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Ascesa del nazismo e seconda guerra mondiale: ideologie in Italia, Germania e Russia, Appunti di Storia

L'ascesa del nazismo in germania, la sua politica di conquista e aggressione che ha portato alla seconda guerra mondiale, e la conseguente distruzione dello stato cecoslovacco, l'alleanza tra italia e germania, la sconfitta della francia e l'entrata in guerra dell'italia. Inoltre, vengono presentati i campi di concentramento creati dai nazisti e i loro alleati, e il ruolo di primo levi come narratore della tragedia dell'olocausto.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 14/05/2024

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Scarica Ascesa del nazismo e seconda guerra mondiale: ideologie in Italia, Germania e Russia e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! TOTALITARISMI Negli anni 30 del 900, la democrazia visse la sua stagione più buia e si instaurarono regimi che, per la loro pretesa di dominare in modo totale la società e di condizionare comportamenti e mentalità dei cittadini, sono stati definiti totalitari. Si tratta del fascismo in Italia, nazismo in Germania e stalinismo in Russia.  L’ASCESA DEL NAZISMO Nel novembre 1923 Hitler finì in prigione per aver tentato di organizzare un colpo di stato a Monaco e nei mesi di carcere scrisse il suo “Mein Kampf” in cui espose i suoi progetti a lungo termine e la sua idea di spazio vitale. Hitler era un personaggio semi sconosciuto, capo di una piccola formazione politica, il Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi, ma meno di 10 anni dopo, nel gennaio 1933 Hitler prese il potere come capo di Stato e ricevette l’incarico di formare il governo. Per trasformare l’Italia da uno Stato liberale a una dittatura mono partitica Mussolini aveva impiegato circa quattro anni, Hitler bastarono pochi mesi per imporre un regime totalitario. Con la morte del maresciallo Röhm, capo dell’ala estremista del nazismo, dal 30 gennaio 1933 Hitler si trovò a cumulare le cariche di cancelliere e capo di Stato. Scomparvero definitivamente le ultime tracce del sistema repubblicano e nacque il TERZO REICH, il terzo impero, con a capo il FUHRER, l’equivalente tedesco di duce. Al centro dei piani hitleriani c’era un’utopia nazionalista e razzista. Il rapporto tra capo e popolo passava attraverso la mediazione del partito unico e delle altre organizzazioni del regime, come il fronte del lavoro che sostituiva i disciolti sindacati, le organizzazioni giovanili che facevano capo alla HITLERJUGEND, gioventù hitleriana, con il compito di trasformare l’insieme dei cittadini in una comunità di popolo improntata al nazismo e combattere la grande guerra, con l’obiettivo di rivendicare la sconfitta della prima guerra mondiale. Hitler era un antisemita, sostenitore della concezione darwiniana della vita come una continua lotta in cui soli forti sono destinati a vincere, credeva nell’esistenza di una razza superiore e conquistatrice, quella ariana, inquinata dalle razze inferiori. Infatti dalla comunità di popolo erano esclusi i cittadini di origine straniera o di discendenza non ariana e soprattutto gli ebrei. Gli ebrei erano in Germania una ristretta minoranza ma erano concentrati in prevalenza nelle grandi città e occupavano le zone medio-alta della scala sociale: erano commercianti, liberi professionisti, intellettuali e artisti. La discriminazione fu ufficialmente sancita nel settembre 1935, dalle cosiddette LEGGI DI NORIMBERGA, dal nome della città in cui si tenevano i congressi del partito nazista, che tolsero agli ebrei la nazionalità tedesca, i diritti politici e proibirono i matrimoni fra ebrei e non ebrei, di avere attività industriali e commerciali, di esercitare determinate professioni, di ricoprire incarichi statali e direttivi. Alla discriminazione legale si accompagnava un emarginazione dalla vita sociale tanto che molti ebrei abbandonarono la Germania. La persecuzione antisemita subì un ulteriore accelerazione quando venne ucciso un tedesco a Parigi per mano di un ebreo e i tedeschi organizzarono un gigantesco pogrom in tutta la Germania. Nella notte fra il 9 e il 10 novembre 1938 furono infrante dalla furia dei dimostranti molte vetrine di negozi appartenenti a ebrei per questo viene chiamata Notte Dei Cristalli. Vennero distrutte molte sinagoghe e abitazioni e vennero uccise decine di ebrei, per gli ebrei rimasti in Germania la vita divenne impossibile. Finché, a guerra mondiale iniziata Hitler arriva alla soluzione che prevedeva la deportazione in massa e il progressivo sterminio del popolo ebraico. A differenza del fascismo, LA CHIESA DI ROMA e il regime nazista stipularono un concordato grazie a cui la chiesa si assicurava la libertà di culto e la non interferenza dello Stato negli affari interni del clero. Le chiese luterane stipularono un giuramento di fedeltà dei pastori al Fuhrer e solo una minoranza di ministri del culto si oppose attivamente alla nazificazione e perciò fu perseguitata. Per diffondere l’utopia antimoderna il regime si serviva dei moderni mezzi di comunicazione di massa tanto da istituire un ministero per la PROPAGANDA, affidato a Joseph Goebbels. Attraverso la stampa, i discorsi, i film di propaganda, il nazismo propose ai tedeschi un mondo popolato da uomini belli e sani, profondamente legati alla loro terra, una società patriarcale libera dagli orrori.  L’ASCESA DELLO STALINISMO Fra il 20 e il 22 in Russia venne attuata l’unione alla Repubblica russa delle province dell’ex impero zarista, quali Ucraina, da una parte filo-orientale e dall’altra filo - occidentale, Bielorussia, Georgia, Jugoslavia, con il nome di Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (Urss); era dunque l’unione di 15 Stati. Due anni dopo la sua nascita, nel 1924 l’Urss approva la nuova COSTITUZIONE il cui potere reale era nelle mani del partito comunista, l’unico la cui esistenza era prevista dalla costituzione (tutti gli altri partiti erano esclusi). Il partito era guidato da un segretario generale, aveva la responsabilità delle direttive ideologiche politiche del governo; controllava la polizia politica, la Ceka, una polizia segreta che colpiva gli oppositori con arresti arbitrari, seguiti da processi, fucilazioni, deportazioni in campi di lavoro (una sorta di fasci di combattimento). Come tutti i rivoluzionari dei tempi moderni, anche i comunisti russi mirarono a cambiare la società nel profondo, a cancellare valori e comportamenti tradizionali e a creare una nuova cultura. LA LOTTA CONTRO L’ANALFABETISMO rappresentò una priorità per il nuovo regime, infatti vennero inaugurate tantissime scuole, viene levato l’obbligo scolastico fino all’età di 15 anni e introdotte sostanziali innovazioni nei contenuti e nei metodi dell’insegnamento. Ci si preoccupa anche di formare ideologicamente le nuove generazioni incoraggiando l’iscrizione in massa all’organizzazione giovanile del partito, il KOMSOMOL, ossia l’unione comunista della gioventù. LA LOTTA CONTRO LA CHIESA ORTODOSSA mirava a combattere una visione del mondo incompatibile con la dottrina marxista. Venne portata avanti con molta durezza confiscando beni ecclesiastici, chiudendo le chiese, arrestando i capi religiosi, e nel complesso potè dirsi riuscita nei suoi obiettivi. La battaglia contro la religione e la morale tradizionale si estese anche nei problemi della famiglia e dei rapporti fra i sessi, infatti il governo aggiunse diverse clausole alla costituzione, come il riconoscimento del solo matrimonio civile, semplifico le procedure per il divorzio, legalizzò l’aborto, venne proclamata l’assoluta parità fra i sessi, equiparata alla condizione dei figli illegittimi a quella particolare le zone boschive della foresta delle Ardenne, e fu proprio da qui che i tedeschi iniziarono l’attacco violando la neutralità dello Stato confinante. Questa volta, oltre al Belgio, furono invase anche Olanda e Lussemburgo. Il 14 giugno i tedeschi entrarono a PARIGI e il 23 giugno arrivò Hitler, insieme al suo braccio destro Göring, e mise la croce uncinata (svastica) sulla torre Eiffel. Hitler era sempre più convinto di voler radere al suolo Parigi, ma Göring suggerisce di non farlo convincendolo che Berlino sarà sempre più bella e quindi non ne vale la pena. Nonostante il generale Charles de Gaulle, da Londra, incitava i francesi a continuare a combattere, le forze armate francesi e la classe politica cedettero. Divenne presidente del consiglio il maresciallo Philippe Pétain, che aprì le trattative per l’ARMISTIZIO e il 22 giugno 1940, nella stessa località e nello stesso vagone ferroviario in cui avevano firmato la resa i tedeschi, venne firmato. Ma la sede cittadina del governo fu stabilita a Vichy. Parigi e il resto della Francia restavano sotto l’occupazione tedesca. La momentanea sosta tedesca, dovuta al timore di Hitler di aver spinto l’attacco troppo lontano dalle basi di partenza, consentì alle forze britannica un reimbarco nel porto di Dunkerque, a nord della Francia, perché intimoriti dagli avversari (29 maggio - 4 giugno). All’inizio di luglio, Hitler dava via all’OPERAZIONE LEONE MARINO, attacco aereo per radere al suolo i territori inglesi. Quella scatenata dalla Germania fu la prima grande battaglia aerea della storia. Per circa tre mesi l’aviazione tedesca (Luftwaffe) effettuò continui incursioni nel territorio contro Londra, Manchester, Liverpool, che vennero quasi rase al suolo. Gli attacchi furono però contrastati dagli aerei da caccia della Royal air Force (Raf) seguendo l’idea del Primo Ministro Churchill secondo cui con il sangue e il sudore degli uomini, gli inglesi non si abbatteranno mai a quello che vuole Hitler. All’inizio dell’autunno apparve chiaro che la Gran Bretagna non cedette e l’operazione Leone Marino fu rinviata. Nonostante l’impreparazione ad affrontare un conflitto di lunga durata, il 10 giugno 1940 Mussolini, convinto che la guerra porterà vantaggi, annunciò alla folla L’ENTRATA IN GUERRA DELL’ITALIA contro Francia e Gran Bretagna. Nell’ottobre 1940 l’esercito italiano attaccò improvvisamente la Grecia, ma quest’offensiva si scontrò con una resistenza molto più dura del previsto, i greci passarono al contrattacco e arrivarono i tedeschi in aiuto. La disorganizzazione e la carenza di equipaggiamento invernale diedero un grave colpo all’immagine guerriera del regime e alla popolarità di Mussolini. Intanto l’Africa orientale italiana stava cadendo nelle mani della Gran Bretagna e della Francia: il 6 aprile 1941 fu occupata Addis Abeba. Fu un altro durissimo colpo per l’Italia, infatti i sogni di Mussolini cominciarono a vacillare. L’unico Territorio rimasto indipendente era la Jugoslavia che, grazie al generale partigiano Tito che si oppone, riuscì ad affrontare le truppe italiane, ancora prima che intervenissero i tedeschi. Hitler non aveva più rivali in Europa e poteva raggiungere l’obiettivo più ambito, la conquista dello spazio vitale LEBENSDRAUM, voltando le spalle alla Russia e combattendo contro Stalin, trasgredendo quindi il patto Ribbentrop-Molotov. Così dal 22 giugno 1941 al 5 dicembre 1941 con l’OPERAZIONE BARBAROSSA, l’offensiva tedesca, composta da circa 4 milioni di persone (compreso anche un corpo di spedizione italiano), penetrò in territorio sovietico entrando a San Pietroburgo e a Mosca. Ma siccome l’Urss costituiva da sempre il principale obiettivo delle mire espansionistiche di Hitler e Stalin era consapevole tanto che a partire dal 1939 preparò la resistenza. Infatti il 6 dicembre, la VI armata dei tedeschi venne bloccata a Volgograd e alla fine dal conflitto questa città prese il nome di Stalingrado. Al termine dell’operazione Barbarossa, viste le numerose perdite di soldati i tedeschi furono costretti a ritirarsi. Allo scoppio del conflitto, GLI STATI UNITI avevano ribadito la loro linea di non intervento negli affari europei, ma il presidente Roosevelt si impegna in una politica di aperto sostegno economico alla Gran Bretagna, rimasta sola a combattere contro la Germania. A trascinare gli Stati Uniti nel conflitto fu però l’aggressione improvvisa subita NEL PACIFICO da parte del Giappone. L’impero asiatico per conquistare nuovi territori e procurarsi le materie prime necessarie alla sua politica di grande potenza scelse la strada della guerra e il 7 dicembre 1941 attaccò la flotta degli Stati Uniti ancorata a PEARL HARBOR, nelle isole Hawaii, e la distrusse in buona parte. Pochi giorni dopo l’attacco Pearl Harbor, anche Germania e Italia dichiaravano guerra gli Stati Uniti. Il conflitto diventava a questo punto veramente mondiale. Nella primavera-estate del 1942 le potenze dell’asse RoBerTo raggiunsero la loro massima espansione territoriale. Ma tra il 1942 e il 1943, l’avanzata delle potenze dell’asse si arrestò e la guerra subì una svolta decisiva su tutti i fronti. A segnare la svolta furono due grandi battaglie di terra combattute in Egitto e in Russia. Fra luglio e ottobre, nei pressi della cittadina costiera di EL ALAMEIN, a metà strada tra Africa e Medioriente, le truppe italo tedesche e quelle inglesi si affrontarono in una serie di sanguinosi scontri. Ai primi di novembre gli italo-tedeschi cominciarono a ritirarsi e l’Africa venne completamente liberata. Nel frattempo in aiuto dell’inglesi stavano arrivando gli americani che il 10 luglio 1943 sbarcarono a LAMPEDUSA, in Sicilia, in poche settimane si impadronirono dell’isola, mal difesa da truppe convinte dell’inevitabilità della sconfitta. Lo sbarco angloamericano in Sicilia rappresentò il colpo di grazia per il regime fascista, già in profonda crisi, screditato da una lunga serie di successi militari. A determinare LA CADUTA DI MUSSOLINI non furono le varie proteste popolari, le iniziative dei partiti antifascisti, ma una sorta di congiura volta a portare il paese fuori da una guerra ormai perduta e ad assicurare la sopravvivenza della monarchia. Il re Vittorio Emanuele III tenne la riunione del Gran Consiglio del fascismo, nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943, e nel pomeriggio del giorno stesso convocò Mussolini, lo destituì e venne arrestato. Capo del governo fu nominato il maresciallo Pietro Badoglio, già comandante delle forze armate. L’annuncio della caduta di Mussolini fu accolto dalla popolazione con manifestazioni di esultanza. Il 3 settembre 1943 a Cassibile, in Sicilia, Vittorio Emanuele III firmò l’armistizio con gli anglo-americani, ma fu reso noto solo l’8 settembre 1943 con un messaggio radiofonico di Badoglio. Il re e il governo abbandonarono la capitale e si rifugiarono a BRINDISI, in modo da poter scappare in Albania (la moglie di Badoglio era albanese) e pronti a ritornare quando gli anglo americani avrebbero liberato il Nord Italia e Roma. Nel mentre i tedeschi, entrando dall’Austria, occuparono l’Italia centro-settentrionale, per motivi logistici (la vicinanza della Sicilia alle coste della Tunisia) e politico-militari ( lo stato di crisi). Le truppe non riuscirono a opporre resistenza ai tedeschi, molti militari furono fatti prigionieri e deportati in Germania, molti fuggirono cercando di tornare alle loro case, e quelli lontani dall’Italia vennero trattati come nemici dagli jugoslavi, greci e tedeschi. Il 12 settembre 1943 aviatori e paracadutisti tedeschi liberarono Mussolini dalla prigionia di Campo Imperatore, sul Gran Sasso, e lo condussero in Germania, dove lo aspettava Hitler per stipulare degli accordi. Pochi giorni dopo il duce annunciò la nascita di un nuovo Stato fascista, nell’Italia occupata dai tedeschi, che avrebbe preso il nome di Repubblica sociale italiana (RSI) con un nuovo esercito e un nuovo partito fascista, ma con la guardia i militari tedeschi. Il regime repubblicano, denominato REPUBBLICA DI SALÒ, era uno Stato Fantoccio e aveva come obiettivo punire gli artefici del tradimento del 25 luglio, tra cui il genero di Mussolini, Galeazzo Ciano. In realtà la repubblica di Mussolini non acquisto mai credibilità a causa della sua totale dipendenza dei tedeschi, che si comportavano come un esercito di occupazione praticando l’intenso sfruttamento delle risorse economiche e umane dei territori e applicandovi le politiche razziali. Nel frattempo Stalin, tradito da Hitler, incontrò, a TEHERAN, in Iran, tra novembre e dicembre 1943, il presidente americano Roosevelt e il Primo Ministro inglese Churchill per discutere su come avrebbero potuto fermare Hitler:  abbattere il governo indipendente in Jugoslavia, con a capo Tito, e in Grecia;  liberazione della Francia da parte degli anglo americani;  liberare la Germania dal nazismo e dal suo capo, dopo aver cacciato i tedeschi dall’Urss. L’OPERAZIONE OVERLORD, nome in codice dello sbarco in Normandia, scattò all’alba del 6 giugno 1944, passato alla storia come D-Day, con cannoni e bombe aeree e nonostante l’accanita resistenza tedesca, il 25 agosto gli attaccanti riuscirono a entrare a Parigi. In Francia c’era tanta resistenza, ma riuscirono a conquistare la capitale allontanando Peten e ridando il potere al partigiano De Gaulle, che al suo ritorno formò una Repubblica. Nell’autunno 1944 la Germania poteva considerarsi virtualmente sconfitta. I territori tedeschi non erano ancora stati toccati da eserciti stranieri, ma erano stati sottoposti a continui bombardamenti volti a demoralizzare il popolo tedesco fino a minare la capacità di resistenza. I sovietici, dopo aver conquistato Varsavia, a traversarono tutto il restante territorio polacco. Il 23 aprile raggiunsero VIENNA e il 26 aprile entrarono e occuparono BERLINO, quindi le sorti della guerra erano state stabilite. In quegli stessi giorni crollava anche il fronte italiano. Mussolini fu catturato mentre tentava di fuggire in Svizzera e fucilato dai partigiani il 28 aprile, assieme ad altri gerarchi e la giovane amante Claretta Petacci. I loro cadaveri, appesi per i piedi, furono esposti per alcune ore a Piazza Loreto, a Milano. Il 30 aprile, mentre i sovietici stavano entrando a Berlino, Hitler si suicidò nel bunker sotterraneo con la compagna sposata qualche giorno prima per ufficializzare il matrimonio. Il 7 maggio 1945 fu firmata la resa della Germania contro russi, inglesi e americani. Le ostilità cessarono nella notte tra l’8 e il 9 maggio, dopo cinque anni e otto mesi dal suo inizio la guerra europea si concludeva con la morte dei due dittatori che più di ogni altro avevano contribuito a scatenarla. Restava aperto solo il fronte del Pacifico. Nell’estate del 45 gli americani attaccarono il GIAPPONE, ormai isolato è sottoposto a continui bombardamenti, ma ancora deciso a combattere. Il nuovo presidente Harry Truman decise di impiegare contro il Giappone la nuova arma, ovvero la bomba a fissione nucleare o BOMBA ATOMICA, che era stata appena messa a  I SOPRAVVISUTI Quando ormai era chiaro che il Terzo Reich sarebbe crollato, migliaia di prigionieri, in prevalenza ebrei, vengono spostati in maniera forzata dai territori occupati in Polonia verso altri lager all’interno della Germania. Circa la metà dei 700.000 prigionieri ormai rimasti nel sistema dei campi di concentramento non sopravvivono, e molti altri moriranno dopo la liberazione poiché i loro corpi non erano più in grado di vivere. Vengono trovate soltanto poche migliaia di sopravvissuti, tra cui Primo Levi. SHOAH Il termine ebraico Shoah, che si trova anche nella bibbia, significa una catastrofe, una tempesta devastante, e probabilmente non ci sono parole migliori per descrivere quella che fu una catastrofe non soltanto per gli ebrei, ma per tutta l’Europa e per tutto il mondo. Alcuni storici ed alcuni sopravvissuti hanno chiamato e chiamano tuttora questo fenomeno Olocausto, una parola greca, che fa riferimento a sacrifici praticati nell’epoca antica (in particolare da greci ed ebrei) in cui le vittime - agnelli, tori e capre - venivano bruciate per intero, esattamente come migliaia di ebrei giustiziati e bruciati dai nazisti nei forni crematori. PRIMO LEVI uno dei narratori più celebri della tragedia dell'Olocausto Primo Levi nacque a Torino il 31 luglio 1919 da una benestante famiglia italiana di origine ebraiche. Diplomatosi al liceo classico, Primo decise di diventare un chimico e s'iscrisse dunque all'Università. Nel 1938 però Mussolini aveva introdotto in Italia le leggi razziali, ma fortunatamente  la legge permetteva agli ebrei che avessero già intrapreso la carriera universitari di terminare gli studi e così, nonostante qualche difficoltà in più rispetto agli amici non ebrei, nel 1941 il ragazzo si laureò con lode. Ma le persecuzioni contro degli ebrei si facevano sempre più aspre. Perciò dopo essere entrato in contatto con circoli intellettuali e militanti antifascisti, il giovane Primo abbandonò tutto e si unì ai partigiani tra le montagne della Val d'Aosta. Il 13 dicembre 1943 Primo Levi, riconosciuto come ebreo e oppositore politico, venne arrestato dai fascisti, e fu inviato al campo di concentramento italiano di Fossoli e nel febbraio 1944 varcò i cancelli di Auschwitz, dove cominciò una vita d'inferno. Poiché era ancora giovane e relativamente in salute, fu ritenuto utile dai suoi carcerieri e inviato ai lavori forzati presso la fabbrica della I.G. Farben che produceva gomma sintetica da inviare all'esercito tedesco. I turni di lavoro erano massacranti, ma Levi riuscì a sopravvivere fino all'arrivo dei russi, che liberarono tutti i prigionieri. Nei celeberrimi libi Se questo è un uomo e La tregua  Primo Levi ha raccontato la propria esperienza al campo di concentramento. Racconta come i prigionieri del campo erano spogliati di qualsiasi riconoscimento individuale: via i vestiti,  i capelli e ogni effetto personale. Via perfino il nome, sostituito da un numero tatuato sul braccio. I prigionieri erano ridotti a fantasmi, nemmeno più umani. I nazisti volevano uccidere l'anima ancora prima del corpo. Dopo il suo primo libro, Primo riprese la propria attività di chimico, ma continuò a scrivere libri che negli anni ottennero fama e riconoscimenti. Fu ritrovato morto l'11 aprile 1987 all'inizio delle scale della sua abitazione. Alcuni parlarono di suicidio e tutt'oggi non esiste una versione confermata.
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