Scarica Riassunto Psicologia delle organizzazioni e più Dispense in PDF di Psicologia Delle Organizzazioni solo su Docsity! PSICOLOGIA DELLE ORGANIZZAZIONI
La psicologia delle organizzazioni e la psicologia del lavoro sono materie
che fanno riferimento alle organizzazioni e alle loro forme di
funzionamento.
In quanto esseri umani siamo nati e cresciuti in contesti organizzativi,
ma..
CHE COSA É UN'ORGANIZZAZIONE?
è un intreccio di rapporti tra persone che scambiano informazioni e
messaggi pieni di significato e lo fanno attraverso la comunicazione,
ovvero il passaggio di significati tra due o più soggetti coinvolti nel
processo.
La differenza tra un'organizzazione e un ente è che nella seconda la
comunicazione avviene solamente in secondo luogo, mentre
nell'organizzazione né é parte integrante.
Attraverso il DISEGNO ORGANIZZATIVO viene rappresentato l'assieme
delle attività e delle relazioni di un' organizzazione, che si coordinano
anche attraverso la comunicazione;
La comunicazione nelle organizzazioni che può avvenire tramite
STRUMENTI DIRETTI o STRUMENTI INDIRETTI:
- nel primo caso (quelli diretti) si parla di situazioni comunicative in
presenza, basate sui rapporti interpersonali;
- nel secondo, invece, fanno permanere un messaggio in tempi e luoghi
lontani dal momento in cui è stato emesso.
Sempre per quanto riguarda la comunicazione possiamo identificare
alcuni CIRCUITI FONDAMENTALI che sono alla base della comunicazione
aziendale e nascono dall'incrocio di varie tipologie di partecipanti e dei
loro ruoli all'interno dell'organizzazione:
Troviamo dalle singole persone agli enti interni ed esterni, fino ai pubblici
esterni (cittadini);
Da queste tipologie di partecipanti nascono 7 CIRCUITI DI
COMUNICAZIONE:
1. Il circuito A (persone - persone) riguarda la comunicazione in prima
persona ed é di tipo bidirezionale.
2. Il circuito B (persone - pubblici) fa riferimento ad una comunicazione
da uno a molti, quindi da un unico soggetto che parla una molteplicità di
persone (come avviene ad esempio nei convegni) ed è moderatamente
bidirezionale.
3. Il circuito C (enti interni - persone) comprende messaggi rivolti da un
ente interno verso le singole persone ed utilizza mezzi che vanno dal
telefono all'email ad Internet ed è solitamente bidirezionale.
Mette in evidenza 3 aspetti:
- CONTENIMENTO —> orienta il nuovo arrivato nei percorsi da seguire e
nelle varie procedure, anticipando le richieste del soggetto.
- ACCOGLIENZA --> utente ricevuto e riconosciuto come persona in un
rapporto equo, al di là della dimensione aziendale;
- CONTRATTUALE --> si stipula un contratto dove vengono spiegati tutte
le condizioni lavorative.
Questo circuito deve facilitare l'ingresso all'utente e si ispira al modello
multifit utilizzato a Stanford dove venivano tenuti in considerazione tutti i
bisogni del paziente.
4. Il circuito D (enti interni - enti interni) riguarda la comunicazione interna
e monodirezionale, é un tipo di comunicazione fondamentale e serve per
guidare le azioni dei soggetti; avviene attraverso svariati strumenti, dai
giornali ai media tecnologici, come la posta elettronica.
5. Il circuito E (enti interni/esterni - enti esterni/interni) connette enti con
enti esterni secondo l'approccio business to business, può essere
bidirezionale e usa molti media.
6. Il circuito F (enti interni - pubblici) é il circuito classico delle pubblicità
e del marketing sociale. Ha una funzione strumentale perché é grazie alla
pubblicità che l'azienda cerca di attirare più clienti possibili, quindi
riguarda il conoscere a fondo i destinatari del messaggio e i giusti canali
di diffusione: bisogna riconoscere l'impossibilità di comunicare con tutti
allo stesso modo e quindi si devono creare messaggi diversi per persone
diverse.
7. Il circuito G (pubblici - enti interni) da voce al singolo nei confronti degli
enti pubblici, riguarda la custode satisfaction e la gestione delle
lamentele, é immediatamente bidirezionale. È un approccio di tipo
BOTTOM UP quindi dal basso verso l'alto.
comportamento e dell'esperienza umana, per promuovere condizioni di
benessere e di efficacia.
Da un punto di vista culturale, questo cambiamento avviene con la
nascita della psicologia umanistica (anni '60) che diventa una 3? forza
che cercava di superare gli assetti della psicologia classica, studiando i
pilastri di una vita piena e sana; ad oggi è in continua evoluzione.
Ci sono dei temi principali che vengono ripresi nel tempo e trattati
nuovamente:
- uno riguarda l'esperienza ottimale, positiva, di pieno benessere di
autorealizzazione della persona
- un secondo tema riguarda proprio una personalità del soggetto positiva
- un terzo tema, invece, riguarda l'importanza del contesto sociale in cui i
soggetti e le loro esperienze si evolvono, che hanno un peso non
indifferente nella vita e nell'approccio positivo o meno di un soggetto.
Attraverso la nascita della psicologia positiva, il focus si sposta sulle
risorse personali, cioé risorse che fanno riferimento alle caratteristiche
della persona e che sono solitamente d'aiuto nel fronteggiare situazioni
di stress e raggiungere degli obiettivi importanti per il soggetto -> nasce
così il MOVIMENTO POB (positive organizational behavior) che studia i
punti di forza e le capacità psicologiche orientate positivamente che
possono essere misurate, sviluppate, gestite per il miglioramento della
performance nei contesti di lavoro.
In questo senso il concetto di efficacia personale, di autostima, di
resilienza, creano il CAPITALE PSICOLOGICO che un soggetto si porta
come bagaglio all'interno del contesto lavorativo, ed è quello che
permette una prestazione più positiva, tanto che poi si va si arriva a
parlare di CORE SELF EVALUATION, cioé degli studiosi hanno ricondotto
la convinzione di essere all'altezza in determinate situazioni, la tendenza
a ritenere di poter causare determinati eventi, l'autostima e la stabilità
emotiva, ad una risorsa di base rappresentativa del grado di
considerazione che le persone hanno di se stesse, del proprio valore,
delle proprie capacità; é importante che conservino il loro valore anche
quando le situazioni si presentano diverse da come ci si immagina.
Un altro concetto importante quello di AGENTICITÀ che fa riferimento a
ciò che permette alle persone di autodeterminarsi, valorizzando al meglio
le proprie qualità e creando così proattivamente i presupposti per
progredire nella propria carriera; è un costrutto che si sviluppa all'interno
della TEORIA SOCIAL COGNITIVA DI BANDURA del 1986 e rappresenta la
"facoltà umana di agire in modo trasformativo sugli eventi affrontandoli
in modo più attivo e facendosi promotori di cambiamento".
Il funzionamento umano è socialmente interdipendente e
contestualizzato, ed é l'esito dell'interazione reciproca di TRE variabili:
intraindividuali, comportamentali e ambientali; si parla quindi del modello
del DETERMINISMO TRIADICO RECIPROCO, che ci spiega che le volontà
individuali non possono essere realizzate solo attraverso le proprie
aspettative e i propri obiettivi, ma devono comunque tenere conto di
vincoli esterni all'individuo che possono facilitarne o ostacolarne il
raggimento.
Il concetto di AGENCY (che sarebbe la determinazione interna, la forza di
volontà) è sostenuto da cinque capacità cognitive, che sono:
1. SIMBOLIZZAZIONE
Facoltà umana di trasformare la propria esperienza e conoscenza in
rappresentazione cognitiva: consiste nell'attribuire significati all'ambiente
con il quale si interagisce, codificandolo in simboli. Incrementa la
capacità di ragionamento degli individui, permettendo di collegare
informazioni ed eventi diversi, elaborare piani di azione futuri e riflettere
sulle esperienze proprie e altrui.
La simbolizzazione alla base delle altre delle altre 4 capacità agentiche.
2. ANTICIPAZIONE
Per creare un cambiamento è importante avere una visione di vari
possibili scenari, quindi necessaria la capacità di anticipazione perché ci
permette di pianificare attività per raggiungere i GOALS, obiettivi da
raggiungere, analizzando anticipatamente i vari scenari possibili.
3. AUTOREGOLAZIONE
Consiste nella capacità di controllare il proprio operato in modo
autonomo monitorando costantemente l'allineamento del proprio
funzionamento con gli obiettivi prefissati. Bandura lo definisce un
processo di monitoraggio attraverso il quale l'individuo valuta il grado di
efficacia del proprio operato confrontandolo con degli standard
prestazionali.
Può essere rafforzata anche lavorando sulle emozioni, si parla di
TECNICA DEL FEEDFORWARD: in una prima fase si sperimenta una
rievocazione guidata di un'esperienza passata di successo lavorativo,
nella quale il contributo dell'individuo sia stato determinante per la buona
riuscita dell'evento e nel descrivere i propri punti di forza si scatena
un'immediata reazione autovalutativa positiva che alimenta le convinzioni
di efficacia personale e genera un'ampia energia pronta per l'azione; nella
seconda fase, si chiede di tradurre in azioni concrete le risorse personali
descritte in precedenza, quindi capire come poterle sfruttare per
affrontare poi gli obiettivi presenti e futuri.
È una tecnica che rende l'individuo consapevole del suo ruolo.
4. AUTORIFLESSIONE
Consiste nell'elaborare un pensiero sul proprio operato in modo da
valutarne l'efficacia (ovviamente al termine di una sequenza di azioni che
hanno un obiettivo finalizzato); è una capacità fondamentale per
l'apprendimento individuale e permette anche di perfezionare le proprie
strategie lavorative e le proprie competenze guardando ai comportamenti
messi in atto in precedenza.
Si parla di LESSON LEARNED: ovvero un gruppo di lavoro alla fine di un
progetto si riunisce per rielaborare l'esperienza e analizza le tecniche
utilizzate cercando un costante miglioramento, infatti letteralmente si
parla di imparare la lezione, quindi guardare al passato per migliorare le
strategie future.
5. APPRENDIMENTO VICARIO
È una tecnica di apprendimento basata sull'osservazione di altri soggetti:
si creano rappresentazioni cognitive delle azioni altrui e se ne assimilano
le determinanti sottostanti modo da poterle riprodurre.
negative e ai cambiamenti dell'ambiente e ci sono 3 modi per sviluppare
un livello individuale di resilienza:
- le strategie focalizzate sul rischio, che riducono i fattori esterni
- le strategie focalizzate sulle risorse, che identificano gli elementi in
grado di rendere maggiormente probabili gli esiti desiderati
- le strategie focalizzate sul processo, mobilitano il sistema di
adattamento necessario per affrontare al meglio i fattori di rischio.
I CLIMI ORGANIZZATIVI
Il clima organizzativo fa riferimento a vissuti, atteggiamenti, emozioni,
problemi, aspettative, speranze ecc. di un gruppo.
Per Lewin il comportamento é dato da una funzione dell'integrazione tra
persona e ambiente --> C = f (A, P)
Sono stati sviluppati 4 approcci negli studi sul clima:
- STRUTTURALE (A)
I modelli che appartengono a questa tipologia di approccio considerano il
clima una caratteristica dell'organizzazione, un insieme di attributi che
esistono indipendentemente dai membri e delle loro percezioni,
misurabili attraverso criteri oggettivi.
- PERCETTIVO (P)
Quest'approccio colloca l'origine del clima nell'individuo, il quale
percepisce e interpreta il contesto organizzativo creando una sua
rappresentazione psicologica del clima, utilizzando la struttura e i
processi che caratterizzano l'organizzazione;
La definizione di clima proposta da James e Jones si basa sulla
differenza tra il clima organizzativo e il clima psicologico: il primo é un
assieme di attributi organizzativi e dei loro effetti principali, il secondo è
riferito da attributi individuali chiamati processi psicologici intervenienti.
Il limite di questo approccio sta nella loro parzialità --> perché collocano
le origini del clima all'interno dell'individuo, senza considerare le
percezioni che si creano nella reciprocità tra persone e tra persone e
ambiente.
- INTERATTIVO (P e A)
È una sintesi dei 2 approcci precedenti: l'assunto di base é che gli
individui interagiscono dando origine a percezioni condivise che
diventano l'origine del clima.
In questo approccio è fondamentale il concetto di intersoggettività,
ovvero la condivisione di stati soggettivi da parte di due o più persone,
uno scambio di esperienze varie che vengono confrontate e modificate.
Importantissimo è /'interazionismo simbolico (concetto alla base della
sociologia) che considera la realtà come una costruzione sociale in cui
gli esseri umani sono attori che usano simboli, attraverso i quali
comunicano e acquisiscono la propria identità, perciò riescono a
mantenere un rapporto tra loro nel più vasto contesto sociale.
- CULTURALE (C, A, P)
Come quello attentivo, pone al centro dell'attenzione l'interazione tra i
membri dell'organizzazione, ma in più evidenzia il ruolo fondamentale
che svolge la cultura organizzativa nei processi che producono il clima.
Che cos'è la cultura organizzativa? è un insieme di significati condivisi da
membri del gruppo: esiste nelle loro interazioni, é legata al contesto, ai
valori e alle norme dell'organizzazione; il clima, invece, FA PARTE della
cultura e si colloca tra artefatti e valori.
All'interno dell'approccio culturale Schneider giunge alla conclusione che
clima e cultura sono concetti multidimensionali relazionati tra di loro
attraverso vari aspetti:
COME SONO COLLEGATI CLIMA E CULTURA:
si occupano del modo con cui membri dell'organizzazione danno un
senso al loro ambiente generando un sistema di significati condivisi,
sono entrambi appresi attraverso un processo di socializzazione e
interazione simbolica tra i membri del gruppo, sono tentativi di
identificare l'ambiente, infine la cultura ha un alto livello di astrazione,
mentre il clima é la sua manifestazione.
DIFFERENZE TRA CLIMA E CULTURA:
Il clima presenta una natura mutevole, la cultura più stabile; il clima
agisce a livello di atteggiamenti e valori, la cultura a livelli ideologici e
filosofici; infine il clima si esprime nei gesti quotidiani, mentre la cultura
viene percepita nell'aria, è un insieme di assunti non detti, ma impliciti,
nell'organizzazione.
Clima collettivo --> assieme di percezioni di procedure e norme
organizzative.
Vivere in un ambiente lavorativo che presenta un buon clima é fonte di
benessere, soprattutto se si è soddisfatti del lavoro che si svolge e si avrà
un atteggiamento positivo verso la propria organizzazione e i propri
colleghi, contribuendo alla costruzione di un ulteriore clima positivo.
L'analisi del clima organizzativo rientra nell'ambito delle action strategies:
Il principio fondamentale dell'action research è la partecipazione
democratica, il ciclo continuo di analisi e miglioramento della situazione
attraverso due principi guida --> il miglioramento e il coinvolgimento.
Importante il ruolo del consulente di processo che funge da "facilitatore",
ovvero l'esperto che deve avere conoscenze teoriche e abilità operative
per gestire e interpretare adeguatamente le informazioni che ha raccolto.
Il professionista psicologo del lavoro e delle organizzazioni, anche se
affiancato da altre figure professionali interne ed esterne
all'organizzazione, é comunque il più titolato per realizzare una diagnosi
di clima organizzativo.
L' analisi del clima attraversa una serie di fasi per valutare bene il
rapporto rischi/benefici -> per quanto riguarda i benefici, analizzare il
clima ci può dare delle informazioni sulla realtà organizzativa, ci può
aiutare a razionalizzare i problemi dell'azienda, ci può preparare ad
affrontare i cambiamenti; mentre per quanto riguarda i rischi può
scatenare delle tensioni latenti e creare frustrazione e sfiducia verso
l'organizzazione, se il clima non è positivo.
Queste analisi possono essere effettuate sia in una fase di normale
funzionamento dell'organizzazione, sia in un periodo di particolare crisi e
tensione.
reciproca (é la fase nella quale nasce la coesione)
4. PERFORMING --> i partecipanti portano avanti i compiti e le richieste
che determinano l'esistenza del gruppo stesso. È caratterizzata da
cooperazione e supporto reciproco, le divergenze vengono valorizzate,
affrontate e risolte in modo costruttivo.
5. ADJOURNING -> il lavoro è concluso, il gruppo si scioglie.
Delle volte, arrivati alla fase di performing, alcuni gruppi possono entrare
in uno stato di decadenza che può assumere 3 diverse forme:
DE - NORMING --> gli standard di comportamento vengono meno con il
procedere del progetto
DE - STORMING --> il senso di insoddisfazione e i disaccordi propri della
fase di storming emergono lentamente, portando con sé resistenze
individuali
DE - FORMING --> il gruppo di lavoro si disgrega e i sottogruppi si
scontrano per assumere il controllo.
Si parla anche di FAT/CA LEGATA AL FARE --> in quanto il fare genera un
carico cognitivo ed emotivo e FATICA LEGATA ALLO STARE --> un tipo di
fatica legata allo stare in relazione con gli altri.
LEADERSHIP
Importante fare una distinzione iniziale tra leadership e management
LEADERSHIP --> porta significativi cambiamenti e tende a costruire una
cultura condivisa, sostiene la crescita dei collaboratori e riduce i confini
gerarchici; un leader agisce come un coach come un facilitatore.
MANAGEMENT --> Ha come fine quello di produrre e vendere beni e
osservizi come esito di un'attività coordinata; pianifica e gestisce il
budget, sceglie collaboratori, dirige e controlla, ma soprattutto crea
confini gerarchici. Il manager ha una posizione di autorità e agisce come
capo. Entrambi sono necessari per l'efficacia organizzativa.
Tratti, motivazioni e abilità sono gli elementi su cui si basano i primi studi
sulla leadership, secondo un approccio del "grande uomo", cioé studi che
si sono concentrati su quei leader che hanno raggiunto un elevato livello
di popolarità (ci sono teorie secondo cui alcune persone possiedono
delle caratteristiche per li rendono del leader naturali).
Quindi si tende a individuare ciò che è distingue soggetti riconosciuti
come grandi, differenziandoli da chi è privo di leadership.
Si parla di 3 stili di leadership:
- AUTOCRATICA --> leader che gestisce il potere attraverso il controllo e
la coercizione;
- DEMOCRATICA --> delega l'autorità agli altri, il potere dipende dal
rispetto dell'influenza dei collaboratori
- LAISSEZ FAIRE--> fa riferimento alla tendenza del leader di essere
passivo nella relazione col gruppo, evitando di agire proattivamente e
limitando le sue azioni all'intervento esplicitamente richiesto.
Il gruppo guidato dal primo tipo di leadership, aveva una prestazione
migliore quando il leader era presente, ma manifestava sentimenti
negativi nei suoi riguardi; la prestazione del gruppo con leadership
democratica era altrettanto buona qualitativamente, ma restava positiva
anche in assenza del leader.
Poi ci sono 2 tipi principali di leadership:
- centrato sul lavoro --> centrato sul raggiungimento degli obiettivi
lavorativi e sulla facilitazione del lavoro
- centrato sulla persona --> si interessa del supporto ai collaboratori e
sulla facilitazione dei rapporti umani.
Secondo il modello LBDQ (LEADER BEHAVIOR DESCRIPTION
QUESTIONNAIRE) sono emerse due dimensioni di comportamento per
definire uno stile di leadership efficace:
- il comportamento di realizzazione --> inteso come l'insieme di
comportamenti tesi alla realizzazione del compito.
- il comportamento di sostegno --> teso al riconoscimento dei bisogni dei
collaboratori e allo sviluppo delle relazioni.
Blake e Mouton identificano 5 modulazioni dello stile di leadership,
ognuno con dei punteggi assegnati sulla base della propensione alle due
dimensioni precedenti:
- LEADER DEBOLE --> Ha punteggi bassi su entrambe le dimensioni, limita
i suoi sforzi al minimo indispensabile per mantenere la sua posizione.
- LEADER MANIPOLATORE --> E' interessato solo alla produzione e può
avere la tendenza a trattare le persone in modo strumentale.
- LEADER AMICHEVOLE --> Particolarmente orientato alla relazione con le
persone e a mantenere un'atmosfera di lavoro amichevole, poco.
interessato per la produttività.
- LEADER MODERATO -> ha un interesse intermedio sia per la produzione
che per le persone, ed é orientato a mantenere sia una buona
prestazione, che un buon clima.
- LEADER DELLA SQUADRA --> ha un elevato interesse sia per le persone,
che per la produzione e cerca di ottenere la migliore prestazione e a
creare un buon clima,infatti ha un punteggio elevato in entrambe le
dimensioni ed é considerato quello ideale.
Tannenbaum e Schmidt Individuano 2 tipi di leadership:
- incentrata sul capo --> che prende le decisioni e le rende note
- incentrata sui subordinati--> che decidono in modo indipendente, ed è
uno stile capace di raggiungere il maggior numero di obiettivi perché
accresce le capacità dei collaboratori e la motivazione a collaborare.
Inoltre il modello evidenzia 3 elementi che possono orientare la scelta
dello stile:
- MANAGER -> ognuno ha un'idea precisa della leadership appropriata
- COLLABORATORI --> emergono responsabilità, conoscenza ed
esperienza
- SITUAZIONE -> si evidenzia la cultura organizzativa prevalente in un
certo contesto.
Differenza tra:
- LEADER TRANSAZIONALE: stile di leadership basato su premi e
punizioni, per il completamento di determinati compiti e attività.
- LEADER TRASFORMAZIONALE: é colui che riconosce i bisogni dei
follower e li sa trasformare in nuovi leader.
- LEADERSHIP EMPOWERING --> Il leader ha il ruolo di esperto nell'uso
del potere, ha il compito di accompagnare i collaboratori nel processo di
apprendimento e approfondimento del proprio potere, dandogli la
possibilità di apprendere e conoscere le competenze adeguate per
Le resistenze delle quali abbiamo tanto parlato possono essere:
INDIVIDUALI
presentano 3 principali fonti di resistenza:
- l'incertezza e l'insicurezza per il "nuovo" --> perché gli individui
percepiscono il cambiamento come una minaccia alla propria sicurezza
e alle proprie abitudini
- la selezione percettiva delle informazioni --> perché gli individui hanno la
tendenza a selezionare delle informazioni conformi alle proprie opinioni,
quindi un cambiamento significherebbe uscire dalla propria confort zone
- le abitudini --> perché un cambiamento mette in discussione la routine e
gli schemi mentali degli individui, quindi è sempre difficile uscire dai
propri schemi.
DI GRUPPO
- le dinamiche legate al potere e ai conflitti --» perché un cambiamento è
percepito come un'occasione per conferire maggiore potere ad alcuni
individui a discapito di altri e questo può causare opposizione ed
ostruzionismo.
- la struttura e la cultura organizzativa --> perché le organizzazioni piatte e
decentralizzate, essendo flessibili, sono più disposte ad accettare i
cambiamenti, a differenza delle strutture centralizzate, che sono più
resistenti ai tentativi di cambiamento esterno o interno all'azienda.
Lo sviluppo organizzativo (ORGANIZATIONAL DEVELOPMENT) é un
movimento degli anni '50 e ancora oggi rappresenta la pratica più diffusa
per la gestione del cambiamento --> si concentra principalmente sul
miglioramento dell'empowerment, sull'apprendimento e sul problem
solving e coinvolge tutta l'organizzazione.
Ci sono varie definizioni che parlano della ricerca azione per lo sviluppo
organizzativo-> alcune dicono che è il modo di intervenire all'interno del
contesto organizzativo tramite un intento trasformativo; altre dicono che
è un modo di conoscere nella relazione e attraverso la relazione, perché
coinvolge gli attori organizzativi che sono impegnati in un cambiamento;
altre ancora dicono che è una filosofia oppure un processo di
cambiamento, altre una metodologia di ricerca perché segue un ciclo che
si basa su azioni quali diagnosticare, pianificare, agire e valutare.
PRENDERE DECISIONI NELLE ORGANIZZAZIONI
La vita organizzativa é scandita da una serie di grandi o piccole decisioni
che intaccano il clima relazionale e riguardano: le strategie a lungo
termine, il successo e l' insuccesso del cambiamento alla qualità della
vita lavorativa.
Le tre principali dimensioni di una decisione sono:
- RILEVANZA --> la rilevanza di una decisione ne specifica l'impatto su
tutta l'organizzazione;
- TEMPORALITÀ --> la temporalità esprime il periodo di tempo in cui si
avvertiranno le conseguenze di una decisione.
- CONTESTO --> le condizioni ambientali in cui viene presa una decisione
possono influenzare anche le possibili soluzioni.
L'interazione tra queste 3 dimensioni individua 2 grandi famiglie di
decisioni:
- PROGRAMMATE -> affrontano i problemi di routine, quelli conosciuti,
mettendo in atto una procedura standard pianificata in anticipo per
affrontare il problema.
- NON PROGRAMMATE --> impossibili da affrontare con le procedure
standard. Le decisioni non programmate a loro volta si dividono:
decisioni tattiche (che devono affrontare delle questioni con effetti a
breve termine che richiedono una certa dose di creatività) e le decisioni
strategiche (che modificano le strategie a lungo termine, richiedendo
tutta l'attenzione e tutta la creatività di cui dispone l'organizzazione).
IL MODELLO RELAZIONALE assume che l'essere umano sia un decisore
perfettamente razionale, é un modello prescrittivo che indica il processo
che decisori devono seguire per raggiungere la soluzione migliore per la
massimizzazione dei risultati. É costituito da 8 passaggi:
1. RICOGNIZIONE DEL PROBLEMA --> si percepisce un divario tra la
situazione interna e quella desiderata
2. DEFINIZIONE DEL PROBLEMA E DEGLI OBIETTIVI
3. DEFINIZIONE DEI CRITERI DELLA DECISIONE
4. GENERAZIONE DELLE ALTERNATIVE
5. VALUTAZIONE DELLE ALTERNATIVE
6. SCELTA DELLA SOLUZIONE
7. IMPLEMENTAZIONE DELLA SOLUZIONE
8. VALUTAZIONE E CONTROLLO DELLA DECISIONE
Il decisore deve disporre di tutte le informazioni a sua disposiziohe e
deve avere la capacità di valutare in parallelo (simultaneamente) tutte le
informazioni a sua disposizione.
Simon nel 1967 ha dimostrato che il modello razionale non era
inattaccabile, quindi elabora un modello chiamato MODELLO DELLA
RAZIONALITÀ LIMITATA nel quale si serve di una serie di principi,
tenendo in considerazione che il decisore non è uno scienziato infallibile:
- elaborazione delle informazioni
- utilizzo delle euristiche (scorciatoie mentali che possono facilitare il
lavoro)
- principio della soddisfazione, perché il decisore non dispone sempre di
risorse e tempo sufficienti, quindi può accontentarsi della prima
soluzione che risponde ad alcuni criteri minimi.
Questo è un modello di tipo descrittivo anziché prescrittivo
Grazie a queste 3 considerazioni il modello attraversa un'altra serie di
passaggi:
- ricognizione del problema
- si definiscono il problema e gli obiettivi
- si definiscono i criteri della decisione
- si generanono le alternative e si valutano
- si sceglie la soluzione e si implementa la soluzione
- si passa alla valutazione e al controllo della decisione
E' un modello molto più adatto perché esprime l'irrazionalità delle
organizzazioni.
Successivamente altri autori hanno proposto una matrice di analisi che
individua 4 diverse situazioni e altrettanti modelli decisionali ad esse
collegate:
- MODELLO RAZIONALE --> é quello al quale aspira ogni organizzazione,
ma che non si può mai raggiungere completamente.
- MODELLO INCREMENTALE (o metodo prova/errore) --> tutti gli attori
coinvolti nel processo sono d'accordo sugli obiettivi da raggiungere, ma
non sul metodo da utilizzare, allora la situazione viene scomposta, dal
decisore, in problemi più piccoli e vengono affrontati uno alla volta.
- MODELLO POLITICO --> che anziché puntare a risolvere il problema,
ricerca le alternative che possono soddisfare, almeno in parte, tutte le
in modo critico le proposte scoprendone i punti di debolezza. Quando
quest'ultimo ha presentato la propria analisi, il gruppo cerca di
controbattere costruttivamente e l'analisi critica si ripete finché entrambe
le parti non sono soddisfatte delle proposte e delle relative
argomentazioni.
POLARIZZAZIONE DI GRUPPO -> TENDENZA A PRENDERE DECISIONI
CHE SONO PIÙ ESTREME; cioè l'interazione di gruppo sposta le posizioni
degli individui, ma la tendenza al rischio, alla cautela, dipendono da
diverse variabili, tra cui preferenze, contesto, informazioni a disposizione.
GESTIRE IL CONFLITTO NELLE ORGANIZZAZIONI
Rahim propone una classificazione delle tipologie e dei livelli in cui il
conflitto delle organizzazioni può presentarsi; può essere:
- INTRAPERSONALE --> origina dal contrasto tra le richieste
dell'organizzazione e le caratteristiche personali professionali del
soggetto e si articola in:
- conflitto tra persona e ruolo
- conflitto intrinseco all' emissione (2 ruoli contraddittori)
- conflitto tra le emissioni
- INTRAGRUPPO -> tra membri che appartengono allo stesso gruppo di
lavoro
- INTERGRUPPO --> tra vari gruppi di lavoro entro una stessa
organizzazione
- INTRAPSICHICO -> connesso al concetto di sé
- INTERPERSONALE --> coinvolge due o più persone e sono conflitti che,
da una parte, possono generare soluzioni creative, ma dall'altra possono
causare un forte stress.
Importante capire l'oggetto del conflitto che può essere:
- connesso al compito ( TASK CONFLICT)
- socio emozionale, che riguarda la relazione (RELATIONSHIP CONFLICT)
Un tema molto dibattuto il rapporto tra il conflitto e la soddisfazione
lavorativa, perché il malessere psico-fisico può portare i lavoratori a
sperimentare una minore soddisfazione, un minore impegno lavorativo,
producendo delle conflittualità nei confronti del contesto.
Il conflitto porta emozioni come rabbia, paura e sentimenti di burnout.
Il conflitto e il benessere lavorativo sono due concetti che si influenziano
reciprocamente.
Un altro aspetto che viene intaccato dal conflitto è l'efficacia personale e
l'efficacia collettiva --> l'efficacia personale viene intesa come un giudizio
personale sulla propria capacità di portare a termine con successo un
compito ed influenza le scelte dell'individuo.
Per non essere dannoso né all'individuo, né all'organizzazione, il rapporto
tra conflitto ed efficacia individuale deve essere presente nella giusta
quantità.
GENERE E ORGANIZZAZIONE
La partecipazione delle donne al mondo del lavoro ha fatto emergere
molte questioni, tra cui quella della doppia presenza, in quanto la
compresenza della donna sia nel mercato del lavoro, che nell'ambito
familiare, fa emergere delle difficoltà nell'esserci pienamente in uno o
nell'altro ambito.
Si parla di due tipi di discriminazione:
- VERTICALE -> viene ostacolato il raggiungimento degli alti livelli di
carriera perché le donne dovrebbero trascorrere troppo tempo lontano da
casa
- ORIZZONTALE -> è data dal relegare le donne a certi tipi di professioni
in quanto considerate "non abbastanza abili' da poter ricoprire
determinate mansioni.
Queste due forme di discriminazione formano il SOFFITTO DI CRISTALLO
e SEGREGAZIONE OCCUPAZIONALE.
Le discriminazioni nei confronti delle donne sono spiegate da 3 approcci:
- BIOLOGICO, in quanto si sottolineano le differenze tra uomo e donna, in
quanto gli uomini hanno maggiori abilità per la sistemazione, le donne
sono più propense all'empatia e quindi al ruolo di cura.
- SOCIOCULTURALE, si evidenzia il concetto di corpo che, con
l'apprendimento sociale, si manifesta attraverso l'adozione di ruoli ritenuti
corretti per il proprio sesso: le donne hanno un corpo atto a dare la vita,
agli uomini devono essere remunerati per il loro lavoro.
- PSICOANALITICO, Freud sostiene che la donna non abbia completato il
suo sviluppo di personalità, non riuscendo a superare il complesso
edipico, mentre gli uomini si, con la nascita del Superlo, che consente il
costruirsi di una personalità sana e adulta; quest'idea poi venne
modificata, ma permangono comunque dei parametri sociali di
valutazione diversi tra uomo che deve lavorare e donna che deve avere
atteggiamenti di cura.
LA QUALITÀ NELLE ORGANIZZAZIONI
La qualità si riferisce alle caratteristiche di un oggetto, di un prodotto, di
un servizio, ma anche di un soggetto in relazione al modo di essere in
particolari aspetti e condizioni.
In ambito organizzativo la quantità si propone di soddisfare il cliente e
puntare sul miglioramento continuo, su un eccellenza competitiva.
Due termini importanti riferiti alla qualità sono qualità negativa, che
riguarda la non conformità del prodotto o del processo tecnico, in quanto
si tende a raggiungimento dell'obiettivo zero difetti e la qualità totale che
deve essere perseguita da tutti i soggetti dell'organizzazione lungo tutto il
processo produttivo, motivo per il quale le responsabilità vengono
suddivide fra tutti.
Dal punto di vista del cliente la qualità assume diverse sfumature in base
alla tipologia:
- La qualità attesa fa riferimento a ciò che il cliente si aspetta in base alle
sue preferenze o le sue scale di valori
- La qualità progettata è quella che l'organizzazione si propone di
raggiungere, ma che non sempre coincide con la qualità attesa (Gap di
comprensione)
- La qualità erogata è associata ad un prodotto in fase di erogazione e
può differire dalla qualità progettata
- La qualità percepita è quella che il cliente riscontra nel prodotto sulla
base delle sue sensazioni e della sua emotività.
- La qualità confrontata, é la qualita che il cliente confronta basandosi su
esperienze precedenti che egli stesso ritiene assimilabili.
IL QUALITY MANAGEMENT SYSTEM (sistema qualità), può essere
definito come un insieme di attività atte a migliorare l'efficacia e
genetiche relativamente stabili nel corso del tempo, che influenzano il
comportamento e la vita di ogni individuo.
Per quanto riguarda la psicanalisi le emozioni (affetti) vengono
considerate dimensioni inconsce e sono mezzi di comunicazione
implicita in grado di suscitare nell'altro determinati affetti in grado di
portarli a reagire.
Per i cognitivisti le emozioni dipendono dal tipo di valutazione
dell'antecedente; una situazione può essere vissuta e valutata in modi
diversi e può suscitare diverse emozioni.
Importante fare una distinzione tra:
- AFFETTO, è un termine generico che ha connotazione generalmente
positiva verso sé o altri.
- SENTIMENTO, è ciò che sentiamo in maniera autentica; si fa differenza
tra sentimenti ed emozione nell'approccio costruttivista (la distinzione a
che fare con l'intensità e la durata, perché il sentimento é a lungo
termine), ma non nell'ambito psicodinamico.
- EMOZIONE, stato affettivo intenso, ma di breve durata, associato ad una
causa esterna o interna al soggetto; é di tipo dinamico ed é sempre in
evoluzione.
- UMORE, stato affettivo con intensità minore, ma durata maggiore
rispetto alle emozioni; gli stati umorali possono essere stabili o avere
cambiamenti repentini.
Nei contesti organizzativi, l'emozione posta in primo piano é l' ANSIA: già
alla fine della Seconda guerra mondiale si studiava come questo tipo di
emozione avesse una ripercussione sulla vita lavorativa; da qui nasce il
PARADIGMA DELLE DIFESE CONTRO LANSIA —> spiega che il lavoro in sé
é un attivatore di ansia, perché qualsiasi compito costringe a confrontarsi
con la paura di fallire o con il timore di essere rifiutati da colleghi
superiori.
Si attivano due tipi di ansie:
- PARANOIDI -> sono le forme più primitive di angoscia che coincidono
con la paura di essere annientati
- DEPRESSIVE --> timori profondi di fallire, di perdere la stima delle
persone intorno.
APPROCCIO PSICODINAMICO
Alcuni autori affermano che gli individui si uniscono in organizzazioni al
fine di contrastare le loro ansie primordiali: Jaques sostiene che le
istituzioni sono il mezzo tramite il quale i singoli membri rafforzano i
meccanismi individuali di difesa contro /'ansia psicotica --> se il soggetto
esterna al suo gruppo sociale le proprie ansie, evita la manifestazione di
sintomi psicotici, cosa che non avviene con la sopressione delle ansie,
che sfociano in un clima caratterizzato da ostilità, sospettosità e
arroganza.
APPROCCIO COSTRUTTIVISTA
La lettura delle emozioni nella prospettiva costruttivista sostiene che le
emozioni sono apprese nei contesti sociali e organizzativi e che alla loro
espressione sono associate delle reazioni corporee.
In questa prospettiva sono centrali il /essico e i racconti che veicolano i
significati emotivi e sono carichi di significati sociali --> ciò significa che
si attribuisce un valore positivo o negativo alle emozioni, in relazione al
contesto culturale nel quale si presentano, modificando di conseguenza
anche i comportamenti.
Si impara a gestire le proprie emozioni anche in relazione ai propri
interessi personali e per affrontare questi temi gli studiosi hanno
elaborato alcuni concetti:
- EMOTION WORK --> gli individui devono gestire la discrepanza tra i
sentimenti più puri che provano e le emozioni lecite nel contesti
organizzativi.
- EMOTIONAL LABOUR --> quando l'emozion work diventa emotional
labour, parliamo del fatto che l'espressione di un sentimento viene
espressamente richiesta o dal ruolo ricoperto; in queste situazioni i
soggetti alterano intenzionalmente il loro stato emotivo.
Quando la tensione tra questi due concetti diventa insostenibile, il rischio
è il burnout.