello e di urlare per le scale; così fece e il marito chiese spiegazioni alla donna, la quale ripose che mai aveva avuto una paura simile perché c’era questo cavaliere che inseguiva un giovane indifeso e lo minacciava con il coltello, perciò lei, impaurita lo nascose sotto al loro letto e, non trovandolo, se ne andò urlando. Allora uscì Leonetto e il marito, credendo al racconto della donna, la lodò molto per il suo coraggio, e in realtà solo la donna sapeva ciò che era realmente accaduto in quel castello. SETTIMA NOVELLA (FILOMENA) A Parigi, il figlio di un mercante, avendo sentito dire da degli amici che erano andati al Santo Sepolcro che a Bologna vi era la donna più bella che avessero mai visto e che però era sposata con un certo Egano, si recò in quel luogo e si fece assumere come servitore. Dopo molto tempo acquistò la fiducia di Egano e divenne il suo miglior servitore e un giorno che andò a caccia manifestò a questa donna tutto il suo amore e lei dopo avergli dato ogni sorta di piacere, gli disse di presentarsi in camera sua a mezzanotte. Puntuale si presentò e si nascose dietro al letto, allora la donna disse al marito che il loro miglior servo le aveva chiesto di incontrarlo sotto un pino per giacersi con lei, e mandò il marito a controllare, vestito con una gonna delle sue. Uscito il giovane si baciarono appassionatamente e la donna gli disse di andare dal marito e di prenderlo a bastonate dicendo che era una cattiva moglie perché lui aveva voluto tentarla e lei non si doveva presentare se fosse stata fedele. Il giovane fece come gli era stato raccomandato e quando Egano ritornò in camera sua disse che era l’uomo più contento del mondo perché aveva la più leale donna e il più fedele servo. OTTAVA NOVELLA (NEIFILE) Un ricchissimo mercante di nome Arriguccio si assentò per un mese dalla città dove viveva e la moglie si innamorò di un giovane operaio di bell’aspetto; quando ritornò il marito, sapendo che egli aveva il sonno pesante, lei si legò al dito del piede una corda che arrivava fin fuori dalla finestra cosicché quando il giovane avesse tirato la corda, la donna gli sarebbe corsa incontro. Però un giorno Arriguccio vide la corda e sospettando qualcosa se la legò al suo piede; quando sentì tirare prese le armi e scese di corsa ma nel frattempo il giovane iniziò una fuga e si rincorsero a lungo. Intanto la donna pagò una serva per mettersi a letto al posto suo e quando il marito tornò, percosse violentemente la serva e le tagliò i capelli. In seguito si recò dai fratelli della donna e raccontò loro l’accaduto, però una volta recatisi da quest’ultima la videro seduta a una sedia che cuciva e senza nessun segno in faccia e di fronte allo stupore generale la donna disse che era da un po’ di sere che il marito tornava a casa ubriaco e non ricordava niente; così il povero marito fu ingiuriato e non fu più creduto e la donna se la potè spassare con il giovane ogniqualvolta lo avesse desiderato. NONA NOVELLA (PANFILO) Ad Argo, nell’antica Grecia, vi era Nicostrato che aveva una moglie di molti anni più giovane di lui, la quale si innamorò di un servo di nome Pirro; nei giorni successivi mandò diverse serve da Pirro per manifestargli il suo amore ma egli non voleva recare un offesa al re e in secondo luogo non prestò fede La storia si svolge a Firenze. Niccola è un Giudice e il suo modo di vestire è piuttosto trasandato. Un giorno mentre Maso va da un suo amico, si accorse che Niccola vestiva malamente. Il particolare che lo colpì furono le braghe che arrivavano a metà della gamba. Subito andò a cercare i suoi amici Ribi e Matteuzzo e li portò a vedere le braghe del Giudice. I tre a vedere quello spettacolo si misero a ridere. A Maso venne l’idea di tirargliele giù: i tre si misero d’accordo sul da farsi. La mattina seguente tornarono dal Giudice che stava seduto sulla panca del tribunale, Maso si accostò ad un lato del Giudice, mentre Ribi si mise dall’altra parte. Matteuzzo si mise sotto al banco dove il Giudice teneva i piedi. Maso e Ribi fecero finta di litigare per un furto. Intanto, mentre il Giudice era intento a seguire la discussione, Matteuzzo da sotto il banco gli calò furtivamente le braghe e scappò senza farsi notare. Il Giudice non capì come era potuto accadere e i complici della burla guardarono il Giudice con scandalo disapprovando tale comportamento e se ne andarono sdegnati. SESTA NOVELLA (FILOMENA) Il racconto è ambientato vicino Firenze. Di solito Calandrino andava in una Villa per ammazzare un maiale. Bruno e Buffalmacco, erano due piccoli truffatori di Firenze che venuti a conoscenza della partenza di Calandrino andarono da un loro amico prete, che viveva nei pressi della villa di Calandrino. Calandrino dopo aver ucciso il maiale li invitò a vederlo. Essi videro che il maiale era bellissimo e proposero a Calandrino di venderlo e con il ricavato andare a divertirsi. Calandrino rifiutò l’offerta poiché sapeva che la moglie non gli avrebbe creduto. I tre mentre stavano tornando a casa escogitarono un piano per rubare il maiale. La sera il prete invitò Calandrino e gli offrì da bere secondo i piani e Calandrino si abbandonò al bere. Tornato a casa un po’ ebbro non si curò della chiusura della porta. Bruno e Buffalmacco approfittarono dell’occasione ed entrarono furtivamente nella casa, portandosi via il maiale. La mattina seguente Calandrino accortosi della scomparsa del maiale uscì di casa sconvolto. Bruno e Buffalmacco andarono a vedere la situazione e Calandrino gli raccontò ciò che era successo. Alla fine i due gli proposero di cercare il ladro tra i suoi vicini. I due compari raccontarono a Calandrino di conoscere un metodo che consiste nel preparare delle gallette di zenzero, colui che le avesse sputate sarebbe stato il ladro. Prepararono queste gallette e alcune le ricoprirono di zucchero dividendole da altre. Il primo che assaggiò le gallette fu lo stesso Calandrino, al quale i due gli diedero quelle amare. Calandrino appena mangiò la prima galletta la risputò immediatamente. Mentre gli altri, avendo avuto le gallette zuccherate, le mangiarono tranquillamente. I due compari lo accusarono di essere stato lui l’autore del furto e per non far parola alla moglie dell’accaduto si fecero regalare due paia di capponi. SETTIMA NOVELLA (PAMPINEA) Un giovane studente, chiamato Rinieri, s’ innamorò di una donna, di nome Elena, che, rimasta vedova, fece finta di ricambiare il sentimento. Una sera Elena per burlarsi del ragazzo lo fece rimanere fuori di casa tutta la notte. Il giovine per vendicarsi ingannò la vedova dicendole che lui era un esperto di negromanzia e che se lei voleva rivedere il suo vero amante lui poteva dirle le “parole magiche” per far accadere ciò. La donna si fidò e andò al luogo prestabilito. Per svolgere perfettamente il rituale si spogliò e si mise su una torretta ad aspettare l’amante. Rinieri osservò la scena e appena la vedova salì lui le tolse la scala. Passò tutta la notte quando la donna si accorse che era stata ingannata e rimase lì fino a dopo pranzo tentando di convincere il ragazzo a farla scendere. Due suoi domestici nell’intento di cercarla la trovarono nuda sulla torretta e completamente scottata dal sole. Nel salvarla la sua fantesca si ruppe una gamba. Tornati in città Rinieri si sentì soddisfatto della sua vendetta poiché anche quell’ ancella aveva contribuito allo scherzo fattogli dalla vedova. OTTAVA NOVELLA (FIAMMETTA) Di solito Spinelloccio andava a casa di Zeppa e quando non c’era andava a letto con la moglie. Questo intrigo andò avanti per lungo tempo finchè un giorno la moglie di Zeppa fece salire Spinelloccio convinta dell’assenza del marito. Zeppa scoprì il tradimento. Appena la moglie fu sola Zeppa gli rivelò che era a conoscenza della sua tresca con l’ amico. Zeppa chiese alla moglie, se vuolova essere perdonata, di aiutarlo nel suo piano di vendetta. Le ordinò di dare appuntamento all’amico la mattina seguente e di rinchiuderlo dentro una cassa. La moglie per paura acconsentì al piano.Il giorno seguente Spinelloccio e Zeppa si incontrarono e Spinelloccio disse a Zeppa che doveva andare a mangiare da un suo amico, in realtà doveva vedersi con la moglie. Quando Zeppa ritornò a casa, la moglie per non far scoprire Spinelloccio, secondo il piano, lo rinchiuse in una cassa. Zeppa le chiese di invitare la moglie di Spinelloccio a pranzo in quanto il marito stava fuori con un suo amico. Dopo pranzo Zeppa si chiuse in camera con la moglie di Spinelloccio e per possederla gli raccontò dell’intrigo del marito con sua moglie, e adagiandola, proprio sopra la cassa dove era rinchiuso Spinelloccio, riuscì nel suo intento. Successivamente, in presenza della moglie di Spinelloccio, Zeppa fece entrare sua moglie e le ordinò di aprire la cassa, Spinelloccio uscì fuori e vergognandosi di quello che aveva fatto propose di restaurare l’amicizia tra di loro e di condividere le mogli. Zeppa accettò. NONA NOVELLA (LAURETTA) Simone è un maestro che ha studiato a Bologna e tornato a Firenze va a vivere vicino a due pittori Bruno e Buffalmacco. Simone è subito attratto dallo stile di vita libero che conducono i due pittori. Così, incuriosito, li conosce meglio invitandoli a cena. Una sera Bruno gli fa credere che il loro stile di vita è dovuto al fatto che frequentano un gruppo di persone le quali si davano al piacere e al divertimento. Il maestro rapito dalla fantasia di questi racconti decide di entrare a far parte del gruppo. I due gli tirano uno scherzo e lo fanno cadere in una fossa. Il povero maestro se ne tornò a casa sconsolato e fu accusato dai di non essere riuscito a far parte del gruppo rovinando la loro reputazione. DECIMA NOVELLA (DIONEO) La novella è ambientata a Palermo dove una giovane truffatrice inganna un mercante venuto da Firenze. Il ragazzo si chiamava Salabaetto e accortosi dell’attenzione della donna perde la testa per lei. La signora che si chiamava Biancofiore tese la sua tela e il giovine ci cascò dentro. Dopo varie volte che si furono incontrati la donna, venendo a sapere dell’ingente cifra di cui disponeva il giovane, gli preparò una messa in scena. Una sera Salabaetto andò a trovare Biancofiore in lacrime poiché aveva ricevuto una lettera dal fratello in cui le venivano chiesti otto fiorini. Salabaetto si offrì di darglieli ma nei mesi a venire non ricevette i suoi soldi. Dunque resosi conto della truffa andò da un suo amico a Napoli. Qui viveva Pietro dello Canigiano che disse al giovane come fare a riavere i suoi soldi. Tornato a Palermo la donna restituì i soldi e gliene prestò altri mille per fa arrivare la sua abbondante merce. Salabaetto non tornò più e la ragazza rimase con la merce di poco valore. CONCLUSIONE Lauretta, finita l’ultima novella, si alzò e diede la corona ad Emilia che impose per il giorno dopo un tema vario. I ragazzi dopo aver mangiato e svagato se ne vanno a dormire.
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