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Riassunto primo Dopoguerra in Germania, Francia e UK, Italia storia quinto anno, Appunti di Storia

Riassunto del periodo post Prima guerra mondiale in Germania (Repubblica di Weimar, Hitler, piano Dawes), Francia e Regno Unito (accordi di Locarno, patto Briand-Kellogg) e Italia (D'Annunzio e Fiume, Mussolini e Fascismo, biennio rosso, squadrismo, marcia su Roma, Matteotti)

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 25/07/2023

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Scarica Riassunto primo Dopoguerra in Germania, Francia e UK, Italia storia quinto anno e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! IL DOPOGUERRA IN GERMANIA Il periodo che seguì la fine del primo conflitto mondiale costituì un momento di crisi per tutti i Paesi coinvolti, ma in particolar modo per le Nazioni sconfitte come la Germania. Qui, la fuga dell’imperatore condusse nel novembre 1918 alla proclamazione della Repubblica tedesca, nata anche nella speranza di ottenere trattative di pace meno punitive. Nel nuovo governo a dominare era il Partito socialdemocratico tedesco, che non fu però in grado di risolvere le problematiche che il Paese stava attraversando e di raggiungere quindi una certa stabilità. Il conseguimento di questa stabilità venne ostacolato, tra le altre cose, dalla frattura interna nel movimento socialista, tra: ● minimalisti, i più moderati; ● massimalisti, di stampo bolscevico, che decisero poi di staccarsi definitivamente confluendo nel Partito comunista tedesco. Inoltre, erano ormai frequenti gli episodi di guerra civile, che culminarono in veri e propri tentativi di colpo di stato: - da parte dell’estrema Destra; - da parte dell’estrema Sinistra. Ricordiamo ad esempio la Lega di Spartaco, un gruppo che ambiva a riprodurre in Germania l’operato dei bolscevichi in Russia, rovesciando prima di tutto il governo socialdemocratico. L’insurrezione venne repressa nel sangue da organizzazioni paramilitari nazionaliste (non appartenenti alle forze statali), che durante gli scontri uccisero anche due leader della Lega: Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. A gennaio si tennero le elezioni per l’assemblea costituente, la quale approvò poi la Costituzione di Weimar che si mostrava molto più democratica e avanzata per quanto riguarda i diritti politici e civili: venne sancito il suffragio universale anche femminile, vennero garantite molte tutele sociali e si stabilì che il Governo dovesse rispondere al Parlamento. Con le elezioni, però, il Partito socialdemocratico aveva ormai perso la sua maggioranza parlamentare, ritrovandosi costretto a governare in alleanza con i cattolici e i liberali ed aggravando quindi la situazione di instabilità politica. A peggiorare le condizioni contribuì inoltre la propaganda nazionalista antidemocratica, che mirava a diffondere la leggenda della “pugnalata alle spalle” per cui al momento degli accordi di pace la Germania avrebbe potuto continuare a combattere ambendo alla vittoria, mentre il Governo non era stato in grado di stipulare delle trattative dignitose. Il trattato di Versailles aveva infatti imposto il pagamento di un pesante indennizzo di guerra che il Paese non era però capace di risarcire. In seguito al mancato pagamento di alcune rate, la Francia decise dunque di invadere e di occupare l’importante regione mineraria della Ruhr. Non potendo rispondere con le armi in quanto la Germania era stata smilitarizzata in seguito ai trattati, il governo invitò operai e imprenditori a scioperare. Venne però in questo modo bloccata la produzione, ostacolando ulteriormente la possibilità di risarcire i danni di guerra e aumentando l’inflazione. In questo contesto il malcontento non fece altro che crescere, alimentando gli estremismi. Il Partito nazionalsocialista (di estrema Destra), ad esempio, tentò sotto la guida di Adolf Hitler un vero e proprio colpo di stato, che venne però sventato. Hitler fu quindi arrestato, e durante la sua prigionia ebbe modo di scrivere il “Mein Kampf” in cui presentava il suo progetto politico, fondato sull’idea della superiorità della razza ariana e sull’avversione nei confronti di ebrei e slavi. La crisi economica condusse all’introduzione di una nuova valuta, detta Rentenmark, che riuscì effettivamente a migliorare le condizioni economiche diminuendo l’inflazione. Inoltre, l’Europa reagì alle difficoltà tedesche emanando un piano d’aiuto, il piano Dawes, che prevedeva: In questo contesto di ansia di rinnovamento, il 23 marzo 1919 Benito Mussolini fondò a Milano, in piazza San Sepolcro, i primi Fasci di combattimento. Il loro programma a tratti incoerente era caratterizzato da: ● rivendicazioni nazionaliste ed espansionistiche; ● l’avversione nei confronti della Chiesa e della monarchia; ● l’ostilità nei confronti del Partito socialista, ritenuto antinazionale. Per questo motivo, la prima azione violenta fu compiuta ai danni della sede del giornale socialista “Avanti!”. A livello economico, nel primo dopoguerra l’Italia si impegnò a smilitarizzare le truppe e a riconvertire la produzione industriale che era stata precedentemente adattata ad una produzione di guerra. Era forte l’inflazione, che condusse i ceti più poveri a vivere in condizioni di miseria che scaturirono in vere e proprie rivolte per il carovita, mentre i contadini iniziarono ad occupare pacificamente le terre incolte che erano state precedentemente promesse loro. In questo contesto si poté contare su un’ampia partecipazione dei cittadini alla vita politica, tramite soprattutto i partiti di massa: ➔ il Partito popolare guidato da don Luigi Sturzo, di stampo cattolico dopo un lungo periodo di astensione dalla vita politica con il “non-expedit”. Il loro programma era caratterizzato da una grande attenzione ai problemi sociali, la richiesta di riforme per favorire le autonomie locali e la volontà di contrastare il socialismo e il nazionalismo più estremo; ➔ il Partito socialista dominato dai massimalisti, che però aderivano al bolscevismo solo teoricamente, mentre la corrente riformista di Turati restava forte. Alle elezioni del 1919, il Partito liberale venne duramente sconfitto dal Partito popolare e da quello socialista. Nonostante ciò, nessuno dei due partiti riuscì ad ottenere una maggioranza assoluta e si mostrarono inoltre incapaci di governare insieme. A questo punto, continuava ad aggravarsi la frattura interna nel Partito socialista tra minimalisti e massimalisti, che sostenevano la necessità di dar vita ad una rivoluzione come era avvenuto in Russia. Per questo nel 1921, durante il Congresso di Livorno la corrente massimalista si distaccò dal Partito per formare il Partito comunista d’Italia, guidato da Togliatti e Gramsci. Anche a causa della crisi economica, alla fine della guerra si aprì in Italia un periodo ricordato come “biennio rosso”, caratterizzato da instabilità politica e lotte sociali e sindacali. Gli operai iniziarono così ad occupare le fabbriche, come avvenne nel 1920 a Torino dove i lavoratori assunsero il controllo della Fiat per dar vita ai consigli di fabbrica, ispirati ai soviet. Per risolvere la questione, il governo Giolitti propose un compromesso, per cui attribuì ai consigli alcuni poteri di controllo sulle scelte della dirigenza che erano però solamente formali. Anche nelle campagne si manifestarono numerose insurrezioni. I braccianti stagionali iniziarono ad occupare i campi, a scioperare e a boicottare i grandi proprietari in segno di protesta per la crescente disoccupazione. Protestavano inoltre i piccoli proprietari terrieri che temevano di perdere le proprie terre. Le leghe contadine, organizzazioni a sostegno dei disoccupati e delle richieste poste allo Stato liberale che non era in grado di affrontare la crisi, iniziarono quindi adesso a moltiplicarsi e a suddividersi in base alla loro tendenza politica: - le Leghe bianche, di stampo cattolico; - le Leghe rosse, si stampo socialista. In reazione, i Fasci di combattimento iniziarono a presentare lo squadrismo come loro tratto distintivo, organizzandosi in piccoli gruppi di giovani nazionalisti che utilizzavano la violenza per reprimere l’opposizione, come nel caso dei proprietari terrieri nei confronti dei braccianti. Oltre alla violenza fisica, ricorrevano anche a pesanti umiliazioni come l’ingerimento di olio di ricino, un purgante. Lo squadrismo venne poi utilizzato anche come strumento di lotta anti-socialista e anti-cattolica, aggredendo e intimidendo i capi delle loro leghe e devastando le sedi della loro stampa e dei loro sindacati. In risposta, socialisti e comunisti tentarono una repressione armata organizzando gli “Arditi del popolo” in contrapposizione agli squadristi, ma risultarono mal organizzati e impreparati. Tra il 1920 e il 1922 si combatté perciò una vera e propria guerra civile, in cui si contrapponevano fascisti e socialisti/comunisti. Se lo Stato liberale aveva già da tempo provocato una forte sfiducia per la sua incapacità di gestire le problematiche e le sommosse, adesso venne messo ulteriormente in crisi dall’affermazione del Fascismo. Molti funzionari statali e forze dell’ordine simpatizzavano infatti con gli squadristi, appoggiando spesso le loro azioni fornendo armi e mezzi. Il malcontento incrementò con il ritorno al governo di Giolitti nel 1920, permettendo ai fascisti di approfittare della crisi dei liberali per garantirsi l’approvazione di proprietari terrieri ed industriali, che volevano restituire l’ordine in chiave anti-socialista e anti-bolscevica. Alle elezioni del 1921, vennero presentati i Blocchi nazionali, per cui fascisti, nazionalisti, giolittiani e popolari confluirono in una sola lista per contrastare il successo di socialisti e comunisti. I fascisti ottennero ben 35 deputati, ma non venne raggiunta però una maggioranza stabile, provocando una fase di instabilità. Mussolini ne approfittò per purificare e legalizzare l’immagine che si era data del fascismo, segnata dalla violenza, e patuì perciò un patto di pacificazione con i socialisti con il quale si distaccava dagli squadristi, tra cui si diffuse il malcontento. In questo modo, il movimento fascista passò ad essere un vero e proprio Partito, capace di controllare maggiormente lo squadrismo. A questo punto, i socialisti organizzarono uno sciopero pacifico contro la violenza fascista, pur fallendo. I fascisti decisero dunque di adottare una soluziona alternativa al fine di evitare il ritorno al potere di Giolitti e di formare una maggioranza forte attorno a Mussolini. Tra il 27 e il 28 ottobre 1922 ebbe luogo la cosiddetta marcia su Roma, per cui
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