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Riassunto Paolo volponi, Sintesi del corso di Letteratura

Letteratura italiana contemporanea - riassunto scrittore volponi

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 27/04/2019

doretta90
doretta90 🇮🇹

4.3

(15)

27 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto Paolo volponi e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura solo su Docsity! PAOLO VOLPONI Per P.V. la letteratura è un modo per investire il mondo con una soggettività risentita e appassionata, per affermare l’esigenza di una razionalità capace di affermare le più integrali possibilità umane, di mirare a una libera espansione delle facoltà corporee e mentali, a un uso positivo del lavoro, della scienza e della tecnica. Convinto della possibilità di uno sviluppo democratico della civiltà industriale, che consentirebbe di liberare grandi masse di uomini da una secolare miseria e oppressione, V. ha inizialmente guardato in termini positivi alla trasformazione che l’Italia ha subito negli anni ’50: e in quest’ottica ha lavorato nell’amministrazione industriale, cercando nel contempo una letteratura che mettesse in luce le contraddizioni del mondo produttivo, che desse voce al fondo segreto di un’antica Italia aspirante a proiettarsi verso una nuova razionalità non distruttiva, verso un nuovo equilibrio tra modernità, tecnica e terrestre visceralità. V. ha creduto che il corpo degli individui, con i suoi desideri, con la sua passione, con la sua forza, potesse aspirare a una conciliazione utopica con la totalità dell’universo, a un accordo possibile tra natura e attività umana: e ha visto nella tradizione della sinistra, in una miscela di anarchismo e di illuminismo, di spirito sovversivo e di razionale riformismo, il riferimento più autentico per questa utopia razionale, la sintesi delle energie migliori di un’Italia ambiziosamente protesa verso il futuro. Questo ostinato impegno in senso positivo può apparire ottimistico e illusorio, specie se confrontato con il giudizio negativo che della realtà italiana dava negli stessi anni Pasolini. Ma, anche nei suoi momenti apparentemente più ottimistici, V. ha saputo vedere con lucidità gli aspetti negativi e distruttivi che si agitavano già nel vorticoso sviluppo degli anni ’50; e più tardi ha saputo prendere atto della sconfitta che non solo la sinistra, ma la stessa razionalità democratica e riformista hanno subito di fronte al trionfo del postmoderno, a un’espansione economica aggressiva e incontrollata, all’onnipresenza della comunicazione pubblicitaria. Per questo la sua opera rappresenta nel modo più esemplare la parabola delle speranze legate alla trasformazione dell’Italia in paese industriale: essa registra con appassionata violenza corporea l’avventura di una ragione civile che ha cercato invano di immergersi nella modernità senza rinnegare una storia e una memoria secolari, ritenendo possibile la costruzione di un mondo giusto e abitabile dall’uomo. P.V. è nato a Urbino nel 1924 e nella sua città si è laureato in legge nel 1947. Determinante è stato per lui l’incontro, avvenuto nel 1950, con a. Olivetti: in seguito a questo incontro, fu assunto presso un ente di assistenza sociale, per il quale compì inchieste nel Mezzogiorno e lavorò a Roma a partire dal 1953. Il suo interesse per la letteratura aveva preso avvio dalla scrittura poetica e già nel 1948 si era avuta la pubblicazione della raccolta Il ramarro; decisivi furono poi i suoi rapporti con il gruppo di Officina, mentre dalla sua diretta esperienza del mondo industriale scaturì il suo esordio narrativo, col romanzo Memoriale(1962); al successivo romanzo, La macchina mondiale(1965), venne assegnato il premio Strega. Nel 1972 si stabilì a Torino iniziando una consulenza con la Fiat per i rapporti tra fabbrica e città: dopo l’apparizione dell’ampio romanzo Corporale(1974), nell’aprile del 1975 fu nominato segretario generale della Fondazione Agnelli, ma dovette abbandonare questo incarico solo due mesi dopo, inseguito a una sua dichiarazione di voto in favore del Pci per le elezioni amministrative, non gradita ai vertici della Fiat. Nel 1983 è stato eletto senatore come indipendente nelle liste del Pci: ha esercitato con impegno l’attività parlamentare, avvicinandosi più strettamente alle strutture del partito. Di fronte alla generale crisi della sinistra negli anni ’80, e all’affermazione di un nuovo aggressivo capitalismo, il suo romanzo Le mosche del capitale (1989), dedicato alla memoria di A. Olivetti, è apparso come una radicale critica dei nuovi sviluppi della società industriale e come un lacerante addio alle speranze degli anni precedenti: su queste posizioni, V. si è opposto alla dissoluzione del Pci. Gravemente malato, è morto ad Ancona nel 1994. Poco dopo la sua morte è uscita la raccolta di saggi Scritti dal margine (1994). La prima attività poetica di V. ha preso avvio con Il ramarro (1948), brevi componimenti sospesi tra tardo ermetismo e neorealismo; le raccolte successive ( l’antica moneta, 1955; Le porte dell’Appennino, 1960; Foglia mortale, 1974) assumono un respiro narrativo, fino a raggiungere la misura del poemetto: V. cerca nel paesaggio naturale e nelle immagini del mondo contadino i segni di un sofferto e difficile rapporto tra l’io e la realtà. Il passaggio alla narrativa avvenne alla fine degli anni ’50, con l’elaborazione di Memoriale e il progetto di un vero e proprio romanzo di formazione, a cui l’autore lavorò dall’autunno 1961, dopo la consegna di Memoriale all’editore. Questo romanzo che doveva intitolarsi Repubblica borghese, giunse a uno stadio di realizzazione molto avanzato, ma non ebbe una sistemazione definitiva e fu abbandonato per la stesura de La macchina mondiale: finchè V. è giunto a pubblicarlo nel 1991 sotto il titolo La strada per Roma. Il testo, largamente autobiografico, segue le esperienze di un giovane agli inizi degli anni ’50, insofferente del chiuso mondo di Urbino, alla ricerca di nuove esperienze di vita: egli prende la strada di Roma e si inserisce, tra paure e speranze, nella realtà nuova della grande città, pur mantenendo un ambiguo rapporto con il suo luogo d’origine. Il nuovo punto di vista che si determina per la pubblicazione avvenuta fuori tempo, quando l’autore, vicino alla vecchiaia, ha ormai assistito alla sconfitta delle sue speranze giovanili, e Urbino e Roma hanno subito una radicale trasformazione, conferisce un singolare effetto straniante alla freschezza giovanile di questo romanzo. Con Memoriale (1962) si entra direttamente nel nuovo mondo industriale, con la vicenda narrata in prima persona dall’operaio Albino Saluggia, che nel rapporto con la realtà della fabbrica vive fino in fondo l’esperienza della malattia e della solitudine: il narratore- protagonista ricostruisce incidenti, incontri, esperienze, con l’ottica deformante della paranoia, che acquista una singolare forza di strumento conoscitivo. Nel successivo romanzo, La macchina mondiale (1965), la voce narrante è quella di un contadino marchigiano, Anteo Crocioni, che, risalendo alle radici di un’antica sapienza popolare, di arcaiche utopie, di bisogni che affondano nella vita stessa della terra, ha concepito un suo sistema pseudoscientifico, in cui il mondo è visto come una grande macchina, e anche gli uomini come le macchine, che possono perfezionarsi con il lavoro. Il personaggio ha elaborato un trattato, di cui inserisci ampi passi nella sua narrazione: questa si svolge in una prosa carica di violenza, di scatti improvvisi, con un teso realismo espressionistico. L’utopia della macchina mondiale è però insidiata dal mondo che circonda il protagonista, da una serie di vicini di casa e altri nemici pieni di risentimento verso chi cerca di sfuggire al dominio dell’infelicità e dell’ingiustizia: costoro vedono in lui un pazzo e lo angustiano con varie persecuzioni, a cui Anteo si sottrae tragicamente col suicidio. L’ampio romanzo Corporale (1974), composto in fasi diverse, attraverso un progressivo sviluppo e arricchimento di differenti episodi, si pone come una sorta di scrittura totale, scrittura del corpo, che vorrebbe quasi aspirare a essere scrittura sul corpo: il protagonista Gerolamo Aspri è un intellettuale che ha caratteri molto vicini a quelli dei personaggi folli dei due romanzi precedenti; dopo difficili esperienze nel partito e nella fabbrica, egli parte per un singolare viaggio alla conquista della realtà, cerca di immergersi fisicamente nel magma contraddittorio del mondo circostante, nelle sue molteplici forme vitali,. quasi fagocitandole, facendole diventare parte del proprio stesso corpo. Ne sorge una serie vastissima di situazioni, di incontri, di immagini della vita contemporanea, descritte con un realismo allucinato e convulso, con una sensualità sfrenata e trionfale, che mira ad afferrare il senso sfuggente della vita in tutte le sue manifestazioni. Nel suo onnivoro rapporto con il mondo, G. aspri vede la sua identità confondersi e scontrarsi con numerose altre voci e figure. è un’opera
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