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Riassunto prima guerra mondiale, Appunti di Storia

Il documento contiene un riassunto della prima guerra mondiale. In particolare sono schematizzati i vari fronti su cui le potenze combattono, e i vari trattati di pace finali.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 11/02/2021

Canguro.22
Canguro.22 🇮🇹

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Scarica Riassunto prima guerra mondiale e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! CAPITOLO 4 Il primo decennio del 900 fu caratterizzato da molte tensioni tra le grandi potenze. Esse erano impegnate in una competizione imperialistica data dalla necessità di materie prime per lo sviluppo industriale ed alla ricerca di nuovi mercati. Inoltre si stavano diffondendo grandi sentimenti nazionalistici. FRANCIA—> aveva aspirazioni revansciste contro la Germania. Le quali erano incoraggiate dallo scontento sociale e dagli scioperi. GRAN BRETAGNA —> spirito nazionalistico rafforzato in relazione all’imperialismo tedesco che minacciava i domini coloniali britannici GERMANIA—> Un paese grande espansione economica finanziaria e desiderosa di assumere un ruolo di primo piano nello schieramento europeo. Gueriremo II applicò una politica aggressiva che andò ad inasprire i rapporti con la Francia e la Gran Bretagna, ma anche con la Russia, ostacola tra nelle sue mire espansionistiche nei Balcani e nel medio oriente. Questo prima di rivalità insorge in alcuni conflitti come Marocco e Balcani. La crisi dell’impero ottomano contribuì a rendere fragile l’equilibrio su cui si reggeva la pace in Europa. Questo equilibrio cadde con la corsa agli armamenti perseguita in tutti i paesi. Competizione tra Gran Bretagna e Germania per il primato della marina militare Gran Bretagna Germania Guglielmo II diede avvio al piano Tirpitz che consisteva in un grandioso programma di potenziamento della flotta in funzione sia commerciale sia bellico. La Gran Bretagna reagì con un ammodernamento della Royal Navy, la quale fu ampliata con navi corazzate, dette “DREADNOUGHT” dotate di armi moderne potenti e precise. L’antagonismo fu accentuato dalla politica economica della Germania, adottò misure protezionistiche per favorire la produzione nazionale aumentando le tariffe doganali sui prodotti esteri. Inoltre ottenne la concessione dall’impero turco per la costruzione della ferrovia tra Istanbul e Baghdad Tutto questo mia in allarme il governo inglese, il quale temeva la penetrazione tedesca nei territori ottomani a fini commerciali e rappresentare quindi una minaccia per i propri interessi in Medi-Oriente e in India. La minaccia tedesca ebbe effetti rilevanti sul piano delle relazioni internazionali. Spinse infatti la Gran Bretagna un’alleanza più stretta con la Francia per garantire i reciproci interessi in funzione anti-tedesca. L’8 aprile del 1904 viene stipulato tra le due potenze l’entente cordiale (l’intesa cordiale)—> Comportò il superamento delle rivalità coloniali. Grand’ Bretagna cede il Marocco. La Francia cede l’Egitto. L’accordo anglo francese suscitò la netta opposizione della Germania. Guglielmo II si recò a Tangeri, città portuale marocchina, con l’obiettivo di farsi garante dell’indipendenza del paese. In realtà aveva come priorità la difesa degli interessi commerciali tedeschi in Africa. LA CONTROVERSIA PASSÒ ALLA STORIA CON —> PRIMA CRISI MAROCCHINA Portò alla convocazione di una conferenza internazionale ad Algeciras, in Spagna, nel 1906, in cui si rese evidente l’isolamento diplomatico della Germania appoggiata ormai soltanto dall’impero austroungarico. Tale conferenza pose le premesse per una SECONDA CRISI MAROCCHINA, più grave della prima. Infatti i francesi presero il pretesto di alcuni disordini scoppiati in diverse città del Marocco e passarono a un avere propria occupazione militare. La Germania considerando violati gli accordi del 1906 inviò un incrociatore nella rada di Algeciras, minacciando lo scontro militare. Di fronte a un simile atto il ministro britannico era pronto a reagire duramente. La Germania temendo divenisse un conflitto non soltanto con la Francia ma anche con la Gran Bretagna, riconobbe il dominio francese sul Marocco ottenendo in cambio una piccola parte del territorio del Congo. La Russia si avvicina alla Gran Bretagna—> porta all’isolamento ancora più palese della Germania La Gran Bretagna aveva sempre conteso con l’impero russo il dominio dei paesi dell’estremo oriente. Ma dopo alla sconfitta della potenza russa da parte dei giapponesi nel 1905 aveva visto cadere il motivo di rivalità. Entrambe avevano un fronte anti-tedesco. La Gran Bretagna e la Russia giunsero nel 1907 a realizzare un accordo che risolveva le controversie coloniali nell’Asia centrale. La Persia fu affidata alla Russia, l’Afghanistan alla Gran Bretagna e fu siglata la non interferenza reciproca negli affari con il Tibet. Su queste basi l’alleanza franco-inglese del 1904, l’Entente cordiale, poté estendersi alla Russia dando vita alla TRIPLICE INTESA. Tutto questo divideva l’Europa in due blocchi contrapposti TRIPLICE INTESA dal 1904 ➢ Francia ➢ Gran Bretagna ➢ Russia Solida alleanza motivata dall’esigenza di arginare le ambizioni dell’impero tedesco. TRIPLICE ALLEANZA dal 1882 ➢ Germania ➢ Impero austro-ungarico ➢ Italia Risultava indebolita dal ruolo dell’Italia. L’Italia cercava nei paesi dell’intesa un appoggio per i suoi interessi coloniali in Libia. Infatti l’Italia era in contrasto con l’Austria per la questione dei territori il redenti del Trentino e dell’Istria. Questo sistema di alleanze tenne in equilibrio e in pace i territori europei grazie ad obblighi difensivi reciproci tra le varie potenze. La sua precarietà consisteva nel fatto che sei un paese fosse stato attaccato le nazioni alleate sarebbero state obbligate all’intervento. Quindi tutta l’Europa sarebbe scesa in guerra. Ad aggravare ulteriormente la situazione internazionale intervenne una profonda crisi che destabilizzò l’impero ottomano. Nel 1908 scoppiò una RIVOLUZIONE messa in atto da cospiratori nazionalisti, i cosiddetti “giovani turchi”. Essi si erano uniti al partito “unità e progresso” i quali avevano avuto ampio consenso tra i ceti medi e tra le minoranze nazionali duramente oppresse. Nel 1909 i giovani turchi ➔ rovesciarono il sovrano e lo sostituirono con Maometto V. ➔ Il paese fu trasformato in un regime costituzionale parlamentare. Questa rivoluzione ebbe ripercussioni a livello internazionale. Rese evidente la debolezza dell’impero ottomano. Inoltre le diverse nazionalità incluse nei confini ottomani videro la possibilità per un’affermazione della propria autonomia. E approfittando della crisi dell’impero ottomano ➔ la Bulgaria si proclamò regno indipendente ➔ l’impero austroungarico annunciò l’annessione della Bosnia-Erzegovina. Tale iniziativa suscitò reazioni contrastanti in Europa. Per i giovani l’idea di braccare le armi in nome della solidarietà nazionale rappresentò un richiamo irresistibile. La guerra era vista non soltanto come un dovere morale, ma anche come un’occasione per dimostrare il proprio valore, per uscire dalle convenzioni e dare una svolta alla propria vita. Posizioni entusiastiche furono sostenute anche nel mondo intellettuale: ▪ Thomas Mann—> Presentò la guerra come uno strumento per il giusto riconoscimento universale dello spirito e della cultura nazionale della Germania. Infatti il sentimento patriottico finivi per annullare le differenze culturali, politiche e sociali delle persone. ▪ Partiti socialisti europei—> fino a pochi anni prima nella seconda internazionale si erano impegnati a ribadire una rigorosa posizione pacifista contro le guerre imperialistiche dettate dagli interessi capitalistici ▪ Jean Jaurès—>È un socialista che aveva tentato di organizzare uno sciopero generale per sollecitare una soluzione diplomatica alla crisi.fu ucciso in un caffè di Parigi da un giovane nazionalista fra fanatico. Due sole, tra le formazioni socialiste europee, si mantennero su posizioni almeno formalmente neutrale quella russa e quella italiana. Il timore più grande per la Germania era quello di trovarsi a combattere su due fronti cioè Francia e Russia. Per evitare questo venne preparato il piano Schlieffen dal nome del generale. Il piano prevedeva una guerra veloce e risolutiva contro la Francia. L’idea era di aggredire i francesi attraversando il Belgio e dunque violando la sua neutralità. Conseguire una vittoria sul fronte francese avrebbe poi consentito di spostare le forze militare sul fronte orientale per battere anche la Russia prima che riuscisse a mobilitare un grande esercito. Fronte occidentale L’esercito tedesco comandato da Helmuth von Moltke, ma il piano non portò al raggiungimento degli obiettivi previsti. Infatti dopo aver invaso il Belgio che oppose una s’aspettata resistenza, le truppe tedesche penetrarono nel territorio nemico. Fu momento drammatico per la città e fece dilagare il panico per quella che si ritenne un’imminente invasione. Nel settembre del 1914 le truppe francesi comandate dal generale Joseph Joffre, riuscirono a bloccare l’offensiva tedesca nella sanguinosa battaglia della marna e fare arrestare le armate nemiche fino alle montagne delle Argonne. La battaglia della marna si concluse senza vincitori né vinti rendendo chiaro che il progetto della guerra veloce era fallito. ➔ L’esercito anglo-francese e quello tedesco iniziarono a fronteggiarsi sui fiumi Aisne e Somme lungo linee parallele munite di trincee e di fortificazioni difensive che si estendevano senza interruzioni dalla costa della manica nelle Fiandre fino alla frontiera svizzera. La guerra diventò una guerra massacrante di posizione che non sarebbe stata vinta con abili strategie militari, ma sul piano della resistenza fisica e psicologica. Si trattava di un conflitto di logoramento reciproco tra i contendenti in cui era indispensabile mettere in campo enormi risorse umane e militari. Per la Germania significò dover sostenere il conflitto su due fronti, ciò che aveva cercato di evitare Germania Francia Gran Bretagna Intanto sul fronte orientale l’esercito russo dopo aver invaso la Prussia avanzava in direzione di Berlino costringendo lo Stato tedesco a richiamare truppe sul fronte occidentale. I russi furono fermati dai soldati tedeschi comandati dal generale Pail von Hindenburg ed Erich Ludendorff nelle battaglie di Tannenberg e dei laghi Masuri. Le sorti del conflitto furono riequilibrate nella battaglia di Leopoli in Galizia della quale l’armatura russa inflisse una dura sconfitta alle truppe austroungariche. Le operazioni giunsero pertanto una situazione di stallo: per gli imperi centrali si avverava dunque l’incubo della guerra su due fronti. Ad aggravare la situazione per i paesi dell’intesa fu l’intervento dell’impero ottomano nel novembre del 1914 dell’impero fianco della Germania e l’Austria. La Russia fu costretta a dividere le sue forze e non poté impedire all’esercito austro-tedesco di assumere il controllo della regione degli stretti tra il Mar Nero e il Mar Egeo. Germania Austria Impero ottomano Russia ITALIA Allo scoppio della guerra il presidente del consiglio italiano Antonio Salandra, sostituto di Giovanni Giolitti, il 2 agosto 1914 aveva dichiarato ufficialmente la neutralità dell’Italia, avvalendosi del carattere difensivo della triplice alleanza. I motivi che influenzarono tale decisione furono: • la questione delle terre irredenti che erano rimaste sotto il dominio austriaco dopo l’unificazione italiana • l’impero austroungarico aveva dichiarato guerra alla Serbia senza consultare l’alleanza italiana. L’opinione pubblica e le forze politiche italiane si trovavano su due schieramenti opposti chi preferiva la neutralità e chi preferiva l’entrata in guerra. La neutralità era sostenuta da: ➔ i liberali Giolittiani—> ritenevano che il paese avrebbe potuto ottenere dagli imperi centrali delle ricompense territoriali in cambio della propria astensione dal conflitto. Inoltre avrebbe rischiato molto entrando in guerra senza un apparato militare adeguato. ➔ Schiaramente cattolico—> E vedeva la guerra con scarso interesse e talvolta con preoccupazione. Dalla sua parte, il Papa Benedetto XV, di convenzione pacifiste condannò l’ipotesi dell’intervento armato invitando nel contempo i fedeli ad obbedire all’autorità. La prospettiva di un’alleanza con le forze di intesa sollevava non pochi turbamenti tra le gerarchie vaticane perché l’Austria rappresentava un baluardo del cattolicesimo nel cuore dell’Europa ➔ PSI (partito socialista italiano) e CGDL, organizzazione sindacale di orientamento riformista—> posizione in contrasto con quella prevalente degli altri grandi partiti socialisti. A favore dell’entrata in guerra invece: ▪ Benito Mussolini—> Sostenne delle pagine del suo nuovo giornale “il Popolo d’Italia”, una battaglia a favore dell’intervento venendo inevitabilmente espulso dal partito socialista ▪ I Sindacalisti rivoluzionari—> E il conflitto avrebbe provocato il crollo dell’istituzioni capitalistiche, aprendo le porte alla rivoluzione. ▪ Interventisti Democratici—> Gaetano Salvemini e Cesare Battisti—> Vedevano l’opportunità di completare il percorso risorgimentale verso la piena unificazione dei territori italiani e allo stesso tempo favorirela liberazione dei popoli ancora soggetti al dominio straniero ▪ Liberali di Destra—>Ritenevano che la guerra potesse favorire una svolta conservatrice. Si erano appoggiati al Corriere della Sera diretto da Luigi Albertini. La destra liberale si poneva in contrasto con l’ala liberale neutralista guidata da Giolitti facendo invece fronte comune con la destra nazionalista. ▪ Destra Nazionalista—> fa autrice di una politica estera di stampo imperialista. In un primo tempo si era abbattuta per l’intervento in guerra a fianco della triplice alleanza ma poi era passato a sostenere l’intervento con l’intesa attratta dall’occasione offerta dal conflitto per trasformare l’Italia in una grande potenza Salandra , in un discorso ai membri del ministero degli Esteri, dichiarò che la direttiva fondamentale della politica estera del paese sarebbe stata il << sacro egoismo dell’Italia >>. Egli intendeva ottenere il consenso nei nazionalisti e suggerire la disponibilità dell’Italia a entrare in guerra al fianco dello schieramento che avesse garantito al paese maggiori ricompense territoriali. Salandra vedeva nella guerra la possibilità di accentuare il carattere autoritario dello Stato e quindi di controllare più facilmente le tensioni sociali del paese. Tra l’estate del 1914 e l’aprile dell’anno successivo il presidente del consiglio Salandra e il ministro degli esteri Sydney Sonnino avviarono le trattative con entrambi i blocchi. Poiché apparve che l’Austria sarebbe stata disposta a ben poche concessioni essi negoziarono un altro accordo con l’intesa la cui ricompensa sarebbe stata molto più alta. Il 26 aprile 1915 Salandra e Sonnino, all’insaputa del parlamento, firmarono il patto di Londra con i rappresentanti di Francia, Gran Bretagna e Russia. Il trattato prevedeva che l’Italia si impegnava a entrare in guerra entro un mese a fianco dell’Intesa, in caso di vittoria l’Italia avrebbe ottenuto: • il Trentino • Il Tirolo meridionale (confine naturale segnato dal Brennero) • La Venezia Giulia con Trieste • la penisola istriana • una parte della Dalmazia • numerose isole adriatiche L’1 maggio 1915 le trattative con l’intesa furono annunciate ufficialmente al Consiglio dei Ministri. Salandra aveva di fronte un parlamento a maggioranza Giolittiana e neutralista ma godeva dell’appoggio del re Vittorio Emanuele III e dei nazionalisti. I nazionalisti avevano cominciato a mobilitare le folle dando origine a manifestazioni animate in tutta Italia. Il 13 maggio Salandra rassegnò le dimissioni prevedendo una crisi istituzionale. Ci fu quindi la possibilità che l’incarico di formare il nuovo governo fosse affidato a Giolitti che godeva di un ampio appoggio parlamentare e che avrebbe potuto ottenere anche il sostegno dei socialisti. A questo punto le piazze insorsero con maggiore violenza e diedero vita a quelle che furono definite “radiose giornate di Maggio”. Uno degli oratori più aggressivi fu Gabriele D’Annunzio il quale con la sua abilità oratoria contribuì a creare un clima di esaltazione generale. Il paese era diviso, non mancarono infatti manifestazioni neutraliste e proteste contro la guerra. Tuttavia Giolitti di fatto rinunciò ad ogni posizione attiva. Il sovrano affidò nuovamente il governo Salandra il quale strumentalizzando le mobilitazioni di piazza. Per quanto riguarda il nuovo fronte apertosi con la dichiarazione di guerra dell’Italia, Salandra si aspettava una campagna offensiva di breve durata. L’esercito italiano comandato dal generale Luigi Cadorna era formato da uomini provenienti da tutte le regioni. Gli uomini erano sottoposte a una disciplina rigidissima. Cadorna era convinto che bisognasse puntare allo sfondamento del fronte austriaco in Venezia Giulia per arrivare al cuore dell’impero Austro-Ungarico. Quindi perseguire una strategia di attacchi continui che risultarono estenuanti per le truppe italiane. E le forze italiane furono fermate presso il fiume Isonzo e impegnate in una guerra di posizione devastante. L’unico risultato fu l’occupazione di Gorizia che non aveva un’importanza strategica rilevante Confidando nell’esaurimento dell’esercito italiano gli austriaci decisero di iniziare una spedizione punitiva rivolta contro italiani considerati “traditori della triplice alleanza”—> stafexpedition L'operazione ebbe inizialmente successo. Le forze austriache penetrarono nel territorio italiano e fecero molti prigionieri. Tra questi ci fu Cesare Battisti che fu incarcerato a Trento e processato per tradimento e impiccato. Tale guerra ebbe però l'effetto segnare la caduta del governo di Salandra, conservativo, sostituito da un governo di unità nazionale guidato da liberale Paolo Boselli. Si conservò il ministro degli esteri Sidney Sonnino. L'Austria è vendicativa nei confronti dell’Italia. Il nuovo governo in agosto estese la dichiarazione di guerra alla Germania. A capo dell’esercito italiano rimase comunque Cadorna. Di fronte allo sconforto dei soldati Cadorna reagì con la repressione ribadendo agli ufficiali di garantire “il tutto esercito una ferrea disciplina”. Cadorna giunse persino ad autorizzare illegalmente la decimazione. Si dovevano essere impartite punizioni collettive si sarebbe deciso chi mandare a Morte per fucilazione mediante l’estrazione a sorte. Questi metodi esasperarono gli animi dei soldati e contribuirono a rendere tragiche le sorti del conflitto italiano. La guerra “totale” Il conflitto che si era scatenato aveva proporzioni e caratteri nuovi in tutta la storia dell'umanità. Si tratta infatti di una guerra mondiale in cui furono coinvolte non soltanto le potenze maggiori d'Europa e i loro alleati ma anche i paesi extra-europei. IMPERI CENTRALI  Impero ottomano  Bulgaria Il Giappone dichiara guerra alla Germania autonomamente. INTESA  Brasile  Nicaragua  Liberia  Fino al 1917 con gli Stati Uniti  Cina Le ostilità che si scatenarono nel 1914 posero l'umanità per la prima forte di fronte a una guerra totale. → Vede l’impegno di tutta la società, non solo sul fronte Benché questi caratteri possono essere visti, in maniera minore all'interno della guerra civile statunitense del 1861-1865. Questa guerra coinvolto in modo generale l'intera società. Con lo scoppio della prima guerra mondiale si potè assistere a una vera e propria mobilitazione di massa non soltanto la popolazione maschile venne arruolata con l'estensione della coscrizione obbligatoria ma si rese anche indispensabile il coinvolgimento delle fasce non combattenti delle società. Le donne i ragazzi dovettero garantire il funzionamento dell’apparato industriale e produttivo. Tutti i cittadini furono chiamati a sostenere lo sforzo bellico con ripercussioni in ogni settore della vita sociale che risultò completamente trasfigurata. La guerra ebbe un effetto distruttivo. Ci fu un grande progresso tecnologico, economico e produttivo grazie al quale fu possibile mettere in campo una potenza bellica che non aveva precedenti. In questa guerra enormi furono le perdite dal punto di vista umano e materiale. La guerra parve coinvolgente e distruttiva anche sul piano psicologico e morale. Il conflitto era iniziato con un'ondata di entusiasmo nazionalistico in quasi tutti i paesi coinvolti, rivelò con il passare dei mese assume un aspetto più traumatico sia per le atroci condizioni dei combattenti sia per la prostrazione in cui venne gettata la popolazione civile. MOTIVO IDEOLOGICO —> la guerra va fatta e va vinta La mobilitazione del totale della nazione richiesta dal nuovo tipo di conflitto comportava che tutte le risorse della tua società civile dovessero essere coattivamente impegnate per sostenere l’impegno bellico. Alla popolazione già provata dalla sofferenza per la perdita o lontananza di familiari al fronte, vennero richiesti enormi sacrifici e nel contempo la popolazione vide peggiorare il proprio regime alimentare. Nei campi lavoravano sempre meno persone. Si giunse quasi ovunque al razionamento dei beni ovvero la distribuzione controllata degli alimenti sulla base di quello che era determinato come il limite massimo del consumo individuale che il paese poteva in quel momento sostenere. Il provvedimento portò la diffusa denutrizione. La mancanza di beni causò inoltre lo sviluppo del mercato nero che forniva cibi a prezzi molto elevati e il fenomeno dello sciacallaggio ossia depredare le case di chi era impegnato al fronte. Se a queste circostanze si aggiunge la crescente preoccupazione per la tragicità degli eventi bellici e per il numero straordinariamente elevato di morti si può comprendere perché il fronte interno rischiasse seriamente di cedere. Al fine di compattare il fronte interno i governi attivarono imponente apparato propagandistico volta coinvolgere tutti i settori della popolazione nell’obiettivo della resistenza a oltranza. La propaganda mantiene la stessa tecnica di persuasione adoperate nelle pubblicità commerciali. Le pubblicità sono volte a invogliare un determinato acquisto mentre la propaganda è volta a far cambiare idea al popolo. Entrambe fanno leva sui sentimenti delle persone. Lo Stato operò anche nella direzione della limitazione della libertà. In tutti i paesi furono proibiti gli scioperi e coloro che si dichiaravano contro la guerra furono indicati come traditori di patria e disfatti. Le forze pacifiste tentarono di organizzare alcune manifestazioni pubbliche come le conferenze di Zimmerwald e Kienthal, in Svizzera. Entrambe produssero documenti rivolte ai governi in guerra affinché accettassero una pace ma non ottennero mai un riscontro. I pacifisti volevano terminare la guerra ripristinando la situazione di partenza per quanto riguarda i territori su cui dominare. I mezzi di comunicazione furono sottoposte a un rigido controllo e la censura. Per sostenere l’imponente impegno bellico i governi si trovarono nella necessità di estendere il proprio controllo anche nella vita economica del paese. Lo Stato divenuto principale committente delle imprese private impose la conversione delle attività industriali verso la produzione bellica e l’attuazione di una rigida pianificazione che stabiliva quantità e qualità dei prodotti sulla base delle esigenze del conflitto. Ci fu un grande sviluppo della ricerca tecnico scientifica che fece migliorare gli strumenti per andare in guerra. Si pensi ad esempio all’aeronautica. Inoltre si attivò un piano per il reclutamento di manodopera. A questo scopo si fece ricorso all’impiego delle donne, che per la prima volta si trovarono a rivestire incarichi abitualmente riservati agli uomini. Un’altra notevole conquista per le donne fu l’emancipazione sociale. A questo si deve aggiungere il ruolo che assunsero nella guerra. Infatti furono arruolati nelle truppe ausiliarie della Croce Rossa. L’intervento statale nell’economia comporta una restrizione dei diritti sindacali che in molti casi furono sospesi. Venne imposta nelle aziende una rigida disciplina di stampo militare che prevedeva durissimi orari di lavoro riti retribuzioni ridotte e divieto di sciopero e di manifestazione. Al termine del biennio 1915-1916 iniziò un progressivo calo dell’impeto sui fronti di battaglia. Affiorò la stanchezza; uno dopo l’altro i diversi eserciti passarono da un atteggiamento offensivo a uno difensivo; l’economia di guerra dopo il periodo di crescita della produzione si trovarono ad affrontare una fase calante, in cui la maggior parte delle nazioni coinvolte si ridusse allo stremo. 1917: l’anno di svolta Particolarmente critica era la situazione della Russia: avevano conquistato posizioni sul fronte orientale e i soldati, stremati dalla mancanza di rifornimenti, cominciavano a dare segni di cedimento, con numerosi casi di diserzione e insubordinazione. Il malcontento dilagava anche nel paese dove le durissime condizioni di lavoro esasperavano gli operai e la carenza di cibo e di beni primari prostrava la popolazione. Ci fu una manifestazione di protesta contro l’aumento dei prezzo: L’8 marzo 1917 fu indetto uno sciopero generale in occasione del quale i soldati solidarizzarono con i manifestanti. La protesta dilagò, tramutandosi in un moto rivoluzionario che segnò la fine del regime zarista e la presa del potere da parte dei bolscevichi. Il nuovo governo guidato da Lenin inizio subito le trattative con l’Austria-Ungheria e la Germania per l’uscita dal conflitto e condusse un armistizio, ratificato il 3 marzo 1918 con il trattato di Brest-Litovsk. Veniva meno così il principale avversario degli imperi centrali sul fronte orientale. Oltre che in Russia, nel 1917 le reazioni contro la guerra dilagarono in tutti i paesi coinvolti nel conflitto. ▪ in Francia la fanteria organizzò una protesta, che venne duramente repressa dalle autorità militari. ▪ in Austria, un paese già in difficoltà nel contenere le spinte centrifughe delle sue diverse componenti etniche, divamparono moti di rivolta della popolazione, oppressa dalla fame, stanca e demoralizzata. ▪ sempre più critica era inoltre la situazione della Germania dove si stava delineando una forte opposizione operaia alla guerra. Anche i socialdemocratici, che precedentemente avevano sostenuto lo so lo sforzo bellico, si divisero e buona parte richiede la fine delle ostilità. ▪ In Italia nell’agosto del 1917, la città di Torino insorse. L’imperatore fuggì dal paese il governo nazionale provvisorio fu affidato a un esponente socialdemocratico Friedrich Ebert. L’11 novembre la Germania firmò la resa: era la fine del conflitto. L’Europa si trova di fronte alle macerie della guerra, una vera e propria ecatombe e a milioni di reduci feriti. Nel conflitto erano stati mobilitati milioni di persone provenienti dalle campagne alle città ma anche dalle colonie e dai dominions. Disastroso era anche il bilancio in termini di perdite umane, tra i caduti e dispersi la maggior parte dei quali di età compresa tra i 20 e i quarant’anni. Come se tutto questo non bastasse il vecchio continente fu colpito da una devastante pandemia influenzale che fu chiamata spagnola. Questo nome fu dato perché inizialmente furono i primi a parlarne, perché essendo rimasti neutrali e quindi non soggetto a regimi di censura. Si trattava di un potentissimo virus che colpiva i polmoni, in molti casi senza lasciare possibilità di guarigione. I suoi effetti furono devastanti, che c’è ancora più vittime di quante ne avesse fatte la guerra. La spagnola apparsa improvvisamente e misteriosamente scomparve per cause altrettanto ignote. Questo virus deriva dagli Stati Uniti portato dai soldati questo venne tenuta nascosta per salvare la guerra e i fronti interni. L’8 gennaio 1918, mentre la guerra era ancora in corso, ma era già chiaro che si sarebbe conclusa con la vittoria dell’intesa, e il presidente degli Stati Uniti, Woodrow Wilson, enunciò il suo programma per la pace, divenuto celebre come i 14 punti. Egli intese ribadire come gli Stati Uniti non fossero entrati in guerra per desiderio di conquista, bensì con l’obiettivo di porre le condizioni per una pace giusta e duratura. Otto dei 14 punti si riferivano a specifiche condizioni questioni territoriali che si sarebbero dovute affrontare tenendo in considerazione gli interessi del popolo. • L’evacuazione delle truppe tedesche penetrate in Belgio nel 1914, il ripristino della sovranità del paese • Il riconoscimento dei diritti della Romania e della Serbia in relazione all’indipendenza politica e alle legittime rivendicazioni territoriali • La restituzione alla Francia della Alsazia e della Lorena • La creazione di uno Stato polacco indipendente • Lo sviluppo autonomo dei popoli compresi nell’ex impero asburgico così come di quelli del tramontato impero ottomano Alla base del programma Wilson Iano vi era l’idea che i nuovi confini territoriali dovessero tenere conto del principio di nazionalità e dell’autodeterminazione dei popoli (La volontà liberamente espressa dalle popolazioni). Altri cinque punti indicavano i principi generali per le nuove relazioni internazionali: • La diplomazia avrebbe dovuto rinunciare alla segretezza sottoponendosi al giudizio pubblico L’Italia era entrata in guerra con un patto segreto (patto di Londra) la • Avrebbe dovuto essere rimosse le barriere al commercio, lo sviluppo economico e la libertà di navigazione • Gli armamenti nazionali avrebbero dovuto essere ridotti al minimo indispensabile per la sicurezza interna • Le rivendicazioni coloniali sarebbero state affrontate con spirito di equità Un ultimo punto era quello che prevedeva la creazione della società delle nazioni, un’organizzazione sovranazionale che avrebbe dovuto assicurare la pace e risolvere diplomaticamente le controversie tra gli Stati membri, garantendo l’indipendenza e l’integrità totale. Se per il presidente americano la conclusione del conflitto rappresentava l’occasione per orientare lo scenario internazionale verso una pace giusta e duratura tra le grandi potenze vincitrici europee dopo l’enorme trauma e le immani periti della guerra, prevalse invece l’ambizione di ottenere vantaggi economici e territoriali. Esse vollero in particolare penalizzare la Germania, considerata l’unica colpevole del conflitto. Il 18 gennaio del 1919 si aprì a Parigi, nella reggia di Versailles, la conferenza generale per la pace, che vide la partecipazione delle 32 nazioni vincitrici mentre furono escluse quelle sconfitte. Pur avendo come riferimento ideale i “14 punti” Wilsoniani, di fatto nella conferenza prevalse la volontà punitiva delle potenze dell’intesa nei confronti degli imperi centrali e le mire egenomiche della Francia e della Gran Bretagna. ✓ La Francia ancora pervasa dallo spirito di nazionalismo “revansciste” desiderava dalla sconfitta subita del 1870, intendeva addebitare ai tedeschi le spese della ricostruzione, oltre a rivendicare la restituzione dei territori dell’Alsazia e della Lorena. ✓ La Gran Bretagna, aveva già raggiunto molti dei propri obiettivi nel corso della guerra. Le trattative si protrassero per più di un anno: se con il trattato di Versailles s’vennero sanciti gli accordi relativi al destino della Germania ci saranno altri trattati riguardanti le Paci con altri paesi. ▪ Saint-Germain per la pace con l’Austria ▪ Neuilly per gli accordi con la Bulgaria ▪ Trianon per quelli con l’Ungheria ▪ Sèvres per le trattative con la Turchia La pace con i Tedeschi fu stipolata con il Trattato di Versailes che imponeva alla Germania: o La cessione di tutte le colonie e la restituzione dell’Alsazia e della Lorena alla Francia o La concessione alla Francia per 15 anni del diritto di sfruttamento del bacino minerario della Saar Particolarmente severe nel trattato erano le clausole che riguardavano il settore militare, con le quali si stabiliva: o La smilitarizzazione della Renania (al confine con Belgio e Francia), i cui stabilimenti dedicati alla produzione bellica dovevano essere riconvertite in industrie civili o Lo smantellamento pressoché totale della flotta militare, ridotto a poche unità, e dell’aeronautica o La riduzione degli effettivi dell’esercito a non più di 100.000 uomini con l’abolizione della coscrizione obbligatoria Alle clausole di pace con la Germania seguirono quelle con l’Austria, ratificate nel trattato di Saint-Germain. La nuova Repubblica venne occupare un territorio decisamente inferiore rispetto a quello dell’impero asburgico. Sulle ceneri dell’impero sorsero nuove nazioni: oltre all’Austria l’Ungheria, la Repubblica cecoslovacca e il regno dei serbi, dei Croati e degli sloveni. L’Austria cedette inoltre territori alla Polonia alla Romania e all’Italia. All’Italia andava il Trentino Alto Adige, Trieste e la penisola dell’Istria. Con il trattato di Neuilly venne riconosciuta l’indipendenza della Bulgaria. Un altro momento importante del dopo guerra fu rappresentato dalla sottoscrizione del trattato di Sévres, in cui venne stabilito il nuovo assetto della Turchia, la nazione sorta dalla dissoluzione dell’impero ottomano. Esso dovette cedere alla Gran Bretagna, sotto la forma di mandato della società delle nazioni, il controllo della Palestina e dell’Iraq, e alla Francia quello del Libano e della Siria. L’impero russo si era di dissolto già nel 1917, in seguito alla rivoluzione di ottobre, e con la pace di Brest- Litovsk, firmata dalla Germania e Russia rivoluzionaria, il governo bolscevico aveva dovuto accettare pur di uscire dal conflitto la perdita di Ucraina Polonia Finlandia Estonia Lettonia e Lituania. L’obbiettivo delle potenze occidentali era quello di isolare la Russia bolscevica creando un cordone sanitario di Stati anticomunisti, cioè una barriera che la separasse dal resto dell’Europa evitando il dilagare del comunismo fuori dei suoi confini. Il 28 aprile 1919 era stato firmato il patto che sanciva la nascita della società delle nazioni, oggetto dell’ultimo dei 14 punti di Wilson. In tale patto si stabiliva che la società avesse sede a Ginevra e fosse composta da un’assemblea cui avrebbe partecipato i rappresentanti di tutti i paesi indipendenti a esclusione di quelli vinti, e da un consiglio direttivo, composto da nove membri cinque dei quali permanenti e quattro eletti dall’assemblea. Si trattava di un’organizzazione che avrebbe dovuto mirare alla risoluzione pacifica e democratica di tutte le controversie internazionali. Sei una nazione avesse intrapreso una guerra in violazione dei principi di auto determinazione dei popoli e di nazionalità, senza aspettare i tre mesi previsti per tentare una soluzione pacifica, sarebbe andato incontro a una serie di sanzioni amministrative. La società delle nazioni si rivelò però debole fin dalla sua prima fondazione. La condizione che tutte le decisioni dovessero essere prese all’unanimità, rendeva estremamente difficile qualsiasi risoluzione in merito alle questioni più delicate. Inoltre l’assenza di una forza militare che potesse imporre la decisione presa limitava fortemente la capacità operativa dell’organismo internazionale. Il fattore più grave, fu rappresentato dalla mancanza adesione degli Stati Uniti. Tale evento privava l’organizzazione del suo significato originale: se le chiamava fuori quella che era diventata una delle principali potenze mondiali. A ciò si deve aggiungere l’esclusione dei paesi come la Germania e la Russia destinati inevitabilmente a tornare sulla scena internazionale. Presto emersero i limiti dei trattati di pace firmati a Parigi: ❖ La formazione di nuovi Stati non eliminò la presenza di minoranze nazionali disse inglobate forzatamente: in particolare si trovavano a cubi coabitare i serbi, i croati e gli sloveni della nuova Jugoslavia così come i ciechi e gli slovacchi nella Repubblica cecoslovacca. Queste convivenze imposte avrebbero di lì a poco creato nuove tensioni internazionali. ❖ L’umiliazione inflitta alla Germania, la nazione su cui erano state riversate tutte le responsabilità del conflitto ❖ La società delle nazioni, a dispetto degli ottimi principi sui quali era nata, si rivelò un fallimento ❖ La fine di tre immensi imperi plurisecolari: zarista, asburgico e ottomano, creò nuovi fattori di instabilità politica internazionale. In particolare l’esito della rivoluzione russa condizionerà non poco l’evoluzione del quadro europeo negli anni 20 del 900.
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