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Riassunto primo capitolo "La democrazia del narcisismo", Sintesi del corso di Sociologia Dei Processi Culturali

breve riassunto del primo capitolo del libro

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 27/02/2022

LuciaActis
LuciaActis 🇮🇹

4.5

(6)

5 documenti

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Scarica Riassunto primo capitolo "La democrazia del narcisismo" e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia Dei Processi Culturali solo su Docsity! L’introduzione di apre con la lettera di un giovane suicida a Udine nel 2017. L’uomo scrive che vivere in un mondo di problemi, privo di garanzie, non è fattibile. Non si sente realizzato, né tantomeno parte di un qualcosa. Si sente estraneo ed impotente. La lettere riflette una frustrazione assai diffusa: la convinzione di chi credeva di aver diritto alla felicità è smantellata da chi questo diritto avrebbe dovuto garantirlo, ma ha fallito. Oggi gli italiani sentono di aver dato al loro Paese più di quanto hanno ricevuto indietro.. o forse sono loro stessi a non rendersi conto che comunque hanno sempre vissuto in uno stato di pace e benessere? Giovanni Orsina si chiede chi sia responsabile di questo tradimento: si incolpa solitamente la classe politica, ma essa ha veramente promesso e poi tradito? Perché forse essa non ha mai promesso nulla, ma allora perché gli italiani credono di averla udita? Nel primo capitolo partendo dalle posizioni di Alexis De Toqueville Orsina dimostra come la promessa che tutti abbiano il diritto alla piena felicità e realizzazione è connaturata alla democrazia, intesa proprio come modello di società. Tuttavia ciò deve appoggiarsi a congiunture storiche, come nel caso delle due Guerre Mondiali. Successivamente negli anni ‘60 la promessa di felicità si è separata dalle contingenze storiche che l’avevano contenuta. Il disegno democratico per Orsina è incredibilmente contradditorio: chi tenti di svilupparne i principi giungerà all’autodistruzione del sistema, mentre chi voglia salvaguardarlo dovrà farlo attraverso un costante esercizio pratico di continua correzione e bilanciamento. Con democrazia l’autore non intende solo un sistema istituzionale o un patrimonio di valori, bensì la promessa che ciascun essere umano abbia pieno e assoluto controllo sulla propria vita, conducendola come meglio crede. Ciò chiaramente implica una pretesa che tale promessa sia mantenuta. È necessario che i soggetti coinvolti appartengano a una certa categoria antropologica: la democrazia infatti funziona solo se i cittadini sono in grado di autolimitarsi, nonostante essa li spinga a desiderare oltre ai limiti (paradosso della democrazia). Toqueville parte da questa contraddizione e analizza come lo sviluppo di idee e pensieri diversi, alla base della vita democratica, stia oggi mettendo in pericolo l’ordine democratico. Quindi la democrazia stessa ha degli effetti negativi tra cui un modo troppo veloce di conoscere la realtà, un richiamo alla vita pratica che non lascia tempo per studiare o approfondire. Ci sono conseguenze negative anche sul piano psicologico: essa rende gli individui materialisti e spiritualmente sterili; essi sono deboli e si ostacolano a vicenda. Le conseguenze sociologiche riguardano invece la tendenza all’autoisolamento, la mancanza di solidarietà reciproca. Esistono tuttavia dei contrappesi alla democrazia: ad esempio la religione è uno di questi. Essa riconduce l’attenzione dell’uomo verso le cose dello spirito. Altre soluzioni sono certamente la partecipazione alla vita pubblica, l’associazionismo, la lettura dei giornali e in assoluto “l’interesse bene inteso”, vale a dire la tendenza degli uomini ad adottare comportamenti favorevoli alla collettività se indotti a farlo non tanto con argomenti etici ma di natura utilitaristica. Così si viene a creare il profilo del cittadino che permette la sopravvivenza della democrazia: un uomo che sia capace di autolimitarsi nonostante l’assoluta promessa di autoderminazione democratica. Orsina prende poi in considerazione il pensiero del filosofo Josè Ortega y Gasset e dello storico Huizinga. La loro riflessioni sulla democrazia sono molto cupe: ritengono che la malattia sia soprattutto spirituale, estirpabile quindi solo attraverso una difficilissima catarsi storica. Entrambi mostrano come tale crisi sia dovuta all’ascesa del livello storico, il che non ha solo tratti negativi: il dramma è proprio il fatto che emancipazione e nichilismo non sono separabili. Le loro opere analizzano il periodo interbellico lungo tre direttrici diverse: intellettuale, psicologica e politica. La civiltà occidentale ha smarrito i principi etici ma anche i parametri per distinguere il vero dal falso. Il ragionare umano diventa così antinomicco e ambivalente. L’individuo qualunque si trasforma in un uomo-massa: privo di qualifica, generico, un bimbo viziato senza limiti, un arrogante, ermetico, indocile, egocentrico, incapace di distinguere il serio dal faceto. Sostanzialmente la società moderna ha prodotto un cavernicolo che pretende di governare direttamente. In questo modo si passa all’iperdemocrazia e all’iperpolitica. L’uomo-massa mira ad affermare le proprie argomentazioni superficiali senza interessarsi dell’autodeterminazione della comunità. L’iperpolitica dunque da un lato è capace di blandire l’uomo-massa, dall’altro lo inquadra in una gerarchia ferrea. Dopo la Seconda Guerra Mondiale si assiste in Europa occidentale ad un ritorno della democrazia come regime politico e istituzionale: tuttavia la scelta non è convinta bensì dovuta principalmente a due fattori, vale a dire le dittature appena rovesciate e la Guerra Fredda. Questa democrazia presenza debolezze etico-politiche; tuttavia la sua fragilità è compensata da tre contrappesi. Il primo di questi è la delimitazione fra una sfera pubblica e le sfere del mercato e del privato. Gli anni ‘50 sono ricordati come un decennio assai repressivo ed estremamente conservatore, ma tuttavia si è attuata la trasformazione dell’uomo- massa in cittadino funzionale all’ordine democratico. Il secondo contrappeso è l’opera di depoliticizzazione, il cui fine è salvaguardare il governo della sfera pubblica dai danni del conflitto democratico. La politica si muove entro limiti stabiliti, a ciò si associa il processo di integrazione sovrannazionale e l’innalzamento del tasso tecnico dell’attività di governo. Infine il terzo contrappeso consiste nella rinuncia all’iperdemocrazia: si impongono strumenti di mediazione tra l’elettore ed i rappresentanti, sono letti i delegati che sono professionisti ed inoltre dopo la Seconda Guerra Mondiale si assiste ad un processo di ricostruzione tramite ad esempio le Costituzioni varate tra il 1946 ed il 1949. Tuttavia sorge spontanea una domanda: perché mai gli Europei si sono accontentati in questo modo? Sicuramente c’è stata molta umiltà e molta pazienza in seguito alla Seconda Guerra Mondiale, grazie anche al revival religioso. Ha giocato inoltre un ruolo importante la Guerra Fredda, la quale ha prodotto la legittimazione delle gerarchia e delle limitazioni all’autodeterminazione individuale. Ed infine una motivazione va
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