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Immaginazione Sociologica: Teorie Sociali e Strutture Sociali - Prof. Bazzani, Appunti di Sociologia

Questo testo introduttivo esplora l'immaginazione sociologica, la capacità di riflettere su come i problemi personali possono essere questioni condivise, e presenta teorie sociali e strutture sociali come schemi per comprendere il mondo. Il testo copre l'importanza del contesto sociale, l'identità e i gruppi, la parte del mondo in cui viviamo, il tipo di occupazione, le gerarchie e le istituzioni, e il ruolo della sociologia nel mondo sociale.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 10/03/2024

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Scarica Immaginazione Sociologica: Teorie Sociali e Strutture Sociali - Prof. Bazzani e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! Progetto sociologia Capitolo uno – immaginazione sociologica La sociologia ha cercato di capire come gli uomini, nel mondo, siano reciprocamente connessi. L’immaginazione sociologica è la capacità di riflettere sistematicamente su quanto cose da noi percepite come problemi personali siano, in realtà, questioni sociali condivise da altri individui. L’immaginazione sociologica mette in discussione alcune tendenze di fondo che tutti noi abbiamo e aiuta a cogliere le molteplicità delle relazioni di intimità, mettendo in discussione le nostre supposizioni riguardo le basi naturali invece che sociali di una particolare situazione. Fare indebite generalizzazioni a proposito di individui partendo da ciò che crediamo di sapere sui gruppi a cui appartengono è ciò che si chiama stereotipo, ovvero credenze solitamente falsa, o perlomeno esagerate, relative ai membri di un gruppo. Con discriminazione attiva si definisce con ogni comportamento, pratica o politica che danneggi, escluda o svantaggi le persone sulla base della loro appartenenza a qualunque gruppo o categoria sociale. Tutti possediamo un certo livello di immaginazione sociologica; ogni volta che cerchiamo di dare un senso ai mondo sociali che ci circondano iniziamo a pensare sociologicamente. Una buona immaginazione sociologica è molto di più che fare ampie generalizzazioni sugli individui. Il contrassegno di una buona immaginazione sociologica è la capacità di porre domande non scontate, di fare domande “difficili”, anziché accettare immediatamente risposte preconfezionate (stereotipi). I sociologi hanno sviluppato un insieme di teorie sociali, cioè schemi molto generali che suggeriscono determinati assunti e asserti su come funziona il mondo. Hanno sviluppato anche metodi di ricerca, ovvero modi di studiare sistematicamente tali questioni, per trovare nuove evidenze empiriche che permettano di elaborare nuove risposte. Le domande della sociologia riguardano il mondo in cui viviamo nel suo complesso. Imparare a porre le domande importanti e pensare in modo approfondito a come argomentare le risposte è il cuore del progetto sociologico. La sociologi si occupa principalmente di capire come gli individui partecipano alla, e sono influenzati dalla, società in cui vivono. Ci riferiamo a questa influenza della società sugli individui con il termine contesto sociale; le vite individuali si svolgono dentro contesti: gli ambienti sociali sono definiti dalle condizioni economiche e culturali in cui ognuno vivrà. Diversi fattori influenzano la nostra vita:  la famiglia di origine e il livello di istruzione, la ricchezza e il reddito dei genitori. L’importanza della situazione familiare è considerata una chiave per la comprensione di come gli individui si sviluppano.  il quartiere e la comunità in cui cresciamo e viviamo.  l’istruzione che si riceve.  identità e gruppi a cui finiamo per appartenere sono fattori importanti che predicono il che direzione andremo nella nostra vita, i tipi di opportunità di cui godremo e come il resto del mondo ci considererà.  il tipo di occupazione che ognuno ricoprirà.  la parte del mondo in cui viviamo e il periodo in cui noi nasciamo influenza le opportunità a nostra disposizione. Con sociologia intendiamo lo studio dei diversi contesti attraverso cui le vite degli individui prendono forma e il mondo sociale viene creato. Le due componenti cruciali sono l’interazione sociale e la struttura sociale. L’interazione sociale si riferisce al modo in cui le persone agiscono insieme, modificando o alterando il proprio comportamento in risposta alla presenza degli altri. È governata da un insieme di norme che ci aiutano a sapere che cosa è appropriato e che cosa non è appropriato fare in una data situazione. L’importanza della componente “sociale” dell’interazione sociale ci appare in tutta la sua chiarezza quando violiamo le regole sociali del comportamento accettabile. Le società sviluppano un insieme di norme che disciplinano il nostro comportamento, ci forniscono le linee guida per la condotta; anche se non sono scritte da nessuna parte, le impariamo e le assorbiamo attraverso le nostre interazioni con gli altri. I sociologi usano il concetto di struttura sociale per descrivere i molti modi diversi con cui le regole e le norme diventano modelli durevoli che plasmano e regolano le interazioni sociali. Identifichiamo due componenti critiche della struttura sociale: le gerarchie e le istituzioni. Una gerarchia sociale è un insieme di importanti e durevoli posizioni sociali che forniscono a individui e gruppi differenti di status; i ruoli che ricopriamo nella vita (posizioni all’interno di un’istituzione e o di un’organizzazione cui sono associate regole specifiche o aspettative di comportamento) sono in parte determinati dalla nostra posizione sociale. Le istituzioni della società forniscono i modelli su cui si fonda la nostra esistenza quotidiana; non cambiano facilmente, sono difficile da eludere e a esse dobbiamo rispondere frequentemente. Questi due tipi di strutture sociali (gerarchie/ruoli – norme/istituzioni) si formano reciprocamente: attraverso le nostre interazioni sociali rafforziamo norme e istituzioni, e queste a loro volta plasmano e guidano le nostre interazioni con gli altri. Si possono trovare indizi di pensiero sociologico ovunque le persone parlino o riflettano attorno alle proprie comunità o istituzioni. Il desiderio di rispondere a domande difficili sul mondo è il punto in cui la filosofia si trasforma nella sociologia e nella scienza sociale. Il termine sociologia è associato al filosofo Comte che pensava che la sociologia sarebbe diventata la scienza fondamentale del mondo sociale articolandosi in statica sociale e dinamica sociale. Tra il 1880 e il 1910, le scienze sociali hanno iniziato a sistematizzarsi in insiemi organizzati di conoscenze e in profili disciplinari distinti. Furono due gli sviluppi fondamentali che stimolarono le scienze sociali in generale e la sociologia in particolare; il periodo dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione. Durante questo periodo aumentarono anche i movimenti sociali, caratterizzati dall’azione collettiva finalizzata a produrre qualche tipo di cambiamento nella società. Capitolo Due – le teorie sociali Le teorie sociali sono concezioni sistematiche del rapporto tra individuo e società. L’obiettivo di alcune e di spiegare le caratteristiche generali di tutte le società, mentre altri si applicano soltanto a singoli aspetti del mondo sociale. Le basi della sociologia moderna possono essere ricondotte agli scritti influenti della seconda metà del XIX secolo e dell’inizio del XX secolo. Questo fu un periodo di enorme cambiamento caratterizzato da: 1. passaggio da un’economia basata sul lavoro nei campi a un’economia fondata sull’industria e sul lavoro in fabbrica 2. migrazione dalle aree rurali alle città 3. passaggio dalle monarchie alle democrazie 4. mutamento del ruolo della religione nella società. Karl Marx (appunti) Durkheim si domandò come le società potessero continuare a funzionare nonostante tali cambiamenti. Egli credeva che il sociologo fosse come il medico: il paziente, nel caso del sociologo, è la società e la malattia da curare era rappresentata dalle diverse forme di disordine sociale. Sono tre gli aspetti fondamentali della sua opera:  lo sviluppo del concetto di fatto sociale. Definiva fatti sociali le regolarità e le regole della vita quotidiana che sono proprie di ogni comunità umana, mentre altro scienziati sociali iniziarono a fare riferimento ai suoi utilizzando il concetto di forze sociali. I fatti sociali, o le forze sociali, sono “sociali” in quanto prodotti dall’agire umano e sono “fatti”, o “forse”, nel senso che noi Il potere può esprimersi in molteplici modi; tuttavia, esso assume la sua massima rilevanza quando si esprime attraverso le principali istituzioni politiche. L’insieme di queste istituzioni politiche formali di qualunque società è detto stato. Queste istituzioni includere in primo luogo i tre poteri fondamentali dello stato (esecutivo, legislativo e giudiziario) e tutti gli apparati burocratici che li affiancano nello svolgimento delle loro funzioni. Il ruolo dello Stato nel far rispettare i contratti è cresciuto nel corso del tempo, fino a includere un’ampia gamma di strumenti che contribuiscono al funzionamento di un’economia di mercato. Una delle azioni più importanti dello stato è regolare l’economia, per cercare di offrire condizioni paritarie a tutti i partecipanti. Le politiche e i programmi adottati in mantenuti dallo stato hanno un enorme importanza. Le politiche fiscali sono importanti specialmente per la distribuzione del reddito e della ricchezza; tutti i governi devono passare i propri cittadini perché paghi e servizi forniti. Complessivamente, la distribuzione di determinate risorse a determinati cittadini e funzione della politica di governo Gli stati tendono ad adottare politiche che favoriscono gli interessi dei potenti. Il primo punto di vista è quello che potremmo chiamare teoria dello stato basato sulla sicurezza di impresa: a prescindere dalle preferenze di chi è il governo, lo stato nel suo complesso è fortemente incentivato ad assicurare che le grandi imprese abbiano la fiducia e la sicurezza necessarie per fare investimenti che creeranno posti di lavoro e produrranno crescita economica. Il secondo punto di vista si focalizza sul potere politico relativo posseduto da gruppi differenti: le grandi industrie e le persone abbienti dispongono semplicemente di maggiori risorse per influenzare la politica di quante ne abbiano i gruppi che rappresentano la classe operaia o la classe media. Capitolo Dieci – razzismo e immigrazioni Weber ha definito i gruppi etnici come quei raggruppamenti umani che coltivano la convinzione soggettiva di avere una discendenza comune. L’ingrediente chiave dell’appartenenza etnica e la convinzione di condividere lo stesso linguaggio. Weber non ha attribuito alla razza la stessa natura soggettiva; supponeva che la razza fosse determinata da tratti ereditati o era editabili comuni derivati di fatto dalla comune discendenza. Questa concezione delle razze è detta essenzialismo: essa suppone che l’identità degli individui dipende da caratteristiche fondamentali e innate radicate nel profondo, ereditate e immutabili. I sociologi oggi credono che l’identificazione razziale sia un processo soggettivo al pari della classificazione etnica. Ciò che varia tra razza ed etnia è semmai ciò su cui ci si basa nel tracciare i confini tra gruppi. Le nostre classificazioni razziali sono basate non su qualche criterio oggettivo di somiglianza fisica, ma sulle nostre credenze e percezioni, anch’esse influenzate socialmente, a proposito dei tipi di persone che sarebbero biologicamente simili o diverse. Quindi intendiamo per etnia ciascuno dei gruppi di un sistema classificatorio che attribuisce agli individui una discendenza comune sulla base della percezione di somiglianze culturali; per razza ciascuno dei gruppi di un sistema classificatorio che attribuisce agli individui la stessa discendenza sulla base della percezione di somiglianze fisiche considerata innate. I sociologi presentano spesso la razza come una costruzione sociale, un fenomeno sociale che è inventato dagli esseri umani e plasmato dalle forze sociali che operano in un determinato contesto. La concezione costruttivista della razza, tesi secondo cui le categorie razziali sono creazioni sociali non fatti biologici, può essere messa a confronto con la concezione essenzialista della razza, la quale afferma che esistono differenze di natura biologica destinate a passare di generazione in generazione. Dire che la razza è costruita socialmente a diverse implicazioni:  è basata su un sistema classificatorio che hai inventato pertanto artificiale anziché naturale  non è opera di un singolo individuo, bensì il prodotto delle masse di individui che costituiscono una società  il suo significato varia al cambiare della società. Il razzismo è un sistema secolare di dominio globale che gerarchizzar l’umanità in gruppi superiori e gruppi inferiori. La razzializzazione è un processo che attribuisce a collettività di esseri umani caratteristiche negative che vengono considerate “naturali”, insormontabili, immodificabili. Ciò agevola il mantenimento dei privilegi e ostacola la messa in discussione delle discriminazioni. Per quanto riguarda l’etnia, l’etnicizzazione consente di coglierne la dimensione processuale, il suo prodursi necessariamente entro e per effetto di contatti e rapporti sociali. I processi di etnicizzazione sono assimilabili a quelli di razzializzazione ogni qualvolta sia rintracciabile l’idea che una persona e un gruppo non possono cambiare; questa idea di fissità è la caratteristica più importante dell’idea originaria di razza. Le razze umane non esistono, perché è provato scientificamente che non abbiano fondamento biologico. La razza incide in modo fortemente asimmetrico sulle opportunità, sui diritti e sui privilegi. In sociologia, il termine razzismo si riferisce a due fenomeni: il pregiudizio e la discriminazione. I pregiudizi sono credenze, emozioni e atteggiamenti negativi che hanno per oggetto gruppi interi; sono giudizi prematuri su individui basati su stereotipi, ossia generalizzazioni semplificate a proposito di un certo gruppo. La discriminazione consiste in qualsiasi comportamento che danneggi individui o causi loro svantaggio in considerazione della loro appartenenza a un certo gruppo; impedisce gruppi subordinati di migliorare la propria condizione. Le forme di discriminazione più gravi consistono spesso nei ricorso alla violenza fisica (il linciaggio per minacciare, punire terrorizzare i neri o il genocidio, ossia lo sterminio deliberato e sistematico di una categoria di persone). Gli atti di discriminazione etnica e razziale possono essere individuali o istituzionali. Per discriminazione individuale si intende un’azione che danneggia uno o più individui in quanto membri di una qualche categoria particolare (può essere anche non intenzionale); quando sono le azioni o politiche di organizzazioni o di istituzioni sociali escludere, ostacolare o danneggiare membri di gruppi specifici, siamo in presenza di un caso di discriminazione istituzionale (può essere sia intenzionale sia non). La ricerca ha dimostrato che anche i bambini molto piccoli assorbono i pregiudizi razziali e agiscono in conformità ad essi; impariamo a pensare e ad agire in modo razzista dalle persone da cui siamo circondati - siamo socializzati al razzismo. Le gerarchie razziali non si formano per caso; sono il prodotto delle iniziative prese da certi individui per acquisire e preservare privilegi sociali. La migrazione è il processo attraverso cui gli individui si spostano da un luogo a un altro. Concepire la migrazione come un processo significa riconoscere che non si tratta di un evento singolo, bensì di qualcosa che si svolge nel tempo. I sociologi distinguono le migrazioni, l’atto di lasciare un certo luogo, dall’immigrazione, l’atto di arrivare a stabilirsi in un altro. È indubbio che nelle migrazioni le motivazioni individuali siano importanti, prima fra tutti il desiderio di migliorare la propria esistenza. Si distinguono i paesi di destinazione, cioè quelli in cui mirante arrivano, dai paesi di provenienza. Un’altra distinzione è quella tra migrazioni volontarie e migrazioni forzate: le migrazioni volontarie sono quelle determinate da scelte operate liberamente da individui che si muovono da un paese all’altro o all’interno dello stesso paese al fine di migliorare le proprie condizioni di vita; le migrazioni forzate sono quelle in cui gli individui si spostano da un luogo all’altro per fattori indipendenti dalla propria volontà. Quest’ultimi si dividono in migrazioni forzate interne (che si verificano in seguito all’esistenza di fattori espulsive spazialmente circoscritti) e migrazioni forzate internazionali (che si hanno quando i fattori espulsiva spingono a fuggire oltre i confini statali verso altre nazioni che potrebbero garantire accoglienza e protezione). Nel corso della storia molte società hanno cercato di limitare il regolare sia l’immigrazione che l’emigrazione. Negli ultimi tempi, a preoccupare molti paesi è la cosiddetta fuga di cervelli, ossia l’emigrazione dei cittadini con livelli elevati di istruzione e altre qualifiche professionali verso paesi dove è possibile utilizzare le proprie competenze in modo più produttivo e guadagnare di più. I sociologi mettono a confronto il livello di benessere con migrante potenziale può aspettarsi di raggiungere il paese d’origine con quello che egli immagina di poter assicurare asse e alla sua famiglia nel paese di destinazione. I fattori di spinta sono quelli che inducono le persone a lasciare il loro paese; i fattori di attrazione sono quelli che attraggono le persone a recarsi in un determinato paese. Capitolo quattordici – crimine, devianza e controllo sociale I sociologi chiamano gruppo sociale un insieme di individui che interagiscono fra loro e condividono un senso di appartenenza. Il primo assunto fondamentale nello studio della devianza e del controllo dice che l’inziale battaglia riguarda innanzitutto la nozione di normalità dei genitori e, solo secondariamente, quella del bambino. La devianza e il controllo costituiscono sempre un binomio in cui è il gruppo più forte a determinare cosa è normale e cosa è deviante. Le idee e i valori simbolici relativi ai membri di un gruppo sono ciò che i sociologi chiamano confini simbolici e sono questi a fornire a un gruppo la sua vera identità. I confini, però, non sono usati solo per delimitare spazi fisici, ma anche spazi simbolici, che comportano la creazione di differenze tra le idee di “noi” e di “loro”. I comportamenti definiti devianti sono quelli che conducono a trasgredire i confini, sia che a infrangerli sia un membro interno oppure uno esterno alla comunità. I gruppi si danno delle regole che stabiliscono cosa i membri debbano fare, ma si dotano anche di regole specifiche su cosa non debbano fare. Spesso regole esplicite volte a proibire certi tipi di comportamento sono messe per iscritto (es. Codice di Hammurabi). È importante distinguere fra la frequenza o rarità di certi comportamenti e se esse violano le regole scritte o implicite. Si fa una distinzione tra quello che è statisticamente deviante, cioè la maggior parte delle persone si comporta in un determinato modo in una determinata situazione, e socialmente deviante, cioè un comportamento che viola regole sociale. Questa distinzione è importante perché ciò che è considerato deviante ha poco a che fare con quanto frequentemente si verifica. Inoltre è necessario distinguere tra comportamenti devianti e persone devianti: il fatto che qualcuno compia un’azione che altri membri del gruppo o della società definirebbero devianti non significa che questa persona venga definita allo stesso modo. Con comportamento morale si intende i comportamenti considerati buoni e giusti, quindi morali, e quelli considerati ingiusti o cattivi, immorali. Un’altra distinzione è quella tra la punizione interessata e la punizione disinteressata, che si riferisce a due diversi tipi di individui devianti e a due diversi tipi di motivi per cui vengono puniti. La punizione può derivare dal desiderio di proteggere i beni e le proprietà, oppure dal tentativo di orientare e controllare il comportamento degli individui. La campagna contro l’alcol condusse al Proibizionismo e all’inizio del Movimento della Temperanza (1873), quando un piccolo gruppo di donne bianche appartenenti alla classe media fece irruzione in un saloon pregando il gestore di non servire più alcol ai propri clienti. La scintilla si diffuse in tutto il paese, portando alla chiusura di numerosi locali pubblici e all’approvazione di leggi che vietavano la vendita di alcolici. Il successo di questo movimento era legato al fatto che le leader principali fossero le mogli dei professionisti di brillanti della upper middle class. Seguirono due decenni di acceso dibattito e l’atto di morte del Proibizionismo venne decretato dal governatore Roosevelt quando innalzò un bicchiere di liquore durante un evento pubblico, segnando l’avvento di una nuova posizione orale nei confronti degli alcolici. Una campagna simile venne fatta contro l’oppio e contro la morfina, utilizzata come farmaco antidolorifico. Chi definisce la devianza? Ciò che è considerato deviante, o criminale, è spesso del tutto arbitrario. Negli anni ’60, alcuni sociologi hanno iniziato a esaminare i contesti in cui il comportamento deviante, criminale o anomalo era definito tale da individui che occupavano posizioni di potere. Una fra le teorie più interessanti era quella che metteva in discussione l’idea che vi fossero differenze reali e oggettive tra i comportamenti normali e quelli devianti. Invece di concentrarsi sul
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