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riassunto psicologia dinamica Barbieir, Sintesi del corso di Psicologia Dinamica

riassunto libro psicologia dinamica tra teoria e metodo

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 10/03/2019

giovanna65
giovanna65 🇮🇹

4.6

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13 documenti

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Scarica riassunto psicologia dinamica Barbieir e più Sintesi del corso in PDF di Psicologia Dinamica solo su Docsity! Barbieri Riassunto di “Psicologia dinamica” PREMESSA La psicoanalisi è in relazione con due modelli epistemologici: quello positivista e quello della complessità. Con l’accezione positivismo si intende a parametri oggettivi e risultati oggettivi, che escludono la soggettività del ricercatore e formulano leggi universali. Il riferimento al paradigma della complessità propone una realtà non unitaria e integrata; si evidenzia come sia impossibile studiare una realtà fissa e immutabile; perché la realtà è in costante evoluzione. La psicoanalisi nasce a cavalo tra l’Ottocento e il Novecento, precisamente nel 1899 con la pubblicazione dell’ ”Interpretazione dei sogni” di Freud. Gli aspetti peculiari della psicoanalisi sono: ♦ Un’idea di uomo il cui comportamento e il cui pensiero sono determinati più dall’inconcio che dalla coscienza. ♦ Ogni manifestazione umana può essere letta come discorso manifesto che rimanda ad un discorso latente. ♦ Tra i due livelli latente e manifesto, esiste uno spazio che rende possibile l’interpretazione dell’analista; mediate lapsus, sogni, atti mancati ecc. ♦ Il comportamento, il pensiero, le emozioni dell’ individuo non sono mai casuali, ma dipendono da dinamiche inconsce rigorose che rimandano al cosiddetto “determinismo psichico”. ♦ Tra il corpo e la mente, tra la sfera somatica e quella psichica esiste una continuità. ♦ L’analista non si pone come osservatore esterno, ma è parte integrante del sistema con il paziente. L’INCONSCIO PRIMA DI FREUD Il concetto di inconscio è stato elaborato nell’ambito filosofico e in quello clinico da alcuni studiosi che con approcci e con finalità differenti, hanno posto le premesse dalle quali si svilupperanno i successivi apporti freudiani. Franz Anton Mesmer nel 1775 teorizzo il “magnetismo animale”, vi sarebbe un sottile fluido che si troverebbe tra uomo e uomo, uomo e terra e all’interno del corpo di ogni individuo. Le condizioni di malattia e salute, dipenderebbero dalla distribuzione omogenea o no, di questo fluido. La terapia prevedeva l’applicazione di magneti alle parti del corpo che manifestavano sintomi. Oppure vi era una terapia di gruppo; al centro veniva posizionata acqua magnetizzata e attorno vi erano i pazienti in cerchio che si tenevano per mano. Questo permetteva la ridistribuzione del fluido tra gli individui. La “crisi” che i pazienti manifestavano era provocata dal magnetizzatore. Lo studioso riteneva si manifestassero così malattie latenti. Allievo di Mesmer, Puységur, stabili la procedura del “sogno magnetico”. mediante pratiche ipnotiche sui pazienti , questi durante il “sogno magnetico”, erano in grado di parlare della propria malattia, portandone alla luce le cause e definendone alcuni aspetti, che non erano possibili da stabilire nello stato di coscienza. Lo studioso venne a conoscenza di forze psichiche sconosciute, “inconsce”. L’ipnosi fu già utilizzata a metà Ottocento da Liébault. Egli usava questa tecnica per convincere che i sintomi della malattia (tubercolosi, ulcera, artrosi) erano scomparsi. Al risveglio i sintomi non erano più avvertiti. L’ipnosi però era ritenuta una pratica non ufficiale. Hyppolite Bernheim introdusse l’ipnosi nel suo ospedale riconoscendola come pratica medica. Il nucleo iniziale della “psicologia dinamica” si deve a Ellenberger , che individuò alcuni aspetti significativi: ♦ La psiche comprende due parti: una cosciente, e l’altra latente. ♦ Con l’ipnosi si accede alla parte latente. ♦ La mente agisce con un’energia che ne determina il funzionamento, la terapia agisce su questa energia. ♦ La relazione affettiva tra paziente e terapeuta è fondamentale per il successo della terapia DALL’IPNOSI ALLA PSICOANALISI Sigmund Freud è nato in Moldavia nel 1856, nel 1860 la sua famiglia di origine ebraica, si trasferì a Vienna. Egli si laureò in medicina nel 1881, orientando i suoi studi sulla fisiologia e l’anatomia del cervello. Nel 1885 si trasferì a Parigi dove assunse una libera docenza in neuropatologia, e conobbe Charcot, partecipando alle sue sedute di ipnosi su pazienti isteriche. L’isteria era una malattia considerata femminile e attribuita a disturbi dell’utero. Egli ipnotizzava le pazienti, e partendo dl presupposto che esse non erano malate ma fingevano di esserlo, comunicava loro che al risveglio il sintomo sarebbe scomparso. Al risvegli le pazienti non manifestavano il sintomo. Con il tempo però i sintomi ricomparivano o ne emergevano di differenti. Dopo l’esperienza con Charcot, Freud collaborò con Breuer. Egli curava l’isteria, partendo dalla premessa che la patologia era originata da uno o più eventi traumatici di cui la paziente era rimasta vittima.. durante l’ipnosi le pazienti raccontavano accaduti del passato, fino a portare alla luce l’evento traumatico producendo forti emozioni. Tale metodo è stato definito “catartico” ( di purificazione). a. Conversione nell’opposto b. Sostituzione dell’oggetto c. Sublimazione (indirizzare la pulsione sessuale verso una meta non sessuale: curiosità sessuale diviene curiosità intellettuale) Nei sistemi mnestici dell’individuo si ha una rappresentazione dell’ oggetto. Essa si distingue in: • Rappresentazione di cosa, è visiva e si colloca nel conscio • Rappresentazione di parola, non è visiva ma acustica e verbale, riferibile al preconscio-conscio. Nell’ “interpretazione dei sogni” del 1900, Freud espone la prima topica. La mente viene concepita in alcune parti, definite: ♦ Inconscio, è la più estesa della psiche umana. Qui vi sono le pulsioni e i contenuti rimossi. I contenuti non sono conoscibili ma interpretabili attraverso sogni, atti mancati, sintomi. Si caratterizza per: -mancanza di reciproca contraddizione - mancanza di riferimenti temporali -sostituzione della realtà esterna con quella psichica - vi può essere la sovrapposizioni dipiù esperienze inconsce: condensazione, o la sostituzione di un esperienza con un altre: spostamento. ♦ Preconscio, è una zona intermedia tra l’Inconscio e il Conscio. Accoglie ciò che sfugge alla censura, che si trova tra Inconscio e Preconscio , essa deforma i contenuti tanto da non renderli facilmente riconoscibili; è una barriera tenuta chiusa dal costante investimento di energia psichica. L’energia è legata a una rappresentazione. Esso funziona sulla base delle leggi del processo secondario. Il contenuto è costituito da rappresentazioni di parola, cioè immagini mentali del segno verbale. ♦ Conscio, costituisce i contenuti mentali di cui il soggetto è consapevole. La sua estensione è inferiore a quella dell’inconscio, e il suo funzionamento è legato all’inconscio; infatti il pensiero e il comportamento dell’uomo sono determinati dall’inconscio. Il Conscio funziona secondo il processo secondario e l’energia è legata. Tra preconscio e conscio vi è una censura selettiva che funge da filtro lasciando transitare alcuni contenuti alla coscienza. Inconscio (processo primario) Censura deformante Preconscio (processo secondario) Censura selettiva Conscio (processo secondario) Il processo determina il funzionamento della mente Freud evidenzia l’esistenza di due processi: • PRIMARIO si caratterizza per l’energia psichica libera. Funziona secondo il principio di piacere e soddisfacimento della pulsione non può venire differito nel tempo, ma la scarica deve essere immediata. Ha come obbiettivo stabilire l’IDENTITA’ DI PERCAZIONE, che consiste nella riproduzione allucinatoria delle rappresentazioni alle quali l’esperienza di soddisfacimento originaria ha conferito un valore privilegiato. L’oggetto reale (seno), non è presente quando la fame si manifesta, il bambino lo attualizzerà secondo una logica allucinatoria, concependolo come presente. Si ha così il soddisfacimento allucinatorio del bisogno, perché l’oggetto reale non è disponibile. Tale soddisfacimento però non è stabile. • SECONDARIO caratterizza il Preconscio e il Conscio. Esso compare il un secondo momento. Comprende le categorie di spazio e di tempo rendendo possiile differito il soddisfacimento. L’energia legata permette operazioni mentali che vagliano le strategie di soddisfacimento scegliendo la più adatta. Il principio su cui si basa è quello di realtà, che si lega a quello di piacere generando frustrazione. Il processo si centra sull’ IDENTITA’ DI PENSIERO, che consiste nel ricorso a modalità simili di pensiero per affrontare situazioni simili (risoluzione dei problemi a scuola). Il principio di piacere ha l’obbiettivo di scaricare la pulsione per la via più breve ed immediata. Il principio di realtà prevede il confronto con il mondo esterno, esso si lega a funzioni come l’attenzione, la memoria, il giudizio e il pensiero. Il soddisfacimento non è più immediato ma viene modellato sulla base della realtà esterna e dei vincoli che essa impone. La seconda topica viene elaborata in “L’Io e l’Es” (1922); qui si ha un nuovo modello di funzionamento della mente. Inconscio, Preconscio e Inconscio costituivano i luoghi della mente; ora Freud determina delle funzioni mentali. Le istanze psichiche sono tre: • ES è il nucleo originario, che precede la formazione dell’Io e Super-Io. Esso è comune a tutti e non dipende dalle influenze del mondo esterno. L’Es è inconscio, vi risiedono le pulsioni, e funziona secondo il processo primario e il principio di piacere. • IO indica le componenti consce della mente dell’individuo. L’Io è una modificazione di parte dell’Es a contatto con il mondo esterno. Esso media tra: le pulsioni dell’Es e le richieste censorie del Super-Io (intrapsichico), e tra mondo interno ed esterno. • SUPER-IO ha origine dopo il complesso edipico. Si contrappone all’Es, poiché è prevalentemente censoria e comprende la coscienza morale. Il conflitto tra Io e Super-io determina un senso di colpa, e spesso precede l’atto immorale. Il reato, dunque permette una giustificazione del senso di colpa e lo allieva. IL SOGNO “L’interpretazione dei sogni” fu pubblicato alla fine del 1899. Freud vede il sogno come un atto psichico dotato di un autentico significato. Tale significato non è percepibile immediatamente poiché nel sogno sono presenti un significato latente e uno manifesto. Il contenuto onirico manifesto è ciò che il soggetto ricorda; i pensieri onirici latenti costituiscono lo stato nascosto del sogno, a cui si accede dopo un analisi approfondita. Esso costituisce un fenomeno psichico valido, è un’attività mentale che può essere indagata nei dettagli. Il sogno è l’appagamento di un desiderio rimosso. Freud analizza il sogno dopo una suddivisione in segmenti narrativi, per poi utilizzare le libere associazioni. Il contenuto del sogno rappresenta uno stato di cose desiderato dal soggetto. I contenuti del sogno sono in gran parte inconsci. Ciò avviene perché durante il sonno la censura deformante, attenua il suo funzionamento e i contenuti deformati che sfuggono danno origine al sogno. Questo è il risultato del lavoro onirico. Il lavoro onirico comprende quattro modalità di modificazione del materiale latente. a. CONDENSAZIONE unione d aspetti che rimandano a diverse persone o vari eventi b. SPOSTAMENTO nella formazione del sogno si produce uno spostamento delle intensità psichiche dei vari elementi onirici, tanto che ciò che appare secondario può essere fondamentale per la comprensione profonda del sogno. c. RAPPRESENTAZIONE PER IMMAGINI, i concetti astratti (amore) sono rappresentati nel sogno manifesto attraverso una modalità concreta (persona amata) d. ELABORAZIONE SECONDARIA ha il compito di ridurre gli aspetti assurdi e incoerenti del sogno, per dargli una storia lineare. I simbolismo del segno è legato all’Inconscio e per questo non riconducibile sono al sogno. I simboli esistono indipendentemente dal sognatore e appartengono ad una dimensione mentale condivisa e trasversale ai diversi individui. La maggior parte dei sogni secondo Freud tratta la sessualità, esprimendo desideri erotici. Il significato del simbolo è ricavato in base alla forma e la funzione dell’ oggetto (oggetto lungo genitale maschile; re e regina coppia genitoriale). Il linguaggio del sogno è quello del processo primario che non può essere tradotto direttamente in quello del processo secondario. Tra i tipi di sogni tipici alcuni sono collocati tra i sogni d’angoscia, ad esempio quelli sulla morte di persone care. Freud afferma che esso non è un desiderio rimosso attuale ma è un desiderio lontano nel tempo (anche in riferimento al comples. Edipico). Questi però costituisco casi particolari poiché il pensiero onirico latente si sottrae ad ogni censura. Altro sogno tipico è quello di angoscia o imbarazzo per la propria nudità, esso è dovuto a desideri esibizionisti infantili, che vengono rimossi dalla morale e dall’educazione. In “introduzione alla psicoanalisi. Nuova serie di lezioni”, del 1932, Freud afferma che l’angoscia dei sogni può essere dovuta alla difficolta del lavoro onirico di lavorare sugli affetti, e la facilità di modificare i contenuti. LO SVILUPPO INDIVIDUALE Per Freud le manifestazioni sessuali infantili si appoggiano a funzioni fisiologiche( suzione del seno), sono autoerotiche, sono legate a una zona erogena (una zona che se stimolata produce piacere collegabile all’eccitamento pulsionale). La successione delle fasi di sviluppo psicosessuale individuate da Freud riflettono lo sviluppo e la maturazione psico-biologica dell’individuo. Fase orale: fino a un anno e mezzo, i bisogni sono incentrati sulla bocca, in particolare a atti quali mangiare, succhiare, masticare, mordere. Successivamente il movimento delle labbra viene attivato dal bambino indipendentemente dall’assunzione del cibo. Fase anale : da un anno e mezzo a tre anni, la zona libidica è l’ano, e il bambino comincia a controllare gli sfinteri. In questa fase si ha l’ambivalenza. Per il bambino le feci possono costituire l’oggetto buono e l’oggetto cattivo. Le feci hanno un valore simbolico la loro espulsione è un dono, è una parte di se donata agli altri, ma può anche essere un gesto di aggressione. Allo stesso modo il trattenere le feci può essere una privazione del dono che si fa agli altri, ma allo stesso tempo può indicare la conservazione di una parte di se. L’ambivalenza produce l’alternativa tra attivo e passivo. Comincia a svilupparsi un rapporto con l’esterno (madre), attraverso le feci. Fase fallica: dai 3 ai 6 anni. Le pulsione delle prime due fasi sono indipendenti, si unificano sotto il primato degli organi genitali; dove si concentra la libido. La manipolazione del genitale (pene) produce piacere ma è anche segno di curiosità, conoscenze ed esplorazione. La fase fallica nelle bambine è negativa. La bambina non ha la consabevolezza di avere un altro organo sessuale ma percepisce di non avere il pene, percepisce una mancanza, che si concretizza - paranoia; comporta una regressione alla fase orale. Si manifesta con intolleranza nei confronti degli altri. Le perversioni sessuali sono un altro aspetto della psicopatologia. Troviamo: ▲ Voyeurismo e esibizionismo, che riportano alla luce atteggiamenti sessuali riconducibili all’infanzia ▲ Feticismo (solo maschile secondo Freud), consiste nella sostituzione del partner come oggetto sessuale con parti del suo corpo o con suoi indumenti o oggetti che gli appartengono. Questo p causata dalla paura maschile della castrazione, del periodo edipico, alla vista del genitale femminile. ▲ Omosessualità maschile deriva da una fissazione intensa alla figura materna durante l’infanzia. L’uomo si identifica con la donna, diventando se stesso come oggetto sessuale. Ama altri uomini come la madre ha amato lui, quindi ama egli stesso in una relazione oggettuale. La fase fallica ed edipica hanno causato nell’uomo una forte angoscia, che si manifesta nell’ evitamento del genitale femminile per non subire la castrazione. A causare ciò è una carenza della funzione protettiva e orientante del padre. ▲ Omosessualità femminile causata da un investimento sessuale della bambina sulla madre, che non consente di investire libidicamente sul padre. LA TECNICA PSICOANALITICA Osservando le modalità di conduzione del trattamento condotto da Freud, si possono individuare tre fasi. Freud condivise le teorie e le tecniche del metodo catartico di Breuer. L’ipnosi facilita l’accesso alla coscienza della paziente che consente l’obreazione , ovvero la scarica dell’importo di energia che no era stata liberata al momento in cui il soggetto aveva subito il trauma. Con questo metodo veniva curato un sintomo per volta. Alla paziente venivano rivolte delle domande, per costringerla a portare alla luce in contenuti del suo inconscio. Successivamente si stacco dal metodo catartico per approdare alle ASSOCIAZIONI LIBERE. Esse consistono in una comunicazione libera e spontanea in cui il paziente dice tutto ciò che gli passa per la mente. In un primo momento Freud partecipo attivamente ponendo delle domande, successivamente il suo atteggiamento passivo. Sostenendo che basti conoscere per guarire. Nella terza fase, Freud rinuncia a cercare di individuale primariamente un determinato evento collegati alla storia del paziente, e si concentra sul presente della seduta; utilizza per questo l’interpretazione controllata. Dopo che l’analista ha individuato le resistenze e le ha comunicate all’analizzando, questo spesso riferisce senza difficoltà i fatti e le connessioni dimenticate. Il SETTING è fondamentale all’interno della terapia psicoanalitica. L’ambiente deve essere silenzioso e neutro. Il paziente si distende sul lettino per facilitarne il rilassamento. Freud si posizione dietro al paziente in modo da non essere visto, per non condizionare il paziente con le sue espressioni facciali. All’interno della seduta si attua l’ “astinenza” ovvero un distacco tra i due protagonisti dell’analisi. L’analista non risponde, non interviene ha la funzione di “specchio riflettente”. Ciò favorisce l’attenzione fluttuante dell’analista che si sintonizza con il paziente. Tutto ciò che fa il paziente anche prima o dopo la “parte ufficiale” della seduta, è importante agli occhi dell’analista. Tra paziente e analista deve istaurarsi “un’alleanza terapeutica”, un legame di fiducia. È importante non comunicare precocemente l’interpretazione, perché potrebbe far nascere delle resistenze nel paziente. Tra analista e paziente si attiva il transfert. Il transfert è la riedizione, da parte del paziente, di atteggiamenti, affetti, comportamenti, dinamiche pulsionali del suo passato, e in particolare della sua infanzia, sulla figura dell’analista e sulla situazione analitica. Il paziente non ricorda ciò che ha rimosso ma lo estrinseca inconsciamente nel transfert. Il paziente in questo meccanismo attiva la coazione a ripetere. Durante l’analisi si istaura una nevrosi di transfert, cioè una nevrosi artificiale e provvisoria, generata appositamente nel corso del trattamento e accessibile all’analista. Ad un certo punto della terapia, l’analista può essere investito da affetto intenso, si ha così l’amore di transfer. Quest’amore costituisce un ostacolo, una resistenza al processo di cura. La repressione di questo desiderio o il soddisfacimento di questo desiderio, sono disastrosi per la terapia. Oltre al transfert va considerato il “controtransfert” , ovvero l’investimento pulsionale simmetrico al transfert, attivato dall’analista sul paziente. Per Freud esso non deve manifestarsi nell’analista perché va esclusa qualsiasi manifestazione affettiva verso il paziente. La psicoanalisi è una terapia che può durare da pochi mesi ad anni. A seconda della patologia Freud consiglia dalle 3 alle 5 sedute alla settimana. Tra paziente e analista va stipulato un contratto che determini un’ora precisa in cui ci si incontrerà e il pagamento. L’analista deve astenersi dalle sedute gratuite, poiché esse possono accrescere resistenze nel nevrotico. L’analisi si può considerare conclusa quando: il paziente non soffre più dei sui sintomi, è stato reso cosciente del materiale rimosso ed eliminate le resistenze che possono far risorgere la malattia. LA CIVILTA’, LA RELIGIONE, L’ARTE La civiltà, secondo Freud costituisce un ostacolo alla soddisfazione delle pulsioni. Le restrizioni imposte all’individuo ha permesso all’uomo di essere al sicuro. Le rinunce dell’individuo hanno provocato frustrazione che ha dato origini a nevrosi causate dalla morale sessuale civile, ovvero una regolamentazione della sessualità imposta dalla civiltà. Il sintomo nevrotico si configura cos’, come un soddisfacimento sostitutivo di un desiderio irrealizzabile nel contesto civile. Le restrizioni imposte dalla civiltà dell’Eros hanno inibito la sessualità infantile, hanno imposto monogamia, la scelta di un partner di sesso opposto, hanno degradato a perversioni i soddisfacimenti extraconiugali e hanno relegato l’incesto a tabù. In “Totem e tabù” del 1913, Freud aggancia la psicoanalisi all’antropologia. In un precisato periodo la sociEtà era organizzata in tribù, le tribù si dividevano in clan, e ogni clan aveva un totem-animale che era considerato progenitore del clan. Vigevano 3 tabù: non uccidere l’animale totem, e non nutrirsi di esso, ed era imposta l’esogamia (non potevano esserci rapporti sessuali tra membri dello stesso clan). Il sacrificio dell’animale-totem veniva usato per rinsaldare i legami tra i membri del clan, in un rito collettivo. Freud riprende un testo di Darwin, dove parla di una comunità primordiale nella quale il padre monopolizza sessualmente le donne del suo gruppo; i figli si ribellano e lo uccidono, divorandone la carne. Preda del rimorso reprimono i loro desideri verso madri e sorelle e creano un totem del padre. Le proibizioni imposte dal padre con la sua morte diventano più forti, e i figli mediante l’ obbedienza postuma, accettano i divieti e li impongono a se stessi e alla comunità. L’esogamia e il tabù dell’incesto sono frutto del parricidio, come il divieto di uccidere i membri dello stesso clan. Nella prospettiva freudiana, la società si fonda su un senso di colpa comune, la religione (adorazione del totem)deriva dal senso di colpa. La religione è per Freud un illusione destinata a scomparite di fronte alla cultura e alla scienza moderne. La religione ha lo scopo di rendere sopportabile la miseria umana, attraverso il rinvio all’aldilà delle soddisfazioni. I bisogni religiosi nascono dalle debolezze delle persone e dalla nostalgia del padre la cui funzione viene assunta da Dio. Freud sottolinea che vi è un rapporto tra cerimonie religiose e nevrosi ossessive; in ambi i casi i cerimoniali vanno eseguiti meticolosamente, e si basano su azioni isolate dalla vita quotidiana. Ma gli episodi nevrotici sono individuali, i rituali religiosi invece sono condivisi da tutti i fedeli. Freud ritiene che le nevrosi ossessive sono una sorta di religione individuali, mentre la religione è paragonabile a una nevrosi ossessiva universale all’umanità. In “Psicologia delle masse e analisi dell’Io”, Freud ha analizzato le principali componenti sociali della mente umana. Egli Prende come riferimento Gustave Le Bon e la sua opera Psicologia delle folle; in cui sostiene che l’uomo pensa e agisce diversamente da quando sentirebbe in condizioni di isolamento. Le Bon sostiene che vi sia un’ anima collettiva che assorbe l’uomo annullandone la specificità. La massa gli permette un senso di onnipotenza, li lascia andare ad istinti che, l’individuo da solo avrebbe censurato. Tra gli individui si attua il “contagio mentale” che aumenta la suggestionabilità. L’uomo all’interno di una massa regredisce diviene barbaro e istintivo. Freud amplia i concetti sostenendo che la massa è tenuta insieme da una natura libidica, che origina il sentimento di unità di gruppo. L’esistenza del gruppo è resa possibile dall’identificazione, intesa come prima manifestazione di un legame emotivo con un’altra persona. L’identificazione è attivata da ogni individuo verso gli altri membri del gruppo e soprattutto verso il leader. Il leader è il sostituto della figura paterna e diviene oggetto di “idealizzazione”. Con l’identificazione l’individuo si arricchisce delle qualità dell’oggetto; mentre con l’idealizzazione il soggetto si impoverisce , perché l’oggetto viene sovrainvestito a spese dell’Io. Connesse alla civiltà cono :l’arte e la creatività. L’arte per Freud è appagamento di desiderio, che permette di correggere gli aspetti insoddisfacenti e frustranti. L’arte si trova a metà tra il principio di piacere e di realtà. L’arte permette di consolare e di lasciar giocare le pulsioni umane destinate a essere sopraffatte dal principio di realtà. L’arte è dunque: ▲ Espressione di conflitti ▲ Appagamento sostitutivo di desideri ▲ Sublimazione di contenuti inconsci ▲ Difesa e consolazione ▲ Strumento di attivazione del pensiero magico e onnipotente. Connesso all’arte è il “perturbante”, ciò che appartiene alla sfera dello spaventoso, ma che ci è noto e familiare. Attraverso la rappresentazione artistica possono riemergere contenuti rimossi che turbano l’individuo. L’arte porta alla luce contenuti inquietanti, con i quali si è costretti a misurarsi, anche se si trovano all’interno della finzione artistica. KARL ABRAM Karl Abram fu uno degli allievi di Freud e sostenne e rafforzò il suo pensiero. La sua attenzione si posa sulle nevrosi (o psicosi) narcisistiche, la demensa praecox, e psicosi maniaco-depressive. Come Freud sostenne che la psicoanalisi, non potesse curare le psicosi, ma potesse aiutare a comprendente le cause e le manifestazioni. L’attenzione non si poggia sulle psicosi di causa organica, ma su quelle che si presentano in seguito a un trauma sessuale con regressioni fino alle prime fasi dello sviluppo del bambino. L’evento traumatico che sta a monte delle manifestazioni, è un evento reale, che risale all’infanzia del paziente e non è frutto di fantasie inconsce. L’individuo a livello inconscio, è convinto di condividere una parte di responsabilità dell’atto traumatico. Questa “intenzionalità inconscia” conduce a stati patogeni. Il bambino prova piacere, che lui considera inaccettabili, questo produce senso di colpa che da origine a un blocco evolutivo, e alla fissazione libidica a uno stadio precoce dello sviluppo (autoerotismo). Traumatici posso essere non soltanto fatti di natura sessuali ma anche ad esempio l’abbandono del bambino da parte del genitore. In “Differenze psicosessuali fra isteria e dementia praecox”, egli afferma che ambe due hanno origine da eventi traumatici rimossi, ma la differenza si evidenzia nelle relazioni oggettuali: ▲ L’isteria è di natura nevrotica, la relazione oggettuale è possibile. Il rimosso dell’evento traumatico si manifesta nei sintomi. Si ha una simpatia verso una singola persona e il rifiuto drastico di un’altra/e. L’investimento libidico è potenziato ed eccessivo. ▲ La dementia praecox ha natura psicotica, la relazione oggettuale non è possibile, poiché la regressione giunge allo stadio autoerotico. Si ha indifferenza verso il mondo esterno, mancanza di attaccamento, vita isolata. Si può manifestare un delirio di grandezza oppure un delirio di persecuzione. Secondo Abraham a ogni stadio dello sviluppo psicosessuale corrispondono: 1. un’attività (mordere, succhiare ecc) che si lega a fantasie inconsce 2. uno stadio evolutivo dell’amore oggettuale 3. una patologia Le fasi dello sviluppo psicosessuale sono approfondite in sottofasi che coincidono con un amore oggettuale. L’appagamento del neonato avviene mediante allucinazioni positive(percependo ciò che non c’è) e negative (non percependo ciò che c’è). Ferenczi delinea cinque tappe dello sviluppo del bambino che si affaccia gradualmente alla realtà esterna. 1. Periodo dell’onnipotenza incondizionata Il bambino all’interno del grembo materno vede soddisfatti tutti suoi bisogni. Ciò a livello psichico inconsci si manifesta con onnipotenza. 2. Periodo si onnipotenza magico-allucinatorio (patologia psicosi) Con l abbandono del grembo materno il bambino cerca l’appagamento assoluto iniziale. Ciò può avvenire solo attraverso allucinazioni. Il bambino deve attivare il desiderio per avere il soddisfacimento. Desiderando intensamente un oggetto, esso si presenta come allucinazione. 3. Periodo di onnipotenza con l’aiuto di gesti magici (patologia isteria) Il bambino comincia ad avere una vaga idea del mondo esterno. L’appagamento pare sempre più collegato a realtà esterne. Attraverso il pianto, i gesti ecc, il bambino provoca l’appagamento, non attribuendolo alla madre, ma ai suoi gesti 4. Periodo del pensiero simbolico Il bambino continua ad attribuire al mondo esterno qualità che appartengono a sé. Ogni oggetto gli appare vivo, ma in ogni oggetto trova i le proprie funzioni proprio organiche. 5. Periodo dei pensieri magici e delle parole magiche (patologia nevrosi ossessiva) Il bambino acquisisce il linguaggio verbale mediante imitazione. Il simbolismo dei gesti viene sostituto da quello del linguaggio. L’onnipotenza che è in lui è giustifica dalla tempestività dei genitori nel riconoscere i suoi bisogni. Quando il bambino acquisisce il linguaggio verbale, acquisisce la consapevolezza della realtà esterna, con la quale deve scendere a patti e adattarsi. Forenczi approfondisce le psicopatologie in rapporto alle fasi evolutive del senso di realtà. Le regressioni al periodo dell’onnipotenza magico-allucinatoria è rappresentato dall’appagamento allucinatorio dei desideri dello psicotico. Gli attacchi isterici mandano invece ai gesti magici. La nevrosi ossessiva costituisce una regressione al periodo dei pensieri magiche delle parole magiche. La tecnica psicoanalitica è la causa della rottura con Freud. Egli si oppone alla passività di Freud, definendo la sua “tecnica attiva” . Egli teorizza una serie di stratagemmi applicabili sono in occasioni eccezionali, per far accedere più facilmente, il paziente all’inconscio. La tecnica viene applicata solo quando non si hanno progressi, per far procedere così il trattamento; e tornare così alla passività. L’analista fa aumenta l’angoscia che permette di abbattere la barriera prospettiva che l’analizzando ha costruito. Spinge il paziente a compiere atti che considera spiacevoli e per questo collegati all’inconscio e impone l’astinenza da atti che producono piacere. Ferenczi invita inoltre a fantasie indotte il paziente, in caso egli si chiuda in un silenzio ostinato. Il paziente è costretto a inventare delle fantasie che da solo non produrrebbe. Da prima a disaggio, poi con piacere il paziente espone le fantasie, che per l’autore hanno “incontestabile valore analitico”. Tra il 1927 e il 1928, modifica la sua concezione. L’analista deve dare consigli e suggerimenti, porti con empatia e avere fiuto. Il momento dell’attivazione della tecnica attiva deve essere richiesto dall’analizzando. Egli elabora la “tecnica del bacio”; il paziente ha bisogni affettivi che non sono stati soddisfatti dalla madre assente, tali vuoti devono essere colmati dall’analista che deve rispondere con amore e disponibilità. La seduta mira così a ricostruire, e il controtrasfert diventa uno strumento essenziale per la terapia. Successivamente teorizza l’ analisi reciproca grazie a una sua paziente. L’analisi era alternata tra lui e la paziente una volta ciascuno. Ma qui vi era il pericolo che il paziente ricercasse esclusivamente i complessi nascosti dell’analista; e per questo era essenziale porre dei limiti. OTTO RANK fu un allievo prediletto di Freud anche se non medico. I suoi interessi erano vari: filosofia, arte, mitologia, antropologia e la psicoanalisi. L’opera più importante dal punto di vista teorico, e oggetto di polemiche, fu pubblicata nel 1924, senza l’approvazione della società psicoanalitica; essa era intitolata “Il trauma della nascita”. La tesi è che il trauma della nascita sia il nucleo biologico unico e fondamentale, e fa da substrato a tutte le vicissitudini della psiche, determinando l’origine dell’ inconscio. È un evento originario, che accumuna tutti gli individui di ogni tempo, e plasma l’individuo, ma sua mente, e il suo modo di rapportarsi con il mondo. L’ esistenza umana è volta alla ricerca del piacere della condizione primitiva della vita intrauterina e l’elaborazione dell’angoscia legata alla nascita. L’angoscia primaria, si origina con la nascita ed è il primo sintomo comune a tutti. Ogni evento negativo si connette al trauma della nascita producendo angoscia primariamente fisica con: senso di soffocamento, bisogno di respirare. L’angoscia si manifesta soprattutto durante l’infanzia che è vista da Rank, come normale periodo di nevrosi, poiché ogni paura è collegata all’evento originario rimosso della nascita (paura del buio=mancanza di luce nel ventre materno). L’angoscia della castrazione è causata dalla castrazione originaria ovvero la nascita, e a una seconda castrazione, lo svezzamento. La paura della morte è legata dall’idea di separazione dalla persona amata come nella nascita. Alla vita intrauterina e al trauma della nascita sono legati: l’Inconscio è il residuo della vita embrionale (narcisismo, assenza di dimensione spazio-temporale, mancanza di negazione) le pulsioni è il risultato della trasformazione degli istinti biologici comuni a tutti gli individui, a opera dell’angoscia primaria. Il trauma della nascita viene rimosso dalla “rimozione originaria”, che va a costituire la memoria. La memoria per Rank è la facoltà di ritenere informazioni parziali, che si agganciano al trauma della nascita. I dettagli ricordati sono legati a ciò che non viene rimosso dal trauma della nascita. L’accresciuta capacità mnestica che accompagna l’analisi viene spiegata dalla tendenza dell’Inconscio a riprodurre il trauma originale . La sessualità e le perversioni sono legate al trauma della nascita e agli eventi che uniscono e separano il bambino dalla madre. Ad esempio: -Il feticista; evidenzia una rimozione del genitale femminile che lo porta ad investire la libido in un'altra zona del corpo femminile o in un indumento. -Il masochista trasforma la sofferenza della nascita in piacere. -L’esibizionista rivive la piacevole nudità della situazione originaria. -Il rifiuto del genitale materno si manifesta nell’omosessualità maschile ma anche nell’invidia del pene femminile. Anche aspetti delle sessualità non patologici, sono connessi al trauma originario. Il trauma è decisivo nella genesi della nevrosi. Il nevrotico fallisce in campo sessuale perché non si accontenta del soddisfacimento normale, ma vuole tornare per intero all’utero. Anche i sintomi somatici sono riconducibili allo stesso trauma (difficoltà respiratorie= asfissia della nascita). Per Rank ogni regressione patologica anche se data da lesione celebrale, è riconducibile al trauma della nascita. La realtà creata dall’uomo, per Rank è una catena di simboli che rievocano la realtà originaria (la nascita), ma la tengono lontana dalla coscienza. il simbolo permette l’adattamento alla realtà esterna che genera angosce. Tale adattamento da origine alla civiltà. Anche i sogni, sono simboli della realtà intrauterina quando rinviano a situazioni di beautitudine, mentre i sogni d’angoscia esprimono il trauma della nascita. I sogni che producono sensazione di freddo rimandano al momento dell’uscita dal corpo materno; quelli sull’imbarazzo, l’ansia, o ostacoli ripropongono le difficoltà del momento della nascita. Il trauma originario si ripercuote anche nella mitologia e nelle fiabe; anche la religione è la rappresentazione di una vita ultraterrena che ricrei il paradiso perduto alla nascita. Rank afferma che tutte le produzioni culturali dell’uomo sono riconducibili alla stessa origine: il trauma della nascita. La psicoanalisi ha l’obiettivo di far “rinascere” il paziente. La difficoltà connessa alla conclusione della terapia e al distacco dall’analista ripropone il desiderio di non abbandono del corpo materno. L’analista deve far ripetere al paziente tale esperienza, ma in modo elaborato. L’analisi deve permettere il distacco dalla libido, legata al corpo materno, attenuando la rimozione originaria. L’analista deve eliminare la coazione a ripetere il trauma della nascita per orientare la libido verso l’adattamento. L’analisi deve essere un’esperienza emotiva trasformativa. Il transfert è l’investimento libidico verso la madre-analista che caratterizza anche il periodo prenatale. Il setting richiama la situazione fetale con la penombra il paziente in posizione rilassata, e isolato dall’esterno. In conclusione Rank ha una visione deterministica, sostenendo che: la nascita è il punto di origine di tuta la vita mentale, è la causa iniziale, è il trauma reale che orientata e determina tutto ciò che si manifesta nel soggetto a livello conscio e inconscio. Ogni sensazione piacevole sarà ricondotta alla vita uterina, mentre ogni sensazione negativa sarà legata al trauma della nascita. ALFRED ADLER Alfred Adler con Jung, si staccarono dal pensiero freudiano, con due nuovi orientamenti: Psicologia individuale e Psicologia analitica. Tali sistemi teorici erano inconciliabili con la psicoanalisi classica. Per questo furono espulsi dalla Società psicoanalitica nel 1911. Adler mette in risalto le componenti consce che si trovano dietro le pulsioni libidiche e gli aspetti del pensiero che sembrano sottratti alla razionalità. L accusa che gli rivolse Freud fu di “razionalizzazione”. Adler inoltre era socialista, e riteneva che alla terapia dovessero accedere anche le classi meno ambienti in forma gratuita; e questo fu motivo di polemica perché per la psicoanalisi classica la terapia era solo appannaggio della borghesia benestante. La definizione adleriana di Psicologia Individuale, non è in contrasto con la concezione di unità inscindibile tra l’individuo e la società, ma tende a sottolineare che ogni individuo va considerato e studiato come unità irripetibile. Adler crede che l’uomo sia in sintonia con la realtà, tanto che le nevrosi vengono considerate conseguenze dell’individualismo e del egoismo nel perseguire i propri scopi. Il conscio e l’Inconscio cono attività della mente, essi non si contraddicono, non sono diversi e separati, perché la mente è una, indistinta e non costituita da province o strutture. L’inconscio è il risultato della volontà della mente di non conoscere aspetti che contraddirebbero l’immagine e lo stile di vita della persona. L’inconscio è una disposizione mentale. La memoria, per questo privilegia i contenuti che confermano l’Io del soggetto. L’unità dell’Io è data dal “Sé creativo” che unifica i tratti dell’esperienza e della memoria e da coerenza alla propria immagine. L’estrinsecazione de Sé, consente la realizzazione personale che permette un equilibrio tra società e persona, e va a determinare la salute mentale. La rottura di questa sintonia tra individuo-società provoca le nevrosi. I nevrotici hanno sofferto durante l’infanzia a causa di patologie fisiche (inferiorità d’organo), che hanno prodotto in loro un “sentimento di inferiorità”. Per sopperire a ciò l’individuo attiva la “compensazione”. La selezione natura teorizzata da Darwin, funziona in maniera diversa per Adler: chi primeggia nella vita e nella società, non è colui che fin dall’inizio è più forte, ma chi evidenzia debolezza e fragilità ma attiva meccanismi efficaci di compensazione. - Tipo sensoriale: è in grado di ricavare piacere dalle diverse situazioni - Tipo intuitivo: non ama ciò che gli è familiare, sicuro, stabile. La sua vita è incentrata sul futuro Se una funzione diventa esclusiva senza l’affiancamento di almeno un’altra, si ha la nevrosi.se l’individuo riesce a contemplale tutte e 4 le funzioni si ha “individuazione”, in questo modo l’individuo arricchisce la sua mente . L’ Individuazione porta alla completezza del sé, possibile da raggiungere solo riconciliandosi con gli aspetti delle propria personalità solitamente trascurati, come l’Ombra e gli altri archetipi dell’ inconscio collettivo. Per raggiungere questo scopo, per Jung è importante la religione. L’uomo infatti ha una funzione religiosa naturale. La religione ha sempre soddisfatto i bisogni profondi dell’uomo, attraverso il pentimento, il sacrificio e la redenzione ha consentito lo sfogo dei processi inconsci. Jung si serviva delle associazioni. una lista di cento parole-stimolo che venivano proposte una per volta al paziente, il quale doveva associare a ciascuna di esse la prima parola che gli veniva in mente. L’autore sostiene che alcune modalità di associazione, generano l’intervento di strutture inconsce definite “complessi a tonalità affettiva”. Il complesso è un sistema di rappresentazioni relative ad un evento di un carico affettivo intenso e significativo. Le rappresentazioni psichiche si legano a un fatto strutturandosi intorno a un nucleo di natura emotiva che tiene unite le parti dell’intero sistema di rappresentazioni. La causa delle psicopatologie è un complesso (fattore inconscio affettivamente rilevante). Le psicopatologie riflettono un conflitto tra natura e spirito; tra desideri e impostazioni sociali; tra sessualità e moralità. Il conflitto può essere anche produttivo per l’individuo. Ma quando una delle due parti del conflitto, vince sull’ altra si ha la patologia. La nevrosi è il risultato di una dissociazione tra due complessi in conflitto: uno conscio e uno inconscio. Quello inconscio si insinua anella coscienza assorbendo gran parte dell’energia psichica della persona. Da ciò la difficoltà del nevrotico di agire in maniera soddisfacente e di armonizzare desideri e attività. La psicosi è data da un disadattamento alla realtà. I complessi si rendono autonomi, e la mente di frammente in aree scollegate. I sintomi dunque esprimono un disegno inconscio che mira all’ adattamento in una situazione conflittuale vissuta nel presente. La terapia, indaga le potenzialità (un diverso approccio nei confronti della vita dato dalla situazione patologica). Anche per Jung alla base vi è una regressione , ma essa può dare nuove modalità mentali e relazionali meno automatiche e più originali e personali. Il transfer favorisce la crescita del paziente e del terapeuta. Esso consiste nella riattualizzazione sul terapeuta di relazioni emotive avute con il genitore. Il terapeuta durante la seduta, è attivo, pone domande e fa interventi. Jung non trascura il passato del paziente, ma ritiene che è impossibile recuperare dati oggettivi e reali perché i dati sono filtrati dai complessi inconsci. La prospettiva terapeutica, osserva la narrazione del paziente in relazione al divenire, alla sua meta, alla sua intenzione. Per comprendere i contenuti psichici Jung, fa uso del metodo ermeneutico. Esso si serve dell’ “amplificazione”, che favorisce una visione prospettica. Ci sono due tipologie: • Amplificazione personale centrata sulle esperienze vissute dal paziente • Amplificazione impersonale che cogli materiale riconducibile all’inconscio collettivo. Anche il sogno è indirizzato a una meta preci, dunque verso il futuro. Nell sogno si manifestano le immagini archetipi. Il sogno è un simbolo, utilizza un codice simbolico, ed è quest ‘aspetto che consente al terapeuta di attribuirgli un significato. Il simbolo rappresenta la situazione interiore del soggetto. Esso ha una funzione di compensazione. Aspetti della vita del paziente percepiti come inquietanti o destabilizzanti, vengono compensati dai contenuti del sogno, che assumano una funzione di equilibrio. I livelli del significato del sogno sono due: ■ Immanente= significato di superfice; rimanda alla vita del sognatore ■ Trascendente= significato profondo; rimanda alla dimensione archetipa L’interpretazione del simbolo non è semplice poiché appartiene a 2 dimensioni e per questo nasce dalla collaborazione con il paziente. MELANIE KLEIN (1882-1960) È una delle personalità importante nella storia della psicoanalisi. Ha prodotto un arricchimento In particolare intorno all’ idea di mondo interno; relazioni oggettuali; agli studi sullo sviluppo del bambino; al modello di psicoanalisi infantile. Si formò con Ferenczi e Abraham. La nozione kleiniana di La fantasia inconscia integra quella di Freud. La fantasia è uno scenario immaginario che rappresenta l’appagamento di un desiderio inconscio in modo deformato dall’attivazione dei processi difensivi. Freud distingue tre tipi di fantasie: a. fantasie consce: sogni diurni; frammenti di storia che la persona si narra durante lo stato di veglia; il “Romanzo familiare” modo in cui il bambino ricostruisce in fantasia l’immagine dei genitori e i suoi legami con loro. b. fantasie inconsce: sono strutture sottostanti ai contenuti manifesti della mente (es:sogno,sintomo) c. fantasie primarie: strutture fatasmatiche tipiche, universali, precedenti alle esperienze individuali (fantasie di seduzione, di castrazione, di vita intrauterina) Dunque per la Klein le fantasie inconsce sono rappresentazioni mentali di istinti (pulsioni freudiane) rivolti necessariamente ad un oggetto. Possono rappresentare anche le difese che si oppongono agli istinti stessi. L’importanza dell’oggetto3 nel suo pensiero ha fatto si che la sua teorizzazione prendesse il nome di : Teoria delle relazioni oggettuali. La Klein sostiene che le fantasie del bambino hanno origine somatiche e ogni sensazione corporea produce un’esperienza mentale vissuta come relazione con l’oggetto che causa quella sensazione. Se si ha una: ■ sensazione piacevole-> oggetto buono sensazioni concrete che rimandano a oggetti ■ sensazione dolorosa-> oggetto cattivo Gli “oggetti interni” sono il risultato di una serie di introiezioni di oggetti dal mondo esterno. attraverso la proiezione gli oggetti interni vengono espulsi nella realtà esterna e condizionano il modo in cui essa viene percepita e vissuta. Il bambino è in grado fin dalla nascita di introiettare gli oggetti; tale meccanismo è un funzionamento fondamentale della mente. Esso permette di instaurare relazione oggettuali, percependo gli oggetti, come distinti dall’ Io; il primo oggetto con cui entra in relazione è il seno della madre. (buono se disponibile – cattivo se assente). 3 Inteso come oggetto interno; oggetto emozionale connesso alle emozioni piacevoli e dispiacevoli Freud nella prima teoria sostiene che l’ angoscia è il risultato di un processo biologico (accumulo di eccitamento). In seguito afferma che l’ angoscia sia una risposta ad una situazione di pericolo o traumatica. E ne delinea 4 tipi: - a) angoscia reale -> deriva da un pericolo reale della realtà - b)angoscia nevrotica -> deriva dall’Es, legata alle pulsioni - c)angoscia morale -> dovuta al Super-io - d)angoscia-segnale -> collegata ad un evento traumatico, reale o no, già avvenuto Per la Klein l’angoscia è la relazione alle minacce del mondo esterno e del mondo interno. Nella prima fase del suo pensiero considera l’angoscia come il risultato della trasformazione automatica di un sovrappiù di energia. Successivamente centra l’attenzione sul nesso tra angoscia/pulsione(istinto)di morte. La pulsione di morte è intesa come aggressività, distruttività e sadismo rivolti contro gli oggetti primari. L’Io esiste fin dalla nascita e le sue funzione sono quelle di separare il me dal non-me, nel discriminare buono-cattivo, nell’ elaborare fantasie di incorporazione e espulsione. Nei primi mesi di vita il bambino si trova esposto al conflitto tra istinti di vita e istinti di morte; in questo modo l’esistenza pur avendo fasi piacevoli, sia costellata da sofferenza. il soggetto attiva così una serie di difese nei confronti dell’oggetto e dell’istinto di morte che orientano il neonato. Esse consistono in: ■ Scissione-> il seno viene distinto in 2 oggetti parziali e separati (seno buono=ideale seno cattivo=persecutorio); 2 oggetti parziali diversi collegati a sensazioni opposte amore/odio. Essa permette di mettere ordine. È alla base della capacità discriminativa dell’individuo, della capacità di attenzione e successivamente della capacità di controllo delle emozioni. Il neonato proietta fuori di sé ciò che gli provoca angoscia e introietta gli oggetti buoni, in modo da strutturare una realtà interna rassicurante ed una esterna minacciosa. ■ Proiezione-> espellere fuori di se le parti cattive (istinto di morte e oggetti interni cattivi) ■ Introiezione-> accogliere dentro di sé gli oggetti buoni. A volte può avvenire il contrario; proiezioni all’esterno di oggetti buoni o introiezione dell’oggetto cattivo per tenerlo sottocontrollo. Questo dall’esterno minaccia il bambino-> angoscia paranoie o persecutoria . Se l’angoscia persecutoria della posizione non viene elaborata adeguatamente si formano delle premesse per le psicosi. Questa prima organizzazione dei rapporti tra il soggetto e la realtà è definita “POSIZIONE SCHIZO-PARANOIDE”, il 4°meccanismo di difesa è reso possibile dall’introiezione del seno buono messo al riparo dagli attacchi dell’istinto di morte e della realtà esterna. Si h dunque : l’Identificazione. È il risultato della selezione degli oggetti buoni introiettati di volta in volta. Senso buono installato stabilmente nel mondo interno, è la condizione per la costruzione di un Io stabile. Se gli oggetti interni, e l’io, sono poco frammentati, il contato con la realtà sarà poco frammentato. Si avranno così altre 2 difese: ■ Idealizzazione-> l’introiezione dell’oggetto può produrre un’immagine troppo buona del seno Gli organi sessuali sono distinti precocemente nella mente del bambino: la femmina non è un maschio evirato come per Freud, ma ha un organo genitale distinto. Il complesso edipico si sviluppa dalla posizione depressiva (5-6 mesi) quando la madre viene percepita come oggetto totale. La consapevolezza che esiste una relazione libidica tra i genitori provoca nel bambino forte gelosia in quanto vorrebbe quelle gratificazioni “orali, anali, uretali”, per sé. Ciò comporta in fantasia un’aggressione sadica nei confronti dei genitori, visti come figure minacciose che, una volta introiettate, formano il Super-io. Contro l’angoscia connessa alla gelosia il bambino attiva delle difese: - scissione dei genitori buoni (asessuali) e cattivi (sessuali) - tra il padre e la madre-> uno idealizzato, l’altro assunto come oggetto persecutorio. Quando il bambino percepisce il padre come oggetto totale e separato (non più come oggetto parziale-pene contenuto nella madre) elabora la fantasia dei genitori combinati, figura unica che incorpora entrambi i genitori uniti nel coito. I genitori nella fantasia del bambino si uniscono sessualmente, il bambino proietta la propria aggressività verso questa figura genitoriale percepita come terrificante e minacciosa. La frustrazione derivante dall’assenza del seno ( in fase di svezzamento) colpisce allo stesso modo bambino e bambina i quali dimostrano le stesse fantasie di attacco al seno materno e lo stesso interesse per il pene paterno eletto come sostituto del seno. L’esito delle scelte sessuali in età adulta dipende dall’elaborazione di questa fase: se il corpo della madre attaccato suscita eccessiva angoscia, il bambino può sviluppare una fobia verso il corpo femminile; la bambina invece, può non identificazione con la madre e il ruolo sessuale. Al centro della nascita dell’Edipo c’è la Frustrazione connessa allo svezzamento: la bambina: si rivolge al pene paterno (sostituzione simbolica al seno perduto); anche il pene la delude allora si rivolge di nuovo alla madre identificandosi con lei, perché possiede al proprio interno anche il pene maschile. Tale identificazione si manifesta in fantasia con un’aggressione sadica alla madre per svuotarla dei suoi contenuti; a questo punto nella bambina si sviluppa una fase fallica in cui l’assenza del pene viene negata perché la bambina stessa deve gratificare la madre al posto del padre. Sia il bambino che la bambina odiano sia la madre che il padre – complesso edipico sia positivo che negativo. Il complesso di Edipo si risolve prima della fase genitale: ■ per Freud-> il superamento dipende dall’angoscia di evirazione ■ per Klein-> oltre all’angoscia importante l’amore per i genitori e le tendenze alla riparazione della fase depressiva. Il coito non è più percepito come un atto sadico ma un atto d’amore tra i genitori. Anche il Super-io diventa meno sadico e si arricchisce di componenti positive. Il simbolismo è alla base di tutte le fantasie e sublimazione; è su di esso che si edifica il rapporto del soggetto con il mondo esterno e con la realtà nel suo complesso. Il simbolo è il mediatore tra individuo e realtà. Non esiste attività umana che non sia basata su simbolizzazioni. La simbolizzazione nasce con la proiezione: gli oggetti esterni attraverso le espulsione rappresentano quelli interni-> l’oggetto esterno sta per una parte del proprio corpo o oggetto interno. Nasce quindi dall’aggressività e dalla necessità di liberarsi di oggetti interni persecutori; è possibile grazie allo sviluppo dell’Io che tollera l’angoscia. L’attacco sadico (istinto epistemofilico) è il modello della conoscenza e della simbolizzazione. Il sadismo e la ritorsione degli oggetti aggrediti sono importanti per lo sviluppo del simbolismo infantile. Vanno distinti 2 livelli di simbolizzazione: ■ L’equazione simbolica-> perfetta coincidenza tra il simbolo e la cosa simbolizzata. Il simbolo è la cosa simbolizzata. Si connette alle dinamiche mentali posizione schizo-paranoide. ■ La rappresentazione simbolica-> elaborazione più complessa; il simbolo “sta per” la cosa simbolizzata. Legata alla posizione depressiva. I simboli aiutano a ricreare l’oggetti interno danneggiato e quindi sono fondamentali nei processi di riparazione. Il gioco come prima attività simbolica è estremamente personale, poiché si rifà all’inconscio del bambino. L’analisi dei bambini, dalla Klein è definita “analisi del gioco”. Il gioco è la forma di espressione più spontanea e naturale del bambino, che gli permette di esplorare il mondo e di tenere sotto controllo l’angoscia. È considerato come l’esatto corrispettivo delle associazione libere nell’adulto. Per interpretare questi simboli utilizza il codice onirico; il gioco usa il linguaggio dei sogni. L’obbiettivo dell’analisi è far affiorare contenuti inconsci. Essa va condotta lontano dalla famiglia. La stanza deve essere sobria e devono esserci dei giocattoli: casette, plastilina, animali, figure umane maschili e femminili di 2 dimensioni (adulto-bambino); inoltre deve esserci un lavabo per giocare con l’acqua. Oltre al gioco può essere oggetto d’analisi anche il disegno. Il modello di analisi infantile della Klein si è contrapposto a quello di Anna Freud. Per la Klein l’invidia è un sentimento distruttivo primitivo, originato dalla pulsione di morte che il bambino manifesta in quanto si rende conto di non essere onnipotente e autonomo. Il seno è desiderato con intensità e deve essere sempre disponibile, tanto che il neonato lo vorrebbe dentro di sé; dato che ciò non è possibile egli indirizza la sua invidia distruttiva al seno e lo vuole depredare dei suoi contenuti buoni attraverso la proiezioni di parti cattive di sé. È basta sul rapporto tra due entità (sogg. invidioso/oggetto invidiato) mentre la gelosia prevede la relazione tra 3 protagonisti. Gli effetti dell’invidia sono devastanti, l’oggetto buono infatti viene trasformato in oggetto persecutorio e può essere distrutto oppure essere reso cattivo. Se la prima invidia è particolarmente intensa interferisce con i normali meccanismi schizo- paranoidi -> dopo gli attacchi sadici contro l’oggetto buono, la scissione tra ogg. buono e cattivo non regge più confusione tra oggetto buono e cattivo, incapacità d’orientamento tra gli oggetti e affetti ad esso collegati. Se invece l’invidia è contenuta può lasciare spazio alla gratitudine, intesa come capacità di godere del seno. La distruzione dell’oggetto è una difesa contro l’invidia. Poiché se non esiste non può essere invidiato. Altre difese sono: -confusione tra oggetto buono e cattivo-> l’invidia non ha un obiettivo preciso -cambio di oggetto -> la made viene sostituita da un altro ogg. buono -svalutazione dell’oggetto -> le caratteristiche negative mettono a riparo l’oggetto dall’invidia -svalutazione del sé-> punito per gli attacchi invidiosi -la stimolazione dell’invidia degli altri -la repressione dei sentimenti d’amore e l’intensificazione dell’odio Concetto che contrappongono ne Freud e Klein è la nevrosi infantile. Per Freud le nevrosi infantili hanno origine dai conflitti edipici e dall’angoscia di evirazione, che determinano rimozioni e producono regressioni a fasi pregenitali. Per la Klein le nevrosi sono già presenti nelle fasi pregenitali; l’angoscia del bambino è legata alle fasi orale e anale e alla relazione primitiva con la madre. Le nevrosi infantili non sono altro che difese nei confronti dell’angoscia persecutoria di natura psicotica tipica della posizione schizo-paranoide. I punti di fissazione sui quali si innesta il disturbo psicotico nell’adulto coincidono con fallimenti nell’elaborazione della posizione schizo-paranoide e depressiva. • Schizofrenia-> deriva dall’incapacità di integrare l’oggetto e il sé nella posizione depressiva; l’Io dello schizofrenico rimane frammentato. • Delirio persecutorio del paranoico-> deriva dall’angoscia persecutoria della posizione schizoparanoide non elaborata. • Psicosi maniaco-depressiva-> il soggetto depresso è vittima di un Io persecutorio che attacca senza tregua l’oggetto buono e gli impedisce di ripararlo, mentre nelle fasi maniacali Io grandioso. • Secondo la Klein le psicosi sono curabili con la psicoanalisi, secondo Freud no, ( lo psicotico non poteva attivare il transfert sull’analista, dato che la libido era incentrata sul suo Io =no relazioni oggettuali), non è possibile non attivare relazioni oggettuali, per questo lo psicotico anche se in maniera dolorosa, attiva il transfet con l’analista. HEINZ HARTMANN (La psicologia dell’Io) L’intento fondamentale di Hartmann, è stato quello di trasformare la psicoanalisi in psicologia generale. egli riorganizza gli elementi contradditori della teoria freudiana. Ha centrato la sua attenzione sulla necessità di dotare di una superiore dignità e autonomia Io; svalutato da Freud. Per Freud-> individuo è dominato dalle pulsioni, in balia dell’inconscio. Io = mediatore tra Es, Super-io e realtà esterna. L’Io non ha una propria autonomia. Per Hartmann-> individuo è dotato di razionalità e di volontà che gli consentono di affrontare e controllare le pulsioni. L’Io viene pensato come struttura della mente dotata di propria autonomia. Alla nascita esiste in ognuno una “matrice indifferenziata dell’Io e dell’Es”, da cui poi gradualmente ciascuna istanza si sviluppo indipendentemente dall’altra. (Secondo Freud alla nascita non esiste l’Io, il neonato è guidato solo dall’Es. Solo in un secondo tempo, quando il bambino sviluppa le prime relazioni con il mondo esterno, si forma l’Io). Per Hartmann esiste una sfera dell’Io senza conflitti: ovvero un’istanza dotata di un’essenza non esclusivamente conflittuale. La relazione dell’individuo con la realtà esterna e interna è meno turbolenta rispetto alla visione di Freud. Per Freud-> l’Io non possiede energia propria, ma utilizza quella dell’Es (unica istanza conenergia) Hartmann- l’Io è dotato di energia propria-> energia primaria dell’Io. Inoltre: - Le pulsioni posso venire modificate dall’esperienza; l’oggetto non è solo il bersaglio che subisce passivamente l’investimento da parte delle pulsioni, ma contribuisce a plasmarle in modo tale da poterle elaborate. -L’Io (come Freud) è il responsabile dell’attivazione delle difese. In “ L’io e i meccanismi di difesa” del 1936 A. Freud descrive il funzionamento dei meccanismi di difesa già individuati dal padre. • la RIMOZIONE: mantiene al di fuori della coscienza desideri, fantasie, sentimenti e i contenuti mentali inaccettabili. È il più forte e efficace ma anche dispendioso. Opera tra Preconscio e Inconscio. • la REPRESSIONE: è attiva coscientemente (la rimozione è inconscia). Strategia mentale che porta l’individuo a non pensare ad un contenuto della mente che deve essere occultato. Opera tra Preconscio e Conscio. • la FORMAZIONE REATTIVA: l’individuo assume atteggiamenti coscienti che costituiscono il ribaltamento del contenuto inconscio intollerabile. (desiderio di esibizionismo= comportamento pudico). È caratteristica della nevrosi ossessiva. • l’ISOLAMENTO: sa sì che un pensiero o un comportamento sia privato delle sue connessioni con altri pensieri o comportamenti. Il contenuto conflittuale viene isolato diventando così meno doloroso. Una forma particolare è l’isolamento dell’affetto: un contenuto della mente viene affrontato in modo razionale, senza coinvolgimento emotivo. • l’ANNULLAMENTO RETROATTIVO: attivazione di un comportamento di segno opposto ad un comportamento precedente, che in tal modo si cerca illusoriamente di annullare. L’Io si allea con una pulsione contraria a quella da cui il soggetto si sente minacciato. • la PROIEZIONE: è un’operazione difensiva con cui il soggetto espelle da sé e colloca nell’altro degli affetti, dei desideri o dei tratti di carattere che egli rifiuta e non riconosce in se stesso. • l’INTROIEZIONE: è un meccanismo difensivo simmetrico alla proiezione, attraverso cui il soggetto trasferisce dentro di sé degli aspetti che appartengono al mondo esterno. È alla base dell’identificazione. • la CONVERSIONE DELL’OPPOSTO: consiste nella trasformazione della meta di una pulsione in modo che essa si manifesti in forma contraria a quella originaria. (sadico=sofferenza verso l’altro diventamasochismo=dolore su se stessi inflitto da altri) • il RIVOLGIMENTO CONTRO SE STESSI: anziché agire sulla meta, si manifesta con la sostituzione dell’oggetto della pulsione. • la SUBLIMAZIONE: processo di neutralizzazione delle pulsione libidiche e aggressive, che vengono deviate verso mete e oggetti socialmente accettabili dall’Io e dal Super-io. • la NEGAZIONE: consiste nell’esprimere un desiderio, un sentimento, un pensiero negando che ci appartenga. Si possono distinguere : - negazione in fantasia consente di evitare dolore e angoscia capovolgendo nella fantasia la realtà (una persona antipatica ci appare simpatica) - negazione mediante parole e atti un bambino gracile si presenta agli altri come alto e forte, per allontanare la paura di altri ragazzi alti e forti. • le LIMITAZIONE DELL’IO (o strategie di esitamento): agiscono preventivamente; l’angoscia viene evitata prima che si possa presentare. Porta ad allontanare il rischio della sofferenza prodotta da cause esterne -> si distingue dall’INIBIZIONE NEVROTICA: difesa contro un pericolo interiore Aggiunte a quelle del padre: • l’IDENTIFICAZIONE CON L’AGRESSORE: è una difesa che spesso utilizzano i bambini; spiega perché molte persone che sono state vittime di abusi da parte di familiari durante l’infanzia, diventano a loro volta genitori abusanti nei confronti dei figli. • la RINUNCIA ALTRUISTICA: esempio relativo ad una sua paziente. I desideri non sono stati eliminati ma investiti sugli altri. È in parte un aspetto della proiezione. • l’ASCETICISMO DELLA PUBERTA’: l’antagonismo dell’individuo nei confronti degli istinti si manifesta come qualcosa di simile all’ascetismo, come diffidenza verso il piacere. • l’INTELLETTUALIZZAZIONE DELLA PUBERTA’: mentre nel periodo pre-puberale l’attenzione è rivolta a tutto ciò che è concreto e materiale, in seguito emerge un gusto verso l’astrazione e la riflessione. Il trattamento psicoanalitico del bambino deve essere diverso da quello dell’adulto a causa della specificità della mente infantile. Il primo aspetto da considerare è: l’egocentrismo che orienta la relazione del bambino con l’oggetto materno; la madre inizialmente non è percepita come un essere dotato di una propria individualità e autonomia, ma esiste solo in funzione dei bisogni del figlio. il secondo aspetto è : l’immaturità dell’apparato sessuale infantile tutto ciò che riguarda la genialità viene tradotto dal bambino nel linguaggio della propria sessualità pregenitale: per questo il rapporto sessuale dei genitori viene vissuto come un’aggressione e violenza. Il Terzo aspetto è: la relativa fragilità dei processi secondari di pensiero di fronte alla forza delle pulsioni; queste finiscono col prendere il sopravvento sulla realtà. Il quarto aspetto è : diversa valutazione del tempo l’adulto vive il tempo secondo parametri oggettivi, il bambino lo percepisce soggettivamente in relazione al rapporto tra Es e Io. La Klein ritiene gli effetti dell’ analisi infantile sono sempre positivi ed eliminano tutti i disturbi. A.Freud manifesta invece maggiore prudenza. È importante considerare che: - il bambino non decide di sottoporsi all’analisi come nell’adulto, non ha le stesse motivazioni. - È incapace di produrre associazioni libere, ciò fa concentrare l’autrice sui disegni, giochi e sogni. - il bambino non sviluppa un’alleanza terapeutica con l’analista, a differenze dell’adulto, perché non comprende la propria patologia, non la avverte. Anche i genitori devono sottoporsi all’analisi in tempi diversi dal bambino. La famiglia non può evitare le nevrosi nel bambino, i conflitti tra Es Io e Super-io non sono eliminabili in alcun modo, neanche in un ottimo contesto famigliare. Non esiste infatti, la possibilità di educare i bambini in modo da proteggerli dalla nevrosi. Il gioco e i disegni non costituiscono l’identico corrispettivo delle associazioni libere e la loro codifica non può avvenire in maniera affrettata e meccanica. Un altro elemento importante è il Transfert . Per la Klein avviene come nell’adulto; A.Freud sostiene che non è possibile, dato che il complesso edipico, che pone i fondamenti per le successive relazioni oggettuali, non è ancora stato vissuto. Ella considera a relazione del bambino con l’analista viene considerata come la ripetizione di relazioni oggettuali precoci, conformi ai diversi livelli di sviluppo psicosessuale. • La regressione al narcisismo primario si manifesta nel bambino come un ritiro dal mondo degli oggetti, transferalmente con un distacco dalla persona dell’analista. • La regressione alle tendenze simbiotiche infantili si evidenzia, a livello di transfert, nel desiderio di fusione con l’analista. A.Freud indaga anche l’ esteriorizzazione: il modo in cui il bambino riproduce nella relazione con l’analista i propri conflitti interni; l’osservazione delle modalità relazionali che si attivano nel corso della seduta forniscono materiale prezioso, in quanto l’analista incarna le strutture psichiche che il bambino percepisce come conflittuali. La linea evolutiva fondamentale è la sequenza di tappe che conducono il bambino dalla totale dipendenza alla conquista dell’autonomia; essa serve per la valutazione di alcuni aspetti del bambino. Ciascuno ha una linea evolutiva specifica, che va confrontata con la linea evolutiva fondamentale che determina variazioni. Le fasi evolutive indicate da lei sono: • 1) Unità biologica della coppia madre-bambino-> caratterizzato dal narcisismo della madre che si estende fino al bambino il quale la include nel proprio ambiente narcisistico. • 2) Fase del rapporto con l’oggetto parziale o rapporto analitico-> l’oggetto è investito in base alle impellenti pulsioni e viene disinvestito quando è ottenuto il soddisfacimento. • 3) Fase della costanza dell’oggetto-> quando il bambino è in grado di conservare un’immagine interna positiva dell’oggetto a prescindere dal soddisfacimento o dalla frustrazione dei propri bisogni. • 4) Rapporto ambivalente dello stadio pre-edipico-> è caratterizzato da dinamiche di natura sadico-anale; in questa fase si nota la tendenza dell’Io ad attaccarsi agli oggetti d’amore dominandoli e controllandoli. • 5) Fase fallico-edipica-> possessività nei confronti dei genitori di sesso opposto e gelosia e rivalità nei genitori dello stesso sesso. • 6) Periodo di latenza -> attenuazione delle pulsione sessuali; spostamento della libido dalle figure parentali ad amici, coetanei, insegnanti. Caratteristica è il romanzo famigliare. • 7) Preadolescenza -> ritorno ad atteggiamenti come l’investimento dell’oggetto parziale e l’ambivalenza. • 8) Adolescenza -> battaglia per spezzare i legami con gli oggetti infantili (genitori) per un investimento lipidico di persone del sesso opposto Fa inoltre riferimento ad altre Linee evolutive complementari , elaborate in base alle diverse manifestazionie ai comportamenti dei bambini. Dall’egocentrismo alla socievolezza: • Fase iniziale: visione del mondo narcisista ed egocentrica; • seconda fase: gli altri bambini sono considerati inanimati, come i giocattoli; • terza fase: gli altri bambini sono considerati come un mezzo per raggiungere i propri scopi; • quarta fase: gli altri bambini sono considerati come compagni. Dal corpo al giocattolo, dal gioco al lavoro: • inizialmente il gioco è un’attività dalle forti valenze erotiche, che può avvenire sia sul corpo del bambino che su quello della madre; • in una seconda fase le proprietà del corpo della madre e del bambino sono investito su un oggetto morbido (oggetto transizionale Winnicot); investito sia da libido narcisis. Che ogget. • fase successiva l’attaccamento al oggetto transizionale evolve nel giocattolo, ancora morbido, che viene investito da pulsioni lipidiche e aggressive. • Poi i giocattoli morbidi perdono gradualmente la loro importanza, tranne che al momento di andare a dormire. • In una fase più tarda il piacere connesso all’attività del gioco viene sempre più orientato in direzione del prodotto del gioco stesso. • Poi la capacità di giocare si trasforma in capacità di lavorare. A.Freud sostiene che per comprendere uno stato patogeno non ci si può limitare ad osservare il comportamento. Gli stessi sintomi possono rinviare infatti a patologie differenti; e inoltre quelli dei bambini sono diversi da quegli degli adulti. Si può riscontrare un vero processo patologico quando nel bambino si nota un’alterazione del processo evolutivo che consiste in un ritardo significativo oppure in un blocco. La Freud controlla che il bambino, abbia raggiunto i livelli evolutivi adeguati alla sua età, e i processi maturativi siano in atto, e così via. La regressione non è di per sé indice di patologia. - La regressione può riguardare lo sviluppo pulsionale. Essa è solitamente di transizione e vede pulsioni legate a oggetti e scopi di fase precedenti, e altre legate a uno stadio avanzato. - Nella regressione per lo sviluppo dell’io , si possono avvertire ritardi comportamentali del tutto normali, non si ha una fissazione. Anche questa è transitoria. Esistono anche regressioni permanenti che riguardano • Io, super-Io, e l’es; questo comporta un livello di maturità ridotto e produce comportamenti delinquenziali e atipici. • Se l’io e il super-io sono in grado di opporsi alle regressioni, il bambino non accetta gli impulsi aggressivi e sessuali, e li rifiuta. Si produce una regressione egodistonica4 , a cui si connettono l’attivazione di difesa. Il profilo metapsicologico corrisponde a tutti i dati e le osservazione che l’analista può ricavare dal paziente. Per elaborare questo profilo vanno considerati diversi fattori: ■ -bisogna descrivere il bambino (comportamenti, postura, sguardo, ecc..) 4 comportamento o idea che non sia in armonia con i bisogni dell'Io, o specificatamente coerente con l'immagine e la percezione di sé che ha il soggetto. b) SPERIMENTAZIONE EFFETTIVA: avviene quando il bambino comincia a camminare in maniera eretta; ciò determina un mutamento del campo visivo. Egli dimostra un’elevata indifferenza verso le frustrazioni perché è concentrato sulla sperimentazione delle proprie capacità e sulla conoscenza del mondo esterno. Anche se si allontana dalla madre, essa deve essere sempre presente nella stanza. • -Terza sotto fase: riavvicinamento (15°-24°mese) Il bambino nasce come persona separata (nascita psicologica) da un lato con la deambulazione e dall’altro con l’inizio dell’intelligenza rappresentativa (Piaget) che culmina nel gioco simbolico e nel linguaggio. Verso il 15°mese il bambino cammina mostrando una sempre maggiore consapevolezza della propria individualità e della separazione fisica dalla madre. L’indifferenza alla frustrazione della fase precedente diminuisce; l’angoscia di separazione aumenta per la paura della perdita oggettuale (in primo luogo della madre). Il semplice rifornimento emotivo viene sostituito da una consapevole ricerca del contatto fisico con la madre. Due caratteristiche di comportamento di questa fase: - segue la madre come un’ombra - si allontana da lei all’improvviso, aspettandosi di essere rincorso e ripreso tra le braccia. Si manifesta il desiderio di riunirsi con l’oggetto materno e contemporaneamente il timore di essere inghiottito; il bisogno di ricongiungersi e quello di difendersi dalla violazione della propria autonomia acquisita. Ci 3 periodi principali: 1. RIAVVICINAMENTO INIZIALE: la madre non è più, come nella sperimentazione, un campo base al quale fare rifornimento emotivo, ma viene coinvolta nella scoperta del mondo. Il piacere deriva dall’interazione sociale, che si evidenzia soprattutto nei giochi. L’esperienza sociale include anche il padre e si espande fino a coinvolgere altre persone. Verso i 17-18 mesi si può notare un’apparante eccitazione dalla propria separazione; il bambino condivide gli oggetti e le attività con gli altri bambini. 2. CRISI DI RIAVVICINAMENTO: intorno al 18°mese il bambino raggiunge un elevato livello di autonomia dalla madre; questa condizione lo pone al centro di un conflitto tra il desiderio di essere grande e quello di avere a disposizione la madre che, quando necessario; soddisfi i suoi bisogni. Per questo motivo lo stato d’animo che si riscontra più spesso è insoddisfazione e collera (ambitendenza tra evitare la madre e starle vicino). La madre viene usata dal bambino come un’estensione del proprio Sé; disposizione mentale volta a negare la consapevolezza della separazione, avvertita come dolorosa. Nel suo comportamento emergono segni di identificazione con gli atteggiamenti degli altri, soprattutto dei genitori. 3. MODELLI INDIVIDUALI DI RIAVVICINAMENTO: LA DISTANZA OTTIMALE Verso il 21°mese i conflitti di riavvicinamento tendono a diminuire; le reazioni di angoscia vengono ridotte grazie alla messa a fuoco della distanza ottimale dalla madre. Si evidenziano alcuni fattori: • lo sviluppo del linguaggio verbale, che produce la sensazione di poter controllare l’ambiente in maniera più efficace. • l’interiorizzazione delle regole, con la conseguente formazione dei precursori del Superio; • un progresso nella capacità di esprimere desideri e fantasie nel gioco simbolico. Nonostante la scoperta delle differenze sessuali avvenga intorno ai 16-17 mesi, l’inizio dell’identità di genere si può collocare nella sottofase di riavvicinamento. • Quarta sottofase: consolidamento dell’individualità e inizio della costanza dell’oggetto (3°anno) Le conquiste più importanti sono: la definizione da parte del bambino della propria individualità e un grado relativo di costanza oggettuale. L’oggetto definito “libidico” perché investito dalle pulsioni, è anche detto ”emotivo” perché la caratteristica della costanza dell’oggetto è costituita dalla qualità effettiva del legame con esso. L’immagine di Sé che egli costruisce dipende dalle identificazioni che di volta in volta attua conl’oggetto; esse sono legate alla costanza dell’oggetto emotivo che dipende a sua volta dal fatto che l’immagine materna sia stata investita positivamente (oggetto buono). Solo a queste condizioni il bambino può integrare l’oggetto buono e l’oggetto cattivo in un’unica rappresentazione. La costanza dell’oggetto emotivo è resa possibile da alcune condizioni: - il senso di sicurezza dovuto alla regolarità con cui la tensione provocata dal bambino viene alleviata dalla madre - l’acquisizione cognitiva della rappresentazione interna dell’oggetto materno; - altri fattori quali la maturazione, l’esame di realtà, la tolleranza verso l’angoscia. Il bambino mostra capacità di giocare anche senza la presenza della madre perché conserva l’immagine di lei anche senza la sua presenza; il gioco amplifica la sua portata. Si perfeziona le percezione del tempo e dello spazio; le assenze della madre vengono tollerate anche per lunghi periodi sia perché ne conserva l’immagine sia perché la rappresentazione del Sé si è resa autonoma dall’oggetto. Nel caso in cui l’oggetto materno non abbia suscitato un’aspettativa sufficientemente fiduciosa o sia stato troppo intrusivo, rimane “un corpo estraneo non assimilato, introiezione cattiva” che tende poi ad identificarsi con la rappresentazione del Sé. Si notano quindi in queste situazioni attacchi aggressivi nei confronti dei genitori in quanto il bambino si rende conto all’improvviso di essere indifeso. Il rapporto con il padre diventa importante perché contribuisce a svincolare la relazione esclusiva con l’oggetto materno e perché concorre a fissare i tratti base dell’identità sessuale. Lo scopo principale della ricerca della Mahler consiste nella capacità di capire in che modo i bambini privi di patologie raggiungano alcuni traguardi che invece i bambini psicotici non riescono a conquistare. Si ritiene che tanto più precoci sono i traumi e le frustrazioni nei primi mesi di vita, maggiore sarà la disposizione a sviluppare disturbi della personalità. Le cause sono identificate con traumi particolarmente intensi dovuti a malattie, a separazioni prolungate dalla madre, a sollecitazioni ambientali dolorose oppure a eventi che spingono il bambino ad una precoce separazione prima che ne sia mentalmente pronto. Le psicopatologie studiate sono: autismo primario e psicosi simbiotica (entrambe riconducibili alle modalità di strutturazione delle relazioni con la madre nelle prime due fasi della vita: autistica normale e simbiotica). Autismo primario-> muro che separa il soggetto dall’oggetto e rende impossibile la comunicazione. I sintomi della psicosi autistica dipenderebbero da traumi risalenti al periodo fetale, che hanno danneggiato la capacità del bambino di servirsi dell’Io materno adeguatamente e che lo spingono ad investire la propria energia esclusivamente sul proprio corpo. È riconducibile alla condizione mentale che precede il riconoscimento dell’unità duale madre-bambino; appare centrata intorno alla negazione dell’esistenza del partner. Psicosi simbiotica-> è caratterizzata da una fusione tra il sé e il non sé che impedisce di fatto la differenziazione tra il soggetto e l’oggetto. I sintomi possono venire interpretati come una difesa attraverso la quale il bambino reagisce e si oppone ad aspetti del processo di separazione-individuazione che non si sente in rado di affrontare. Si manifesta in tentativi di mantenere o di ritornare all’unità duale onnipotente madre-bambino a fronte di una separazione giudicata insostenibile; è centrata intorno alla negazione della distanza dal partner. EDITH JACOBSON Per la Jacobson, si parla di: • Io in accordo con la teorizzazione di Freud. È una struttura psichica che affianca l’Es e il Super-Io. Sovraintende alla percezione, memoria, pensiero linguaggio e all’apprendimento; che sono funzioni dell’Io • Sé indica la persona come oggetto distinto dal circostante mondo di oggetti. Comprende il corpo e la psiche del soggetto, è un entità che rimane uguale nonostante le esperienze del soggetto. • Rappresentazione del Sé rappresentazioni inconsce, preconsce e consce del Sé corporeo e mentale. Deriva dalle consapevolezza delle esperienze, delle sensazioni e dei processi emozionali. L’identità del soggetto corrisponde all’identità dell’Io; è un processo in base al quale il soggetto acquisisce la capacità di perseverare la propria organizzazione psichica in tutte le sue componenti strutturali come l’individualità organizzata e coerente. Per la costruzione dell’identità, l’individuo percorre due binari: quello prevalentemente eterocentico che riguarda le relazioni interpersonali e l’adattamento, dall’altro quello soprattutto autocentrico relativo all’autoaffermazione, alla libertà e alla sopravvivenza. La differenziazione strutturale ed energetica segue diversi stadi: 1. Stadio primario: precedente alla nascita, corrisponde allo sviluppo embrionale; l’energia pulsionale è indifferenziata nel Sé primario. 2. Dopo la nascita crescono gli investimenti di energia riferibili al sistema percettivo e mnestico, all’apparato motorio e alle zone erogene pregenitali. La scarica è rivolta all’esterno e ha luogo attraverso reazioni istintive agli stimoli esterni e interni. 3. Nello stadio della nascente differenziazione strutturale e della formazione dell’Io prevalgono il principio di piacere e il processo primario. Coincide con il periodo pre-edipico. La mente del bambino ha immagini parziali degli oggetti d’amore, e sono investite da cariche libidiche e aggressive. 4. Stadio evolutivo più organizzato, dove il bambino raggiunge il controllo delle funzioni escretorie. Espande le percezioni e organizza la memoria. 5. Periodo edipico, si raggiunge il culmine della sessualità infantile e si attivano i processi di fusione.si sviluppa il pensiero 6. Si forma il super-io e le pulsioni vengono neutralizzate. Si entra nel periodo di latenza. Alle origini l’Es e l’Io non sono differenziati, ma si originano da un'unica matrice definita “Sé primario psicofisico”, che si pone a cavallo tra la vita uterina e le primissime fasi dell’esistenza successiva alla nascita. L’energia pulsionale è diretta verso l’interno dell’ individuo, solo successivamente sarà orientata all’esterno. La condizione el bambino si caratterizza con: narcisismo e masochismo primario. Non c’è dunque un identificazione. Durante il primo anno di vita il bambino prova sensazioni orali, e varie esperienze appaganti e frustanti che dipendono dal tatto, dall’attività motoria, dalle componenti propriocettive, acustiche e visive. La madre e il padre costituiscono un estensione del sé del bambino. A porre le basi per una distinzione è l’attività “come se” di natura empatica e non accompagnata da consapevolezza. Nel secondo anno di vita ha luogo gradualmente il superamento dello stato simbiotico. Il narcisismo di modifica assumendo una dimensione più realistica (non più volta a controllare gli oggetti d’amore). Si ha il desiderio di somigliare ad alcune parti dell’oggetto; attuando così un’”identificazione selettiva”. Comincia a svilupparsi l’identità. Il bambino infatti si percepisce sempre lo stesso nonostante le varie esperienze. Solo a due anni e mezzo avverrà la vera maturazione dell’Io; il bambino infatti saprà camminare, parlare, e sviluppa le funzioni percettive. Durante la fase edipica il bambino manifesta un forte interesse genitale. Si sviluppa l’identità sessuale. Il raggiungimento dell’eterosessualità si ha quanto si realizza l’identificazione con il rivale edipico. Alla fine di questa fase si ha la neutralizzazione delle pulsioni, la libido viene indirizzata averso oggetti di interesse dell’Io e verso il Sé, producendone un rafforzamento (interessi del Sé). Il superamento delle dinamiche edipiche si accompagna alla formazione del Super-Io e allo sviluppo degli interessi sociali, intellettuali e culturali. Precursori del Super-Io si hanno già nella fase anale, con la “morale degli sfinteri” , che induce il bambino alla vergogna, al disgusto e lo indirizza verso cose belle e pulite. I modelli e le direttive morali trasmessi dal genitore si inseriscono nell’ “identificazione del Super-Io”. Il Super-Io femminile, si differenzia da quello maschile. La bambina parte da un complesso di inferiorità data dalla castrazione femminile, per questo supera la deficienza fisiologica rifiutando la madre come oggetto sessuale in favore del padre fallico. Tale sogno d’amore non può realizzarsi per questo la bambina ritira la libido dai genitali, e la investe sul proprio corpo. La cura del corpo, la ricerca delle bellezza è il risultato dell’investimento libidico sul proprio corpo. QUINTA FASE (adolescenza) sviluppo dell’abilità fedeltà • L’adolescente affronta il conflitto tra: “identità e la diffusione dell’identità”. • La relazione con l’ambiente e gli altri è fondamentale per la propria identità. Se si sviluppano comportamenti antisociale si avrà un’identità negata. • I rapporti con i genitori perdono la centralità. SESTA FASE: sviluppo dell’abilità amore • le persone affrontano il conflitto tra intimità e solidarietà e dall’altra parte isolamento. • L’individuo è membro della società • L’identità si realizza e si perfeziona nell’incontro e nella vita in comune di due persone le cui soggettività risultano complementari in alcuni aspetti significativi e che condividono la fiducia reciproca, il tempo e gli impegni. Si forma così il “senso dell’identità condivisa”. SETTIMA FASE: sviluppo dell’abilità prendersi cura degli altri • l’individuo affronta il conflitto tra generatività e la preoccupazione esclusiva di sé. • È un periodo caratterizzato da generatività: in riferimento ai genitali e alla cura e alla trasmissione di valori. OTTAVA FASE: sviluppo dell’abilità saggezza si afferma il conflitto tra ”completezza oppure disgusto e disperazione”. L’identità si forma nell’adolescenza, mentre precedentemente vengono poste le premesse. L’identità si forma in relazione alla capacità di sintesi dell’Io che integra i bisogni dell’individuo, le abilità, le credenze e le identificazioni dell’infanzia con le conquiste delle fasi successive. Il sentimento di identità è collegabile a: a. a l sentimento di essere integrati come persone, sentendosi uniche e coerenti nonostante la varietà dei ruoli rivestiti nel contesto sociale. b. Il senso di integrazione nel tempo, attraverso la continuità tra il passato, il presente e il futuro c. La percezione della propria integrazione a livello sociale, avvertendo il modo in cui gli altri percepiscono la nostra identità. HARRY STACK SULLIVAN (1892-1949) Le principali critiche di Sullivan a Freud sono • Tendenza di Freud a dedurre principi universali da un numero limitato di dati di osservazione; • la scarsa importanza assegnata alle relazione interpersonali e al contesto culturale; • i rischi di dogmatismo connessi alla struttura teorica e metapsicologica da lui elaborata. Ogni individuo è unico e per comprenderlo bisogna prescindere il più possibile dalla reificazione di concetti astratti che è stata effettuata dalla psicoanalisi di Freud attraverso una codificazione linguistica che ha trasformato semplici ipotesi in apparenti dati di fatto. Buona parte dell’attività di Sullivan è stata concentrata su pazienti schizofrenici sostenendo che i disturbi schizofrenici sono il riflesso e la conseguenza di particolari modalità relazionali con persone significative, sullo sfondo di un preciso contesto sociale e culturale. L’individuo manifesta fin dalla nascita due bisogni fondamentali: quelli di soddisfazione e quelli dei sicurezza. 1. BISOGNI DI SODDISFAZIONE: si riferiscono alla sfera fisica e a quella emotiva; alcuni sono legati all’ambito fisiologico e biologico, altri sono centrati sulla necessità di instaurare relazioni emotive con altre persone e hanno origine dal bisogno di tenerezza e dal bisogno di contatto del neonato con la madre. La dimensione interpersonale è fondamentale, nel senso che il loro appagamento dipende dalla sintonia tra i bisogni e la disponibilità di due persone: la coppia madre-bambino funziona in modo duale, è complessa e attiva. Il loro mancato soddisfacimento provoca solitudine, la più dolorosa delle esperienze umane. 2. BISOGNI DI SICUREZZA: sono di ambito più propriamente sociale e culturale (potere, abilità, prestigio, ecc). Per quanto riguarda la sicurezza il bambino ha bisogno della madre che gli consenta di raggiungere gli obiettivi desiderati e che lo protegga dall’insicurezza e dall’impotenza. Uno strumento fondamentale è il linguaggio che ha sempre due valenze: una magica e una adattiva. I bisogni identificati da Sullivan prescindono completamente dalla concezione sessuale di Freud e della sua libido. Le esperienze relazionali dell’individuo sono mediate dalle zone di interazione, che costituiscono le zone erogene freudiane. Le zone di interazione sono: orale, retinica, uditiva, tattile, cinestesico-vestibolare, genitale, anale le quali orientano e controllano le relazioni dell’individuo con gli altri. La relazione del bambino con la madre avviene attraverso le zone di interazione; l’esito di tale relazione dipende dalla capacità della madre di affrontare e gestire l’angoscia del bambino. In relazione al modo in cui l’angoscia viene elaborata il bambino genera 2 personificazioni materne: -personificazione della madre buona: quando la madre partecipa positivamente ed empaticamente ai bisogni del bambino, in primo luogo nell’allattamento; - personificazione della cattiva madre: quando le esperienze con la madre sono negative; essa non risponde positivamente ai bisogni e le richieste del bambino. tipo di personificazione non dipende in sé dall’identità dell’individuo (madre), ma dal fatto che esso sia percepito come portatore di angoscia o di soddisfazione; è legato all’immagine che il bambino se ne fa in relazione ai suoi atteggiamenti, sguardi, postura, ecc.. Se tra i due si crea una circolazione ininterrotta di angoscia, che viene definito effetto valanga, sarà difficile una volta messo in atto interromperlo in quanto si autoriproduce. Dal tipo di personificazione della madre (buona o cattiva) creata dal bambino dipendono tutte le successive personificazioni degli individui significativi con cui egli si relazionerà in futuro. Dalle diverse esperienze relazionali si formano in lui tre PERSONIFICAZIONI DELL’IO: • io buono: deriva da esperienze soddisfacenti, intensificate da premi di tenerezza; l’angoscia è stata contenuta ed elaborata in modo adeguato dalla madre. • Io cattivo: deriva da esperienze in cui la madre non è stata in grado di contenere l’angoscia del bambino. • Non-io: è il risultato di una organizzazione delle esperienze vissute con persone significative che hanno generato un’angoscia talmente intensa da rendere impossibile attribuire un significato alle circostanze che l’hanno provocata. Per nascondere ed eliminare l’angoscia la mente attiva la dissociazione con la conseguenza che una parte della vita, quella che ha creato quello “sgomento”, avviene al di fuori della coscienza. La dissociazione è opera del sistema dell’io (detto anche dinamismo dell’io) che nasce dalla desiderabilità dell’io buono e dalla capacità di avvertire variazioni del gradiente di angoscia. L’espressione dinamismo indica una configurazione di energia relativamente durevole che si manifesta nelle relazioni umane: - congiuntivi: dinamismi che riducono la tensione; - disgiuntivi: dinamismi che producono angoscia. I premi e le punizioni fanno sì che il dinamismo dell’io funzioni come un microscopio, nel senso che osserva e focalizza un settore (coscienza focale) ristretto dell’esperienza, trascurando tutto il resto (disattenzione selettiva). Tutto ciò che viene trascurato è l’esperienza legata all’angoscia che viene allontanata dalla coscienza diventando così inconscia-> TEOREMA DELL’EVASIONE. È a questo punto che si attiva la sublimazione; intesa come “sostituzione inconsapevole di una configurazione di attività che incontra angoscia o collide con il sistema dell’Io”. L’eccesso di bisogno che resta insoddisfatto dalla sublimazione si manifesta nelle fantasticherie dei bambini e nei sogni adulti. L’io si riproduce da sé, tendendo così a mantenere la stessa direzione e le stesse caratteristiche della fanciullezza. Gli impulsi, i desideri e i bisogni che non sono approvati dai genitori, vengono dissociati e restano esclusi dalla consapevolezza. L’atteggiamento dei genitori ha un ruolo determinante per la formazione psicologica del bambino; un comportamento coerente favorisce lo sviluppo delle capacità di previsione del fanciullo, mentre le punizioni imprevedibili, irrazionali e non motivate rendono impossibile lo sviluppo di tale capacità. L’individuo, per proteggersi dall’angoscia, attiva le OPERAZIONI DI SICUREZZA; processi psichici simili alle difese freudiane, che consentono di minimizzare la ricaduta negativa dell’angoscia stessa sull’individuo. Tra le strategie adottate dal fanciullo in relazione in relazione al comportamento dei genitori ne vanno ricordate due: - le attività “come sé”, tra le quali le drammatizzazioni (comportarsi o parlare come l’adulto); - la malevolenza: il bambino si comporta come se vivesse tra nemici. L’infanzia Sullivan presenta un modello studiale di sviluppo individuale. Le fasi vanno dall’infanzia alla tarda adolescenza. Le distorsioni che il soggetto acquisisce in una fase vengono trasferite nella fase successiva e ne condizionano lo sviluppo; se non sono particolarmente gravi, possono venire in parte modificate nella fase successiva. I deficit che risalgono alle fasi più precoci dello sviluppo sono i più gravi. Egli non condivide i concetti di autismo normale e simbiosi della Mahler, secondo lui fin dalla nascita il bambino percepisce, benché in maniera approssimativa, movimenti e oggetti intorno a sé. Dopo sei mesi si sviluppa l’attività coordinata di due o più zone di interazione (es. mano e bocca); ciò porta ad una differenziazione del corpo del bambino dalla realtà che lo circonda. Quando la madre interviene ad esempio per proibire la suzione del pollice per questioni igeniche, interferisce con le attività infantili volte alla soddisfazione dei bisogni di zona. Tra i 6 e gli 8 mesi il bambino apprende a distinguere le espressioni facciale e materne, modalità comunicative attraverso le quali riceve valutazioni non verbali sui propri comportamenti. È a partire dal nono mese che il bambino inizia una fase intensa di apprendimenti che lo conducono ad organizzare la propria esperienza. ill rapporto con l’angoscia è importante per attivare la capacità di apprendere: grave la blocca, mentre lieve la favorisce. La fanciullezza L’apprendimento del linguaggio attraversa diverse fasi; prima il bambino inizia osservando i suoni e i silenzi della madre, successivamente ripete ritmicamente i suoni. Si tratta di un linguaggio autistico. Gli esperimenti sillabici che provocano reazioni positive da parte della madre vengono mantenuti, mentre gli altri tendono a scomparire. Il passo successivo dell’apprendimento costituisce la modalità sintassica dell’espressione linguistica, basata sulla distinzione tra verbi e sostantivi. Le fasi che precedono la modalità sintassica rientrono nella modalità prototassica, intesa come esperienza pre-comunicativa, e nella modalità paratassica, che consiste nell’uso privato dei simboli connesso alle prime discriminazioni tra sè e realtà. L’età scolare La scuola ha un’importanza fondamentale nello sviluppo da ragazzino, perché può in parte rimediare alle influenze negative della famiglia. Lw motivazioni e le passioni consentono di studiare il carattere dell’uomo. Le motivazioni sono due: • BIOFILIA, l’amore per ciò che è vivente • NECROFILIA , l’amore per ciò che è senza vita La necrofilia è una degenerazione patologica che si presenta quando la biofilia si blocca o si annulla. Le passioni permettono di superare la condizione contradditoria dell’ uomo; al contrario delle pulsioni freudiane non sono dipendenti dall’ ambito biologico e non sono innate. Le passioni si radicano nel carattere. Il carattere è un sistema relativamente permanente attraverso cui l’individuo entra in rapporto con il mondo. Il carattere del bambino si sviluppa in relazione a quello dei genitori, ai metodi educativi e alla struttura sociale. Il carattere dei genitori riproduce il modello sociale dominante; dunque la famiglia è “agente psicologico della società.” La personalità comprende tutti gli aspetti dell’unicità psicologica; essa muta in base alle esperienze. Essa si distingue dal temperamento che è costante. I tratti caratteriali hanno componenti inconsce, ma sono connessi alle relazioni interpersonali ( non alle pulsioni di Freud). Funzionale alla conservazione della società è il carattere sociale , esso consente di adeguare i pensieri e i comportamenti ad una norma implicita e condivisa ( senso del dovere, puntualità ecc) esso è dato dalla struttura sociale ( intesa come istituzioni, religione istruzione, famiglia ecc). I tratti del carattere strutturano gli orientamenti caratteriali che si dividono in: • Non produttivi se l’individuo non trova la forza di procurarsi i beni affettivi, intellettuali e spirituali che gli servono per vivere: • L’orientamento ricettivo = carattere orale di Freud; ricevano passivamente quello che l’ambiente offre. Tentano di conquistare la benevolenza altrui dimostrandosi amichevoli; utilizzano eccessivamente la bocca per mangiare, fumare o bere. • L’orientamento appropriativo =sadico-orale di Freud; l’individuo si appropria delle cose con forza o astuzia, ha atteggiamenti ostili. Utilizza le persone per proprie utilità. • L’orientamento tesaurizzante= carattere anale di Freud; il mondo esterno è percepito come pericoloso. L’individuo è avaro, e tende all’ ordine e alla puntualità • L’orientamento mercantile= l’individuo è dipendente dall’immagine che gli altri hanno di lui; sperimenta se stesso come una merce manipolando il proprio Ego • L’orientamento necrofilo=atrrazone per ciò che è privo di vita, l’individuo è ditruttivo. Non mostra interesse verso le persone ela natura, ma solo verso prodotti artificiali. • Orientamenti produttivi, l’individuo tende a sviluppare tutte le potenzialità. La produttività del carattere si manifesta nella produzione di oggetti, a livello sentimentale attraverso l’amore che gli consente di relazionarsi con gli altri; e con la ragione che gli permette di cogliere il significato di ciò che lo circonda. L’Amore si concretizza nell’atto di dare se stesso a un altro individuo. L’amore presuppone conoscenza, rispetto, responsabilità e premura. Ciò permette lo sviluppo completo delle potenzialità della persona a cui si rivolge l’affetto. Fromm individua 5 tipi di socializzazione: ♦ relazione simbiotica: si manifesta con la tendenza sadica e masochista, esse derivano dallo scopo di simbiosi che si manifesta con la sottomissione l’uno all’altro. In entrambe le tendenze l’individuo è dipendente dall’altro, poiché la forza deriva dal dominare qualcuno. ♦ Il senso di impotenza viene collocato anche in una relazione basata sulla recessione: l’individuo percependo le persone come minacciose, si ritira lontano in uno spazio privato; ♦ relazione di distanza: distacco emotivo dagli altri individui; che si manifesta con rapporti superficiali ♦ relazione di distruttività: desiderio di distruggere gli altri per non essere distrutti da loro. In alcuni casi l’io prende il posto degli altri conducendo al suicidio ♦ relazione di amore-ragione: garantisce l’equilibrio, l’indipendenza e l’integrità degli individui che si evidenzia in atteggiamenti quali l’interesse, la responsabilità, il rispetto, la conoscenza. La libertà secondo Fromm produce solitudine, ansia, impotenza e isolamento. L’individuo può scegliere tra due percorsi; il primo che conduce alla realizzazione della libertà positiva nell’ espressione delle proprie potenzialità intellettuali, emotive, creative; il secondo che porta a nuove forme di dipendenza e di sottomissione( come i tedeschi nel nazismo). La seconda soluzione è preferita perché è meno impegnativa. Il percorso dell’ uomo mira alla conquista della libertà; tale ricerca si attua con il graduale distacco dalla madre e dalla famiglia. L’Io si forma in questo processo. Per Fromm esistono tre meccanismi di fuga dalla libertà: • autoritarismo brama di sottomissione, e simmetricamente di dominio. L’individuo ammira l’autorità e vuole sottomettersi ma allo stesso tempo vuole essere un’autorità e sottomettere. • Distruttività eliminazione dell’oggetto • Conformismo da automi individuo cessa di essere se stesso, e adotta la personalità del modello dominante La salute mentale dipende dall’adattamento alla società e all’ambiente. Le persone normali sono quelle che si sottomettono all’alienazione, e rinunciano alla realizzazione individuale; tale meccanismo è definito “patologia della normalità.” La normalità risulta dunque “una deficienza socialmente strutturata”, la nevrosi è il risultato del rifiuto di arrendersi nella battaglia per il proprio io, che porta l’individuo a rifuggiarsi in un mondo alternativo al reale. La saluta mentale è la capacità di amare e creare, nel costruire e salvaguardare il proprio io come agente e soggetto dei propri pensieri; questo permette di nascere completamente. Ma la società capitalista è un contesto inadeguato, per raggiungere lo scopo, perche produce ansia, solitudine e depressione. Il modello ideale è la democrazia del socialismo umanistico, dove sono abolite le classi sociali, causa delle alienazioni. From parla di modalità : ▲ -dell’essere = modalità esistenziale centrata sul superamento dell’apparenzaSé, caratterizzazione del soggetto autentico, sincero e profondo ▲ -dell’avere= modalità esistenziale di tipo consumisticoEgo caratterizzazione del soggetto connessa alla proprietà, all’uso, alla superficie L’uomo vive una condizione di tensione data dalla sua natura antinomica : il suo essere parte dalla natura, ma tende di trascenderla attraverso la ragione. Questo stato può essere superato dall’ attaccamento alla madre. Ella protegge dall’incertezza, dalla solitudine, dalla paura. Freud limita il desiderio incestuoso alla natura sessuale. Fromm parla di attaccamento come esperienza che riguarda il bambino, la bambina e anche l’adulto; esso rimanda all’irrazionalità del legame affettivo con la amore, e il timore di recidere definitivamente il cordone ombelicale. La protezione che inizialmente offre la madre, poi viene attribuita anche ad altre persone. L’attaccamento alla madre non presuppone l’ odio del padre. Il transfer è il desiderio di un idolo, è riscontrabile in molte relazioni interpersonali e non solo con l’analista. Ciò è dovuto al fatto che nell’inconscio l’individuo si percepisce come bambino e dunque è sempre alla ricerca di protezione. L’inconscio per Fromm non è un luogo ma una funzione. Esiste un filtro sociale che decide qquali esperienze sia consentito affiorare alla coscienza. Questo filtro varia a seconda delle culture e detrmina la formazione dell’ “inconscio sociale”. Esso consiste in tutto ciò che la società bandisce perché pericoloso, immorale e sconveniente. L’inconscio individuale si adegua a quello sociale. La coscienza è ciò che la cultura ritiene socialmente accettabile. L’inconscio si manifesta nei sogni. L’analista secondo Fromm non deve essere distaccato ma deve istaurare un dialogo. Il paziente è una persona che soffre per un adattamento inadeguato a una società malata. KAREN HONEY (1885-1952) Karen Honey ha criticato il biologismo, la funzione delle pulsioni, il pansessualismo, e l’idea che le esperienze dell’adulto siano una ripetizione di quelle del bambino; concetti dell’idea frudiana. Per la Honey, il carattere è determinante per capire i tratti specifici dell’ individuo, anche quelli connessi alla sfera sessuale. Il comportamento è legato all’intera struttura del carattere dell’individuo, che si plasma gradualmente a partire dall’infanzia. Nell’ infanzia si pongono le basi per il carattere dell’adulto. Alla base dai comportamenti , vi sono strategie finalizzate a proteggere dell’ansia. L’ansia è una paura di fondo del soggetto. Si distingue: • Ansia-base sensazione di sgomento davanti a un mondo potenzialmente ostile • Ansia manifesta reazione a un pericolo reale L’ansia è una manifestazione nevrotica. Le tendenze nevrotiche sono un sistema di sicurezza; essi tengono sotto controllo il pericolo. L’ansia si manifesta quando le tendenze nevrotiche di sicurezza, falliscono. Si attuano di conseguenza, strategie per difendersi. Tali strategie diventano poi comportamenti permanenti, sviluppando cos’ comportamenti nevrotici. Per adattarsi all’ ambiente l’individuo può: • Andare verso la gente tendenza alla debolezza; si sviluppa una personalità conciliante, si ha bisogno di approvazione degli altri per evitare conflitti • Andare contro la gente tendenza all’ostilità; si manifesta una personalità aggressiva • Allontanandosi dalla gente tendenza all’isolamento; si sviluppa una personalità distaccata. Alla base della nevrosi vi è una percezione individuale della realtà come avversa e pericolosa. Il soggetto prova sentimenti di paura, ribellione, isolamento, incertezza, ostilità, e allo stesso tempo mancanza di fiducia in se. La società capitalista con la lotta, le classi, lo sfruttamento, la competizione, ha determinato il sorgere delle nevrosi. La nevrosi si origina da una combinazione di influenze ambientali avverse che determinano disturbi nei rapporti con sé e con gli altri. L’effetto più visibile è l’ansia base. Difronte ad essa l’individuo cerca il modo di controllare le paure. Attivando così le tendenze nevrotiche. Le tendenze nevrotiche più diffuse sono bisogno di: indipendenza, perfezione, affetto, approvazione, ammirazione, controllare se stessi e gli altri mediante la ragione, sfruttare le persone. Attenendosi ad esse in modo rigoroso, l’individuo sente di potersi proteggere dai pericoli. Assumono così carattere categorico. Si determina cos’ un carattere nevrotico con: tendenze categoriche (pensiero rigido e non adattivo); conflitti di impulsi; inclinazione allo sviluppo dell’ansia manifesta; peggioramento delle relazione non gli altri e con se stesso. separati. Gli aspetti fondamentali della comunicazione diretta sono la reciprocità di esperienza e il RISPECCHIAMENTO che consiste nel fatto che il bambino non vede il volto della madre, ma vede se stesso negli sguardi della madre. Il rispecchiamento iniziale costituisce la base indispensabile da cui prendono corpo i successivi processi di IDENTIFICAZIONE INCROCIATA tra madre e bambino (riprende i concetti di Freud e della Klein di introiezione e proiezione). La madre deve essere sufficientemente buona , nel senso di empatica, attenta e tempestiva nel soddisfacimento dei bisogni del figlio, e deve prestare un ambiente facilitante per il figlio senza però dimenticare il contatto del bambino stesso con la realtà esterna; deve quindi essere inserito all’interno di una cornice di prevedibilità dalla madre per evitargli traumi. La madre deve quindi mettere in atto un lento processo di de-accomodamento, che consiste in un progressivo venire a meno del completo soddisfacimento dei bisogni del figlio, in modo tale da presentargli il principio di realtà con la conseguente creazione del non-me. Dal 7°mese il bambino passa gradualmente ad una stato di dipendenze relativa (fino 2 anni), in cui inizia a rendersi conto dell’esistenza della madre che lo accudisce, inizia a distinguere il me da non-me e percepisce gli oggetti come permanenti nello spazio e nel tempo. L’organizzazione della mente. Il Sé e l’Io Il bambino passa gradualmente da uno stato di in-organizzazione iniziale ad uno di organizzazione che viene raggiunta in relazione alla formazione del Sé e dell’Io, a monte dei quali si trova un Sé centrale primario esso è innato, e ha una dimensione contemporaneamente somatica e psichica, comprendendo sia lo schema corporeo sia la realtà mentale. Tale sé centrale primario non comunica con la realtà esterna, ma è un’entità interna virtuale che il bambino possiede fin dalla nascita . L’Io è una caratteristica del Sé e ha la funzione di organizzare e interare l’esperienza nel tempo e nello spazio; è legato allo sviluppo neurofisiologico, alla percezione e alla memoria. Come per la Klein, l’Io è estremamente precoce, esiste fin dalla nascita, ma solo abbozzato. Nella prima fase l’Io del bambino coincide con la madre, che con le sue cure protegge il bambino dalle angosce primitive e dli trasmette la capacità di affrontare e tollerare la frustrazione. La madre sufficientemente buona annienta le minacce , e il pericolo viene allontanato. In questo modo la realtà esterna diviene gradualmente gestibile. Nei primi sei mesi di vita il bambino non distingue stimoli interni da quelli esterni e le caratteristiche della mente infantile sono la dispersione e la frammentazione; egli non si percepisce come individuo separato ne avverte il mondo come indipendente da sé. Le sue angosce sono incubi terrificanti, terrori senza nome che gli danno l’impressione di andare a pezzi. Va distinta la non-integrazione (condizione caratteristica dei primi mesi di vita) dalla disintegrazione, che consiste in una difesa attivata dal bambino quando gli manca il sostegno materno. Se le angosce non vengono raccolte dalla madre, il bambino crea una condizione mentale di caos che gli dà l’illusione di poter conservare la propria onnipotenza. Il raggiungimento dell’integrazione avviene gradualmente nel passaggio dalla dipendenza assoluta a quella relativa, e per questo sono fondamentali i processi di holding, handling e object presenting. • L’HOLDING: consiste nel “sostenere”; la madre sostiene il bambino da un lato materialmente (tendendolo in braccio, nutrendolo, ecc) dall’altro psicologicamente che consiste nel sostenerlo a livello di pensiero. • L’HANDLING: rientra nell’holding e ne fa parte; consiste nella manipolazione corporea effettuata dalla madre sul bambino, che gli permette di percepirsi come un’unità e di acquisire uno schema corporeo. Il risultato dell’handling è definito personalizzazione. • L’OBJECT PRESENTING: si tratta di una relazione che Winnicott definisce come presentazioen del mondo al bambino. È la madre che presenta in primo luogo se stessa al figlio. Quando i bisogni del bambino trovano un riscontro rapido e positivo grazie agli interventi della madre, egli crede di essere onnipotente e che tutto sia completamente sotto il suo controllo. La relazione d’oggetto passa attraverso 3 fasi: oggetto soggettivo, oggetto transizionale, oggetto oggettivo. ♦ OGGETTO SOGGETTIVO: caratteristico della fase della dipendenza assoluta; l’oggetto non è sentito come indipendente da sé, ma come parte di sé; qualcosa che rientra a pieno titolo nella dimensione indifferenziata in cui vive il bambino. ♦ OGGETTO TRANSIZIONALE: caratteristico del passaggio dalla fase di dipendenza assoluta a quella di dipendenza relativa. In questo passaggio viene creato lo SPAZIO POTENZIALE, o terza area o zona d’illusione, la cui funzione è quella di costruire un cuscinetto che colmi il vuoto tra la fantasia e la realtà, tra il mondo interno e la realtà esterna. È in questo stato mentale che si collocano gli oggetti transizionali (tra 4°-12°mese) che il bambino utilizza come difese contro l’angoscia; possono essere un pezzo di stoffa, un pupazzetto, comunque qualcosa che ricordi la madre. Con esso il bambino ha un rapporto privilegiato tanto che tende a non distaccarsene mai. Lo spazio potenziale non scompare con la conquista della realtà esterna, ma si conserva anche nell’adulto; in esso si collocano il gioco, l’arte, la creatività, la religione, l’esperienza culturale e la stessa psicoanalisi. Se l’oggetto esterno è inadeguato (madre non buona ed empatica), l’oggetto interno perde vitalità e significato e di conseguenza l’oggetto transizionale ne risente negativamente. L’Oggetto di transizione si forma dunque all’interno di una buona relazione con la madre ed è segno di un positivo rapporto oggettuale e di un sano equilibrio psichico. Nello spazio potenziale si colloca il gioco e secondo Winnicott ciò che è significativo è la disposizione mentale del bambino che è legata alla condizione di parziale isolamento in cui egli si trova. L’area del gioco coincide infatti con la zona d’illusione, nella quale il bambino raccoglie oggetti della realtà esterna e li usa al servizio del proprio mondo interno. Il gioco presuppone la fiducia nell’ambiente da parte del bambino, ciò ne determina la sua capacità di stare solo in presenza di altri, che è possibile solo se l’oggetto buono si è installato adeguatamente nella realtà psichica del bambino. Secondo Winnicott la psicoanalisi presenta aspetti in comune con il gioco e si collochi nello spazio potenziale; ritiene inoltre che esista una linea che collega l’oggetto transizionale, il gioco assorto, il gioco condiviso e la dimensione culturale. Per questo motivo il gioco è fondamentale e costituisce la base di tutte le successive esperienze dell’individuo. Il gioco non ha alcuna connessione con la masturbazione; nonostante esso sia intrinsecamente eccitante ma non a livello istintuale. Il gioco si connette anche alla creatività intesa come base di un atteggiamento produttivo e sano nei confronti della realtà; il suo contrario è l’acquiescenza che porta ad una costruzione di sé modellata sull’altro e caratterizzata da un senso di futilità e di svuotamento dell’esperienza personale. ♦ Il passaggio dall’oggetto soggettivo all’oggetto transizionale e infine all’OGGETTO OGGETTIVO si accompagna al superamento dello stato di non integrazione primaria e alla percezione del mondo esterno, del “non-me”. L’oggetto diviene oggettivo, ossia percepito come differenziato dalla propria volontà, quando il bambino passa dalla relazione con l’oggetto all’uso dell’oggetto stesso. Nella relazione con l’oggetto, questo è percepito non come qualcosa di esterno, ma come un’entità proiettiva del soggetto che egli può controllare in modo onnipotente. Nell’uso dell’oggetto prevede invece il ricorso all’aggressività che Winnicott intende come sinonimo di attività e vitalità. La madre (l’oggetto) nonostante gli attacchi distruttivi del bambino sopravvive e così mostra che la sua esistenza è del tutto indipendente dalla volontà del bambino; in questo dalla frustrazione delle fantasie distruttive del bambino si forma il concetto di mondo esterno. All’aggressività si connette anche la distinzione di Winnicott tra madre-oggetto e madre- ambiente. • Madre-oggetto bersaglio degli attacchi distruttivi del bambino. Centrata sull’Es. • Madre-ambiente accudisce il figlio e tiene sotto controllo l’imprevedibilità. Attivata dall’Io. Quando il bambino attacca la madre oggetto prova angoscia perché in questo modo potrebbe distruggerla e perderla; la madre ambiente a questo punto contribuisce a dare fiducia al bambino. L’angoscia si trasforma in senso di colpa; quando poi si rafforza il rapporto di fiducia con la madre il senso di colpa viene elaborato e diventa sollecitudine, ossia il bambino inizia ad assumersi le responsabilità dei propri comportamenti. Affinché si sviluppi sollecitudine la madre deve essere presente, affidabile ed empatica. Il padre ha un ruolo protettivo non solo nei confronti del figlio, ma anche verso la madre; mentre essa conserva la funzione di oggetto soggettivo il padre è invece il primo essere umano diverso dal bambino stesso. Attraverso il padre il bambino scopre che ci sono rapporti in cui l’amore e il rispetto possono esistere anche senza l’idealizzazione. La figura del padre si pone anche come confine che contiene uno spazio; dapprima la sua funzione è quella di un confine che contiene e protegge lo spazio occupato dalla madre e dal bambino nel periodo della dipendenza assoluta, poi contiene gli attacchi distruttivi del bambino nel suo cammino verso l’indipendenza. Se il padre non assolve adeguatamente la sua funzione di ambiente indistruttibile e di confine sicuro, il figlio si aggirerà in uno spazio privo di un limite preciso e non avrà un adeguato contenimento. In questo caso potrà orientarsi verso comportamenti antisociali oppure potrà cercare figure di riferimento fuori dalla famiglia. Allo stesso tempo però esiste una dimensione di spazio senza confine in cui ci si immerge per esempio quando sia scolta musica, si legge, quando ci si trova in una dimensione che non è quella della fantasia o del sogno né quella della realtà condivisa, ma è uno spazio sospeso che partecipa ad entrambe quelle dimensioni. La concezione di Winnicott del trauma si rifà a quelle dinamiche che riguardano la relazione tra il bambino e la madre; è considerato come una stimolazione eccessiva o imprevista che determina una forte reazione emotiva nel bambino. Se la madre non contiene adeguatamente le angosce del figlio e non soddisfa i suoi bisogni o se l’ambiente stimola il bambino in modo eccessivo, si genera in lui un trauma e la continuità della sua esistenza viene minacciata e momentaneamente interrotta. Secondo Winnicott tutte le psicopatologie derivano da carenze nelle relazioni con le persone di riferimento, in particolare con la madre, tanto che sono definite malattie da carenza ambientale. La gravità dipende dal momento in cui la carenza o trauma si sono verificati Ci sono 3 organizzazione psicopatologiche:- • le psicosi: psicopatologie più gravi; la loro origine viene fatta risalire a cause di natura traumatica e a un mancato adattamento dell’ambiente ai bisogni del bambino durante la fase della dipendenza assoluta. I traumi devono essere stati gravi e duraturi per aver fatto manifestare angoscia primaria catastrofica, nei cui confronti si è attivata la funzione difensiva della scissione. La schizofrenia è una patologia che in cui l’individuo erige delle difese efficaci contro l’angoscia in modo da non percepirla e di non soffrire. • I disturbi dell’organizzazione del Sé: ruota intorno al concetto di FALSO Sé. La causa viene fatta risalire alla mancata realizzazione dell’onnipotenza del bambinona parte di una madre non sufficientemente buona. L’incapacità materna di soddisfare i bisogni del figlio produce in lui uno stato di acquiescenza, che consiste nella prima manifestazione del falso sé. Questo consiste nella creazione di un’immagine di sé da proporre alla madre che rifletta il modo in cui la madre vorrebbe che il figlio fosse. Il falso sé può finire per nascondere il vero sé tanto da consentire una sorta di identità fittizia nell’individuo. • Le tendenze antisociali: la privazione intesa come inadeguatezza dell’ambiente durante i primi mesi di vita, si riscontra nelle psicopatologie qui sopra mentre le tendenze asociali si rifanno alle deprivazione, che consiste nella trasformazione di un ambiente inizialmente buono in uno più avverso. I comportamenti antisociali si distinguono in 2 categorie: da un alto ci sono quelli che vengono effettuati in seguito al tentativo inconscio di giustificare il senso di colpa; dall’altro lato invece si trovano le persone che hanno perduto la capacità di provare senso di colpa. Nel primo caso l’individuo è tormentato da un senso di colpa inconscio e l’atteggiamento antisociale ha la funzione di giustificarlo; nel secondo caso il comportamento antisociale ha lo scopo di provocare il senso di colpa, ricercato come sentimento forte, che però non si manifesta. In relazione al tipo di strutturazione mentale del paziente, Winnicott individua due modalità di approccio terapeutico: Bonificare l’ambiente dagli oggetti cattivi genera sicurezza, ma ciò può avvenire a discapito della sicurezza nei confronti di sé. Se la rimozione non ha successo, avendo introiettato l’oggetto cattivo, il bambino finisce per percepire se steso come cattivo. Esiste un’altra difesa: difesa morale si attiva se gli oggetti interiorizzati sono percepiti come persecutori, ossia assolutamente cattivi. Il bambino identificandosi potrà sentirsi assolutamente cattivo. In questo caso interviene la difesa morale, il cui obiettivo è la sostituzione dell’oggetto assolutamente cattivo con uno “relativamente cattivo”. Questa difesa è orientata ad offrire al bambino una riduzione della malvagità dell’oggetto. Sia la coazione a ripetere che la pulsione di morte si spiegano, in prospettiva oggettuale, con il ritorno di oggetti cattivi interni rimossi. I principali scopi della terapia psicoanalitica dell’autore sono: -diminuire la scissione dell’Io originario -portare l’oggetto eccitante e rifiutante nella sfera d’influenza dell’Io centrale. Il complesso di Edipo Non è un aspetto primario dello sviluppo psichico. Le relazioni con le figure genitoriali si innestano sulle dinamiche tra l’Io centrale, l’Io libidico e l’Io antilibidico del bambino. Il bambino entra in contatto anche con il padre, il quale diventa a sua volte oggetto ambivalente che viene scisso in padre buono e in padre cattivo. In seguito verranno interiorizzate le 2 figure del padre che diventerà oggetto rifiutante(Io antilibidico) e oggetto eccitante (Io antilibidico). Per adattarsi contemporaneamente alle 2 situazioni ambivalenti, il bambino e la bambina scelgono l’aspetto eccitante di un genitore e quello rifiutante dell’altro. Attivando così le dinamiche edipiche. Nell’Edipo poi si attivano le rimozioni; in particolare quella diretta che il bambino/a usa per contenere la forza della libido investita rispettivamente sulla madre o sul padre. JOHN BOWLBY (1907-1990) Bowlby riteneva che la psicoanalisi dovesse dare un importanza decisamente maggiore all’ambiente per studiare e comprendere le psciopatologie e le loro cause. Egli si rifà all’ etologia per studiare il rapporto tra individuo e ambiente, dall’unione tra etologia e psicoanalisi, nasce la teoria dell’attaccamento. L’attaccamento è una relazione stabile che si istaura tra bambino e madre dal momento della nascita. Tale legame è innato e biologico. Tale attaccamento non deriva dalla sessualità infantile e neanche dal bisogno di nutrimento ma dalla necessità di protezione dalle minacce dell’ambiente. L’attaccamento produce una base sicura che è la madre. Bowlby definisce comportamento di attaccamento qualsiasi comportamento che consente a un individuo di ottenere o di mantenere la vicinanza con un'altra persona. In modo in cui di relazionano, madre e bambino, costituisce “il sistema dei comportamenti di attaccamento”. Su tale sistema si basano tutte le relazioni interpersonali. L’esecuzione di tale comportamenti è legata allo scopo; se il bambino avete il pericolo tenderà a diminuire i comportamenti esplorativi e cercare la vicinanza della madre. Il periodo in cui si sviluppa il legame di attaccamento è detto “periodo sensibile” e corrisponde al primo anno di vita. L’attaccamento per l’autore è caratterizzato da “monotropismo .“ Sono state individuate quattro fasi per lo sviluppo dell’attaccamento 1 Pre-attaccamento orientamento e segnali senza discriminazione della persona 2 Formazione dell’attaccamento orientamento verso una o più persone discriminate 3 la terza fase è caratterizzata da mantenimento della vicinanza ad una persona discriminata mediante la locomozione e mediante segnali (dai sei mesi ai 3 anni) 4 la quarta fase è definita rapporto reciproco diretto secondo lo scopo. Una fase vengono elaborati i “modelli operativi interni” che vengono utilizzati dal bambino per affrontare le proprie esperienze sullo sfondo di quelle precedenti, prese come riferimento costante e orientate. La Strange Situation, è una procedura di osservazione messa a punto da Mary Ainsworth, che permette di valutare l’attaccamento del bambino a partire dai 12 mesi. La procedura si divide in 8 episodi che durano all’incirca 3 minuti, e viene solta in laboratorio. Mentre si verifica l’esperimento i ricercatori si trovano al di là di uno specchio unilaterale e valutano le reazioni del bambino. L’esperimento ha come protagonista la madre e il bambino, nelle varie fasi dell’esperimento, lei è da prima sola con il bambino, poi con un’estranea che dopo aver parlato con lei giocherà con il bambino, poi la madre uscita, il bambino rimarrà completamente solo, e poi solo con l’estranea fino al ricongiungimento con la madre. Da tale osservazione è possibile evidenziare vari stili di attaccamento: -Attaccamento Sicuro il bambino manifesta un intenso desiderio di vicinanza, di contatto e di interazione con la figura di attaccamento. Se è presente la madre esplora l’ambiente in sua assenza manifesta segnali di ricerca della madre. Un bambino sicuro ha maggiori probabilità di realizzare un buon adattamento ad un ambiente prevedibile. Vi è un bilanciamento tra: contatto con il genitore ed esplorazione. -Insicuro Evitante il bambino è relativamente autonomo e indipendente, non ricerca la figura materna se non vi è. Non fa affidamento al genitore e non cerca di coinvolgerlo nei giochi. Il bambino privilegia l’esplorazione, non considerando il genitore una base sicura. -Insicuro Ambivalente il bambino privilegia l’attaccamento e non l’esplorazione dell’ambiente. Nonostante il forte attaccamento il genitore non è visto come “base sicura”, poiché la sua presenza non è sufficiente contro il sorgere di disagio e paura. Solomon e Main nei loro studi hanno evidenziato che sui 3 possibili stili di attaccamento, possono interferire: una disorganizzazione(incoerenza nelle intenzioni del bambino) e disorientamento (perdita di orientamento nell’ambiente in cui agisce).il bambino con attaccamento disorganizzato/disorientato , manifesta forte attaccamento ed evitamento. Possono manifestarsi steriotipie5, movimenti strani, rallentamenti posture anormali. Si manifesta con madri che hanno subito un trauma che non hanno elaborato, assumendo così comportamenti ansiosi. Crittenden ha evidenziato nell’osservazione dei comportamenti riconducibili sia all’attaccamento evitante sia quello ambivalente. Tale attaccamento evitante/ambivalente, si manifesta quando un genitore è avvertito come minaccioso e fonte di pericolo. Si manifesta con madri maltrattanti. Per Bolwlby i modelli operativi interni sono rappresentazioni mentali originate dalla relazione tra sé e le figure di attaccamento, che orientano e condizionano la percezione e l’interpretazione degli eventi, rendendo possibile la creazione di aspettative e di anticipazioni. Essi hanno una funzione importante nell’elaborazione dell’ informazione, poiché focalizzano l’attenzione del soggetto su alcuni aspetti della realtà, ponendone in ombra altri. La Strange Situation è stata criticata poiché non prende in analisi bambini al di sopra di un anno di età. Alcuni studiosi hanno constatato difficoltà del osservazione dell’attaccamento , per questo la loro attenzione si è focalizzata sulle rappresentazioni mentali dell’attaccamento , mediante l’impiego di interviste. Il più noto strumento è l’Adult attachment Interview , che valuta le rappresentazioni di attaccamento negli adulti e negli adolescenti . Esso è nato come intervista da somministrare alle madri dei bambini della Strange Situation, per valutare se esistesse una relazione tra l’attaccamento della madre e figlio e le esperienze di attaccamento della madre. Esso consente di valutare lo stato mentale dell’adulto, facendo emergere gli aspetti profondi dei modelli operativi interni elaborati attraverso la narrazione. Vengono evidenziate 4 categorie di attaccamento adulto che corrispondono a 4 modalità di narrare e ai diversi stili di attaccamento del bambino. 1attaccamento sicuro (= Attaccamento sicuro del bambino) visione equilibrata e coerente e consapevole delle esperienze di attaccamento 2attaccamento distanziante (=attaccamento insicuro evitante del bambino) i soggetti non attribuiscono importanza alle loro esperienze di attaccamento. Ha alle spalle carenze affettive da parte delle figure di attaccamento. 5 stereotipia Schema comportamentale rigido, compiuto in maniera ripetitiva e continua, senza alcuno scopo o funzione apparente. 3attaccamento preoccupato (= attaccamento insicuro/ambivalente del bambino) i soggetti hanno un quadro confuso della loro esperienza 4 attaccamento non risolto (= attaccamento disorganizzato/disorientato del bambino) i soggetti non hanno elaborato lutti, abusi o altri traumi. È stata individuata una quinta categoria l’Attaccamento non classificato in cui emergono stati mentali confusi. Altri strumenti per valutare i stili di attaccamento sono: -Attachment Story Completion Taskorie ;consente di valutare le rappresentazioni mentali dell’attaccamento in bambini di età prescolare, attraverso una serie di storie presentate e drammatizzate attraverso giocattoli che assumono il ruolo di personaggi. -Security Scale; consente di valutare la percezione di sicurezza del bambino in relazione ai genitori o alle figure di attaccamento. Bowlby sostiene che per la salute mentale del bambino, sono importati le cure materne nella prima infanzia. L’insufficienza delle cure può produrre patologie. In particolare la deprivazione materna (=privazione di Winnicott) ha ricadute drammatiche. Le considerazioni di Bowlby fanno riferimento alle osservazioni condotte sugli orfaninelle strutture di accoglienza. Egli ritiene che un bambino che manifesta psicopatologie, sarà un genitore trascurante che trasmetterà i sui disturbi ai figli. Egli ha elaborato una teorie dell’angoscia da separazione. Tale angoscia emerge quando l’alleanza tra bambino e madre è minacciata, oppure tra due persone legate (marito e mogie). Tale angoscia produce: preoccupazione, dolore e tensione, ira volta a punire partner per prevenire possibili altre separazioni. L’angoscia del lutto è un caso particolare dell’angoscia di separazione. L’analista deve costituite la base sicura che il paziente non ha avuto durante l’infanzia. Ciò è possibile solo se vengono elaborate le manifestazioni difensive generate dall’attaccamento insicuro. PETER FONAGY Fonagy elabora la teoria della mentalizzazione. Fairbairn, Winnicott e Bowlby hanno mostrato che la relazione madre- bambino è determinata non tanto da bisogni fisici, ma da bisogni di relazione. L’intendo di Fonagy è di elaborare una connessione tra psicoanalisi e le teorie dell’attaccamento. Elabota per questo il concetto di MENTALIZZAZIONE: capacità di mettersi in relazione con gli altri. È una relazione psichica complessa tra il sé e l’altro, attraverso cui il soggetto coglie gli stati d’animo altrui. Attraverso questa relazione tra menti che si pensano il bambino interiorizza la capacità riflessiva del genitore. Il genitore per aiutare il figlio ad elaborare l’angoscia, dee contenere parte della sua angoscia e fornirgli i mezzi per superarla. La mentalizzazione ha dunque una componente riflessiva e una interpersonale. Essa costituisce la base della capacità di regolare le proprie emozioni attraverso il raggiungimento dell’ affettività mentalizzata. cioè la comprensione dei propri sentimenti. Essa può essere: • Esplicita; procedura automatica, intuitiva, emotiva ed empatica, attivata inconsciamente dal soggetto • Implicita; è cosciente e attiva processi razionali di riflessione e riflessione La mentalizzazione si pone in relazione con: ▲ L’Empatia: consapevolezza degli stati d’animo dell’ altro. Implica la differenziazione tra il Sé e l’altro. Costituisce la base della mentalizzazione ▲ Mindfulness: potenziamento dell’attivazione degli stati mentali. Mentre la mentalizzazione si concentra sull’altro, il presente-passato-futuro, la mindfulness si centra sull’esperienza presente e personale. Critica Freud per aver incentrato eccessivamente l’attenzione sulle componenti metapsicologiche a discapito dell’osservazione empirica. Le pulsione perdono centralità e il fulcro della vita mentale si focalizza sulle relazioni, in particolare su quella primaria con i genitori (“oggetti Sé”). Viene criticato il concetto di invidia del pene e l’idea che la salute mentale coinciderebbe con il raggiungimento della genialità eterosessuale postedipica. Il complesso edipico non è universale e nemmeno una tappa fissa dello sviluppo individuale; sono solo le reazioni negative dei genitori a costituire la causa della trasformazione della situazione edpica in complesso edipico. Critica anche l’obiettivo di rendere conscio l’inconscio ritenuto solo un’illusione e che le resistenze e le difese nell’ambito delle patologie narcisistiche non sono fattori negativi da eliminare, ma elementi preziosi per mantenere il Sé dalla disintegrazione. Kouht pone il Sé al centro del suo pensiero e lo descrive come il nucleo della personalità dell’individuo, che si forma attraverso le relazioni con gli altri e in particolare con quelle significative della primissima infanzia. Il Sé è il centro dell’iniziativa, il nucleo della propria soggettività; da un lato risente delle continue influenze delle relazioni con gli altri, dall’altro conserva una propria specificità. Solo una specificità duttile e dinamica fa si che il contatto con gli altri sia costruttivo e funzionale alla strutturazione della propria personalità. Il percorso di formazione del Sé attraversa di diverse fasi. • 1-sé virtuale: ancora prima della nascita. Consiste nelle aspettative dei genitori verso il figlio; si tratta di immagini dei loro desideri consci e inconsci che dopo la nascita si concretizzano nel Sé rudimentale dell’infante che risulta essere il risultato delle proiezioni dei loro stati menatli sul bambino, di per sé ancora gran parte immerso nel caos prepsicologico. • 2- Sé nucleare: quando il caos prepsicologico viene superato. Struttura primitiva ma già abbastanza complessa. Al momento della nascita l’individuo non dispone di un proprio Sé; questo si forma all’interno di un ambiente psicologico costituito dalle relazioni del bambino con i genitori. Questi hanno la funzione di OGGETTO Sé, ossia un oggetto che risponde empaticamente ai bisogni del bambino. Il Sé nucleare del bambino si forma attraverso l’INTERIORIZZAZIONE TRASMUTANTE degli oggetti-Sé genitoriali. Nelle primissime fasi il bambino si relaziona con oggetti-Sé arcaici che egli avverte come parti di se stesso; questo rapporto primario costituisce il prototipo di tutte le successive relazioni tra il Sé e l’oggetto-Sé. Il suo sviluppo dipende dalle esperienze gratificanti o frustranti suscitate in lui dalle risposte dei genitori ai suoi bisogni narcisistici primari. Il Sé nucleare, si evolve e diventa Sé bipolare ( consiste nella strutturazione del Sé nucleare); esso presenta il polo delle ambizioni, il polo degli ideali e tra questi due poli si trova l’areaintermedia dei talenti e delle abilità. Sé grandioso onnipotente: se la madre risponde empaticamente il bambino costruisce una percezione positiva di sé, intrisa di onnipotenza; al contrario le espressioni di grandiosità del figlio si attenuano e nel peggiore dei casi possono anche scomparire. La madre restituisce al figlio un’immagine assolutamente positiva di se stesso; essa ha quindi una funzione speculare e si pone nei confronti del figlio con il ruolo di oggetto-Sé rispecchiante. In questa fase la madre non è ancora percepita come un oggetto esterno, tra essa e il bambino si attiva una fusione speculare. Queste esperienze di rispecchiamento sono fondamentali per costituire il polo delle ambizioni e per creare la propria autostima. Il genitore deve fare i modo che, attraverso il suo comportamento, si realizzi gradualmente una frustrazione ottimale in modo tale che il bambino un po’ alla volta approdi al riconoscimento dei propri limiti realistici e del proprio Sé. Il genitore allo stesso tempo in questa ottica speculare viene percepito come grande e onnipotente, la sua immagine viene idealizzata e il bambino realizza una fusione idealizzante con il genitore il quale viene interiorizzato come oggetto-Sé idealizzato; attraverso questa interiorizzazione si formano le mete idealizzate del bambino e si costituisce il polo degli ideali dal quale derivano le aspirazioni. Queste dinamiche relative al Sé nucleare sfociano nella costruzione del Sé integrato- coesivo, tappa conclusiva della formazione del Sé. Rimane l’area intermedia (attitudini e abilità) della struttura bipolare del Sé che si sviluppa in relazioni agli oggetti-Sé gemellari, che si riferiscono sempre ai genitori ma in questo caso come specie di alter ego del bambino. Kouht distingue tra una situazione edipica non patologica e un complesso edipico patologico. L’angoscia di castrazione di Freud non appartiene all’Edipo sano e nemmeno è una caratteristica universale, ma è un fenomeno patologico creato da reazioni genitoriali vissute come minacciose. Egli pensa che al centro del pensiero freudiano ci sia un modello di uomo colpevole mentre lei crede in un uomo tragico, così definito non perché sia sottomesso al destino e vada incontro a situazioni tragiche che lo coinvolgono, ma nel senso di Euripide, cioè coraggioso e positivo che fa di tutto per realizzare i suo Sé e i suoi progetti. A seconda dell’adeguatezza o del fallimento delle risposte degli oggetti-sé genitoriali durante i primi 2 anni di vita del bambino, si forma in lui un nucleo del Sé saldo oppure fragile. a) disturbi strutturali nevrosi strutturali o edipiche • Le nevrosi strutturali sono causate dall’esito patologico del complesso edipico. Ciò accade in presenza di genitori ostili o seduttivi di fronte alle manifestazioni edipiche del bambino. b) disturbi narcisistici disturbi primari del Sé e disturbi secondari del Sé. • I disturbi primari del Sé derivano da difetti strutturali del Sé quali indebolimento e frammentazione. Comprendono: disturbi narcisistici del comportamento, tossicodipendenze, disturbi dell’alimentazione, perversioni sessuali, personalità schizoidi o paranoici, borderline e disturbi psicotici. • I disturbi secondari del Sé sono decisamente meno gravi e consistono in reazioni a particolari eventi. L’ Introspezione ed empatia Sono due componenti indispensabili per la buona riuscita di un trattamento psicoanalitico. Definisce l’empatia come la capacità di pensare e sentire se staessi nella vita interiore di un’altra persona; essa consente all’analista di attivare l’INTROSPEZIONE VICARIANTE ossia la possibilità di sintonizzarsi con le emozioni e in generale con la vita interiore del paziente. Kouht precisa che la comprensione empatica presuppone la risonanza empatica tra il paziente e l’analista Kouht sottolinea l’importanza delle traslazioni narcisistiche del paziente ( traslazioni oggettosé) che permettono all’analista di identificare la varie funzioni di oggetto-Sé da lui assunte e ampliano la sua conoscenza delle funzioni emotive riguardo alle quali le figure genitoriali sono state carenti durante la fase in cui si stava sviluppando il Sé del paziente. Distingue 3 tipi di traslazioni: 1) traslazioni d’oggetto-Sé speculare: basata sulla dinamica del rispecchiamento. L’analista deve ascoltare il paziente assumere secondo questo tipo di transfert una funzione materna. 2) traslazioni d’oggetto-Sé idealizzato: possono manifestarsi traslazioni idealizzanti del paziente dei confronti dell’analista; esso può assumere il ruolo transferale del padre o di altre persone significative. 3) traslazioni d’oggetto Sé-gemellare (o alter ego): questo oggetto è descritto come un alter ego presente e silenzioso, oppure come un gemello che consente all’individuo di sentirsi vivo, amato e compreso. Presenza avvertita come simile e che ha la funzione di rafforzare le strutture del Sé. WILFRED R.BION Il tema fondamentale è la formazione del pensiero, sia nell’individuo sia nel gruppo, sia in soggetti psicotici che non psicotici. Il concetto di pulsione scompare come gran parte della metapsicologia freudiana; i principali riferimenti teorici Kleiniani, come la proiezione, l’introiezione, l’identificazione proiettiva, vengono invece reinterpretati in un’ottica relazionale. Sostiene il ruolo fondamentale del dolore come esperienza indispensabile per la conoscenza e la formazione del pensiero. Primi studi sulle dinamiche di gruppo li condusse, in un ospedale psichiatrico militare durante la 2° Guerra mondiale. Nel gruppo egli notò 2 tendenze di segno opposto: 1- esecuzione del compito cosciente: si orienta verso il pensiero. La realizzazione del compito è data da una dialettica positiva tra gli individui e il gruppo. 2- Opposizione all’esecuzione del compito: inconscia; boicotta la formazione del pensiero. L’individuo viene assorbito dall’atmosfera e dalle dinamiche del gruppo. In entrambe le condizioni il gruppo è un’entità sovraordinata rispetto all’individuo: anche nel gruppo più efficiente i membri perdono la loro unicità a causa del gruppo che impone le sue regole. Sulla base di questo concetto Bion inizia un nuovo approccio terapeutico al gruppo: l’analisi di gruppo opposto all’analisi in gruppo. Il gruppo è un’entità indivisibile e non la somma dei singoli individui. La MENTALITà DI GRUPPO è l’attività mentale collettiva condivisa dal gruppo; dimensione inconscia che si riferisce ai desideri, alla volontà, alle opinioni del gruppo condivisi unanimemente. Il gruppo non ne prende coscienza. Le modalità con le quali si costituisce la mentalità di gruppo sono dette ASSUNTI DI BASE. La CULTURA DEL GRUPPO è una dimensione mentale che si crea quando uno o più membri non sono d’accordo con la volontà del gruppo. In questi momenti, per raggiungere determinati obiettivi, la cultura del gruppo coincide con la sua struttura. La mentalità è il contenitore e gli assunti sono i contenuti. Gli assunti sono fantasie di gruppo irrazionali, emozioni intense e primitive con lo scopo di proteggere il gruppo dal pensiero, in modo che il gruppo non prenda coscienza del proprio funzionamento mentale e resti al riparo dalla frustrazione connessa alla presa di coscienza. Gli ASSUNTI DI BASE sono 3: 1- Assunto di base dipendenza: convinzione che esista un’entità esterna al gruppo in grado di soddisfare tutti i bisogni; la responsabilità della riuscita è nelle mani di questa entità (es:analista). 2- Assunto di base attacco-fuga: convinzione che il gruppo (guidato spesso da un leader paranoico) sia minacciato da un nemico dal quale si deve difendere o scappare. 3- Assunto di base accoppiamento: convinzione che arriverà qualcuno o qualcosa (atteso come messia) a salvare il gruppo e che questo deriverà dall’accoppiamento di 2 persone del gruppo. Gli assunti si manifestano uno alla volta, gli altri restano, gli altri rimangono nell’area protomentale. L’individuo partecipa automaticamente a un assunto di base e la sua capacità di allinearsi è detta VALENZA. Il gruppo in assunto di base non evolve verso la conoscenza, rifiuta la crescita e lo sviluppo, non sa elaborare la frustrazione. Rimane fedele a se stesso rifiutando ogni cambiamento che potrebbe minacciare la struttura. Bion definisce gruppo di lavoro una particolare organizzazione mentale del gruppo, per merito e non per valenza, si parla un linguaggio simbolico, si tollera la frustrazione, si collabora con un approccio razionale al compito. Nella società ci sono gruppi specializzati di lavoro che hanno il compito di controllo dei 3 assunti; CHIESA-> incarna a livello sociale l’assunto di base della DIPENDENZA ESERCITO-> incarna l’assunto dell’ ATTACCO-FUGA ARISTOCRAZIA-> si rifà all’assunto di base DI ACCOPPIAMENTO. MADELEINE E WILLY BARANGER: LA TEORIA DEL CAMPO ANALITICO Il principale apporto teorico e clinico di Madeleine e Willy Baranger consiste nel aver affermato che la situazione analitica è un sistema bipolare. Nulla appartiene esclusivamente al paziente o all’analista, ma è il risultato delle loro reciproche relazioni, soprattutto inconsce. Si critica dunque la passività dell’analista freudiano. Nasce così il concetto di “campo analitico”. L’oggetto di osservazione non è il paziente ma il campo all’interno del quale si svolge la relazione paziente-analista. Il campo analitico ha diverse dimensioni: spaziale la stanza di analisi, le distanze, la postura, gli atteggiamenti. Temporale durata della seduta, frequenza, interruzioni. E il tempo di guarigione che dipende dal paziente che può essere anche eterno Il campo analitico secondo i Baranger, non è solo bipersonale, ma all’interno dell’analisi entrano virtualmente i protagonisti delle fantasie e dei racconti del paziente. Si ha dunque un campo multi-personale. Tali presenze virtuali, rimandano però al paziente e l’analista. I Baranger ritengono che al fianco del paziente e dell’analista vi sia un “terzo- assente-presente”, evocato dalle narrazioni del paziente, che rimanda a una logica triangolare edipica. La situazione analitica è ambigua. L’ambiguità prevede la compresenza di due elementi reciprocamente “altri”. Un’altra ambiguità corrisponde al tempo, che è sia presente, sia passato e sia futuro. Le dimensioni si intrecciano e sovrappongono. Un altro elemento ambiguo è il corpo, i Baranger sostengono che durante la seduta è come se comparisse un altro corpo legato allo spazio e al tempo diversi da quelli che si stanno vivendo. La situazione analitica ha 3 configurazioni: -la struttura definita dal contesto analitico -la struttura del materiale manifesto -la fantasia inconscia che determina la struttura del contenuto manifesto La fantasia inconscia è legata alle identificazioni inconsce del paziente e dell’analista che comprendono le identificazioni proiettive del paziente e quelle contro-identificazioni del terapeuta. Le 3 configurazioni originano il punto d’urgenza, ovvero il modo specifico in cui le configurazioni si intersecano e si condizionano reciprocamente generando fantasie inconsce. L’analista interpreta ciò, e questo da origine a nuovo materiale, al cui interno emerge un nuovo punto di urgenza, dando origine a un processo a spirale. Essi ritengono che il lavoro analitico non segua l’ordine della presunta stratificazione del materiale nell’inconscio dal passato al presente, come invece sosteneva Feud. Ritengono che non sia importante l’emergere di un contenuto del passato, bensì è importante la forma e perché esso compaia in quel momento . Il rischio dell’analisi è quello della cristallizzazione, che corrisponde per i Baranger alla formazione di un “bastione”; ciò che l’analizzando non vuole far emergere perché il rischio di perderlo lo ridurrebbe in uno stato di estrema debolezza e vulnerabilità. Il soggetto è sfuggente su tale contenuto, penetrare questo contenuto origina ricadute emotive sull’analisi, poiché il paziente manifesta angoscie e il campo di conseguenza si modifica. I Baranger notano che nel campo analitico può manifestarsi la nevrosi di transfert-controtransfert. Essa impone un blocco all’analisi che si cristallizza, solo una giusta interpretazione può rimuovere il blocco. L’interpretazione dunque, mobilita il campo. Il bastione e il transfert-controtransfert sono gli ostacoli più importanti che il lavoro analitico deve superare, poiché bloccano l’attivazione dell’insight. I Baranger distinguono tra: insight personale attivabile in relazione ad un’auto osservazione approfondita insignt che si manifesta nella situazione analitica è opera del lavoro della poccia analitica, è generato dall’interpretazione dell’analista la condizione essenziale affinché si attivi è l’assenza di cristallizzazione o paralisi intornoo a fenomeni di collusione tra paziente ed analista che portano la conservazione dei bastioni. Vi è dunque la necessità di eliminare il bastione patologico e di superare la dinamica confusiva simbiotica tra l’analista e l’analizzando. Grazie all’interpretazione trasformativa si ha il recupero del funzionamento mentale, attivando l’insight. L’insight è la nuova sintonizzazione delle menti della coppia analitica, che permette la capacità di osservare il campo bipersonale, in cui l’analista è l’analista e non il padre, il Super-Io o altro. Durante l’analisi il paziente può manifestare regressione cioè una modifica della personalità, che consiste nella rottura dell’equilibrio istintuale, in un incremento dell’angoscia e delle fantasie distruttive, con un abbassamento delle funzionamento psichico. La regressione non è un semplice percorso all’indietro, ma un processo di alterazione cronologica che si elabora all’interno di una temporalità ambigua e complessa. Si caratterizza per l’atemporalità dell’inconscio. JACQUES LACAN L’ obbiettivo di Lacan è di recuperare il vero insegnamento di Freud. I due concetti Freudiani che costituiscono la base di Lacan sono: l’inconscio è sede della verità e il linguaggio dell’Inconscio come insieme di processi rapportabili a una matrice linguistico-retorica. Lacan usa questi concetti ma deformandoli. Nella tesi di dottorato Lacan sostiene che l’io dell’ individuo si forma con l’identificazione del soggetto con l’Io Ideale, che costituisce un immagine idealizzata di se. La paranoia si basa su una scissione tra l’individuo e cio che vorrebbe essere. Il bambino tra i 6 e i 18 gioisce vedendosi allo specchio poichè cosi percepisce finalmente come un tutto unico e non come corpo-in-frammenti. Lacan distingue tra: Je soggetto, corpo-in-frammenti. Moi (io) immagine riflessa, idealizzata perché percepita come unitaria. Tale scissione (detta lacerazione originaria) avviene in tutti gli individui e va a strutturare la personalità Il bambino di identifica con l’immagine riflessa, sviluppando in narcisismo che è alla base della costruzione dell’Io. Attraverso la fase dello specchio il bambino si percepisce come Io separato dagli altri oggetti. L’io è la parte di se che l’individuo percepisce e coincide con la coscienza. il Je, il soggetto, sfugge alla visione e coincide con l’Inconscio. Ogni rapporto interpersonale successivo si baserà sulle dinamiche intrinseche alla fase dello specchio , nel senso che l’immagine riflessa sarà sostituita dall’immagine dell’altro, e con l’altro il soggetto instaurerà tutti i meccanismi di identificazione che sono alla base della formazione graduale e continua della propria personalità. L’io esiste perché esiste l’altro, poiché nasce con un identificazione con l’altro. Alcuni autori hanno criticato Lacan, poiché ritenevano che sostenesse che un bambino che non si specchiasse non avrebbe potuto costruire il proprio Io. Lacan ritiene però che l’altra persona con cui il bambino si relazione ha la stessa funzione dello specchio, perché rimanda a un’immagine unitaria del corpo. Io costituisce la malattia mentale dell’uomo. La frustrazione si origina perché il soggetto contrasta con la propria immagine perché essa incarna quell’Io Ideale che il soggetto non è. Lo stadio dello specchio costituisce il fondamento dell’ordine dell’IMMAGINARIO. In esso c’è discontinuità tra l’immagine del Moi (se), e la propria realtà (je). Con i soggetti della famiglia (madre. Padre, e fratelli) il bambino istaura una serie di relazioni che hanno tratti costanti, che costituiscono i complessi: complesso di svezzamento =madre; il distacco dal seno materno, è preceduto da quello dal corpo della madre che si verifica alla nascita. La percezione del corpo in frammenti e l’angoscia che ne deriva è dovuta alla separazione dal corpo materno. Il complesso di svezzamento produce la ricerca di un rapporto fusionale con la madre per ripristinare l’unità originaria. La pulsione di morte è dovuta al desiderio di perdersi nel corpo della madre. compresso di intrusione= fratelli; il fratello si introduce nell’Io dell’altro fratello. Infatti vi è un’identificazione con l’immagine del fratello ma essa è precaria e instabile, perché può essere oggetto di identificazione ma anche ostacolo al ricongiungimento con il seno materno. L’identificazione con il fratello che viene allattato tende a ricomporre l’illusione di un’unità del proprio corpo-in-frammenti. Complesso di Edipo = padre; esso si manifesta sia nel maschio che nella femmina, ed è dovuto al desiderio di fondersi con la madre per ripristinare l’unità. Il bambino/a, teme una castrazione simbolica, costituita dalla frustrazione del desiderio di fusione con la madre e la conseguente angoscia di veder riattivata la percezione del corpo-in-frammenti. il padre prima è visto come impedimento alla congiunzione con la madre. Poi il padre viene eletto a oggetto di identificazione culturale, ponendosi come fondamento di tutti i rapporti sociali. Avviene così la transizione all’ Immaginario del Simbolico. L’uomo è soggetto al sistema linguistico e ne viene plasmato. Le regole della lingua diventano le regole della mente individuale e quelle su cui viene strutturata la realtà. Il linguaggio con le sue dinamiche e le sue regole, si identifica con l’ordine Simbolico che controlla il soggetto. Il linguaggio parla dell’uomo e l’uomo dipende strutturalmente dal linguaggio. L’Altro che sovradetermina l’individuo appartiene all’ordine Simbolico del linguaggio e dell’Inconscio. Il linguaggio è il sistema, il codice, un insieme di norme condivise. La parola è l’appropriazione individuale del linguaggio ad opera di ogni singolo parlante. Il discorso è l’unione tra il linguaggio e la parola. Il linguaggio comprende 3 aspetti: significante (la componente fonico-grafica), il significato (ciò che evoca). Lacan sostiene che il significante (S) domina il significato (s) S/s Il significante appartiene al Simbolico, il significato all’Immaginario. Il Simbolico non rimanda né al Reale, né all’Immaginario perché si tratta di livelli logici diversi. Lacan sostiene la teoria dell’alienazione-separazione del soggetto: -l’ alienazione è dovuta al significante ( Altro). L’alienazione è dovuta alla condizione di dipendenza del soggetto dall’ Altro, il significante. Produce la scissione del soggetto - separazione, consiste nello sganciamento del soggetto dal significante, che fa emergere lo specifico del soggetto L’alienazione produce una mancanza che provoca desiderio. Esso si colloca nell’Immaginario e si manifesta nel rincorre oggetti diversi, che sono infatti a colmare la mancanza, non raggiungendo mai la piena soddisfazione. In una seconda fase Lacan lo colloca nel ordine simbolico. Il desiderio ricorre al linguaggio per esprimersi e origina una domanda, che si dispiega dall’Altro. La domanda è richiesta di riconoscimento, solo se riconosciuto l’individuo esiste. Il desiderio si distingue dal bisogno che nasce da necessità biologiche, originate dalla separazione della madre al momento della nascita. È legato alla sopravvivenza e si manifesta nella fame, sonno, di calore, protezione, di sessualità. Anche l’Inconscio secondo Lacan è strutturato come un linguaggio. Esso ha una dimensione sociale ed è collegato al di fuori del soggetto. La metonimia e la metafora sono i meccanismi simbolici dell’Inconscio. Nella metonimia una parola ne sostituisce un'altra e ne assume il significato (attenzione, sta passando la corona -> corona sta per re); nella metafora una parola è sostituita da un'altra, ma il significato viene conservato da tutte e due le parole (Mario è una volpe -> volpe metafora che sta per astuzia). Chi parla non sa mai del tutto cosa sta dicendo perché una parte del senso gli sfugge Nella relazione edipica la femmina, sostituisce l’oggetto d’amore primario materno con quello edipico paterno, pur mantenendo il desiderio di riapprioparsi della madre. Desidera così il pene, per far godere la madre. Il desiderio materno del pene è causa dell’invia del pene nella bambina. Il superamento dell’edipo produce la depersonalizzazione delle figure d’autorità, il loro posto è preso da istanze generali e astratte alla quale si sottomettono anche i genitori : il contesto culturale. La funzione paterna è definita da Green, quella di terzo o terzità. La dualità è la condizione per la produzione di un terzo. Nella stanza di analisi, tra l’analista e il paziente, vi è un terzo elemento: il setting. Le esperienze ostili producono nel bambino delle fratture narcisistiche, in queste zone è possibile risvegliare il dolore ad esse connesse. Per eliminare questo rischio il bambino può creare una corazza narcisistica che lo protegge e lo aiuta a prevenire il dolore. Le ferite producono nel narsisista un amore esclusivo per se stesso. Per spiegare le dinamiche narcisite Green analizza il desiderio e la relazione con l’oggetto. Il desiderio è un movimento attraverso il quale il soggetto si decentra da sé e mira alla ricerca dell’oggetto che possa soddisfare il desiderio stesso. Il centro si sposta da se all’oggetto che non c’è, alla quale cerca di congiungersi. Il desiderio prevede la mancanza dell’oggetto. La prima esperienza di mancanza, produce una realizzazione allucinatoria dell’oggetto assente. Successivamente subentra l’appropriazione mediante l’identificazione con l’oggetto. Esistono secondo Green due tipi di identificazione con l’oggetto: • identificazione primaria narcisistica: l’io si fonde con l’oggetto • identificazione secondaria: oggetto percepito come esterno Se nel soggetto gli investimenti narcisistici e quelli oggettuali si bilanciano si genera narcisismo positivo . Al suo opposto vi è il narcisismo negativo, che conduce alla morte psichica (desiderio di non desiderio), all’azzeramento della tensione. L’ Io si disgrega perde consistenza ed identità e produce angosce catastrofiche. L’angoscia si distingue in: ▲ Angoscia dell’Uno l’io ama amarsi, per mantenere l’unità originaria, ciò che minaccia l’unità è percepito come angoscia dell’Uno. ▲ L’angoscia di coppia si riferisce all’analisi e alle dinamiche di rispecchiamento che prendono vita tra il paziente e l’analista. ▲ L’angoscia dell’insieme si tratta di angoscia della dispersione, della frammentazione vissuta dal soggetto. Lo stato limite di Green fa riferimento al limite dell’analizzabilità del paziente; manca la strutturazione l’organizzazione della personalità. I soggetti che rientrano in questa categoria hanno difficoltà nel avviare il processo psicoanalitico. Lo stato limite si sovrapposto alla psicosi bianca, che indica il livello psicotico fondamentale, caratterizzato da un vuoto del pensiero e dall’inibizione delle funzioni di rappresentazione. La psicosi bianca è un nucleo psicotico senza psicosi apparente. Lo stato mentale è caratterizzato dall’intrusione del genitore cattivo, e la perdita del genitore buono. Le relazioni con l’oggetto buono e con l’oggetto cattivo si riflette sul pensiero,: l’oggetto cattivo conduce a condizioni deliranti; quello buono data la sua perdita porta a depressione. Questo porta una paralisi del pensiero. Per studiare il pensiero sono necessari quattro concetti: a. Limite tra il fuori e il dentro e quello tra il Conscio e l’Inconscio b. La rappresentazione c. Il legame dato che rappresentare è collegare e pensare e ricollegare le rappresentazioni d. L’astrazione Il limite rappresenta un confine, il cui attraversamento produce la rappresentazione. Essa è importante per il pensiero ma non deriva da esso. Tra la rappresentazione e la nascita del pensiero deve costituirsi un’allucinazione negativa (percepire come assente ciò che è presente). Il pensiero si realizza attraverso l’assenza non dell’oggetto ma della sua rappresentazione. I pensieri prodotti sarebbero sconnessi se non si creasse un legame tra esterno e interno, Conscio e Inconscio. In questa connessione il pensiero diventa possibile. L’astrazione permette di rifarsi alla rappresentazione di cose o parole, e quindi a una dimensione interna e simbolica. Il carattere è la parte stabile della psiche. Il carattere è un complesso corrispondente a una parte pulsionale sessuale la quale si aggiunge a una parte subliminata e infine un meccanismo di difesa antipulsionale. Il carattere è formato da: pulsione diretta, pulsione subita e antipulsione. L’aspetto oggettuale del carattere è dato dall’incorporazione della istanza parentale (super-io), e dell’identificazione con persone significative. Il carattere ha dunque dimensione pulsionale e relazionale-oggettuale. Ogni carattere deriva dalla compenetrazione di questi elementi. Green inscrive l’oggetto e il soggetto in due linee di sviluppo, perchè ritiene impossibile unire in un'unica categoria il soggetto e l’oggetto; per tanto costituiscono due linee di sviluppo. La linea di sviluppo soggettuale comprende i fenomeni riferibili al soggetto; la linea di sviluppo oggettuale comprende quelli in riferimento all’oggetto. Possiedono ciascuna una propria unità e allo stesso tempo sono distinte in diverse entità. L’analista deve comprendere l’entità che è più indicata per capire ciò che osserva. Deve capire a cosa l’oggetto sia collegato e quali aspetti dell’ oggetto e del soggetto vadano considerati. Tale ricerca è detta teoria dei gradienti. La linea di sviluppo soggettuale comprende le entità di: • Io, quello indicato da Freud • Soggetto, individuo con la sua storia e la sua dimensione simbolica • Sé, unità fenomenologica della persona • La pulsione, che è la “matrice del soggetto”, è collega tra lo psichico e il somatico, innesta la psiche sul corpo. La linea di sviluppo oggettuale comprende: • Una parte assimilabile all’Io che emerge nell’identificazione • Una parte definita “proprietà dell’Io”, che mira ad estraniare l’oggetto • Una parte desiderata di cui l’Io aspira ad appropriarsi attraverso il desiderio • Una parte trasformabile, per appagare i desideri che non si sono potuti realizzare • Una parte irriducibile a qualsiasi appropriazione da parte dell’Io L’oggetto ha la funzione: di investimento pulsione, quella di riflessione, quella di risveglio della pulsione, quella di soddisfacimento ed altre. Va evidenziata inoltre: ■ -La funzione oggettuale è svolta dall’Eros, e la funzione oggettuale si evidenzia nella melanconia, in cui parte dell’IO si identifica con l’oggetto perduto. ■ -La funzione disoggettuale è svolta dalla pulsione di distruzione, ed è attaccata all’oggetto e all’Io, e fa riferimento anche al narcisismo negativo. IGNACIO MATTE BLANCO Il modello psicoanalitico di Matte Blanco si fonda sulla logica. La conoscenza dipende dalla cornice di riferimento, ovvero un sistema teorico e culturale che si interpone tra oggetto e il processo di conoscenza dell’oggetto. Il funzionamento psichico dipende dalle modalità di attivazione e di interazione della logica simmetrica dell’inconscio, e asimmetrica della coscienza. L’inconscio per Freud nella prima topica rappresenta un istanza della mente, nella seconda è un aggettivo in riferimento all’Es, alle porzioni dell’Io e del Super-Io che si sottraggono alla coscienza. Per Matte Blanco, l’inconscio è una struttura che lo caratterizza. Il pensiero umano è basato su due sistemi di funzionamento articolati su due logiche diverse e opposte: BI-LOGICA. La prima è la logica bivalente o asimmetrica, specifica della coscienza. La seconda è la logica simmetrica, caratteristica dell’inconscio. Si articola nel: • Principio di simmetria: le relazioni uguali al loro inverso (la frase “Marso è il padre di Luigi”, nella logica simmetrica corrisponde ed è compatibile con “Luigi è il padre di Marco”; ciò nella logica asimmetrica è scorretto.) • Principio di generalizzazione: l’inconscio conosce solo classi o funzioni proposizionali, non c’è successione, il principio di non contraddizione svanisce. Il pensiero razionale mostra la realtà come differenziata. L’inconscio la mostra come omogenea. Corrispondono a un modo di essere (in riferimento al pensiero) Asimmetrico, dividente ed eterogenico simmetrico, indivisibile e omogeneo Le due logiche si implicano reciprocamente, quella simmetrica non può essere colta se non attraverso quella asimetrica colta attraverso l’errore, la svista e i lapsus; mentre ogni forma di funzionamento mentale conserva traccie di simmetria. Per permettere l’esistenza di un normale processo di pensiero è necessaria la presenza simultanea della logica simmetrica ed asimentrica nella coscienza e nell’inconscio. Dunque il funzionamento della mente si basa su parametri bi-logici. Esistono strutture bi-logice -vitali organizzazione creativa ed efficace della mente -non vitali che boicottano il funzionamento della mente. Esse si notano nella mente di uno schizofrenico come disturbi strutturali del pensiero e dell’affettività. La terapia psicoanalitica dunque deve mirare alla costruzione di strutture bi- logiche non vitali. L’inconscio non è più considerato preesistente all’ esperienza come in Freud, ma nella prospettiva relazionale si costruisce attraverso le relazioni interpersonali tra gli individui. Stolorow e Atwood, affermano l’esistenza di tre diversi inconsci che derivano dalle modalità relazionali: • Inconscio preriflessivo basato su modalità procedurali che emergono da relazioni con i genitori, che riguardano ciò che è vietato e ciò che è consentito. Esso regola i comportamenti con gli atri individui. Si differenzia dal Super-Io perché esso costituisce la coscienza morale, mentre quest’inconscio costruisce le condizioni delle possibilità di rapportarsi e non rapportarsi, con gli altri • Alcuni aspetti del bambino non vengono riconosciuti nella relazione con i genitori, tali aspetti formano l’Inconscio dinamico , che si basa su una selezione dei contenuti riconosciuti da quelli non riconosciuti. Rappresenta una mappa dei valori e di situazioni accettabili oppure da evitare • L’ inconscio non convalidato basato su esperienze inconsce che non si sono realizzate a causa dell’attivazione del cargiver, e sono rimaste nello stadio di potenzialità. J. Benjamin intersoggettività (intesa come relazione tra due soggetti), è alla base della formazione degli oggetti interni. Quando l’altro è assente, viene sostituito da una sua rappresentazione, quando ricompare l’oggetto interno e l’immagine esterna si connettono e si riconoscono reciprocamente. Se l’assenza va oltre la tollerabilità del bambino, l’oggetto che era buono, diviene oggetto cattivo a causa del mancato riconoscimento e dell’assenza. Mitchell ritiene che tra conscio e inconscio vi sia un confine permeabile, da considerare in relazione alla volontà individuale e all’intreccio tra la dimensione interpersonale del passato e quella del presente. Le nostre vite sono caratterizzate da una serie di scelte effettuate all’interno di precise limitazioni che possono essere consce oppure inconsce. Le scelte del presente possono impedire l’accesso alla conoscenza delle scelte passate, questo perché vi attiva la rimozione. La rimozione è l’oscuramento delle scelte passate ad opera di scelte più recenti alle quali si assegna maggiore visibilità. L’inconscio quindi è composto da elementi caratteristici della coscienza. Conscio e inconscio hanno gli stessi contenuti, derivano dalle scelte del soggetto e si differenziano soltanto per gli ostacoli costituiti dalle scelte presenti rispetto a quelle passate e dalla volontà di vedere o di non vedere, di conoscere o di non conoscere. Mitchell ritiene che il genitore deve essere in grado di bilanciare le illusioni narcisistiche del bambino e il suo orientamento verso la realtà. Se il genitore sostiene troppo la realtà o il le illusioni narcisistiche si avrà un individuo: iper-realista oppure narcisista. A tale proposito riprende il mito di Icaro e Dedalo, dove il padre offre le proprie illusioni al figlio, senza dotarlo degli strumenti necessari per affrontarle adeguatamente. Le ali del padre rappresentano il narcisismo del padre, che il figlio non è in grado di gestire e di modulare. In relazione all’illusione e al narcisismo ci sono tre tipi di uomo: • Chi crede all’illusione tanto da sacrificare ad essa la realtà: uomo apollineo • C’è chi rifugge dall’illusione aderendo completamente alla realtà: uomo dionisiaco • Chi concilia il mondo reale con l’illusione (costruisce i castelli di sabbia e li ricostruisce dopo che la marea li ha distrutti): uomo tragico. Egli è in grado di rimanere sospeso tra l’illusione e la realtà integrandole; tale uomo è perseguito dall’ analista durante il trattamento. L’analista deve accogliere il narcisismo del paziente , e invitarlo ad uscirne per sperimentare le nuove relazioni possibili che la realtà offre. J. Benjamin si occupa delle modalità di formazione dell’identità di genere e dell’Edipo. Ritiene che la madre edipica sia coinvolta attivamente nella formazione del Super-Io non solo nella figlia ma anche nel figlio. Il Super-Io materno è diverso da quello paterno; esso ha valori come la premura e la responsabilità. Il bambino si identifica con la madre per la sua ricchezza e interezza, mentre nel padre vede una somiglianza. Il soggetto è un contenitore plurale di esperienze. L’identità incompleta del soggetto cerca di essere completata con l’altro. Il rapporto con l’altro da la possibilità di superare il confine che distingue il soggetto dall’altro. L’identità si basa sull’interiorizzazione della differenza dell’altro, differenza che è anche differenza di genere; non è un concetto dirigo, ma in perenne trasformazione. Nella fase preedipica il bambino/a si indentifica con entrambi i genitori. In questa fase si crea un’identità nucleare di genere. Nella fase edipica, dove il soggetto si orienta in direzione di un monismo sessuale, egli precisa la sua identità di genere. L’identità di genere orienta l’individuo in direzione di un’ aspirazione narcisistica di completezza bisessuale. Sia il maschio che la femmina hanno la necessità di assumere la posizione dell’altro, così di comprenderlo in sé; questo porta al superamento della distinzione tra maschio e femmina. La situazione analitica viene vista come un sistema complesso in cui l’analista non può in nessun caso mantenersi in una posizione esterna rispetto a ciò che accade, ma con la sua soggettività è parte integrande del processo in atto. Escludere tale soggettività è impossibile. Ciò che il paziente vede nell’analista non è solo il risultato di una riattualizzazione del proprio passato ma anche la percezione di aspetti dell’analista che trovano il loro significato nel presente delle relazione analitica. Ciascuno dei due membri della coppia analitica percepisce il modo in cui l’altro si pone nei sui confronti e percepisce se stesso attraverso il modo in cui è percepito dall’altro. Il controtransfert diventa una componente essenziale della relazione analitica. Ehrenberg ritiene che sono in questo spazio trasversale tra paziente e analista, può avvenire il cambiamento terapeutico. Jacobs parla di enactment. Mediante l’ enactment il paziente può mettere in scena in modo inconscio qualcosa della sua realtà psichica che non è rapportabile in altro modo. Esso si manifesta all’interno della coppia analitica sia in relazione al presente della seduta, sia in relazione al passato personale dei due soggetti che interagiscono. Esso è un comportamento del paziente e dell’analista realizzato in base a motivazioni poste al di sotto della coscienza. si manifesta in modo non verbale. Un altro concetto riscontrato è il self-disclosure. Si tratta di un’apertura dell’analista nei confronti del paziente. Esso entra in gioco quando l’analista si apre al paziente mostrando i suoi limiti e i sui difetti. Le teorie relazionali affermano che i disturbi nelle relazioni precoci interferiscono in modo significativo con la strutturazione delle relazioni successive. La gravità della patologia , secondo Mitchell, è direttamente proporzionale non alla precosità del danno, ma alla rigidità e pervasività dei disturbi relazionali insiti nell’ambiente in cui è collocato il soggetto dall’infanzia all’età adulta. Le prime esperienze sono le prime rappresentazioni di modelli di struttura familiare e di interazioni che saranno ripetuti continuamente in forme diverse nei diversi stadi evolutivi.. le patologie sono dovute all’incapacità di tollerare e elaborare il desiderio verso l’altro. LA PSICOANALISI E IL GRUPPO La famiglia è il primo sistema interpersonale in cui il bambino interagisce. Anche Freud era consapevole della dimensione relazionale e ciò emerge in particolare in “Totem e tabù” e in “Psicologia delle masse e analisi dell’Io”. In “Totem e tabù”, analizza l’origine dei legami sociali e delle regole implicite ed esplicite che li strutturano, affermando che deriverebbero da un crimine arcaico; un parricidio. Il padre teneva per se tutte le donne, allontando i figli, essi si coalizzarono lo uccisero e lo divorarono. Il fatto di aver divorato il padre, conduce a un identificazione con lui, e l’assimilazione della sua forza. La ripetizione di tale atto si aveva nel banchetto totemico, dove l’animale totem veniva ucciso dalla comunità come era accaduto con il padre, e non dal singolo. L’identificazione con il genitore ha prodotto l’aumento dell’autorità paterna (“obbedienza postuma”), che ora è interna ai figli. Emerge così il divieto di incesto, e il divieto di uccidere i membri del clan. In “psicologie delle masse e analisi dell’Io”, Frud analizza le dinamiche interpersonali all’interno della massa. Partendo da questo Gustave Le Bon che ritiene che un individuo immerso in una “folla psicologica”, pensi senta e si comporti diversamente da come avrebbe fatto se fosse stato da solo. All’interno della folla, l’individuo assume sentimenti di potenza, onnipotenza. Freud integra le teorie di Le Bon sostenendo che: • La struttura del gruppo è costituita da legami libidici: gli individui all’interno del gruppo sono uniti da tendenze sessuali inibite alla meta, cioè sublimate • Tra i membri del gruppo e il capo si istaura un legame basato sull’identificazione; un soggetto assimila un aspetto o un attributo di un’altra persona e si trasforma, sul modello di questa. • Tra i membri di un gruppo si attiva l’idealizzazione; una parte della libido narcisistica dell’individuo viene trasferita sull’oggetto(il capo) che coincide con l’Ideale del Io della persona Freud non parla di psicoanalisi di gruppo, e i legami considerati sono quelli che uniscono il gruppo al leader. Yalom, Bloch e Crouch concentrano i loro studi nell’ambito clinico sui fattori terapeutici delle dinamiche mentali che avvengono quando un individuo entra in un gruppo. Tra questi fattori troviamo: • La socializzazione l’individuo non affronta da solo i disagi • Le informazioni sono utili a placare le ansie degli individui • Il gruppo favorisce l’altruismo, che incrementa l’autostima • Le relazioni all’interno del gruppo favoriscono l’insorgere della speranza • L’universalità i problemi non sono unici ma condivisi, ciò porta a ridimensionamento del dolore • Rispecchiamento • Apprendimento interpersonale che produce trasformazioni nel gruppo • Il gruppo riproduce dinamiche familiari • Appartenere a un gruppo porta contenimento delle ansie, reciproca accettazione, senso di appartenenza, riduzione della sensazione di solitudine. La psicoanalisi viene applicata a gruppi terapeutici, costituiti per finalità terapeutiche. Tale gruppo agisce sui pensieri, i comportamenti, le emozioni, modificandoli e orientandoli verso una nuova direzione. La durata del gruppo non è prestabilita ma dipende dal processo di cura. Esiste anche il gruppo di formazione ma esso ha finalità pedagogiche, e un tempo determinato. Nei primi anni del Novecento venne fondata psicoterapia di gruppo da Joseph Pratt. Riteneva il gruppo un facilitatore sociemotivo e applico il “class method” ai sui pazienti affetti da TBC, affinché discutessero della loro malattia tra loro e con il medico. Gli incontri avvenivano una volta alla settimana in una classe, con tanto di cattedra e lavagna. In ambito psichiatrico, negli U.S.A. vanno ricordati Lazall e Marsh . nell’ambito psicoanalitico a ricordato Burrow, che ha criticato l’impostazione individualista della psicoanalisi, poichè riteneva che i disturbi derivassero da dinamiche interpersonali e sociali. Egli ha anticipato le teorie di Fromm e dei neofreudiani; essi ritenevano che la società è nevrotica e l’individuo si trova circondato da convenzioni false e da schemi si interazione e di comunicazione svuotati di ogni spontaneità e sincerità. Il gruppo secondo lo studioso è più efficace dal punto di vista terapeutico. L’analisi condotta con un gruppo si articola su tre modelli teorici definiti: analisi in gruppo, analisi di gruppo e analisi mediante in gruppo. Ogni concezione corrisponde ad una diversa condotta terapeutica. B. Il gruppo dove i componenti con si nascondono e manca un capo, esso genera una minaccia di frammentazione e il senso di un attacco all’unità personale. Analizza inoltre le dinamiche differenti che vi sono tra piccolo e grande gruppo. Nel piccolo gruppo, si attiva una percezione individualizzata dell’alto, che porta al timore che ognuno possa sottomettere l’altro al proprio desiderio. Questo genera angoscia, e porta “all’Io a pezzi”, di cui ogni frammento mostra una parte diversa dell’Io. Se il gruppo evolve e supera tale fase, si attiva una rete trasversale, composta da transfer centrali orientati sul conduttore, e transfert laterali, realizzati da ogni partecipante in direzione di ciascun altro. In questa maniera si forma l’illusione gruppale; una modalità di difesa in contrapposizione al rischio dello smembramento dovuto alla presenza di molteplici inconsci. Il gruppo trova la sua identità attraverso l’illusione gruppale, cioè quando i membri si percepiscono come tutti uguali. Nel grande gruppo, si istaurano principalmente transfer negativi, perché i partecipanti si conoscono poco e il transfert laterale è minimo. Ogni gruppo costruisce un suo confine, definito involucro gruppale, che permette la nascita del Sé di gruppo . All’interno del gruppo si creano anche relazioni immaginarie. All’ interno del funzionamento mentaale del gruppo possono essere individualizzati tratti pseudo-onirici. Il gruppo come il sogno è l’associazione di un desiderio he non viene realizzato nella realtà. All’interno del gruppo individua: • -un Es che coincide con le dinamiche pulsionali del gruppo • -Un Io arcaico che consente la difesa dalle pulsioni • un Io fittizio comune che rende il gruppo capace di autoregolarsi • un Super-Io, insieme di regole comuni • -Un’Ideale dell’Io, che propone progetti e da consigli all’Io • Un Io Ideale si manifesta come onnipotenza narcisistica di gruppo. Il gruppo permette la formazione delle immagini inconsce, i fantasmi. Esistono tre organizzatori del funzionamento della mente: 1. Fantasma individuale inconscio ogni partecipante tende a proiettare il suo fantasma inconscio sugli altri membri del gruppo, per farli sintonizzare con lui. Se qsso si proietta si crea una risonanza fantastica di gruppo e quindi una tensione gruppale comune. 2. L’imago è una rappresentazione centrata su persone, esso è innato e si è formato nel corso dello sviluppo della specie. 3. Il fantasma originarioimmagine fantasmatiche uguali a tutti gli individui (vita uterina, scena primaria, di castrazione, seduzione, di nascita, di morte) RENE KAES Il gruppo per Kaes ha due dimensioni: interna (intrapsichico; la mente pensa come struttura gruppale) ed esterna (intersoggettivi). L’individuo e il gruppo si sovrappongono, il gruppo con le sue dinamiche è alla base dell’inconscio individuale, che travalica la dimensione personale, costruendosi come “gruppo interno”. Esso sfrutta la realtà psichica inconscia, e vengono attivati quando si entra in relazione con i gruppi esterni. L’apparato psichico gruppale e quello individuale entrano in relazione con due modalità: • struttura isomorfa relazione di continuità tra i due livelli • struttura omomorfa il gruppo consente una discontinuità, e un certo grado di separazione nell’individuo che ne fa parte. la gruppalità è una caratteristica della mente, come già sosteneva Freud, perché consiste in una serie di attività complesse e plurali. Freud infatti la descrive come un insieme complesso si neuroni, rappresentazioni, affetti e pulsioni. Nella mente del singolo, l’altro è regolarmente presente, grazie all’identificazione. Il fantasma è il paradigma del gruppo interno. Esso si divide in • Fantasma originario costruito in relazione alla rimozione originaria. È uno scenario inconscio attraverso il quale sono rappresentate nascita, attrazione sessuale, la differenza tra i sessi e la morte. • Fantasma secondario varia da soggetto a soggetto, ed è legato alla storia individuale. Kaes afferma che lo spazio psichico gruppale è generato dagli apporti dei membri del gruppo ed è contenuto dalla frontiera che separa il gruppo dal non-gruppo. L’apparato psichico gruppale è una costruzione mentale comune ai membri del gruppo, esso si compone di: • Organizzatori psichici = configurazioni inconsce del gruppo: • Immagini del corpo, il gruppo è percepito come corpo • Complessi familiari , fattori inconsci alla base della vita familiare (es: complesso edipico) • Organizzatori socioculturali= rappresentazioni inconsce del gruppo che derivano da riferimenti sociali e culturali. Determinate immagini ideologica, mitiche o scientifiche, vengono assunte come modello di gruppo, fornendo un sigilli di verosimiglianza e di legittimità al modello psichico inconscio dell’oggetto-gruppo. JECOB LEVI MORENO Moreno ha posto anche egli, la sua attenzioni sui gruppi. Fondo il “teatro della spontaneità” nel 1921, dove attori improvisati, mettevano in scene di vita quotidiana, questa sua esperienza, gli permise di osservale l’effetto catartico e terapeutico della rappresentazioni psicodrammatiche. lo psicodramma classico, porta l’azione alla catarsi, intesa come liberazione dei conflitti. Questa liberazione permette all’individuo di liberarsi dalle ricadute negative, detestabili e patologiche del passato attraverso la sua presa di coscienza attraverso l’azione. Per moreno lo psicodramma costituisce uno spazio protetto al cui interno diventa possibile sperimentare nuovi ruoli ed esternare i bisogni, desideri e paure. Gli elementi costitutivi dello psicodramma sono: • Scena-palcoscenico: di fronti al cui si colloca il pubblico • Protagonista: che non recita, ma deve essere se stesso. • Direttore: (il terapeuta), guida l’azione e orienta la rappresentazione • Io ausiliari: attori secondari, aiutano il protagonista • Uditorio: chi assiste. Esso fa da cornice e contenitore. Lo psicodramma produce consapevolezza e autenticità attraverso la spontaneità e la creatività, ha l’obbiettivo di sperimentare il proprio essere liberandosi dalle stereotipie di comportamento. Lo psicodramma analitico ha come modello quello di Moreno, ma viene modificato nel suo significato. Anzieu, lo mette in pratica con bambini, adolescenti e adulti con problemi di verbalizzazione. Lo psicodramma analitico si basa sulla psicoanalisi e mina all’analisi del transfert e delle difese. Non vi è un palco, il gruppo e ristretto, e i membri si dispongono in cerchio per favorire il transfer orizzontale , il terapeuta (psicodrammatista) ha un ruolo marginale, è distaccato. La conflittualità interiore dell’individuo viene simbolizzata, l’efficacia dello psicodramma è simbolica, perché media tra individuo e gruppo e tra fantasma personale e universale. Il gruppo psicodrammatico acquista la dimensione di gruppo, generando un Io Ideale comune, alla base dell’illusione gruppale. Le interpretazioni sono rivolte dal conduttore al gruppo, non alle singole individualità e sono centrate sulle difese, sui transfer e sulle identificazioni.
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