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Riassunto Perché la Chiesa di Giussani, Sintesi del corso di Teologia

Riassunto del libro Perché la Chiesa di Giussani, da studiare integralmente per l'esame di Teologia II con Banna.

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

In vendita dal 18/09/2023

gaiaferrarioo
gaiaferrarioo 🇮🇹

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Scarica Riassunto Perché la Chiesa di Giussani e più Sintesi del corso in PDF di Teologia solo su Docsity! PERCHÉ LA CHIESA SEZIONE PRIMA: LA PRETESA PERMANE PARTE PRIMA: AL CUORE DEL PROBLEMA CHIESA CAPITOLO PRIMO: COME INTRODURSI ALL’INTELLIGENZA DELLA CHIESA 1. UN PRESUPPOSTO FONDAMENTALE La Chiesa non è solo espressione di vita (ossia qualcosa che nasce dalla vita), ma è vita => quindi: chi vuole formulare una propria opinione sulla Chiesa deve tener presente che è una vita che: - ci precede di molti secoli - con cui bisogna convivere 2. UNA SINTONIA COL FENOMENO La chiesa potrebbe essere giudicata: a. da qualcuno come un fenomeno religioso di scarso interesse b. qualcun altro invece potrebbe darne per scontata la validità (cioè non la metta nemmeno in dubbio) MA: in nessun caso si può non catalogare la Chiesa tra i fenomeni religiosi => quindi: la Chiesa è vita religiosa Uno psicologo e filosofo tedesco ha affermato che per poter educare un individuo, cioè per renderlo capace di inserirsi e vivere nella realtà => per prima cosa: è necessario che i passi nel percorso educativo dell’individuo facciano sempre riferimento ad un’esperienza da lui già sperimentata QUESTO PERCHÈ: l’uomo in qualche modo si connette con qualcosa già presente in lui DI CONSEGUENZA: se la chiesa è una realtà religiosa: a. la presenza di educazione del senso religioso rende più facile capire i principi di una realtà come la Chiesa b. l’assenza di educazione al senso religioso naturale rende difficile giudicare in modo oggettivo un fatto religioso QUINDI: in questa situazione, la prima difficoltà è una difficoltà di intelligenza => in altre parole: a causa di un non evoluto senso religioso il soggetto non riesce a disporsi rispetto all’oggetto che deve giudicare 
 Il senso religioso coincide con quella consapevolezza originale (per questo naturale) che ogni cosa dipenda da Dio, di conseguenza: 1. ogni iniziativa o gesto ha significato 2. aderiamo al senso religioso in ogni istante della vita DUNQUE: se c'è qualcosa che secondo noi non va ricondotto all'azione o ai piani di Dio => allora: quest'ultimo non sarebbe più nemmeno Dio perché vorrebbe dire che c'è qualcosa di ancora più alto e profondo che determina il nostro modo di agire Ci sono due problemi dell’ineducazione religiosa: 1. primo: consiste nel fatto che si può provare ripugnanza verso il fatto che il senso religioso domini ogni azione fatta coscientemente e ogni aspetto della vita 2. secondo: senso di estraneità che proviamo quando si dice che è Dio che determina tutto ALLORA: l’educazione al senso religioso aiuta a risolvere questi due problemi perché: a. da un lato: aiuta ad accettare che Dio determina ogni cosa b. dall’altro: aiuta l’uomo ad allontanarsi da quella estraneità che prova verso Dio 3. METTERE A FUOCO L’ORIGINALITÀ DEL CRISTIANESIMO Il cristianesimo è una soluzione al problema religioso e la chiesa è strumento di questa soluzione => quindi: il tema del senso religioso è importante per capire l’originalità del cristianesimo INFATTI: il cristianesimo è precisamente la risposta al senso religioso 4. IL CUORE DEL PROBLEMA-CHIESA Chi si imbatte in Gesù Cristo, sia un giorno dopo la sua scomparsa dall’orizzonte terreno, sia un mese dopo o cento, mille, duemila anni dopo, come fa a sapere se veramente si tratta di qualcosa che sommamente lo interessa, e come fa a saperlo con ragionevole sicurezza? QUESTO problema è il cuore di ciò che storicamente si chiama Chiesa 
 => infatti: la parola chiesa indica: - un fenomeno storico che consiste nell’essere per l’uomo la possibilità di raggiungere la certezza sul Cristo - quindi nell’essere la risposta a questa domanda INFATTI: ogni uomo che venga a contatto con l’annuncio cristiano => è naturalmente portato a cercare di raggiungere una valutazione certa e ragionevole su questo ALLORA: di fronte a questo: - la soluzione potrebbe anche essere di censurare il problema => ma: data la natura della domanda, è come rispondere negativamente - la Chiesa si pone come la risposta a tale esigenza => e: dice Giussani che per verificare tale domanda è necessaria una “adeguata convivenza” e una “sintonia col fenomeno” CAPITOLO SECONDO: PRIMA PREMESSA: COME RAGGIUNGERE OGGI LA CERTEZZA SUL FATTO DI CRISTO A QUESTO PUNTO: è necessario formulare due premesse => ciascuna delle quali risponde alla domanda fondamentale ALLORA: nel rispondere a questa domanda: - non solo la cultura si divide - ma si rivela anche l’atteggiamento dell’uomo verso la realtà => in particolare: tre sono gli atteggiamenti culturali da cui emergono risposte diverse 
 QUINDI: analizzare questi tre atteggiamenti culturali: a. non equivale semplicemente ad analizzare tre momenti della storia della cultura dell’Occidente b. ma significa anche: 1. capire quali sono le pieghe più nascoste della coscienza dell’uomo di fronte al problema che stiamo trattando DOMANDA FONDAMENTALE: Chi si imbatte in Gesù Cristo, sia un giorno dopo la sua scomparsa dall’orizzonte terreno, sia un mese dopo o cento, mille, duemila anni dopo, come fa a sapere se veramente si tratta di qualcosa che sommamente lo interessa, e come fa a saperlo con ragionevole sicurezza? PRIMA PREMESSA: Come è possibile, oggi, raggiungere una valutazione su Cristo oggettiva e adeguata all’importanza della adesione che pretende ? CHE EQUIVALE A DIRE: Con quale metodo ho la possibilità di aderire ragionevolmente alla proposta cristiana? b. ma in un solo punto, ossia Cristo A QUESTO PUNTO: come si può essere certi del fatto che Dio si sia reso presenza? => attraverso un'esperienza interiore IN ALTRE PAROLE: è lo Spirito stesso di Dio che illumina il cuore e per ispirazione fa "sentire" la verità della persona di Gesù QUESTO è il fulcro dell'atteggiamento protestante => e: questa era anche l'esperienza dei profeti INFATTI: il profeta si distingue dagli altri del suo popolo proprio perché, di fronte agli avvenimenti: 1. sente un annuncio che gli altri non sentono 2. è reso colui che si fa interprete della realtà di Dio INOLTRE: il profeta ha una verifica obiettiva, il popolo e il tempo = la storia del popolo => cioè: era il loro rapporto con il popolo a verificare la loro parola INOLTRE: l’atteggiamento protestante rispetto a quello razionalistico: a. da un lato: è opposto poiché Dio è totalmente estraneo a qualunque parametro umano b. da un altro lato: esiste un denominatore comune: un ultimo soggettivismo => in particolare: il soggettivismo protestante presenta due interrogativi: 1. Come si può distinguere se ciò che l’uomo “sente” è il risultato dell’influsso dello Spirito o è l’idealizzazione dei suoi pensieri? Come si può liberare questa metodologia dall’ambiguità? 2. bisogna tenere conto del fatto che anche la posizione protestante dà luogo a infinite interpretazioni e soluzioni diverse MA: la vera obiezione che si può fare alla posizione protestante è che non rispetta gli elementi fondamentali del messaggio cristiano, cioè: a. Dio si è fatto uomo, secondo tutti gli elementi della realtà umana (mangiava, beveva) b. invece la posizione protestante riduce l’esperienza cristiana ad un’esperienza solamente interiore 3. LO SGUARDO ORTODOSSO-CATTOLICO Terzo atteggiamento/metodo: quello della tradizione cristiana => in particolare: quest’ultimo è chiamato ortodosso-cattolico perché sia l'ortodossia sia il cattolicesimo hanno la medesima concezione E: se ogni altra posizione ad un certo punto del suo percorso si è dovuta opporre alla tradizione => invece: l’atteggiamento ortodosso-cattolico è coerente con l'avvenimento cristiano così come si è presentato nella storia E: come si è presentato nella storia? => come l'annuncio di Dio che si è fatto “carne”, ossia una presenza umana in tutto e per tutto MA: una presenza integralmente umana implica il metodo dell’incontro => cioè: dell’imbattersi con una realtà esterna a sé, che percuote l’interiorità, ma che si trova pur sempre “fuori” di sé INFATTI: il termine “incontro” è rilevante sia nell’ambito dell’interiorità, che in quello dell’esteriorità IN ALTRE PAROLE: quando Gesù era nel pieno della sua attività terrena => la sua presenza tra gli uomini si identificava: a. non solo con la fisionomia fisica della sua persona (con il suo corpo) b. ma anche con la presenza di coloro che credevano in Lui, tanto da essere invitati a diffondere il suo messaggio di salvezza e i suoi gesti E: questo è il metodo per raggiungere Gesù Cristo anche oggi => cioè: imbattersi in una realtà fatta di coloro che credono in Lui, realtà che: - storicamente parlando si chiama "Chiesa" - sociologicamente parlando "popolo di Dio” - ontologicamente parlando (nel senso profondo del termine) "Corpo misterioso di Cristo” L'energia con cui Cristo è destinato a possedere tutta la storia e tutto il mondo è un’energia => che gli permette di afferrare il credente e assimilarlo come parte del mistero della sua persona IN ALTRE PAROLE: è incontrando l'unità dei credenti, e quindi la Chiesa, che ci si imbatte letteralmente in Cristo => l’atteggiamento ortodosso-cattolico concepisce l’annuncio cristiano come l’invito a una esperienza presente integralmente umana POI: le modalità di tale incontro ovviamente evolvono nei tempi => più precisamente: la realtà di Cristo diviene presente attraverso la fattispecie umana che: a. Lui scegli b. da Lui fluisce inesorabilmente nella storia, come esperienza sensibile della sua realtà divina CONCLUDENDO: si può dire che l'analogia o la coerenza con il dinamismo originale del fatto cristiano è innegabile nel terzo atteggiamento, mentre è ridotto nel primo e nel secondo 4. UNO SGUARDO VALORIZZATORE I primi due atteggiamenti affrontati sottolineano valori che sono riconosciuti e che vengono recuperati nel terzo atteggiamento: 
 1) Il terzo atteggiamento: a. non solo non elimina l’indagine storica b. ma mette la persona nelle condizioni di utilizzare questa indagine in un modo più adeguato IN PARTICOLARE: per usare in maniera corretta l’obiettività della conoscenza storica (= valore che l’atteggiamento razionalista vuole affermare) => è necessario possedere oggi lo spirito e la coscienza proprio di quell’esperienza che duemila anni fa ha prodotto i vangeli E: nel presente quell’esperienza è la Chiesa, l’unità dei credenti 2) Nell'atteggiamento protestante, invece, il valore da sottolineare è che Dio si può palesare direttamente alla sua creatura: è l'esperienza mistica => il divino nel cristianesimo si comunica all’interno di un’esperienza personale (un’appartenenza sperimentata e vissuta), e l’atteggiamento protestante sente la novità del cristianesimo come ispirazione INNANZITUTTO: ci si chiede se un sentimento sia più intenso: - quando si contempla un oggetto d'amore - quando l’oggetto d’amore è di fronte a noi => evidentemente quando è di fronte a noi QUINDI: per il credente sapere che Gesù non è solo spirito ma è stato anche corpo => rende più potente la convinzione del contatto col divino QUINDI: il divino nel cristianesimo si comunica all’interno di un’esperienza personale (cioè Cristo investe così profondamente l’uomo che è parte di Lui, fa corpo con Lui) => e: il protestantesimo è ispirato da questa novità CAPITOLO TERZO: SECONDA PREMESSA: DIFFICOLTÀ ODIERNA NEL CAPIRE IL SIGNIFICATO DELLE PAROLE CRISTIANE 1. ACCORGERSI DI UNA DIFFICOLTÀ Come mai l’uomo di oggi è così poco facilitato a rendersi conto del significato delle parole cristiane ? Per rispondere è necessario ripercorrere quel cammino storico => che: ha portato alla formazione di quella mentalità diffusa oggi in materia religiosa 2. IL MEDIOEVO DAL PUNTO DI VISTA DELLA DIFFUSIONE DI UNA MENTALITÀ Nel Medioevo era diffusa una mentalità per cui Dio era concepito come una realtà che si ritrova in tutti gli aspetti della vita => in altre parole: Dio veniva concepito e percepito come quello che è: tutto ANALOGAMENTE: il Medioevo è un epoca: - dove le divisioni insanguinavano regioni e città - ma in cui, al di là delle incoerenze, l’ideale umano per eccellenza era quello del santo INOLTRE: la nascita delle università, la figura di San Francesco e il fenomeno delle cattedrali => rappresentano i vertici di questa mentalità, che: a. pur non essendo sempre coerentemente applicata b. ha certamente connotato un’epoca IN SOSTANZA: una mentalità autenticamente religiosa è proprio ciò che nel Medioevo rendeva: - più facile l’adesione e la convinzione alla religione stessa - più difficile invece immaginarsi Dio come qualcosa accanto all’uomo anche sulla Terra 3. L’UMANESIMO DAL PUNTO DI VISTA DELLA DISARTICOLAZIONE DI UNA MENTALITÀ Con l’Umanesimo viene introdotta una nuova mentalità radicalmente diversa da quella medioevale => ossia: Dio è concepito come una realtà che non determina la vita concreta dell’uomo INVECE: ciò che segna la vita dell’uomo è l’ideale della riuscita => quindi: è valido l’uomo che riesce almeno in un campo della vita sociale, di conseguenza: 1. vengono riscoperte la Dea Fortuna e la Dea Fama 2. al posto del santo sorge l’ideale del divo 3. IL RINASCIMENTO DAL PUNTO DI VISTA DI UNA NATURA INTESA COME FONTE ULTIMA DELL’ENERGIA UMANA Il Rinascimento sviluppa ulteriormente questa concezione della vita => in particolare: essendo Dio relegato al mondo etereo ultraterreno, nell’esistenza concreta dell’uomo è la natura (panteisticamente intesa) a dare l’energia perché l’uomo stesso si possa realizzare QUESTO determina anche un cambiamento in campo morale: - è bene ciò che la natura spinge a fare - è male ciò che frena l’impeto naturale => quindi: si inizia a sentire la religione come un limite alla vitalità dell’uomo e si dimentica la grande fragilità di cui soffre l’uomo per natura 4. LA DIFFICOLTÀ DI UN UOMO CONCEPITO ASTRATTAMENTE: IL RAZIONALISMO Il Razionalismo nasce dalla scoperta del fatto che i meccanismi e le leggi della natura trovano corrispondenza nella ragione dell’uomo => di conseguenza: la ragione è concepita ora: a. non più come un qualcosa che può concepire cose senza limite e quindi Dio b. ma come misura di tutte le cose, cioè nulla al di fuori della ragione può essere pensato o fatto ALLORA: l’inizio della Chiesa è l’insieme di discepoli che, dopo la morte di Cristo, continua a stare insieme ugualmente, perché? => perché: i discepoli avvertono e ci trasmettono che Cristo risorto: a. non è sceso sulla terra per un istante b. ma rimane nella vita dell’uomo, nel mondo attraverso la forma storiche e presente della Chiesa IN PARTICOLARE: la convinzione che Cristo sia ancora presente tra loro la si osserva all’inizio degli Atti degli Apostoli => dove viene specificato che le apparizioni di Gesù: a. non erano frutto dell’immaginazione b. ma i colloqui con Lui avvenivano per sempre “mentre era a tavola con loro” PER CUI: c’è una continuità fisiologica (naturale) tra Cristo e il primo nucleo della Chiesa formato dai discepoli => e: è così che questo gruppetto di persone inizia il suo cammino nel mondo: come continuazione della vita dell’uomo Cristo attivo tra il loro INOLTRE: la premura di ripristinare il gruppetto dei dodici che Gesù aveva scelto, sostituendo Giuda (che aveva fatto arrestare Gesù) con Mattia => rivela la convinzione di essere portatori di un mandato e testimoni di un evento senza eguali INFATTI: per i discepoli Gesù: a. non è qualcuno da ricordare b. ma è qualcuno da testimoniare, essendo ancora presente e attivo come prima PERÒ: sorge il problema della natura della continuità di Cristo nella storia, cioè il problema della Chiesa => e: il problema della Chiesa si lega al problema di Cristo o meglio va visto nel essere da parte della Chiesa continuazione di Cristo cristiano: è colui che prima di tutto crede nella risurrezione di Cristo => e: la risurrezione di Cristo significa che: a. non solo Gesù Cristo è il fondatore della Chiesa b. ma che egli ne rimane il capo invisibile ma attivo CAPITOLO SECONDO: I TRE FARRORI COSTITUIVI Affrontiamo il triplice fattore (le tre componenti) costitutive del fatto cristiano (della Chiesa) => domandandosi: un contemporaneo delle origini che avesse osservato dall’esterno la nascita della Chiesa, come l’avrebbe descritta ? Quali sono le caratteristiche che inevitabilmente avrebbe notato di esso ? 1. IL FATTO CRISTIANO/ UNA REALTÀ SOCIOLOGICAMENTE IDENTIFICABILE La chiesa (fatto cristiano) si presenta all’osservatore (si pone nella storia), come comunità 
 => infatti: leggendo gli Atti degli Apostoli si possono trovare immagini del carattere comunitario dei cristiani (es: “Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme" ) QUINDI: la Chiesa è cominciata letteralmente con gli apostoli che si facevano vedere sotto il portico di Salomone => e: proponevano agli altri una percezione (immagine) comunitaria di sé DUNQUE: la prima caratteristica (fattore) con cui la Chiesa si è fatta vedere nel mondo e quindi dagli spettatori dell’epoca => è stata quella di essere un insieme individuabile di persone che si sono legate tra loro OVVIAMENTE: il “noi” della Chiesa non si deve trasformare in chiusura, in ghetto => fare questo: significherebbe vivere la cristianità nell’ignoranza o tradendo il suo reale contenuto e la sua origine a) ANTICA E NUOVA CONSAPEVOLEZZA: LA SCELTA DI DIO Il popolo ebraico si definisce nel suo essere proprietà di Dio => cioè: il popolo ebraico crede che Dio l’abbia scelto come specialmente posto al suo servizio E: quest’idea si ritrova anche nella coscienza del primo gruppo di persone che formerà la Chiesa => in particolare: in Paolo e in altri scrittori neo-testamentari emerge la certezza di costituire: - il compimento del fenomeno ebraico - il vero e definitivo popolo di Dio nel mondo QUINDI: il cristianesimo si rifà subito all’idea di scelta di Dio che aveva caratterizzato Israele e ne viene formato => ma: operando una rivoluzione culturale: - per il popolo ebraico: per il fatto che uno nasce, allora partecipa per etnica al popolo scelto da Dio - per i cristiani: il popolo di Dio è formato da coloro che, indipendentemente dalla razza, le idee o le storie differenti, Dio mette insieme, poiché hanno fede nella venuta del suo Figlio (in Gesù) b) IL VALORE CULTURALE DI UN CONCETTO NUOVO DI VERITÀ La Chiesa che si andava formando presentava una sorprendente corrispondenza con le sue origini => si tratta dell’immagine che la tradizione ebraico-semitica ha della verità - per il mondo occidentale: la metafora più facile da utilizzare per parlare della verità è la luce => quindi: nel mondo occidentale il metodo per la conoscenza è il vedere con i propri occhi QUESTO non è certo da rifiutare => poiché: il cristianesimo aveva raggiunto una tale evoluzione nel mondo: - da avere già penetrato la realtà greco-romana - da essere pronta ad assumerne tutte le categorie di pensiero che era possibile assumere - però nella tradizione biblica: la metafora usata più frequentemente per parlare della verità è la roccia o la rupe a. l’immagine della roccia, stabile rispetto alla sabbia mossa dal vento è stata usata per chiarire che cosa il divino è per l’uomo: ciò su cui l’uomo può appoggiarsi b. l’uso di questa metafora rivela come il metodo per la conoscenza della verità nella mentalità ebraica: - non è tanto il vedere con i propri occhi - ma il riferirsi a qualcosa di sicuro, di stabile e la stabilità a cui ci si riferisce non è erosa dal tempo => allora: qualcosa che sfida il tempo nella certezza di una permanenza è espressione del vero E: a questo proposito in ebraico: - parola amen: ha la stessa radice della parola “verità” e la loro radice comune significa “stabilità” - la parola che indica uomo come essere mutevole ha la stessa radice del concetto “menzogna” INOLTRE: la tradizione biblica dell’immagine della roccia come metafora di verità => indica in maniera più vera e adeguata il mondo in cui la verità viene comunicata e accolta IN PARTICOLARE: l’immagine della roccia come immagine di verità indica un preciso metodo per cominciare la verità => ossia: la solidità del testimone San Tommaso diceva che l’uomo è molto più persuaso da ciò che ascolta, che da ciò che vede: - è molto più facile per ciascuno mettere in dubbio sé stessi (ciò che ciascuno vede) - è molto più difficile mettere in dubbio le parole di una persona stimata e amata QUINDI: se non c’è nulla di più fragile che appoggiarsi solo a se stessi nella ricerca della verità 
 => invece: la testimonianza per sua natura indica un coinvolgimento INFATTI: il testimone (di una verità) è una figura che si mette in gioco completamente => e: per questo tutta la personalità dell’ascoltatore è chiamata a mettersi in gioco 
 QUINDI: il Dio fatto uomo nel mondo è testimoniato, non fatto oggetto di una ricerca => e: la comunità cristiana al suo nascere intendeva se stessa come il luogo in cui si poneva la testimonianza c) IL TERMINE USATO: ECCLESIA DEI Il fenomeno cristiano si presenta nella storia come una comunità => e: una comunità che esprimeva la consapevolezza di essere il definitivo attuarsi del popolo di Israele - Qahal: termine ebraico, indica una realtà fatta di tanti individui uniti che si raccolgono => termine con cui si indicava la realtà di Israele come popolo di Dio - Ekklesia: termine greco, significa letteralmente assemblea/riunione di persone, una chiamata a raccolta che poteva interessare non solo i cristiani => il gruppo che si raccoglieva dapprima sotto il portico di Salomone, e che è andato poi via via allargandosi e moltiplicandosi, chiamava la propria realtà che si radunava ekklesia La definizione dell’assemblea cristiana è completata con il genitivo Dei: ecclesia Dei, (comunità di Dio), => dove quel "di Dio" ha due significati: 1. ciò di cui si interessa l’assemblea è Dio 2. è Dio stesso che raccoglie la comunità, quindi il termine significa “raccolti da Dio”, in che senso? È Dio stesso che sceglie i “suoi”, che fa un’elezione => quindi: all’idea ebraica di qahal Jahvé succede l'idea finale di ecclesia Dei - non è una riunione popolare che viene chiamata assemblea quando aumenta la partecipazione - ma è il fatto di venire scelti da Dio d) LA CHIESA E LE “CHIESE” Il significato più completo di ecclesia Dei è “il popolo di Dio nella sua totalità” => proprio per l’inevitabilità di doversi rifare alla scelta libera e totale di Dio DI CONSEGUENZA: la Chiesa totale non si forma per addizione di comunità => al contrario: ogni comunità (per quanto piccola) rappresenta tutta la Chiesa QUINDI: il valore che viene dato dai documenti della prima cristianità alle singole comunità cristiane è il valore stesso della Chiesa totale: - Chiesa totale: storicamente può emergere solo in un'emergenza provvisoria, in un determinato luogo e in un certo ambito - Chiesa locale: ha valore in quanto emerge dalla Chiesa totale, la quale senza quella locale non vivrebbe la concretezza storica 3. LA COMUNITÀ INVESTITA DA UNA FORZA DALL’ALTO Il secondo fattore che caratterizza il fenomeno della Chiesa consiste nel fatto che => i primi cristiani erano consapevoli che tutto ciò che accadeva nella loro vita e tra loro - non era frutto della loro adesione o volontà - ma di un’azione superiore, che era indicata come “dono dello Spirito” (forza misteriosa da cui erano investiti dall’alto) IN PARTICOLARE: gli Atti degli Apostoli parlano di una “forza dell’alto” Mistero: - nella nostra cultura: indica l’inconoscibile o ciò che ancora non è noto - nel linguaggio cristiano: indica l’ inattingibile e l’inafferrabile, che si rivela nella nostra finitezza e si rende parte della nostra esperienza, mantenendo il suo contenuto infinito => Cristo è il mistero stesso proprio perché Cristo è Dio che si rende esperienza dell’uomo d) Un fattore gerarchico Nella comunità cristiana tutti sono chiamati a riverberare la funzione stessa di Cristo per l’umanità => ma: alcuni lo fanno in modo eccezionale E: nella comunità cristiana primitiva si ha l’impressione che gli apostoli (primi testimoni designati da Cristo stesso) godessero di grande autorità morale => e: tra essi vi era una gerarchia (es: Pietro sembra occupare un posto di primo piano) 
 QUINDI: la Chiesa è fondata sugli apostoli e sul particolare primato di Pietro => poi: particolari posizioni erano quelle dei vescovi: - vescovo nella sua comunità: ad egli spettava riconoscere un uomo come aderente alla fede o no => inoltre: avevano una rete di rapporti tra loro attraverso le lettere di pace-comunione - vescovo di Roma: era il punto di riferimento nei rapporti tra vescovi e tra comunità e) Un fervore di comunicazione, un ideale missionario La parola koinonia indicava una società non chiusa in se stessa ma fortemente animata da un fervore comunicativo => a questo proposito: la comunità primitiva sentiva come essenziale alla sua esistenza il comunicare e far conoscere la notizia di un Dio coinvolto con gli uomini al punto di farsi uomo QUINDI: quello di comunicare agli altri è stato e rimane un dovere decisivo nella vita cristiana => così: Gesù raggiunge gli uomini nella storia f) La moralità come dinamismo di un cammino La comunità dei primi cristiani si definiva comunità di santi => per la nostra mentalità in cui Santo equivale a perfetto questo è sconcertante MA: all’epoca “santo” indicava qualcuno che apparteneva all’Alleanza di Dio con l’uomo 
 => e: per questo si pretendeva in un cammino secondo il volere di Dio ALLORA: la moralità cristiana prende finalmente il suo volto adeguato => l’intraprendere un cammino dentro il mistero personale di Cristo in cui con l’aiuto del suo spirito si è stati eletti e in cui si realizza la propria umanità SEZIONE SECONDA: IL SEGNO EFFICACE DEL DIVINO NELLA STORIA PARTE TERZA: COME LA CHIESA HA DEFINITO SE STESSA CAPITOLO PRIMO: IL FATTORE UMANO Analisi dell’umano e del divino e dello strumento della comunicazione di Dio: il fattore umano => la pretesa più specifica della Chiesa non è solo quella di essere veicolo del divino, ma di esserlo attraverso l’umano 1. ATTRAVERSO L’UMANO Ciò che caratterizza il Mistero cristiano è la rivelazione del fatto che Dio si comunichi all’umanità proprio attraverso l’uomo (un uomo) QUINDI: i primi che hanno diffuso il cristianesimo avevano chiaro: a. sia che il divino risplendeva nel mondo tramite quel che dicevano e facevano => sono significativi diversi brani tratti dalle Lettere di Paolo b. sia che le loro parole erano sprovvedute e i loro gesti fragili TUTTAVIA: questo non li rendeva rassegnati, ma fieramente in lotta => protesi verso il dono della salvezza INOLTRE: non solo i personaggi attraverso cui Dio si comunica sono umani => ma: anche il gesto attraverso cui si ha la rivelazione massima con Dio, ovvero l'Eucarestia, è una banale cena dove si consumano pane e vino ALLORA: occorre rendersi conto che il fenomeno Chiesa è caratterizzato dal divino => il quale come metodo di comunicazione di sé ha scelto di utilizzare l'umano QUESTO implica accettare che l’umano fa imprescindibilmente parte della definizione di Chiesa ALLORA: se nella Chiesa umana si possono trovare malvagi, verrebbe da dire che qui non c'è nessun divino => ma: nessuna miseria potrà annullare la paradossalità dello strumento scelto da Dio 2. IMPLICAZIONI a) Inevitabilità dei particolari temperamenti e mentalità Se il divino sceglie l’umano come modo di comunicazione di sé => il cristiano che accoglie tale metodo diventa strumento del divino, ma mantenendo il suo temperamento particolare QUINDI: l’uomo può avere due temperamenti opposti e Dio utilizza sia uno che l’altro => attraverso uno esprimerà un valore, attraverso il secondo un altro e ciò che conta è il valore veicolato E: poiché Dio usa l’uomo come strumento non si troverà mai tale valore allo stato puro, ma sempre “mediato” dal temperamento dell’uomo => questa è una condizione che Dio accetta e trasforma in strumento del suo disegno di salvezza b) Attraversare la libertà Inoltre bisogna sottolineare che l’uomo è cristiano con tutta la sua particolare libertà => ciò vuol dire che: 1. l'ideale cristiano sarà attuato nella misura in cui la libertà del cristiano lo vuole 2. l’individuo potrà portare l’ideale e nel medesimo tempo contraddirlo nel vivere IN SOSTANZA: il messaggio cristiano è legato alla serietà e capacità morale dell’uomo QUINDI: se il messaggio divino dovrà passare attraverso l’umano, qualcosa di finito => è assodato che sempre il veicolo umano sarà inadeguato a ciò che pretende di portare nel mondo MA: ciò che stiamo dettagliando è proprio questo => Dio si è legato alla modalità specifica con cui ogni singolo uomo risponde alla capacità di infinito che è in lui e alle richieste di Dio QUINDI: in definitiva la libertà delle persone è ciò attraverso cui passa il comunicarsi del divino 1. ANALISI DI UN’OBIEZIONE Se nella definizione di chiesa entra l’umano come veicolo scelto dal divino per manifestarsi => in tale definizione potenzialmente entrano anche i delitti commessi dagli uomini QUESTO non significa che li si debba accettare con rassegnazione MA: si deve capire che le nefandezze non costituiscono materiale di giudizio sulla verità della Chiesa => e il dovere della persona di fronte ai difetti della Chiesa: a. non è quello di accettarli con rassegnazione b. ma è quello di intervenire col proprio sforzo per ridurre il proprio difetto e limitare quello altrui 2. LO SVELAMENTO DELLA RICERCA DEL VERO La chiesa è divina, ma anche umana e come tale non perfetta => la Chiesa è stata salvata nei secoli da chi, perseguendo il vero e il valore, non si è lasciato scandalizzare dei limiti E: la tradizione cristiana chiama tale atteggiamento “umiltà” da humus (terra) 3. ATTRAVERSO L’AMBIENTE E IL MOMENTO STORICO-CULTURALE L’uomo è condizionato dal momento storico-culturale e dall’ambiente in cui vive => perciò: il cristianesimo ha come compito: a. di affermare valori che non tengano minimamente conto dell’evoluzione storica b. ma di comunicare quei valori (es: quello della persona) salvati i quali ogni evoluzione ha gli strumenti per diventare più utile PER CUI: la missione dell’uomo cristiano è completa se fa emerge in modo privilegiato 
 => quei valori che culturalmente caratterizzano l’epoca storica in cui vive, attraverso la coscienza dei valori cui la sua fede fa riferimento nella loro forma perfetta CAPITOLO SECONDO: UNA MISSIONE DELLA CHIESA VERSO L’UOMO TERRENO Qual’è la funzione che la Chiesa vuole avere nella storia, nella società e nel mondo ? Se la Chiesa è prolungamento di Cristo allora la sua funzione sarà la stessa di Gesù => e: la funzione di Gesù nella storia è l’educazione al senso religioso dell’uomo e dell’umanità IN ALTRE PAROLE: il suo scopo è educare l’uomo affinché possieda il giusto atteggiamento pratico e la corretta disposizione morale di fronte al destino 1. L’ULTIMA PAROLA SULL’UOMO E LA STORIA La Chiesa ha la pretesa di dire l’ultima parola sull’uomo e sulla storia => cioè: la parola che salva l’uomo e lo indirizza verso il regno di Dio E: questa parola definitiva può essere ricondotta a due espressioni: - persona: sottolinea l’irriducibilità dell’io a qualunque categoria => la persona è sorgente di valori e non è soggetta ad alcuna dipendenza se non a Dio - regno di Dio: un significato complessivo che comprende tutto, compreso il senso di tutti quei segmento che l’uomo non comprende 2. UNA SOLLECITAZIONE CONTINUA In cosa consiste l’educazione religiosa dell’umanità che la Chiesa proclama come suo scopo ? Nel voler educare l’uomo affinché viva con la coscienza di dipendere totalmente dal Padre => questa è la legge della vita: la dipendenza dal Padre, che in ogni istante formula la nostra vita IN PARTICOLARE: come faceva Gesù e come poi i discepoli hanno ripetuto => la linea pedagogica della rivelazione è concreta, amorosamente cauta, ma esigente QUINDI: la Chiesa non ha mai dimenticato questa sua vocazione educativa => e: fin dai primi secoli della sua storia i suoi fedeli hanno incarnato tale vocazione nell’immagine della madre a. da un lato: è il primo comunicarsi del divino nella vita dell’uomo => in questo senso: la Chiesa stessa dice di sé di essere sacramento, luogo in cui la presenza della persona di Cristo si vede e si vedrà sempre b. dall’altro evoca un sacro patto di fedeltà, qualcosa che al cristiano non può non restare impresso come collegabile a quell’alleanza che Dio ha voluto stringere con l’uomo 
 INFINE: i sacramenti sono battesimo comunione cresima, unzione degli infermi, ordine sacro, matrimonio MA: trasformazione della persona però può avvenire solo se l’uomo lo vuole, in completa libertà => infatti: l’uomo deve vivere questo gesto (trasformazione) in modo consapevole. PARTE QUARTA: LA VERIFICA DELLA PRESENZA DEL DIVINO NELLA VITA DELLA CHIESA CAPITOLO PRIMO: IL LUOGO DELLA VERIFICA: L’ESPERIENZA UMANA La Chiesa è veramente il prolungarsi di Cristo nel tempo e nello spazio? Come possiamo rispondere a questa domanda ? La Chiesa, così come Gesù rivolge all’uomo una sfida => che il suo messaggio sia capace di rispondere a tutte le esigenze dell’uomo IN PARTICOLARE: la chiesa, si rivolge a quella che viene chiamata “esperienza elementare” => cioè: ad un insieme di esigenze che l’uomo ha (esigenza di felicità, di verità, di giustizia) Per noi, come per chi duemila anni fa ha conosciuto Gesù => il problema della verifica di questa sfida deve partire da un incontro: - la Chiesa nella sua proposta non può barbare: non può consegnare solo formule ed esegeti => ma: è vita e deve offrire vita - neanche l’uomo può barare: ma deve compiere un vero cammino in cui il suo cuore deve essere disponibile => e: ciò che occorre per iniziare questo cammino è, almeno, quel tipo di disponibilità all’impegno che la tradizione cristiana chiamata “povertà dello spirito” 
 OSSIA: si tratta di un distacco spirituale dalle ricchezze terrene (non dell’abbandono dei beni terreni) => questo distacco rende libera la persona cosi da poter accogliere Cristo, capirlo e seguirlo CAPITOLO SECONDO: DAL FRUTTO SI CONOSCE L’ALBERO Se la Chiesa è una vita (il prolungamento della vita di Cristo) occorre coinvolgersi in questa vita per poterla giudicare => sono quattro i frutti che dimostrano l’efficacia della Chiesa nella vita e nella storia dell’uomo 1. UNITÀ a) Unità della coscienza La Chiesa e i suoi membri sono coscienti del ruolo che essa ha nella storia, che viene direttamente da Cristo b) Unità come spiegazione della realtà 
 Il criterio di interpretazione unitaria del reale, non è un principio intellettuale, ma una persona => questo rende particolarmente adeguata all’incontro c) unità come impostazione di vita Non esiste per la tradizione della Chiesa, pensiero, gesto, azione, che non sia un gesto responsabile per il destino del mondo => in quanto espressione dell’individuo che diventa elemento decisivo per il senso dell’universo 2. SANTITÀ La santità cristiana è intesa come prerogativa dell’uomo realizzato => cioè: dell’uomo che agisce nella consapevolezza del motivo ultimo della sua azione Santo è, nel senso più esatto della parola => l’uomo che realizza più integralmente la propria personalità, ciò che deve essere SEGNI DI RICONOSCIBILITÀ DELLA SANTITÀ DELLA CHIESA: 1. miracolo: avvenimento attraverso cui Dio costringe l’uomo ad accorgersi di lui, della sua realtà => perciò: è il rapporto quotidiano di Dio con noi e tutte le cose create da Dio sono un miracolo MA: vi sono casi in cui Dio straordinariamente richiama il singolo individuo con un fatto oggettivamente inspiegabile 2. equilibrio: è la non parzialità e non faziosità negli impegni di sé per raggiungere l’ideale di una propria completezza 3. intensità: è chi ha fisso negli occhi il bene dell’altro. 4. CATTOLICITÀ Cattolicità: dal greco Katholikos = universale, dimensione essenziale della chiesa, => ma: la Chiesa è cattolica a. non per una questione di geografia, cioè perché attualmente è diffusa su tutta la terra b. ma perché, si rivolge a ogni uomo 5. APOSTOLICITÀ Cristo ha voluto legare la sua opera e la sua presenza nel mondo agli apostoli, indicando uno di essi come punto di riferimento => così la chiesa è legata ai successori di Pietro e degli apostoli: il papa e i vescovi CAPITOLO TERZO: SÈ DI SPERANZA FONTANA VIVACE Il cristianesimo è l’annuncio dell’avvento di Cristo, di Dio che è entrato nel mondo come uomo => ma: non si può parlare della Chiesa senza guardare alla donna da cui essa è nata e continuamente nasce, Maria, Madre di Cristo 
 La Madonna è stata scelta perché fosse e creasse la prima casa di Dio nel mondo => quindi: la Madonna ci introduce nel Mistero, cioè nel senso delle nostre giornate, nel significato del tempo che scorre.
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