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riassunto père goriot, Sintesi del corso di Letteratura Francese

riassunto del romanzo di balzac "père goriot"

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019
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Caricato il 28/09/2019

Marikaaaaaaaaaaa
Marikaaaaaaaaaaa 🇮🇹

4.5

(43)

11 documenti

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Scarica riassunto père goriot e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Francese solo su Docsity! Prima parte Una pensione borghese Il romanzo si apre con una definizione precisa del tempo e dello spazio: siamo nel 1819, in una pensione borghese che si situa in rue Neuve-Sainte- Geneviève, tra il Quartiere latino e il sobborgo Saint-Marceau, a Parigi. L’azione quindi inizia con una descrizione, lasciando la vera azione a Eugène quando parteciperà al ballo. L’autore definisce già la sua opera un dramma, non perchè sia drammatica nel vero senso del termine, ma perchè è probabile che dopo aver finito di leggere si versi qualche lacrima. Fa anche una dichiarazione di poetica, citando Shakespeare: “All is true”, tutto è vero, ciascuno può riconoscere gli elementi in sé, nel proprio cuore. Procede con una descrizione dettagliata della pensione, a partire dal giardinetto esterno con una statua di Amore, un ciottolato e uno spazio coperto dai tigli, che Madame Vauquer pronuncia in modo scorretto date le sue origini provinciali (tilleuls-tieuilles), un tavolo verde in cui i pensionari più ricchi bevono il caffè d’estate. Nel retro della casa invece si trova una piccola corte in cui scorrazzano liberi conigli e galline su cui si affaccia la cucina, con una porticina che dà su rue Neuve-Sainte-Geneviève. Sfruttando il movimento della sua descrizione, l’autore penetra non solo all’interno della casa, ma anche in mezzo ai personaggi, Al piano terra della casa vi è un salone, la sala da pranzo e la cucina. L’aspetto decadente del salone si ritrova anche nel suo odore caratteristico delle pensioni, la sala da pranzo è così sporca e vecchia che fa perdere la fame: regna la miseria senza poesia. La descrizione di Madame Vauquer è preceduta da quella del suo gatto. La descrizione è emblematica del determinismo di Balzac: come il milieu (ambiente) influenza il personaggio, la signora rispecchia perfettamente la miseria della pensione. La sua figura è “fresca come un primo gelo autunnale” e “tutta la sua perona spiega la pensione, come la pensione implica la sua persona”. fa parte delle “donne che hanno avuto dei dispiaceri”, e questo è tutto ciò che ci viene detto del suo passato, trasponendo la sua figura in un tipo caratteristico di persona. Per quanto riguarda il signor Vauquer, “si era comportato male nei suoi confronti, non le aveva lasciato che gli occhi per piangere, quella casa per vivere e il diritto di non compatire nessuna sfortuna, perchè, diceva, aveva sofferto di tutto ciò che si poteva soffrire”. Al primo piano della pensione, ci sono i due appartamenti migliori della casa: in uno abita Madame Vauquer, nell’altro Madame Couture e la sua figlioccia Victorine Taillefer. Al secondo piano, i due appartamenti sono occupati da un vecchio di nome Poiret e da un uomo bizzarro che si definisce un ex negoziante, Vautrin. Dei quattro appartamenti al terzo piano, solo 2 sono occupati: uno da una vecchia donna chiamata Mademoiselle Michonneau, l’altro da un ex vermicelliere che si lasciava chiamare papà Goriot. Al momento, in un terzo appartamento alloggiava uno studente la cui famiglia faceva enormi sacrifici per potergli permettere quella sistemazione, Eugène de Rastignac. Sin dalla descrizione si preannuncia la temporaneità della sua condizione. Sopra a questo piano vi era un solaio in cui si stendeva la biancheria e due mansarde in cui dormivano i due dipendenti della signora: Christophe e la grossa Sylvie, la cuoca. Frequentavano la casa anche altre 8/9 persone, abbonate solo alla cena, perciò la colazione era il momento che riuniva i locatari come una famiglia. La vecchia signorina Michonneau aveva ereditato una modesta rendita da un vecchio signore di cui si era presa cura, e il tempo e chissà quali tristezze non avevano lasciato che qualche indizio della sua precedente grazia e bellezza. Il signor Poiret era una specie di meccanico, ma in realtà non si sa che lavoro abbia fatto: di sicuro, uno di quei lavori fondamentali ma monotoni, come ad esempio il portiere o l’assistente all’ispettore della salubrità, in ogni caso “ce ne vogliono molti così” a Parigi. Victorine Taillefer è una ragazza un po’ troppo magra, ma la sua grazia fa indovinare che se fosse felice potrebbe fare concorrenza alle ragazze più belle di Parigi. Suo padre non la voleva riconoscere come sua figlia, le riconosceva una bassa rendita e l’aveva diseredata.Madame Couture non possedeva che la pensione del suo defunto marito, che fece parte dell’esercito, perciò per dare un futuro alla ragazza la incamminò nella via pia di una vita cristiana. Eugène de Rastignac sembrava nato in una famiglia nobile per i suoi gesti aggraziati, e nonostante i suoi scrupoli economici, di tanto in tanto si poteva permettere di sfoggiare dei vestiti nuovi e partecipare a un ballo. Vautrin, 40 anni, favoriti tinti, sapeva fare un po’ di tutto, fino a riparare le serrature. Qualche volta aveva prestato del denaro alla signora o ai pensionari, ma nessuno ha mai osato non restituirlo, nonostante la sua apparenza di gentiluomo. Rincasava nella pensione solo per mangiare e dormire, a tarda notte, e nonostante lui indovinasse i trascorsi degli altri, era difficile fare supposizioni sulle sue occupazioni o sul suo passato. Maxime de Trailles, che lo disprezza per i suoi stivali sporchi di fango e il suo abito scuro indossato di giorno. L’uomo della carrozza entra nel salone e si presenta come il marito di Anastasie. Quando ella presenta Eugène come cugino di madame de Beauséant, il conte si ricrede improvvisamente e anche Monsieur de Restaud lo riconsidera. Si discute subito della sua provenienza, collocandolo nell’albero genealogico dei Marcillac per capire il suo rango nobiliare. Per colpa di Eugène, monsieur de Trailles e Anastasie non si possono ritirare in camera da letto, perciò Maxime si congeda, dopo aver ammonito la donna dell’attrazione di Eugène per lei. Eugène dunque cita “papà Goriot”, che aveva visto uscire, suscitando l’imbarazzo generale. Anastasie cambia argomento, ma percependo l’atmosfera appesantita, lo studente si congeda. La padrone di casa ordina segretamente al servo di non riceverlo più. Lo studente si dirige dunque verso la casa dei Beauséant, stavolta noleggiando una carrozza che poco prima era stata utilizzata per un matrimonio. Suscita di nuovo le risate, arrivando in una tale vettura conciata a festa: nella corte dei Beauséant il livello è visibilmente più elevato e non basta avere una vettura, essa deve anche competere con le più ricche di Parigi. Anche qui la padrona di casa si sta intrattenendo con l’amante, il marchese portoghese d’Ajuda-Pinto, che si stava per sposare a sua insaputa. Eugène avrebbe dovuto sapere che prima di ogni visita alla casa di un nobile bisognerebbe informarsi sul suo trascorso, tuttavia arrivando improvvisamente tirò fuori da ogni impiccio il marchese, che altrimenti avrebbe dovuto confessare il suo matrimonio. Il lusso della casa è espresso attraverso l’eleganza e il buon gusto della nobiltà dell’Ancien Régime, a differenza di quella di madame de Restaud, in cui trionfa il “lusso inintelligente del borghese d’affari”. Si congeda dunque dicendo che deve cenare dall’ambasciatore inglese, comandando però all’autista di condurlo dai Rochefide. Madame de Beauséant lo sente e gli scrive un biglietto in cui gli chiede spiegazioni, poi si dedica all’ospite. Eugène le racconta della sua visita ai de Restaud, e improvvisament entra madame de Langeais, che dice di essere venuta perchè aveva visto il marchese d’Ajuda-Pinto dai Rochefide e la credeva dunque sola. La donna quindi scopre che sono stati pubblicati i bandi del matrimonio, e cambia argomento scossa. Lo studente ne approfitta per chiedere la protezione delle due signore, e di essere istruito al meglio per entrare a far parte della comunità nobile parigina a tutti gli effetti. Gli viene confermato dunque che Anastasie è occupata con Maxime e che è la figlia di Goriot. Gli viene spiegato che entrambe le sue figlie lo hanno disconosciuto, dopo averlo prosciugato di tutti i suoi averi. Madame de Langeais rivela infatti la falsità della società parigina, basata su matrimoni d’interesse e famiglie smembrate. Papà Goriot vendeva il grano e la farina durante la Rivoluzione francese, approfittando del caos per decuplicarne il prezzo. Essendo però ora al governo i Borbone, i rivoluzionari sono visti di malocchio, quindi viene allontanato dai generi, e “ben spremuto come un limone, gettarono la buccia sul ciglio della strada”. Madame de Langeais si congeda e la padrona di casa si perde in un discorso sull’amore immaginando di farlo davanti al marchese: suggerisce di nascondere l’amore vero in una società talmente superficiale (mescola così ciò che le sta succedendo e le vicende dello studente). Parla inoltre della rivalità tra le sorelle Goriot: mentre Anastasie ha sposato un nobile di nascita, Delphine ha sposato un banchiere, non potendo così entrare direttamente nell’alta società parigina. L’amante di quest’ultima inoltre non le è d’aiuto, e la marchesa gli suggerisce di avvicinarsi a lei, con cui avrebbe sicuramente avuto più fortuna che con la sorella. Madame de Beauséant si offre di aiutarlo, invitando Delphine alla sua corte e quindi realizzando il suo sogno. Rastignac si dirige verso casa, constatando la verità delle parole di Vautrin: “la fortuna è una virtù”. Il ritorno alla pensione è per Eugène una transizione troppo brusca (da un mondo in cui la ricchezza e la gioventù abbondano a un convivio di animali sporchi di fango), che gli suggerisce l’ambizione di tentare il successo sia tramite lo studio, sia legandosi a una donna nobile. A cena racconta del suo insuccesso con madame de Reastaud dovuto al suo pronunciare il nome di papà Goriot, e si proclama suo protettore davanti a tutti i presenti, cambiando il modo che gli altri pensionari avevano di guardarlo. Rimasti soli nella sala da pranzo, Goriot gli domanda notizie delle sue figlie, ma lo studente si ritira nella sua stanza per scrivere una lettera alla madre e una alle sorelle. Egli infatti ha bisogno di denaro per penetrare nella società parigina, perciò chiede alla madre 200 franchi e di non farne parola con gli altri membri della famiglia, accennando alla protezione della viscontessa di Beauséant e alla necessità della scalata sociale e rassicurandola che questa necessità non provenisse da debiti di gioco. Anche alle sorelle indirizza una lettera simile, sempre tirando le corde dell’onore. Dopo aver scritto le lettere, lo studente è assalito da sentimenti contrastanti: da una parte è eccitato dalle porte che aprirebbe quel denaro, dall’altra si vergogna del suo sotterfugio per ottenere soldi da persone così pure di cuore. Nel frattempo, egli torna 4 volte da madame de Restaud, ma non viene accolto, come sosteneva la viscontessa. Smette di studiare e di frequentare le lezioni, e visita 2 volte la viscontessa, che nel frattempo ha il cuore lacerato dal matrimonio imminente dell’amante, il marchese d’Ajuda-Pinto. Eugène si informa quindi sul trascorso di Goriot: prima del 1789 era un semplice operaio vermicelliere, che aveva avuto l’intuizione di acquistare i fondi del suo capo.si era stabilito dunque vicino alla Sala del Grano e divenne presidente della sezione, in modo da avere la protezione dei personaggi più influenti. Il prezzo del grano crebbe quindi a dismisura, causando la sua fortuna: l’unico talento di Goriot era infatti quello del commercio del grano, risultando mediocre in tutto il resto. La sua donna fu frutto per lui di un’ammirazione religiosa. Purtroppo dopo appena 7 anni la perse, e decise di dedicarsi alle sue due figlie e di rimanere vedovo e fedele alla moglie. Crebbe le figlie come delle nobili, e grazie ai loro matrimoni effettivamente ebbero l’opportunità di fare la scalata sociale, mentre il padre restò vermicelliere. Decise poi di andare in pensione e di stabilirsi nella pensione di Madame Vauquer, sconfortato dal fatto di non poter vedere le figlie a causa dei generi. L’”uomo di passioni” si rivela dunque appassionato alle figlie piuttosto che un lussurioso degenere: ciò lo innalza agli occhi dei pensionari, ma non lo risparmia dalla povertà in cui lo spingono le figlie. Balzac interviene dicendo “qui termina l’esposizione di questa oscura, ma terribile tragedia parigina” riferendosi alla ricorrenza di situazioni del genere nella società. Osservazioni stilistiche: I personaggi sono presentati gradualmente, quasi in stile poliziesco: il lettore deve farsene un’idea attraverso ipotesi e suspence a proseguire nella lettura. La coerenza al reale è data da descrizioni esaustive e dall’uso della focalizzazione interna e del realismo soggettivo. L’autore cerca di dimostrare un legame tra l’uomo e il suo ambiente e di ben definire la società parigina per trarne una critica sociale. Balzac definisce la sua opera come una tragedia e come un’”esposizione”, avvicinando il romanzo alle teniche teatrali (si noti la ricorrenza dei dialoghi nelle scene collettive). Seconda parte L’entrata nel mondo Eugène ottiene le due riposte alle lettere inviate alla famiglia: preoccupato di un esito negativo, in fondo sa di poter contare sull’essere il figlio prediletto. La madre dice: “ti ho inviato ciò che mi hai chiesto, ma non potranno esserci altre devoluzioni senza che tuo padre lo sappia, dato che dovremmo ipotecare le nostre proprietà. Potresti spiegare brevemente a cosa saranno adularla e sostenere che lei fosse diversa, e dichiara subito le sue intenzioni. Lei aggira l’argomento parlando della sorella, ma lui la riporta alla sua dichiarazione d’amore, promettendole la felicità. All’arrivo di suo marito, le chiede di vederla prima del ballo, e il marito acconsente volentieri. La transizione tra il Théatre-Italien e rue Neuve-Sainte-Geneviève è a piedi, sottolineando la sua povertà mal celata, ma a lui la camminata smuove solo il sangue verso il cervello, alimentando le sue fantasie. Al ritorno entra nella stanza di Goriot e si stupisce del contrasto con la ricchezza degli ambienti che frequenta la figlia. La povertà della stanza è più grande di quella di un qualsiasi granaio, fredda, chiude il cuore come la cella di rpigione più angusta. Papà Goriot ripete che entrambe le figlie lo amano, paragonandosi a Dio che conosce le minime intenzioni delle sue creature. Alla domanda di come faccia a vivere in un simile tugurio, lui risponde che gioisce delle gioie delle figlie. Eugène gli rivela le sue intenzioni nei confronti di Delphine, e ottiene la sua benedizione. Goriot infatti proggetta di avvicinarsi alla figlia tramite lo studente. L’indomani mattina però Eugène considera molto l’eredità di Victorine e la proposta di Vautrin, che non manca l’occasione di tentare di corromperlo col suo cinismo amorale. Eugène dice a Goriot che la loro coabitazione gli sarebbe servita per ingraziarsi Delphine, che avrebbe potuto usare lo studente tramite il padre per entrare nell’alta società conoscendo la viscontessa.se ne va quindi alla facoltà di diritto, in cui incontra l’amico aspirante medico Bianchon. Qui pronuncia la famosa frase, attribuita erroneamente a Rousseau, più probabilmente di Chateaubriand: “cosa faresti se potessi arricchirti ammazzando in Cina, per la tua sola volontà, un vecchio mandarino, senza muoverti da Parigi?”. Bianchon risponde scherzando di essere al trentatreesimo mandarino ucciso, ma poi afferma che non lo farebbe. “e per una donna, lo faresti?”, gli chiede, e lui risponde che in quel caso non si può ragionare, dato che la felicità si percepisce dalla testa ai piedi e non proviene da nient’altro che dall’interno del corpo stesso. Lo avverte anche di aver visto la Michonneau e Poiret (personaggio che riformula soltanto ciò che dicono gli altri, amante della madame) parlare con un uomo del governo in borghese (definendo un’intrusione velata del narratore onniscente che ci da un indizio sugli sviluppi futuri). Arrivato a casa inoltre lo studente riceve un invito di Delphine all’Opera. Il rapporto tra Goriot e Eugène produce positività per entrambi: li avvicina a Delphine, perciò Eugène mente sulle parole della ragazza ed Eugène lo apprezza lucidamente come ama le figlie. Eugène decide di accettare l’invito, nonostante abbia l’impressione che Delphine voglia solo approfittare di lui, dato che le donne parigine farebbero di tutto per entrare nella società del sobborgo Saint-Germain (quello di madame di Beauséant). Lo studente si prepara, soffermandosi spesso ad ammirare la propria figura allo specchio, e quando scende in sala da pranzo suscita lo stupore che suscitano dei vestiti nuovi in una pensione borghese. Va quindi a mangiare da Delphine. Appena vede la casa, nota la differenza con quelle della viscontessa e della sorella: è una casa da banchiere, piena di quella stupida ostentazione della ricchezza che sfocia nel cattivo gusto. Trova una Delphine diversa da come se l’aspettava: triste, non vuole confessarne il motivo. Eugène le intima che se non gli avesse raccontato tutto, lui se ne sarebbe andato e non sarebbe più tornato. Delphine allora chiama una carrozza per dirigersi con lui al Palays-Royal. Sinceratasi della sua cieca fedeltà, madame de Nucingen gli affida il compito di puntare i suoi ultimi 100 franchi al gioco d’azzardo e tornare con 6000 franchi. Eugène quindi entra in una sala da gioco e chiede come si giochi alla roulette, tra lo stupore degli altri giocatori. Punta tutto sul 21, i suoi anni, e vince. Prende quindi i soldi e li piazza sul rosso. Vince ancora, ottenendo 7200 franchi in totale, e torna da Delphine. Lei felice lo bacia, tuttavia senza passione, egli racconta che il marito non le concede nulla della sua ricchezza, lasciandole a malapena i soldi per vivere. Lei per orgoglio non gliene chiede altri. La confessione sottolinea come la ricchezza e il lusso esteriore delle dame nasconda delle crudeli preoccupazioni nell’anima. Delphine dice che ci sono donne che derubano e mentono ai mariti per risolvere i loro problemi economici, ma per lei il denaro deve essere distaccato dai sentimenti che vanno lasciati puri. Gli affida infine 1000 scudi, intimargli però di non giocare più d’azzardo, e manda al signore di Marsay (l’amante) i 6000 scudi che gli doveva. A cena decidono di cenare insieme anche prima del ballo di lunedì, infine vanno all’Opera. Si tengono per mano tutto il tempo, e quando escono, Delphine lo bacia, senza tuttavia fargli promesse, e se ne va. Eugène trova Goriot che lo aspettava per farsi “raccontare sua figlia”, e viene rimproverato di non averlo subito interpellato. Il padre decide di rivolgersi ad un avvocato per far rispettare il contratto matrimoniale, e lo studente gli affida i 1000 scudi. Al ballo, tutti parlano di Eugène, di quanto abbia un futuro florido e invidiabile, e determina quindi il suo debutto nell’alta società francese. Quando lo racconta l’indomani a pranzo, Vautrin lo deride dicendogli che comunque abita ancora a Casa Vauquer, e che gli ci vogliono molti più soldi per avere effettivamente successo, e ricordandogli con un colpo d’occhio il loro accordo. Eugène passò qualche giorno a pranzare sempre con la barona di Nucingen e ad accompagnarla tra la gente. Si abituò a quella vita dissipata dei giovani di Parigi, che finanziò grazie al gioco d’azzardo, che gli permise anche di restituire le somme della madre e delle sorelle. Alla fine del mese di gennaio però era ancora in casa Vauquer, dato che invece di soddisfare i suoi bisogni essenziali, usava i suoi soldi per le frivolezze della vita mondana. In quel periodo si era indebitato, e capisce che ha bisogno di risorse fisse, anche se non vuole rinunciare a quel tenore di vita. Un giorno Rastignac resta fino a tardi nella sala da pranzo, e Vautrin si ferma ad osservarlo: la sua preoccupazione è la mancanza di certezze date da Delphine, che nonostante si sia compromessa in pubblico, in privato non gli dà nessun diritto. Lei infatti si gode la sua supremazia nella coppia come vendetta per i torti subiti da de Marsay e per accrescere il suo orgoglio, infine si gode finalmente i frutti di un amore disinteressato. Disperato per i suoi insuccessi, pensa alla vittoria facile che avrebbe con la signorina Taillefer. Lei gli dichiara velatamente che pur diventando ricca sposerebbe un ragazzo sfortunato di cui è innamorata da sempre, e Vautrin ne approfitta per trarlo dalla sua parte. Gli dice che non vuole che la sua scelta sia dettata dalla sua povertà, e gli offre dei soldi. Effettivamente lo studente deve cento luigi al marchese d’Ajuda e al conte di Trailles, ma rifiuta, inquietato dall’avere debiti con lui. Vautrin allora gli propone una lettera di cambio, che avrebbe potuto pagare più avanti, e lo studente la firma. Vautrin gli promette che una volta in America gli avrebbe mandato denaro, e l’avrebbe legato all’eredità. Lo studente non ha il coraggio di controbattere, ma risolve tra sé di non sposare Victorine. Eugène quindi restituisce i soldi a d?ajuda e de Trailles, e la notte stessa vince l’importo della lettera di cambio e lo restituisce. Osservazioni stilistiche: - Eugène non sceglie tra Victorine e Delphine attanagliato dal conflitto tra interessi morali e sociali. - Vautrin propone a Rastignac di diventare “uomo superiore”, immagine specularmente opposta all’”uomo onesto”. - La critica sociale della prima parte diventa una critica morale nella seconda. Terza parte assieme a Christophe che avrebbe dovuto cercare il farmacista. Vautrin è portato nella sua stanza, e la Michonneau riesce a scorgere il marchio da prigioniero. Vorrebbe cercare il nascondiglio del denaro rubato, ma entra la padrona di casa con i sali per far rinvenire l’uomo. Scoprono che sotto la falsa parrucca, ha i capelli rossi, una volta considerati impronte del diavolo. Eugène intanto incontra Bianchon, e lo manda a visitare Vautrin. La focalizzazione interna si può vedere dal fatto che da quando la vera identità è stata scoperta, l’autore si riferisce a lui come Jacques Collin. Dopo una lunga camminata torna alla casa Vauquer, che si ripropone di lasciare il più presto possibile, per sapere lo statp di Jacques. Jacques, grazie a un liquido somministratogli per vomitare, si risveglia improvvisamente, e all’intenzione di mandare i liquidi a farli esaminare la Michonneau si oppone sospettosamente. Bianchon dice allora che aveva sentito dire il soprannome Trompe-la-mort dalla Michonneau e che si adattava bene alla vicenda. Vautrin sbianca, ed ecco che entrano le forze dell’ordine: i pensionari si ammutoliscono, e il capo del gruppo strappa i capelli finti di Vautrin, rivelando una figura diabolica. Il sangue gli salì alle orecchie, e i suoi occhi brillarono di una scintilla felina, e ruggì di rabbia come un leone. Poi però si calma, e chiede di farsi arrestare e di testimoniare la sua non resistenza. Procedono a scrivere il verbale d’arresto, in cui Jacques confessa a tutti la sua vera identità. In un momento Jacques incarnò il tipo (genere scientifico) di una nazione degenere agli occhi dei pensionari, in cui tutti i sentimenti infernali si riunivano, a eccezione ovviamente del pentimento. Vautrin indovina di essere stato tradito, e della funzione della Michonneau, ma racconta di avere più di 10000 uomini al suo seguito e di essere una persona che non ha mai tradito nessuno e combatte contro il contratto sociale. Si consegna alla polizia, ricordando a Eugène che il loro patto era ancora valido. Bianchon confessa subito il pensiero comune: non vogliono una spia come la Michonneau nella pensione, e vogliono che se ne vada immediatamente, in caso contrario avrebbero tutti lasciato la pensione e avrebbero sparso la voce. La padrona di casa chiede allora alla Michonneau di andarsene. Se ne va anche Poiret naturalmente, e madame Vauquer si trova con 5 pensionari in meno (con madame Couture e Victorine, e infine Vautrin). Goriot arriva in carrozza portando via con sé lo studente. Il pranzo però è solamente un po’ più rumoroso, nonostante i pensionari in meno, e si parla all’inizio degli avvenimenti trascorsi, poi di tutt’altro. Eugène sospetta che il mondo si sia rovesciato quel giorno. Va a cena nel nuovo appartamento e Goriot è pieno di gioia. Anche lo studente, alla vista di Delphine, si commuove, dati gli avvenimenti del giorno. Gli avevano fatto scaturire una nobiltà d’animo per contrastare la bassa moralità dei giorni passati, e dapprima vuole rifiutare l’appartamento. Goriot dice di averlo pagato vendendo la sua rendita per del denaro contante, con cui comunque sarebbe stato sistemato a vita. Goriot viene ancora una volta comparato con il Cristo della Paternità. Eugène finisce per accettare, promettendo di rendersi degno del regalo. Goriot si comporta come un giovane amante con la figlia (la passione paterna di Goriot è sempre stata vicina alla passione amorosa), e lo studente non può non provare gelosia. I due uomini tornano quindi alla pensione, dove trovano la padrona di casa senza forze a causa dell’improvviso svuotamento dell’edificio, considerandola la fine del mondo dato che nemmeno il clima storico tempestoso del periodo aveva intaccato il suo profitto. I suoi “fedeli” gli annunciano che sarebbero andati a vivere nel nuovo appartamento, e la Vauquer scoppia a piangere. Il giorno dopo sembra più ragionevole, ma poi scopre che persino il suo gatto se n’è andato e perde di nuovo le speranze. Lo studente riceve un biglietto da Madame de Beauséant in cui viene invitato al ballo nella sua casa assieme a Delphine, che sarebbe diventata così parte dell’alta società. Delphine quando lo scopre è naturalmente felice, anche se vedrà la sorella, che vi parteciperà per smentire la voce che aveva venduto i suoi diamanti per pagare i debiti dell’amante de Trailles. Eugène torna poi alla pensione, convinto di lasciarla l’indomani. Osservazioni stilistiche: Il monologo di Vautrin al suo arresto è un forte elemento della tendenza alla tragedia di Balzac, poichè anzichè confessare le sue colpe, si prodiga in moniti, previsioni e aneddoti su come funziona il mondo. Termina inoltre con lui che mostra teatralmente la mossa infallibile che ha ucciso il giovane Taillefer, e la scena dell’arrivo della polizia è un “coup de théatre”. In questa giornata effettivamente il mondo si è rovesciato, ma solo per papà Goriot e madame Vauquer, per Eugène è stato più un sogno allucinante. Quarta parte La morte di papà Goriot Goriot ed Eugène non aspettavano che un portantino per trasferirsi nell’appartamento, quando arriva Delphine. Il padre non sa che lo studente è nella sua stanza, dato che è tornato senza essere visto per regolare i conti con la padrona di casa, per evitare che lo facesse il vecchio. Eugène sta per strappare la vecchia lettera di cambio di Vautrin, quando sente arrivare Delphine. Lei confessa al padre che il marito Nucingen, in seguito alle vicende con l’avvocato, le ha spiegato che in realtà aveva sperperato tutti i loro soldi finanziando imprese appena aperte, a cui servivano grandi capitali. Gli ha promesso di darle la sua parte raddoppiata o triplicata, chiedendole di vivere di risparmio fino ai dividendi. Il padre le dice di imporgli di liquidarle già le sue azioni, in modo che le gestisse lei come meglio credeva, sostenendo che “il denaro è la vita”. Lei risponde che così facendo il barone se ne sarebbe semplicemente andato con tutti i soldi. Lui fa costruire delle case senza poi pagare i muratori tramite un sotterfugio, e per proteggersi ha inviato denaro nelle migliori banche d’Europa. Decidono quindi di controllare per il momento i libri contabili. Stanno per andare in camera di Eugène quando arriva Anastasie. Racconta che ora a de Trailles servono 100.000 franchi, e il padre risponde che li ruberebbe per lei. Ma lei li ha procurati vendendo i diamanti della suocera. Quando il marito l’ha scoperto, le ha imposto due condizioni in cambio del suo silenzio: confessare quale dei figli fosse suo, e firmare la vendita di tutti i loro beni quando gliel’avrebbe domandato. Il papà, sempre più pronto a minacciare di uccidere e fare gesti efferati per le figlie, vuole addirittura minacciare Restaud prendendo il suo figlio futuro erede. Anastasie aggiunge che i diamanti non sono bastati, e che restano 12.000 franchi da pagare. Scopre che tutte le ricchezze del padre sono state investite per Delphine, e iniziano a litigare. La più grande ha sempre osteggiato l’entrata nell’alta società della più piccola, ed è stata la maggiore fautrice del decadimento economico del padre, a cui Delphine non ha mai chiesto denaro. Il padre è disperato nel vedere le figlie così divise, e scoppia a piangere mentre sente la testa calda, come se avesse la febbre, chiedendo di nascosto a Delphine di fingere di scusarsi. Eugène falsifica la lettera di cambio intestando a Goriot 12.000 scudi, ed entra nella stanza con la lettera che avrebbero potuto vendere per del denaro contante. Anastasie si arrabbia poichè i suoi segreti sono stati uditi anche dal giovane, e le sorelle ricominciano a litigare. Il padre sviene per ciò che sostiene essere un’emicrania. Anastasie se ne va, avendo ottenuto ciò per cui era venuta: il denaro. La coppia risolve di amdare aux Italiens (teatro), e uscendo sentono il padre gemere “le mie figlie sono tristi” nella malattia. Eugène accompagna a casa Delphine, ma poi torna a casa preoccupato per Goriot. Trova Bianchon intento a studiarlo, e appena lo vede arrivre gli dice che vede nel vecchio i sintomi di un’apoplessia. Scosso, lo studente va aux Italiens cercando di non allarmare la figlia. Lei sminuisce e si offende che il compagno la consideri una figlia snaturata, dando al padre la colpa dei matrimoni finiti male. Cambia poi argomento dicendo che il ballo dalla Restaud non può essere vista, ma riesce a convincere suo marito a lasciargli parlare con lei, ma non era più libera, soggiogata dal marito. Delphine invece ha preso freddo tornando dal ballo, ma notando l’assenza dell’orologio e capendo la gravità della situazione, promette di andare subito. Eugène si avvia quindi con una buona notizia alla pensione, in cui i rimedi medici applicati sono ormai inutili. Serve della biancheria nuova per il vecchio, per dargli una certa dignità, e madame Vauquer pretende il pagamento delle lenzuola, dato che il malato sta spaventando i pensionari. La paga con il denaro dell’orologio, e lei gli dà avida del tessuto di scarso valore. Goriot rivuole il medaglione coi capelli delle figlie che gli era stato tolto durante le varie operazioni. L’ultimo sospiro del padre è di gioia: fino all’ultimo resta illuso, e poi cade incosciente nelle ultime ore di guerra con la morte fisica. Arriva la femme de chambre di Delphine: non può venire perchè litigando col marito a proposito del denaro da destinare al padre, è svenuta. Arriva però madame de Restaud: monsieur de Trailles se n’è andato, fuggendo con la donna con cui la tradiva e con tutti i suoi soldi. Goriot apre gli occhi, ma è uno spasmo. Poi muore, solo nella stanza con Anastasie, tra l’indifferenza e le prese in giro. Bisognava dichiararne il decesso, trovare un prete per la veglia e per il funerale. Eugène chiede dei soldi ai generi, senza avere risposta, e dà fondo a tutti i soldi restanti per un vespro (più economico di una messa) e lo spazio nel cimitero. Bianchon dice di precisare sulla lapide che negli ultimi momenti solo i due studenti lo avevano sostenuto economicamente, e Rastignac si convince a farlo dopo la visita infruttuosa dei due generi. Bianchon non può assistere al funerale senza fasti poichè deve essere in ospedale da tirocinante. Eugène costringe a riaprire la bara per mettere al defunto il medaglione, tutto ciò che gli restava anche in termini affettivi. Al funerale ci sono solo lui e Christophe, che devono anche cantare. Le due figlie appaiono brevemente alla sepoltura, ma è lo studente a dover fare la mancia al sepoltore, facendosi prestare 20 luigi da Christophe, che gli mettono ancora più amarezza. Eugène sfida la società, e va a mangiare da madame de Nucingen. Osservazioni stilistiche: C’è una critca alla medicina dell’epoca che vede solo la malattia, e non il malato, ammaliata dalle possibili scoperte scientifiche. La scena seguente la morte di Goriot si avvale del patetico, esasperazione degli elementi negativi. Rastignac è cresciuto: ha versato la sua “ultima lacrima di giovane” al funerale. Per questo è un romanzo anche di formazione, rispetto a Goriot e Vautrin che non cambiano nel romanzo, celebrando la loro natura con un monologo ciascuno (all’arresto uno, alla morte l’altro): i suoi guru (Beauséant, Goriot e Vautrin) l’hanno spinto a rinascere per combattere maturo contro le amarezze della società. Balzac lascia sempre delle ombre nei suoi personaggi per usare il ritorno dei personaggi e descriverle in un’altra opera della Comedie Humaine.
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