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RIASSUNTO PER CAPITOLI DI " PITTURA ED ESPERIENZE SOCIALI NELL'ITALIA DEL QUATTROCENTO", Sintesi del corso di Storia dell'Arte Moderna

IL FILE CONTIENE UN RIASSUNTO PER CAPITOLI DELL'OPERA DI MICHAEL BAXANDALL.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 27/11/2021

matildapinzauti
matildapinzauti 🇮🇹

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Scarica RIASSUNTO PER CAPITOLI DI " PITTURA ED ESPERIENZE SOCIALI NELL'ITALIA DEL QUATTROCENTO" e più Sintesi del corso in PDF di Storia dell'Arte Moderna solo su Docsity! Riassunti di Matilda Pinzauti. 1. LE CONDIZIONI DEL MERCATO: Nel XV secolo il mercato funzionava in maniera diversa da oggi: l'artista non creava opere a suo piacimento per poi ricercare un acquirente ma si può dire che il quattrocento fosse un periodo di PITTURA SU COMMISSIONE: vi era un committente che ordinava ad un artista un dipinto, specificandone le caratteristiche, stipulando un CONTRATTO con l'artista che si impegnava ad esaudire le sue richieste. Perciò si può dire che un dipinto del XV secolo è la testimonianza di un rapporto sociale tra l'artista e il committente. Questo vale per le opere più importanti perché c'erano anche opere già pronte ma si tratta di opere devozionali di poca importanza come alcune Madonne o cassoni nuziali. Il pittore aveva dunque un rapporto diretto e giornaliero con il committente che spesso era un privato ( a differenza degli scultori che il più delle volte lavoravano per delle imprese ed erano “ più liberi”). Abbiamo vari documenti che testimoniano quanto la committenza fosse importante e determinante e i contratti avevano forme molto varie, non c'era una forma fissa ( alcuni son contratti veri e propri firmati da un notaio, a volte si tratta di promemoria in due copie: una per il cliente e una per il pittore...) Non vi era poi la distinzione tra commissione privata e pubblica che vi è oggi perché le opere commissionate dai privati spesso poi erano destinate a luoghi pubblici, come le cappelle di una chiesa; semmai questa distinzione ha importanza quando ci si riferisce al committente che poteva essere una singola persona, un gruppo ristretto o addirittura un'intera istituzione ( es: opera del Duomo, un'Arte...). Non vi erano dunque forme fisse e tipiche ma c'erano delle caratteristiche ricorrenti quali: 1) la specifica di ciò che deve essere dipinto ( senza dettagli poiché in genere questi venivamo indicati in un disegno di accompagnamento, molto più utile delle scritte...) 2) Dettagli sul pagamento: modi e tempi, generalmente a rate. Talvolta però ci sono dei casi di veri e propri e uno dei più famosi e documentati è quello di che ricevette dai Gonzaga dal 1460 fino alla morte uno stipendio mensile, una casa, legna e frumento per un anno. Quello di Mantegna è però un caso raro, in genere si veniva pagati per la singola opera. 3) specifica sui colori da usare ( solo verso i colori più costosi) quali oro e lapislazzuli che in genere venivano forniti direttamente dal committente, perchè esistevano dei “ sostituti” più economici ma ovviamente meno preziosi e duraturi ( un classico sostituto del lapislazzuli ad esempio era l'azzurrite). Nel corso di tutto il Quattrocento inoltre varia gradualmente l'aspetto pià sottolineato dei contratti... ad esempio all'inizio del secolo la cosa fondamentale era la specifica dei colori da usare, mentre alla fine questo elemento passa in secondo piano rispetto alla richiesta di abilità pittorica. L'importanza dei colori diminuisce sempre più nel corso del secolo in tutta Europa occidentale per diversi fattori che non hanno a che fare solo con l'arte ma ad esempio anche con la moda (dove si inizia a preferire gli abiti neri a quelli damascati e quindi si ha una perdita dell'oro in generale), altro motivo poteva essere la minore disponibilità di un materiale. Questo non significa che si perde la volontà di ostentare la propria magnificenza; semplicemente cambia il modo in cui ciò viene fatto: non più tramite l'oro ma appunto tramite la qualtità di lavoro realizzata direttamente dall'artista e non dalla sua bottega. Questa differenza si percepisce subito nei contratti sia dal pagamento ( sempre di gran lunga maggiore per l'artista che per i suoi aiutanti), sia nelle richieste spesso specifiche di quali elementi dovessero essere per forza realizzati dall'artista ( più dettagliate per le singole tavole, meno per i cicli di affreschi) . Tutto ciò fece sì che alla fine del 400 anche la persona dell'artista fosse diventata significativa e influente. Ciò che i documenti non precisano è la REAZIONE DEL PUBBLICO di fronte alle opere. Esistono alcune descrizioni realitive alle qualità di certe opere o pittori ma si tratta quasi esclusivamente di reazioni date da altri artisti ( es: I Commentari di Ghiberti) oppure di colti che imitano gli scrittori che parlavano di arte nel mondo antico ma non persone comuni... una delle poche testimonanze di questo tipo può essere un documento inviato al duca di Milano nel 1490 dal suo agente a Firenze per aiutarlo a scegliere un pittore che decorasse la Certosa di Pavia. L'uomo infatti parla dei 4 pincipali artisti del tempo ( Filippino Lippi, Ghirlandaio, Botticelli e Perugino) dicendo le proprie impressioni ( indicano il minore o peggiore valore di uno rispetto agli altri, l'ambito in cui gli sembrava eccellesse di più) ma non è facile intenderne il lessico e quando anche si tenta di intepretarne le parole in riferimento a ciò che noi oggi possiamo pensare osservando Pron LOCI Se sodi tenere nn che 2. L'OCCHIO DEL QUATTROCENTO: Un oggetto quando viene osservato dall'occhio umano in pratica riflette la sua luce nella pupilla ed è solo una volta che la luce arriva al cervello che gli strumenti della percezione di cui ogni uomo è dotato cambiano di soggetto in soggetto. Ognuno ha delle capacità innate ma anche delle capacità che gli derivano dall'esperienza che per lo più, all'interno di uno stesso ambiente, sono le stesse ma alcune differiscono anche notevolmente ( es: una certa professione porterà un individuo a prestare attenzione ad alcuni particolari rispetto ad altri, un medico presterà attenzione all'anatomia delle figure umane molto meglio di come potrebbe fare un notaio che farà a sua volta attenzione ad altri particolari). La nostra percezione è abbastanza vicina a quella degli uomini del quattocento e infatti possiamo per lo più capire e condividere le loro osservazioni e questo spesso ci distrae dal prende atto di quanto il contesto sia fondamentale per l'opera d'arte e quanto tutti, pur avendo delle facoltà anche specifiche, viviamo per lo più le stesse esperienze che poi sono anche quelle vissute dall'artista e quindi, come in una sorta di patto, l'artista per esprimere i suoi concetti si serve di una serie di elementi che è consapevole che il pubblico può capire ( anche alcuni aspetti magari oggi a noi ignoti ma che al tempo non lo erano). > osservando si possono capire tutte queste cose. Il dipinto intanto ci mostra le due figure separate da una colonna e se noi, grazie al nostra ambiente, non conoscessimo il Cristianesimo, non saremmo in grado di capire cosa il quadro rappresenti; potrebbe benissimo sembrare che le due figure stiano osservando la colonna e non stiano “ dialogando” tra loro. Inoltre a noi non salta ( colore, prospettiva, proporzione) avevano dei RIMANDI MORALI E SPIRITUALI che noi spesso non riusciamo a cogliere e quindi ci rendono difficile e misteriosa la lettura di un'opera ma che nel 400 dovevano essere aspetti facilmente distinguibili dalle persone. 3. DIPINTIE CATEGORIE: Da quello che è stato detto nei capitoli precedenti si è quindi capito che l'uomo del 400 era sostanzialmente un uomo d'affari che andava in chiesa e aveva un certo gusto per la danza e sì può aggiungere che questi aspetti erano comuni un po' a tutti anche se ovviamente c'erano dei soggetti che conoscevano a fondo tutti questi aspetti, i così detti UMANISTI CIVILI, e coloro che invece erano esperti solo di uno di questi settori ma comunque non erano del tutto privi nemmeno di conoscenze relative agli altri... Bisogna iniziare a capire quali fossero, agli occhi di questi uomini, gli artisti migliori del tempo in maniera il più possibile oggettiva ( perché molte liste di artisti fatte nel 400 tendono a prediligere in maniera soggettiva gli artisti che avevano lavorato nella loro città di appartenenza). L'elenco di artisti più distaccato e oggettivo è quello fatto dal pittore e poeta , padre di Raffello Sanzio, all'interno di un'opera poetica di elogio nei confronti del proprio signore . Questo elenco cita diversi artisti appartenenti a diverse città anche se, come è facile intuire, comunque 13 su 24 artisti italiani citati sono fiorentini. Oltre a questo elenco è da sottolineare anche l'importanza di una famosa CRITICA redatta da ( studioso di lingua, amico di ALBERTI che aveva redatto il primissimo trattato sulla pittura e traduttore della più antica critica d'arte che si è conservata, la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio). Egli riutilizzò per la sua critica il metodo di Plinio che consisteva nell'uso di METAFORE e usando TERMINI DI BOTTEGA ma non così complessi da non poter essere compresi ai lettori. Landino realizzò la sua critica nell' nel tentativo di trovare motivi per elogiare Firenze in 4 sezioni: la prima dedicata all'arte antica e basata sulle notizie E ug da Plinio il vecchio, la seconda sul 200/300 si basa sulla critica di e la terza e la quarta sono il contributo personale di Landino. Di ogni artista citato da' un giudizio e utilizza termini particolari che spiega così : — IMITATORE DI NATURA: riferisce questo termine solo a MASACCIO. Il più grande e generale complimento che nella critica del tempo si potesse fare ad un artista era proprio il fatto che rivaleggiasse o addirittura superasse la natura, ma è difficile capire in cosa consistesse questo lavoro perché ogni artista poteva farlo in maniera diversa... in senso generico si può dire che imitava la natura chiunque superasse le tradizionali immagine dei libri e rappresentasse le cose così come appaiono in realtà con la prospettiva e il rilievo. — RILIEVO: è l'apparire di una forma modellata a tutto tondo tramite l'uso abile dei toni. Masaccio viene definito come il grande esponente universale del rilievo. — PURO E SANZA ORNATO: all'apparenza pare una ripetizione, tuttavia è fondamentale specificare che l'assenza della decorazione è pura perché nel mondo antico questo non era necessariamente un pregio, poteva essere anche un difetto che assumeva il significato non di “semplice”, bensi di “povero”. FACILITA: significa insieme l'indole naturale e l'esercizio che migliora l'abilità. Era una delle qualità più apprezzate nel Rinascimento da cui derivava la nel dipingere e rendere chiara e semplice la scena. È un termine che si indicava più che altro in riferimento all ARRESTO che era realizzato per lo più a SUOR ( ovvero su intonaco ancora fresco, bagnato e non asciutto) e non lasciava molte tracce del lavoro su di esso ( segni di giunture, di pennellate). > si tratta di un giudizio riferibile ai contemporanei a questi pittori, Vasari infatti non è d'accordo a ritenere queste opere buone così come lo sono quelle della sua epoca... PROSPECTIVO: colui che è abile nell'uso della prospettiva non solo quella “ matematica” ma anche quella “ empirica” per rendere facilmente leggibile l'opera > ad esempio la facilità con cui riusciamo, senza fare disegni tecnici, ad individuare ad occhio il punto di fuga di un quadro. La prospettiva infatti è semplice solo nella teoria, ma nella pratica nasconde diverse difficoltà come la necessità di semplificare geometricamente la realtà. GRATIO: Landino usa questo termine in riferimento a FILIPPO LIPPI ea DESIDERIO DA SETTIGNANO. Con questo termine si designa una figura che mostri in sé leggiadria tramite sopratutto l'aspetto del corpo ( che deve essere sottile, senza troppi muscoli e realizzato con pochi chiaroscuri) ed è quindi un termine che sta in contrasto con . In particolare si riteneva che la “ gratia” fosse il risultato di due qualità: « ORNATO. Per “ varietà” si intendeva la diversità dei soggetti ottenuta tramite il contrasto di tinte e atteggiamenti, mentre per “ ornato” si intendeva non solo, come ci aspetteremmo noi, l'aspetto decorativo ma anche la ricchezza e l'accuratezza della resa. Quando nel 400 si parlava di ornato in riferimento ai dipinti si intendeva riferirlo in genere all'atteggiamento e al movimento delle figure. Nel mondo antico infatti QUINTILIANO. per spiegare l'effetto delle figure omate in retorica, usava il paragone ad una statua: una statua con le braccia incollate al corpo manca di grazia e ornamento, mentre una posa curva, mobile e varia ha omamento e grazia. COMPOSIZITIONE: i dipinti sono delle composzioni perché sono creati da un insieme di corpi che a loro volta sono insieme di membra fatte di più superfici piane. Spesso una delle basi della critica del quattrocento si basava proprio sullo studio della composizione mettendo in relazione l'articolazione della scena con i suoi fini narrativi, cogliendo ciò che era superfluo e così via. COLORIRE: si intendeva non la qualità del colore in sé, bensì gli effetti ottenuti tramite il colore ( come il rilievo ad esempio) in contrapposizione ad un altro elemento che è il DISEGNO che si basava sulla rappresentazione degli oggetti mediante i contorni. AMATORE DELLE DIFFICULTA': l'esecuzione di cose difficili dava valore all'opera, perchè era una dimostrazione di talento da parte dell'artista che doveva, per essere definito buono, evitare le soluzioni scontate. Uno dei modi per manifestare la difficoltà era l'uso di SCORCI. Gli scorci sono un'applicazione particolare della prospettiva che può avvenire sia tramite regole matematiche che in maniera empirica ( basti pensare alle teste in scorcio di dipinti tardogotici come il servo che allacia i calzari nell'Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano). Erano gli elementi che più catturavano l'attenzione perché erano considerati difficili e questo aspetto era ampiamente sfruttato dai pittori del quattrocento ma criticato nel 500 come un'esagerazione. — PROMPTO: si traduce in una diversificazione della figura sopratutto con attenzione ai movimenti. Si tratta da una parte di una qualità del dipinto, ma dal'altra anche della mano del pittore, un po' come la gratia. — VEZZOSO: per vezzo si intendeva una carezza e quindi il termine vezzoso indicava qualcosa di dolce e delicato che in base ai contesti poteva essere positivo o negativo ( ad esempio applicato ad un uomo nel 400 non era un complimento). Ancora una volta si tratta in arte di un termine che sta a metà tra la mano del pittore e l'opera che corrisponde in qualità formali all'assenza di varietà tonale eccessiva soprattutto, ma in generale di qualsiasi eccesso. — DEVOTO: il termine in arte rappresenta l'idea di uno stile CONTEMPLATIVO, che usce gioia e tristezza, non complesso, che invita appunto alla devozione. E un termine che Landino usa in riferimento al BEATO ANGELICO dicendo che egli aveva una pittura che rinunciava alle “difficultà” in favore di questa devozione. Questi termini quindi nacquero nel contesto della pittura e della scultura ma ben presto si diffusero anche alla vita comune e furono riorganizzati e riferibili ad altri aspetti della società e delle altre arti. Il libro dimostra quindi quanto anche i dipinti siano uno strumento utile a conoscere la mentalità di una certa società al pari dei documenti.
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