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Riassunto Prima guerra mondiale, Appunti di Storia

Sunto delle diverse tappe della grande guerra

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 02/07/2019

andrearzz99
andrearzz99 🇮🇹

4.2

(12)

13 documenti

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Scarica Riassunto Prima guerra mondiale e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! L'Europa avviata al tramonto. I blocchi contrapposti Alla vigilia della grande guerra l'Europa offriva un'immagine di forza e di prosperità: prosperità per le nazioni, ricchezza e benessere per i ceti dirigenti, diffuso senso di sicurezza, libera circolazione di uomini, merci, capitali, idee. Il sistema liberale nell'assetto politico e quello capitalista nell'organizzazione dell'economia davano l'impressione di avere raggiunto il loro apogeo e di avere assicurato all'Europa l'incontrastato dominio del mondo. Si trattava in realtà di un fragile equilibrio, al quale sarebbe seguita la fine del suo predominio mondiale a vantaggio degli Stati Uniti d'America e del Giappone. Per quanto riguarda la situazione politica l'Europa si presentava nella primavera del 1914 divisa in blocchi contrapposti: da un lato Francia, Russia e Inghilterra, unite dal 1907 nella Triplice Intesa, dall'altro Germania, Austria-Ungheria e Italia, strette dal 1882 nella Triplice Alleanza. Le più gravi ragioni di conflitto erano la rivalità austro-russa nei Balcani, il mutuo risentimento e la diffidenza reciproca tra Francia e Germania, l'insanabile rivalità navale anglo-tedesca. La rivalità austro-russa nei Balcani. Lo scoppio del conflitto. L'annessione della Bosnia e dell'Erzegovina da parte dell'Austria (già occupate militarmente nel 1879 dopo il congresso di Berlino) esasperò l'irredentismo serbo, per cui si moltiplicò l'attività delle organizzazioni nazionalistiche, che trovavano protezione e incoraggiamento presso il governo di Belgrado e nella Russia, alta protettrice degli Slavi del Sud (gli Jugoslavi). Questo clima di esasperazione portò all'attentato di Sarajevo, la capitale della Bosnia, il 28 giugno 1914, attentato che costò la vita all'arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo, erede al trono, e alla sua consorte. Il duplice assassinio avvenne ad opera di uno studente bosniaco, proveniente, assieme a un gruppo di terroristi, dalla vicina Serbia. La notizia scosse profondamente l'Europa; si sperava che la diplomazia sarebbe riuscita a salvare la pace allorché, il 23 luglio, l'Austria, spalleggiata dalla Germania, inviò al governo di Belgrado un ultimatum che equivaleva a una dichiarazione di guerra, nella convinzione, rivelatasi ben presto errata, di poter liquidare la Serbia e ristabilire il predominio asburgico nei Balcani senza scatenare un conflitto di vaste proporzioni. Si trattò invece dell'inizio della Prima guerra mondiale, che doveva coinvolgere quasi tutti i paesi d'Europa ed estendersi all'America, all'Asia, all'Africa. È indubbio che la Germania, sostenendo l'oltranzismo austriaco, si assunse una grave responsabilità nello scatenamento del conflitto, ma responsabili furono anche le democrazie occidentali poiché da entrambe le parti l'obiettivo era quello dell'indebolimento dell'avversario e la conquista del dominio mondiale. Il militarismo degli Imperi centrali (Austria e Germania) mostrava tuttavia un volto più aggressivo. L'attacco alla Serbia da parte dell'Austria (28 luglio) fece scattare il sistema delle alleanze. Alla mobilitazione dell'esercito zarista corrispose puntualmente la dichiarazione di guerra della Germania alla Russia (1° agosto) e alla Francia (3 agosto). Per colpire la Francia da nord, nel punto più debole della sua linea difensiva, la Germania procedette all'invasione del Lussemburgo e del Belgio, nonostante la neutralità di questi due paesi fosse garantita da accordi internazionali. Nell'occasione il cancelliere tedesco dichiarò che i trattati non sono che pezzi di carta. Il che è pur vero, come la storia insegna, ma l'averlo dichiarato offrì armi preziose alla propaganda avversaria. L'invasione del Belgio provocò l'immediato intervento dell'Inghilterra (4 agosto). Seguì a breve distanza la dichiarazione di guerra alla Germania da parte del Giappone (23 agosto), che però si limitò ad operare esclusivamente in Asia, attaccando i possedimenti tedeschi nel Pacifico. L'incendio, come si vede, si estese rapidamente, salutato ovunque dal consenso di vasti settori dell'opinione pubblica. I ceti industriali schierati a favore della guerra. Il fallimento della Seconda Internazionale socialista. Dietro i governi e i loro stati maggiori si schierarono i ceti industriali. I grandi industriali tedeschi della Ruhr, con i Krupp alla testa, direttamente interessati alle costruzioni navale e all'industria degli armamenti, furono pienamente solidali con le decisioni governative. Ma non può non sorprendere che anche le forze del proletariato si schierarono dietro i loro governi, così in Germania come negli altri paesi. I socialdemocratici tedeschi, che rappresentavano il più forte partito socialista nel mondo, votarono a favore dei crediti di guerra: il Kaiser Guglielmo II poteva così dichiarare che “non ci sono più partiti, ci sono solo Tedeschi”. Altrettanto fecero i socialisti francesi e i laburisti inglesi, giustificando il loro atteggiamento con la necessità di opporsi al militarismo reazionario di Austria e Germania. Il pacifismo socialista era così sconfitto, e con esso la Seconda Internazionale. Si realizzarono invece in tutti i paesi coinvolti nel conflitto le “unioni sacre” cioè governi di coalizione che vedevano la partecipazione anche dei socialisti. Una posizione di assoluto rifiuto della guerra assunsero invece in Russia i bolscevichi. Altrettanto fecero i socialisti italiani, che rimasero fedeli, anche dopo l'ingresso dell'Italia in guerra, all'internazionalismo pacifista. La neutralità italiana. Il paese diviso Il 2 agosto l'Italia dichiarò la propria neutralità. L'attacco alla Serbia era un atto di aggressione e ciò contraddiceva i termini difensivi del trattato. Ma la neutralità italiana non durò a lungo. Il paese si divise: da un lato gli interventisti, dall'altro i neutralisti. Tra i primi al primo posto troviamo i nazionalisti che, favorevoli in un primo momento all'intervento a fianco degli Imperi Centrali, mutarono ben presto le loro simpatie verso i paese della Triplice Intesa, per rivendicare le terre italiane ancora in possesso dell'Austria (Trento e Trieste), e con esse anche l'Istria e la Dalmazia. Ma ai nazionalisti, nella maggior parte dei casi, importava la guerra in quanto tale, essi coltivavano l'idea irrazionale di un'espansione imperialistica e di rigenerazione del paese attraverso la guerra. Diversa la posizione degli irredentisti, il cui obiettivo era quello rivendicare solo le terre italiane, in nome degli ideali risorgimentali. Aderirono a questa posizione anche alcuni socialisti riformisti come Bonomi e Bissolati. Neutraliste furono le masse operaie e contadine (vale a dire la maggioranza degli italiani) rappresentate dai socialisti e dai cattolici: i cattolici schierati dietro il pontefice Benedetto XV, che aveva condannato la guerra e assunto una posizione di stretta imparzialità nei confronti dei contendenti; i socialisti rimasti fedeli all'internazionalismo pacifista, nella convinzione profonda che ogni guerra fosse contraria agli interessi del proletariato. Giolitti, che conservava ancora un forte prestigio, sosteneva che, in cambio della neutralità si potesse ottenere “parecchio” dall'Austria, cioè quelle stesse terre (Trento e Trieste) per il cui riscatto si agitavano tanto gli irredentisti. Un discorso a parte va fatto per l'interventismo di Benito Mussolini, che dopo aver condotto sull'Avanti! (il quotidiano del Partito socialista da lui diretto) fino al luglio del 1914 una violenta campagna contro la guerra (definita”nuovo macello del popolo”) era passato nel novembre dello stesso anno, con un clamoroso voltafaccia, alla direzione di un nuovo giornale, Il popolo d'Italia, che sosteneva l'intervento in guerra a fianco dell'Intesa. Il Parlamento, uscito dalle elezioni del 1913, a suffragio universale maschile, era a larga maggioranza neutralista, mentre il governo, retto da Salandra, espressione del liberalismo conservatore, veniva sempre più orientandosi verso l'intervento a fianco dell'Intesa.
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