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Riassunto ONU: una storia globale, Storia delle organizzazioni internazionali, Sbobinature di Storia Delle Relazioni Internazionali

Riassunto del libro "ONU: una storia globale" del prof. Mugnaini.

Tipologia: Sbobinature

2022/2023

In vendita dal 27/01/2023

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Scarica Riassunto ONU: una storia globale, Storia delle organizzazioni internazionali e più Sbobinature in PDF di Storia Delle Relazioni Internazionali solo su Docsity! STORIA DELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI L’organizzazione internazionale dal punto di vista cronologico per alcuni ha inizio dalla Conferenza di Versailles (portò alla nascita della Società delle Nazioni); altri autori partono invece dalla formazione del moderno sistema europeo degli Stati e dalla concezione di “ordine internazionale” che tradizionalmente viene fatta risalire alla Pace di Westfalia (pose fine alla guerra dei 30 anni). Un successivo passaggio importante fu rappresentato dal Trattato di Utrecht del 1713 che contribuì alla fine della guerra di successione spagnola, portando all’affermazione del concetto europeo di BALANCE OF POWER (la teoria principale del paradigma delle relazioni internazionali). Va altresì sottolineata la rilevanza del Congresso di Vienna del 1814-1815 che inaugurò il periodo del CONCERTO EUROPEO, il sistema di diplomazia multilaterale tra le grandi potenze europee che si consultavano sulle grandi problematiche internazionali. Il concetto del Concerto Europeo alcuni studiosi lo inseriscono all’interno della categoria storiografica del più ampio lungo Ottocento (che parte dalle rivoluzioni borghesi degli ultimi decenni del 700 sino all’età degli Imperi che sfociò alla Grande Guerra 14-18, con in mezzo anche la nascita dello State Building nelle Americhe (USA e Stati latinoamericani)). Dalla fine del sistema dei Congressi in Europa del 1822 sino allo scoppio della Grande Guerra si entrò in una fase storica denominata con la formula “Westfalia si complica” Nelle Americhe il sistema diplomatico europeo si stava contraendo: lo dimostrano le indipendenze delle Americhe e l’enunciazione da parte degli USA della Dottrina Monroe (L’Europa agli europei e l’America agli americani) Nelle Americhe stavano nascendo nuovi soggetti statali che ampliavano la comunità internazionale; d’altro canto il Concerto Europeo manteneva la sua capacità di influenza globale per via della Gran Bretagna per la flotta e il commercio, sia attraverso i sistemi coloniali delle grandi potenze europee in Africa e in Asia. Nella seconda metà dell’800 ci furono prima il Congresso di Berlino del 1878 sull’impero ottomano (Belino balcanica), poi la Conferenza di Berlino (1884~1885) sull’Africa centro occidentale (Berlino coloniale). Nel corso dell’800 nascono le prime UNIONI PUBBLICHE INTERNAZIONALI (considerate “the oldest IOS”, nonché il prototipo delle agenzie internazionali formatesi poi nel corso del 900). Significativa fu la Conferenza panamericana tenutasi a Washington nel 1889-1890, embrione del futuro regionalismo interamericano. Altre novità furono rappresentate dalla convocazione delle due Conferenze dell’Aja (la prima del 1899, la seconda nel 1907) => queste conferenze portarono alla firma di una serie di convenzioni e un momento di svolta per il diritto internazionale. Dal 1907 nasceva il cosiddetto HAGUE SYSTEM, che privilegiava l’universalità rispetto all’eurocentrismo e riconosceva l’indipendenza e l’uguaglianza anche agli Stati medio-piccoli. Una terza conferenza era stata prevista nel 1914, però non ebbe mai inizio per lo scoppio della grande guerra. Ci trovava di fronte ad un sistema internazionale che già all’epoca dell’imperialismo aveva registrato l’ascesa di due grandi potenze extraeuropee: USA e Giappone. (Per gli Stati Uniti erano state decisive la vittoria contro la Spagna del 1898 e l’enunciazione della dottrina Monroe sotto Roosevelt ~ per il Giappone erano state decisive le vittorie contro la Cina [1894-1895] e contro l’impero zarista [1904-1905] per il controllo di Taiwan e della Corea). Nel frattempo, la società internazionale diventava sempre più indipendente per via degli esiti della rivoluzione industriale, della crescita della popolazione mondiale, del fenomeno delle migrazioni internazionali, dell’incremento del numero degli Stati. A queste dinamiche si aggiungeva l’idea di nazione in Europa e al proliferarsi dei nazionalismi messi in evidenza soprattutto nelle guerre balcaniche di inizio 900, nonché il sistema di alleanze contrapposte della Triplice Alleanza e della Triplice Intesa e la crescente gara coloniale fra le grandi potenze. La Prima Guerra Mondiale iniziò come una nuova crisi balcanica e poi come guerra europea nel 1914, con la partecipazione dell’Italia nel 1915, e un momento di svolta decisivo nel 1917, ovvero: l’entrata in guerra degli USA e della Cina a fianco dell’Intesa, la Rivoluzione d’Ottobre in Russia (6-7 novembre). La Guerra terminò poi nel 1918 con gli armistizi e con la Conferenza di pace di Versailles del 1919 (anche se alcune zone dell’Europa e dell’Asia rimasero in conflitto sino al 1923). Il successivo ampliamento della comunità internazionale degli Stati e la nascita della Società delle Nazioni costituiscono un momento di svolta cruciale per l’organizzazione internazionale. Viene così studiata la Covenant della SdN da parte della speciale Commission on the League of Nations, istituita alla Conferenza di Versailles e presieduta dal Presidente Wilson. La Commissione era composta dalle 5 grandi potenze vincitrici (USA, GB, FRA, ITA, JAP) e un delegato per ciascuna delle cinque potenze minori (BELGIO, BRASILE, CINA, PORTOGALLO, SERBIA + successivamente GRECIA, POLONIA, CECOSLOVACCHIA, ROMANIA). Gli aspetti più sottolineati erano i seguenti: - Art. 10 contro le aggressioni esterne (cardine della sicurezza collettiva nonché articolo chiave della concezione di Wilson); - Art. 21, che faceva riferimento alla nostalgia del Concerto Europeo delle grandi potenze; - Il modello delle Conferenze dell’Aja riscontrabile nell’Assemblea della SdN (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio entrata in vigore nel 1951) e la CEE (Trattato di Roma istituito nel marzo 1957, Comunità Economica Europea entrata in vigore nel 1958) che poi si sono fuse nel 1967 come organi principali delle rispettive comunità europee. Il Trattato di Maastricht istituito 1991, firmato nel 1992 ed entrato in vigore nel 1993, ha fatto fare un salto in avanti al processo di integrazione europea: ha creato un soggetto internazionale nuovo, l’UE che è sia un’organizzazione internazionale regionale, sia un soggetto che ha acquisito competenze di tipo sovranazionale. L’UE non è sinonimo di Europa in quanto non contiene tutti i paesi europei, come la Svizzera e la Norvegia. Altro esempio di organizzazione regionale di cooperazione economica è il NAFTA (North American Free Trade Agreement, entrato in vigore nel gennaio del 1994) fra USA, Canada e Messico. La nascita di organizzazioni regionali di sicurezza o di cooperazione economica si è molto affermata dopo la II guerra mondiale, ma trova le sue origini nel fine ‘800. Il primo regionalismo internazionale, considerato come tale, era il processo di cooperazione fra gli stati interamericani (Conferenza Interamericana di Washington 1889-1890) che porterà poi alla nascita dell’unione Panamericana. Non a caso gli Stati Uniti, che ne furono promotori, sono stati i primi a parlare del concetto di regionalismo internazionale nell’arco di tempo compreso fra le due guerre mondiali per 2 motivi: 1. Non avevano partecipato al Trattato di Versailles (28 giugno 1919), non erano entrati nella Società delle Nazioni, pur essendo stati proprio loro a promuovere la nascita di questa organizzazione. 2. Gli Stati Uniti non avevano un sistema coloniale da difendere come gli inglesi e i francesi. Rivoluzione post-imperiale inglese che ha dato vita al Commonwealth, altro esempio di organizzazione che ha una connotazione geografica molto flessibile. 3) Funzionali: OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) organizzazione internazionale, che ha sede a Parigi, che alcuni definiscono come organizzazione regionale, nonostante ne facciano parte Stati Uniti, Giappone, Germania. Lo fanno per motivi FUNZIONALI. Caratterizzazione legata alla funzione che svolgono, alla funzione specifica che gli stati (con il trattato istitutivo di riferimento) hanno delegato a tale organizzazione. OCSE: organizzazione nata per cooperare fra i paesi economicamente più sviluppati che fin dall’inizio vede la presenza di enti regionali diversi. Il funzionalismo è diventato molto più diffuso successivamente, con un processo di cooperazione legato a singole funzioni che gli stati potevano svolgere. G7: organizzazione funzionale ‘soft organizations’, in quanto ha una struttura organizzativa più soft (non ha una sede, è frutto di un trattato istitutivo meno marcato) Un’altra organizzazione funzionale è l’OPEC (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio), che nasce fra i paesi esportatori di petrolio per cooperare sulle questioni delle quantità da estrarre e del prezzo a cui venderlo. Non è un’organizzazione regionale perché ne fanno parte paesi americani, asiatici e africani. La maggior parte degli autori che studiano le IOs le definiscono quali concrete manifestazioni di relazioni internazionali regolarizzate per quanto riguarda due ambiti principali della loro attività: a) la pace e la sicurezza internazionale b) le questioni economiche e sociali Si possono classificare le Organizzazioni Internazionali in base ai seguenti criteri: - Membership: è il criterio di distinzione tra le IGOs (che sono costruite mediante accordi e trattati tra Stati) e le INGOs/NGOs (formate da attori non-governativi). L’altra distinzione fondamentale in base alla membership è quella tra Organizzazioni di tipo regionale (es. NATO, UE, OAS) oppure Organizzazioni di tipo globale (ONU, IFI di Bretton Woods) - In base ai loro scopi e attività: Le IOs possono essere distinte tra Organizzazioni generali, specializzate o tecniche, oppure classificate come Organizzazioni di tipo politico, militare o economico. - In base alla loro struttura: lo sviluppo storico ha dato origine a una vasta gamma di strutture il cui studio può essere utilizzato anche per una classificazione delle IOs. I principali filoni interpretativi che sono stati individuati sono 3: quello dei REALISTI, quello dei RIFORMISTI e quello dei RADICALI. Le idee dei diversi autori sono state formulate nel contesto di particolari società e in risposta a specifici problemi. Le IOS, quindi, sono dunque parte del sistema internazionale in costante trasformazione. RUOLI E FUNZIONI DELLE IOs I ruoli delle IOs nel sistema internazionale sono essenzialmente 3: - Strumento: le IOs sono utilizzate dagli Stati come strumenti selettivi per raggiungere determinati obiettivi di politica estera - Arena: i paesi membri si incontrano in modo cooperativo o in disaccordo. - Attore indipendente: un’indipendenza che a volte può volgersi anche contro alcuni paesi membri delle IOs (Segretariato generale dell’ONU e missioni di peacekeeping). Le funzioni delle IOs: in questo contesto sia le IGOs che le INGOs possono svolgere funzioni di articolazione e aggregazione degli interessi negli affari internazionali. Le IOs svolgono funzioni simili alle istituzioni sul piano nazionale, attraverso accordi fra Stati. In questo contesto una funzione rilevante è quella di fornire norme di comportamento nel sistema internazionale, sia per il diritto internazionale (a partire dalla Carta) sia per il settore strategico della sicurezza (Onu ha stabilito delle regole per l’uso legittimo della forza negli affari internazionali). Un’ulteriore strumento delle IOs è quello di fornire strumenti di socializzazione e, infine, svolgono attività nel sistema internazionale che risultano utili al fine del suo mantenimento. Per quanto riguarda le IFI (International Financial Institutions) essi sono soggetti internazionali creati da gruppi di paesi che forniscono finanziamenti, consulenza professionale e sistemi di regole che favoriscono lo sviluppo e il coordinamento internazionale delle politiche economiche. Anche le IFI possono essere di tipo globale, regionale e sub-regionale. Le IFI più note sono le istituzioni di Bretton Woods, cioè il FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE e la BANCA MONDIALE (due IFI tendenzialmente globali e che formalmente sono agenzie dell’Onu). La IFI più vecchia è la Bank for International Settlements (BIS). Tra le IFI regionali vanno segnalate la European Investment Bank (EIB) e la European Bank for Reconstruction and Development (EBRD), costruita per favorire la transizione dei paesi dell’Europa centrale e orientale e dell’ex URSS verso un’economia di mercato. Tra le IFI globali, a fianco dell’IMF e della WB, si colloca la World Trade Organization (WTO) che ha ereditato l’attività del GATT (General Agreement on Tariffs and Trade); il GATT è un trattato multilaterale ma non è un’organizzazione. Il WTO invece è un’organizzazione ed ha sede a Ginevra (ma non è un’agenzia dell’UN System). Tra le istituzioni dell’economia mondiale vanno ricordate le cosiddette Soft Organization, in particolare il G10 (1962), il G7 (1975) e il G20 (1999). FASI STORICHE Anche le IOs si sono sviluppate nel corso del tempo. Oltre alle varie fasi storiche, vi sono diversi approcci metodologici per lo studio delle Organizzazioni Internazionali. Principali approcci metodologici: - Protagonisti (statisti, diplomatici) - Analisti (politici, economisti, militari, ecc) - Giuristi internazionalisti - Storici delle relazioni internazionali Nello studio delle relazioni internazionali dall’inizio del 900 sino a oggi, le categorie più utilizzate per analizzare il funzionamento del sistema internazionale sono: - Globalizzazione - Regionalizzazione - Frammentazione Tra questi, la Regionalizzazione ha attratto particolare attenzione sia durante la Guerra Fredda che nel post. In questo contesto, ci si riferisce ai Regionalismi internazionali (non quelli sub-nazionali). Il concetto di regionalismo presenta risvolti ambigui e confini non definiti. Per tali ragioni, si utilizza un concetto di Regionalismo internazionale che sia coerente con la storia delle IOs. IOs regionali: possono essere espressione di una comunità internazionale particolare, più o meno circoscritta oppure più o meno ampia, in cui possono essere considerate anche le IOs di tipo funzionale, ma non rappresentano tutta la comunità internazionale. Tenendo conto di queste premesse, è possibile individuare 4 fasi storiche dei regionalismi internazionali: - Origini - Periodo interbellico 1919-1939 (Prima e Seconda Guerra mondiale) - Fase della Guerra Fredda e Decolonizzazione - Post Guerra Fredda 1) La fase delle origini coincide con l’inizio dell’800 sino alla Grande Guerra (1914). Si trattava inizialmente di progetti regionalisti abbastanza circoscritti, con scarsi elementi di istituzionalizzazione. Quello di maggiore successo fu il progetto INTERAMERICANO, che dopo la Conferenza di Washington del 1889-1890 portò alla nascita dell’Unione panamericana nel 1910. Come già sappiamo, dal 1814-1914 i criteri organizzativi dello spazio politico ed economico si fondavano sui sistemi imperiali e sul balance of power tra di esse. 2) La seconda fase fu quella del ventennio critico 1919-1939, che fu segnato dall’impossibile ricostruzione del sistema internazionale eurocentrico naufragato nel 1914, e dal tentativo (fallimentare) di creare una un’architettura di sicurezza globale incentrata sulla SdN. Le vicende belliche segnarono la fine degli di quattro imperi: russo, austro-ungarico, tedesco, ottomano; inoltre, questi fenomeni, contribuirono ad accendere i sentimenti autonomisti o indipendentisti, che ora trovano nuova legittimazione nel Principio di Autodeterminazione dei popoli proclamato da Lenin e da Wilson. La membership della SdN, a differenza di quello che avverrà poi con l’Onu, non fu mai globale. Il principio di universalità della SdN fu rifiutato in modo categorico da parte dei rappresentanti delle potenze europee che avevano un ruolo maggiore nella SdN: GB e Francia. Successivamente, grazie ad un compromesso franco-britannico, si è giunti alla formulazione dell’articolo 21 del Patto, nel quale la dottrina Monroe veniva considerata per la prima volta una dottrina regionale, e veniva così accettata dall’Europa e dal mondo. 3) Nella terza fase il sistema eurocentrico finisce, e si afferma un sistema internazionale di tipo globale. L’Europa non è più al centro del sistema internazionale e spesso è oggetto di competizione delle grandi potenze del sistema bipolare (USA e URSS). In questa fase le principali sfide dell’Onu questione spagnola (mozione Quintanilla), che venne approvata. Questa mozione aveva il convinto sostegno di Francia e URSS che condannavano il ruolo di quei regimi che rimanevano ancora al potere e che si erano affermati grazie all’aiuto dell’Asse; questo provocò la reazione del ministro degli Esteri spagnolo. La mozione presentata dal messicano Quintanilla e approvata dalla Conferenza di San Francisco era stata la prima occasione in cui si iniziò a discutere di una ipotesi di membership by admission alle Nazioni Unite. La Conferenza di San Francisco terminò il 26 giugno 1945 con il varo della versione definita della Carta istitutiva dell’Onu, composta da un preambolo e da 111 articoli. Questa Carta non fu creata come Costituzione all’umanità, bensì come la più importante organizzazione globale fondata su un trattato internazionale fra Stati, destinata a formare l’architettura istituzionale del nuovo sistema internazionale postbellico. Cordell Hull: viene considerato il padre delle Nazioni Unite e gli venne assegnato anche il Nobel per la Pace. CONFERENZA DI POTSDAM La Conferenza di Potsdam prese posizione sulle modalità per la gestione delle zone di controllo alleate in Germania e in Austria, e sulla prosecuzione della guerra contro il Giappone. Venne anche dichiarata risolta la questione della formazione di un governo unitario in Polonia, risolvendo così la questione del 51° membro. Per quanto riguarda l’Onu, dopo aver chiuso la questione degli original members con l’articolo 3 (varato a San Francisco), le ammissioni degli altri Paesi sarebbero avvenute in base all’articolo 4 della Carta dell’Onu, che di lì a poco sarebbe entrata in vigore. Si stava entrando nella fase della membership by admission. I Big Three ribadirono che gli ex alleati della Germania avrebbero dovuto rapidamente sottoscrivere i rispettivi trattati di pace per poter chiedere di far parte dell’Onu. Inoltre, all’Italia veniva riconosciuto di aver fatto dei progressi sulle istituzioni democratiche e sul fatto che fu la prima degli ex-alleati a schierarsi contro l’Asse. Quindi la richiesta italiana di entrare a far parte dell’Onu poteva essere accolta. Così come quella di Bulgaria, Romania, Finlandia, Ungheria + paesi rimasti neutrali. Invece, nei confronti della Spagna franchista, non venne trovato alcun accordo. La Spagna occupò militarmente la zona internazionale di Tangeri, compromettendone la neutralità. Solo dopo la Conferenza di Potsdam il governo franchista ritirò le proprie truppe e fece cessare l’occupazione nella zona di Tangeri. La carta dell’Onu entrò in vigore il 24 ottobre 1945 a seguito della ratifica di 29 Stati, cioè le 5 grandi potenze e la maggioranza degli altri 46 Stati firmatari. Il 10 gennaio 1946 l’Onu iniziò i suoi lavori a Londra in attesa di potersi trasferire nella sede definitiva (New York). Il 12 gennaio furono eletti i 6 membri non permanenti del Consiglio di sicurezza (quindi il Consiglio era composto da 11 membri: i P-5 + 6 membri elettivi a rotazione [Australia, Paesi Bassi, Polonia, Brasile, Egitto, Messico]) La SdN si estinse formalmente il 19 aprile 1946, e le sue funzioni tecniche passarono all’Onu. In parallelo, vennero anche organizzate alcune agenzie internazionali preesistenti come l’ILO, e ne vennero create delle nuove come l’UNESCO, la FAO, la WHO. Si stavano ponendo così le basi dello UN SYSTEM, formato da 6 organi principali delle Nazioni Unite e dall’insieme delle agenzie e fondi specializzati che insieme avrebbero formato la galassia delle organizzazioni internazionali del sistema onusiano. Per essere considerati membri del Fondo Monetario (IMF) bisognava ratificare gli statuti entro una certa data. Con la dissoluzione della SdN si era posta la questione della membership della Svizzera, che non era tra i membri originari dell’Onu, ma che in precedenza era stato membro originario della Lega ginevrina e ospitava a Ginevra gli uffici della SdN. Il governo elvetico scelse di non presentare domanda di ammissione all’Onu con la motivazione che la posizione di neutralità avrebbe contrastato con i principi della Carta delle Nazioni Unite. La soluzione trovata fu quella di sottoscrivere un Interim Agreement tra le Nazioni unite e la Svizzera, che consentì di trasformare il Palazzo delle Nazioni di Ginevra nella sede europea dell’Onu. Contemporaneamente la Svizzera acquisì lo status di OSSERVATORE PERMANENTE. Dal 1945 era in corso una trasformazione: il vecchio ordine multipolare e prevalentemente eurocentrico stava cedendo il posto a un ordine bipolare, frammentato a seguito del processo di decolonizzazione. A queste trasformazioni va aggiunto che dopo la fine della Seconda guerra mondiale emersero due sistemazioni postbelliche: - La prima, fu il risultato del deterioramento delle relazioni internazionali tra i paesi occidentali e l’URSS, che è culminata con la politica del contenimento. - L’altra fu una sistemazione a carattere economico basata sulla gestione di un ordine neoliberale sotto la supervisione degli USA. Per quanto attiene ai temi della sicurezza, quando la UNCIO di San Francisco terminò i suoi lavori non si sapeva che di lì a poco si sarebbe entrati nell’Atomic Age; il mese successivo l’arma nucleare venne impiegata prima su Hiroshima (6 agosto) poi su Nagasaki (9 agosto). Americani e sovietici iniziarono i negoziati sotto la supervisione delle Nazioni Unite, e già nel 1846 l’Assemblea generale dell’Onu creò l’Atomic Energy Commission. I progetti di regole sul nucleare sarebbero stati discussi solamente dopo aver superato le fasi più dure della Guerra fredda. Un altro tema importante che impegnò l’Onu e sul quale i P-5 si divisero fu quello dell’evacuazione delle truppe alleate alla fine del conflitto: dalle truppe sovietiche in Irana, a quelle britanniche in Grecia, dalla presenza di forze sovietiche al Nord a quella di forze americane nel Sud della Corea. Tappe importanti che segnalano l’evoluzione delle nuove dinamiche furono: - Fallimento della gestione quadripartita della Germania - Enunciazione della Dottrina Truman (o politica del contenimento) - Annuncio del Piano Marshall per la ricostruzione europea Proseguì invece la road map avviata da un’iniziativa dell’ECOSOC, che coinvolse l’UNCHR per elaborare la Universal Declaration of Human Rights (UDHR). Membri originali e membri per ammissione Il governo francese, in accordo con il Messico, aveva tentato di convincere GB e USA ad adottare una posizione più dura nei confronti della Spagna franchista. La questione spagnola alle Nazioni Unite si cristallizzò il 12 dicembre 1946, con l’Assemblea generale che raccomandava l’esclusione del governo franchista dal Sistema Onu, e chiedeva il ritiro degli ambasciatori spagnoli in tutti i paesi membri. Le misure votate avevano carattere esclusivamente diplomatico e non implicavano nessuna sanzione economica e/o militare alla Spagna. Nel frattempo, alcuni paesi avevano chiesto al Segretario generale di essere ammessi all’Onu in base all’articolo 4 della Carta. Uno dei temi dello scontro diplomatico fra Washington e Mosca fu proprio quello delle ammissioni all’Onu, che andavo soggette ai veti incrociati dei P-5. (I P-5 avevano la possibilità di bloccare in via preliminare gli ingressi indesiderati poiché la procedura di ammissione in base all’articolo 4 prevede che sia effettuata su deliberazione dei 2/3 dell’Assemblea generale, ma previa proposta del Consiglio di sicurezza: è quindi necessario il voto preventivo non negativo di tutti i P-5). Le tra i P-5 provocarono divisioni in sede Onu proprio sui temi della membership, in particolare sulla questione dei nuovi membri da ammettere all’Onu. La prima discussione avvenne nel Consiglio di sicurezza che doveva esaminare le domande di 8 Stati, ovvero: Albania, Mongolia, Transgiordania, Afghanistan, Islanda, Portogallo, Irlanda, Svezia. Anche il Siam (Thailandia) aveva presentato domanda ma la sua richiesta fu differita a causa di un contenzioso con la Francia per quanto riguarda i territori dell’Indocina francese. Gli USA, in ogni caso, proposero l’ammissione in blocco degli 8 Stati sopra citati; l’URSS e l’Australia però si opposero chiedendo che il Consiglio esaminasse le richieste singolarmente. I rappresentanti occidentali si opposero all’ammissione di Albania e Mongolia (che erano sostenute dai sovietici); di conseguenza l’URSS si oppose all’ammissione di Portogallo e Irlanda (sostenuti da USA) e della Transgiordania (sostenuta da GB). Da parte del Consiglio vennero quindi accolte soltanto le domande di ammissione di Afghanistan, Islanda e Svezia (paesi rimasti neutrali). Dal punto di vista diplomatico, significativo fu il caso della Mongolia (che era legato al governo di Mosca) che durante il secondo conflitto mondiale aveva svolto un ruolo di cuscinetto tra l’URSS, il Giappone, la Manciuria e la Cina. La richiesta della Mongolia di aderire all’Onu venne respinta dagli USA e dal Regno Unito che si rifiutavano di ammettere un governo considerato satellite di Mosca. Dal 1947 il governo del generale cinese Ciang Khai-Shek accusò la Mongolia di aiutare i comunisti di Mao Zedong nella guerra civile cinese che nel frattempo aveva ripreso vigore. Tra i membri originari dell’Onu vi erano anche soggetti internazionali non indipendenti, tra cui le Filippine e la British India. A questi si possono aggiungere la Bielorussia e l’Ucraina per l’URSS, e la Nuova Zelanda per il Regno Unito. - Le Filippine erano state cedute agli USA dagli Spagna a seguito della guerra ispano-americana del 1898. Dopo di allora divennero un Commonwealth, ma anche questo fu abolito dai giapponesi durante l’occupazione e ripristinato dagli USA nel 1945. Nel 1946 le Filippine divennero indipendenti. Per quanto riguarda la questione della membership, le Filippine in precedenza erano uno dei membri originari delle Nazioni Unite e si optò per la continuità. - Discorso analogo avvenne per la British India. Nel 1946 il governo britannico decide di avviare la decolonizzazione del posto, possibilmente graduale e controllato. Nel 1947 con l’indipendenza e la partizione della British India nacquero due Stati: il Dominion dell’India a maggioranza indù + il Dominion del Pakistan a maggioranza musulmana. Con la nascita di questi due nuovi Stati si pose anche il problema della membership dell’Onu. (l’India era membro originario, il Pakistan invece rivendicava la continuità con la posizione assegnata nel 1945 alla British India). Si decise che l’India continuava ad essere un membro originario dell’Onu, mentre il Pakistan doveva fare domanda di ammissione. Il Pakistan venne accettato nel 1947 insieme all’ammissione di un altro Stato, lo Yemen. IMF, IBRD, GATT, ERP A Bretton Woods era stata prevista la nascita di un terzo pilastro che avrebbe dovuto affiancare IMF e IBRD, ovvero una International Trade Organization (ITO). Nel 1946 venne convocata all’Avana un Conferenza degli stati membri che ha redatto il relativo trattato Fine del mandato britannico in Palestina e membership ONU di Israele Il Vicino Oriente era un’area che aveva registrato notevoli cambiamenti a seguito della Seconda guerra mondiale, con la nascita in Medio Oriente di nuovi Stati indipendenti (Siria e Libano) e con i governi di altre zone rovesciati o distrutti dall’azione militare (Iraq, Iran, Maghreb). In questo contesto va ricordata la nascita della Lega Araba del 1945 tra Egitto, Iraq, Arabia Saudita, Libano, Siria, Transgiordania + Yemen successivamente (il Sudan era ancora un condominio angloegiziano). Il vecchio sistema dei mandati della SdN (classe A, B, C) fu sostituito dalla dal sistema delle amministrazioni fiduciarie dell’Onu, ma il futuro degli ex mandati di Transgiordania e Palestina rimaneva da definire. Nel 1922 ci fu un trattato di alleanza tra il Regno Unito e l’emiro di Transgiordania, quest’ultima è stata riconosciuta indipendente come Regno. Ma la Transgiordania non era ancora un membro Onu. In Palestina invece la situazione era particolarmente esplosiva e il governo britannico chiese una riunione straordinaria all’Onu per discutere sulla questione diplomatica del Paese. Nel 1947 l’Assemblea creò lo UNSCOP (UN Speacial Committee on Palestine), formato da 11 membri. Si decise che la Palestina dovesse essere diviso in due Stati, uno ebreo e uno palestinese. (USA e URSS erano favorevoli al progetto, mentre il Regno Unito assumeva posizioni distaccate e non voleva assumersi la responsabilità dell’implementazione del piano. Venne creata la United Nations Palestine Commission per realizzare il piano. Questo però venne respinto dagli arabi-palestinesi e dagli Stati membri della Lega araba, e da qui iniziarono gli scontri che assunsero caratteri di guerra civile. L’assemblea nominò così un mediatore Onu che proclamò la nascita dello Stato di Israele. Il 15 maggio gli arabi-palestinesi iniziarono le ostilità verso Israele assistiti da 4 membri della Lega araba (Egitto, Transgiordania, Libano, Siria), che attaccarono Israele e occuparono parte del territorio palestinese. Era l’inizio del primo conflitto arabo-israeliano. L’Onu allora fece un appello alla cessazione delle ostilità e decise di attivare una missione di osservatori militari per monitorare la tregua del conflitto. L’URSS riconobbe l’autorità di Israele nel 1948, gli USA nel 1949. La prima richiesta di membership da parte del nuovo Stato di Israele avvenne il 15 maggio 1948, subito dopo la proclamazione del nuovo Stato; ma venne respinta. La richiesta della membership venne rinnovata e il Consiglio di sicurezza approvò la membership di Israele. L’ammissione fu condizionata all’accettazione del piano di partizione dell’Onu e al ritorno dei rifugiati palestinesi. Decolonizzazione e ingressi all’Onu Dopo la conclusione della guerra nel pacifico e la caduta dell’impero giapponese ci furono dei tentativi di recupero delle colonie da parte delle potenze europee, in particolare: - Regno Unito: Hong Kong, Malaysia, Singapore, Birmania - Francia: Vietnam, Laos, Cambogia - Paesi Bassi: Indonesia A queste dinamiche si aggiungevano i nuovi ruoli nello scacchiere asiatico e l’ascesa di due potenze che potevano riempire gli spazi aperti dalla crisi giapponese: la CINA e l’INDIA. La Birmania ottenne l’indipendenza dal Regno Unito nel 1948 e scelse di non aderire al Commonwealth. La sua ammissione all’Onu avvenne quello stesso anno. Invece, Hong Kong, Singapore e Malaysia tornarono sotto il controllo del Regno Unito dopo aver subito l’occupazione giapponese nella Seconda guerra mondiale. Ceylon invece venne trasformata in Dominion. L’URSS pose il veto all’ammissione di Ceylon perché la considerava non del tutto indipendente dal Regno Unito. Così Ceylon va ad aggiungersi alla lista di paesi che attendevano di entrare alle Nazioni Unite. (ricordiamo: Italia, Austria, Bulgaria, Ungheria, Romania, Finlandia + Nepal, Corea del Nord e Corea del Sud) L’Indonesia invece nella Seconda guerra mondiale era stata occupata dai giapponesi che aveva posto fine al controllo dell’arcipelago indonesiano i Paesi Bassi. Questi ultimi dichiararono che la questione indonesiana entrava nella loro giurisdizione e rifiutarono di accettare un ruolo dell’Onu. Si giunse così ad una Costituzione (Good-Office Committe), che era nient’altro che un compromesso tra le parti in causa (Belgio, USA, Australia), in cui si prefigurava la nascita di uno Stato indonesiano in unione con i Paesi Bassi sotto la Corona olandese. Ma gli olandesi non rispettarono gli accordi e lanciarono una seconda operazione di polizia, che portò ad un cambiamento radicale anche di chi prima aveva firmato il compromesso (soprattutto gli USA). Grazie all’ausilio dell’Onu si arrivò ad una svolta nel 1949, quando il Good-Office venne trasformato in UN Commission for Indonesia: la sovranità indonesiana venne traferita dal Regno di Olanda al nuovo Stato indonesiano. L’Indonesia divenne così il 60esimo Stato membro delle Nazioni Unite. Stati divisi (Germania, Cina, Corea, Vietnam) 1) Germania: La Conferenza dei ministri degli Esteri di Mosca aveva per la prima volta affrontato il problema della pace tedesca, e si erano manifestate le profonde divergenze tra gli occidentali e i sovietici circa la sistemazione post-bellica. La nascita dell’Alleanza Atlantica, della formazione della Germania occidentale con capitale Bonn, e della Germania orientale con capitale Berlino Est, cristallizzarono ulteriormente la divisione dell’Europa. 2) Cina: l’Onu si dovette confrontare con gli esiti politici della guerra civile in Cina, che aveva portato alla vittoria dei comunisti del PCC sui nazionalisti del Kuomintag, con la proclamazione della RPC a Pechino da parte di Mao Zedong e il trasferimento nell’isola di Taiwan del governo di Chiang Khai- Shek. Questa era una situazione nuova, che metteva in gioco la posizione diplomatica di uno dei P-5 del Consiglio di sicurezza. Il seggio permanente cinese era rivendicato sia da Pechino che da Taipei. Il seggio cinese venne attribuito a Taipei (ma l’URSS l’avrebbe voluto a Pechino.). Infatti, l’URSS da quel momento boicottò i lavori del Consiglio di sicurezza sino a quando non fossero stati riconosciuti i diritti di Pechino alle Nazioni Unite. 3) Vietnam: si erano formati due governi: 1) Vietnam del Sud sotto l’imperatore Annam Bao Dai, sostenuto da Francia e USA; 2) Repubblica democratica del Vietnam di Ho Chi Minh, sostenuto da URSS e Cina di Mao Zedong. La guerra in Indocina assumeva i caratteri di una guerra civile in Vietnam, e si estendeva ai vicini Laos e Cambogia. Questione cinese e Guerra di Corea Questione cinese: Nel 1945 la Cina era stata uno dei quattro sponsor della UNCIO di San Francisco insieme a USA, URSS e UK, ed era poi diventata uno dei P-5 del Consiglio di sicurezza. Ma con la sconfitta del Kuomintang nella guerra civile cinese e il trasferimento del governo della ROC da Pechino a Taipei, e con la proclamazione del RPC di Mao Zedong, si era aperta la questione della rappresentanza cinese all’ONU. NON era un problema di ammissione di un nuovo paese in base all’articolo 4 della Carta; si trattava di una questione di credenziali tra due governi (Pechino e Taipei) che rivendicavano la rappresentanza internazionale legittima dello Stato cinese, sostenendo entrambi l’esistenza di 1 sola Cina. Il governo di Taipei poteva contare sul sostegno diplomatico dei paesi occidentali e dell’USA. Il governo di Pechino invece dei paesi del blocco sovietico, del Vietnam del Nord, dell’India, ecc. Ricordiamo che l’isola di Taiwan aveva fatto parte dell’impero giapponese dal 1895 a seguito della vittoria nipponica contro la Cina. Ma Taiwan venne persa dal Giappone a seguito della sconfitta nella Seconda guerra mondiale nel Pacifico: infatti, l’isola venne occupata dagli USA, che ne esercitarono il controllo proprio sotto Chiang Khai Shek. Però dopo la sconfitta in guerra civile, il Kuomintang trasferì proprio lì la propria capitale da Nanchino a Taipei. In questo modo lo Stretto di Formosa (che separa la Cina da Taiwan) era diventato ancora più strategico. Guerra di Corea: Nel 1949 la Corea del Nord e la Corea del Sud presentano entrambi le domande di ammissione all’Onu, ma erano rimaste bloccate data la particolare situazione. L’attenzione dell’Onu si era concentrata verso la questione cinese e sulla contesa tra i due governi di Pechino e di Taipei per il seggio permanente nel Consiglio di sicurezza. Nel 1950 l’URSS decise di boicottare i lavori del Consiglio di sicurezza sino a quando non fossero stati riconosciuti i diritti del RPC. Fu in questo scenario che iniziò la guerra di Corea, con l’avanzata dei militari della Corea del Nord nel Sud del paese. Questo conflitto si trasformò subito in uno dei più grandi e gravi della guerra fredda. Gli USA decisero di neutralizzare subito lo Stretto di Formosa evitando gli attacchi da parte del RPC, e al - Tensioni della guerra fredda - Novità derivanti dal processo di decolonizzazione Nel 1951/1952 furono respinte le proposte dell’URSS di far entrare all’Onu 14 paesi, escludendo gli ex nemici che non avevano ancora chiuso i trattati di pace (Germania e Giappone) Il risultato fu che a causa delle tensioni tra Est e Ovest, e attraverso i veti incrociati sulla questione della membership, per oltre 5 anni nessuno Stato fu ammesso all’Onu, creando uno stallo fino al 1955. Questa situazione delle Nazioni Unite fu denominata come LOGJAM oppure DEADLOCK, due espressioni che sono poi entrate nella storia dell’Onu. Anche l’attività delle IFI fu influenzata dalle dinamiche della guerra fredda. Da qui si può notare una differenza tra la membership delle IFI di Bretton Woods e quella dell’Onu, che derivava dai diversi metodi di voto nelle IFI rispetto all’Onu, e dal differente peso specifico dei paesi che ne decidevano l’indirizzo politico, nonché dalla qualifica di STATE assolutamente necessaria per l’Onu rispetto a quella meno precisa di CONTRY delle IFI. L’IMF già dal 1947 ampliò la propria membership, che portò alle ammissioni di Italia, Turchia, Siria, Libano, Australia, Finlandia, Austria, Thailandia, ecc. Dal 1949 anche per le IFI di Bretton Woods si pose la questione cinese, risolta a vantaggio di Taiwan che all’epoca conservò il ruolo di membership originario della Cina del 1945. Una situazione diversa fu quella del GATT che, va ricordato, non era un’organizzazione internazionale vera e propria e neppure faceva parte formalmente dell’UN System. Da Punmunjon a Ginevra In Corea, dopo due anni di negoziati, venne firmato nel 1953 a Panmunjon l’armistizio che poneva fine alla Guerra di Corea: il 38° parallelo era tornato a essere il confine tra le due Coree. L’armistizio fu firmato da un generale americano, un comandante cinesi dei “volontari” e il maresciallo Kim Il Sung nordcoreano. E la Corea del Sud? Voleva un accordo che prevedesse la riunificazione della Corea, perciò non firmò l’armistizio → aumento tensioni tra Washington e Seul. La soluzione politica della questione coreana doveva essere cercata in una conferenza tra le parti, da convocare entro tre mesi dall’armistizio di Panmunjon. L’opposizione principale all’ipotesi di una conferenza politica veniva dal governo sudcoreano, e in maniera lieve anche dagli USA. Tra i principali sostenitori c’erano invece i paesi del Commonwealth (UK e India) e l’URSS. La diplomazia indiana si scontrò attivamente per giungere ad una conferenza in tempi brevi. Nel frattempo, Eisenhower divenne presidente degli USA e portò avanti una politica estera più aggressiva della precedente, rafforzando da subito i legami con Chiang Khai Shek. La preparazione di una conferenza post-armistizio sulla Corea, prevista dagli accordi di Panmunjon, si sarebbe presto incagliata di fronte a diverse difficoltà Successivamente, dopo Panmunjon i problemi europei erano tornati in primo piano, in particolare: la questione tedesca, la situazione austriaca, la sicurezza in Europa. Tra il 1953 e il 1954 si svolse la Conferenza di Berlino tra UK, Francia, USA e URSS (che non ha portato alcun accordo). Questa conferenza, però, rappresentò il prologo della successiva Conferenza di Ginevra sui conflitti asiatici. Alla Conferenza di Ginevra parteciparono 19 delegazioni (i 4 già presenti a Berlino + la RPC, le due Coree) Non vennero invitati i neutrali (nemmeno l’India che aveva svolto un ruolo diplomatico importante per l’armistizio coreano). Le trattative vennero arenate una prima volta a causa delle divergenze tra USA e RPC, perché quest’ultima non accettava che l’armistizio e la riunificazione coreana venissero affidati all’Onu, e chiedeva il coinvolgimento dei paesi neutrali. Inoltre, il governo di Pechino chiedeva che gli fosse riconosciuta la membership all’Onu. Di fronte a queste considerazioni, i paesi combattenti in Corea sotto la bandiera dell’Onu emanarono una dichiarazione per annunciare la decisione di interrompere la Conferenza di Ginevra sulla Corea → La riunificazione coreana veniva rinviata a un futuro indefinito. Dopo la Conferenza di Ginevra venne svolta in contemporanea la Conferenza sull’Indocina, dove parteciparono 9 delegazioni (i quattro grandi + RPC, + i rappresentanti del Laos e della Cambogia, e due delegazioni del Vietnam). Questa Conferenza, a differenza di quella di Ginevra, portò al riconoscimento di nuovi Stati indipendenti (Vietnam, Laos, Cambogia) che chiedevano anche loro di accedere all’Onu. La diplomazia della breve distensione Di fronte al deadlock diplomatico che si era creato, l’Assemblea aveva deciso di formare uno Special Committee di 19 membri per cercare soluzioni al problema della membership. (Non comprendeva URSS, India e Cecoslovacchia). Si iniziarono a discutere diverse ipotesi per uscire da questo stallo diplomatico che danneggiava l’immagine dell’Onu. Nel 1954-1955 si stavano cristallizzando gli equilibri della guerra fredda attraverso il formarsi o il consolidarsi di diverse organizzazioni regionali di sicurezza: la nascita della SEATO e del Patto di Bagdad in Asia, l’allargamento della NATO alla Germania federale e la nascita del Patto di Varsavia in Europa. In questo contesto un ruolo fondamentale venne svolto dalla Conferenza di Bandung in Indonesia nel 1955 alla quale parteciparono diversi Stati non ancora ammessi all’Onu (tra cui RPC e Giappone). Questa conferenza inoltre sollecitava l’Onu a sbloccare le ammissioni di alcuni paesi, in particolare di: Cambogia, Giappone, Ceylon, Giordania, Laos, Libia, Nepal e il Vietnam unificato. Tra le altre novità va ricordata inoltre l’evoluzione della questione tedesca. Infatti, era cessata l’occupazione militare alleata della Germania occidentale, che entrò a far parte della NATO; l’URSS reagì con la creazione del Patto di Varsavia e riconoscendo la sovranità della Germania orientale. Dopo questo ci fu una pace tra la Germania e l’URSS, ma rimanevano in sospeso ancora le questioni riguardanti la città di Berlino e i confini orientali tedeschi. Molto significativa fu pure la questione austriaca, che dal 1945 era divisa in 4 zone di occupazione (esattamente come la Germania). Dopo dieci anni, nel 1955 venne firmato un trattato a Vienna che riconobbe la ricostituzione di uno stato indipendente con capital Vienna, con l’impegno delle 4 potenze di favorire l’ingresso all’Onu dell’Austria. Nel 1954 il governo di Madrid tramite il proprio ambasciatore a Washington aveva chiesto di accreditare un osservatore permanente presso l’Onu come primo passo per essere ammesso. Questo ambasciatore si chiamava José Maria de Areilza. Questo, oltre che con gli USA, prese accordi con alcune delegazioni latinoamericane (Colombia e Perù). Ci fu anche un incontro con l’URSS per capire se avrebbe accettato L’osservatore spagnolo; l’URSS ha ribadito che l’Unione sovietica preconizzava l’universalitá dell’Onu senza esclusione di nessuno (paesi anticomunisti e del blocco sovietico). Nel 1955 il Segretario generale accettava l’osservatore permanente della Spagna all’Onu. Intanto in vista della X Assemblea generale, la questione della membership stava diventando di assoluta priorità dell’Onu, e si riprese a parlare di un package deal che avrebbe consentito di sbloccare la situazione. La soluzione era tutt’altro che scontata però. C’erano complicazioni aggiuntive dovute all’esistenza delle altre due nazioni asiatiche divise secondo gli schieramenti della guerra fredda: con due governi che rivendicavano la rappresentanza dell’intera Corea, e due governi che si contendevano la rappresentanza del Vietnam. Gli USA iniziarono a studiare diverse soluzioni e seguirono da vicino le evoluzioni della situazione. Tra le ipotesi analizzate c’era anche quella dell’eliminazione del potere di veto nel Consiglio di sicurezza per le ammissioni di nuovi membri (era un’ipotesi che doveva passare dalla revisione della Carta dell’Onu e che era osteggiata dall’URSS, inoltre erano contrari anche i britannici). Dal punto di vista degli USA le ipotesi sul tappeto erano: - Un deal politico per ammettere tutti gli Stati richiedenti, soluzione che presentava diversi inconvenienti per la diplomazia americana - Un accordo limitato a pochi paesi (Austria, Libia, Giordania) nei confronti dei quali forse non sarebbe scattato il veto sovietico, ma che avrebbe scontentato diversi paesi alleati degli USA (tra cui Italia e Giappone) - Far confluire la questione della membership nel contesto della eventuale conferenza di revisione della Carta (una scorciatoia facile da pensare ma di difficile realizzazione) Il Dipartimento di Stato intensificò i preparati per definire quale sarebbe stata la posizione americana in vista della X sessione dell’Assemblea . Per quanto riguarda l’ipotesi di una revisione della Carta in base all’articolo 109, il Dipartimento di Stato era giunto alla conclusione che fosse meglio non insistere per una iniziativa affrettata che tramite questa strada puntasse a rimuovere il blocco per una iniziativa affrettata che tramite questa strada puntasse a rimuovere il blocco in cui ancora si trovava la questione della membership. Si pensava, allora, a lavorare a qualche ipotesi di package deal che tenesse conto degli interessi occidentali, cercando ad esempio di inserire la Spagna, con l’esclusione dei paesi divisi (le due Coree e i due Vietnam) Package deal Il 19 settembre 1955, sulla scorta del lavoro fatto dal Consiglio di Sicurezza e dal Committee of Good Office on the Ammissioni of New Members, 28 Stati presentarono al Segretario generale il draft di una risoluzione sponsorizzata dal Canada che andava nella direzione di una universalizzazione della membership. La proposta canadese (che aveva l’appoggio di UK, del Commonwealth e dei paesi scandinavi) proponeva di ammettere tutti i paesi in pendenza di richiesta che non avevano problemi di unificazione. Di conseguenza, quello stesso anno anche la Spagna fece richiesta di essere ammessa all’Onu, e accettava gli obblighi contenenti nella carta dell’Onu. La proposta canadese era sostenuta anche dal gruppo dei paesi asiatici, africani e da quelli latinoamericani; questi ultimi in particolare sostenevano la candidatura di Italia, Spagna e Portogallo. Per la proposta canadese l’unica condizione di rilievo era che i paesi candidati non avessero PROBLEMI DI RIUNIFICAZIONE da risolvere (così sarebbe stato superato lo scoglio dei due governi coreani e dei due governi vietnamiti) La Francia non voleva che in Assemblea si parlasse della questione tunisina perché la riteneva una questione interna; inoltre Taiwan era intenzionato a bloccare l’ingresso della Mongolia. La discussione sul draft canadese si svolse per 7 giorni, e vennero discussi diverse ipotesi di package deal. Alla fine prevalse l’ipotesi di ammettere tutti i 18 Stati che avevano le caratteristiche indicate, tra cui Italia e Spagna, nonché Giappone e Mongolia ( ma escludendo le due Coree e i due Vietnam ) Delle 18 candidature, 13 erano filo-occidentali e 5 erano filo-sovietiche. Tra le conseguenze della crisi di Suez vanno evidenziate: - La sconfitta diplomatica di Londra e Parigi e la crisi in cui entrarono i loro sistemi coloniali - L’affermazione dell’Egitto di Nasser come leader del panarabismo - L’invenzione del peacekeeping Per l’Onu nel 1960 ci fu una svolta diplomatica, quando furono ammessi 17 nuovi Stati, di cui 16 africani. L’altro Stato ammesso fu Cipro (ex colonia britannica). La Grecia si interessò a Cipro in Assemblea generale, anche se in realtà il governo di Atene puntava all’unione con l’isola riscontrando l’opposizione del Regno Unito. La creazione della Repubblica di Cipro avvenne con un a procedura ambigua (con degli accordi tra UK, Grecia e Turchia). Subito dopo Cipro entrò a far parte del sistema ONU. Ma l’Onu comunque osservò sempre Cipro in quanto si erano manifestate tensioni a carattere interetnico tra greco-ciprioti e turco-ciprioti —> il Consiglio di sicurezza istituì la missione (United nations Peacekeeping force in Cyprus) per prevenire tutte quelle azioni violente del paese. Un'altra situazione rovente per l’Onu fu quella dell’ex Congo belga, che portò le Nazioni Unite ad una nuova missione di peacekeeping (la ONUC — United Nations Operation in the Congo). Con la situazione che si stava creando nel paese, l’Onu autorizzò l’ONUC a usare la forza per prevenire la guerra civile in Congo. Inoltre in questa occasione ci fu la morte di Hammarskjold, Segretario generale dell’Onu, che scomparve tragicamente mentre era in missione diplomatica in Africa nel tentativo di porre fine ai combattimenti. Le Nazioni unite tra crisi e rinnovamento La Carta dell’Onu fu oggetto di 2 distinti procedimenti di revisione/riforma: - Il primo, nel 1963-1965 (la più complessa) - Il secondo, nel 1971-1973 La questione della riforma della Carta dell’Onu era stata posta ciclicamente dopo il 1945, e avrebbe potuto seguire due strade: quella dell’Art. 109 (revisione generale della Carta) oppure quella dell’Art. 108 della Carta (emendamenti parziali). 1) L’ipotesi di revisione in base all’articolo 109 proveniva soprattutto dai paesi latinoamericani che intendevano ridimensionare, se non eliminare, il potere di veto dei membri permanenti del Consiglio. Questa strada era decisamente ardua da compiere, in quanto si scontrava direttamente con le posizioni e gli interessi dei P-5. 2) La seconda fase fu caratterizzata soprattutto da due elementi: - gli adattamenti dell’Onu al mutare del quadro internazionale - le proposte di revisione in base all’Art. 108 della Carta. Il primo elemento, le cosiddette Riforme Spontanee, era espressione della flessibilità nell’attuazione della Carta dell’Onu, che aveva consentito la nascita della prima vera e propria missione di peacekeeping (UNEF I) e vide anche la nascita di nuove agenzie (AIEA-IAEA) Il secondo elemento scaturiva dalla rigidità della Carta dell’Onu e dalle previste procedure di emendamento e revisione, con relative proposte e iter di approvazione per l’entrata in vigore, che trovavano uno strumento più flessibile negli emendamenti parziali dell’Art. 108 della Carta. Alcune proposte riguardavano il sistema di voto degli Stati membri, che a seguito della repentina crescita della membership rendeva complesso il meccanismo decisionale. Di fronte a questa situazione, era stata avanzata la proposta di alcuni paesi occidentali di rivedere il potere di voto concesso a ciascuno Stato, e adottare un sistema di voto ponderato, con criteri analoghi al modello delle IFI di Bretton Woods. Una proposta sovietica fu quella della troika (direzione tripartita), che avrebbe ridimensionato il Segretario con queste espressioni dei 3 blocchi di paesi: quelli occidentali, del blocco sovietico e del Terzo Mondo. Rimaneva ancora sospesa la situazione della Mongolia. All’ingresso della Mongolia continuavano ad opporsi sia Taiwan che gli USA (ma poi Taiwan rimase l’unico ad opporsi). Alla fine la Mongolia entrò all’Onu nel 1961, dato che il rappresentante di Taiwan non partecipò al voto (su pressione di Regno Unito e dei paesi del Commonwealth). Venne inoltre respinta una proposta sovietica che prevedeva l’espulsione di Taiwan con il riconoscimento della RPC; venne invece approvata la Risoluzione AG 1668 dove veniva dichiarato che, in base all’Art. 18 della Carta, ogni proposta di cambiamento della Cina richieda una maggioranza di 2/3. Pertanto, il governo di Taipei si sentiva al sicuro perché era molto difficile cambiare. Il governo di Pechino ne trasse la conclusione che si voleva isolare la RPC. Per quanto riguarda le posizioni dei paesi occidentali, ed in particolare quelle degli USA, emergono alcune priorità che si possono semplificare in 4 obiettivi: - Due erano di carattere statico; in primo luogo, si voleva respingere la proposta della troika sovietica, e contemporaneamente evitare l’ammissione del governo di Pechino continuando a sostenere Taiwan. - Altri due invece erano di tipo propositivo, e riguardavano sia la “riforma spontanea” (che avrebbe trasformato il funzionamento dell’Onu in alcuni settori [da quelli dello sviluppo al peacekeeping]), sia le nuove proposte di emendamenti formali della Carta (in quel periodo ipotesi di allargamento dei due Consigli) La storia dell’Onu negli anni Settanta è conosciuta anche come la “prima decade dello sviluppo”. Inoltre, vennero firmati dei deal dopo la Crisi dei missili a Cuba del 1962, che intravedeva un sistema di regole fra paesi occidentali e quelli del blocco sovietico in materia di esperimenti nucleari. L’allargamento del 1965 dei Consigli La questione della riforma dell’Onu attraverso la procedura dell’articolo 108 venne ripresa nel 1963 in vista dei lavori dell’Assemblea generale. Il Segretario generale dell’Onu U Thant fece una visita in Italia; per quanto riguarda l’ipotesi di ampliamento dei Consigli societari, i governanti italiani si mostravano favorevoli a soddisfare le aspirazioni dei Paesi afro- asiatici. Anche se c’è da dire che fra Consiglio di sicurezza ed ECOSOC, l’Italia preferiva per un ampliamento di quest’ultimo, potendo evitare la questione della rappresentanza cinese. La composizione dei due Consigli dell’Onu (Consiglio di sicurezza ed ECOSOC) era stata regolata fino a quel momento della Carta scaturita dalla UNCIO di San Francisco. In base a questa, il Consiglio di sicurezza era composto da 11 membri: i P-5 + 6 membri eletti a rotazione dall’Assemblea generale per un periodo di due anni in base ai criteri di “equa ripartizione geografica” (questi criteri però non erano specificati dalla Carta e, solo dopo l’Accordo di Londra del 1946 fra i P-5, i gruppi erano così distribuiti: America latina 2 seggi, Commonwealth britannico 1 seggio, Medio Oriente 1 seggio, Europa occidentale 1 seggio, Europa orientale 1 seggio) L’ECOSOC invece era composto da 18 membri, anch’essi eletti a rotazione dall’Assemblea generale. L’ECOSOC era un organo a composizione ristretta (non universale). Il dibattito portò alla Risoluzione 1991 del 1963, con la quale l’Assemblea generale avrebbe aumentato sia il numero dei membri non permanenti del Consiglio di sicurezza, sia il numero complessivo dei membri dell’ECOSOC. I membri non permanenti del Consiglio di sicurezza passarono da 6 a 10 → totale 15 membri // venne anche elevata la maggioranza di voto del Consiglio, che passava da 7 a 9. I membri non permanenti del Consiglio di sicurezza sarebbero stati eletti per gruppi regionali e con i seguenti criteri: 5 membri fra gli Stati dell’Africa e dell’Asia, 1 membro fra gli Stati dell’Europa orientale, 2 membri fra l’America latina, 2 membri fra l’Europa occidentale e altri Stati. L’ECOSOC invece sarebbe passato da 18 a 27 membri eletti a rotazione per un periodo di 3 anni, rimanendo così un organo ristretto dell’Assemblea generale. E’ importante però sottolineare una differenza tra l’approvazione della Risoluzione 1991 da parte dell’Assemblea, e la sua successiva ratifica ed entrata in vigore. La questione della ratifica, alla quale era stata fissata una scadenza, si fece più complessa. Gli Stati membri sarebbero dovuti intervenire entro la data di scadenza (1965), e avrebbero dovuto ratificare i 2/3 di tutti i membri dell’Onu inclusi i P-5 (quindi i P-5 conservavano un diritto di veto, seppur spostato in fase di ratifica). Al momento del voto nell’Assemblea generale del 1963 la posizione del P-5, che in linea di principio si erano dichiarati favorevoli, non era stata infatti del tutto rassicurante; in particolare, sulla riforma dell’ampliamento del Consiglio di sicurezza avevano votato a favore 97 Stati (fra i P-5 solo Taiwan), 11 invece avevano votato contro (tra cui URSS e Francia). Sull’altra parte di riforma dell’ECOSOC, avevano votato a favore 96 Stati (gli stessi di prima, meno Taiwan), ma nessuno dei P-5. Mosca aveva motivato il voto contrario con il perdurare dell’esclusione di Pechino dall’Onu, mentre la Francia risentiva dei postumi del trauma algerino e della questione congolese. La transizione verso un nuovo assetto dello UN System Il primo governo di centrosinistra italiano aveva scelto di votare a favore dell’ampliamento dei 2 Consigli, e questo non creava problemi al governo di Washington (anzi, era favorevole soprattutto alla riforma dell’ECOSOC, ma non si esponeva troppo tenendo presente le suscettibilità sovietiche). La Risoluzione 1991, con i relativi emendamenti alla Carta che modificavano la composizione del Consiglio di sicurezza e dell’ECOSOC, ha rappresentato storicamente la più importante riforma sinora dall’ONU. Per quanto riguarda gli emendamenti della Carta votati nel 1963, soltanto 47 Stati (prevalentemente non allineati) avevano depositato gli strumenti di ratifica: fra di essi mancava l’Italia e i P-5. Ad aumentare questa situazione di crisi ci pensò il Presidente dell’Indonesia nel 1965: affermò che l’Indonesia sarebbe uscita dall’Onu a seguito dell’ammissione della Malesia a membro non permanente del Consiglio di sicurezza. (Su questi avvenimenti pesava il contenzioso fra i due Stati, ma anche le modalità con cui la Malesia era stata ammessa al Consiglio) Alcuni Stati come la Jugoslavia, l’Egitto e il Ceylon tentarono di convincere il governo indonesiano a recedere dal suo atteggiamento, ma invano. La decisione fu formalizzata all’Onu nel 1965 da parte del ministro degli Esteri indonesiano. La scelta dell’Indonesia è stato l’unico caso di questo tipo, che ebbe una enorme risonanza in tutto il mondo. Tra l’altro il governo di Pechino fu tra i pochi ad approvare la scelta del governo di Giacarta, invece il governo di Mosca lo disapprovò. Nel frattempo il governo di Pechino per entrare all’Onu poneva una condizione: l’espulsione di Taiwan. La RPC accusava l’Onu di essere diventata una succursale del dipartimento americano e annunciava l’intenzione di dare vita a una organizzazione alternativa, che avrebbe potuto comprendere i paesi sinora esclusi (RPC, Corea del Nord, Vietnam del Nord + Indonesia appena uscita). (Sappiamo che l’IMF funziona attraverso il SISTEMA DELLE QUOTE; i Paesi che detengono oltre il 50% delle quote indirizzano l’azione del Fondo; sono i cosiddetti Big Five [da non confondere con i Permanent Five del Consiglio di sicurezza]) Inizialmente i Big Five avrebbero dovuto essere: USA, UK, URSS, CINA, FRANCIA. Invece, a causa della mancata ratifica da parte dell’URSS, i Big Five furono: USA, UK, CINA (ROC), British India, FRANCIA. I cambiamenti politici ed economici degli anni 50 e 60 (partizione India 1947, nascita RPC 1949, ingresso IMF del Giappone 1952 e della Germania occidentale) evidenziarono che i Big Five diventarono: USA, UK, GIAPPONE, GERMANIA, FRANCIA. (Urss si erano chiamati fuori, RPC invece esclusa). Era questa la situazione quando Nixon annunciò la sua decisione di chiudere lo sportello aureo. Una prima risposta al caos monetario furono gli accordi smithsoniani del 1971 tra i membri del G-10, che stabilivano una svalutazione del dollaro e un nuovo cambio oro-dollaro. I membri del G-10 abbandonavano così gli accordi di Bretton Woods e si dava il via alla fluttuazione dei cambi. A drammatizzare questa situazione giunsero la guerra dello Yom kippur tra arabi e israeliani (1973) e e il primo shock petrolifero provocato dai paesi OPEC. I paesi economicamente forti reagirono con l’accordo di Rambouillet del 1975 e con i meeting annuali che portarono la creazione del club del G-7 formato da: USA, Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, UK SI stava istituzionalizzando il nuovo sistema monetario internazionale del DOLLAR STANDARD, che avrebbe spiegato i suoi effetti negli anni 80. La nuova riforma dell’ECOSOC Era tornato d’attualità il tema della riforma dello UN System, che l’ECOSOC sollecitava attraverso un ulteriore ampliamento della sua composizione. Una proposta derivò proprio dall’ECOSOC nel 1971: in quell’occasione solo gli USA votarono a favore della Risoluzione, mentre 3 dei P-5 votarono contro (Francia, UK, URSS). Nell’allargamento dell’ECOSOC, L’URSS vedeva il rischio di creare una seconda Assemblea generale. Successivamente il Kenya presentò una proposta a nome di 39 delegazioni (tra cui anche l’Italia), che riprendeva la sostanza della riforma proposta dall’ECOSOC in precedenza e proponeva l’allargamento del Consiglio economico e sociale. La discussione mise in evidenza delle crepe tra chi, da una parte privilegiava l’allargamento, dall’altra parte invece tra chi si poneva il problema della distribuzione geografica dei seggi tra i cinque gruppi regionali dell’Onu (Stati africani, asiatici, latinoamericani, Europa occidentale, Europa orientale) La proposta dei 39 Stati fu recepita dall’Assemblea generale, e lo ha fatto utilizzando lo strumento della revisione parziale (Articolo 108), in base al quale il numero dei membri del Consiglio economico e sociale sarebbe raddoppiato: 27 → 54 Quello votato nel 1971 era il secondo ampliamento dell’ECOSOC dopo quello votato nel 1963-1965, influenzato anche questo dalla crescita della membership dell’Onu e dalla pressione dei paesi in via di sviluppo. Ma il nuovo emendamento della Carta presentava anche alcune novità rispetto a quello precedente della Risoluzione 1991: oltre al raddoppio dei membri (54), nella Risoluzione 2587 era prevista la distribuzione geografica del totale dei posti da eleggere da parte dell’Assemblea: 14 membri fra gli Stati africani, 11 fra gli Stati asiatici, 10 fra gli Stati latinoamericani, 13 fra gli Stati dell’Europa occidentale ed altri sei fra gli Stati dell’Europa orientale. (C’era un chiaro rafforzamento del gruppo africano rispetto agli altri gruppi regionali) Questa volta la risoluzione dell’Assemblea non aveva posto nessun termine per la ratifica, limitandosi ad incitare gli Stati di “ratificare il prima possibile”. Le ratifiche della Risoluzione 2487 proseguirono fino al 24 settembre 1973, quando dopo aver superato i 2/3 dei paesi membri, ratificarono anche gli USA Germanie, Vietnam e questione cambogiana GERMANIE: In Europa in quegli anni, uno dei risultati più rilevanti fu la convocazione della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa (CSCE), con la partecipazione dei paesi membri sia del Patto Atlantico, sia del Patto di Varsavia. Questo clima di distensione fu favorito da diverse iniziative diplomatiche: - Il trattato di non aggressione fra la Germania occidentale e l’URSS (1970) - Il trattato da Bonn e Varsavia che riconosceva la linea di confine orientale della Germania - L’accordo quadripartitico per Berlino che confermò lo status separato della città rispetto ai due Stati tedeschi Con queste iniziative si aprì la strada a una futura riunificazione della Germania, nonché le premesse del futuro trattato tra RFT e RDT (firmato nel 1972 ed entrato in vigore nel 1973), che per la prima volta sanciva il riconoscimento reciproco delle due Germanie come Stati (facendo venir meno anche la dottrina Hallstein che prevedeva che la Germania occidentale avrebbe dovuto limitare i riconoscimenti della Germania orientale). Questo nuovo clima di distensione contribuì a sbloccare la possibilità di ammissione all’Onu delle due Germanie. In questo nuovo contesto di distensione, i due Stati tedeschi presentarono domanda di ammissione all’Onu contemporaneamente nel 1973. Questo era il primo caso di ammissione all’Onu di due Stati divisi secondo le logiche della guerra fredda (una soluzione che non era stata possibile in precedenza né per le due Coree né per i due Vietnam, né per la two-China solution). VIETNAM: La situazione del Sudest asiatico aveva intanto subito una svolta con gli accordi di Parigi nel 1973 tra gli USA e il Vietnam del Sud da un lato, dall’altro il Vietnam del Nord e il GPR (governo rivoluzionario provvisorio del Sud Vietnam). Era un armistizio che consentiva gli USA di vietnamizzare la guerra e iniziare a sganciarsi dal conflittoin Indocina. Il conflitto non era ancora terminato e si sarebbe concluso con il collasso del governo di Saigon il 30 aprile 1975 e la fine dell’intervento americano nella penisola indocinese CAMBOGIA: Nel 1973 si era aperta la questione delle credenziali di due governi che rivendicavano la rappresentanza della Cambogia, membro Onu dal 1955, ma ora diviso tra il governo di Lon Nol (sostenuto dagli USA) e il GRUNK (sostenuto dalla RPC). Nel 1975 il governo di Lon Nol fu rovesciato dai khmer rossi capeggiati da Pol Pot. Intanto, nel 1975 i due governi vietnamiti chiesero di essere ammessi all’Onu. Tecnicamente il modello era quello delle due Germanie, ma politicamente avevano connotati molto diversi. La doppia richiesta vietnamita venne bloccata dagli USA, dato che quei paesi avevano bloccato la richiesta di ammissione della Corea del Sud. Nel frattempo, i due governi vietnamiti procedevano a tappe forzate alla riunificazione del paese, che venne formalizzata il 2 luglio 1976 con la nascita di un nuovo Stato denominato Repubblica socialista del Vietnam. Il nuovo Vietnam unificato inoltrò domanda di ammissione, ma venne bloccata tale richiesta dal veto degli USA. La membership del Vietnam all’Onu si concretizzò infine nel 1977. (Poiché né il Vietnam del Nord, né il Vietnam del Sud erano stati in passato ammessi all’Onu, non si pose un problema di successione in un seggio assegnato in precedenza). A seguito dei cambiamenti avvenuti tra il 1971-1977, nei confronti dell’ONU la situazione diplomatica degli Stati divisi era notevolmente mutata: - La RPC aveva sostituito Taiwan tra i P-5, mentre Taiwan era rimasta fuori dall’Onu. - I due stati tedeschi erano entrati entrambi alle Nazioni Unite - Il Vietnam riunificato era riuscito finalmente ad entrare all’Onu + - La situazione delle due Coree rimaneva invece congelata, senza che l’Onu potesse svolgere un ruolo Decolonizzazione, apartheid, mini-Stati, peacekeeping Nel mediterraneo orientale, ancora instabile a seguito del conflitto dello Yom Kippur nel 1973, un tentativo di colpo di Stato per annettere Cipro alla Grecia provocò l’invasione della parte Nord di Cipro da parte di militari turchi, con la conseguente divisione in due dell’isola di Cipro. Il Consiglio di sicurezza chiese alle parti in conflitto di cessare il fuoco, e pose le basi per le negoziazioni fra i tre Stati garanti (Grecia, Turchia, e Regno Unito). Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite estese il mandato della missione di peacekeeping UNFICYP; si stava formando un nuovo Stato diviso (con caratteristiche diverse rispetto all’epoca della prima guerra fredda). Da allora la Linea verde, presieduta dal contingente militare UNFICYP, di fatto separa il Nord dal Sud dell’isola e divide in due la città di Nicosia. In ogni caso, la membership Onu di Cipro non fu mai messa in discussione. Contemporaneamente, in quel periodo giungeva a compimento la decolonizzazione di possedimenti coloniali del Portogallo e della Spagna. Tra gli ex possedimenti portoghesi la Guinea-Bissau fu ammessa all’Onu nel 1947; L’Angola invece, per il veto degli USA, non venne ammessa all’Onu e dovette attendere il 1976. Intanto i problemi in Africa erano sostanzialmente 3: - La Rhodesia meridionale, dove il governo della minoranza bianca aveva proclamato l’indipendenza dal Regno Unito - L’Africa suboccidentale, rinominata Namibia, il cui mandato al Sudafrica era stato revocato da parte delle Nazioni Unite nel 196 - Il regime di apartheid praticato all’interno del Sudafrica, a suo tempo membro originario Onu. Mentre in Rhodesia e nella Namibia questa situazione provocò la nascita di movimenti di guerriglia che lottavano per l’indipendenza. Questa situazione portò l’Assemblea generale di sospendere il Sudafrica dallo status di membro delle Nazioni Unite. Nel 1980 la Rhodesia ottenne l’indipendenza dal paese con il nome di Zimbabwe, e l’ammissione all’Onu quello stesso anno. Un altro problema che le Nazioni Unite dovettero affrontare fu quello dei mini-Stati. La questione dei piccoli Stati si era già posta nella SdN (San Marino, Liechtstein, Monaco) ed era stata già risolta con la loro espulsione. Dalla riunificazione tedesca alla dissoluzione dell’URSS Dal punto di vista dei rapporti bilaterali tra i due Stati tedeschi (RFT e RDT), le tappe più significative furono il trattato bilaterale del 1990 che stabiliva l’Unione monetaria, economica e sociale tra i due Stati, e il trattato bilaterale sulla Germania unita (trattato di unificazione). Decisive però furono le trattative diplomatiche tra le 4 grandi potenze e i due governi tedeschi. L’unificazione della Germania non avvenne però per fusione tra due Stati: avvenne per incorporazione della Germania orientale (e della città di Berlino) nella Germania occidentale. Il nuovo Stato, quindi, mantenne i diritti e i doveri della RFT (Ger. occidentale), mentre la RDT si estinse e tutti i territori della RDT vennero incorporati nella RFT. La Germania unificata rimase anche membro delle altre organizzazioni internazionali alle quali la Repubblica federale aveva già aderito in precedenza (IFI, CEE, NATO). Il quadro internazionale era dunque profondamente cambiato, ma nuove tensioni stavano manifestandosi. Nel 1990 ci fu l’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq di Saddam Hussein. Qui gli USA rivalutarono il ruolo dell’Onu, che legittimò l’intervento della coalizione internazionale contro l’aggressione irachena e creò i presupposti per la missione “Desert Storm” (gennaio-febbraio 1991). Tutta l’area mediorientale era in una fase di cambiamenti → da qui il presidente americano George H.W. Bush tenne il discorso nel 1991 in cui espose il suo progetto di New World Order. Dal 1990 era iniziata la disgregazione dell’URSS. Un importante segnale furono le proclamazioni di indipendenza da parte della Lituania, dell’Estonia e della Lettonia. Sia l’URSS che la Federazione russa riconobbero l’indipendenza dei 3 Stati baltici, che senza veti furono anche ammessi all’Onu (quella dei 3 Stati fu considerata una secessione, analoga a quella del Pakistan e del Bangladesh). Anche le altre repubbliche (incluse Bielorussia e Ucraina) si dichiararono indipendenti. I Capi di Stato di Russia, Bielorussia e Ucraina sottoscrissero un accordo a Minsk che proclamava la nascita del Commonwealth of Indipendent States (CIS),in cui era stabilito che l’URSS cessava di esistere come realtà geopolitica. Ci fu un ulteriore incontro ad Alma Ata in cui i rappresentanti delle ex repubbliche sovietiche si riunirono insieme ai firmatari del CIS e dichiararono la Costituzione del Commonwealth of Indipendent States e la contemporanea cessazione dell’URSS. Dunque, gli accordi di Minsk e di Alma Ata sancivano: la fine dell’URSS, la nascita del CIS e precisivano i rapporti con l’Onu delle ex repubbliche sovietiche. Adesso, la partecipazione dell’URSS all’Onu veniva presa dalla Federazione Russa, e che il nome di Federazione Russa sostituiva quello dell’URSS. Tutto questo venne accettato dagli altri membri del Consiglio di sicurezza. USA, Francia e GB infatti consideravano pericolosa e destabilizzante l’ipotesi che il seggio sovietico fosse assegnato al CIS. Non mancarono però obiezione e critiche per la continuità della Federazione russa nei P-5; inoltre il Legal Committee dell’Assemblea aveva stabilito che uno Stato membro delle Nazioni Unite “non cessa di essere un membro dell’Onu per dei cambiamenti che riguardano la sua Costituzione o il suo regime politico e istituzionale”. Geografie del post-guerra fredda La Russia ereditava dunque diritti e doveri dell’ex URSS, ma anche l’arsenale nucleare e i debiti economici. Nel 1992 vennero ammessi alle IFI di Bretton Woods la Russia e le altre 13 Repubbliche ex sovietiche. La riunificazione tedesca e la dissoluzione dell’URSS erano state anche il prodromo dell’ammissione alle Nazioni Unite delle due Coree → il 17 settembre 1991 le due Coree furono ammesse all’Onu. Questo evento, dopo l’ammissione delle due Germanie, fu l’unica altra ammissione contemporanea all’Onu di due Stati di una nazione divisa nell’epoca della prima guerra fredda. (l’ingresso delle due Coree fu interpretato come l’avvio di un processo diplomatico in vista di una possibile riunificazione) -> ipotesi ottimistica, mai concretizzata. Nel 1990, la Namibia ottenne l’indipendenza dal Sudafrica, che avrebbe poi portato alla fine dell’apartheid. Ci furono anche dei casi particolarmente rilevanti: Jugoslavia, Cecoslovacchia ed Etiopia. La questione jugoslava non si risolse né presto né bene, e il paese diventò il teatro di guerre civili e conflitti internazionali. Invece, in Cecoslovacchia avvenne il cosiddetto “divorzio di velluto”, con un divorzio consensuale in due Stati indipendenti: La Repubblica Ceca e la Slovacchia. I governi di Praga e Bratislava consideravano entrambi i propri paesi come Stati successori della Cecoslovacchia; quindi, nessuno Stato continuava la sua membership Onu originaria. Entrambi gli Stati furono ammessi all’Onu nel 1993. Diverso fu il caso dell’Eritrea, che divenne indipendente attraverso un processo politico concretizzatosi a seguito della transizione istituzionale avviata in Etiopia. L’Eritrea, già colonia italiana dal 1890, era stata occupata da forze britanniche nel 1941 e ci rimase sino al 1949. A seguito dei numerosi movimenti di liberazione, venne fatto un referendum monitorato dall’Onu, che sancì l’indipendenza dell’Eritrea dall’Etiopia. → La nascita del nuovo Stato portò l’amissione dell’Eritrea all’Onu nel 1993. Nel 1994 inoltre, l’Onu rimosse l’embargo sulle armi a Pretoria (Sudafrica), facendo cessare così il ventennale periodo di sospensione della membership Onu del Sudafrica. Nuove guerre del post-Guerra fredda La fine della Guerra fredda non portò ordine globale senza conflitti, e l’esempio è dato dalla Jugoslavia. Dal 1991 era iniziata la frammentazione della Jugoslavia, uno Stato plurinazionale dell’Europa balcanica composto da 6 repubbliche: Croazia, Serbia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Slovenia, Montenegro + due province autonome (Kosovo e Vojvodina). La Jugoslavia era anche un membro originario dell’Onu. La crisi economica e le tensioni politiche del paese si erano accentuate dando luogo a rivendicazioni nazionali sempre più forti. La disintegrazione della Jugoslavia iniziò nel giugno 1991. Prima la Slovenia, poi la Croazia e la Bosnia-Erzegovina: questi Stati diventarono indipendenti, innescando una forte reazione da parte serba. Nel 1992 la Slovenia, la Croazia e la Bosnia entrarono alle Nazioni Unite. In tutto questo, la Serbia e il Montenegro avevano proclamato la Federal Republic of Yugoslavia (SFRY) rivendicando la continuità della Jugoslavia, ma vennero rifiutate da USA, Canada, Giappone e diversi paesi della Comunità europea. Anche il Consiglio di sicurezza si pronunciò, non ammettendo la SFRY. Intanto, anche la Macedonia ottenne la membership all’Onu Dal 1996 al 1999 ci furono degli scontri nel Kosovo, questa volta tra kosovari di etnia albanese e kosovari di etnia serba. Le tensioni culminarono con un conflitto, con la rivendicazione da parte dei kosovari e l’intervento della NATO contro la Serbia (intervento senza legittimazione Onu). La nuova Jugoslavia (FRY) tuttavia venne ammessa all’Onu nel 2000, non in continuità come la SFRY (ormai estinta), ma come un nuovo Stato. Veniva così sancita la fine della Jugoslavia e nessuno Stato ne rivendicava la continuità in sede Onu. Globalizzazione e new wave regionalista Il nuovo Segretario generale (Kofi Annan), durante il suo mandato, si dovette confrontare con alcune gravi crisi internazionali: dall’attacco dell’11 settembre, ai nuovi conflitti in Afghanistan e in Iraq. In questo periodo è aumentato l’uso del peacekeeping. Il GATT è stato revisionato: gli obiettivi del GATT sono stati inseriti nel 1995 nel sistema della World Trade Organization (WTO). Da allora la WTO è un’organizzazione internazionale vera e propria, con sede a Ginevra, e rappresenta l’evoluzione del GATT. Il WTO voleva ridurre e abolire le barriere tariffarie al commercio internazionale, ma oggetto della normativa sono diventati anche i servizi e le proprietà intellettuali. Ricordiamo che, anche il WTO, NON È UN AGENZIA DELL’ONU. Il WTO aveva come membri gli aderenti al GATT 1947, ma ha poi visto raddoppiare la sua membership. Ricordiamo che all’Onu si è ammessi come STATE e all’IMF si è ammessi come COUNTRY. Invece al WTO può accedere “qualsiasi Stato o territori doganale dotato di piena autonomia nella conduzione delle proprie politiche commerciali” In quello stesso periodo si è manifestato la new wave delle organizzazioni internazionali regionali. Si possono ricordare: la nascita dell’APEC, la formazione del NAFTA, la trasformazione del processo di integrazione europea di Maastricht Nuove sfide, nuovi orizzonti Tra i nuovi Stati ammessi dopo il sistema bipolare vanno ricordato alcuni mini-Stati: San Marino nel 1992, Andorra e Monaco nel 1993, Palau 1994. A questi, hanno fatto seguito la Svizzera nel 2002, nel 2006 il Montenegro e nel 2011 il Sud Sudan. La Svizzera è da sempre un paese neutrale; ma nel 1920 aveva aderito alla SdN, che ebbe sede proprio a Ginevra. Dal 1938 la sua politica ritornò alla neutralità. Nel 1946 la Svizzera scelse di astenersi dalla partecipazione all’Onu, e ottenne un posto di osservatore permanente. Dal 1947 iniziò ad aderire ad alcune agenzie dello UN System (continuando a rimanere fuori sia dall’Onu sia dalle IFI). Questo atteggiamento iniziò a cambiare a cavallo degli anni Sessanta e Settanta.
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