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riassunto novelle per un anno, Sintesi del corso di Italiano

Ciaula scopre la luna, La patente, Il treno ha fischiato

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 16/06/2023

rachelecorrieri
rachelecorrieri 🇮🇹

2 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica riassunto novelle per un anno e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! IL TRENO HA FISCHIATO Ha la struttura dell’investigazione, nel corso della novella l’io narrante assume il ruolo di investigatore, ossia scoprire una verità diversa da quella che è l’opinione comune. Questo vuole dimostrare che ciò che conta non è raggiungere un’unica verità, poiché questa non è mai unica. La novella inizia con i colleghi di ufficio di Belluca che lo visitano in manicomio e con ilarità ripetono la diagnosi dell’uomo, ricoverato in un manicomio perché ha avuto un improvviso scatto d’ira ed ha assalito il capo ufficio, viene identificato come un sintomo di una malattia mentale. In realtà l’io narrante vuole opporre a questa causa un’altra, una causa naturalissima che deve essere ricercata nella condizione di vita del protagonista. Abbiamo una sezione retrospettiva, comincia con i colleghi che visitano Belluca al manicomio. Secondo l’io narrante il motivo va cercato nella vita di Belluca, inserisce una sezione retrospettiva in cui spiega la sua vita. Introduce una serie di termini tecnici della professione di computista. Egli aveva sempre accettato i soprusi e le angherie e aveva svolto il suo lavoro con zelo. Questo io narrante rivela che in realtà a casa aveva da dar da campare alla moglie, alla suocera e alla sorella di quest’ultima, tutte e tre cieche, le due figlie, entrambe vedove, una con tre e l’altra con quattro figli. Egli era l’unico che manteneva questo nucleo familiare, lavorava anche da casa e lavorava di notte. Una sera sente il fischio di un treno (epifania), che gli suscita l’immaginazione di un’altra vita, pensa alle città visitate da giovane o ad altre città che gli erano rimaste impresse. Scopre attraverso il fischio del treno un oltre, la vita non è fatta di mansioni meccaniche e ripetitive, la vita è fatta anche di gioia e di piacere, inizia ad essere consapevole che una vita diversa dalla sua è possibile. Il giorno dopo si reca a lavoro con una nuova consapevolezza. Quando il capoufficio lo rimprovera per il ritardo, va in escandescenza, viene spedito in manicomio, quando l’io narrante lo va a visitare egli continua a ripetere “il treno ha fischiato”. Spesso si interpretano i fatti “utilizzando di un mostro solo la coda”, bisogna per analizzare meglio, considerare il tutto, non esclusivamente la “coda”. All’interno della novella è presa di mira l’istituzione della famiglia, che per Pirandello è una trappola, decade l’immagine della famiglia come centro di felicità, essa procura angoscia e i rapporti in questa sono basati su convenzioni.  Alienazione  Preso per pazzo quando in realtà voleva solo uscire dalla gabbia (=famiglia)  Pazzia = ribellione alla sua condizione CIAULA SCOPRE LA LUNA Tratta della storia di un giovane cavatore di zolfo siciliano che viene letteralmente abbagliato dalla luce della luna, che per i lunghi trent’anni della sua vita aveva data per scontato. Il protagonista della novella è chiamato Ciàula, dal dialetto siciliano “cornacchia”, a causa della sua abitudine di ripetere continuamente il verso dell’animale. Ciàula è un caruso di circa trent’anni con dei problemi mentali che lo rendono preda delle percosse e dei soprusi dei suoi compagni minatori. Una sera il capo della miniera, Cacciagallina, insoddisfatto del lavoro prodotto in giornata, forza i suoi dipendenti a continuare durante la notte convincendone soltanto due, il veterano Zi’ Scarda e Ciàula. La narrazione si blocca per un istante e l’autore si concentra sulla descrizione del vecchio lavoratore, che inizia nel delineare la sua strana immagine mentre piega la testa e storce il labbro e si conclude con la spiegazione del suo fare e della storia dello scoppio della mina che oltre al suo occhio gli aveva sottratto anche il figlio per il quale ancora piangeva e raccoglieva le lacrime che derivavano dalla sua perdita, suscitando dapprima una sensazione comica nel lettore seguita poi da una riflessione amara, caratteristica dell'umorismo pirandelliano. Zi’ Scarda prosegue il suo lavoro aiutato da Ciàula che aveva il compito di trasportare il pesante carico di blocchi di zolfo fin sopra alle gallerie, nel buio della notte, all’aperto. Ciò lo induce a pensare a cosa lo avrebbe aspettato al di fuori dei cunicoli della miniera e assalito dalla paura del buio più assoluto e dal profondo senso di vuoto dell’ambiente circostante riesce a terminare la salita, stremato. In realtà il buio in sé non lo aveva mai terrorizzato, essendo abituato a vagare a tentoni nel mezzo delle viscere della cava, più grazie alla memoria che alla vista. Esisteva però un episodio importante che lo aveva segnato sin da piccolo, condizionando la sua capacità di uscire allo scoperto nella notte: lo scoppio assordante di una mina che aveva mutilato il suo compare lo aveva fatto fuggire e rifugiare in un antro segreto al buio. Perdendo la cognizione del tempo rimase in quel posto forse per minuti, forse per ore, forse per giorni. Terminata dunque la scarpata e abbandonato il pesante carico ai suoi piedi Ciàula rimane sul margine dell’entrata e alzando lo sguardo al cielo stellato, rimane sconcertato nell’ammirare un fenomeno inatteso: il paesaggio notturno magico, pervaso da un’aura argentea emanata dall’intensa luce della luna che, come in una visione teofanica, permeava tutta la natura intorno a lui. Inoltre, quando il protagonista esce all'esterno, non trova, come temeva, il buio e il vuoto, altre metafore della morte, ma la luce della luna. La scoperta della luna, che è il punto culminante della novella giustamente le dà il titolo, è un'esperienza nuova e può essere assimilata all'apparizione di una divinità. Agli occhi stupiti e affascinati del primitivo la luna assume le caratteristiche del divino. E l’apparizione della dea conforta, consola, libera dalle angosce, ridà la vita. Rosso Malpelo vs Ciaula Arriviamo così alla differenza più grande tra le due novelle: mentre Ciaula ha il suo lieto fine e sconfigge le sue paure quando scopre la luna, Rosso Malpelo muore in una galleria inesplorata della miniera. Perciò si può concludere affermando che sia Verga che Pirandello rappresentano l’ambiente meschino della società secondo i canoni oggettivi del Verismo, ma Pirandello, nonostante faccia luce su pregiudizi e ipocrisie, ha come scopo principale di osservare la psicologia dell’uomo, senza soffermarsi all’apparenza, indagando più a fondo dentro l’animo umano e non limitandosi a testimoniare una situazione, un dato di fatto. Questo elemento di umorismo, un mix di comico e patetico, è la differenza sostanziale tra Pirandello e Verga, che invece racconta la realtà con la durezza tipica del Naturalismo. Il punto di vista di Pirandello è oggettivamente diverso: non vuole raccontare la realtà obiettivamente come il narratore naturalista ma mette sotto i riflettori anche l’aspetto psicologico ed emotivo. Certo, anche Pirandello parte da personaggi che appartengono alla stessa società messa in scena da Verga, tant’è che Zi’ Scarda viene sin da subito connotato come un vinto che si sfoga con Ciaula per i soprusi da lui stesso subiti da Cacciagallina e dai minatori più forti. LA PATENTE I protagonisti de La patente sono il giudice D’Andrea e un modesto impiegato del monte dei pegni, tale Rosario Chiarchiaro, licenziato perché sospettato di essere uno iettatore. L’uomo ha poi sporto denuncia presso la magistratura contro due giovani, che al suo passaggio avrebbero fatto il classico gesto di superstizione popolare delle “corna” per allontanare il malaugurio. Il giudice D’Andrea si trova allora di fronte ad un caso paradossale, dato che, in quanto esponente della legge e della razionalità, non può certo credere all’esistenza della sfortuna né può tutelare in alcun modo gli interessi di Chiarchiaro che, a causa delle malelingue del paese, oltre ad aver perso il posto di lavoro, non riesce a far sposare le figlie ed è costretto a tenere segregata in casa l’intera famiglia. La situazione, fortemente intrisa dell’umorismo pirandelliano e dell’amaro pessimismo esistenziale dello scrittore, si complica ulteriormente quando Chiarchiaro è convocato in tribunale per dare la sua versione dei fatti: anziché difendersi o ritirare la denuncia, il protagonista pirandelliano, vestitosi per giunta da autentico menagramo, reclama con forza e convinzione di andare a processo, e anzi di poter ottenere un riconoscimento - una “patente”, appunto - del suo status di portasfortuna. L’analisi di Chiarchiaro è tanto acuta quanto spietata; se il mondo gli ha imposto, nella sua rozza ignoranza, una “maschera”, tanto vale accettare di propria volontà questa “parte” teatrale, fino a ricavarne il giusto tornaconto economico. Sconcertato e sconfitto, D’Andrea non può che acconsentire e fare di Chiarchiaro un tragicomico impiegato comunale, stipendiato perché non causi il malocchio al resto della cittadinanza. La sua storia, che può a volte essere anche ritenuta divertente e caricaturale, ma comunque triste e commovente cela, sotto un superficiale umorismo,
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