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Riassunto opere gattopardo e vicerè, Appunti di Letteratura

Riassunto opere gattopardo e vicerè

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 02/09/2019

viraha-us
viraha-us 🇮🇹

4.6

(5)

5 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto opere gattopardo e vicerè e più Appunti in PDF di Letteratura solo su Docsity! IL GATTOPARDO GIUSEPPE TOMASI Di LAMPEDUSA (Palermo 1896 Roma 1957), è noto, più che per i pur pregevoli Racconti (1961), per l'unico romanzo, Il Gattopardo (1958), che, pubblicato da Bassani, ebbe un'enorme risonanza, e suscitò entusiasmi ma anche polemiche da parte di intellettuali come Vittorini e Sciascia, che non ne condividevano il motivo di fondo, la negazione della fiducia storicistica. A Bassani se ne deve la stampa e Montale, commentando l'opera positivamente, contribuisce a fare dell'opera un classico. Il romanzo ha un fascino completamente diverso (estetico → la bellezza è una componente fondamentale) rispetto ai Vicerè, sebbene si ispiri al suddetto. Narra la storia di una famiglia di grandi feudatari siciliani, i principi di Salina, tra lo sbarco dei garibaldini e i primi anni del Novecento. Una vicenda storicamente simile (il trapasso dai Borboni ai Savoia e i suoi contraccolpi sulla dinamica delle forze sociali, visti all'interno di una nobile casata), era già stata affrontata da uno scrittore verista, il De Roberto, nei Viceré; ma nel Gattopardo l'interesse si sposta dalla meditazione storica ad un'indagine esistenziale, per cui il trapasso dei regimi, il decadere di grandi famiglie, l'alternarsi al potere delle varie classi sociali sono sentiti come paradigma dell'umana vicenda, come corrompersi e vanificarsi nel tempo di ogni sforzo costruttivo dell'uomo. Il capo della casata, il principe Fabrizio Salina, è sempre perfettamente consapevole, in ogni momento, di questa realtà e del destino di morte che ciascuno porta in sé e che non riguarda soltanto il singolo, ma coinvolge dinastie e regni (non a caso il romanzo si apre con la scena del macabro rinvenimento di un cadavere): per questo, impassibile e disincantato, assiste al decadere della sua casata, senza tentare minimamente di opporvisi. Diverso è l'atteggiamento del prediletto nipote Tancredi che, con l'irruenza talvolta cinica della giovinezza, cerca di salvare il salvabile: adattandosi alla nuova realtà storica, corre prima ad arruolarsi tra i garibaldini e sposa poi la bellissima Angelica, figlia di un arricchito ed espressione, con la sua prorompente salute e vitalità, della nuova classe sociale che sta avanzando. Anche Tancredi però è in fondo prigioniero di una sua immobilistica (e quindi pessimistica) concezione della storia: «Se vogliamo che tutto rimanga com'è – afferma in procinto di arruolarsi – bisogna che tutto cambi». La crisi della storia di cui si è detto trovava quindi voce ed espressione artistica nel Gattopardo col quale tornavano ad affiorare, resi attraverso preziose soluzioni formali, i grandi temi del tempo, della morte, del nulla: temi propri di quella sensibilità decadente che la stagione del neorealismo sembrava aver definitivamente dissolto. Il gattopardo rinnova, con acutezza di sguardo e raffinatissima sensibilità moderna, la tradizione del romanzo storico di fine 800. Altra scena fonamentale, all'inizio del romanzo, è il cosiddetto “giardino per ciechi”: espressione di un mondo in decomposizione, sull'orlo di un precipizio, in procinto di cadere nel vuoto. Al contempo è l'emblema di una terra intensa, vitalissima, acre, appassionata, indolente. In questo giardino dagli odori forti si riflette anche il carattere del Principe (“Non che fosse grasso: era soltanto immenso e fortissimo”), la sua accesa sensualità erotica, mista al sentimento del peccato. Il giardino all'italiana eslata la simmetria archietettonica, l'ordine razionale, i giochi di linee: è un giardino per gli occhi. Quello di casa salina è per ciechi: l'ordine razionale è scomparso. Il crollo dell'armonia, del decoro, dell'eleganza comporta, con l'immagijne del caos, nache un sentore di morte di rovina tanto più acuito e reso intenso dal denso e oleoso aroma che si diffonde nell'aria. Il giardino diveta emblema di un orizzonte di disfaimento, osservato con intensa compartecipazione e insieme distaccata ironia. Parlando di eventi passati, Tomasi di Lampedusa parla di eventi del tempo presente, ossia di uno spirito siciliano citato più volte come gattopardesco ("Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi"). Il principe di Salina spiega ampiamente il suo spirito della sicilianità; egli lo spiega con un misto di cinica realtà e rassegnazione. Spiega che i cambiamenti avvenuti nell'isola più volte nel corso della storia hanno adattato il popolo siciliano ad altri "invasori", senza tuttavia modificare dentro l'essenza e il carattere dei siciliani
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