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Riassunto Politica Economica e Strategie Aziendali | Nicola Acocella, Appunti di Politica Economica

Riassunto chiaro e dettagliato del libro "Politica Economica e Strategie Aziendali" di Nicola Acocella. Perfetto per esame universitario.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 06/01/2023

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Scarica Riassunto Politica Economica e Strategie Aziendali | Nicola Acocella e più Appunti in PDF di Politica Economica solo su Docsity! 1) I fondament Introduzione L’economista e il Principe: tre impostazioni diverse Gli a&eggiamen+ che l’economista ha facoltà di scegliere riguardo al tema della decisione sono 3: a. Economia posi+va : può evitare la poli+ca come ogge&o di studio per concentrarsi sugli e>e? delle scelte pubbliche. L’economista cerca di determinare a&raverso quali canali le decisioni pubbliche inCuenzano i comportamen+ priva+. La poli+ca economica (principe), in questo caso, viene considerata come un dato esogeno. b. Economia norma+va : può tentare di esercitare su di essa la propria inCuenza, indirizzandole delle raccomandazioni. L’economia norma+va si imba&e in diHcoltà alle quali l’economia posi+va sfugge per tre ragioni: 1) Necessità di deKnire degli obie?vi di poli+ca pubblica e di comporre i trade-o>s tra gli obie?vi alterna+vi 2) Incertezza sulla decisione giusta in un mondo in cui non sono possibili che degli o?mi di second best (Krst best=migliore delle soluzioni possibili) 3) Asimmetrie informa+ve c. Poli+cal economy : può assumerla come tema principale, sforzandosi di rappresentarne le determinan+ delle poli+che economiche . Si occupa di rappresentare i vincoli e i processi di decisione nei regimi democra+ci. In seguito alle ricerche sulle aspe1a2ve razionali la presa di coscienza che gli agen2 priva2 non si accontentano di reagire a degli s2moli come degli automi, ha messo in discussione l’idea secondo cui lo stato debba sovrastare l’economia e dirigerla. Se vi è una crisi è perché gli agen2 priva2 conoscevano le preferenze dei decisori pubblici o almeno le ipo2zzavano e hanno potuto dunque speculare sulla probabilità che un paese entrasse in default sul suo debito o lasciasse l’Eurozona. In sintesi, l’economia posi+va resta alla base dell’analisi delle decisioni pubbliche, ma essa è sempre più integrata dalla poli+cal economy. L’economia norma+va resta certamente importante ma, cosciente dei propri limi+, è diventata più modesta: me&ere in luce una carenza dei merca+ per gius+Kcare un intervento pubblico non è più suHciente, occorre anche assicurarsi che esso sarà e>e?vamente in grado di migliorare la situazione. Quanto alla poli+cal economy, essa fornisce spiegazioni u+li, in par+colare al Kne di apprendere la dimensione economica della riforma delle is+tuzioni nazionali e internazionali. Ruolo per la politca economica I principali compi+ dei decisori di poli+ca economica possono classiKcarsi: a. DeKnire ed applicare le regole del gioco economico: deBnisce il quadro all’interno del quale gli agen2 priva2 assumono le proprie decisioni. In questo è incluso la protezione dei consumatori, la poli2ca della concorrenza, la supervisione dei merca2 Bnanziari e il controllo delle banche e delle assicurazioni. La legislazione economica assume una dimensione internazionale crescente tramite accordi e tra1a2 internazionali all’interno e non solo dell’Unione europea. 1 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 b. Tassare e spendere : imposte e sicurezza sociale, produFvità a1raverso le spese per le infrastru1ure, ricerca e istruzione, domanda aggregata a1raverso il consumo e gli inves2men2 pubblici o pressione Bscale c. Eme&ere moneta e regolarne l’o>erta : deBnizione e realizzazione della poli2ca monetaria dipendono dalla banca centrale che è responsabile della Bssazione dei tassi di interesse, del mantenimento del valore della moneta e della disponibilità di liquidità per il se1ore bancario, anche in caso di crisi d. Produrre beni e servizi : responsabilità dell’oGerta delle cure sanitarie, istruzione o controllo di imprese pubbliche in se1ori come il trasporto o l’energia e. Risolvere i problemi : cercare di inHuenzare le decisioni private o almeno darne l’illusione f. Negoziare accordi con altri paesi: i governi partecipano alla “governance” delle is2tuzioni regionali e mondiali, o a forum informali Sicuramente la poli+ca economica ha delle accezioni diverse da un paese all’altro: Negli sta+ uni+ le discussioni si incentrano sopra&u&o sulla Kssazione dei tassi di interesse da parte della FED, sulle reazioni del congresso alle proposte del presidente in materia di tassazione e bilancio e su un insieme limitato di argomen+, come la sicurezza energe+ca o la riforma dell’istruzione. Nell’UE, sono le riforme stru&urali a occupare l’agenda del diba?to. Nell’Europa orientale, la poli+ca economica consiste sopra&u&o nell’introdurre la dinamica del mercato e priva+zzare le imprese dello stato. InKne in Argen+na, Brasile, Turchia l’unica ossessione è il controllo dell’inCazione e la prevenzione o la ges+one delle crisi Knanziarie. Strument della politca economica Per perseguire molteplici Knalità, la poli+ca economica dispone ovviamente di numerosi strumen+. Tra i più tradizionali abbiamo: a. La poli+ca monetaria : Kssazione dei tassi di interesse uHciali b. La poli+ca di bilancio o Kscale : il livello della spesa pubblica e delle aliquote di imposizione Al di là dell’approccio macroeconomico, essa si avvale anche di una gamma di strumen+ microeconomici: regolamentazioni, stru&ura dei tribu+ dire? e indire? sulle famiglie e sulle imprese, sussidi, trasferimen+ della sicurezza sociale, scelte di spesa e inves+mento pubblico, o anche scelte nel quadro della concorrenza. InKne le is+tuzioni estendono dire&amente la loro azione al funzionamento dei merca+ e inCuenzano l’eHcacia degli strumen+ di poli+ca economica. Politca economica come insieme di trade-of Regola di Tinbergen: il perseguimento di obie?vi indipenden+ di poli+ca pubblica necessita che il governo disponga di un numero almeno equivalente di strumen+ indipenden+. Ai governi, accade però, di dover perseguire molteplici obie?vi con una gamma limitata di strumen+. Quindi nella normalità, il compito dell’economista consiste nel me&ere in luce i vari trade-o>. 2 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Si tra&a essenzialmente di rimediare ai cosidde? fallimen+ del mercato. I mo+vi di intervento pubblico più frequen+ sono: a. Presenza di monopoli Quando un’impresa è in posizione di monopolio, dispone di un potere di mercato che gli perme&e di aumentare i prezzi, riducendo le quan+tà o>erte. L’intervento pubblico può mirare a ristabilire le condizioni di concorrenza, però molte volte il regime di monopolio è più eHciente in termini di organizzazione industriale rispe&o a quello della concorrenza, bas+ pensare che è più eHciente avere un solo gestore di rete ferroviaria piu&osto che mol+ (monopolio naturale) b. Esistenza di esternalità In presenza di esternalità, il costo privato di una risorsa o il beneKcio privato non coincidono con quelli sociali. L’intendo, quindi è quello di trovare dei meccanismi che inducano o s+molino gli a&ori priva+ a considerare gli e>e? esterni delle loro azioni. Gli economis+ individuano 3 strumen+: negoziazione fra a&ori priva+, tassazione e sovvenzione e la pianiKcazione centralizzata. c. Esistenza di asimmetrie informa+ve L’o?mità dell’equilibrio di mercato si basa sull’ipotesi di un’informazione perfe&a, ma nella realtà sappiamo che questo spesso non è possibile, bas+ pensare alle banche. Queste per evitare che il tasso di interesse unico conduca a selezionare soltanto debitori a rischio (selezione avversa), è o?male per il creditore razionare il credito, il che è globalmente ineHciente. d. Esistenza di merca+ incomple+ L’o?mità dell’equilibrio di mercato si basa sull’esistenza di merca+ per un insieme di transazioni ad orizzon+ più o meno lontani. Se cer+ merca+ sono assen+ o caren+, l’equilibrio di mercato non è più necessariamente o?male nel senso di Pareto. Stabilizzazione (minimizzare deviazioni nel breve periodo rispeAo all’equilibrio) ➢ In merito alla stabilizzazione, Keynes (anni 30) forniva all’intervento pubblico 2 mo+vazioni: a. L’instabilità dei comportamen+ priva+ (animal spirit) è susce?bile ad un’alternanza di estremi, dall’o?mismo al pessimismo più comple+; b. Le rigidità nominali dei salari e dei prezzi impediscono a ques+ ul+mi di equilibrare i merca+. Quindi agli occhi di Keynes la combinazione di ques+ 2 elemen+ gius+Kcava il ricorso a poli+che di bilancio e monetarie de&e an+cicliche concepite per limitare le Cu&uazioni cicliche e scongiurare le depressioni. ➢ Contra1acco monetarista (anni ‘70/80): shock economici (nega+vi) e>e? ricchezza (saldi monetari reali) sui consumi riequilibrio (di occupazione naturale) non stabilizzare! ➢ Interpretazioni recen2 non-Keynesiane (es. «real business cycles», Kydland e Presco&, 1982) Teoria dei real business cycles: spiega le Cu&uazioni cicliche a&raverso gli scock sulle tecnologie di produzione e le reazioni degli agen+ razionali o?mizzan+, evitando così ogni riferimento a comportamen+ irrazionali o a rigidità nominali. ➢ Gli studi contemporanei analizzano le poli+che di stabilizzazione nel quadro del modello o>erta aggregata/domanda aggregata in base alla quale vi è una relazione tra prezzo del prodo&o e produzione (quan+tà). 5 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 L’o>erta aggregata nel breve periodo è crescente perché ad un aumento del prezzo si riduce il salario reale e rende la produzione più reddi+zia. Nel lungo periodo la disoccupazione si trova al suo livello di equilibrio e quindi l’o>erta si adegua La domanda aggregata, invece, dipende nega+vamente dal prezzo, poiché un aumento di quest’ul+mo riduce il consumo e quindi la produ?vità. In questo contesto quindi abbiamo 2 dis+nzioni: a. Variazioni della domanda o dell’o>erta in relazioni a cambiamen+ del prezzo: spostamento lungo la curva dell’o>erta o della domanda b. Variazioni risultan+ da perturbazioni esogene (schock): spostamento delle curve stesse Uno schock da o>erta è una modiKcazione esogena della relazione fra prodo&o potenziale e prezzo (accrescimento del prezzo del petrolio) Uno schock da domanda è una modiKcazione esogena della relazione fra domanda e prezzo (contrazione del consumo, quindi perdita di ricchezza delle famiglie) Uno schock da domanda posi+vo sposta la curva di domanda aggregata verso destra, con un punto di equilibrio dove produzione e prezzo sono più eleva+. Uno shock da o>erta posi+vo, sposta la curva di o>erta verso destra con la conseguenza di una produzione più alta ma un prezzo più basso. Nel lungo periodo il ragionamento è lo stesso salvo che per lo schock da domanda si traduce integralmente nei prezzi, e per uno schock da o>erta il risultato è equivalente a quello di breve periodo. 6 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Uno s+molo monetario o Kscale, però, è imponente davan+ a uno spostamento della curva di o>erta, quindi le poli+che della domanda non sono eHcaci di fronte a uno schock dell’o>erta. Occorre in tal caso servirsi di poli+che dell’o>erta. Nel mondo dell’informazione imperfe&a gli economis+ si occupano di rappresentare la stru&ura dell’economia a&raverso un modello di relazioni. Y=F(X) un cambiamento del valore di Y può risultare sia da un cambiamento delle variabili X oppure dalla funzione F. In tempo reale, però i decisori non sono sempre in grado di individuare con certezze le varie cause delle variazioni, quindi un approccio corrente è quello di par+re dall’osservazione e di s+mare delle equazioni di +po Y=F(X) applicate a un periodo passato. Per esempio il consumo delle famiglie può essere rappresentato: 7 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Le funzioni di benessere tengono conto non solo delle disuguaglianze individuali ma anche dei vari trade- o> intertemporali. Riforme stru1urali e trade-oG intertemporale: Le riforme stru1urali generalmente hanno obieFvi di medio periodo. Tu1avia esse hanno anche un impa1o nel breve che può essere posi2vo o nega2vo. Allocazione, stabilizzazione, redistribuzione In pra+ca, la valutazione degli e>e? delle poli+che economiche richiede strumen+ economici diversi per le ques+oni di allocazione, stabilizzazione e redistribuzione. ➢ Allocazione Le funzioni di benessere sono correntemente u+lizzate per la valutazione delle poli+che di allocazione anche se in forma assai più sempliKcata. Analisi di equilibrio parziale: considerano un se&ore di a?vità soltanto trascurando le interdipendenze tra se&ori. Ovviamente tale sempliKcazione resta acce&abile Kno a quando il se&ore studiato è di dimensioni limitate in confronto all’economia nel suo insieme. Analisi di equilibrio generale: grazie al perfezionamento dei modelli computazionali di equilibrio generale si sono sviluppate tali valutazioni u+li per la valutazione delle poli+che commerciali o delle riforme stru&urali come la liberalizzazione dei prezzi, le riforme Kscali, le riforme delle pensioni o la riduzione delle sovvenzioni e dei sussidi a beneKcio di cer+ se&ori. In tali studi però permane il dife&o di basarsi su 10 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 numerose ipotesi tecniche sul funzionamento dei diversi merca+. In par+colare si suppone che i merca+ funzionino in regime di concorrenza perfe&a. ➢ Stabilizzazione La funzione u+lizzata per l’analisi delle poli+che di stabilizzazione, viene raramente derivata da vere funzioni di benessere. Funzione di perdita macroeconomica: l’obie?vo delle autorità è quello di minimizzare la funzione di perdita. Si tra&a di una rappresentazione che o>re una buona approssimazione della realtà. L’analisi delle poli+che di stabilizzazione consiste per lo più nel comparare diverse poli+che concepite per reagire a uno stato di schock, ovvero in risposta ad even+ esogeni come un calo della crescita mondiale o una variazione nel morale degli inves+tori. ➢ Redistribuzione Le funzioni di benessere sociale non sono quasi mai u+lizzate nella decisione pra+ca. Le discussioni sugli e>e? di redistribuzione delle poli+che economiche si basano su indicatori empirici di calcolo delle disuguaglianze, come gli scar+ di reddito fra decili di popolazione, la curva di Lorenz e l’indice di concentrazione di Gini. Curva di Lorenz: rappresenta l’insieme della distribuzione. La bise&rice rappresenta una distribuzione egualitaria dei reddi+. 11 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Indice di Gini: doppia area tra bise&rice e curva di Lorenz 2)Scegliere l’orizzonte temporale della valutazione: dalla valutazione ex-post (simulazioni) alla valutazione ex-ante (sperimentazioni). La valutazione di una poli+ca a par+re da un modello dipende da un ragionamento ex ante ma anche da valutazioni ex post. Esperimen+ naturali: perme&ono di ra>rontare il comportamento degli individui interessa+ alla realizzazione della poli+ca in esame con quello di altri individui la cui situazione, non sia interessata a quella poli+ca. Esperimen+ controlla+: consentono di valutare l’e>e&o potenziale di una modiKcazione della poli+ca pubblica so&o esame. Criteri in pratca PIL (prodo&o interno lordo): Valore aggiunto totale creato dall’economia nel corso di un anno, calo della disoccupazione, miglioramento dei reddi+ più bassi… Per rimediare alle carenze del PIL sono sta+ elabora+ altri indicatori, come quello di sviluppo umano che considerano un insieme di criteri sociosanitari come l’istruzione, nutrizione, speranza di vita… HDI (indice di sviluppo umano): indice composito il cui calcolo include la speranza di vita alla nascita, l’alfabe+zzazione a&raverso la scolarizzazione, il PIL pro capite in dollari a parità di potere di acquisto (PPA). 3)Valutare gli efeO in modo sistemico: considerazione degli efeO «confusi» e «secondari» delle politche Gli e>e? delle funzioni di allocazione, stabilizzazione e redistribuzione si producono contemporaneamente in 2 o 3 di ques+ ambi+. Accade spesso che una poli+ca sia ado&ata in ragione dei suoi e>e? in un ambito ma abbia e>e? perversi o nega+vi in un altro. L’apertura degli scambi internazionali viene in generale perseguita per i suoi eGeF alloca2vi ma il più delle volte produce anche eGeF sulla distribuzione del reddito. Di converso, una poli+ca ado&ata per un certo mo+vo può avere degli e>e? posi+vi in un altro ambito. Una poli2ca redistribu2va volta a migliorare le remunerazioni ne1a del lavoro poco qualiBcato può accrescere l’oGerta di lavoro e dunque il prodo1o potenziale (redistribuzione eYciente) 12 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 U=U(Y) U’(Y)>0; U’’(Y)<0 Alterna+va 1 Incerta: reddito Y1 con p1=0,5; reddito Y2 con p2=0,5 Alterna+va 2 Certa: reddito Y0=(Y1+Y2)/2 con p0=1 Reddito medio a&eso 1)=Y1*0,5+Y2*0,5 Reddito medio a&eso 2)=Y0*1=(Y1+Y2)/2=Y1/2+Y2/2=Y1*0,5+Y2*0,5 Reddito Medio aAeso1)[Incertezza]=Reddito medio aAeso 2)[Certezza]. U+lità a&esa 1) E[U(Y1,Y2)]=U(Y1)*0,5+U(Y2)*0,5 ->B(combinazione lineare 1 e 2) Utlità a&esa 2) E[U(Y0)] = U(Y0)*1 -> A; Utlità aAesa 1) [Incertezza] < Utlità aAesa 2) [Certezza] Avversione al rischio: gli agent preferiscono la certezza all’incertezza. L’intensità dipende dalla concavità della relazione tra reddito e utlità Numerori modelli economici si basano sull’ipotesi che, mentre le famiglie sono avverse al rischio, le imprese che fanno fru&are il denaro aHdato a loro, sono neutrali rispe&o al rischio. Le imprese massimizzano dunque il valore a&eso dei proK? futuri mentre le famiglie massimizzano la speranza matema+ca dell’u+lità 15 ARA (avversione assoluta al rischio) RRA(avversione rela+va al rischio) o coeHciente di Arrow-Pra& CARA (avversione assoluta al rischio costante) CRRA (avversione rela+va al rischio costante) a diversa da 1 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 del loro consumo futuro. Poiché questa u+lità è una funzione concava del consumo, essa diminuisce quando il loro consumo futuro è più incerto. AFFRONTARE I RISCHI ESTREMI O NON QUANTIFICABILI: la distribuzione dei rischi non è conosciuta e in alcuni casi non può essere neanche quan+Kcata con l’aiuto dei metodi tradizionali della teoria delle probabilità. Frank Knight ha dis+nto la nozione di rischio da quella di incertezza, ma la maggioranza degli economis+ con+nua a ragionare in termini di u+lità a&esa e non dis+ngue rischio da incertezza SAPER ASPETTARE: in un ambiente incerto esistono situazioni nelle quali è meglio aspe&are prima di agire. Se le decisioni economiche fossero graduali e le loro conseguenze reversibili, i decisori pubblici potrebbero ada&arsi momento per momento all’evoluzione dell’economia. Ma, poiché una decisione comporta conseguenze irreversibili, può diventare o?male la scelta di aspe&are, al Kne di poter prendere in considerazione nuove informazioni sui cos+ e vantaggi. Se la decisione di inves+re è irreversibile, mentre la decisione di rimandare l’inves+mento è reversibile, il calcolo economico impone di comparare il valore di un inves+mento realizzato oggi con il valore dello stesso inves+mento realizzato in una data posteriore. L’inves+mento deve essere intrapreso solo nel caso in cui i beneKci superino i cos+ di un certo importo, il quale sarà tanto più elevato quanto più il proge&o sarà rischioso. In altri termini la possibilità di di>erire il proge&o ha un valore, analogo a quello di un’opzione Knanziaria. Si parla del valore di opzione legato al proge&o o di un valore dell’a&esa. Ma la scelta è ancora più complessa quando l’inazione stessa può determinare conseguenze irreversibili come avviene nel caso della lo&a contro il cambiamento clima+co → scelta del tasso intergenerazionale di sconto. Di fronte a ques+ dilemmi sarebbe opportuno deKnire un principio di precauzione per la poli+ca economica. Entrambe, la gius+Kcazione del principio di precauzione e la scelta del tasso intergenerazionale dipendono dalla forma della funzione di u+lità. Tasso integrazionale di sconto (cambiamento clima+co) QUALI CONSEGUENZE PER LA POLITICA ECONOMICA? Una lezione importante della crisi è che le poli+che Kscali devono tenere presente i rischi, contrariamente a quanto poteva apparire dal quadro determinis+co in cui si usava collocarle Kno a quell’epoca. Le banche centrali, in par+colare la Federal Reserve, sono sempre più coscien+ dell’esistenza di rischi estremi e hanno di conseguenza modiKcato la loro strategia. A par+re dagli anni 2000 tu&e le banche centrali pubblicano rappor+ annuali sulla stabilità Knanziaria che cercano di valutare e contribuire a prevenire i rischi. Allo stesso modo il Fondo monetario internazionale pubblica con cadenza semestrale un rapporto sulla stabilità Knanziaria nel mondo. 2) Limit dei modelli ASPETTATIVE RAZIONALI: Riprendendo l’equazione sul funzionamento del mercato, possiamo dire che in passato le aspe&a+ve degli agen+ economici riguardo ai valori futuri delle variabili economiche erano 16 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 spesso trascura+; quando erano presi in considerazione, si supponeva che queste aspe&a+ve si formassero estrapolando le tendenze passate. Rivoluzione delle aspe&a+ve razionali: agen+ razionali dovrebbero prendere in considerazione tu&a l’informazione disponibile in modo che i loro errori eventuali risultassero unicamente da even+ nuovi che non erano prevedibili. L’ipotesi delle aspe&a+ve razionali non implica che gli agen+ economici conoscano tu&e le leggi dell’economia ma soltanto che le loro decisioni siano coeren+ con esse. Gli analis+ che eseguono la Federal Reserve o la BCE hanno il compito speciKco di an+cipare le decisioni della banca centrale. Quindi le analisi più recen+ u+lizzano le aspe&a+ve razionali come punto di riferimento, per arricchire la propria descrizione della realtà. L’ipotesi di partenza può così diventare quella che non tu? gli agen+ dispongano delle medesime informazioni e delle stesse risorse da inves+re nel loro tra&amento. Diventa evitabile pertanto anche l’ipotesi di razionalità degli agen+ e ci si può concentrare sulle modalità con cui ques+ ul+mi pervengono a formulare il proprio giudizio, con l’aiuto dei metodi dell’economia comportamentale. Modellare le aspe&a+ve LA CRITICA DI LUCAS: vuole far notare che la poli+ca economica non può basarsi su una rappresentazione troppo sempliKcata e ingenua del comportamento degli agen+. 1) DeKnizione teorica modello :Yt = H(Xt ,Yt−1,θ,ε ); Yt : ve&ore variabili stato; Xt : ve&ore variabili policy; θ : ve&ore parametri comport.; ε : ve&ore variabili caso. 2) Osservazione valori storici di Yt e Xt ; 3) S+ma di θ (θ ) per cui Yt si avvicina a Y t = H(Xt ,θ ); 4) Valutazione impa&o "cambio" Xt su Yt con θ =θ . Riprendendo la funzione, assumere a priori la stabilità di H signiKca supporre che le aspe&a+ve degli agen+ siano invarian+ in relazioni alle modiKcazioni del regime di poli+ca economica, ma in realtà ogni variazione di queste andrà a modiKcare il modello stesso. Quindi, la sua importanza fondamentale risiede nel fa&o che si basa sull’esistenza di un’interiezione fra poli+che e comportamen+ degli agen+ economici. Gli economis+ hanno costruito dei: a. Modelli microfonda+ : modelli dove i comportamen+ priva+ derivano da un calcolo di o?mizzazione esplicita che ricomprende in sé le aspe&a+ve razionali. In ques+ modelli i parametri stru&urali che guidano il comportamento degli agen+ economici sono calibra+ su s+me in cui una volta s+ma+ sono considera+ come stru&urali, ossia indipenden+ dal regime di poli+ca economica. b. Modelli autoregressivi ve&oriali (VAR) : non determinano a priori quali variabili sono considerate come variabili esogene, quindi le relazioni sistema+che per esempio delle poli+che di schock sono 17 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 2) I governi subiscono la pressione costante di interessi diversi. La decisione colle?va può essere raggiunto con il voto, ma anche con la pressione poli+ca delle lobby su poli+ci o funzionari. La pressione delle lobby è un momento importante del processo di formazione del bilancio in ogni paese. I loro obie?vi sono l’a&ribuzione di par+colari sussidi o riduzioni di imposta. Ca&ura del regolatore da parte degli interessi che ha l’incarico di sorvegliare. 3) Poli+cizzazione delle decisioni. I governi possono assumere un a&eggiamento opportunis+co proponendo di massimizzare le chance di essere riele? riducendo le imposte prima di un appuntamento ele&orale, aumentando le spese o rinviando le decisioni più importan+. Se gli ele&ori sono miopi e non percepiscono le conseguenze future delle decisioni pubbliche, questo +po di comportamento dà luogo ad un ciclo poli+co. 4) L’ipotesi che in democrazia chi viene ele&o per una determinata carica non si assume una responsabilità verso il bene comune di cui renderà conto soltanto al termine del proprio mandato. Di fa&o l’indebitamento pubblico è posi+vamente correlato al grado si instabilità poli+ca. 5) For+ divisioni fra regioni, etnie o gruppi sociali può portare ad una allocazione ineHciente della spesa pubblica. In una situazione di questo genere, ogni fazione ha interesse a o&enere dal governo beneKci tangibili, mentre i cos+ macroeconomici corrisponden+ sono distribui+ sull’insieme della popolazione. COME MODELLARE I COMPORTAMENTI DEI DECISORI POLITICI Il comportamento dei responsabili poli+ci può essere rappresentato in modi diversi: nei modelli teorici più semplici non hanno preferenza alcuna e il loro unico scopo è quello di venire riele?; in quelli ispira+ ad una concezione cinica della democrazia , essi cercano di servirsi del potere per garan+rsi delle rendite. Quando la scelta degli ele&ori viene compiuta in base ad un unico criterio la compe+zione ele&orale tende a dare un peso determinante alle preferenze dell’ele&ore mediano. Due par++ in compe+zione cercheranno ciascuno di a&rarre le preferenze dell’ele&ore mediano e la poli+ca seguita sarà dunque quella che conviene a quest’ul+mo. Tu&avia questa preferenza dell’ele&ore mediano non coincide né con quella dei meno fortuna+ , privilegia+ dalla funzione di benessere sociale , né necessariamente con il livello di spesa che massimizza l’u+lità media. Può dunque darsi che il processo poli+co sfoci in una decisione distorta. La situazione è ancora più complessa quando i criteri ispiratori sono molteplici (trasferimen+ sociali, immigrazione, ambiente) e occorre scegliere fra i diversi candida+ in funzione di ques+ criteri. La teoria delle scelte sociali ha studiato i meccanismi che perme&ono di passare dalle preferenze individuali a una scelta colle?va in questo genere di situazione e si scontra con una impossibilità. Anche quando ogni ele&ore ha in mente un ordine di preferenza ben preciso , fra i candida+ è possibile che e una maggioranza di ele&ori preferisca A a B, che un’altra maggioranza preferisca B a C e che una terza maggioranza preferisca C ad A: paradosso di Condorcet. Questa constatazione è stata formalizzata nel teorema di Arrow dell’impossibilità, il quale stabilisce che in presenza di almeno 3 criteri di scelta esiste un solo meccanismo di voto in cui la classiKcazione rela+va di 2 criteri non dipende da quella degli altri criteri. 20 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Questo meccanismo è la di&atura. Per superare tale paradosso ed evitare inoltre che le campagne ele&orali non consistano unicamente nel sedurre l’ele&ore mediano, è stata suggerita la procedura del giudizio maggioritario. Se il gruppo di ci&adini votan+ comprende almeno due individui e l'insieme delle alterna+ve possibili almeno tre opzioni, non è possibile costruire una funzione di scelta sociale (es. voto) che soddisK tu? i seguen+ requisi+: ➢ 1. universalità (o dominio non ristre&o); ➢ 2. non imposizione (o sovranità del ci&adino); ➢ 3. non diAatorialità; ➢ 4. monotonicità; ➢ 5. indipendenza dalle alterna+ve irrilevan+ QUALI CONSEGUENZE PER LA POLITICA ECONOMICA? Siamo porta+ a riconoscere il fa&o che le is+tuzioni poli+che sono in grado di plasmare le performance economiche e che il processo poli+co non contribuisce in modo dire&o e spontaneo all’interesse generale. I decisori pubblici possono ormai ignorare il rischio che i funzionari stessi abbiano una visione prevenuta e distorta dell’interesse generale. A di>erenza del personale poli+co, i funzionari non sono mo+va+ dalla rielezione ma dalla carriera. I loro incen+vi non sono dunque allinea+ con le preferenze degli ele&ori , a meno che la loro mission non sia assolutamente precisa e la loro performance veriKcabile. I funzionari talvolta sono mo+va+ dalla prospe?va di essere paracaduta+ nel più remunera+vo se&ore privato, perKno in cer+ casi dalla corruzione. Risposte concrete DELEGA AD AGENZIE INDIPENDENTI Il fenomeno delle autorità amministra+ve indipenden+ è nato in Francia dove si è inteso via via so&rarre ai poteri del governo una serie di se&ori signiKca+vi in cui il conCi&o tra interessi pubblici e priva+ di rilievo cos+tuzionale necessitava di una speciKc a&enzione e dove sopra&u&o le autorità amministra+ve si mostravano poco indipenden+ dal potere poli+co. In Italia le autorità indipenden+ sono organismi is+tui+ dalla legge con Knalità di tutela di interessi pubblici di par+colare rilevanza e delicatezza. Le principali autorità amministra+ve indipenden+ sono: ➢ La banca d’Italia, che svolge funzioni di vigilanza sul sistema bancario ➢ Le autorità per i servizi di pubblica u+lità: ● Se&ore energia e gas (AEEG) ● Campo delle telecomunicazioni (AGCOM) ● Regolazione dei traspor+ (ART) 21 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 ➢ Autorità garante della concorrenza e mercato (AGCM) ➢ Garante per la protezione dei da+ personali ➢ Autorità per la vigilanza sui contra? pubblici di lavori servizi forniture ➢ Regolazione dei merca+ Knanziari e assicura+vi (CONSOB ISVAP) Occorrerebbe d’altra parte aggiungere a questa lista le agenzie che beneKciano delle proprie regole deontologiche e di una competenza indipendente; gli organismi dire? in maniera paritaria (cassa disoccupazione) o principalmente dai sindaca+ (cassa mala?a) Inoltre le autorità cos+tuite a livello europeo esercitano nei loro campi un potere considerevole sugli agen+ economici. La mol+plicazione delle autorità indipenden+ pone 2 ques+oni: a. Il perché si ri+ene preferibile so&rarre determinate aree della decisione poli+ca all’autorità dei poli+ci b. Guidare la poli+ca economica in un sistema dove gli strumen+ della poli+ca sono in mano ad organismi indipenden+ non sempre fra lori perfe&amente coordina+. Quindi la decisione tecnocra+ca si gius+Kca quando: a. La materia è molto tecnica b. Le preferenze sociali sono molto databili e i criteri di performance ben deKni+ c. Le decisioni e i loro e>e? sono diHcilmente osservabili dagli ele&ori d. Le scelte pubbliche sono fortemente sogge&e al rischio di incoerenza temporale e. Le decisioni non implicano di a&uare un trade-o> fra obbie?vi antagonis+ci f. I provvedimen+ giovano o costano a cer+ gruppo susce?bili di impegnarsi in a?vità di lobby g. Le implicazioni delle scelte pubbliche per la distribuzione del reddito all’interno di una ges+one sono limitate h. Le scelte pubbliche coinvolgono la redistribuzione del reddito fra generazioni Serie di fenomeni: a. Tecnicizzazione accresciuta da un insieme di decisioni b. Natura giudiziaria di certe decisioni c. Volontà di fare in modo che alcune decisioni esulino dal trade-o> fra obie?vi d. Aumento delle preoccupazioni intertemporali e. Adeguamento del modello di governance tramite autorità indipenden+ alle condizioni dell’integrazione economica internazionale. REGOLE DI POLITICA ECONOMICA 22 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 sta+ membri dell’area dell’euro con la ra+Kca del tra&ato di Maastricht , hanno acce&ato l’eventualità di incorrere in sanzioni nel caso in cui il deKcit delle loro Knanze pubbliche diven+ eccessivo. Un +po di cooperazione può basarsi su impegni non vincolan+ (so‹ law). Il coordinamento delle autorità preposte alla supervisione bancaria procede a&raverso regole comuni, ma queste ul+me hanno valore legale soltanto nel momento in cui siano trasposte nel diri&o nazionale, il che perme&e di ada&arle , Kno ad un certo punto, alle situazioni locali. 2)Esternalità internazionali Dilemma del prigioniero= equilibrio non coopera+vo o equilibrio di Nash è ineHciente. Se le due par+ giungessero ad intendersi vincerebbero entrambi , perché l’equilibrio coopera+vo è superiore all’equilibrio non coopera+vo. Problema generale: poli+ca economica isolata non massimizza il benessere sociale, ma una diversa funzione Problema con diverse speciEcazioni: diverse diHcoltà da non coordinamento poli+ca Kscale (cambi Kssi) e di poli+ca monetaria (cambi Cessibili) in risposta a shock simmetrici da domanda. Problema trascurato: “beggar-thy-neighbour policies” (es. svalutazioni compe++ve anni ‘30, poli+che an+nCazionis+che US e EU anni ‘80, poli+che valutarie verso $ Asia anni ’90). Limit e difeO del coordinamento In Italia il coordinamento delle poli+che economiche è approvato da pra+camente tu? gli uomini poli+ci , nonché dalla maggioranza degli economis+. Occorrerà ricordare però che vi sono anche argomen+ a suo favore e che alcuni autori hanno dimostrato quanto possa essere dannoso. 1) I governi possono sempre ome&ere di realizzare le decisioni poli+che assunte in concerto con altri 2) Il disaccordo su quale sia l’esa&a rappresentazione dell’economia può anche rendere inopportuno il coordinamento. 3) Alcuni considerano il coordinamento come forma di collusione che intralcerebbe una salutare concorrenza fra le diverse poli+che economiche. 4) Il coordinamento di una parte soltanto degli a&ori può risultare peggiore rispe&o ad azioni non coordinate. 25 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Le isttuzioni internazionali e la governance mondiale La ques+one che si pone in tema di governance mondiale è: come governare un’economia globalizzata senza governo mondiale? La governance a&raverso le is+tuzioni internazionali si rifà maggiormente al modello delle autorità indipenden+. Le decisioni di queste is+tuzioni richiedono sicuramente l’approvazione della maggioranza degli sta+ che le compongono (FMI e Banca mondiale) o sono assunte in applicazione di tesi che essi hanno approvato all’unanimità (OMC) ma ciascuna di esse interviene in un ambito par+colare sulla base di un mandato esplicito. La loro legi?mità deriva non tanto dalle modalità della decisione quanto dalla loro specializzazione e dal modo in cui adempiono al loro mandato. La governance mondiale è necessariamente dunque una governance a più voci: quelle degli sta+, ma anche quelle dei frammen+ di un’opinione pubblica mondiale. Federalismo Nelle federazioni o confederazioni gran parte delle decisioni riguardan+ la poli+ca economica vengono assunte dai singoli sta+ federa+ o confedera+. Anche nella realtà degli sta+ unitari vi sono decisioni di natura economica che vengono assunte a livello decentrato: in Italia da parte di regioni, province e comuni. In Europa gli sta+ membri a quello che alcuni esper+ chiamano federalismo intergoverna+vo: interi pacche? della poli+ca, dal commercio alla concorrenza moneta sono assegna+ all’unione mentre altri se&ori come il bilancio sono di competenza degli stai. Teoria economica delle federazioni e delle unioni internazionali La teoria nota come federalismo Kscale ha come obbie?vo principale quello di determinare a quale livello sia più opportuno assumere ogni decisione. Il principio fondamentale è quello dell’equivalenza Kscale, in base al quale la portata amministra+va e Knanziaria di una poli+ca pubblica dovrebbe coincidere con l’estensione della sua incidenza geograKca. In termini più a&uali, una buona distribuzione delle diverse competenze dovrebbe eliminare le esternalità, in virtù delle quali un’amministrazione locale approK&a delle poli+che a&uate da amministrazioni locali limitrofe. Senza dimen+care le infernalità dato che anche queste possono ridurre il benessere. 26 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Da un principio simile non deriva una scelta obbligata a favore dell’accentramento né del decentramento. Esso presuppone l’idea invece che entrambi i sistemi porta+ all’eccesso diven+no ineHcaci. Tra&andosi della scelta fra accentramento e decentramento, il teorema del decentramento di Oates fa valere il fa&o che in assenza di esternalità e di economie di scala la decentralizzazione è sempre preferibile o almeno equivalente alla centralizzazione perché la decisione locale soddisfa meglio le preferenze dei contribuen+ locali. Nel caso più generale , vi è un trade-o> tra i beneKci delle decentralizzazioni e centralizzazioni. Questo trade-o> è al centro della teoria delle unioni internazionali : diverse regioni, cara&erizzate da preferenze eterogenee possono trarre proK&o dall’azione colle?va se i beneKci della centralizzazione sono abbastanza importan+. È il caso della difesa nazionale , dove la cooperazione perme&e di approK&are delle spese degli altri sta+ membri ma obbliga apprendere accordi con loro sulle priorità strategiche. Esistono anche delle esternalità nega+ve, e a&raverso l’allineamento dal basso (race to the bo&om) costringe i governi a scostarsi dalle preferenze dei propri ci&adini e riduce il beneKcio della decentralizzazione. Decentramento vs. Accentramento: diverse visioni ➢ Teoria delle unioni internazionali (Alesina et al., 2005): accentramento preferibile in presenza di beneKci importan+ rispe&o a preferenze regionali eterogenee (es. difesa nazionale). ➢ Mobilità ed esternalità nega+ve del decentramento (“race to the bo1om”): accentramento come soluzione alle distorsioni generabili dal decentramento via mobilità di ci&adini (es. decentramento poli+che distribu+ve) e del lavoro (es. decentramento delle aliquote Kscali, EU).In Europa, dove c’è una notevole mobilità di capitali, l’idea del decentramento come protezione contro governi predatori è molto di>usa. Unione Europea ➢ 1957, Tra&ato di Roma: Comunità Europea (6 paesi); dalla CECA ad una unione doganale; … evoluzione verso mercato unico e moneta unica: ➢ 1992, Tra&ato di Maastricht …. “Criteri di convergenza” … ➢ 2001, Tra&ato di Nizza … “Cooperazioni ra>orzate” … evoluzione verso una unione poli+ca (cos+tuzione): ➢ 2005, primo tenta+vo cos+tuzionale (no Francia ed Olanda); ➢ 2009, Tra&ato di Lisbona … “Cos+tuzione Europea” La preferenza per il decentramento è stato sancita dal tra&ato di Maastricht a&raverso il principio di sussidiarietà, in base al quale le poli+che devono essere des+nate al livello più basso, a meno che la centralizzazione non sia gius+Kcata dall’esistenza di economie di scala o di esternalità. “Tra&ato di Maastricht” e “preferenza” per il decentramento: • 1. Principio di a1ribuzione; • 2. Principio di sussidiarietà; • 3. Principio di proporzionalità. “Tra&ato di Lisbona” e “ra>orzamento” del decentramento: centralizzazione solo se necessaria; es. Poli+che dell’Unione: • 1. Competenze esclusive; 27 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 NB: Possibilità di soluzioni intermedie: scelta obie?vo (poli2co) e delega di sua realizzazione (tecnocrate); es. poli+ca monetaria in UK (Cancelliere Scacchiere vs. Governatore Banca). • Risposte par2colari: (+) della tecnocrazia (vs (-)); • 1. Materia tecnica; • 2. Preferenze sociali stabili / performance deKnita; • 3. E>e? poco osservabili dagli ele&ori; • 4. Scelte pubbliche a rischio incoerenza temporale; • 5. Assenza trade-oG tra obie?vi; • 6. Possibili vantaggi per cer+ gruppi (lobby); • 7. Poche implicazioni su distribuzione intragenerazionale; • 8. Molte implicazioni su distribuzione inter-generazionale B. Come coordinare più organi tecnocra+ci? bilanciamento tra decentramento ed accentramento responsabilità (caso UK in stabilità Knanziaria). C. Perché tu? ques+ organi tecnocra+ci? • Tecnicizzazione decisioni; • Natura giudiziaria decisioni; • Estrazione di decisioni dai trade-o> poli+ci (es. sicurezza); • Preoccupazioni intertemporali (es. risparmi nel tempo, sostenibilità, …); • Integrazione economica internazionale per is+tuzioni tecnocra+che (es. FMI, Banca Mondiale, …) 2)Peso crescente “regole” di poli+ca economica: • Regole di politca monetaria: “primo caso” – obie?vi quan+ta+vi (Federal Reserve, UK, Europa, Kne anni ‘70) – ed “ul+mo caso” – “inHa2on targe2ng” (coerenza tra decisioni ed obie?vio preKssato inCazione) – di regole. • Regole di politca di bilancio: spazio alla Cessibilità all’interno di regole per la sostenibilità del debito pubblico (rischio monetario); dal PSC al Fiscal Compat (2012). • Regole di politca dei cambi: da regole Ksse (ancoraggio inCazione tramite costo svalutazione) - currency boards e crawling pegs – a regole Cessibili – al di fuori di unioni monetarie. Sviluppi recen+: • Obie?vi esplici+ vincolant, a meno di abbandoni necessari, ma gius+Kca+. • Il modello della “discrezionalità vincolata” (Mervyn King, Banca d’Inghilterra): regole per migliore strategia [di poli+ca monetaria], scostandosene solo se si cambia la strategia (anche FED). 3) Politca di bilancio L’espressione politica fiscale, secondo quanto sostenuto da Paul Samuelson, tratta il voler modificare le imposte e la spesa pubblica al fine di attenuare le oscillazioni del ciclo economico, di mantenere un livello di occupazione elevato e di contrastare le spinte dell’inflazione o della deflazione. Interventi sul “bilancio pubblico” (tipicamente “spesa pubblica”) con finalità di: 1. Allocazione: es. investimenti in infrastrutture, R&S, istruzione, …; 2. Re-distribuzione: es. trasferimenti sociali, sussidi di disoccupazione, …; 3. Stabilizzazione: es. stimoli fiscali anticiclici, … . 30 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 ConceO di politca Escale (BSD) Bilancio pubblico I governi si impegnano a sostenere delle spese e le Knanziano principalmente con i prelievi obbligatori (imposte, contribu+ sociali) con l’indebitamento (emissione di debito pubblico con costo per interessi) o con la creazione monetaria (emissione di moneta da parte della banca centrale). Bilancio pubblico: documento contabile programma+co (previsione) di entrate (“ge?to”) ed uscite (“spesa”) pubbliche con diversi conKni “funzionali”. Funzioni: 1. Contabilizzazione previsiva origine ed ammontare +/-; 2. Contenimento ed autorizzazione spese. Procedure di approvazione (variabili per Stato): ➢ preparazione del quadro macroeconomico d’insieme per stabilire le previsioni di ge?to ➢ Kssazione del te&o di spesa per se&ore ➢ preparazione da parte dei vari ministeri del proprio bilancio ➢ negoziazione interministeriale e consolidamento dell’emissione ➢ discussione e voto in parlamento ➢ eventuali re?Kche di bilancio in corso d’anno Temporizzazione: ➢ Annuale e pluriennale (in Europa PNR); ➢ Movimen+ di breve periodo: vincoli e limita+ margini di manovra; ➢ Movimen+ di medio periodo: regole codiKcate (es. pareggio di bilancio in Unione Europea) e non codiKcate. A. Bilancio pubblico in Italia 1978 – 2009: • DPEF (30/6 di ogni anno), linee guida e legge annuale di bilancio: Bilancio annuale (competenza e cassa); Bilancio pluriennale (competenza): triennale, i) a legislazione vigente; ii) programma+co (incluso DPEF); • Legge Knanziaria: Limite per il ricorso al mercato Knanziario e per il saldo ne&o da Knanziare, per ogni anno di bilancio pluriennale; Quote annuali di spese pluriennali: Variazioni a imposte e tari>e esisten+. • Collegato alla manovra di Knanza pubblica: Is+tuzione nuovi tribu+; Provvedimen+ per DPEF extra legge Knanziaria. 2009 (riforma contabilità pubblica, L. 31/12 n.196) – ad oggi: ➢ Decisione di Knanza pubblica (15/9 di ogni anno) (ex DPEF); ➢ Legge di stabilità (15/10 di ogni anno) (ex legge Knanziaria); ➢ “Triennalizzazione” esplicita della manovra. 31 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Bilancio pubblico: voci principali Entrate: ➢ Entrate corren2: tribu+ (imposte dire&e, indire&e, tasse, contribu+ sociali) ed altre fon+ (es. u+li di en+ pubblici economici) ➢ Entrate in conto capitale: vendita a?vità patrimoniali ed aziende pubbliche, e rimborso credi+ (NB: diHcile alienazione asset pubblici, problema+che di valutazione e contabilizzazione lorda/ne&a?) Uscite: ➢ Spesa pubblica per beni e servizi: Consumi pubblici: costo personale ed acquis+ corren+; Inves2men2 pubblici: stock di capitale pubblico (es. scuole, strade, …); ➢ Trasferimen2 corren2: alle famiglie: fornitura beni meritori e redistribuzione (es. assegni di invalidità, …); alle imprese: contribu+ ed assegnazioni per diverse Knalità corren+ (es. miglioramento bilancia dei pagamen+, della domanda, … dell’innovazione); al Resto del Mondo: partecipazione a organismi internazionali e PVS (redistribuzione). ➢ Interessi: servizio del debito pubblico; ➢ Trasferimen2 in conto capitale: sostegno ad inves+men+ priva+ (es. Knanziamen+ a fondo perduto di programmi sviluppo regionale, …). Bilancio pubblico: passività “fuori bilancio” e natura del bilancio. a. Esplicite vs. implicite: previsione contra&uale/legisla+va (es. assicurazione sui deposi+ vs. salvataggio banche “too big to fail”, di fronte a crisi bancaria) (con+ngen+). b. Dire&e vs. con+ngen+: deliberazione ed even+ scatenan+ (es. azioni per crisi bancaria vs. azioni per dipenden+ pubblici (esplicite ed implicite)). DiHcoltà di valutazione e grado di de&aglio del bilancio pubblico: a. Valutazione “fuori bilancio”: tasso di sconto? b. Valutazione a?vità patrimoniali (in par+colare, intangibili): costo storico o valore di mercato? Bilancio pubblico e bilancio privato, diversità fondamentali: a. Diverso obie?vo: no vendita beni e servizi e vincoli di breve e medio periodo. b. Diverso grado di commi2ment: lo Stato può cambiare le leggi, e disimpegnarsi. Saldo di bilancio Si chiama saldo di bilancio la di>erenza tra ge?to Kscale e uscite o spese pubbliche. (+) avanzo di bilancio: per rimborso debito pubblico (vedi debito pubblico) e/o trasferimento a fondi inves+mento pubblici (es. fondi sovrani per ri-inves+mento); (-) disavanzo/deKcit di bilancio: da Knanziarsi (vedi debito pubblico). Saldo dello Stato o delle amministrazioni pubbliche Il conce&o normalmente acce&ato in Europa è quello di amministrazioni pubbliche (AP): governo centrale, amministrazioni locali ed en+ previdenziali, … “se&ore senza Kne di lucro” Ra2o: “dietro” il saldo aggregato delle AP: 32 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 I +toli di stato che cos+tuiscono la maggior parte del debito sono scambia+ sul mercato Knanziario e sono ogge&o di negoziazione con+nua. Titoli: a breve termine (es. BOT, 3m, 12m, …) o a lungo termine (es. obbligazioni pubbliche, a 10a, 30a, …); in valuta nazionale o internazionale; a tasso Ksso o tasso variabile (inCazione). Mercat: primario (emissione per asta: agenzie del debito vs. inves+tori is+tuzionali) e secondario (compravendita: inves+tori is+tuzionali vs. altri inves+tori, …) ->“vecchia visione”: +toli con tasso senza rischio. ➢ Il prezzo di un’obbligazione di stato dipende dal tasso di interesse rela+vo. Generalmente il prezzo di un’obbligazione perpetua varia in modo inversamente proporzionale al tasso d’interesse. Questa proprietà è il risultato di una sommatoria a orizzonte inKnito del valore a&uale delle cedole: dove C deKnisce la cedola e i il tasso di interesse di mercato: formula ➢ Nel caso opposto, di una obbligazione a scadenza Knita ma che non contempla alcun interesse. Il prezzo dell’obbligazione dipende allora dalla probabilità che il valore nominale, vale a dire l’ammontare preso a pres+to alla data 0, sia e>e?vamente rimborsato. Relazione dire&a tra rischiosità e tasso di interesse (es. obbligazione a scadenza Knita): risk premium e spread del tasso di interesse In generale più un’obbligazione è giudicata rischiosa, più il tasso di interesse richiesto dagli inves+tori per acquistarla e conservarla nel loro portafoglio è elevato. Questo supplemento di remunerazione legato al risk taking è chiamato premio per il rischio (risk premium). Si ha l’abitudine di misurare i premi per il rischio calcolando il di>erenziale per uno stesso +po di obbligazione tra il tasso di interesse dei di>eren+ mutuatari e quello di un mutuatario giudicato par+colarmente sicuro. Ques+ di>erenziali del tasso di interesse sono chiama+ spread del tasso di interesse. ➢ Relazione circolare tra solvibilità e ra2ng di agenzie (es. Fitch, Moody’s e Standard & Poor’s): vantaggi e limi+ del ra+ng. Una prospeOva storica Spese ed entrate 35 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 DeEcit e debito Crisi del debito e le loro conseguenze Insolvenza sovrana (soverign default): incapacità (totale o parziale) dello stato di onorare il debito Knanziario (capitale, interessi, … garanzie); evento credi+zi e credit default swaps (ISDA). Tre rimedi: 1) Assistenza Knanziaria: FMI, Troika, …e programmi di aggiustamento per avanzi primari suHcien+; Onere: contribuen+, dipenden+ pubblici, beneKciari trasferite. 2) Mone+zzazione del debito: acquisto +toli BCE, inCazione e svalutazione debito pubblico; Onere: agen+ con reddi+ non indicizza+ all’inCazione (vantaggio per debitori in valuta nazionale); 36 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 3) Rinegoziazione del debito: riprogrammazione (scadenze) o ristru1urazione (riduzione valore a&uale pagamen+ futuri); Onere: prestatori (dire&amente) ed economia (indire&amente). Diferenziazione geograEca: saldi primari struAurali e politche Escali Stat Unit: • Saldi «molto Cu&uan+»: picchi di avanzo (2000, Clinton) e di disavanzo (2009, Obama); • Poli+ca Kscale «Cu&uante»: stabilizzazione congiunturale (anni ‘70, Kennedy); stabilizzazione automa+ca o monetaria (anni ‘80, Reagan); deKcit stru&urali (inizi 2000, Bush); s+moli discrezionali (2009, Obama). Giappone: • Saldi in «stru&urale peggioramento»: boom pre-anni ‘80 (avanzi) e scoppio della bolla (disavanzi); • Poli+ca Kscale di «sterile rilancio»: rilancio della domanda (crescita) vs. diHcoltà stru&urali (es. sistema bancario, demograKa, …). Europa: • Saldi «meno Cu&uan+»: Cu&uazioni deboli e performance «media»; • Poli+ca Kscale «eccezionalmente stabilizzante (contro-ciclica)»: s+moli post shock petroliferi (1973-79) e post crisi Knanziaria (2009), e contrazioni post espansione (2006); in generale «pro-ciclica». Teorie E’ con la “teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta di Keynes che viene contemplato l’impiego della poli+ca di bilancio per inCuenzare il livello della domanda aggregata. Mentre la teoria classica si preoccupava essenzialmente della solvibilità, le analisi di Keynes conducono a privilegiare i Cussi delle spese e delle entrate pubbliche me&endo in secondo piano le considerazioni rela+ve allo schock del debito. Analisi keynesiane I generazione L’approccio Keynesiano, di cui una versione sinte+ca è il modello IS-LM, pone come ipotesi principali la rigidità dei prezzi nel breve periodo, l’elas+cità dell’o>erta e la dipendenza del consumo delle famiglie dal reddito corrente. In queste condizioni, l’equilibrio macroeconomico non si realizza con l’aggiustamento dei prezzi, ma grazie all’adeguamento della domanda delle quan+tà prodo&e. Uno schock posi+vo della domanda si trasme&e all’economia con un e>e&o mol+plicatore (mol+plicatore Keynesiano o mol+plicatore della spesa pubblica) quando spese ed entrate pubbliche, inves+men+ e commercio, sono considera+ esogeni; al contrario del risparmio che dipende dal reddito secondo la propensione al risparmio. ΔY = ΔG+ ΔGb+ (ΔGb)b + (ΔGb2)b +…= ΔG(1+ b + b2 + b3 +...)= 1/(1− b) ΔG Con b(propensione marginale al consumo) = 0,8 ΔG (reddito) = 1 ΔY(produzione=moltiplicatore spesa pubblica) = 5 Limi+ versione base e versioni “avanzate”: 1. Merca+ Knanziari: aumento tasso di interesse ed e>e&o di spiazzamento (Knanziario) degli inves+men+: l’inves+mento privato si riduce a causa del rialzo del tasso di interesse, che indebolisce l’impa&o di un’espansione delle poli+che Kscali sulla domanda aggregata e sul reddito. Modello IS- LM; 37 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 a&raverso la creazione di moneta , né sulla solidarietà Knanziaria degli altri sta+ membri. Non restano allora che 2 soluzioni: o un enorme consolidamento Kscale o una ristru&urazione del suo debito. Due approcci teorici di analisi degli e>e? della poli+ca Kscale con debito: 1) Calcolo dello spazio Kscale (Bscal space) (Ghosh et al., 2011, FMI): livello di debito pubblico che consente s+moli Kscali senza incorrere in insostenibilità (BQ, Fig. 3.11, pag. 180). - funzione di reazione saldo primario al debito pubblico; linea di interessi costan+ sul debito; equilibrio stabile (E0), ed equilibri instabili (E1 ed E2); - FS: di>erenza tra debito pubblico osservato e quello “soglia” in E1 (o E2): circa 200% del PIL (s+me fragili). 2) Modelli keyensiani a soglia: stesso s+molo, e>e? diversi so&o e sopra la soglia di debito pubblico: - “so&o soglia”: assenza di programmi futuri di stabilizzazione (Bertola e Drazen, 1993), o onere aggiustamento su generazione future (Sutherland, 1997) -> e>e? keynesiani (correlazione (+) tra SG e SPR) - “sopra soglia”: previsione programmi stabilizzazione (B&D, 1993), o onere su generazione presente (S, 1997) -> e>e? non keyensiani ((-) tra SG e SPR). Criteri valutazione sostenibilità debito/Enanze pubbliche Controllo del circolo ed e>e? keynesiani della poli+ca Kscale: e>e? preserva+ a condizione che il circolo sia controllato, …. Il debito sia sostenibile. 1) Stabilità rapporto debito/PIL : confronto tra saldo primario e>e?vo e quello teorico, che perme&erebbe al rapporto di restare costante. Questo saldo teorico dipende dal rapporto debito/PIL e dalla di>erenza tra la crescita del PIL e il tasso di interesse. 2) “Vincolo di bilancio pubblico intertemporale” ed “aliquota d’imposizione sostenibile” (AIS): Le Knanze pubbliche sono sostenibili se il valore a&uale di tu&e le entrate pubbliche future è almeno pari al valore a&uale di tu&e le spese future, più il valore iniziale del debito . In altri termini, poco importa che le spese siano Knanziate domani o dopodomani, purché lo siano un giorno , e che si tenga conto degli interessi corrisponden+. Il confronto tra pressione Kscale e>e?va (PFE) e l’aliquota che, per date proiezioni (spesa pubblica (es. pensioni e sanità), tasso di interesse, e di crescita), soddisfa il vincolo di bilancio intertemporale. 40 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 NB: Applicazione numerica UE nel PSC, a complemento del controllo deKcit e debito: anche prima della crisi (2008-2009), PFE < AIS –> più tasse e condizione più severa del 60%!!! (-) Dipendenza criterio dalle proiezioni e non deKnizione del sen+ero verso la sostenibilità. (-) Sensibilità di AIS a cambiamen+ di scenario economico (es. riforma pensioni e riduzione AIS). 40 3) Analisi dinamica del debito pregresso : s+ma rischio di una “traie&oria divergente” della PFE dalla AIS. (+) Analisi indipendentemente da previsioni a lungo termine. (-) Esclusiva considerazione dinamica passata del debito: impossibilità di valutare impa&o riforme a&ese (es. riforma pensioni). 4) Contabilità intergenerazionale (CI): integrazione Criterio 2) con considerazione di trasferimen+ ed imposte di generazioni presen+ e future (Auerbach, Gokhale e Ko+lko>, 1991). Nuova AIS che soddisfa: Valore a&uale imposte al ne&o trasferimen+ x generazioni future= Valore iniziale debito pubblico+valore a&uale spese pubbliche al ne&o di imposte pagate da generazione corrente NB: Principali risulta+ di contabilità intergenerazionale in Europa: le generazioni vincen+ sono quelle che sono andate in pensione e anche che la legislazione a&uale lascia alle generazioni future un onere signiKca+vo da pagare. Considerazioni conclusive: • DiHcoltà di valutazione: mancanza di da+ aHdabili su con+ pubblici, dipendenza dal metodo usato, a cui si aggiunge la “poli2cal economy” del debito fru&o di storia ed equilibri poli+ci, e dipendente dagli asse? is+tuzionali (es. Tabellini, 1991: debito pubblico più sostenibile in società né troppo egalitarie, né troppo diseguali). • Importanza di valutazione: insuHcienza del monitoraggio di deKcit e debito pubblico (PSC) Tra1ato UE su Stabilità, Coordinamento e Governace (TSCG) 2012: • Integrazione sorveglianza di bilancio con regola evoluzione debito/PIL = Diminuzione di 1/20 all’anno del gap tra debito/PIL e>e?vo e 60%, per paesi sopra questa soglia. La dimensione internazionale Internazionalizzazione economica, coordinamento is+tuzionale internazionale (es. G20, PSC, TSCG, …) e dimensione internazionale della poli+ca Kscale. 1.dimensione economia-Paese (piccola vs. grande); 2.regime tassi di cambio (Kssi vs. Cessibili); 3.mobilità dei capitali (elevata vs. contenuta). 1. Il caso di economie “piccole”: modello Mundell-Fleming “base” (IS-LM allargato); 2. Il caso di economie “grandi”: modello Mundell-Fleming “esteso”. 3. Il caso di unioni monetarie: modello Bénassy-Quéré e Cimadomo, 2006. 41 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 1. Il caso di economie “piccole”: modello Mundell-Fleming “base” Cambi Essi: -Mobilità capitali: (+)G -> [(+)i, (+)Y)] -> disavanzo commerciale ma capitali stranieri ed apprezzamento valuta nazionale -> intervento BC per cambi Kssi ed acquisto riserve valuta estera -> poli+ca monetaria espansiva -> (-)i Kno a tasso mondiale (i*): no spiazzamento, efeAo politca Escale rinforzato. -No mobilità dei capitali: (+)G -> [(+)i, (+)Y)] -> no ingresso di capitali ma deKcit commerciale e svalutazione valuta nazionale -> intervento BC per cambi Kssi e vendita riserve valuta estera -> poli+ca monetaria restri?va-> (+)i Kno a Y* inziale: efeAo politca Escale spiazzato. Cambi ressibili: -Mobilità capitali: (+)G -> [(+)i, (+)Y)] -> deKcit commerciale ma capitali stranieri ed apprezzamento valuta nazionale -> peggioramento compe++vità -> (-)i e (-)Y Kno a livello iniziale (Y*): efeAo politca Escale spiazzato da domanda estero/nazionale. -No mobilità dei capitali: (+)G -> [(+)i, (+)Y) -> no ingresso capitali, ma deKcit commerciale e svalutazione valuta nazionale -> miglioramento di compe++vità -> (+)i e (+)Y: efeAo politca Escale rinforzato. 42 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Tu&avia, vi è una diHcoltà di coordinamento delle poli+che di bilancio: assenza di una unione poli+ca, e priorità stabilizzante della poli+ca monetaria (coordinamento poli+che di bilancio come soluzione di secondo ordine alla stabilità dei prezzi). Buona regola: shock simmetrici ->poli+ca monetaria comune risponde agli schock che interessano l’insieme della zona; shock asimmetrici –> poli+ca Escale, risponde agli schock che riguardano speciKcamente un paese o un gruppo di paesi. Contagio delle crisi del debito Crisi simultanee del debito (Eurozona 2010-2012) segnate da una correlazione importante tra i tassi di interesse dei paesi colpi+. Tale evidenza non è spiegata dal modello di Mundell-Fleming. Possibili spiegazioni: 1) EfeO di apprendimento: i merca+ imparano a riconoscere cause comuni e Paesi in condizioni simili a quelli pesantemente indebita+ e li colpiscono (Grecia, Portogallo, Irlanda, ...). 2) Reazioni a catena: ricadute razionali (es. perdite Paese x e diminuzione dell’esposizione al rischio in Paese y) ed irrazionali (es. e>e? panico) della crisi dei Paesi colpi+. Evidenze empiriche su Eurozona • Non conclusive e limitate ad aspe? propedeu+ci: es. recente scoperta del rischio di insolvibilità europea da parte dei merca+ Euro (De Grauwe, 2011). • Evidenza sia di e>e? di apprendimento (merca+ a&en+ alla sostenibilità ed alle sue determinan+), sia di reazioni a catena (es. e>e? gregge). Politche Escali “Rice&e classiche” di poli+ca Kscale, ma con importan+ speciKcazioni. Gli impegni so&oscri? dai governi so>rono del problema di incoerenza temporale: per poter prendere a pres+to a buone condizioni, un governo ha interesse ad annunciare un rapido ritorno all’equilibrio delle Knanze pubbliche; ma gli viene poi chiesto di rinunciare al suo impegno per sostenere l’a?vità economica o per soddisfare gruppi di pressione. Conoscendo gli incen+vi del governo , gli agen+ priva+ non hanno ragione di credere ai suoi annunci e le aspe&a+ve sono sfavorevoli. 45 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Per evitare questo genere di problema, in numerosi paesi sono state introdo&e regole vincolan+ des+nate a guidare le decisioni di poli+ca Kscale e sono state rese il più possibile indipenden+ dalla poli+ca le loro is+tuzioni Knanziarie. Un ricorso crescente alle regole Le regole di bilancio mirano ad assicurare in modo credibile e duraturo la ges+one delle Knanze pubbliche, consentendo alla poli+ca di bilancio di svolgere il suo ruolo di stabilizzazione an+ciclica. Queste regole rappresentano per i governi dei vincoli che limitano l’uso discrezionale della poli+ca Kscale, ma anche la certezza che essi nel futuro potranno a>rontare degli schock ina&esi, grazie al fa&o che le Knanze pubbliche Kno ad allora saranno state in equilibrio. Diverse regole dis+nte per: • Forma: limi+ (di deKcit, di debito pubblico), obie?vi (di spesa), des+nazioni (avanzi di bilancio), … • Tempo: ex-ante (poli+ca votata), ex-post (poli+ca eseguita), … • Ambito: stato centrale, amministrazioni pubbliche, regioni, … • Ogge1o: i) Divieto di approvazione bilancio in disequilibrio. ii) Obbligo di pareggio del bilancio corrente (“regola aurea” delle Knanze pubbliche). iii) Livelli a&esi di deKcit o avanzo primario. I contra speciBci e generali delle regole: i) problemi di misurazione; ii) limi+ all’aggiustamento congiunturale (regole stru&urali); iii) limi+ al livellamento dei consumi nel tempo; iv) eccesso di inves+men+ pubblici (regola aurea). Tu&avia: in media, 1,9 regole per Paese Avanzato; 1,7 per Paese emergente (FMI, 2012). Regole e isttuzioni L’alterna+va alle regole consiste nel porre l’accento sulle is+tuzioni che partecipano alla decisione di bilancio e sulle procedure decisionali. La poli+cal economy ha mostrato che la sostenibilità Kscale risente sia delle condizioni poli+che e sociali che della qualità delle is+tuzioni. 1) Una poli+ca di bilancio non sostenibile deriva frequentemente da conCi? tra gruppi sociali sulla ripar+zione del costo dell’aggiustamento Kscale che è percepito come necessario, ma di cui nessuno intende sostenere l’onere. Quindi, la frammentazione sociale e poli+ca indebolisce la solidarietà e mina la disciplina di bilancio, perché ciascun gruppo si focalizza sul proprio interesse e tende a trascurare i cos+ colle?vi di una poli+ca di bilancio insostenibile. 2) La qualità delle is+tuzioni e delle procedure di bilancio spiega una parte importante delle di>erenze nelle performance tra paesi. Quindi, il grado di centralizzazione della poli+ca Kscale evidenzia le di>erenze tra paesi rela+vamente al deKcit e al debito. Politche Escali nell’Eurozona L’uniKcazione monetaria pone numerose ques+oni di poli+ca Kscale: Le 3 principali si riferiscono: a. Alla disciplina di bilancio dei paesi partecipan+, ossia al rischio che le poli+che Kscali lassiste o un’evoluzione insostenibile dei debi+ pubblici possano far correre alla stabilità monetaria b. Al federalismo Kscale, vale a dire alla necessità o all’opportunità di accompagnare la ges+one a livello federale della poli+ca monetaria con una federalizzazione parziale anche della poli+ca Kscale c. Al coordinamento tra le poli+che di bilancio e all’eventuale coordinamento di queste con la poli+ca monetaria d’insieme. Disciplina di bilancio 46 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Il mol+plicatore Keynesiano tende a essere elevato in un’unione monetaria dove i capitali circolano liberamente. I governi hanno allora la tendenza a sostenere l’a?vità economica in periodi di crescita debole e a non aggiustare le Knanze pubbliche quando la crescita riparte, in modo che tendenzialmente il debito pubblico aumenta sempre. Di fa&o, in un’unione monetaria, l’indisciplina di bilancio di un singolo stato fa correre un rischio alla stabilità monetaria dell’unione nel suo insieme. Si crea quindi un circolo vizioso tra il peggioramento del debito sovrano e quello bancario. Cosa succede quando uno stato non è più in grado di Knanziarsi? Inevitabilmente la BC è ogge&o di pressioni perché si sos+tuisca agli inves+tori priva+ nell’acquistare i +toli di stato. L’instabilità Knanziaria , inoltre, in un mercato integrato non è limitata a un solo paese: se il debito sovrano di uno stato è detenuto dalle banche di altri sta+, l’incapacità di onorare il servizio del debito indebolisce il se&ore Knanziario in tu&a la zona. E’ per prevenire a questo rischio che con il tra&ato proibisce alla BCE e alle banche centrali nazionali dell’Eurosistema di acquistare dire&amente, dai di>eren+ ministeri del Tesoro, +toli sovrani dei paesi partecipan+ all’euro, quando vengono messi all’asta (mercato primario) Da un lato la banca centrale può eludere tale divieto con l’acquisto di +toli sul mercato secondario, sul quale le is+tuzioni Knanziarie rivendono i +toli prima della loro scadenza, oppure prestando alle banche in modo che queste acquis+no i +toli pubblici. Dall’altro lato, uno stato in diHcoltà ha la tendenza a Knanziarsi a breve termine questo può porre rapidamente la BC davan+ a un dilemma: rischiare di provocare il fallimento dello stato aumentando i tassi d’interesse o acce&are di condurre una poli+ca espansiva che preservi la capacità dello stato di pagare e che nello stesso tempo svalu+ il debito. Una poli+ca Kscale irresponsabile aumenta , così il rischio che le pressioni sulla BC inducano un’inCazione più elevata o tassi di interesse più bassi. Il diba?to sulle modalità di disciplina di bilancio non è cessato in par+colare sul Pa&o di stabilità e crescita. 47 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Decisione centralizzata: • Consiglio dei governatori (Governing Council) BCE: comitato + governatori BC 19 Paesi Euro Ges+one decentralizzata: • Eurosistema: BCE + 19 BC area euro (es. banche italiane Knanziate da Banca d’Italia). • SEBC: BCE + 28 BC dei Paesi dell’UE (inclusi non Euro). • Target 2: sistema di pagamento uniKcato dell’Euro, collegamento: banche -> BC -> BCE. Cosa fanno le banche centrali? Due azioni principali: 1) creano (una certa) moneta; 2) Kssano (alcuni) tassi di interesse. Creazione di moneta da parte della BC 1)Le banche centrali hanno il privilegio di creare quella che viene chiamata moneta ad alto potenziale o base monetaria(M0): stampano cioè banconote e forniscono liquidità alle banche in modo da assicurare la stabilità dei prezzi e favorire la sicurezza e l’eHcienza del sistema dei pagamen+. 2)Inoltre, un’a?vità meno conosciuta , ma quan+ta+vamente molto più importante fornisce liquidità alle banche. 1)La moneta immessa dire&amente dalla banca centrale è cos+tuita dalle monete metalliche e banconote (Kat money) in circolazione e della moneta scri&urale (deposi+ bancari). Le banche possono a loro volta accreditare i con+ dei loro clien+ e ques+ ul+mi possono acquistare a?vità Knanziarie da u+lizzare come riserva di valore. La moneta immessa dire&amente dalla banca centrale , cos+tuisce il primo degli aggrega+ monetari (M0), Una frazione della moneta in circolazione («moneta scri&urale»): M1, M2, M rientra nella deKnizione di moneta ma è meno liquida della moneta ad alto potenziale. Il rapporto tra base monetaria (M0) e moneta scri&urale (M), dipendente da 2 variabili: 50 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 a. riserve obbligatorie : percentuale (r) dei deposi+ ricevu+ dal pubblico che le banche commerciali sono tenute ad avere presso (alcune) BC (es. BCE, 1%). b. incidenza pres++ rispe&o alle altre a?vità delle banche: “banche universali” (EU) (di deposito + di inves+mento) e “banche specializzate” (US, post Volcker Rule) (l’uno o l’altro). • L’e>e&o “mol+plicato” di M0 su M: il mol+plicatore monetario (1/r > 1) (es. M0 = + 100, con propensione nulla del pubblico al circolante): 9 M0 = 100 Deposito Banca A = 100 Pres+to Banca A = (1− r )100 Deposito Banca B = (1− r )100 Pres+to Banca B = (1− r )(1− r )100... M = 100 +100(1− r )+100(1− r )2 +100(1− r )3 +... =(1/r)100 2)Liquidità delle banche di 2 +pi: a. liquidità di mercato, che può essere deKnita come la facilità con la quale è possibile vendere a?vità Knanziarie (asset) senza modiKcarne signiKca+vamente il prezzo. b. liquidità di Knanziamento, che può essere deKnita come la facilità con la quale un’is+tuzione solvibile può onorare i suoi debi+ alla scadenza. Le banche si prestano reciprocamente denaro a breve e brevissimo termine su un mercato denominato mercato monetario o mercato interbancario. Tu&avia, l’equilibrio globale tra o>erta e domanda di liquidità non è lasciato solo al mercato. Senza l’intervento della BC il prezzo della liquidità , cioè il tasso di interesse a breve termine , varierebbe considerevolmente. Le banche possono sempre rivolgersi alla banca centrale per o&enere liquidità di cui hanno bisogno e la banca centrale può correggere in ogni momento quelli che considera eccessi o insuHcienze di liquidità. Modalità intervento: «Operazioni di mercato aperto» di 2 +pi: -Acquisto/vendita assets delle banche : US, “FED funds” e con+ delle banche presso la FED; -Repurchase agreements opera2ons ( repo )/operazioni di riKnanziamento: UE, pres+to temporaneo di liquidità alle banche, garan+to da «collateral» (pacche&o di asset delle banche) che in genere comprende obbligazioni (bonds)private e pubbliche ma anche pres++ bancari e asset banche securi+es ( ABS) La BCE applica un «haircut» al valore di mercato del collateral in funzione della sua qualità, vale a dire che richiede un volume di garanzie maggiore del pres+to accordato per premunirsi dal rischio di insolvenza. Di conseguenza il valore delle garanzie deve essere tanto più alto del valore del pres+to quanto peggiore è la loro qualità. Come indicatore di qualità si u+lizza +picamente il ra2ng” dei “collateral”. Come la fornitura di liquidità alle banche appare sul bilancio della banca centrale? A debito (exit) sul conto della BC, a credito (entry) sul conto delle banche commerciali presso BC. Bilancio della BC: (-): M0 e fondi azionis+ // (+): +toli (diversi), riserve auree e valuta. Fissazione (alcuni) tassi di interesse da parte della Banca Centrale Le banche quando si Knanziano presso la banca centrale, pagano un prezzo calcolato in funzione del tasso di riKnanziamento. Più il tasso di riKnanziamento è elevato, più la domanda di liquidità è bassa . Fissando dunque il tasso di riKnanziamento o tasso di sconto, la banca centrale ha dunque il potere di inCuenzare la domanda di liquidità. La BCE 51 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 ❖ Tre tassi di interesse chiama+ Leading interest rates: regolano i tassi di interesse del mercato interbancario a breve termine: 1. Tasso « principale di riKnanziamento» (reK) : tasso al quale la BCE conduce le Operazioni Principali di RiKnanziamento se?manali (MRO) • 1999 – 2007: asta a chiamata tra le banche commerciali, su tassi o>er+ da banche oltre tasso minimo = tasso principale di riKnanziamento (reK), variabile (diverso da tasso medio di riKnanziamento). • 2007 – oggi: asta a tasso Ksso, dal 2009, a somme illimitate. 2. Tasso marginale di pres+to: per accedere alla «permanent marginal lending facility», con repo a 24 ore ->tasso di interesse elevato. 3. Tasso marginale di deposito: per accedere alla «permanent marginal deposit facility» a 24 ore ->tasso di interesse basso (o nega+vo). ❖ Operazioni di RiKnanziamento a Lungo Termine (LTRO): mensilmente, repo a scadenza 3 mesi; ❖ Operazioni di RiEnanziamento Eccezionali (es. repo a 3 anni, 12/2011, 2/2012, 9/2014) e di Kne- tuning (es. 11/se&em./2001). ❖ Strumen+ non convenzionali (post-crisi debi+ sovrani 2010): 1) Emegency Liquidity Assistance (ELA): aiu+ urgen+ e garan++ a banche solvibili incapaci di riKnanziarsi sul mercato (tassi > reK, in quanto pres++ di ul+ma istanza). 2) 2010: Cover Bond Purchase Program (CBPB) e Security Markets Programme (SMP); 2012: Outright Monetary Transac+ons (OMT), in sos+tuzione di SMP: ridurre esposizione rischio banche (> pres++) e abbassare tassi di interesse dei governi nazionali sui +toli del debito pubblico (< deKcit). Ogni giorno la BCE calcola una media dei tassi pra+ca+ da un paniere di banche dell’Eurozona nel mercato interbancario per pres++ overnight di brevissima durata. Per ragioni di arbitraggio questa media chiamata EONIA Cu&ua all’interno dei 2 limi+ costrui+ dalle marginal facili+es della BCE. Nel 2009 la BCE fornisce alle banche dell’Eurozona tanta liquidità quanta esse ne richiedono. Il sistema bancario complessivo era in una situazione di liquidità eccessiva e il tasso interbancario si collocava di conseguenza a un livello molto basso. Questo meccanismo permanente di arbitraggio, così come un sistema di pagamento uniKcato dell’euro (Target2) assicura l’unità dei tassi del mercato monetario dell’Eurozona. Ciò perme&e di sapere in ogni momento se una banca è creditrice e quali sono quelle che forniscono liquidità, o quelle che beneKciano dei deposi+ delle banche locali. La FED ❖ Tasso dei «FED funds» : tasso al quale le banche prendono o danno a pres+to liquidità a 24 ore, usando i lodo deposi+ presso la FED -> leading interest rate. ❖ «Discount window» : opportunità per le banche in carenza di liquidità di prendere a pres+to con tassi più eleva+ che i FED funds, e di>erenzia+ in funzione del rischio di chi prende a pres+to. Nel 2008 la FED ridusse a 0 il suo leading interest rate, il tasso obbie?vo dei FED founds e dato che i tassi di a breve non potevano più diminuire come si poteva comba&ere una pressione di ribasso dei prezzi e quindi di aspe&a+ve di deCazione? La FED ha acquistato su larga scala a?vità Knanziarie, sopra&u&o +toli di stato a lungo e medio termine per aumentare la massa monetaria e e far diminuire i tassi di interesse su tu&a la yeld curve. (polio+ca di quan+ta+ve easing) I tassi di interesse Tasso di riKnanziamento principale -> tassi di interesse a breve: a&raverso l’arbitraggio delle banche tra operazioni sul mercato interbancario e operazioni con la BC. 52 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Approccio post-monetarista: data la scarsa rilevanza della moneta nel BP (inCazione), Kssare il tasso coerente con target non monetari; modelli coeren+ con le “nuove strategie” delle Banche Centrali. Il modello di Clarida, Galì e Gertler (1999, JEL). Modello neo-Keynesiano con agen+ o?mizzan+, aspe&a+ve razionali, e rigidità nominali. In questo modello la BC Kssa i tassi di interesse a breve termine per mantenere il tasso di inCazione futura e l’output gap futuro quanto più vicini possibile agli obie?vi. Un aspe&o importante è che la BC ado? un approccio forward looking: non cerca di controllare i livelli a&uale dell’inCazione e dell’output ma il livello a&eso → tasso di interesse reale di breve (i) Kssato in modo tale da minimizzare la media ponderata (pesi variabili) dei gap di inHazione (π *) e output (Y – YP) futuri. Risulta+: il controllo del tasso di interesse è diverso rispe&o a shock di Domanda o di O>erta. • Shock D: ↑P e ↑Y → ↑Gapπ e ↓GapY; • Shock O: ↑P e ↓Y → ↑Gap π e ↑GapY. 1) Controbilanciare completamente lo shock D (aumento pieno di i): ↑i → ↓Y →↑GapY → Phillips → ↓Gap π 2)Controbilanciare parzialmente lo shock S (riduzione non piena di i): ↓i → ↑Y →↓GapY → Phillips → ↑Gap π 3)Aumento del tasso nominale più del target sul reale, in presenza di inCazione. 30 Teorie dell’eHcacia della poli+ca monetaria Due minacce potenziali all’eHcacia della poli+ca monetaria verso gli obie?vi di output ed inCazione: (1) EIcacia della politca monetaria ed aspeAatve razionali. Il problema: conoscendo i parametri del modello e la funzione di perdita sociale della BC (aspe&a+ve razionali), le famiglie possono vaniKcare gli e>e? della poli+ca monetaria, an+cipando gli e>e? della poli+ca (inCa+on bias) e i comportamen+ opportunis+ci della BC (incoerenza temporale). La soluzione: per avere garanzia degli e>e? volu+ della poli+ca monetaria, le BC devono comportarsi e annunciarsi in modo credibile. ➢ Aspe&a+ve razionali e “inHa2on bias” di una poli+ca monetaria “alloca+va” (output) (Barro e Gordon, 1983JPE): ● Famiglie an+cipano inCazione indo&a da una riduzione del tasso di interesse della BC, e la incorporano nei salari reali (non scendono) -> aumento inCazione senza riduzione disoccupazione (inHa2on bias) -> poli+ca ineHcace. 55 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 ● Scomparsa inHa2on bias con impegno credibile della BC alla lo&a all’inCazione -> riduzione inCazione a&esa e il livello di interesse per controllare l’inCazione e aumentare l’output -> riduzione disoccupazione senza aumento inCazione -> poli+ca eHcace. ➢ Aspe&a+ve razionali ed “incoerenza temporale” di una poli+ca monetaria “stabilizzatrice” (prezzi) (Barro e Gordon, 1983JPE): Incen+vo BC a non mantenere in t +1 la lo&a all’inCazione annunciata in t (incoerenza temporale): shock economici o tenta+vo di ancorare in basso le aspe&a+ve di prezzo (t) per condurre una poli+ca espansiva contro la disoccupazione meno costosa in termini di inCazione (t + 1). ● An+cipo delle famiglie di annuncio non credibile, aspe&a+ve inCazione … come sopra … ->poli+ca ineHcace. ● Scomparsa inCa+on bias con annunci credibili di lo&a all’inCazione (vedi is+tuzioni)… come sopra … ->poli+ca eHcace. (2) EIcacia della politca monetaria ed interdipendenza con la politca Escale (“dominanza Escale”).(sono dipendent solo nel lungo periodo) Problema: una poli+ca Kscale minante la sostenibilità del debito pubblico genera aspe&a+ve di a. sovereign default (bancaro1a) b. mone2zzazione del debito, che inCuenzano l’eHcacia della poli+ca monetaria esponendola a: 1. crisi di liquidità bancaria (riduzione valore collateral dei +toli colpi+) 2. spinte inCazionis+che (eccesso di moneta per acquisto +toli). La soluzione: evitare o ridurre la “dominanza Kscale” della poli+ca monetaria Conseguenze monetarie dei deEcit: l’ “aritmetca sgradevole” di Sargent e Wallace (1981) Soluzione alla “dominanza Kscale”: “scoordinare” poli+ca monetaria e poli+ca Kscale: • Divieto di mone+zzazione del debito pubblico: quasi ovunque. • Divieto di Knanziamento dire&o di governi e/o is+tuzioni pubbliche da parte della BC: UE, Tra&ato di Maastricht, ma acquisto sul mercato secondario di BCE e BC. • Temporaneità e vincoli di adeguamento di manovre acquisto +toli: es. Securi2es Market Program (SMP, Eurozona, 2010), Outright Monetary Transac2ons (OMT, Eurozona, 2012). Contro-soluzione: “coordinare” poli+ca monetaria e poli+ca Kscale: • Ragioni poli+che: evitare sindromi da scarica barile. • Ragioni economiche: ristabilire il Krst-best di un gioco con equilibrio sub-o?male (Dixit e Lamber+ni, 2003). Teorie sulla trasmissione della poli+ca monetaria ➢ Canale del tasso di interesse ➢ Canale degli assets price ➢ Canale del credito ➢ Canale del tasso di cambio in un’economia aperta ➢ Canale del risk taking nel se&ore Knanziario 56 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Canale tasso di interesse Canale keynesiano “standard”: ↑M →↓i →↑I →mol+plicatore sulla domanda di beni e servizi →↑Y Gli inves+men+ dipendono dal tasso di interesse reale a lungo termine, mentre la poli+ca monetaria agisce sul tasso di interesse nominale a breve termine. Quindi il canale di trasmissione dipendente dalla relazione tra tassi di interesse a breve e tassi di interesse a lungo, e dalla propagazione di variazioni dei primi sui secondi (yield curve). Un importante mis-match temporale: M →i BP; I ←i LP. Di>erenze a livello Paese: -Pra+che pres++: propagazione maggiore con mutui a tasso variabile (es. UK) che a tasso Ksso (es. D). -Di>usione credito al consumo: propagazione maggiore con possibilità di acquis+ a credito (es. US). -Formazione aspe&a+ve: propagazione maggiore con yield curve più ripide (es. IT vs. J). Canale degli assets price Canale “bi-dimensionale” indotto dal canale tasso di interesse: ↑M → ↓i → a) ↑prezzo assets Knanziari (prezzo delle a?vità Knanziarie) ed immobiliari famiglie (obbligazioni e beni immobili) [e>e&o concorrenza rispe&o a +toli vecchi a tasso + alto] wealth-eGects da rivalutazione patrimonio → aumento consumi. b) ↑prezzo azioni delle imprese [e>e&o (di i) su “valore fondamentale” (a&uale) e/o e>e?vo dei dividendi] aumento q di Tobin (Valore mercato impresa/Costo sos+tuzione capitale Ksico) probabilità che un inves+mento generi proK&o → aumento inves+men+. Canale di trasmissione con peso crescente: crescente partecipazione di famiglie ed imprese ai merca+ Knanziari (es. UK, uso di immobili propri come garanzia di credi+ al consumo). Canale del credito Canale “bi-fronte” indo&o dal canale tasso di interesse: ↓M → ↑i → a) Fronte famiglie/imprese: aumento costo pres++ riduzione domanda credito → riduzione consumi e inves+men+. b) Fronte banche: aumento costo riKnanziamento presso BC + aumento rischiosità debitori → riduzione o>erta credito (a famiglie e imprese) → riduzione inves+men+. Punto chiave: minore disponibilità credito come acceleratore Knanziario degli e>e? di i sul costo del credito (Bernanke-Gertler1995). ● In assenza del teorema di Modigliani-Miller, aumen+ di i riducono Knanziamento di inves+men+, causa razionamento del credito, anziché/oltre causa aumento del suo costo → Per 2 ragioni: 1) Informazione asimmetrica e “selezione avversa” dei proge? da Knanziare (S+glitz e Weiss, 1981): impossibilità banche di valutazione capillare rischiosità ed imposizione generale di un premio di default; troppo alto (basso) per proge? “buoni” (“ca?vi”), basso (alto) rischio, basso (alto) proK&o → ↑i → rischiosità ca?vi debitori → razionamento. 57 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Rischio di di>usione a cascata di singoli default bancari, e crisi del sistema Knanziario nel suo complesso: crisi sistemica (Diamond e Dybvig, 1983), insuHcienza di “liquidità interna”, e necessità di “liquidità esterna”. Rischi sistemici e fornitura di liquidità esterna: pro e contro della BC verso altri prestatori (Stato, FMI, RdM, …). Pro: • Selezione più adeguata delle banche bisognose di liquidità. • Di>erenziazione di interven+ per shock di liquidità aggrega2 (sostegno liquidità se&ore bancario con poli+ca monetaria standard) vs. shock di liquidità bancari (pres++ temporanei per riKnanziamen+ banche solvibili). Contra: • Trasferimento di ricchezza da risparmiatori a banche: basso tasso di interesse. • Rischio Knanziamento proge? non reddi+zi. • Rischio “sovvenzione” sistema intermediazione Knanziaria socialmente ineHciente (“zombie banks” +po Giappone anni ‘90): disincen+vi alle banche per ridurre dimensioni del loro bilancio e/o orizzon+ temporali dei pres++. Osservazioni conclusive. • Nessuno dei canali comporta e>e? dire? della moneta sull’inCazione (come da teoria quan+ta+va moneta): l’e>e&o è indire1o e passa a&raverso l’impa&o sulla domanda aggregata; l’unico e>e&o dire1o è quello garan+to dalle aspe&a+ve “razionali” di inCazione (es. Barro e Gordon, 1983; Clarida, Galì e Gertler, 1999). • Il funzionamento dei canali è di>erente in di>eren+ Paesi, risentendo delle modalità di pres+to, della presenza di credito al consumo, della stru&ura degli inves+tori (piccoli vs. grandi), dal bilancio ricchezza immobiliare e Knanziaria, comportando e>e? diversi per una stessa poli+ca. Politche ObbieOvi Diversi obie?vi delle BC, con diversa declinazione nei loro manda+ (parlamen+ nazionali o tra&a+ internazionali (es. Euro): 1. Stabilità dei prezzi (*). 2. Stabilità del tasso di cambio. 3. Stabilità dell’output. 4. Stabilità Knanziaria. Solitamente: 1 parte del mandato delle BC, 4 condiviso da tu&e le BC (implicitamente o esplicitamente) 2 e 3 condivisi e/o esplicita+ in modi diversi (es. Paesi piccoli/grandi, più o meno sviluppa+…) 60 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Stabilità dei prezzi Perché stabilizzare i prezzi? Evitare/ridurre i cos+ di una inCazione troppo alta (se non persino “iperinCazione”, es. π >50%): 1. Cos+ psicologici e di programmazione: cambiamen+ unità di valore per confron+ nel tempo, incertezza e riduzione consumi ed inves+men+ 2. Tassazione implicita della ricchezza di famiglie ed imprese: riduzione del valore reale dei loro assets, specie in PVS (economie sommerse, intensive di contan+) ed in assenza di indicizzazione o contra? in valuta. 3. Redistribuzione potere di acquisto: vincitori e perden+ (es., nei contra? di pres+to non indicizza+, dai creditori ai debitori). 4. Cos+ di menù: riassor+mento lis+ni e prezzari. 5. Distorsione dei segnali informa+vi forni+ dai prezzi rela+vi: adeguamento delle imprese all’inCazione non sincronizzato, “falsi” prezzi rela+vi, e decisioni “errate” di produzione e consumo. 6. Distorsioni Kscali: tasse che non tengono conto dell’inCazione (es. capital gains). Perché la BC deve stabilizzare i prezzi? E non qualcun’altro • Risposta is+tuzionale: la BC è garante del valore interno (potere di acquisto) e del valore esterno (tasso di cambio) della moneta che eme&e, con diverse modulazioni in economie “piccole” (VE primario) e “grandi” (VI primario). • Riposta classica (“monetarista”): “l’inCazione è sempre e ovunque un fenomeno monetario” (Friedman) → controllo inCazione tramite controllo moneta. • Riposta moderna (post anni ’80, legame debole moneta - prezzi): controllo dell’inCazione più eHcace in capo ad una is+tuzione indipendente da altri a&ori, con obie?vi conCi&uali (es. intermediari Knanziari e sopra&u&o Sta+). Evidenza empirica sulla stabilizzazione dei prezzi • Pre-anni ‘80: InCazione elevata → shock petroliferi, indicizzazione salari, poli+che monetarie espansive. 61 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 • Post-anni ‘80: Controllo inCazione → indipendenza BC e agganci monetari a valute con bassa inCazione (es. marco in Europa) • Anni ‘90: DeCazione → il caso del Giappone post bolla immobiliare (crollo prezzi, ritardo riduzione tassi interesse, e primi esempi di quan2ta2ve easing). • Metà anni 2000: InCazione → aumento generalizzato prezzi petrolio e materie prime • Post 2010: DeCazione→ riduzione prezzi petrolio e dei beni (es. quan2ta2ve easing della BCE per “generare inCazione” (vedi scelte chiave). NB: L’evoluzione è il fru&o (indis+nguibile) congiunto di cambiamen+ is+tuzionali (es. indipendenza della BC) e di cambiamen+ economici (es. BRIC ed aumento o>erta mondiale). A quale valore stabilizzare i prezzi? L’inCazione non deve essere troppo alta, ma neanche troppo bassa, potendo una sua crescita “oliare gli ingranaggi”, consentendo: 1) Uscita da “trappole della liquidità” che vaniKcano l’e>e&o reale della poli+ca monetaria: abbassare il tasso di interesse reale, quando il tasso nominale è vicino allo zero (non potendo diventare nega+vo). 2) Aggiustamento dei salari reali, in presenza di rigidità al ribasso dei prezzi e dei salari nominali. Tasso o?male di inCazione > 0: 1,5% < π <4% nei PS; tra 1-1,5% per i “rigorosi”; tra 3-3,5% per i “meno rigorosi” Tasso obie?vo BC: BCE 2%, stesso la FED dal gennaio 2012. Come stabilizzare i prezzi? Come raggiungere un certo target di inCazione? Tre diversi +pi di regole, rispe&o a variabili diversamente osservabili/prevedibili (regole esplicite/ implicite): 1. Regole strumentali: esprimere variabili “strumentali” (+picamente tasso di interesse) “in funzione” dell’inCazione target (es. Taylor rule); regola inCessibile. 2. Targe2ng rules: scegliere tra le strategie (anche di tasso di interesse) che minimizzano l’inHa2on-gap, al ne&o di trade-o> (es. output-gap); regola osservabile con possibile discrezionalità. 3. Targe2ng rules intermedie: perseguire un obie?vo intermedio (+picamente monetario), collegato all’obie?vo Knale inCazione; regola osservabile e ges+bile, ma debole. Evoluzione delle regole di stabilizzazione dei prezzi: -Anni ‘60, 70’ e 80’ - Targe2ng rules intermedie (+po 3) su aggrega+ monetari (es. M3): i 2 pilastri della BCE pre-2003: • i) crescita annua a medio termine del 4,5% per M3 (ex Bundesbank) • ii) valutazione di un insieme di indicatori di inCazione. -Anni ’90 - InHa2on targe2ng (+po 2) su inCazione a&esa a medio termine (NZ, Canada, UK, Svezia, Australia e PVS*): • Svantaggi: diHcoltà di previsione inCazione e sua dipendenza da informazioni e poli+che cogen+. • Vantaggi: a. trasparenza e prevedibilità della poli+ca monetaria (previsioni inCazione rese pubbliche e commitment); b. esclusione degli shock temporanei (approccio forward looking); c. combinazione di regole ed informazioni (discrezionalità); d. supporto al coordinamento internazionale e alla stabilità dei cambi; e. compa+bilità con stabilizzazione output (vedi curva di Phillips). • Valutazione inHa2on targe2ng (in PVS emergen+): eHcace in contes+ deCazionis+ci, meno in contes+ inCazionis+ci (2000 –2010). 62 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 ➢ riduzione del debito pubblico non indicizzato e trasferimento debitori → Stato; ➢ aumento delle tasse e imposte pagate dalle imprese sul valore nominale. Diversi gradi di “indipendenza statutaria” per diverse BC: • FED: mandato ampio e non molta indipendenza (inCuenza del Congresso degli US sullo Statuto). • BCE: molto indipendente (Statuto modiKcabile solo per revisione tra&ato Europeo). • Banca del Giappone: dipendente dal governo. • Banca d’Inghilterra: indipendenza opera+va, ma ruolo del ministro delle Knanze nello stabilire il signiKcato della stabilità dei prezzi. Altri modi per dare credibilità alla BC, diversi dalla indipendenza : • Il commi1ment: “legarsi le mani”, +picamente in tema di tassi di cambio, con cambi Kssi bilaterali, dollarizzazione, currency board. • Banchieri centrali conservatori: scegliere banchieri apoli+ci (es. ex-BC nazionali in EU) e di giovane età (meno storia poli+ca). • Manda+ di lunga durata: promesse ed annunci che abbiano il tempo tecnico per realizzarsi e non dipendano dai cicli poli+ci (> 6 anni). • Contra? incen+van+: pagare il governatore in relazione ai risulta+ sulla inCazione (applicazioni diluite nella realtà, NZ e UK). • Spinte implicite agli obie?vi: trasparenza, pubblico riconoscimento, reputazione ed accountability (dare conto) degli organi della BC; di>erenze tra Sta+ in quanto ad accountability e trasparenza (es. vo+) processi decisionali (es. US ed Euro) Governance (interna ed esterna) della BC Impa&o sull’eHcacia della poli+ca monetaria del modello di governance della BC rispe&o a: 1) Processo decisionale “interno”. 2) Relazioni “esterne” con le banche: “controllo bancario”. 3) Relazione “esterne” con il governo: “policy-mix 1) Processo decisionale “interno”. • Co-evoluzione (‘90 – ’00) BC verso indipendenza e modelli decisionali collegiali: casi crescen+ di comita+ di poli+ca monetaria • Ra2o: maggiore probabilità di decisioni corre&e (numerosità di fon+ informa+ve) e contestuali (composizione di istanze is+tuzionali/ geograKche diverse) rispe&o a decisore singolo. • Problemi: -Numerosità: comitato preferibile so&o certe ipotesi (es. preferenze comuni, Teorema di Condorcet) e numerosità non eccessiva (incen+vo a non informarsi per componen+ non chiave, Teorema dell’ele1ore mediano) → numero o?male? I lavori sperimentali tendono a confermare che i comita+ prendono decisioni migliori dei singoli, ma non c’è ancora accordo sulla loro dimensione o?male -Composizione (es. unioni monetarie): comitato “composito” preferibile con governatori (locali) aven+ stesse preferenze (rappresenta2vità), ma con rischio di decisioni sbagliate (con bias locali, crescente con il peso dei governatori locali (problema EU e “rotazione dei diri? di voto” dal 2015). -Comunicazione e trasparenza delle decisioni: pluralità di messaggi, oscurità/segretezza dei processi collegiali, ed agitazione merca+. 2) Relazioni esterne con le banche: il “controllo bancario”. 65 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 -Controllo di vigilanza preven+va (pre-crisi) sulle is2tuzioni (banche, assicurazione, …) di norma esercitato da BC, e dis+nto dal controllo sui merca2 (comportamento e di>usione info imprese a protezione risparmiatori): Banca d’Italia vs. CONSOB in Italia, 5 vs. 3 organismi in US, … ma eccezioni (BaFin e FinServAge) e non accordo universale sulla divisione. -Regole comuni: Comitato Basilea sul Controllo Bancario → • Basilea I, 1988: capital adequacy ra2o (Rapporto di Cooke) →fondi propri / pres++ (pondera+ per rischio controparte) > 4% (8% quasi-fondi propri). • Basilea II, 2004 (eccezione US): car con diversi +pi di rischio + vigilanza controllore bancario + informazione di mercato. • Basilea III, 2011 (-2018, in EU car = 9% per major dal 2012): car = 7% (fondi propri solo azioni) + cuscine&o an+ciclico (0 – 0, 25%) + SIFI (2,5%) + leverage ra2os + 2 liquidity ra2os. • Valutazioni ambigue (es. BRI): (-) riduzione Knanziamen+ e crescita; (+) riduzione rischio crisi sistemiche. -Il quadro dell’Unione Europea (oltre gli accordi di Basilea): agenzie di vigilanza nazionali coordinate da organismi europei: • Dal 2011: Autorità Bancaria Europea (EBA); Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (EIOPA); Autorità europea degli strumen+ Knanziari e dei merca+ (ESMA). • Dal 2014: Single Supervisory Mechanism (nella BCE) per le banche dell’Eurozona. 3)Relazione “esterne” con il governo: “policy-mix”. • Policy-mix (poli+ca monetari e Kscale), coordinamento e diversi modelli di relazione tra BC e governi. • Modello americano: collaborazione frequente ed “in+ma” tra Tesoro e FED (le “riunioni” di Rubin (Segretario al Tesoro presidenza Clinton con Alan Greenspan, governatore FED). • Modello Eurozona: relazioni più infrequen+ e “fredde” tra poli+ci e BCE (assenza di una poli+ca economica europea unica e la proposta di un Ministro Finanze Eurozona (Trichet (BCE)). • Ordnungspoli2k (Germania vs. Tra&ato Europeo): coordinamento non necessario nel lungo (nominale vs. reale) ed implicitamente garan+to nel breve dalla divisione del lavoro e da regole (reciprocamente a&ese) (es. indipendenza BCE e PSC nell’Eurozona); non universalmente condivisa (es. Francia e UK). Le scelte chiave Teorie e pra+che generali di poli+ca monetaria si declinano in modo speciKco di fronte ad alcune “situazioni chiave”, tra cui: 1. Ges+one della trappola della liquidità e dei prezzi degli assets. 2. Ges+one delle crisi: il “pres+to di ul+ma istanza”. 3. Ges+one della poli+ca monetaria in unioni monetarie: l’Eurozona. 1.Ges+one trappola liquidità e prezzi degli assets Trappola della liquidità e “sterilità” di interven+ sul tasso di interesse nominale→ il caso “scuola” del Giappone Kne anni ’90 (post bolla immobiliare) ed inizi 2000, e la “nuova lezione” a&uale per US (2008) ed Eurozona (post 2008). Necessità di interven+ alterna+vi al tasso di interesse (impossibile < 0): 1. “Commitment to be irresponsible” (Krugman, 2000 rispe&o al Giappone): aumento massa monetaria nel lungo periodo (non solo nel breve), e/o impegno credibile a creare inCazione → aumento inCazione an+cipata → riduzione tasso di interesse reale ex-ante. 2. “Quan2ta2ve easing”(acquisto massiccio di +toli di stato): il caso “scuola” del Giappone e la lezione appresa da US, UK e Eurozona ma con modalità diverse: • US e UK: acquisto assets; 66 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 • EU: repurchasing opera+ons. • Valutazione: (+) s+me apprezzabili (circa 1%) di abbassamento del tasso di interesse reale (-) rischio di dominanza Kscale (con debito crescente) e di uscita dal quan2ta2ve easing (vendita massiccia +toli?) Il controllo dell’inCazione è suHciente ad assicurare la stabilità economica? Dal 1997 al 2007 l’aumento della liquidità ha reso stabili l’o>erta di moneta e i prezzi dei beni al consumo, aumentando i prezzi degli asset Knanziari. Perché questo shiv inCazionis+co? Poli+che monetarie credibili, globalizzazione, BRIC e pressioni compe++ve (deHazione da consumo) vs. liberalizzazione Knanziaria (inHazione da assets). Tenere conto dei prezzi degli asset nella ges+one della poli+ca monetaria? Le banche centrali si riKutano, di solito, di Kssare degli obie?vi in materia di prezzo degli asset, sopra&u&o perché sembra loro pra+camente impossibile dis+nguer una bolla dall’evoluzione fondamentale dei prezzi degli asset stessi prima dello scoppio della bolla. Inoltre un price targe+ng sugli asset fornirebbe un’assicurazione implicita agli inves+tori priva+ contro lo sviluppo di bolle Knanziarie creando così un problema di moral azzard. Quindi , le BC sono d’accordo nel considerare che la stabilità dei prezzi degli asset non può far parte dei loro obbie?vi ma anche che devono a. evitare di far variare troppo bruscamente i tassi di interesse , per non destabilizzare il se&ore Knanziario b. Pre-bolla: sorvegliare crescita prezzi assets e credi+zi; c. Post-bolla: mantenere stabilità Knanziaria. NB: diHcoltà in Eurozona, bolle asimmetriche. 2. Ges+one delle crisi: il “pres+to di ul+ma istanza”. Ruolo della BC nel salvataggio di banche “in diHcoltà”, per evitare crisi sistemiche: “lender of last resort”. S+molo di moral hazard da parte delle banche (rischi maggiori se salvate!), a&enuato combinando l’intervento ex-post con la vigilanza ex-ante: 1. Controllo bancario: vedi → (-) limitazione pres++. 2. Narrow banking: →obbligare le banche a disporre permanentemente delle somme necessarie a rimborsare i depositan+ 3. Assicurazione deposi+: + moral hazard banche si assumono più rischi →controllabile agganciando il premio ai rischi assun+. 4. Riserve di liquidità: buoni del Tesoro e altre formule della riforma Basilea III. Il pres+to di ul+ma istanza, 3 ques+oni aperte: 1. Modalità intervento: pres+to d’urgenza, garan+to da collateral, della BC a banche solvibili; ricapitalizzazione pubblica banche sistemiche insolven+. • Problema: diHcoltà dis+nzione tra banche, ed opportunità di “ambiguità costru?va” della BC (non per banche grandi). 2.Dis+nzione rispe&o ad altri interven+ (vigilanza, riKnanziamento e ricapitalizzazione): BC→ riBnanziamento per problemi di liquidità (a?vo non su>.te liquido rispe&o al passivo) vs. Governo → ricapitalizzazione per problemi di solvibilità (valore ne&o nega+vo → liquidazione), da non lasciare al mercato (fallimento o fusione). 67 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 • Unione Monetaria Europea (1999 – oggi): Tra1ato di Maastricht, e sos2tuzione delle monete dei Paesi aderen2 con l’Euro (da 11 a 19). All’epoca del Gold standard, la Kssità dei tassi di cambio bilaterali era vista come il cemento del processo di integrazione Knanziaria internazionale. Infa? i Cussi internazionali di capitale sono aumenta+ enormemente tra il 1870 e il 1914. Tu&avia la seconda grande ondata di integrazione Knanziaria internazionale, a par+re dagli anni 80 del 900 si è invece svolta in un contesto di cambi Cessibili. Si pensa che i Cussi internazionali di capitali non hanno contribuito molto alla crescita degli inves+men+, che sono sta+ invece Knanzia+ essenzialmente dai risparmiatori nazionali. Paradosso di Feldst in-Horioka (1980): 16 Paesi OCSE, 1960-1974, inves+men+ correla+ con il risparmio nazionale 0.89 (mentre perfe&a mobilità capitali → no correlazione). Studi più recen2 invece, trovano una correlazione minore tra risparmio e inves2mento, facendo ritenere che l’integrazione Bnanziaria internazionale sia aumentata dal 1980 in poi. Diverse spiegazioni del paradosso di Feldstein-Horioka: ➢ problema nella metodologia econometrica u+lizzata ➢ vincolo di bilancio intertemporale: uguaglianza nel LP tra risparmio e inves+mento ➢ reazione endogena delle autorità pubbliche: aumento risparmio pubblico quando l’inves+mento privato aumenta ➢ asimmetrie informa+ve ➢ home-bias eGect nelle scelte di portafoglio internazionali: i risparmiatori possiedono meno asset internazionali e più asset domes+ci di quelli che i modelli di scelta di portafoglio prescrivono. Conver+bilità delle monete Due possibili scenari di decisione governa+va, con obbligo di comunicazione al FMI: 1. Non conver+bilità della moneta: tasso di cambio Ksso + autorizzazione preven+va di ogni transazione in valuta (es. Paesi del blocco sovie+co, numerosi paesi in via di sviluppo, …). 2. Conver+bilità della moneta: assenza di controlli, e libero scambio moneta nazionale vs. moneta estera, per uno o entrambi i +pi di transazioni della bilancia dei pagamen+: • Conver+bilità delle transazioni del conto corrente: export/ import, reddi+ esteri da lavoro/inves+men+ ed altri trasferimen+ corren+ (quasi tu? i paesi). • Conver+bilità delle transazioni del conto Knanziario: inves+men+ dire?, inves+men+ di portafoglio e pres++ bancari → chiamato anche libertà di circolazione dei capitali (dagli anni ’80/’90 quasi tu? i paesi, con eccezioni nei paesi emergen+ e in via di sviluppo) Quando i capitali non circolano liberamente tra i paesi, le transazioni valutarie sono essenzialmente contropar+te delle esportazioni, delle importazioni, degli inves+men+ dire? autorizza+ o dei rimpatri di capitali. Quando i movimen+ di capitali sono liberi, invece, le transazioni valutarie risultano essere operazioni quan+ta+vamente più importan+ e più vola+li di quelle che corrispondono alle transazioni di conto corrente, con un impa&o molto importante sul tasso di cambio. Regimi valutari 1. Regimi “ hard pegs ” → cambio Kssato con regole is+tuzionali: • Adozione nazionale di moneta estera: “dollarizzazione” (Panama, Ecuador, Timor Est, …), “eurizzazione” (San Marino, Montenegro, …); • Unioni monetarie (fusione monete nazionali in una moneta unica): Unione La+na, Comunità Sta+ Indipenden+ sovie+ci, … Unione Monetaria Europea); 70 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 • Currency board (il tasso di cambio è Ksso, la moneta nazionale con+nua a circolare ma l’emissione e circolazione di moneta nazionale è condizionata al possesso di valuta/asset esteri, es. $): Argen+na anni ’80 – ’00. 2. Regimi “ sov pegs ” → cambio Kssato dalle banche centrali a&raverso operazioni valutarie e/o di aggancio ai tassi di interesse (non vi sono vincoli is+tuzionali che garan+scono una parità Kssa). • Cambio Ksso convenzionale: paesi aderen+ allo SME anni ‘80. • Crawling peg (banda di oscillazione): accessi allo SME di seconda generazione. 3. Regimi di cambio Cessibile: assenza di obie?vi esplici+ o implici+ sul tasso di cambio: • Flu&uazione pura: interven+ rari o assen+ della banca centrale sul mercato dei cambi. • Flu&uazione impura: interven+ frequen+ della banca centrale sul mercato dei cambi, ma senza annuncio di obie?vo. Evoluzione regimi di cambio: -Dominanza dei regimi sov-pegs (cambi Kssi convenzionali o con banda) negli anni ’80, e loro progressiva scomparsa negli anni ‘90. -Dominanza dei regimi Cessibili negli anni ‘90, con peso rela+vo maggiore di regimi a Cu&uazione controllata negli anni ‘00 (cambi Kssi de facto). Mo+vazione di fondo: libertà di circolazione dei capitali e rischi di a&acchi specula+vi in presenza di cambi Kssi: • Prendere a pres+to in valuta con svalutazione a&esa, per inves+re in valutata apprezzata costo non svalutazione: di>erenziale tasso di interesse; guadagno svalutazione: minore somma da rimborsare. • Inizi anni ‘90: a&acchi alle monete SME nel 1992 (Lira e Sterlina). • Fine anni ‘90: a&acchi monete asia+che (1997) e paesi emergen+ (1998-2002). -Aprile 2011: solo 30 su 178 paesi con regime di Cu&uazione pura. Tasso di cambio 71 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 1.Diversi +pi di tasso di cambio -Tasso di cambio nominale (bilaterale, per deKnizione): prezzo rela+vo delle monete tra loro (Sij = unità di moneta j (es. $) per unità di moneta i (es. €). Si interessa al prezzo rela+vo delle monete tra loro. -Tasso di cambio reale: si interessa al prezzo rela+vo dei beni, dei servizi e del lavoro che determinano la compe++vità delle imprese domes+che sui merca+ nazionali. Nel calcolo del tasso di cambio reale si u+lizza un indice dei prezzi di>erente a seconda di cosa si vuole studiare: compe++vità, poteri d’acquisto , prezzo rela+vo del lavoro ecc… • Tasso di cambio reale bilaterale: prezzo rela+vo di beni, servizi e lavoro di due paesi (indice di compe++vità rela+va): Qij = Sij (Pi /Pj) Pi e Pj= prezzi paese i e j (diversi indici) Sij= tasso cambio nominale • Tasso di cambio reale e>e?vo: media (geometrica) ponderata (peso del paese sul commercio totale) dei tassi di cambio reali bilaterali (indice di compe++vità complessiva): Qi = j ΠQij ^αij αij = quota di j nel commercio di i, i Σαij = 1 Quando l’inCazione è bassa, le Cu&uazioni del tasso di cambio nominale sono più importan+ dell’evoluzione dei prezzi rela+vi: il tasso di cambio reale è fortemente correlato al tasso di cambio nominale. Se l’inCazione è alta, al contrario, il tasso di cambio nominale si evolve in senso contrario ai prezzi, e il tasso di cambio reale è più stabile di quello nominale. Nelle economie più avanzate, il tasso di cambio reale Cu&ua generalmente intorno a un valore stabile di lungo periodo. Nei paesi in via di sviluppo, invece, il tasso di cambio reale non è stabile nel lungo periodo: cresce nella misura in cui il paese si sviluppa. Questo legame tra livello del tasso di cambio reale e livello di sviluppo è una cara&eris+ca +pica del comportamento di lungo periodo dei tassi di cambio. 2.Mercato dei cambi Il mercato dei cambi è un mercato all’ingrosso in cui operano gli intermediari Knanziari, le grandi imprese e le banche centrali. Le operazioni consistono in scambi di biglie? di banca o in storni tra con+ bancari. Se il mercato è suHcientemente a?vo, l’arbitraggio assicura in ogni istante l’unicità del tasso di cambio tra 2 paesi e la transi+vità tra tassi di cambio. L’arbitraggio, però, non è mai perfe&o, a causa della di>erenza tra i prezzi di vendita e quelli di acquisto, che rappresenta il prezzo del servizio fornito agli intermedia+ Knanziari che realizzano le operazioni. Al ne&o di queste commissioni di cambio, il prezzo di una moneta espresso in un’altra è lo stesso dappertu&o nel mondo. 72 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 • Rela+va (PPP-R): di>erenze di prezzo a causa di imperfezioni costan+ → di>erenziali di prezzo stabili nel tempo. In riferimento alla PPA assoluta si può deKnire tasso di cambio PPA: livello del tasso di cambio nominale che uguaglia i prezzi tra i paesi. • Tasso benchmark teorico: tasso di cambio sopravvalutato se supera il livello della PPA stessa e so&ovalutato nel caso contrario • Tasso di convergenza e>e?vo: Cu&uazioni del tasso di cambio reale sono compa+bili con un lento aggiustamento verso la PPA. Validità e>e?va della legge del prezzo unico: valida in assoluto per alcuni beni commerciabili (es. materie prima), non valida per beni non commerciabili (es. ristorazione, servizi pubblici), a meno di cos+ e tecnologia iden+ci: il caso esemplare del McDonald. E>e&o Balassa-Samuelson (1964) I di>erenziali di prezzo tra paesi con diversi gradi di sviluppo possono essere spiega+ grazie ai di>erenziali di produ?vità nel se&ore dei beni commerciabili. I beni non commerciabili vengono prodo? pressoché allo stesso modo in tu? i paesi del mondo, che siano sviluppa+ o meno. La produ?vità nei se&ori dei beni e servizi non commerciabili è quindi paragonabile. Nel se&ore dei beni commerciabili, invece, la produ?vità è maggiore nei paesi sviluppa+ grazie alla tecnologia superiore e alla maggiore disponibilità di capitale. Salari più bassi nel se&ore dei beni commerciali (paesi in via di sviluppo piu&osto che in quelli sviluppa+, per la PPA) →si ripercuotono anche nei beni non commerciabili nei paesi in via di sviluppo E>e&o 1: A parità di produ?vità, beni non commerciabili costano meno nei paesi in via di sviluppo E>e&o 2: Se All’aumentare della produ?vità nel se&ore dei beni commerciabili nei paesi di sviluppo, questa si avvicina al livello dei paesi sviluppa+ → crescita salari → trasmissione crescita salari a beni non commerciabili (mobilità lavoro a parità produ?vità) →aumento prezzi e crescita tasso di cambio reale nel paese meno sviluppato che determina un apprezzamento reale. Questo aumento viene deKnito e>e&o Balassa Samuelson. L’e>e&o Balassa Samuelson è -un e>e&o naturale (no intervento), ma che va misurato bene e non confuso con altri meno naturali (intervento). -un e>e&o che pone nuovi vincoli: incompa+bilità tra convergenza dei tassi di inCazione e stabilità dei tassi di cambio nel Tra&ato di Maastricht → impossibilità di una rivalutazione reale! -per paesi con uguali livelli di produ?vità, equivale alla PPA: nessun di>erenziali di produ?vità nel se&ore beni commerciabili gius+Kca di>erenziali di prezzo nel se&ore dei beni non commerciabili. b.Condizione di Marshall- Lerner e curva J. Nel medio periodo, il tasso di cambio reale si allontana dal valore della PPA o da quello corrispondente all’e>e&o BS a causa degli squilibri della bilancia dei pagamen+. Bisogna allora considerare il tasso di cambio di equilibrio così da me&ere in relazione il tasso di cambio reale con gli squilibri interni ed esterni dell’economia, tenendo conto della compe++vità degli esportatori. (Medio periodo, squilibri della bilancia dei pagamen+ e deviazioni del tasso di cambio reale dal valore PPA o e>e&o BS → deprezzamen+/apprezzamen+ → variazioni domanda/o>erta aggregata → nuovo tasso di cambio di equilibrio di lungo periodo.) 75 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Domanda aggregata: Y=C+I+G+(X-(M/Q)) M : importazioni in termini di beni prodo? all'estero; Q = SP /P* : tasso di cambio reale; M /Q = M/(SP /P *) = MP */PS → valore reale delle importazioni in termini di beni nazionali prodo? B = X –(M/Q) → bilancia commerciale in termini di beni nazionali Una diminuzione tasso di cambio reale Q (un deprezzamento reale) ha diversi e>e? sulla domanda aggregata Y, a&raverso e>e&o su B = X – M/Q (in termini di unità di beni nazionali): 1. e>e&o volume: aumento volume esportazioni (X); 2.e>e&o volume: diminuzione volume importazioni (M). 3. E>e&o valore: aumenta il costo delle importazioni (Q diminuisce → M/Q aumenta). I primi 2 e>e? volume inCuenzano posi+vamente la bilancia commerciale, mentre l’e>e&o valore la inCuenza nega+vamente. Nel caso in cui un deprezzamento reale genera un miglioramento della bilancia commerciale, si dice che la condizione di Marshall- Lerner è veriKcata. Tale condizione è di solito veriKcata nel medio periodo, in quanto il deprezzamento ha spesso un impa&o nega+vo nel breve periodo. Ne risulta una J rovesciata , che viene appunto deKnita curva J. Inoltre le imprese esportatrici possono scegliere di approK&are del deprezzamento per mantenere i loro prezzi espressi in valuta estera aumentando così i loro margini. Questo fenomeno è de&o pricing to market, e ne risulta una modiKca dell’e>e&o del tasso di cambio sui volumi scambia+. Nel caso in cui la condizione Marshall- Lerner sia veriKcata (cosa che di solito accade in un orizzonte temporale di alcuni mesi) la domanda aggregata Yd allora è una funzione decrescente dei prezzi nazionali P e del tasso di cambio nominale S (modello o>erta/domanda aggregata). Se la moneta nazionale di deprezza, cioè S diminuisce (tasso di cambio nominale) , la curva di domanda si sposta verso destra YS, come acne quella di o>erta. Quindi nel breve periodo si passa da E ad F e quindi aumenta solo l’output, ma nel lungo periodo le imprese aggiustano i loro prezzi e la curva di o>erta spostandosi ci conduce al punto E’, portando in generale ad un aumento dei prezzi, a parità dei tassi di cambio nominali e dell’output iniziale. 76 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Ambiguità e>e&o su output di breve/medio, dipendente da: • Rea?vità import/export al tasso di cambio reale. • Flessibilità dell’o>erta al prezzo: e>e&o tanto più grande, quanto maggiore è la Cessibilità (Ys pia&a) • InCazione importata: tanto maggiore (spostamento di Ys) quanto più aperto e/o dollarizzato è un paese (opportunità di cambi Kssi). Quale deve essere il tasso di cambio che consente di o&enere un adeguato “equilibrio esterno”, in relazione ad un adeguato equilibrio interno? Verso le teorie del: - tasso di cambio d’equilibrio fondamentale: (FEER, Williamson, 1983: tasso di cambio reale che perme&e di raggiungere l’equilibrio esterno di un’economia nel medio periodo, supponendo che l’output abbia raggiunto il suo livello potenziale (equilibrio interno) Metodo FEER presenta mol+ limi+ quindi → -tasso di cambio naturale (NATREX, Stein, 1994): considera un obbie?vo di conto corrente a par+re dalle sue determinan+ fondamentali: produ?vità, consumi pubblici e consumi priva+. 2.Regime valutario Corpo di teorie sull’opportunità di ado&are un certo regime valutario, o di cambiarlo in luogo di un altro. Una scelta delicata tra due “estremi”: 1. Regimi di cambi Cessibili: (+) cambio come variabile di aggiustamento macroeconomico (stabilizzazione), in luogo di aggiustamen+ esogeni (possibilità di ulteriori squilibri; (-) instabilità, distorsioni prezzi rela+vi, incertezza. 2. Regimi di cambi Kssi: (+) stabilità …; (-) rinuncia a variabili di aggiustamento, … Diverse teorie su come a>rontare questa scelta: • Aree monetarie o?mali. • Modello di Poole • “Risk-sharing”. • Crisi valutarie. Aree monetarie o?mali Scelta del regime valutario dipendente dalle condizioni di ado&abilità di unioni monetarie e/o regimi di cambi Kssi (Mundell, 1961; McKinnon, 1963; Kenen, 1969) Analisi cos+/beneKci che contrappone: 1) BeneKci di integrazione delle economie: riduzione incertezza, riduzione cos+ di transazione rela+vi al cambio valute. 2) Cos+ di ges+one di shock asimmetrici: perdita dello strumento del tasso di cambio per fronteggiarli, e cos+ di aggiustamento distribuito più lungo. Cos+ più (meno) importan+ in assenza (presenza) di strumen+ alterna+vi di ges+one degli shock, quali: • Mobilità del lavoro nell’area: in presenza di prezzi e salari rela+vamente rigidi e con condizioni socio- culturali. • Mobilità del capitale nell’area: portafoglio diversiKcato di +toli nazionali meno sensibile a shock che colpiscono un paese. • Bilancio federale dell’area: contributo dei paesi di>erenziato secondo esposizione allo shock e trasferimen+. 77 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Le decisioni principali di poli+ca valutaria riguardano la scelta del regime valutario e il grado di mobilità dei capitali. Quindi rientrano tu? gli interven+ delle banche centrali, dei governi e delle organizzazioni internazionali (sopra&u&o Fondo Monetario Internazionale), principalmente in tre ambi+: -Scelta del regime valutario. -Apertura e regolamentazione dei merca+ Knanziari. -Ges+one di un regime di cambi Cessibili. Scelta del regime valutario Una scelta +picamente “poli+ca”: scarso u+lizzo della teoria delle aree monetarie o?mali (cos+/beneKci cambio Ksso / unioni); -Il caso Euro: completamento necessario del proge&o di mercato unico e beneKci economici ancora “non pieni” (es. debole convergenza prezzi dell’area in presenza di se&ori (servizi) regolamenta+ (Ilzkovitz et al., 2007). -Il caso di altre aree: unioni monetarie (Asia orientale, Africa occidentale, Caraibi, paesi del Golfo) o dollarizzazione (NAFTA, Nuova Zelanda) con scarso uso delle teorie aree o?mali. -Il caso singolare del Regno Unito: unico caso applicazione cos+-beneKci micro/macro per rimandare ingresso Eurozona (i «cinque test» di Gordon Brown nel 1997). Una scelta vincolata: impossibile coesistenza di: ➢ tasso di cambio fisso; ➢ mobilità dei capitali; ➢ politica monetaria autonoma. La lezione del modello di Mundell-Fleming: capitali molto mobili: • cambi 1essibili: politica monetaria (↓i →↓Cambio) più efficace della politica fiscale (↑i →↑Cambio); • cambi 6ssi: politica fiscale (↑i →↑Riserve valutarie→↑Moneta) più efficace delle politiche monetaria (↓i →↓Riserve valutarie →↓Moneta) (in assenza di sterilizzazione → vedi). capitali poco mobili: • cambi 6ssi: politica fiscale poco efficace: ↑Y→↑Import→↓Partite correnti→ in assenza di mobilità di capitali (seppure con ↑i) → vendita valuta contro apprezzamento →↓ Moneta. • cambi 1essibili: politica fiscale molto efficace: ↑Y→↑Import→↓Partite correnti→↓Cambio (seppure con ↑i, in assenza di mobilità dei capitali) → ↑Y Regime di cambi Kssi, con forte mobilità dei capitali: poli+ca monetaria a sola difesa del tasso di cambio; stabilizzazione solo con poli+ca Kscale (accumulo debito pubblico). Il “triangolo di incompa+bilità di Mundell (1968)”: necessità di scegliere uno dei 3 ver+ci, ovvero 2 dei 3 la+ 80 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Esperienze storiche: anni ‘30 ed abbandono del regime o Cu&uazione del cambio per recuperare la poli+ca monetaria; anni ‘90, simile contraddizione Asia ed America La+na. Situazione corrente: lato basso-destra, con rilevan+ eccezioni (Malesia, Ecuador, e Cina). Pro e contro dell’apertura dei merca+ Knanziari (mobilità dei capitali) La visione iniziale (‘70 – ’90) del “Washington consensus”: liberalizzazione dei movimen+ internazionali di capitale ed allocazione o?male del risparmio mondiale dai paesi ricchi ai paesi poveri (FMI, G7, OECD e mol+ paesi emergen+). La revisione del consensus (’90 – oggi) ed il ritorno alla regolamentazione: a&acchi valutari specula+vi (Asia, Brasile, …), “paradosso di Lucas” (Nord-Nord vs. Nord-Sud) e sue spiegazioni, “alloca2on puzzle” degli e>e? sul tenore di vita e sue spiegazioni. Tipi di interven+ sui movimen+ dei capitali: •Controlli amministra+vi ed autorizzazioni: nel 2010, presen+ in 123 paesi su 168 del FMI (transazioni corren+) e in 167 su 168 (transazioni Knanziarie). •Imposta sulle transazioni valutarie (Tobin tax): disincen+vo ad inves+men+ specula+vi a breve ed incen+vo ad inves+men+ a lungo termine (imposta debolmente incen+vante). •Liberalizzazione graduale dei merca+ Knanziari emergen+ e reintroduzione temporanea barriere: nuovo consenso FMI, seguito dalla Cina nel 2000 (rischio scoraggiamento Cussi buoni). Cambio Ksso o Cessibile? Partecipare a un’unione monetaria o rendere Ksso il tasso di cambio della moneta è il risultato di un trade o> tra vantaggi essenzialmente microeconomici e cos+ sopra&u&o macroeconomici. I primi sono lega+ ai cos+ dell’instabilità del tasso di cambio e ai cos+ di conversione tra monete che sono molto diHcili da quan+Kcare, mentre i secondi dipendono dalla natura degli shock ai quali l’economia deve far fronte. L’esperienza europea (unione monetaria) perseguito per ragioni poli+che ha dimostrato che una vera integrazione del mercato dei servizi sarebbe probabilmente un fa&ore di convergenza dei prezzi più rilevante della sola moneta, ecco perché questo fa diminuire l’entusiasmo delle altre regioni del mondo nel procedere verso unioni monetarie. Vantaggio di un tasso di cambio Ksso in termini di credibilità (poli+ca monetaria indipendente) L’aggancio nominale esterno come sos+tuto della credibilità is+tuzionale interna: la banca centrale annunciando che il tasso di cambio non si muoverà spinge le imprese e i lavoratori a moderare gli aumen+ di salari e prezzi → strumento eHcace come lo&a all’inCazione. 81 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 -Una scelta che può essere eHcace: es. obie?vo tasso di cambio e lo&a all’inCazione (l’e>e&o disinCazionis+co del currency-board argen+no negli anni ‘90; e quello della poli+ca francese del franco-forte (agganciato al marco) negli anni ’80). -Una scelta che però fallisce, a meno di una strategia chiara e coerente di lungo periodo: l’insostenibilità del currency-board argen+no nel 2001 (sbandamento Knanze pubbliche), la crisi dello SME del 1992/1993 e gli e>e? ambivalen+ della credibilità o>erta dall’unione monetaria. Ges+re un regime di cambi Cessibili In un regime di cambi Cessibili, il tasso di cambio Cu&ua in modo da uguagliare l’o>erta e la domanda di moneta. I governi possono essere interessa+ ad inCuenzare questo meccanismo per 3 ragioni: -possono cercare di riportare il tasso di cambio al valore fondamentale -possono cercare di u+lizzare il tasso di cambio come strumento di poli+ca economica -possono cercare di ridurre la sua variabilità perché la giudicano un fa&ore di disturbo per l’economia Diversi approcci nazionali alla ges+one del cambio Cessibile: -controlli stre? ed interven+ frequen+ (quo+diani) [maggior parte economie emergen+, + Giappone in alcuni periodi]; -interven+ possibili, ma rari ed eventualmente concorda+ [Sta+ Uni+, Regno Unito ed Eurozona, + Giappone in alcuni periodi]; -rinuncia di intervento sul mercato dei cambi [Australia]. Chi fa cosa? • Il Fondo Monetario Internazionale: vigilanza sui regimi di cambio e sulle poli+che valutarie; Statuto modiKcato ripetutamente: 1976: previsione cambi Cessibili post Bre&on Woods; 2007 (richiesta US): divieto di manipolazione dei tassi di cambio ed indicazione del Fondo di monete con “disallineamento fondamentale” (es. Cina). • I governi nazionali: scelta del regime valutario da comunicare al Fondo (da statuto) (es. Unione Monetaria: decisioni governa+ve ra+Kcate da parlamen+ e/o referendum). • La poli+ca valutaria? Banca centrale o Ministro delle Finanze (governo), a seconda dei casi. Sta2 Uni2, Regno Unito e Giappone: responsabilità governa+va e banca centrale solo a&ua+va. Eurozona: responsabilità divisa tra BCE e Ministri delle Finanze all’interno dell’ECOFIN; non chiara dis+nzione tra poli+ca monetaria e valutaria nel Tra&ato (stesso obie?vo) e potere sostanziale “Il signor Euro sono io” (Trichet). Gli strumen+ possibili: •Interven+ sul tasso di interesse (poli+ca monetaria): aumento del tasso di interesse nazionale a?ra capitali stranieri, e scoraggia la fuoriuscita di capitali nazionali → allineamento del tasso di cambio al tasso di interesse (a seconda dell’avversione al rischio). •Invio di segnali ai merca+ (annunci di poli+ca monetaria o valutaria): inCuenzare le aspe&a+ve di tasso di cambio, di interesse e sui loro di>erenziali di rendimen+ a&esi di diverse monete. •Acquisto o vendita di valuta estera “sterilizza+” (poli+ca valutaria strictu sensu): L’acquisto di valuta estera implica la creazione di moneta nazionale. La banca può scegliere di compensare questo impa&o vendendo +toli nazionali , cioè ri+rando moneta nazionale dalla circolazione → sterilizzazione. vendita riserve valutarie→ ri+ro dalla circolazione della moneta nazionale in cambio→ riduzione o>erta di moneta 82 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 6) Politche della crescita Nel lungo periodo le poli+che della domanda perdono la loro eHcacia e il livello di a?vità economica è interamente determinato dall’o>erta potenziale → determina l’aumento della ricchezza e del benessere sia in maniera dire&a so&o forma di reddito, che in maniera indire&a a&raverso il godimento di beni pubblici come la salute, l’istruzione, la sicurezza e le infrastru&ure. Generare la crescita e mantenerla o accelerarla implica la ricerca delle determinan+ della crescita. 1)Un primo livello di analisi, di +po descri?vo, consiste nell’analizzare le traie&orie di crescita dei diversi paesi nel corso della storia. Ma non ci dice nulla sulle cause delle evoluzioni individuate. L’analisi può essere raHnata se si ragiona in termini di convergenza dei livelli di reddito pro capite→ 2)questa analisi introduce i fa&ori di produzione, ossia il lavoro, capitale Ksico e capitale umano, e isola i loro contribu+ alla crescita in una operazione di vera e propria contabilità della crescita (growth accoun+ng) 3)modelli neoclassici: spiegano l’accumulazione di capitale e i suoi e>e? sul reddito pro capite in funzione dei comportamen+ di risparmio e inves+mento. Ma non riescono a spiegare le cause della crescita di lungo periodo che dipende comunque da fa&ori esogeni al modello. 4)modelli di crescita endogena: si concentrano invece, sulla comprensione di ques+ fa&ori esclusi dai modelli di crescita esogena e cercano di spiegare principalmente le determinan+ dell’innovazione. Bisogna comunque sempre determinare il contenuto is+tuzionale migliore per sviluppare l’innovazione, analizzando gli e>e? dell’istruzione, della ricerca pubblica, del regime di protezione della proprietà intelle&uale, della concorrenza, del Knanziamento alle imprese ecc... ConceO fondamentali Dallo studio dei da+ sulla crescita emergono 5 evidenze empiriche o fa? s+lizza+: 1)In una prospe?va storica, la crescita rapida del reddito pro capite è un fenomeno recente. Brusche discon2nuità nella crescita del reddito mentre la crescita rapida è solo un fa1o recente. 2)Il PIL pro capite e la produ?vità presentano delle discon+nuità nel medio periodo che non sono necessariamente sincronizzate tra i paesi a uno stesso stadio di sviluppo. La storia della crescita economica dopo il 1914 è stata segnata da 2 crisi mondiali (1929 e 2008), da un periodo di espansione rapida e da 2 ondate di innovazione tecnologica. Negli anni 80 l’Europa e il Giappone dopo aver raggiunto il tenore di vita degli Sta2 Uni2 del secondo dopo guerra si sono fermate. 85 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 3)Alcuni paesi sono riusci+ a colmare la di>erenza di tenore di vita rispe&o ai paesi più avanza+ (convergenza) ma altri sono rimas+ ai margini della crescita mondiale. 4)Le disuguaglianze di reddito sono aumentate nel corso del XIX e del XX secolo prima all’interno dei paesi e poi tra i diversi paesi. Kunets spiega la ricollocazione della manodopera nella fase della transizione industriale: in un’economia agraria le disuguaglianze di reddito sono deboli; successivamente la popolazione tra il se1ore agrario e manifa1uriero urbano aumenta le disuguaglianze → queste si riducono quando il se1ore agricolo diventa minoritario. L’analisi economica moderna preferisce evidenziare il ruolo dell’innovazione tecnologica che crea disuguaglianze sia tra i se1ori che all’interno dei se1ori stessi dato le innovazioni generano rendite provvisorie che non sono distribuite in maniera uniforme. L’aumento delle disuguaglianze è quindi il corollario del processo di distruzione creatrice di Schumpeter. 5)All’interno dei paesi sviluppa+ il progresso tecnologico può acuire le disuguaglianze di reddito aumentando il tasso di disoccupazione e/o riducendo il salario rela+vo dei lavoratori poco qualiKca+. All’interno delle economie avanzate gli sviluppi tecnologici connessi alla crescita implicano una riallocazione dell’occupazione dai se1ori in declino verso i se1ori ad alta intensità tecnologica: il processo tecnico ha un bias per il lavoro qualiBcato. Questo processo aumenta le disuguaglianze di reddito perché si traduce in una variazione della domanda di lavoro e quindi per lo stesso livello di oGerta, sia in una disoccupazione più elevata che in una riduzione del salario rela2vo dei lavoratori non qualiBca2 in rapporto a quelli qualiBca2. ( fenomeno non universale). Come misurare crescita e sviluppo Il termine crescita economica fa riferimento all’aumento del PIL pro capite nel corso del tempo. Per confrontare i Pil pro capite tra paesi e periodo storici sono necessarie delle correzioni. In una prospe?va temporale, è necessario misurare i PIL a prezzi costan+, vale a dire corre? per l’andamento dell’inCazione. In una prospe?va geograKca occorre anche considerare i tassi di cambio e i risulta+ saranno diversi nel caso si u+lizzino tassi di cambio corren+ di mercato oppure tassi di cambio teorici che perme&ono il livellamento dei prezzi. Il PIL pro capite oltre a trascurare le disuguaglianze presenta anche altri limi+: a. non coglie le esternalità posi+ve o nega+ve correlate al processo di produzione b. non +ene conto delle componen+ essenziali del benessere, come la speranza di vita o la qualità del tempo libero. c. Non è adeguato a studiare l’eHcienza dell’apparato produ?vo perché una parte degli abitan+ non lavora. L’eHcienza della produzione si misura meglio con la produ?vità del lavoro che è spesso deKnita come il PIL prodo&o dagli occupa+. Ovviamente, la valutazione delle performance delle diverse economie è molto diversa a seconda che si consideri il PIL pro capite o la produ?vità del lavoro. 86 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 La convergenza Due +pi di convergenza: B-convergenza → rela+va al tasso di crescita 0-convergenza → rela+va alla dispersione del reddito tra un gruppo di paesi (c’è 0-convergenza se la varianza della distribuzione del PIL pro capite per un gruppo di paesi diminuisce). I club della convergenza: Per studiare la B- convergenza basta analizzare il tasso di crescita nel LP in rapporto al livello di PIL pro capite iniziale. A livello mondiale non c’è stata convergenza, ma solo all’interno del gruppo di paesi che fanno parte dell’OECD (no Messico +rchia e Giappone). Questa evidenza quindi mostra l’esistenza di un club di convergenza , ossia della B-convergenza all’interno di un gruppo ristre&o di paesi. Come può un paese entrare in questo club? Gli studi che tengono conto delle variabili Z danno una velocità di convergenza dell’ordine del 2,5 % annuo, cioè un riassorbimento della metà delle di>erenze in una 20 anni. Gli studi empirici (Barro e Sala-i-Mar+n) rilevano che le variabili Z che esercitano un e>e&o signiKca+vo sul tasso di crescita di LP del PIL pro capite sono: a. La qualità del capitale umano b. Il buon funzionamento dei merca+ c. La stabilità macroeconomica e sopra&u&o la stabilità dei prezzi d. Stabilità poli+ca Si parla allora di convergenza condizionale che si veriKca tra 2 paesi con valori simili delle variabili Z. L’origine dei di>erenziali di produ?vità Maddison ha dis+nto 4 fa&ori principali della crescita di LP del PIL pro capite: a. Pregresso tecnologico b. L’accumulazione di capitale produ?vo che incorpora il progresso tecnologico c. Miglioramento delle competenze, del livello di istruzione, e dell’organizzazione del lavoro d. L’integrazione crescente delle nazioni a&raverso il commercio, l’inves+mento e gli scambi economici e intelle&uali La contabilità della crescita cerca di quan+Kcare ques+ 4 fa&ori. Contabilità della crescita Il punto di partenza è la funzione di produzione: Y=AF(KN) In questa equazione il capitale K è uno stock. K= -0K+I dove 0 è il tasso di deprezzamento del capitale e I l’inves+mento La dis+nzione tra Cusso e stock è tecnicamente inu+le. Una poli+ca di s+molo all’inves+mento o alla formazione deve perciò con+nuare per anni per avere degli e>e? signiKca+vi sullo stock di capitale o di lavoro e quindi sull’output. A parità di quan+tà di lavoro e capitale il livello dell’output dipende dalla tecnologia ma anche dal funzionamento dei merca+ e dall’organizzazione del lavoro. Il termine A nell’equazione combina quindi tali fa&ori e viene chiamato produ?vità totale dei fa&ori (TFP) A par+re dall’equazione si può dimostrare che il tasso di crescita del PIL si può scrivere come la media ponderata dei tassi di crescita del capitale e del lavoro sommata al tasso di crescita g della TFP Y/Y= wk K/K +wn N/N +g g= residuo di Solow Produ?vità del lavoro e TFP Non bisogna confondere la produ?vità totale dei fa&ori (TFP) A con la produ?vità del lavoro Y/N. 87 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 convergenza del PIL pro capite dipende dal ritmo d’accumulazione di un fa&ore di produzione immateriale: il capitale umano., Esternalità, innovazione e crescita La crescita rimane esogena nel senso che nel LP il PIL pro capite si stabilizza o aumenta un ritmo che resta esogeno. Le teorie della crescita endogena sviluppate negli anni 80 e 90 cercano di superare queste limitazioni aprendo la scatola nera della TFP. Ci sono 2 buone ragioni per ritenere che la TFP sia determinata da fa&ori economici: a. L’eHcienza della produzione non dipende solo dalle imprese ma anche dalla loro interazione. Questa genera esternalità che devono essere necessariamente integrate nella teoria per comprendere come l’organizzazione dei merca+ inCuenzi la crescita e in che misura sia necessario l’intervento pubblico. b. Il progresso tecnologico deriva dalle grandi scoperte e invenzioni, dalle innovazioni al margine dovute al contesto sociale, culturale e storico e probabilmente dalla fortuna. Tu&avia queste invenzioni e le loro applicazioni industriali non sarebbero possibili senza un insieme di incen+vi economici. I ricercatori, quindi, sono interessa+ al risultato della loro a?vità per ragioni economiche , e+che o sociali. Il punto comune dei modelli di crescita endogena è quello di ridimensionare l’ipotesi dei rendimen+ decrescen+ del capitale a livello macroeconomico. La crescita può allora durare anche in assenza di progresso tecnologico esogeno. Al di là della funzione di produzione Commercio internazionale -innanzitu&o il commercio internazionale perme&e di realizzare guadagni d’eHcienza determina+ da specializzazione di ogni paese in funzione dei suoi vantaggi compara+. -la liberalizzazione degli scambi s+mola la concorrenza e la ricerca dei guadagni di produ?vità -il commercio internazionale e l’inves+mento all’estero facilitano i trasferimen+ tecnologici e di competenze che perme&ono ai paesi in via di sviluppo di o&enere guadagni di produ?vità e di crescere più velocemente. - il commercio amplia i conKni dei merca+ perme&endo alle imprese produ&rici di realizzare economie di scala e di rendere l’innovazione potenzialmente più reddi+zia. L’inCuenza del commercio internazionale sull’innovazione di prodo&o è evidente nei modelli di commercio di varietà simili. L’innovazione consiste quindi nell’allargare la gamma di prodo? o>er+, ossia nella di>erenziazione orizzontale. Il presupposto fondamentale è che l’u+lità dei consumatori aumen+ con il numero delle varietà disponibili e che queste siano sos+tuibili all’interno del loro paniere di consumo. In questo caso si dice che i consumatori hanno una preferenza per la varietà. In un’economia chiusa l’espansione del numero dei proK? o>er+ ai consumatori è limitata dalla ricerca dell’eHcienza produ?va. Se la produzione di ciascuna varietà comporta un costo Ksso, allora aumentare il loro numero inCuenza la produ?vità dell’economia. Il commercio internazionale perme&e quindi di allentare questo vincolo aprendo nuovi merca+ ai produ&ori senza limitare la scelta del consumatore. La geograKa e la storia Le imprese si raggruppano in funzione di fa&ori geograKci, culturali e industriali. Un mercato più ampio genera una maggiore domanda per ogni prodo&o e questo s+mola la produzione e quindi il reddito distribuito. La nuova geograKa economica di cui Paul Krugman è uno dei massimi esponen+, si è sforzata di spiegare le disuguaglianze spaziali nel livello di reddito prendendo in considerazione ques+ meccanismi. 90 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Le imprese scelgono tra concentrare le loro a?vità in un solo luogo per sfru&are le economie di scala e diversiKcare i loro impian+ per ridurre i cos+ di trasporto verso clien+ Knali o per evitare la conges+one. Quindi la distribuzione delle a?vità nello spazio è determinata dall’equilibrio tra le forze della concentrazione e quelle della dispersione. Modello centro/periferia (equilibri mul+pli e path dependency): quando il costo di trasporto è elevato le forze di dispersione dominano e le a?vità possono rimanere disperse. Quando il costo di trasporto è basso invece le forze di agglomerazione prendono il sopravvento e le a?vità si raggruppano tu&e nella stessa zona. L’equilibrio è discon+nuo, catastroKco nel senso matema+co del termine: un piccolo cambiamento può portare a un’improvvisa delocalizzazione di a?vità. Le disuguaglianze InCuenza delle disuguaglianze sulla crescita: -la disuguaglianza dei reddi+ implica spesso una disuguaglianza delle opportunità. In par+colare l’impossibilità di accedere al mercato del credito impedisce ai più poveri di inves+re in capitale Ksico o in istruzione, generando delle trappole della povertà. Per uscire da questo circolo vizioso <Muhammad propone il microcredito. -la disuguaglianza dei reddi+ è un fa&ore di instabilità - in un sistema democra+co la disuguaglianza può orientare la scelta poli+ca a favore della redistribuzione piu&osto che incen+vare la creazione di ricchezza. -Benabou 1996 → modello teorico in cui la dispersione dei reddi+ aumenta il rischio di conCi&o tra gruppi sociali sulla distribuzione dei proK? creando un dilemma del prigioniero nel quale nessun gruppo vuole contribuire alla creazione di ricchezza. -un altro meccanismo di +po Kscale: più la distribuzione dei reddi+ è disuguale più l’ele&ore mediano vota a favore di una Kscalità redistribu+va. Quindi l’aliquota Kscale sui reddi+ eleva+, che ridistribuisce le rendite e le des+na alla remunerazione del fa&ore lavoro e al consumo dei più poveri, può diventare un freno all’accumulazione di capitale e quindi alla crescita. Viceversa in assenza di una Kscalità redistribu+va, l’aumento della disuguaglianza può essere favorevole alla crescita se la ricchezza accumulata dalla frazione più ricca della popolazione è inves+ta nelle industrie che generano guadagni di produ?vità: la ricchezza creata in ques+ se&ori può allora di>ondersi a tu&a la popolazione. Quindi, si ri+ene generalmente che le disuguaglianze abbiano un’inCuenza nega+va sulla crescita nelle economie meno sviluppate, ma che questa inCuenza possa essere posi+va nelle economie più sviluppate. Le is+tuzioni Teoria dell’origine giuridica (La Porta, Lopez-de-Silanes, Shleifer e Vishny)→ i paesi come Francia ed ex colonie la cui tradizione civile è ereditata dal diri&o romano hanno is+tuzioni meno Cessibili e quindi, lo sviluppo è meno rapido. Al contrario il Regno Unito e le ex colonie che hanno ereditato la common law beneKcerebbero di is+tuzioni più Cessibili e di una migliore protezione dei diri? di proprietà. Si possono formulare diverse cri+che a questo approccio. Innanzitu&o la Cina e l’India hanno sviluppato modelli is+tuzionali singolari non riducibili né al diri&o romano né alla common law, e sono entrambi esempio di crescita sostenuta. Inoltre le leggi possono essere molto lontane dalla pra+ca del diri&o. →teoria dello sviluppo come processo di transizione tra is+tuzioni. (non esiste un modello unico e le buone is+tuzioni per i paesi più sviluppa+ non lo sono necessariamente per i paesi in via di sviluppo). Conce&o di distanza dalla fron+era: per i paesi più lontani dalla fron+era tecnologica, rappresentata dall’economia più avanzata in un dato periodo, il progresso tecnologico si concentra sopra&u&o sull’adozione delle tecnologie esisten+ e le is+tuzioni favorevoli alla crescita sono quelle che facilitano questa imitazione. Tu&avia più ci si avvicina alla fron+era più è importante incoraggiare l’innovazione e creare is+tuzioni speciKche. 91 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Dalla Kne degli anni 90n gli economis+ hanno esplorato sistema+camente il legame tra is+tuzioni e crescita li LP. Gli studi empirici hanno provato a costruire degli indicatori della qualità delle is+tuzioni collegandoli all’evoluzione del PIL pro capite. La banca mondiale ges+sce un database sulla governance che comprende 6 indicatori: -qualità della democrazia rappresenta+va -stabilità poli+ca -eHcienza dell’amministrazione -qualità della regolamentazione -rispe&o dello stato -lo&a alla corruzione A par+re da ques+ da+ il FMI ha evidenziato una relazione posi+va e robusta tra la qualità delle is+tuzioni e il livello del PIL pro capite. Politche La crescita ➢ Nel medio periodo (pochi anni) i governi possono inCuire sullo stock di capitale e sull’o>erta di lavoro. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, le poli+che u+lizzate sono la regolamentazione (durata del lavoro) e gli incen+vi Kscali. Per quanto riguarda l’inves+mento, gli incen+vi Kscali possono giocare un ruolo importante ma è l’insieme del funzionamento dei merca+ dei beni, servizi e del capitale ad essere determinante. ➢ Nel lungo periodo (qualche decina di anni)n il livello del PIL e la combinazione di capitale e lavoro sono determinan+ soltanto dalla demograKa e dalla TFP come suggerisce il modello di Solow. Le uniche poli+che eHcaci sono quelle che modiKcano le dinamiche demograKche oppure che aumentano la TFP n come le poli+che di innovazione, di miglioramento del funzionamento dei merca+, di miglioramento della qualità delle is+tuzioni e di inves+mento per generare esternalità. ➢ Nel breve periodo (da qualche mese a qualche anno) l’impa&o sull’o>erta delle poli+che è dominato dalle Cu&uazioni congiunturali e dagli e>e? indo? dalle poli+che di stabilizzazione. Il punto è sapere se queste poli+che di stabilizzazione hanno e>e? nel medio periodo e se, al contrario, le poli+che di crescita hanno e>e? di breve periodo sulla domanda. Diverse argomentazioni hanno portato a respingere l’ipotesi di una completa indipendenza tra congiuntura e trend: 1)I cos+ dell’instabilità macroeconomica: inCazione troppo elevata riduce la crescita 2)L’isteresi della disoccupazione: meno lavoro meno conoscenze. Al limite una recessione molto lunga porta a non avere più un’occupazione 3)Gli e>e? delle recessioni sulla demograKa delle imprese: le recessioni da una parte sono produ?ve perché consentono l’uscita dal mercato delle imprese meno performan+ e partecipano così alla dinamica della distruzione creatrice, ma d’altra parte le recessioni determinano perdite irreversibili dato che le imprese falliscono non necessariamente perché sono più ineHcien+, ma semplicemente possono essere più deboli o che si sono assunte più rischi. La loro scomparsa porta ad una perdita sociale sostanziale. In conclusione, la semplice idea secondo la quale le poli+che di stabilizzazione e le poli+che di allocazione possono essere completamente separate non è vera in generale. La poli+ca di stabilizzazione macroeconomica ha degli e>e? di lungo tempo, sopra&u&o quando le Cu&uazioni sono ampie e quando le is+tuzioni non perme&ono agli agen+ economici di reagire adeguatamente alle recessioni. In modo simmetrico le poli+che favorevoli alla crescita sembrano anche in grado di aumentare la resistenza agli shock congiunturali. Migliorare le is+tuzioni La ricerca economica sul ruolo delle is+tuzioni ha prodo&o un certo numero di raccomandazioni chiare di poli+che economica. Innanzitu&o avere un sistema giuridico indipendente che garan+sca la sicurezza dei 92 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Anche la scelta di un regime pensionis+co a ripar+zione o a capitalizzazione inCuenza l’accumulazione di capitale. La capitalizzazione, infa?, cos+tuisce un risparmio forzato sia nella sua forma decentralizzata a&raverso fondi pensione, sia in quella centralizzata tramite un fondo di riserva pubblico. Questo risparmio forzato è desiderabile se l’economia non è suHcientemente capitalizzata nel senso del modello di Ramsey a condizione però che Knanzi la formazione di capitale e non il consumo pubblico. Tu&avia, quando il tasso di interesse è basso ra>orzare il sistema a ripar+zione perme&e alle famiglie di abbassare il tasso di risparmio e di consumare di più. Orientare l’allocazione del capitale: I merca+ Knanziari hanno bisogno di is+tuzioni solide per evitare un’eccessiva assunzione di rischi da parte degli intermediari Knanziari e il trasferimento dei rischi alle famiglie. In par+colare, c’è bisogno di una regolamentazione prudenziale capace di ada&arsi al ritmo dell’innovazione Knanziaria, di regole di ges+one delle crisi che non favoriscano il moral hadard e di una stru&ura degli incen+vi all’interno del sistema Knanziario che non invi+ a un’assunzione eccessiva di rischio, sopra&u&o riguardo alla compensazione dei manager e al controllo interno. La crisi del credito del 2007-2008 ha evidenziato che queste condizioni non sono soddisfa&e neanche nel mercato Knanziario più sviluppato del mondo, quello degli sta+ uni+ e ha portato nel 2008 a un ra>orzamento senza preceden+ dell’intervento pubblico. Per riprendere l’espressione di Rajan e Zingales questa crisi ha mostrato la necessità di salvare il capitalismo dai capitalis+. Correggere gli e>e? della geograKa e della storia La combinazione di fa&ori storici, geograKci e di mercato generalmente si traduce in una distribuzione molto disuguale del reddito e della ricchezza. Al di là delle misure Kscali di redistribuzione, la vera ques+one è sapere se le poli+che pubbliche possono promuovere la crescita nelle regioni meno sviluppate. Le poli+che di coesione regionale in ambito europeo hanno esa&amente questo scopo, così come scri&o dal Tra&ato. Le poli+che regionali europee sono economicamente eHcaci? Abbiamo visto che la teoria prevede una convergenza delle regioni, eventualmente condizionata dal livello del capitale umano o dalla qualità delle is+tuzioni che dovrebbero uniformarsi all’interno dell’unione nel LP. Tu&avia solo le regioni ricche dei paesi inizialmente in ritardo hanno fa&o registrare la convergenza più evidente. Contrariamente al caso degli Sta+ Uni+ e Canada,la convergenza delle regioni europee non è così chiara. La geograKa economica propone anche un nuovo punto di vista sulle poli+che regionali per una discussione de&agliata che deriva dall’interazione tra le forze di agglomerazione dovute alle esternalità e le forze di dispersione legate ai cos+ di trasporto. Come abbiamo visto, le teorie della crescita endogena so&olineano il rischio che alcuni paesi o alcune regioni res+no blocca+ nelle trappole della povertà. Contro questo rischio possono essere o>er+ 2 rimedi complementari: 1)Aprirsi ai merca+ regionali e internazionali oppure creare un mercato unico con i propri vicini per o&enere tu? i beneKci della specializzazione senza limitare le scelte dei consumatori. 2) Convincere gli agen+ economici che ikl livello di sviluppo futuro gius+Kca l’inves+mento di oggi. Quali priorità? 95 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 Per e>e&uare strategie eHcaci di crescita bisogna stabilire alcune priorità. Possiamo iden+Kcare dei metodi aHdabili per iden+Kcare queste priorità? L’OECD propone di individuare, paese per paese, i se&ori dove la performance e le poli+che pubbliche sono rela+vamente più deboli e di ricavarne 3 priorità per l’azione pubblica, basate sugli indicatori appropria+. Haussmann, Rodrik e Velasco propongono di assegnare la priorità alle riforme che hanno un impa&o maggiore in termini di riduzione della di>erenza tra il valore privato e il valore sociale di un insieme di a?vità. Indubbiamente la migliore strategia di crescita consisterebbe nell’eliminare contemporaneamente tu&e le distorsioni, ma questo non è realis+co né poli+camente né pra+camente. Molto spesso i governi, dato che non riescono a stabilire le priorità, sono tenta+ di a&uare le riforme più semplici, che però non sono sempre le più eHcaci. Tra l’altro la scelta delle priorità dipende anche da fa&ori poli+ci, dal momento che implicano una distribuzione dei guadagni e delle perdite che hanno un e>e&o sui comportamen+ ele&orali. 8)Politche dell’occupazione ConceO fondamentali Gli economis+ considerano il lavoro come una quan+tà scambiabile su un mercato: il mercato del lavoro. In questo mercato si incontrano la domanda di lavoro delle imprese e l’o>erta di lavoro dei lavoratori e si determina il prezzo o salario. Le misure dell’occupazione e della disoccupazione hanno necessariamente una dimensione arbitraria. In genere si deKnisce disoccupazione una situazione in cui un individuo è contemporaneamente senza occupazione remunerata, disposto a lavorare e alla ricerca a?va di un impiego. La deKnizione di disoccupazione è ogge&o di armonizzazione internazionale. Quella più u+lizzata è dell’OIL: è disoccupato colui o colei che in età lavora+va (più di 15 anni) soddisfa contemporaneamente 3 condizioni: -essere senza occupazione → non aver lavorato neanche per un’ora durante una se?mana di riferimento -essere disponibile a occupare un posto di lavoro entro 15 giorni -aver cercato a?vamente un’occupazione nel mese precedente o averne trovata una che inizia in meno di tre mesi. Alcuni disoccupa+ non cercano a?vamente un lavoro perché scoraggia+. Ques+ sogge? non sono disoccupa+ nel senso dell’OIL ma conteggia+ tra gli ina?vi. Questa categoria comprende anche pensiona+, casalinghe invalidi e più in generale tu&e le persone che non possono lavorare. Gli a?vi, invece, sono gli occupa+, sia dipenden+ che autonomi, e di disoccupa+. Si deKnisce tasso di a?vità il rapporto tra il numero di a?vi e la popolazione in età lavora+va, mentre il tasso di occupazione è il rapporto tra il numero di persone occupate e la popolazione in età lavora+va. Il tasso di disoccupazione è invece il rapporto tra il numero dei disoccupa+ e il numero di a?vi. La creazione (distruzione) di occupazione, non si traduce sempre integralmente in una diminuzione (aumento) della disoccupazione. Occupazione Cessibile: contra? che non sono a tempo pieno e a tempo indeterminato. Occupazione stabile: comprende i contra? a tempo indeterminato. Evoluzione dell’occupazione Popolazione a?va e occupazione: un legame stre&o nel LP → i da+ sulla disoccupazione mostrano un trend nel LP: il numero degli occupa+ dipende dall’evoluzione della popolazione a?va e non ci sono relazioni sistema+che tra tasso di crescita della popolazione a?va e tasso di disoccupazione. Divari molto importan+ tra paesi e regioni → tasso di disoccupazione molto variabile sia nei paesi in via di sviluppo, sia in quelli sviluppa+. 96 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205 I paesi dove il tasso di disoccupazione è più basso sono in genere quelli dove il tasso di a?vità è più alto. Questo conferma che la soluzione al problema della disoccupazione non può consistere nell’esclusione di alcuni gruppi della popolazione a?va più diHcilmente occupabili. Discon+nuità storiche signiKca+ve → variazioni più importan+ si osservano tra cicli successivi piu&osto che all’interno dei cicli stessi. Questo andamento suggerisce l’esistenza di un livello stru&urale del tasso di disoccupazione verso cui l’economia tende a convergere: il tasso naturale di disoccupazione. Un mercato del lavoro eterogeneo Qualsiasi analisi della disoccupazione e qualsiasi poli+ca che intenda ridurla non può prescindere dalle speciKcità rela+ve a: professioni / qualiKche / età e sesso Evoluzione delle professioni: In pra+ca la domanda di lavoro delle imprese è cara&erizzata dall’evoluzione delle tecnologie, dell’organizzazione industriale e della domanda dei consumatori. Tenuto conto dell’inerzia nell’adeguamento dei percorsi forma+vi e del lento aggiustamento dei salari rela+vi, queste tendenze possono comportare squilibri prolunga+ tra o>erta e domanda di lavoro. Quindi si osserva spesso una disoccupazione persistente nei merca+ in declino e contemporaneamente una diHcoltà di assunzione nei se&ori in espansione e nelle qualiKche più ricercate. Allo stesso modo, la scarsa mobilità geograKca spiega la coesistenza di regioni a forte disoccupazione e regioni in piena occupazione in cui le imprese hanno diHcoltà ad assumere. Scelta delle qualiKche: La disoccupazione varia sensibilmente rispe&o alla classe d’età, alla professione, alle origini sociali e al sesso ma le di>erenze più signiKca+ve si manifestano tra qualiKche diverse. Tu&avia bisogna fare molta a&enzione al modo in cui si deKnisce la qualiKca di un lavoratore che può dipendere dall’assenza di un +tolo di studio superiore (laurea o diploma), dalla posizione che occupano all’interno dell’impresa oppure dal salario che percepiscono. Disuguaglianze tra classi di età e tra i sessi: In generale nei paesi dove il tasso di occupazione è più basso, la diHcoltà di accesso all’occupazione spesso porta a disuguaglianze tra età e sessi. Entrata e uscita dall’occupazione DeKniamo il tasso di creazione ne&a di occupazione, cioè il tasso di crescita dell’occupazione in un dato periodo di tempo come la di>erenza tra il tasso di creazione di lavoro e il tasso di distruzione. L’aumento dell’occupazione è accompagnato contemporaneamente da una creazione e da una distruzione di pos+ di lavoro. Quan+ta+vamente il tasso di riallocazione dell’occupazione che è uguale alla somma del tasso di creazione e del tasso di distruzione è dell’ordine del 20& annuo (OECD). Un risultato importante per la poli+ca economica è che la riallocazione della forza lavoro dai se&ori in declino verso quelli dinamici è più lenta rispe&o ai Cussi di creazione e di distruzione di occupazione. Anche se l’evoluzione della disoccupazione è chiaramente collegata alla di>erenza tra creazione e distruzione, queste non ne sono le cause principali. Infa?, la distribuzione di occupazione cos+tuisce soltanto una parte minima dei Cussi di entrata nella disoccupazione, che sono invece domina+ dall’entrata delle nuove generazioni tra gli a?vi. Allo stesso modo, i Cussi di uscita dalla non corrispondono soltanto alla creazione di nuovi pos+ di lavoro ma anche all’ada&amento dei disoccupa+ ai pos+ vacan+ e al passaggio all’ina?vità. Matching tra domanda e o>erta di lavoro: 97 Scaricato da pedro infante (pedro.infante.megalomano@gmail.com) lOMoARcPSD|15341205
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