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RIASSUNTO “PSICOLOGIA DINAMICA. Tra teoria e metodo”, Sintesi del corso di Psicologia Dinamica

Riassunto completo del libro “PSICOLOGIA DINAMICA. Tra teoria e metodo”.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 10/09/2021

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Scarica RIASSUNTO “PSICOLOGIA DINAMICA. Tra teoria e metodo” e più Sintesi del corso in PDF di Psicologia Dinamica solo su Docsity! RIASSUNTO “PSICOLOGIA DINAMICA. Tra teoria e metodo” CAPITOLO 1: RIFERIMENTI EPISTEMOLOGICI 1.1 La scienza positivistica e la teoria della complessità Possiamo pensare alla psicoanalisi in relazione a due grandi modelli epistemologici, quello positivistico e quello della complessità. 1. POSITIVISTICO: nell’eccezione positivistica, la scienza autentica è quella sperimentale. Si basa sulla ricerca di leggi invarianti, di formulazioni matematiche quantitative e computabili che fanno riferimento a leggi di natura oggettiva e ricavate all'interno di condizioni completamente controllabili. 2. PARADIGMA DELLA COMPLESSITÀ: propone un'idea di realtà non unitaria e integrata, non data una volta per tutte, non esprimibile in leggi universali e impersonali, ma in continuo divenire; si basa sul fatto che studiare una realtà fissa sia del tutto illusoria perché è un sistema in costante evoluzione. Inoltre pone l'accento sul fatto che l'osservazione avviene mediante PARADIGMI, ovvero modelli attraverso i quali si percepisce il mondo, facendo venir meno la prospettiva totalizzante positivistica che, secondo questo paradigma, avrebbe occultato la dimensione molteplice del mondo. 1.2 La conoscenza psicoanalitica La PSICOANALISI nasce nel passaggio tra l’Ottocento e il Novecento (nel 1899 prendendo come riferimento la pubblicazione dell’Interpretazione dei sogni di Freud), quindi in un contesto positivistico. La psicoanalisi se ne distacca tendendo alla teoria della complessità e all'’ermeneutica. Attraverso i parametri epistemologici possiamo delineare qualche aspetto peculiare della psicoanalisi: - Un'idea di uomo il cui comportamento e il cui pensiero sono determinati più dall'inconscio che dalla coscienza. - L'intelligenza del senso duplice, ovvero la ricerca dei rimandi occulti che si celano dietro la superficie degli eventi, dei discorsi, dei pensieri, dei comportamenti. - L'interpretazione dell’analista studia lo spazio tra latente e manifesto che l’interpretazione si centra su segnali apparentemente secondari. - Il comportamento, il pensiero, le emozioni dell'individuo non sono mai casuali ma dipendono da dinamiche inconsce. - C'è unasostanziale continuità tra corpo e psiche. - Esistono solo sfumature quantitative tra nevrosi, psicosi e comportamento non patologico. - La certezza è considerata difesa, mentre il dubbio è conoscenza. - L'’analista è parte integrante del sistema duale fatto da se stesso e il paziente, è un soggetto osservante ma anche oggetto di auto-osservazione. La psicoanalisi presenta diversi punti di contatto con il costruttivismo, nel senso che la realtà a cui fa riferimento non è dotata di un'esistenza oggettiva, ma è il risultato di una costruzione del soggetto, o meglio di due soggetti che interagiscono nella stanza di analisi costruendo una narrazione da cui emergono significati condivisi. Spence la definisce VERITA” NARRATIVA. 1.3 Psicoanalisi e scienza Una questione molto dibattuta è se considerare la psicoanalisi una scienza. Non lo è in senso sperimentale e oggettivo, poiché non è verificabile, nessuna seduta è riproducibile vista l'unicità e l’irripetibilità; i risultati non sono quantificabili, nessuno, eccetto analista e paziente, possono osservare la seduta perché è un incontro di alta condivisione emotiva e di variabili non misurabili. La psicoanalisi ha un alto rigore metodologico e di esplicitazione dei parametri teorici di riferimento. Lo stesso Freud nutriva perplessità sulla scientificità della psicoanalisi, vista la prevalenza positivistica della sua epoca. La sua difficoltà in tal senso è evidente in: e “PULSIONI E LORO DESTINI”: l'osservazione è connessa a dei paradigmi teorici, ma anche la teoria è derivata dall’osservazione di fenomeni attraverso un processo di astrazione. e “INTRODUZIONE AL NARCISISMO”: la scienza positivistica è compatta e ineccepibile, ma è costretta in un ambito autoreferenziale; la scienza empirica ha un apparato concettuale poco sistematico, ma può arrivare ad indagare l'inesplorato. ® LETTERAAL.A. SALOME' 18.03.1919: difficoltà a strutturare una metapsicologia sistematica e soddisfacente. ® “ALDI LA’ DEL PRINCIPIO DI PIACERE”: si pone in modo critico verso le sue ipotesi, ma ritiene la sua insoddisfazione un segno di stimolo ad approfondire i problemi, criticando i sostenitori della scienza come religione. CAPITOLO 2: L'’INCONSCIO PRIMA DI FREUD Il concetto di inconscio nacque prima di Freud, in un percorso che inizia nella seconda metà del 18° sec. con l'opposizione tra sostenitori del sistema scientifico, ed oppositori che furono additati come impostori. 2.1 MESMER Franz Anton Mesmer (1734-1815) è uno dei pionieri della prima psichiatria dinamica. Le sue teorie principali sono: - MAGNETISMO ANIMALE: ipotizza l’esistenza di un sottile fluido che si troverebbe tra uomo e uomo, tra l'uomo e la terra, e all’interno dell’uomo stesso; la salute e la malattia dipendono dalla distribuzione omogenea o non omogenea del fluido. Con particolari tecniche il medico riporta l'equilibrio nella distribuzione di questo fluido. - MODALITA’ TERAPEUTICA DI GRUPPO: consisteva nel disporre a cerchio diverse persone intorno ad un grande contenitore riempito di acqua magnetizzata (“baquet”), si tenevano per mano per eliminare gli accumuli patologici e ridistribuire le quantità in eccesso. - “RAPPORTO” O RISONANZA: affinchè l'intervento terapeutico funzioni deve stabilirsi un rapporto emotivo tra pazienti e magnetizzatore, enfatizzato dai rituali suggestivi del magnetizzatore. Il trauma andava identificato, secondo Breuer, con qualsiasi esperienza che suscitasse emozioni dolorose e se le emozioni non si scaricano, ma sono represse e soffocate, allora comparivano i sintomi. La scarica emozionale, detta ABREAZIONE, prodotta durante la terapia esauriva l'energia accumulata in relazione al trauma, attraverso la comunicazione verbale del paziente. Un altro aspetto che Breuer riscontrava regolarmente nelle pazienti isteriche era l’esistenza di uno STATO IPNOIDE. Questo è una scissione della personalità che portava alla creazione di una seconda coscienza (condition seconde), parallela a quella normale ma isolata. L'attacco isterico permetteva il sopravvento sul controllo della mente di questa seconda parte. Il caso clinico più famoso riportato da Breuer è quello di ANNA O. i cui i sintomi isterici sono spiegati dalla lunga malattia e morte del padre. Attraverso questo caso Breuer mette in luce due aspetti terapeutici: 1. Modalità di conduzione: partendo dal sintomo si va a ritroso negli eventi associati ad esso, fino a risalire alla causa. 2. Difficoltà di recuperare il ricordo di eventi dolorosi (terrore del ricordo), in questi casi il medico doveva agire attivamente forzando la paziente nella rievocazione. Importante fu l'interruzione della terapia con Anna O. per il profondo coinvolgimento emotivo del terapeuta verso la paziente (successive riflessioni freudiane su transfert e controtransfert). 3.4 VERSO LA PSICOANALISI Gli scritti di Freud riguardanti l’isteria testimoniano l'evoluzione del suo pensiero e la sua tecnica. 1888: Isteria -> In cui Freud sottolinea la componente ereditaria di questa patologia. 1892-95: Studi sull’isteria -> Si concentra sull’approccio Baueriano, con successivo distacco. Conserva di Breuer la scomparsa del sintomo in relazione all'abreazione delle cariche emotive e la rievocazione dei traumi passati, che Freud considera legati alla sfera sessuale. Sostituisce l'idea dello stato ipnoide con l'attivazione nelle pazienti di DIFESE che tengono lontane dalla coscienza l’inaccettabile. 1896: Etiologia dell’isteria -> Emerge un aspetto importante da questo testo, ovvero Freud pone l'accento sul fatto che i traumi che coincidono con le cause dell’isteria sono di natura sessuale. Si tratta di TRAUMI REALI dell'infanzia, anche se il paziente non riesce a ritornare più indietro della pubertà. I traumi sessuali sono una predisposizione all’isteria, che ritornano in pubertà durante la riattivazione pulsionale della FASE DI LATENZA, il che fornisce energia ai ricordi inconsci, destabilizzando l'individuo, il che provoca la nevrosi. L'isteria è ricondotta a un conflitto psichico dovuto ad un'idea incompatibile che promuove una difesa dell'Io, imponendo la RIMOZIONE, cioè collocando quel contenuto mentale doloroso e destabilizzante nell’INCONSCIO. 1897: Lettera a Fliess - 1898: La sessualità nell’etiologia della nevrosi - 1905: Le mie opinioni sul ruolo della sessualità nell’etiologia della nevrosi -> Qui Freud conferma il punto di vista secondo cui l’esperienza traumatica è ricondotta ad una fantasia del soggetto, non più ad evento reale, collegata ad un soddisfacimento delle pulsioni. 3.5 IL CASO CLINICO DI DORA In frammenti di un'analisi d’isteria, Freud descrive il caso di Dora (Ida Bauer), che soffre di isteria dall'età di 8 anni, accentuatisi poi a 12 anni (tosse nervosa, dolori alla testa, depressione). La terapia si concluse dopo soli 3 mesi per volontà della paziente. Secondo Freud, a differenza di Breuer, le cause dell’isteria possono essere sia esterne che interne, quindi nel mondo interiore della paziente e può coincidere con un fatto oggettivo, ma la questione centrale è la risonanza che questo evento determina nella mente della persona. Identifichiamo infatti un intenso senso di colpa, un incontenibile desiderio di autopunizione, un forte rimorso, connessi o a fatti reali o immaginari. L'esito patologico è determinato dalla ricaduta emotiva sull’individuo. Nel caso di Dora, Freud modifica la sua tecnica non forzandola ma lasciandola parlare seguendo le sue associazioni; adotta passività e distacco. Freud chiede alla paziente di parlare della sua storia pur essendo consapevole che, come qualsiasi paziente, è incapace di fornire dati attendibili su di sé a causa da 3 motivi: * pazienti evitano intenzionalmente di toccare alcuni argomenti per pudore e vergogna; ® Resistenze inconsce; ® Amnesieo paramnesie per riempire spazi vuoti della narrazione. Il processo di analisi si articola fondamentalmente di tre momenti: - Ricostruzione: organizzazione da parte dell’analista dei ricordi del paziente per dare coerenza alla sua storia personale e interpersonale; - Costruzione: l'analista va alla ricerca del materiale rimosso, la storia del paziente viene strutturata, per dargli nuovo significato. - Interpretazione: esplicazione del senso latente che si cela nella narrazione del paziente ed ha una funzione trasformativa fondamentale. Il sintomo, nella prospettiva Freudiana, assume un significato profondo ed è connesso a dinamiche inconsce. Ogni sintomo isterico coinvolge il somatico e lo psichico. | processi mentali inconsci si manifestano a livello corporeo. Quindi il sintomo è la rappresentazione di una fantasia inconscia a livello sessuale. Un sintomo è anche l'espressione simbolica di un CONFLITTO tra forze pulsionali e contropulsionali. Il sintomo è una FORMAZIONE DI COMPROMESSO, che esprime sia il desiderio (conflitto positivo) che la difesa (quindi la rimozione, parte negativa), di conseguenza il sintomo diventa qui SODDISFACIMENTO SOSTITUTIVO di un desiderio allontanato dalla coscienza. Il complesso di Edipo nel caso di Dora si nota nello spostamento dell'amore edipico che la paziente fa dal padre al signor K. IL TRANSFERT: detto anche traslazione, per Freud è la ripetizione di conflitti, di relazioni interpersonali, di manifestazioni pulsionali che risalgono all'infanzia e che il paziente riattiva inconsciamente nei confronti dell’analista. Tra il paziente e l'analista avviene la rappresentazione di ciò che nel passato è accaduto, a livello pulsionale, affettivo e interpersonale, tra il paziente e una figura significativa della sua vita, che si ritrova nell’analista. L'analista, capendo cosa accade tra se e la paziente, intuisce aspetti importanti del passato del paziente, che sono stati rimossi. L'IDENTIFICAZIONE: si intende un processo psichico con cui un soggetto assimila un aspetto, una proprietà, un attributo di un'altra persona e si trasforma, in tutto o in parte, sul modello di quest’ultima. CAPITOLO 4: LA METAPSICOLOGIA La metapsicologia freudiana consiste in un insieme di teorie relative alla struttura e al funzionamento della mente umana. 4.1 Progetto di una psicologia (1895) È un testo in cui c'è il primo orientamento del pensiero freudiano, che tenta di fornire una rappresentazione complessiva del funzionamento della mente, anche se rimane un progetto incompiuto. La psicologia viene collocata dall'autore nell'ambito delle scienze naturali. I PROCESSI PSICHICI sono considerati come stati quantitativamente determinati di particelle di materiali; tutto ciò che appartiene alla dimensione mentale è spiegata in termini fisiologici (successivamente idea abbandonata da Freud). | primi studi freudiani vertono su due presupposti: a. Nozione di quantità intesa come ciò che distingue l’attività dalla quiete. b. La funzione dei neuroni considerati come particelle soggettive a variazioni quantitative, che vengono eccitate da quantità di energia in movimento. Da questa idea si sviluppa il PRINCIPIO DI INERZIA in base al quale i neuroni tendono a liberarsi della quantità di energia di cui sono investiti per raggiungere lo stato di quiete. In Al di là del principio di piacere (1920) si trasformerà nel PRINCIPIO DI COSTANZA, inteso come la tendenza a mantenere costante la quantità di eccitazione. In entrambi i casi uno stimolo produce una determinata quantità di energia che determina un’eccitazione neuronale; questa viene scaricata tramite un'azione muscolare attivata dai neuroni motori. Il SISTEMA NERVOSO ha due funzioni: - Primaria: seguire l'eccitazione neuronale dalla sua scarica immediata; - Secondaria: l'impossibilità di scaricare istintivamente, specie per stimoli interni. Esso implica un dispendio di energia maggiore, quindi necessita di una riserva di tale energia. Per cui il principio di inerzia avrebbe un compito impossibile, poiché è inarrivabile l'eliminazione dell’eccitazione, si può solo ridurre. Nella prospettiva freudiana la scarica produce PIACERE, mente l'incremento di eccitazione provoca DISPIACERE. La MEMORIA è la capacità degli individui di conservare traccia delle esperienze passate, deriva dalla modificazione permanente dei neuroni al passaggio di energia. Chiariamo che per Freud esistono neuroni @ (fi) (consentono il passaggio libero dell’eccitamento) e neuroni W (psi) (oppongono resistenza al passaggio dell’eccitamento). La memoria è il risultato della modificazione strutturale dei neuroni . 4.2 LA PULSIONE Uno dei concetti fondamentali della metapsicologia freudiana è quello di PULSIONE. Esaa viene definita come una spinta elementare e irriducibile, che si collega ai confini tra somatico e psichico, nel senso che ha origine all’interno dell’individuo e si manifesta a livello corporeo (es. la fame). La pulsione ha l’effetto di produrre uno stato di eccitazione percepito come sofferenza. Rispetto allo stimolo, che è esterno, la pulsione è interna, continua e si sfugge ad essa solo con un'azione specifica e adeguata. Rispetto all’istinto, la pulsione non è ereditaria ma è specifica per ogni individuo. ® COMPONENTI DELLA PULSIONE: Nella pulsione si distinguono quattro componenti: 4.5 PRINCIPIO DI PIACERE E PRINCIPIO DI REALTA’ L'attività psichica ha come obiettivo evitare il dispiacere e procurare il piacere. Opera come un meccanismo che oscilla tra le due estremità di piacere e dispiacere, tra cui la tensione può aumentare o diminuire. * PRINCIPIO DI PIACERE: geneticamente primario, si centra sulla scarica e il soddisfacimento pulsionale breve e immediato. * PRINCIPIO DI REALTA’: geneticamente secondario, legato al processo secondario, preconscio- inconscio, confronto con il mondo esterno. Il soddisfacimento non è immediato ma modellato sulla base dei vincoli della realtà. 4.6 LA SECONDA TOPICA La seconda topica viene elaborata nel testo intitolato L'io e L'es. Si tratta di una modalità di rappresentazione dell'apparato psichico che differisce dalla precedente sia a livello superficiale che per gli aspetti epistemologici. In particolare è un modello strutturale composto da istanze psichiche, ovvero funzioni mentali. * ES:èilnucleo originario dell'apparato psichico, che precede le altre due, si usa il pronome neutro terza persona perché è impersonale. La natura dell'Es è comune a tutti e indipendente dalle influenze esterne. E’ costituito dalle pulsioni e dal rimosso. L'Es è del tutto inconscio, le pulsioni trovano una collocazione precisa, l'inconscio quindi diventa una funzione. L’Es connette l'individuo alla sua specie. Lavora sulla base del processo primario. * 0:ècostituito da una parte conscia, che si manifesta nel pensiero vigile, attenzione, giudizio, ragionamento, e da una parte inconscia, che attiva resistenze e meccanismi di difesa. L’lo è il risultato delle modificazioni dell’Es, prodotta dal contatto con il mondo. La funzione dell’lo è quella di fare da mediatore tra mondo interno ed esterno, ma anche tra pulsioni dell’Es e censure del Super-io. E' responsabile dell'ESAME DELLA REALTA’ e introduce la dimensione temporale, la tolleranza della frustrazione del soddisfacimento dilazionato. L'Io non ha energia propria, quindi sfrutta quella dell’Es domandolo. ® SUPER-IO: è una formazione psichica che si costituisce dopo il superamento del complesso edipico (identificazione con il genitore con sesso uguale -> introiezione delle norme). E' costituito da norme, valori e divieti. Si contrappone all’Es, ed è sia conscia che inconscia. E' un'istanza censoria che comprende la coscienza morale e segue l’autoconservazione. Si identifica con il Super-io del padre/madre, per cui è transgenerazionale. Il conflitto tra lo e Super -lo genera il SENSO DI COLPA. IDEALE DELL'IO E IO IDEALE: Si distinguono in base ai ruoli nei processi individuali di identificazione: - loideale: è un riferimento, un termine di confronto, per valutare la qualità delle azioni, conoscenze, conquiste del soggetto. E’ l'ideale di perfezione che è visibile nel narcisismo primario. - Idealedell’lo: è riconducibile al modello di perfezione genitoriale, identificabile con i consigli amichevoli e i suggerimenti (materni). CAPITOLO 5: IL SOGNO 5.1 LO STUDIO DEL SOGNO PRIMA DI FREUD 1900: L’Interpretazione dei sogni -> svolta dell'ambito clinico e della teoria freudiana. Prima di Freud: 1. Sogno divinatorio, per gli auspici, premonizioni sul futuro del singolo o della comunità 2. All'epoca di Freud, il sogno era considerato una perturbazione del sonno, dato da stimoli esterni, o interni, comunque cause tangibili. 5.2 IL SOGNO COME APPAGAMENTO DEL DESIDERIO Con Freud il sogno acquista la dignità di un atto psichico dotato di un autentico significato, che può essere sia manifesto che latente. - Contenuto onirico manifesto: ciò che il sognatore ricorda e la componente narrativa; - Contenuto onirico latente: stato nascosto del sogno, accessibile con un'analisi profonda. Il sonno stacca il soggetto dalla realtà permettendo la regressione e l’allentamento della censura del rimosso. E' considerato da Freud la via regia dell’Inconscio. La tecnica freudiana consiste nell'uso delle LIBERE ASSOCIAZIONI in riferimento ad ogni segmento narrativo del sogno: annota il sogno, lo suddivide in brevi sequenze, aggiunge ricordi e impressioni che emergo nell'analisi. Ciò è ottenuto dalla disposizione in dormiveglia del paziente. L'analisi appare ricorsiva, poiché l'attribuzione di significato ad una sequenza del sogno può essere confermata, annullata o arricchita con l'emergere del resto. Il contenuto del sogno rappresenta uno stato di cose desiderato dal sognatore, un fenomeno psichico pienamente valido. Il sogno è un appagamento mascherato di un desiderio rimosso o represso. Nel sogno entrano, infatti, due tendenze psichiche opposte: plasmare il desiderio e censurare i contenuti latenti. Nel materiale onirico possiamo individuare: - Residui diurni, impressioni di fatti accaduti - Ricordi di eventi passati - Contenuti riferiti all'infanzia Gli stimoli somatici percepiti nel sonno sono cause secondarie. Il LAVORO ONIRICO opera le deformazioni, causando la sensazione di assurdità e stranezza tipica del sogno, rendendo i pensieri latenti in manifesti. L'interpretazione dell’analista è opposta al lavoro onirico: si va a ritrovo dal manifesto al latente per dare significato al sogno. Il lavoro onirico usa 4 modalità per modificare il materiale del sogno: a. CONDENSAZIONE: ogni contenuto manifesto rimanda a più contenuti latenti, facendo risultare “persone collettive” e “formazioni miste”. Gli elementi del contenuto onirico possono essere oggetto di SOVRADETERMINAZIONE (determinazione multipla), ovvero un fenomeno per cui un singolo aspetto del sogno rinvia ad una pluralità di significati (riguarda anche gli atti mancati e i sintomi). La quota di condensazione è indeterminabile, il che riduce l'efficacia dell'analisi. b. SPOSTAMENTO: il peso specifico narrativo e semantico dei contenuti del sogno manifesto può non corrispondere a quello che caratterizza i contenuti profondi. Gli elementi importanti nel latente sono di poco conto nel manifesto. Nella formazione del sogno si produce uno spostamento dell'intensità psichica degli elementi onirici, tanto che ciò che appare secondario nel sogno manifesto può essere invece fondamentale per la comprensione del livello profondo del sogno stesso, e viceversa. c. RAPPRESENTAZIONE PER IMMAGINI (o rappresentazione plastica): nel livello manifesto del sogno tutto è immagine, non ci sono concetti astratti. d. ELABORAZIONE SECONDARIA: i contenuti profondi del sogno sono tenuti insieme da PENSIERI DI SALDATURA che riempiono lacune logiche e narrative nella struttura del sogno. Ciò che ricordiamo e raccontiamo del sogno è un’interpolazione contenutistica e strutturale, per fornire al sogno la narrabilità e coerenza, essendo che la parte latente del sogno (proveniente dall'inconscio) è governata dal processo primario. 5.41 SIMBOLI DEL SOGNO Il linguaggio onirico è quello dei simboli che appartengono all’Inconscio. | simboli onirici non possono essere soggetti ad una decodifica rigida, perché sono polisemici. Il significato in forma plausibile e adeguata è fornita dalla rete di significati scaturite dalle associazioni libere; in parte è dovuto al sognatore e in parte alla decodifica dei simboli dell’analista (referente soggettivo e referente esterno). L'attribuzione di significati ai simboli onirici attingono all'eredità filogenetica, soprattutto la sessualità, che costituisce la maggior parte del contenuto onirico, opportunamente mascherato. Il significato di unsimbolo può essere ricavato in base alla forma o alla funzione dell'oggetto che lo rappresenta (es. calvizie, perdita dei denti, decapitazione equivalgono all’evirazione). 5.5 LA GRAMMATICA E GLI EFFETTI DEL SOGNO Quando si passa da latente a manifesto, la censura opera una serie di deformazioni che investono i contenuti e le loro relazioni. Le connessioni vengono ricostruite attraverso l’interpretazione, non rappresentabili nel sogno. La causalità può essere espressa tramite un'immagine che si trasforma in un'altra. Il linguaggio del sogno è un PROCESSO PRIMARIO, non traducibile direttamente in secondario. | sogni hanno una componente affettiva, che può non essere in sintonia con i contenuti del sogno. Gli affetti sono la parte può resistente alla censura (a volte sono intatti). Solitamente tra un'immagine paurosa e una sensazione serena prevale la sensazione. Ci son però anche esempi di inversione degli stati affettivi, per censura onirica. Un aiuto all'interpretazione può essere chiedere ai pazienti di raccontare due volte lo stesso sogno; le differenze nel racconto sono i punti deboli del lavoro onirico. Il problema è che il paziente alla richiesta può rispondere con resistenza. Le omissioni di alcune scene e dettagli sono importanti per l’analisi. 5.6 I SOGNI D'ANGOSCIA | sogni d’angoscia possono essere l'appagamento di desideri latenti. L'angoscia si mostra nei sogni di CONTRODESIDERIO, che hanno come contenuto lo scacco di un desiderio oppure qualcosa di indesiderabile che provoca angoscia -> sono la soddisfazione di desideri in senso masochistico (si tratta di una cosa che mi fa stare male, ma in fondo me lo sono meritato, mi sta bene). Tra i SOGNI TIPICI (ricorrenti fra gli individui) possiamo vedere la morte di un familiare, che un sogno d’angoscia. Freud lo collega a dinamiche edipiche. In questi casi il pensiero latente non è vittima della censura. Un altro sogno tipo è l'angoscia per la propria nudità -> esibizionismo infantile rimosso dalla morale. 1932: Introduzione alla psicoanalisi. Nuova serie di lezioni -> Freud afferma che il lavoro onirico può non essere riuscito completamente quindi una parte dell'angoscia è rimasta nel sogno, vista la difficoltà nel modificare gli affetti. Poi considera i sogni dei nevrotici di guerra, definiti come realizzazioni oniriche in cui non c'è la funzione del sogno ma è un'eccezione, che però conferma la regola. aggiunge l'aggressività. La dicotomia è definitiva, maschile-femminile. La fine del percorso psicosessuale comporta: a. GENITALITA’: corretto sviluppo psico-fisico e lo potenziato; b. SOCIALITA': piena integrazione sociale; c. NORMALITA': mantenimento della salute mentale. La capacità generativa può far raggiungere la completezza dell'individuo, ovvero la riproduzione insieme ad un partner sessuale (perversioni -> tutto ciò che non è genitalità eterosessuale). L’omosessualità e l’eterosessualità in Freud sono entrambe scelte rispetto alla bisessualità originaria di tutti. Le perversioni possono essere divise in: - Regressione o deviazioni dell'oggetto: omosessualità e pedofilia; - Deviazione della meta sessuale: feticismo, voyeurismo, esibizionismo, sadismo, masochismo, impiego di parti anatomiche non sessuali. 6.7 AUTOEROTISMO, NARCISISMO, RELAZIONE OGGETTUALE L'autoerotismo nel bambino è caratteristico delle prime fasi di vita, in cui ogni pulsione cerca il proprio appagamento legandosi al funzionamento di un organo e indirizzandosi sul corpo del bambino, alla ricerca del soddisfacimento. Ad esempio, il seno materno è visto solo come una fonte di piacere che gli appartiene. Successivamente il bambino entra nel NARCISISMO PRIMARIO, in cui l'appagamento è autoerotico, ma c'è un'immagine unificata del corpo provocata dalla reciproca integrazione delle pulsioni. 1914: Introduzione al narcisismo -> il narcisismo è il completamento libidico dell’egoismo delle pulsioni di auto-conservazione. La libido è investita originariamente sull’Io del bambino, quindi in direzione narcisistica; in un secondo momento la libido narcisistica si orienta in una libido oggettuale (libido come un'ameba). Quanto più una forma di libido si sviluppa, tanto più l’altra si riduce e si impoverisce. Il narcisismo è una condizione di onnipotenza dei propri pensieri e di autosufficienza. Il massimo sviluppo della libido oggettuale si manifesta nell’INNAMORAMENTO, mentre il massimo investimento della libido narcisistica di ha nella PSICOSI. Le osservazioni freudiane sul narcisismo derivano da pazienti con psiconevrosi narcisistiche (schizofrenia, paranoia). Il NARCISISMO SECONDARIO è invece il risultato di una scelta, all'interno dell’oscillazione tra l'investimento sull’oggetto e quello sull’lo. Si abbandona l’onnipotenza per relazioni oggettuali frustranti. Ma secondo Freud, e la sua teoria idrodinamica dell'energia pulsionale, la necessità di investimento oggettuale si presenta quando l'investimento narcisistico supera un certo limite di intensità, che viene scaricato sull’oggetto, così da allontanare il dispiacere. La libido può essere orientata secondo: a. Una scelta oggettuale di appoggio o anaclitica: verso la persona che nutre e accudisce; b. Una scelta narcisistica: verso se stessi. Sulla base della scelta che si fa, si possono amare le persone in un senso o nell'altro. La scelta d'amore narcisistica è l'omosessualità, in cui si sceglie il partner identificando se stesso con la madre/il padre, e identificando il partner con se stesso; solitamente ciò è dovuto da una forte identificazione con la madre e un rapporto intenso. Il narcisismo primario ritorna nell'amore che provano i genitori verso i figli. Il narcisismo negli adulti prende corpo nell’idealizzazione di sé che crea l’lo ideale, dotato di virtù e perfezione come quello infantile, che è metro di paragone dell’lo reale. Il narcisismo è alla base dell’autostima, ma è contenuto nei suoi eccessi dall’investimento oggettuale. CAPITOLO 7: TRA SALUTE E PSICOPATOLOGIA 7.1LA PSICOPATOLOGIA DELLA VITA QUOTIDIANA Secondo Freud il funzionamento mentale nevrotico e non nevrotico si distinguono in termini di quantità. Egli è partito dall’osservazione dei pazienti nevrotici, capendo che il passaggio dall'uno all’altro è graduale e sfumato. 1901b: Psicopatologia della vita quotidiana -> parla della sintomatologia della normalità, che hanno tutte le persone, centrata sugli ATTI MANCATI (o paraprassie). Gli attimancati possono essere dimenticanze, lapsus, azioni sintomatiche e casuali, ecc., ovvero indicatori di una non perfetta sintonizzazione con la realtà. Alla base di ogni atto mancato si trova un conflitto, un'interferenza tra una tendenza perturbatrice e una tendenza perturbata, che derivano dall’inconscio. Principali tipologie: - DIMENTICANZE -> nomi propri, parole straniere, sequenze di parole, impressioni e propositi. - LAPSUS -> verbali, di lettura, di scrittura. - SBADATAGGINI - AZIONI SINTOMATICHE E CASUALI -> piccoli gesti inconsapevoli, come battere la penna a ritmo sul tavolo. Di fondo c'è il principio freudiano “nulla accade per caso”, meglio detto DETERMINISMO PSICHICO freudiano. La dimenticanza dei nomi è dovuta un ricordo doloroso connesso, che genera un falso ricordo, con un nome sostitutivo che funge da copertura; si è consapevoli della falsità del nome, connesso a quello vero per omofonia, contiguità semantica, contesto. Le spadataggini sono una deviazione dell’intenzione. Le azioni casuali lasciano trasparire desideri inconsapevoli. 7.2 IL MOTTO DI SPIRITO (Freud, 1905b) Dimostra come si possano riscontrare gli stessi processi mentali nella nevrosi e nella normalità. Il motto di spirito è considerato una risposta alle restrizioni della civiltà, quindi manifestazione indiretta di aggressività e sessualità. Possiamo distinguere i motti in: a. innocenti (gradevoli, non aggressivi o sessuali); b. tendenziosi: suddivisi in ostili e osceni. Il motto di spirito usa due meccanismi dell’Inconscio: CONDENSAZIONE e SPOSTAMENTO (soprattutto in giochi di parole e ambiguità semantiche). La funzione del motto di spirito è in linea con il concetto di quantità della psiche, per cui il riso produce per scaricare un eccesso di energia psichica. (VEDI ESEMPI NEL LIBRO DEL SOGNO VS MOTTO DI SPIRITO). 7.3 LE PSICOPATOLOGIE: NEVROSI ATTUALI E PSICONEVROSI Freud distingue: - NEVROSI ATTUALI -> nevrosi d'angoscia, nevrastenia, ipocondria; - PSICONEVROSI: suddivise in: A. Nevrosi di transfert -> isteria d'angoscia, isteria di conversione, nevrosi ossessiva. B. Nevrosi narcisistiche (psicosi) -> schizofrenia, paranoia. Solo le nevrosi di transfert sarebbero curabili con la psicoanalisi. 1. NEVROSI ATTUALI: hanno origine nell'infanzia, ma le cause, ovvero soddisfacimenti sessuali inadeguati, sono attuali. L’eziologia è somatica e i sintomi non hanno significati latenti. Non sono curabili con la psicoanalisi. a. Nevrosi d’angoscia: causa-> accumulo di tensione che non viene scaricato per eccitazioni frustrate; sintomi -> ansia intensa, vertigini, sudori, sintomi fobici. b. Nevrastenia: causa -> eccessiva masturbazione e funzionamento sessuale insufficiente; sintomi -> stanchezza fisica e mentale, insonnia, irritabilità. c. Ipocondria: causa-> ritiro della libido dal mondo esterno e concentrazione di essa su se stessi e sull’organo su cui è focalizzata l'ansia; sintomi-> continua ansia, intensa e immotivata, sulla propria salute, con stati di angoscia e depressione. 2. PSICONEVROSI: non dipendono da cause organiche. Nevrosi di transfert: la libido è investita su oggetti esterni (reali o immaginari); cause-> non organiche; risalgono all’infanzia; permettono il transfert con l'analista; il sintomo è simbolico; sintomi -> sono dei conflitti tra l’Es e l'Io. Sono a loro volta suddivise in: - Isteria di conversione: il conflitto psichico è rappresentato da sintomi somatici (tremori, paresi, afonia, anestesia o iperestesia, cecità, allucinazioni, svenimenti, attacchi convulsivi); rinvia a dinamiche edipiche con una regressione alla fase fallica; non c'è relazione diretta tra sintomo e conflitto, ma è determinato da influenze culturali. - Isteria d'angoscia: l'angoscia stessa non viene convertita in un sintomo corporeo, ma rimane come affetto vissuto con intensità dal soggetto e diventa sintomo dell’angoscia stessa, che può non avere referente esterno. Quando ha un oggetto/situazione precisi si parla di fobia (o fobia isterica). Esemplare è il caso del PICCOLO HANS (1908b). Infatti nelle fobia vediamo fenomeni quali spostamento, proiezione e simbolizzazione, e Hans proietta l'aggressività sul padre, che per spostamento cambia nel cavallo. Questa mossa serve a ridurre l'ansia per il non potersi sottrarre alla minaccia interna, quindi la minaccia esterna è usata per proteggersi (evitando l’incontro con l'oggetto ansiogeno). La regressione è alla fase fallica e alle dinamiche edipiche. - Nevrosi ossessiva: si manifesta in sintomi dovuti alla costrizione a sottostare ad impulsi inspiegabili a cui non ci si può sottrarre (compiere alcune azioni, dubbi irrisolvibili, alternative complesse e stato di indecisione prolungato). La regressione è alla fase anale; il Super-io è sadico e severo, opprime l'io, sottomesso alle ambivalenze di cui percepisce il paradosso (es. l’uomo dei topi). B. Nevrosi narcisistiche: conflitto tra Es e realtà esterna, con investimento della libido sull’lo e non sull'oggetto, non sono curabili con la psicoanalisi per l'impossibilità del transfert. - Schizofrenia: regressione allo stato autoerotico della fase orale; indifferenziazione del soggetto rispetto alla realtà esterna (allucinazioni e pensiero magico); vediamo soggetti con dissociazione, perdita di contatto con la realtà, perdita del senso di identità e idee deliranti. - Paranoia: regressione alla fase orale ma nel narcisismo primario; delirio di grandezza, diffidenza, paura intolleranza verso le idee incompatibili con le proprie; difesa verso latenti tendenze omosessuali, reagendovi con: deliri di gelosia, erotomaniaci, di persecuzione, di negazione. 7.4 LE PERVERSIONI SESSUALI 1. Voyeurismo ed esibizionismo: atteggiamenti sessuali dell'infanzia. 2. Feticismo: solo maschile; riconducibile all'angoscia da castrazione. 3. Omosessualità maschile: fissazione intensa alla figura materna nell'infanzia. 4. Omosessualità femminile: investimento sessuale estremamente intenso della bambina sulla mamma CAPITOLO 9: LA CIVILTA’, LA RELIGIONE E L'ARTE 9.1 CIVILTÀ E PULSIONI Secondo Freud la civiltà è fonte di sofferenza e infelicità per l'uomo; contiene e devia le spinte pulsionali. L'aggressività ha sempre accompagnato la storia dell'umanità. La civiltà e le sue norme è diventata uno strumento per proteggere l'uomo dalla forza della natura e per regolare le relazioni. Aspetti distintivi della società sono ordine, legge, giustizia, istruzione. La NEVROSI avrebbe origine dall'incapacità dell'individuo di tollerare le frustrazioni e le rinunce imposte dalla civiltà, di misurarsi con la MORALE SESSUALE CIVILE, ovvero con la regolamentazione della sessualità imposta dalla civiltà. Il sintomo nevrotico è considerato come un soddisfacimento sostitutivo di un desiderio irrealizzabile nel contesto civile (limitazioni, divieti, regole, tabù). In accordo con i post-freudiani Fromm e Horney. La particolarità del carattere individuale derivano solo in minima parte dall’educazione e dalla genetica, esse in realtà sono il risultato dell'erosione delle pulsioni attuate dalla civiltà. Le restrizioni imposte dalla civiltà all’Eros hanno inibito la sessualità infantile, imposto monogamia e sessualità etero, degradato la pulsione extragenitale e relegato l’incesto a tabù. 9.2 TOTEM E TABÙ 1913: Totem e tabù -> Freud tratteggia una possibile ipotesi sulle origini della civiltà, secondo un parallelismo tra storia arcaica e fenomeni psichici del presente. Ogni clan aveva un proprio TOTEM, solitamente un animale, che era considerato il progenitore e il nume tutelare dello stesso clan. Nei confronti dell’animale-totem esistevano due TABÙ: il divieto di ucciderlo e di nutrirsi delle sue carni. Un terzo tabù che vigeva nel clan riguardava l’incesto e imponeva l’esogami, ovvero il divieto di avere rapporti sessuali e di contrarre il matrimonio con persone dello stesso clan. | due divieti totemici potevano essere aggirati dalla comunità. Infatti il gruppo intero poteva uccidere il totem per fare un banchetto in cui si rafforzava il legame con la divinità. Dopo che l’animale veniva ucciso e mangiato nel rito collettivo, era compianto dalle persone del clan, esorcizzando il timore della punizione. Riprendendo Darwin, Freud parla di una comunità primordiale in cui il padre violento teneva per sé tutte le donne e scacciava i figli maschi man mano che crescevano, per non vedere intaccati il proprio potere e il proprio monopolio. Contro il padre possessivo e crudele di Darwin, i fratelli cacciati dalla comunità si coalizzano e uccidono il padre divorandolo. È un processo di appropriazione della sua forza e un fenomeno di identificazione con lui (incorporazione simbolica con dell'altro); la sua uccisione ha comportato poi un recupero dei sentimenti affettuosi verso di lui, e ciò ha originato il pentimento e il senso di colpa. Le proibizioni che il padre aveva imposto in vita, adesso i figli la impongono a loro stessi. Ciò è definito come OBBEDIENZA POSTUMA, in base al quale la ribellione nei confronti dell'autorità paterna si trasforma, dopo la morte del genitore, in un’accettazione dei suoi divieti e in una rigida imposizione degli stessi divieti a sé e all'intera comunità. Il tabù dell’incesto e l’esogamia riflettono il RIMORSO dei figli, quindi il rifiuto per le donne del clan. Il ricordo di quell’assassinio ha fatto sì che la comunità imponesse inoltre il divieto di uccisione dei propri membri. Il banchetto totemico è la riproduzione del crimine di gruppo. L’orda paterna, con l'eliminazione del padre, è sostituita dal clan fraterno, il primo nucleo sociale e civile. Vengono imposti i divieti di omicidio e incesto. La RELIGIONE deriva dal senso di colpa e dal pentimento relativi al crimine e la MORALE impone la necessità di espiazione. La dottrina del peccato originale nella religione cristiana è di origine orfica: l’idea di un peccato che deriva da un evento risalente ai primordi dell'umanità è legata al mito per cui gli uomini discendono dai Titani, che hanno ucciso e sbranato il giovane Dioniso-Zagreo. La scelta di Cristo di affrontare ed eliminare la colpa connessa al peccato originale è il sacrificio della sua vita. Per cui Cristo diventa Dio al posto del padre, sostituzione celebrata con l'eucaristia (banchetto totemico), in cui i fratelli riuniti si cibano della carne e del sangue del figlio per santificarsi e identificarsi con lui. 9.3 LA RELIGIONE 1927: L'avvenire di un'illusione -> la religione è un'illusione che può aver avuto in passato un ruolo positivo, ma è destinata a scomparire di fronte alla cultura e alla scienza moderna. È un sistema di rappresentazioni per rendere sopportabile la miseria umana attraverso il rinvio all’aldilà delle soddisfazioni e dei piaceri che sulla terra non sono realizzabili. | principi religiosi rielaborano la condizione infantile dell’uomo; i bisogni religiosi nascono quindi dalla debolezza delle persone e dalla conseguente nostalgia del padre, la cui funzione è stata ripresa dal monoteismo nell'immagine di Dio. Il sentire religioso (sentimento oceanico) risale al lattante che non distingue se stesso dal mondo, successivamente respinge all’esterno le frustrazioni (elabora il non-lo), mentre ciò che crea piacere diventa lo. Il sentimento di indistinzione che rimane nella mente adulta è la fonte del senso di illimitatezza e comunione col tutto, che costituisce il sentire religioso. 1907: Azioni ossessive e pratiche religiose -> osserva come esistano aspetti comuni tra i cerimoniali dei nevrotici ossessivi e i rituali religiosi: scrupolosi, producono rimorsi di coscienza, azioni isolate dal quotidiano. L'unica differenza è che uno è privato, l’altro pubblico. Il cerimoniale ossessivo sembra dipendere da un senso di colpa posto al di sotto della coscienza, che trae origine da eventi passati rievocati inconsciamente e ancora angoscianti. Gesti ossessivi e religiosi hanno in comune il dover scacciare l'angoscia/peccato. La religione è una sorta di nevrosi ossessiva dell'umanità. 9.4 L'INDIVIDUO E LA MASSA 1921: Psicologia delle masse e analisi dell'Io -> principali componenti sociali della mente umana; il fatto di appartenere ad un gruppo orienta in maniera significativa le dinamiche psichiche dell'individuo. Riferimento a Le Bon e a Psicologia delle folle, in cui l’autore ritiene che l'individuo si trova a far parte di una massa in cui sente, pensa e agisce diversamente rispetto a quando è isolato. Le Bon parla di MASSA PSICOLOGICA e ANIMA COLLETTIVA, in cui la persona annulla le proprie specificità. In questi casi si lascia spazio all’Inconscio. Nella massa c'è il CONTAGIO MENTALE e aumenta la suggestionabilità del singolo. L'uomo diventa barbaro, primitivo, bambino, non tollera il differimento del piacere, non ha dubbi. Freud integra queste opinioni dicendo che la massa viene tenuta unita da forze di natura libidica, sublimata, che favorisce l’unità di gruppo. Il gruppo ha sentimenti positivi verso chi ne fa parte e negativi verso chi ne è escluso. L'IDENTIFICAZIONE rende possibile il gruppo. Essa è la prima manifestazione del legame emotivo con l’altra persona. Nel processo di identificazione si assume su di sé caratteristiche dell’oggetto-modello, che vengono utilizzate per la propria identità. L'identificazione nel gruppo è attivata verso i membri e il leader. Per un processo di IDEALIZZAZIONE, il leader diventa una figura paterna, oggetto di desiderio, identificazione e idealizzazione, tanto da diventare Ideale dell'Io dei membri. Il leader però si impoverisce e si svuota, a spese dell'Io. 9.5 L'ARTE Per Freud, l’arte è appagamento di desiderio, un modo di approcciarsi alla realtà per correggere le frustrazioni. È analoga al sogno, gioco dei bambini, opposta alla censura. | contenuti psichici individuali sono modificati nell'arte per sublimazione socialmente accettabile, collocandosi tra principio di realtà e di piacere. SANDOR FERENCZI Sandor Ferenczi (1873-1933), fu il più importante collaboratore di Freud. Ha studiato medicina, psichiatrica e neuropsichiatria. Grazie a Freud andò negli USA ed entrò nel Comitato segreto (1912), l'anno seguente costituì la Società psicoanalitica ungherese e fu presidente dell’Associazione psicoanalitica internazionale. Al 1919 risale la rottura con Freud per le modifiche della tecnica psicoanalitica. Tra i suoi allievi ricordiamo Melanie Klein e Ernest Jones. Di orientamento socialista, Ferenczi si è ritrovato a curare pazienti del proletariato, rivedendo parametri freudiani quali costo e durata della terapia. Ha riscontrato connessioni tra nevrosi e costrizioni dell'autorità politica. 11.1 IL TRANSFERT E L’IDENTIFICAZIONE ISTERICA Il transfert, nella sua eccezione clinica classica, è una difesa attraverso la quale l'individuo nevrotico proietta i propri affetti sull’analista. Ferenczi precisa che non si manifesta solo vero l'analista nel corso della seduta, ma è più in generale una modalità affettiva che il soggetto nevrotico attiva in ogni situazione interpersonale. | sentimenti smisurati derivano da eventi passati, rimossi, messi in relazione con eventi e affetti del presente. | sentimenti del nevrotico sono estremamente intensi perché l'affetto connesso a complessi inconsci amplifica le manifestazioni emotive attuali, quindi uno spostamento della relazione oggettuale. Tale relazione transferale assume anche le forme dell’imitazione e del contagio psichico: in questo caso si parla di Identificazione isterica n cui il soggetto isterico si appropria di sintomi, carattere e modi di un altro, partecipa con grande intensità alle emozioni altrui, si mette bene nei panni dell'altro. Questo porta il soggetto a compiere gesti di bontà e generosità. Dietro altruismo e generosità sono nascoste istanze fondamentalmente egoistiche, visto che servono per evitare la sofferenza. 11.2 INTROIEZIONE E PROIEZIONE L'introiezione e la proiezione sono state studiate da Freud e Abraham; Ferenczi le riprende in un'ottica che verrà ripresa pure dalla Klein. Egli nota che mentre l'individuo paranoico tende a espellere dal proprio IO gli affetti e i contenuti psichici dolorosi, il soggetto nevrotico accoglie dentro di sé molti aspetti del mondo esterno e li trasforma in oggetti di fantasie inconsce. Il nevrotico ha interessi e curiosità, evidenzia una dilatazione dell'Io, mentre il paranoico è chiuso e diffidente, per una contrazione dell'Io. Proiezione e introiezione non sono patologici, ma normali meccanismi della mente in relazione al mondo esterno. La PROIEZIONE ORIGINARIA è la percezione del bambino di aspetti negativi dentro di sé, non adeguati alla sua volontà. È un meccanismo usato per costruire la realtà esterna, prima molto negativa, mentre l’lo si depura degli affetti dolorosi, divenendo il riferimento degli aspetti buoni. L’io si forma gradualmente attraverso una serie ininterrotta di introiezioni, mentre la realtà esterna sfrutta la proiezione. La proiezione primaria è alla base della distinzione tra i sentimenti (si connettono alla dimensione interna e fanno parte del Sé) e le sensazioni (costruiscono l’idea della realtà circostante che coincide con il non-Sé nel quale prevale il dispiacere). Introiezione e protezione segnalano il superamento degli investimenti pulsionali autoerotici. La libido è primariamente centrata sull’Io del bambino che, in base alla sensazione di dispiacere, attiva la proiezione liberando il dolore, collocato adesso nel mondo esterno. L’introiezione, simmetricamente, è attivata verso l'oggetto percepito come buono. Il primo amore oggettuale e il primo odio oggettuale sono i TRANSFERT ORIINARI e costituiscono le base di ogni successivo transfert e di ogni introiezione e proiezione futura. Amore e odio oggettuali consistono quindi nell’investimento su un oggetto esterno di pulsioni autoerotiche poi investite sui genitori. OTTO RANK Otto Rank (1884-1939) fu allievo prediletto di Freud e componente del Comitato segreto, interessandosi di antropologia, filosofia, arte e mitologia. Con il tempo il rapporto tra Freud e Rank si incrinò finchè non si separarono, anche per l'indole indipendente di Rank. La sua opera più importante e più polemizzata è “IL TRAUMA DELLA NASCITA”, 1924, il testo che lo ha portato in protesta con la Società psicoanalitica. Riguarda il trauma della nascita come substrato a tutte le vicissitudini psichiche, da origine all’inconscio. È universale e plasma l'individuo. La vita sarebbe un susseguirsi di tentativi, reali o fantasmatici, di ripossedere il paradiso perduto del grembo materno. 12.1 L'ANGOSCIA Il primo sintomo comune a tutti è l'angoscia primaria psicosomatica del trauma della vita. Ogni sensazione positiva riproduce il senso di protezione e calore del feto, mentre le manifestazioni di angoscia derivano dal trauma del senso di soffocamento durante il parto. L'infanzia è considerata normale periodo di nevrosi connessi al trauma (paura del buio, degli animali grandi, degli animali piccoli). L’ANGOSCIA DI CASTRAZIONE è connessa con la castrazione originaria della nascita e quella secondaria dello svezzamento. La PAURA DELLA MORTE è collegata alla separazione dalla persona amata; si può avere anche “invidia per il morto” che torna al ventre materno. Il SONNO è considerato un ritorno al grembo materno. 12.2 L'INCONSCIO E LE PULSIONI Rank considera le PULSIONI come modificazione dell’istinto ad opera dell'angoscia originaria, ovvero il filtro che trasforma istinti in pulsioni intese in senso freudiano come spinte somato-psichiche. L’INCONSCIO è un residuo di vita embroniale, che si conservano nell’lo. 12.3 LA RIMOZIONE E LA MEMORIA La RIMOZIONE ORIGINARIA causa la rimozione del trauma della nascita e l'origine della memoria, considerata la facoltà che conserva parzialmente informazioni connesse al trauma originario. Ciò che è ritenuto nella memoria è determinato da ciò che non è rimosso del trauma. L'aumento della capacità mnestica durante l’analisi, i sogni e le regressioni è dovuto alla tendenza dell’Inconscio di riprodurre il trauma. La NEGAZIONE è introdotta dalla rimozione originaria che cancella i contenuti psichici, la PROIEZIONE è la trasposizione del paradiso perduto dall'interno all'esterno, l’IDENTIFICAZIONE riproduce la volontà di fondersi ancora con la madre. 12.4 LA SESSUALITA’ E LE PERVERSIONI La penetrazione sessuale nel maschio richiama il parziale ritorno al ventre materno. Il feticista rimuove il genitale femminile, spostando la libido su una parte. Il masochista trasforma la sofferenza della nascita in piacere, il sadico incarna l'odio dell'espulsione materna. L'esibizionista rivive la nudità della nascita. L'omosessualità maschile e femminile si identificano con rifiuto del genitale materno (o invidia verso il pene). Nei rapporti sessuali normali, il piacere genitale rappresenta il piacere vissuto nell’intrauterino. La MINACCIA DI CASTRAZIONE è il terzo trauma vissuto dal bambino, nel momento in cui si riavvicinano l’idea positiva di genitale materno e quella negativa di ventre. 12.5 LE NEVROSI Secondo Rank, il trauma è decisivo per la nevrosi. In ogni manifestazione nevrotica ci sono connessioni con il trauma della nascita e con il piacere dello stato prenatale. Il nevrotico fallisce nel campo sessuale perché non si accontenta del normale soddisfacimento, ma tende all’infantile e alla volontà di tornare alla beatitudine del grembo. | sintomi somatici, di conversione isterica, sono connessi al trauma della nascita; ad es. le crisi respiratorie sono sintomo dell’asfissia provata al momento della nascita, o il ritiro dal mondo esterno che riconduce all'isolamento del grembo. Secondo Rank tutte le patologie da un punto di vista sintomatologico sono connesse al trauma della vita. La regressione patologica è sempre connessa con il bisogno di protezione e di soddisfacimento libidico per tornare alla fonte originaria di piacere. 12.6 | SIMBOLI E IL SOGNO Per Rank, la realtà creata dall'uomo è una catena ininterrotta di simboli che rievocano la realtà originaria perduta, ma che la tengono lontana dalla coscienza. Il simbolo è il mezzo più potente di adattamento alla realtà, intesa come esterna, insieme di affetti e angosce generate dai conflitti interni. | sogni sono universalmente condivisi: - di appagamento del desiderio -> beatitudine intrauterina; - d'angoscia -> trauma della nascita; - sensazione di freddo -> impatto termico durante l'espulsione; - imbarazzo e ansia -> difficoltà e impedimenti durante la nascita. 12.7 IL MITO E LA CULTURA La nascita del bambino è connessa alla mitologia tramite l'eroe, la cui nascita è traumatica. Le imprese successive tendono ad ottenere l'approvazione e amore materno e l'eliminazione paterna. L’invulnerabilità dell’eroe è insita nell’utero che lo protegge, il trovatello abbandonato e ritrovato ricorda la prima e seconda separazione. Rank spiega la religione come creazione della mente di un individuo in cui trovare rifugio dai pericoli, la vita ultraterrena ricorda l'utero materno. Tutte le produzioni culturali in Rank sono elaborazioni del trauma della nascita. 12.8 LA PSICOANALISI È rappresentata come fantasma della seconda nascita: il paziente nasce ad una nuova vita dopo la malattia e la guarigione genera un nuovo bambino dell’analista. La difficoltà di distacco dall’analista riproduce il desiderio di non abbandonare il corpo materno. Il transfert diventa quindi investimento libidico verso la madre- analista, mentre il setting riproduce la situazione fetale. Il compito dell’analista è far distaccare la libido dall'oggetto a cui era rimasta fissata, ovvero il corpo materno, tramite l'attuazione della rimozione forzata. Il paziente è liberato dalla fissazione nevrotica tramite l'analista che fa rivivere ed elaborare il trauma della nascita. L'obiettivo della psicoanalisi è l'eliminazione della ripetizione del trauma e dell’orientamento libido all'adattamento. 12.9 OSSERVAZIONI CONCLUSIVE L'apporto di Rank è stato tangenziale alla clinica, evidenziamo: - Terapie brevi. - Terapia come esperienza emotiva trasformativa. - La forza dell'analisi è la volontà di guarigione del paziente. La nascita è il punto di origine di tutta la vita mentale, la causa iniziale, il trauma che orienta le manifestazioni dell'individuo a livello conscio e inconscio. PSICOLOGIA INDIVIDUALE E PSICOLOGIA ANALITICA CARL GUSTAV JUNG Carl Gustav Jung, psichiatra svizzero, fu tra i migliori allievi di Freud e venne giudicato da quest’ultimo come eccezionale talento e il suo erede. Nel 1914 però già c'erano i segni della separazione dei due, visto che Freud giudicava Jung arrivista ed egoista, il maestro giudicò le modifiche di Jung come connessione al gusto della massa, collegato alla religione della famiglia e alla Svizzera, come si potrebbe evincere dal complesso edipico reso mero simbolo. Jung ha elaborato una realtà completamente nuova. 14.1 LA LIBIDO La libido in Jung non si connette alla sessualità ma la considera come energia psichica, utilizzata in ogni attività mentale. Jung parla di un'entità dinamica concepita come un flusso che scorre tra due poli psichici opposti, come il conscio e l'inconscio, pensiero e sentimento, introversione e estroversione, progressione e regressione. Maggiore è la tensione tra i poli opposti, maggiore è l'intensità dell'energia psichica, che segue un andamento ciclico e pendolare. Se la libido viene costretta in un ambito rigido o viene repressa troppo, tende ad accumularsi nell’inconscio, che si sovraccarica formando fantasie e sintomi nevrotici. 14.2 L’INCONSCIO COLLETTIVO E GLI ARCHETIPI Il concetto di inconscio di Jung si differenzia in maniera significativa da quello Freudiano. Per entrambi la struttura psichica dell’uomo può essere immaginata come una montagna in gran parte sommersa dalle acque del mare. La parte che emerge coincide con la coscienza, definita IO, che è assai meno estesa della parte sommersa che corrisponde all’inconscio. Inoltre entrambi gli autori ritengono che l'inconscio sia una matrice della coscienza. In Jung l'io coincide con l'inconscio ma non tutto ciò che appartiene alla coscienza è sempre completamente cosciente. Alcuni contenuti mentali possono venire repressi se risultano destabilizzati e scomodi. La repressione consiste nel ritiro dell'attenzione da determinati contenuti mentali in modo che essi siano espulsi dalla coscienza in modo più o meno stabile. Queste memorie represse costituiscono l'inconscio personale che è collocato al confine tra la parte emersa e quella sommersa, formato da memorie represse, desideri respinti, fantasie infantili rimosse, si trova al confine tra l’acqua e la montagna, e contiene soprattutto: - contenuti coscienti poi repressi; - contenuti attenuati in intensità; - contenuti non del tutto assimilati dalla coscienza. La parte della montagna completamente coperta dall'acqua corrisponde invece all’inconscio collettivo, parte arcaica, profonda e universale della psiche, contiene le esperienze ancestrali dell'umanità, un'eredità transgenerazionale e filogenetica. Dà origine agli istinti, ai contenuti di pensiero, sentimenti, ecc. Contiene gli ARCHETIPI, ovvero immagini universali e impersonali. Alcuni archetipi di base: * PERSONA: sitratta della maschera dietro cui ciascun individuo si rifugia nella società e di fronte agli altri; è necessaria e permette la comunicazione, mettendo in campo la rappresentazione sé, i propri desideri e ascoltando le necessità altrui. ® OMBRA: rappresenta la parte più istintiva e primordiale dell’individuo, va contro la morale sociale, le norme e i comportamenti condivisi; coincide con l'inconscio personale sotto i tratti universali. Si manifesta in sogni e fantasie come strega o diavolo, in modo minaccioso. Se detestiamo il tratto caratteriale di qualcuno in realtà detestiamo una parte della nostra Ombra, che individuiamo solo negli altri. La salute mentale è tenuta in piedi dall'accordo con la propria Ombra, perché se è repressa acquista forza. La PSICOLOGIA ANALITICA di Jung non è solo terapeutica ma anche di individuazione della personalità. La psicoterapia non si basa su un percorso unico, ma si differenzia in base all’età, al carattere, agli obiettivi del paziente. Il sintomo esprime un disegno inconscio finalizzato a ricercare un adattamento nei confronti di una situazione conflittuale vissuta nel presente. Jung, considerando la nevrosi come possibilità per il paziente di esplorare le difficoltà della vita, indaga il significato della malattia nevrotica in riferimento alla personalità. La nevrosi si collega ad una regressione infantile, ma questo non è patologico, può essere solo un diverso approccio alla vita. La terapia porta ad indagare e cogliere le potenzialità, sulla base delle osservazioni, a trasformare la regressione in soluzione socialmente adattiva. Il TRANSFERT consisterebbe in una ritualizzazione sulla figura del terapeuta delle relazioni e delle emozioni provate dal soggetto nei confronti delle figure significative dell'infanzia (genitori). Per Jung il transfert va vissuto dal paziente con il terapeuta, non vanno quindi censurate le tendenze controtransferali perché fanno parte della relazione terapeutica. Il terapeuta junghiano adotta una tecnica più attiva, interviene durante le associazioni e rende il paziente partecipe del percorso di interpretazione; il terapeuta è un facilitatore che porta il soggetto a comprendere la propria mente. La RIMOZIONE non è la causa della nevrosi, anzi contiene i materiali nascosti che aiutano a capire le dinamiche mentali e il significato dei sintomi. Le RESISTENZE sono considerate il primo segno di parziale autonomia del paziente verso il terapeuta. 14.7 L'INTERPRETAZIONE Il primo aspetto importante della modalità di interpretazione junghiana è il suo orientamento temporale che è verso presente e futuro: studia le tendenza anticipatorie che traspaiono dalla formazione dell'inconscio e che prospettano possibilità e aperture in relazione alle condizioni presenti del soggetto. La storia del soggetto non è in primo piano perché è impossibile recuperarla e comprenderla in modo adeguato. Il passato non è dimenticato, ma Jung vi si accosta con la consapevolezza che è impossibile recuperare dati oggettivi e reali perché essi sono filtrati dall'inconscio. Per comprendere e interpretare i contenuti psichici, jung usa il metodo dell’amplificazione che consiste in una tecnica associativa che favorisce l'orientamento dell'ottica del terapeuta in direzione prospettica, vengono stimolate associazioni che vanno in senso radiale, quindi con l'aggiunta di significati in progressiva espansione, per chiarire il senso del fenomeno studiato. L'amplificazione è centrale nel metodo ermeneutico ossia un approccio interpretativo aperto, prevede due tipi di amplificazione: - Un’amplificazione personale: centrata sulle esperienze vissute da paziente. - Un’amplificazione impersonale: indirizzata a cogliere materiale riferibile all'inconscio collettivo. 14.8 IL SOGNO Jung considera il sogno al pari di qualsiasi manifestazione inconsce e lo considera un evento dotato di significato e indirizzato verso una meta specifica. Nel sogno si manifestano immagini arcaiche ed è strutturato come un complesso, le cui componenti sono raggruppate attorno ad un nucleo che le tiene unite attraverso il suo potere costellante e le accomuna nella medesima tonalità affettiva. Il sogno è un simbolo e il codice simbolico che lo caratterizza permette al terapeuta di attribuirgli significato, che non è sessuale, ma è un processo di autorappresentazione (raffigura la situazione interiore del soggetto). Non ci sono significato latente e manifesto, ma il sogno rinvia a un'attività psichica che crea immagini con una precisa tonalità affettiva e trasmettono valori, rapportabili al sessuale, spirituale, autoconservazione, ecc. | sogni hanno spesso la funzione di attivare un meccanismo di compensazione nei confronti della vita e del pensiero cosciente del sognatore. È un processo orientato verso la meta, che esprime simboli archetipici. MELANIE KLEIN Melanie Klein fu una figura controversa e dibattuta dalla Società psicoanalitica britannica e internazionale, soprattutto riguardo le sue idee circa mondo interno, relazioni oggettuali, studi sullo sviluppo del bambino, psicoanalisi infantile, meccanismi mentali arcaici. La sua formazione fu tra Budapest e Berlino, grazie a Ferenczi e Abraham. 15.1 LA FANTASIA INCONSCIA La nozione kleiniana di FANTASIA INCONSCIA (phantasy, per distinguerla dalla fantasy conscia), integra quella freudiana di scenario immaginario in cui sono appagati i desideri inconsci, deformati dai processi difensivi. Freud distingue le: - Fantasie consce definite anche sogni diurni, consistono in frammenti di storie che la persona narra durante la veglia; il ROMANZO FAMILIARE ovvero la ricostruzione del bambino circa il legame con i genitori, è una fantasia conscia che ha radici edipiche. - Fantasie inconsce sono strutture sottostanti il manifesto della memoria, sogni, sintomi, gesti quotidiani. - Fantasie primarie sono strutture fantasmatiche universali e appartengono al patrimonio inconscio filogenetico. La nozione della Klein risale alla polemica con Ferenczi e Abrahm circa il tic, che la psicologa considerava la manifestazione di una fantasia inconscia rivolta all'oggetto. Notiamo due aspetti del suo pensiero: - Dietro ogni manifestazione umana agiscono forze non controllate dalla coscienza ma riferite a fantasie inconsce; - L'oggetto è l'elemento fondamentale e indispensabile. Le fantasie inconsce sarebbero rappresentazioni mentali di istinti rivolti ad un oggetto, che possono diventare anche le difese verso gli stessi istinti. Quindi le fantasie inconsce accompagnano tutte le attività e che la dimensione allucinatoria è sempre presente. Sono innate e si basano sulla relazione corpo-mente. La fantasia inconscia mira ad esaudire gli istinti senza rispetto per la realtà. 15.2 L'OGGETTO La fantasia, in quanto manifestazione di un istinto, è necessariamente rivolta ad un oggetto. In Freud l'oggetto si lega in modo contingenziale alla pulsione, al contrario della Klein che parla di TEORIA DELLE RELAZIONI OGGETTUALI. Le fantasie nel bambino sono somatiche per la relazione con l'oggetto che causa la sensazione. L'oggetto buono causa sensazioni piacevoli, l'oggetto cattivo sensazioni dolorose. Si tratta di sensazioni concrete che rimandano a oggetti interni al soggetto; il mondo interno è uno spazio popolato da oggetti interni dotati di propria vita, capaci di godere, animati da motivazioni verso l'io e gli altri. Gli oggetti interni sono il risultato di introiezione di oggetti esterni, quindi in base a come lo esperiamo sarà giudicato. La realtà esterna si riproduce nel mondo interno dell'individuo e lo determina. Quindi gli oggetti esterni (introiettati) sono traformati in oggetti interni con aspetti buoni e cattivi; gli oggetti interni proiettati sono espulsi dalla realtà esterna e condizionano il modo in cui è esperita. Gli oggetti interni costituiscono l'individuo e sono oggetti emozionali in quanto connessi alle emozioni dell'individuo. Possiamo dire che fin dalla nascita il bambino conosce oggetti distanti dall’Io, quindi secondo la Klein il bambino è capace di instaurare relazioni oggettuali. Il seno è un prototipo degli oggetti con cui si relaziona. L'introiezione dell'oggetto buono è una difesa contro l'istinto di morte, attivo fin dalla nascita. 15.3 ISTINTO DI MORTE E ANGOSCIA Per Freud l'angoscia è più intensa dell'ansia e non determinata da un oggetto. Nella sua prima teoria l'angoscia derivava da un accumulo di eccitamento; in seguito affermò che è una risposta ad una situazione di pericolo. Inoltre, è possibile distinguere tra angoscia reale (deriva da un pericolo reale), angoscia nevrotica (deriva dall'Es), angoscia morale (dovuta al Super-io) e l’angoscia-segnale (questa consiste nella riproduzione in forma attenuata dell'angoscia connessa a un evento traumatico). Per Melanie Klein l'angoscia è la reazione alle minacce del mondo esterno e interno. Nella prima fase del suo pensiero l'angoscia è il risultato della trasformazione automatica di un sovrappiù di energia; L'Es e il Super-io esercitano pressione sull’lo, che il soggetto controlla con il gioco o la sublimazione. La più importante è l'angoscia di evirazione. Nella seconda fase del suo pensiero afferma che vi è un nesso tra angoscia e pulsione di morte. Il concetto di pulsione di morte kleiniano è una tendenza dell'essere intesa come aggressività, distruttività, sadismo contro gli oggetti primari. La Klein connette l'aggressività alla fase orale cannibalica (non all’lo freudiano), quindi all'angoscia connessa con la paura di perdere la madre e le sue cure, e la paura di ucciderla con i suoi attacchi sadici. 15.4 LA POSIZIONE SCHIZO-PARANOIDE Nella prospettiva della Klein, l’lo esiste fin dalla nascita. L’io deve separare il me e il non-me, discriminare buono e cattivo, elaborare le fantasie di incorporazione e di espulsione. L'io primitivo del bambino oscilla tra integrazione e disintegrazione e fin dalla nascita sperimenta l'angoscia, usa meccanismi di difesa e instaura rapporti oggettuali nella fantasia e nella realtà. Il conflitto è tra istinti di vita e di morte, la realtà esterna contenuta nel seno materno, può provocare dolore e piacere. Il soggetto attiva una rete di difese verso l'oggetto e l'istinto di morte, ovvero proiezioni e introiezioni, le prime due difese che con la scissione organizzano la realtà esterna e interna del neonato. Il seno è diviso in buono e persecutorio, è oggetto parziale connesso a sensazioni opposte. La scissione difende dal caos e pone una linea di demarcazione tra buono e cattivo. Permette al bambino di organizzare le impressioni sensoriali e l'esperienza. La scissione è alla base della capacità discriminativa dell'individuo, dell'attenzione e del controllo delle emozioni per attivare il pensiero. La proiezione consente di espellere il cattivo che è dentro di sé, l'introiezione accoglie gli oggetti buoni esterni. L'oggetto è cattivo sia quando è frustrante che quando proietta l'istinto di morte. In alcuni casi si capovolge, si proietta fuori l'oggetto buono per proteggerlo dall’io sadico, o si introietta l'oggetto cattivo per controllarlo. Quado proiettiamo all’esterno i cattivi, essi minacciano dall'esterno l’io, quindi si crea un assedio definito angoscia paranoide (o persecutoria), in cui l'individuo è minacciato dalle parti di sé proiettate che contengono l'istinto di morte. Questa organizzazione dei rapporti soggetto-realtà è detta POSIZIONE SCHIZO-PARANOIDE e ha due aspetti caratteristici: la scissione dell'oggetto buono e cattivo (schizo); il tipo di angoscia (paranoide), che permette di riconoscere il pericolo e difendersi. Se questa angoscia non è gestita bene, si causa una fissazione che tenderà alla psicosi. Il bambino in questa posizione attiva anche il meccanismo dell'identificazione, che causa l'introiezione difensiva del seno materno. L'oggetto buono introiettato è il perno su cui si formerà l'identità, che dipende dal risultato della selezione di oggetti buoni introiettati e i rapporti privilegiati con le persone. Il seno buono installato stabilmente nel proprio mondo interno è la condizione per la costituzione di un io stabile, per il passaggio alla posizione depressiva e per la salute mentale. Altre due difese schizo-paranoidee sono: - IDEALIZZAZIONE: introiezione con immagine esageratamente positiva dell'oggetto, non realistica; - DINIEGO: l’idealizzazione difensiva delle caratteristiche cattive dell'oggetto, con negazione delle doti persecutorie. 15.5 L'IDENTIFICAZIONE PROIETTIVA La Klein fu indirizzata all’infantile da Ferenczi e Abraham e nel 1927 inizia ad analizzare il gioco: secondo lei il gioco è la forma di espressione più spontanea e naturale del bambino, che gli permette di esplorare il mondo esterno e lo aiuta a tenere sotto controllo l'angoscia, ed esprimere le proprie fantasie ed elaborare i propri conflitti. Traspaiono le dinamiche del mondo interno infantile, corrisponde quindi alle associazioni libere dell'adulto. Il gioco ha una portata simbolica, dato che riproduce ed esprime attraverso simboli i contenuti del mondo interno. Inoltre gioco e sogno usano lo stesso linguaggio. La Klein nell’analisi del bambino segui come obiettivi: - Far emergere il conflitto inconscio; - Interpretare il materiale e rivelare i significati aggressivi e sessuali del gioco al bambini; - Concentra l’attenzione sul transfert. - Luogo diverso dalla casa e lontano dalla famiglia (stanza sobria, con tavolino, sedie, scatola dei giochi che non devono connotare il gioco, che deve essere libero e spontaneo. 15.10 L'INVIDIA Secondo Melanie Klein, l'invidia è un sentimento distruttivo e primitivo, originato dalla pulsione di morte, che il bambino manifesta in conseguenza della delusione della non onnipotenza e non autonomia. Non essendo possibile la costante presenza del seno, il neonato mira a distruggerlo con l’invidia, proiettandovi le parti negative del sé. Quindi è sperimentata su oggetti parziali, anche se non si escludono quelli totali. Si distingue dalla gelosia perché è basata sul rapporto tra due entità, nasce dall'amore per un oggetto ma si esplicita con l'odio verso quello stesso oggetto. Si distingue dalla bramosia, perché è una proiezione, a differenza della bramosia che è una introiezione. L'invida può essere distruttiva perché può interferire con i meccanismi schizoidi: l'oggetto buono in quanto tale viene attaccato, provocando confusione tra buono e cattivo, quindi una mancata scissione tra i due, la realtà diventa persecutoria e indistinta. Se l'invidia è contenuta, può lasciare spazio alla gratitudine, intesa come capacità di godere della bontà del seno, quindi connessa all'amore e non all'odio. La gratitudine rafforza l’lo, vista l'introiezione di un oggetto buono importante. L'invidia, se intensa, può portare paradossalmente all'esaurimento di se stessa: infatti un oggetto guastato non fa più sorgere alcun sentimento: la distruzione è una difesa contro l'invidia. La scissione se è troppo rigida porta ad esagerare le caratteristiche degli oggetti. L'idealizzazione diventa una difesa precaria, perché la perfezione dell'oggetto finisce per costruire un magnete verso il quale l'invidia si orienta inevitabilmente. Difese contro l'invidia: - Confusione tra oggetto buono e cattivo - Cambio di oggetto - Svalutazione dell’oggetto =. Svalutazione del sé - Stimolazione dell’invidia negli altri - Repressione dei sentimenti di amore e intensificazione dell'odio La Psicologia dell’lo La psicologia dell'Io, detta anche psicologia degli americani, è in continuità con il modello freudiano, distaccandosi però in parti quali: - Confronto con psicologia generale, evolutiva e sperimentale; - Ispirazione a modelli diversi dalla psicoanalisi europea classica (freudiana e kleiniana). Gli autori compresi in questo gruppo sono HARTMANN, ANNA FREUD, MAHLER, JACOBSON, ERIKSON. Essi sono comuni in: a. Approfondimento della funzione e sviluppo dell’lo. b. Attenzione al contesto ambientale e alle prove empiriche. c. Studio dello sviluppo normale. HEINZ HARTMANN Heinz Hartmann (1894-1970) aveva l'intento di trasformare la psicoanalisi in psicologia generale, possibile con la risistemazione organica della teoria freudiana e con l'osservazione longitudinale dello sviluppo non patologico. In pratica ha provato a creare una teoria psicoanalitica dello sviluppo, come fece anche David Rapaport. 16.1 IL NUOVO STATUTO DELL'IO Trasferitosi in America per sfuggire ai nazisti, con Kris e Loewenstein, ebbe l'obiettivo di modificare radicalmente l’immagine dell’uomo che era fino ad allora emersa nella prospettiva psicoanalitica. A differenza dell'uomo in balia delle pulsioni inconsce freudiano, quello di Hartmann è capace di dominare le passioni grazie alla razionalità. L'io diventa un'entità dotata di autonomia e un peso superiore nell'economia psichica dell’uomo. Alla nascita esiste in tutti noi una MATRICE INDIFFERENZIATA DELL'IO E DELL’ES, da cui poi si sviluppano le due istanze separatamente. A differenza di Freud che pone in rilievo la nascita dell'Es e l’lo arriva solo con la comprensione dell'oggetto esterno, Hartmann sostiene che l’lo può essere indipendente dal conflitto, poiché esiste la SFERA DELL'IO LIBERA DA CONFLITTI che rende l'io meno conflittuale, agisce solo in gravi crisi. La relazione che l'individuo ha con la realtà esterna e il mondo interno è più serena di quanto pensasse Freud. Inoltre secondo Freud l’lo è subalterno all’Es poiché poggia sull'energia psichica di quest’ultimo. In Hartmann, l’lo sin dall'inizio ha un'energia propria, ENERGIA PRIMARIA DELL'IO, ma può anche usare quella dell’Es, che deriva da una deistintualizzazione dell'energia dell’Es. Secondo Hartmann le pulsioni sono modificate dall'esperienza, l'oggetto contribuisce a plasmare le pulsioni, non le subisce passivamente, quindi possono essere elaborate con le relazioni con il mondo esterno. L’lo è il responsabile delle difese, e questa energia deriva dalla neutralizzazione delle pulsioni aggressive; l'aggressività è alla base della formazione del Super-io. 16.2 PRINCIPIO DI PIACERE E PRINCIPIO DI REALTA’ Nello sviluppo individuale il principio di realtà potrebbe precedere quello di piacere, in quanto l'aggancio con la realtà esterna assicura la sopravvivenza del bambino. Il piacere è un contatto produttivo e sintonico con l'esterno. Essendo la sopravvivenza un fattore innato, il principio di realtà è un bisogno primario insito nel patrimonio genetico, la ricerca del piacere è secondaria e deriva dalla realtà. Hartmann distingue: a. principio di realtà in senso più lato: sopravvivenza prima del piacere. b. Principio di realtà in senso più stretto: segue il principio di piacere ed è connesso alla maturazione. 16.3 L'ADATTAMENTO, LA TRADIZIONE E IL SUPER-IO L'adattamento è un cardine del suo sistema teorico, che è stato influenzato dal comportamentismo ed è collegato alla biologia. L'Io, secondo Hartmann, è l'organo specifico dell'adattamento, legato alla maturazione biologica e alla storia individuale (genetica + ambiente-relazioni). Per avere un adattamento positivo il bambino deve fare esperienza dell'ambiente che diventa AMBIENTE MEDIO PREVEDIBILE, se non è così diventa possibile causa psicopatologica. Il bagaglio filogenetico è più importante del rapporto con i genitori. Due idee di adattamento secondo Hartmann: 1. l'adattamento è pensato come un rapporto tra organismo e ambiente che dipende dall’equipaggiamento originario, dalla maturazione degli apparati, dall'azione dell'Io per migliorare le connessioni con l’ambiente. Una persona adattata bene ha: produttività, si gode la vita, equilibrio mentale. TRE TIPOLOGIE: A. Autoplastico: modifiche dell'individuo. B. Alloplastico: modifiche dell'ambiente. C. Delterzo tipo: impossibilità di attuare le due precedenti, si cambia ambiente. 2. L'adattamento è un insieme di strategie che vengono tramandate nelle generazioni grazie alla TRADIZIONE, così da non dover affrontare sempre l'ambiente ex novo. Hartmann introduce IFAUTOMATISMO PRECONSCIO, attivazione automatica di comportamenti adattivi secondo una memoria filogenetica. Il Super-io è il veicolo principale della tradizione, che non è solo censorio e morale, ma è deputato a trasmettere il sapere acquisito e far avanzare gli individui e la società. Il Super-io si incarna nelle scelte della società scegliendo i comportamenti più adattivi. La CONDISCENDENZA SOCIALE consiste nella sintonizzazione tra individuo e linee guida della società, serve all’adattamento e sopravvivenza. Lo sforzo attivo dell'individuo produce l'adattamento, che è distinto in due forme opposte in base alla relazione con l'esterno: 1. Adattamento progressivo: sintonico con la società e che sviluppa le potenzialità individuali. 2. Adattamento regressivo: allontana il soggetto dalla società, rifugio nella fantasia. Il termine progressivo e regressivo non si riferisce, quindi, allo sviluppo psicosessuale, ma al rapporto con la realtà. Nel neonato l'adattamento è primario e legato agli istinti che servono l’lo; i processi di adattamento in questa fase sono secondari. Si cerca un equilibrio, che varia a seconda della progressione o regressione dell'individuo, che diventa sano o patologico. La FUNZIONE SINTETICA dell'individuo è la capacità di adattamento che integra gli aspetti personali con quelli della realtà esterna per avere l'equilibrio. Hartmann pensa alla PSICOANALISI come terapia che rielabora le sintesi deficitarie attivate dall’lo nella storia personale di adattamento alla realtà. | deficit della costruzione dell'io indagati nella psicoanalisi sono quelli che riguardano la forza delle pulsioni e la relazione con la realtà. Si parla di DEFICIT perché è legato alla storia individuale e al rapporto persona-realtà, al contrario della concezione conflittuale che è solo all’interno dell'individuo. La psicoanalisi è definita da Hartmann come teoria degli auto-inganni e dei giudizi errati sul mondo: questi sono compresi nella relazione analitica, in modo da offrire all’Io nuove possibilità di adattamento alla realtà. realtà. Infine, la valutazione del tempo diversa; il tempo è soggettivo e segue l’es, che è immediato e non tollera la procrastinazione del soddisfacimento delle pulsioni. Nell’Inconscio non esiste il tempo. 17.4 L'ANALISI INFANTILE Anna Freud, sapendo che il bambino non può adottare le associazioni libere, fa concentrare il paziente su disegni, giochi e sogni. Il bambino non sviluppa alleanza terapeutica, non comprendendo la sua patologia, e si schiera con le resistenze. Anna coinvolge la famiglia nella terapia, ma in tempi diversi rispetto al bambino. La famiglia è considerata genesi della psicopatologia infantile, ma si consideri comunque che nonostante un trattamento familiare le tensioni tra le istanze non sono eliminabili. Anna Freud mostra cautela nell'analisi, che prende in considerazione: - Giocoe disegni: costituiscono le componenti simboliche non decodificabili direttamente. - Il transfert: al contrario della Klein, Anna sostiene che non è possibile un transfert in quanto le componenti edipiche non sono state ancora vissute, quindi non si ripete una relazione edipica ma una relazione oggettuale precoce, una riattivazione di dinamiche psichiche arcaiche e pre-edipiche. - Esteriorizzazione: ovvero la riproduzione dei conflitti interni nella relazione analitica; il bambino rivede incarnate nell’analista le strutture psichiche conflittuali, l'analista diventa l’Es, si trasforma in lo aiutante se protegge il bambino dall’angoscia, ma è anche Super-io quando è visto come adulto. 17.5 LA LINEA EVOLUTIVA FONDAMENTALE Secondo Anna Freud nel bambino non avviene la fissazione di libido e aggressività e controcariche nella sintomatologia, ma queste componenti sono fluide, quindi in una fase possono essere sintomi nella successiva possono scomparire. La spiegazione del bambino è data da aspetti della LINEA EVOLUTIVA FONDAMENTALE, costituita da una sequenza di tappe che conducono dalla totale dipendenza alla conquista dell'autonomia e indipendenza. Si confronta la linee dell'individuo con quella generale per capire i problemi. Le fasi evolutive di Anna Freud: - Unità biologica della coppia madre-neonato: è caratterizzato da narcisismo della madre si estende al bambino che include la madre nel suo ambiente narcisistico - Fase del rapporto con l'oggetto parziale o rapporto anaclitico: si tratta di un rapporto attivato dalle esigenze somatiche e pulsionali -> oggetto investito per le necessità e disinvestito dopo il soddisfacimento. - Fasedella costanza dell'oggetto: viene raggiunta quando il bambino è in grado di conservare un'immagine interna positiva dell'oggetto indipendentemente dal soddisfacimento o dalla frustrazione dei suoi bisogni. - Rapporto ambivalente dello stadio pre-edipico: è caratterizzato da dinamiche sadico-anali; si nota la tendenza dell'Io ad attaccarsi agli oggetti d'amore dominandoli. - Fasefallico-edipica: costituita dalla possessività nei confronti del genitore di sesso opposto- rivalità genitore stesso sesso; sviluppo di curiosità, richieste di ammirazione ed esibizionismo. - Periododilatenza: è una fase caratterizzata dall’attenuazione degli istinti, spostamento della libido sui coetanei, figure esterne o ideali, tendenza alla sublimazione della libido, “romanzo familiare” -> disillusione verso la famiglia. - Preadolescenza: ritorno a fasi quali l'investimento su oggetti parziali e ambivalenza. - Adolescenza: si cerca di spezzare il legame con gli oggetti infantili e la libido è rivolta al sesso opposto. 17.6 LE LINEE EVOLUTIVE COMPLEMENTARI Le due linee evolutive principali, elaborate da Anna Freud, sono: ® DALL'EGOCENTRISMO ALLA SOCIEVOLEZZA - Faseiniziale: è basata su una visione del mondo egocentrica e narcisistica, nella quale la presenza degli altri viene negata o percepita come un fattore di disturbo nel suo rapporto con la madre. - Faseseconda: in cui gli altri bambini sono considerati oggetti inanimati al pari dei giocattoli. - Faseterza: in cui gli altri bambini sono un mezzo per i propri scopi e la relazione con loro dura quanto il tempo di realizzazione del bisogno. - Fasefinale: in cui i bambini sono considerati compagni con i quali instaurare relazioni. ®. DAL CORPOALGIOCATTOLO, DAL GIOCO AL LAVORO - Gioco con valenza erotica: è diretto al corpo del bambino o a quello della mamma - Oggetto morbido: è investito di proprietà del corpo di madre e bambino - Giocattoli morbidi simbolici: sono simboli investiti di libidine e aggressività in modo ambivalente. - Parziale sostituzione dell'oggetto morbido : durante il giorno usa giocattoli che attivano l'io e la fantasia, ma quando va a letto rimangono quelli morbidi per favorire il passaggio tra mondo esterno e narcisismo notturno. - Gioco come gratificazione alle pulsioni parziali o sublimate. - Piacere connesso al prodotto del gioco, più che all'attività stessa. - Capacità di lavorare: raggiunta quando il bambino impara ad usare del materiale in senso costruttivo, elaborazione di progetti, conquista del principio di realtà rispetto a quello di piacere. 17.7 LA VALUTAZIONE DELLA PATOLOGIA Il principio di fondo a cui si ispira Anna Freud consiste nel riconoscere che non esiste una netta separazione tra normalità e patologia nell'adulto. Nella valutazione patologica non ci si può limitare ai sintomi, poiché gli stessi sintomi possono rinviare a patologie diverse, i sintomi dei bambini sono diversi rispetto agli adulti, visto che dipendono da fasi transitorie. Egli può manifestare inibizioni e sintomi che possono scomparire più tardi quando si adatterà meglio alla fase evolutiva. La patologia del bambino è un problema di adattamento al nuovo. Si può notare un problema davvero patologico quando si riscontra un blocco o ritardo nella fase di sviluppo; in questi casi l’analisi sarà di tutto il complesso che caratterizza la fase in cui si trova rispetto alla scala evolutiva. Autentiche patologie si riscontrano quando lo sviluppo procede a velocità differenti in diverse aree della personalità. Resta il fatto che non ci si deve mai aspettare una completa regolarità nello sviluppo dell'individuo. La REGRESSIONE non è patologica, può riguardare lo Es e Super-io, un contenuto psichico o il funzionamento mentale. Vediamo: - La regressione nello sviluppo pulsionale: La libido e aggressività procedono di livelli senza superare del tutto i precedenti; è spesso transitoria; può costituire punti di fissazione dovuti a traumi, frustrazioni e gratificazioni. - La regressione nello sviluppo dell’lo: si possono osservare ritorni a comportamenti infantili normali; stress, stanchezza, febbre, dolore possono produrre regressione dell'Io; è momentaneo e transitorio. Esistono però delle regressioni permanenti: ® Una possibilità è che la regressione permanente abbia inizio nell’Io e nel Super-io, determinando un minor controllo e indebolimento della censura e delle difese. * Inunsecondo momento può coinvolgere i derivati dell’Es producendo comportamenti aggressivi e impulsività. MARGARET MAHLER 18.1 LO STUDIO LONGITUDINALE Margaret Mahler è legata allo studio longitudinale “LA NASCITA PSICOLOGICA DEL BAMBINO” condotto con Fred PINE e Anni BERGMAN, pubblicato nel 1975. L'innovazione sta nell’osservazione naturalistica e la possibili cui i bambini raggiungono l'identità individuale sono state svolte a New York, presso il Master Children's à di fare inferenze sul funzionamento mentale senza il linguaggio verbale. Le ricerche sul modo in Center, su 38 bambini e 22 madri. | ricercatori comprendevano osservatori partecipanti e non partecipanti, senza sapere le basi teoriche del progetto. L'osservazione univa sia un'impostazione diretta psicodinamica che una formalizzata e numerica. Oltre all'osservazione si facevano colloqui settimanali con le madri, colloqui con i padri, filmati su madri bambini, test per valutare i profili evolutivi dei bambini, test proiettivi alle madri, gioco individuale per analizzare le fantasie inconsce del bambino. 18.2 LA NASCITA PSICOLOGICA DEL BAMBINO La Mahler distingue la nascita biologica (evento drammatico osservabile) e la nascita psicologica , un lento processo intrapsichico che porta il bambino alla separazione-individuazione dalla madre. È una conquista evolutiva circa il corpo del bambino e dell'oggetto materno, dura tutta la vita ma è più sentito tra il 4° e il 36° mese di vita. Per separazione si intende la conquista di un senso di distinzione dalla madre. Con l’espressione individuazione ci si riferisce all'assunzione da parte del bambino delle sue caratteristiche. Sono spinte innate, complementari e sinergiche, ma non coincidono. La separazione produce angoscia legata a un'esperienza simile a una seconda nascita, che è dovuta ad una crescita psicologica più lenta di quella neuro-fisiologica in quanto la locomozione arriva prima rispetto alla possibilità di vivere serenamente l'allontanamento dalla madre. La normale separazione-individuazione è il primo requisito per lo sviluppo e il mantenimento nel bambino del senso di identità. Se ci sono blocchi o difficoltà possiamo avere l’autismo primario (separazione soggetto oggetto) e la psicosi simbiotica (fusione sé e non-sè). La relazione madrebambino è vista come un processo adattivo unidirezionale, dal bambino alla madre. Il figlio si trova inizialmente in condizioni di narcisismo simbiotico o primario, per poi arrivare alla separazioneindividuazione, comprendendo la separazione di sé dalla madre. Questa relazione permette il passaggio al successivo funzionamento dell’lo e al narcisismo secondario. 18.3 FASE AUTISTICA NORMALE (DALLA NASCITA AL SECONDO MESE) Il bambino inizialmente viene descritto come privo della capacità di relazionarsi con l'oggetto materno. Prima della fase simbiotica il neonato è un sistema chiuso, per questo motivo tale fase viene definita dalla Mahler autistica normale. La relazione che la madre instaura con il neonato è tesa a risanare il trauma della nascita, creando una nuova matrice uterina, una condizione di illusorio prolungamento della fase pre- natale e di dimensione narcisistica assoluta. Il neonato vive uno stato di indifferenziazione del Sé e non-sé e presenta riflessi innati (suzione, prensione, aggrappamento). La meta della fase autistica è il c) MODELLI INDIVIDUALI DI RIAVVICINAMENTO: LA DISTANZA OTTIMALE: 21 mesi: messa a fuoco della distanza ottimale dalla madre: - Sviluppo del linguaggio verbale -> controllo dell'ambiente. - Interiorizzazione delle regole -> precursori del Super-io. - Progresso nell'espressione di desideri e fantasie nel gioco simbolico. - Maschio più autonomo della femmina. - Bozza dell'identità di genere - Masturbazione come azione che tranquillizza e rassicura - Nella femmina la masturbazione è un atto di aggressione per la scoperta del pene nel maschio 4° sottofase: Consolidamento dell’individualità e inizio della costanza dell'oggetto emotivo Le conquiste più importanti che caratterizzano questa sottofase riguardano: - - Definizione della propria individualità, con caratteri di permanenza -> l’immagine di sé dipende dall’identificazione con l'oggetto, legata alla costanza dell'oggetto emotivo. La costanza dipende da: senso di sicurezza rispetto all’alleviamento delle tensioni; acquisizione cognitiva della rappresentazione materna; maturazione, esame della realtà, tolleranza. - Relativa costanza oggettuale -> l'oggetto è sia libidico che emotivo, poiché il bambino ha un legame affettivo con esso -> dipende dall’investimento positivo verso la madre. - Integrazione di pulsioni libidiche e aggressive. - Rispetto all'oggetto materno il bambino instaura un contatto continuo che è caratterizzato dall'eccitazione. - Consolidamento delle regole e conservazione dell'immagine materna nell’assenza. - . Migliore percezione del tempo e dello spazio - Salute mentale -> dipende dalla capacità del bambino di mantenere o ristabilire la propria autonomia in un contesto in cui l'oggetto libidico è costante. - Rapporto con il padre -> svincolo dalla madre e fissazione dell'identità sessuale. 18.6 LA PSICOPATOLOGIA Lo scopo principale della ricerca della Mahler è capire in che modo i bambini privi di patologie raggiungono traguardi che invece i bambini psicotici non riescono a conquistare. Secondo la Mahler i disturbi di personalità si verificano se la dotazione innata del bambino è gravemente carente e se le circostanze dell'esperienza sono caratterizzate da stress continui e cumulativi e tensioni che si oppongono sistematicamente ai progressi di ogni sottofase. Cause: 1) traumi intensi per malattie 2) separazioni prolungate dalla madre 3) sollecitazioni dell'ambiente dolorose 4) eventi che spingono alla separazione prima del dovuto 5) maturazione delle funzioni autonome dell’lo precoce rispetto alla separazione. 18.7 CRITICHE, MODIFICAZIONI TEORICHE E OSSERVAZIONI CONCLUSIVE Oggi si ritiene che il bambino abbia, nelle prime fasi di vita, capacità percettive e cognitive più raffinate di quelle ipotizzate dalla Mahler. Molti autori sono contrari alla fase autistica. Nelle ricerche della Mahler i bambini sotto i 5 mesi sono stati osservati indirettamente con i fratelli dei partecipanti, quindi in modo non sistematico, quindi le fasi prima dei 5 mesi hanno presupposti unicamente teorici. Alla luce di queste critiche la Mahler ha modificato alcune cosa, dicendo che dalle prime fasi di vita il bambino ha una abbozzata differenziazione e un interesse embrionale verso il mondo. La fase simbiotica è stata mantenuta ma dicendo che c'è una differenziazione percettiva ma non emotiva. Lo sviluppo è pensato come un processo graduale di evoluzione da una condizione relazionale simbiotica alla costruzione di una propria identità stabile, resa possibile grazie alla relazione oggettuale. Il conflitto sta tra il bisogno di rassicurazioni e di indipendenza. Rispetto a Freud, l'oggetto è umano (la madre) e viene liberato dalle pulsioni per entrare in una dinamica relazionale. La libido mahleriana è più sociale che biologica. Teorie di orientamento relazionale HARRY STACK SULLIVAN 21.1 LE PRINCIPALI CRITICHE A FREUD Harry Stack Sullivan (1892-1949) fu orientato in direzione empirica, risentendo del pragmatismo americano e delle teorie di Whitehead. Il campo di osservazione dello psicologo, secondo Sullivan, deve comprendere solo ciò che è percepibile e visibile, i termini di una teoria devono essere comprensibili, perché la mente umana non ha accesso alla realtà nascosta. Per Sullivan l'inconscio esiste ma è quello che non può essere sperimentato direttamente , che riempie tutti i vuoti della vita mentale. Si possono analizzare solo le esperienze mentali esprimibili a parole. Ogni individuo è unico, quindi si prescinde da concetti astratti, essere aperti ed eliminare i dogmatismi. Le principali critiche al modello Freudiano sono: - Tendenzaa dedurre principi generali da poche osservazioni; - Scarsa importanza assegnata alle relazioni interpersonali; - rischi di dogmatismo connessi alla struttura teorica e metapsicologica da lui elaborata. Sullivan si concentrò sui pazienti schizofrenici, per cui si seguiva il modello di Kraepelin, di matrice neurologica. Sullivan ritiene, invece, sia una malattia legata alle relazioni interpersonali e al contesto sociale. 21.2 BISOGNI FONDAMENTALI E PERSONIFICAZIONI MATERNE L'individuo nella prospettiva di Sullivan manifesta fin dalla nascita due bisogni fondamentali, che si collocano nel campo interpersonale: i bisogni di soddisfazione e i bisogni di sicurezza. 1. BISOGNI DI SODDISFAZIONE: a. sfera fisica -> ambito biologico, regolazione fisiologica tra corpo e ambiente (es. fame). b. sfera emotiva -> origine dal bisogno di tenerezza e bisogno di contatto con la madre. L'appagamento dipende dalla sintonia tra bisogni e disponibilità della coppia madre-bambino, producendo tendenze all'integrazione. Se non sono soddisfatti producono la solitudine. 2. BISOGNI DI SICUREZZA: sono sociali e culturali (es. potere); il bambino ha bisogno della madre per realizzare ciò che desidera e per controllare il senso di insicurezza. Uno strumento è il LINGUAGGIO, che ha valenze magiche e adattive. Tra sicurezza e soddisfazione ci possono essere contrasti e azioni che escludono l’altra. Le esperienze relazionali dell'individuo sono mediate dalle ZONE DI INTERAZIONE, che sostituiscono le zone erogene freudiane. Le zone di interazione sono: - Orale (gusto e olfatto). - Retinica (manipolazione e prensione). - Tattile (contatto immediato con gli oggetti). - Uditiva (linguaggio e apprendimento). - cinestesico-vestibolare (equilibrio e posizione del corpo nello spazio). - genitale, anale (influenzate da processi educativi, come quella orale). La relazione madre-bambino avviene tramite le zone di interazione e sono determinanti per lo sviluppo mentale del bambino, per cui la mamma deve saper gestire l'angoscia del figlio. In base all'elaborazione dell'angoscia il bambino sperimenta due personificazioni materne: 1. PERSONIFICAZIONE DELLA MADRE BUONA: partecipazione positiva ed empatica della madre nelle situazioni generate dai bisogni del bambino (es. allattamento). 2. PERSONIFICAZIONE DELLA MADRE CATTIVA: madre ansiosa, che non riscontra positivamente le richieste del bambino -> esperienze relazionali negative. La personificazione non è reale, ma si sedimenta in base alle esperienze accumulate e sedimentate che rimandano una certa immagine della realtà. Il tipo di personificazione dipende dal fatto che l'individuo porti angoscia o soddisfazione. Tra i due membri della coppia si può creare, senza ricorrere al linguaggio verbale, uno scambio ininterrotto di angoscia, chiamato EFFETTO VALANGA, dato che una volta partito il meccanismo si autoriproduce ed è difficile da interrompere. Le esperienze sono legate anche agli apparati di espulsione, anali e uretrali. Infatti, se l'atteggiamento della madre durante le operazioni di pulizia è ansioso il figlio non elaborerà bene i processi di espulsione-ritenzione e sarà sommerso dall'angoscia. Dal tipo di personificazione instaurato con la madre si genereranno in seguito le altre personificazioni con gli individui relazionali della vita. 21.3 IL SISTEMA DELL'IO Dalle diverse esperienze relazionali del bambino e dal modo in cui ha imparato ad affrontare e gestire l'angoscia, si formano in lui tre PERSONIFICAZIONI DELL'IO: - IO BUONO: esperienze soddisfacenti, premi di tenerezza, gradiente di angoscia decrescente. - IOCATTIVO: la madre non ha saputo gestire l'angoscia, gradiente crescente. - NONO: angoscia talmente intensa che non si riesce a dare significato alle esperienze; tale angoscia è descritta come un “colpo in testa” che impedisce al soggetto di elaborarla e integrarla nella coscienza. La DISSOCIAZIONE forma il Non-io, una parte della vita del soggetto si forma fuori dalla coscienza. La dissociazione è compiuta dal SISTEMA DELL'IO (detto dinamismo dell'io o sistem-sè) che nasce dal desiderare l'io buono e dall’avvertire i cambiamenti di angoscia. Si definisce dinamismo in relazione alla configurazione di energia relativamente durevole nelle relazioni umane. Il campo interpersonale è costituito da due o più persone. Sono CONGIUNTIVI i dinamismi che riducono la tensione e integrano la situazione, sono DISGIUNTIVI quelli che producono angoscia e disintegrazione della situzione. Il sistema dell'Io deve minimizzare l'angoscia, nasce dalla cattiva madre che proibisce. Questi premi e punizioni generano la COSCIENZA FOCALE, ovvero l'osservare solo parte dell'esperienza, con attivazione della DISATTENZIONE SELETTIVA, verso aspetti dell'esperienza che risultano disarmonici rispetto all’organizzazione attuale del sistema dell'io: questa è l'angoscia che diviene INCONSCIA. TEOREMA DELL'EVASIONE: il sistema dell'io tende a sottrarsi alle esperienze che appaiono inconciliabili con la sua organizzazione, al fine di eliminare o ridurre il più possibile l'angoscia. L'io si sottrae preventivamente, quindi è difficile capire quali situazioni generano angoscia. della veglia, si può quindi giungere solo ai ricordi e mai al sogno vero. Nei resoconti si riattivano le operazioni di sicurezza soggettive. Durante la terapia, quindi, l’attenzione si deve focalizzare sulle reazioni del paziente alle rivelazioni fatte sul sogno. Le parti del sogno che non si ricordano sono connesse a problemi collocati in un CAMPO DISSOCIATO del sistema dell'io. Raccontando il resoconto si cerca una validazione di esso negli altri. Il terapeuta deve spogliare il sogno degli espedienti narrativi usati per cercare la validazione consensuale degli altri, ma senza interpretazioni intellettuali. Non tutto può essere enucleato. I miti, come i sogni, rappresentano operazioni paratassiche che attenuano problemi della vita. La differenza sta nell’individualità del sogno e nella moltitudine del mito. 21.10 LA PSICOPATOLOGIA E LA TEORIA DELLA TECNICA Le psicopatologie derivano da relazioni interpersonali insoddisfacenti o traumatiche. Tra le manisfestazioni di disagio che Sullivan considera possibili portatori di patologie abbiamo: Dissociazione: fuori dalla coscienza l'angoscia. Comportamento “come se” c. Configurazioni io-tu paratassiche: rappresentazioni mentali di relazioni non in atto -> personalità multipla e instabilità di comportamenti. d. Gelosia (3 o più persone) e invidia (due persone): la prima è peggio della seconda. e. Fantasie di compensazione: sostituzione di bisogni per sollevare dall’angoscia. f. Disistima abituale di sé: sentimenti di inferiorità. g. Trasformazione paranoide della personalità: i sentimenti aggressivi e i sensi di colpa sono scaricati su un altro individuo. Il focus clinico viene spostato all’esterno, alle relazioni, ai processi tra le persone, “tra l'osservatore e l’osservato nel loro reciproco rapporto”. L'approccio di Sullivan al paziente è di OSSERVAZIONE PARTECIPANTE, quindi nell'immedesimazione empatica dell’analista con il paziente, ma soprattutto nel consapevolezza che ciò che osserva l'analista durante la seduta è riferibile alla relazione analitica. L'analista è attivo, si mette in gioco considerando le dinamiche transferali. Crea nuove categorie diagnostiche, che affiancano le vecchie: personalità non integrativa o psicopatica, personalità assorta, negativista, ambiziosa, immatura, asociale, omosessuale, adolescente cronico, ecc. Tutte queste categorie sono caratterizzate da particolari modalità relazionali del soggetto. | disturbi psichici sono connessi a distorsioni relative all'inserimento del soggetto nella società e alla sua capacità di adattamento. Si arriva alla salute mentale quando si è consapevoli delle relazioni interpersonali. L'obiettivo del colloqui terapeutico è facilitare l’accesso alla coscienza delle informazioni che possono chiarire al paziente gli aspetti più difficili e delicati della sua vita, senza produrre quell’angoscia che disintegrerebbe la situazione terapeutica. Sullivan è convinto che le interpretazioni possano dare voce a fantasie autistiche e acritiche dell’analista, come lo sono le associazioni libere per il paziente, rendendo inaccessibile l'angoscia. Sullivan preferisce strutturare lo scambio verbale come dialogo. Ritiene anche che aumentare l'efficacia dell'io nella terapia può prolungare il disturbo mentale perché se il sistema dell'io è rigido si opporrà a qualunque trasformazione. È auspicabile un indebolimento momentaneo dell'io del paziente. SCHIZOFRENICI: le associazioni libere sono dannose perché aumentano lo stato di confusione mentale. Negli psicotici si arriva al transfert ma è così forte da cancellare l'oggetto esterno. Lo schizofrenico vede solo l'immagine interiore in cui si dissolve la realtà dell’analista. DONALD W. WINNICOTT Donald W. Winnicott condivide vari aspetti della teoria freudiana e kleiniana. Con la prima teoria ha sostituito la pulsione con il bisogno, ma ha anche trasformato l'aggressività come una forza positiva vitale per instaurare relazioni oggettuali. Rispetto alla kleiniana ha condiviso il concetto di fantasia inconscia riferendola ad origini interpersonali. Winnicott è stato pediatra, psichiatra e infine psicoanalista, quindi ha potuto concentrarsi sui bambini, le relazioni con la madre e i percorsi di sviluppo. Il linguaggio meno tecnico delle sue opere ha permesso la diffusione anche fuori dall'ambito strettamente psicoanalitico. 24.1 DIPENDENZA ASSOLUTA E RISPECCHIAMENTO La RELAZIONE MADRE-BAMBINO è, secondo Winnicott, in prospettiva egoica: gli scambi tra i due sono controllati dall’Io e sono indipendenti da qualsiasi componente pulsionale. Le modalità relazionali che si attivano tra la madre e il bambino sono la matrice dello sviluppo e della strutturazione mentale del soggetto. L'osservazione di W. si divide in tre assi, che si sovrappongono e si compenetrano a vicenda: - Primo asse: Riguarda il passaggio dalla dipendenza assoluta alla indipendenza , attraverso la fase intermedia della dipendenza relativa. - Secondoasse: è centrato sulla progressiva organizzazione della mente. - Terzo asse: è focalizzato sull’integrazione e personalizzazione. PRIMO ASSE: La madre prima e subito dopo il parto si trova in una condizione psicologica detta PREOCCUPAZIONE MATERNA PRIMARIA: uno stato di esaltata sensibilità che le consente di adattarsi con grande empatia ai bisogni del figlio. La donna accetta di abbandonare per un po’ il suo Sé adulto per sintonizzarsi con quello del figlio, ma questa condizione deve essere recuperata per favorire il graduale processo di separazione del bimbo. Per Winnicott il bambino fino a 6 mesi di età non esiste di per sé, che esiste solo come parte di una relazione: il sistema duale madre- bambino. Nella fase di dipendenza assoluta la madre adotta un processo di ACCOMODAMENTO della realtà aia bisogni del figlio, devono essere in perfetta sintonia per far sviluppare il senso di onnipotenza, che consente poi di costruire un rapporto con la realtà di fiducia. Per raggiungere l’accomodamento la madre deve essere sia presente e tempestiva, che invisibile, attenta, non intrusiva. Nella fase di dipendenza assoluta la COMUNICAZIONE DIRETTA è una comunicazione fusionale. Successivamente vedremo la COMUNICAZIONE INDIRETTA, che è esplicita, intenzionale e avviene tra due individui separati. La comunicazione diretta oltre i limiti è tipica dell'autismo, poiché non permette di percepire l'oggetto come separato da sé. Gli aspetti più significativi della comunicazione diretta tra madre e bambino sono: * Lareciprocità di esperienza che coinvolge entrambi i soggetti in una dinamica circolare * Il rispecchiamento: nello sviluppo individuale il precursore dello specchio è il volto della madre, pertanto il modo in cui la madre viene vista rispecchia il modo in cui la madre guarda il bambino, ovvero il modo in cui lo ama e pensa a lui. Nelle relazioni sane la madre funge da specchio perché restituisce al bambino l'immagine di lui che è stata percepita empaticamente da lei. Nelle madri non sufficientemente buone invece il bambino vede non se stesso, ma la madre con atrofizzazione della capacità creativa. Il rispecchiamento iniziale diventa parte dell'ambiente interiorizzato, divenendo la base indispensabile per i processi di IDENTIFICAZIONE INCROCIATA, tra madre e bambino. 24.2 DIPENDENZA RELATIVA La madre, secondo Winnicott, deve essere sufficientemente buona, nel senso che deve essere empatica, attenta, presente, tempestiva nel soddisfare i bisogni del bambino, ma poi deve essere anche in grado di somministrargli, con la giusta gradualità, la dose tollerabile di frustrazione che aiuta a crescere. Dunque la madre deve essere un ambiente facilitante per il bambino, nel senso che deve soddisfare i suoi bisogni accogliendo e contenendo l'angoscia, senza però dimenticare il contatto del bambino stesso con la realtà esterna che, per non risultare traumatico, deve essere iscritto all'interno di una cornice di prevedibilità. Se la madre non possiede queste caratteristiche, il bambino non elabora l'indipendenza. La madre deve mettere in pratica un lento processo di DE-ACCOMODAMENTO che consiste in un progressivo venire meno del soddisfacimento completo dei bisogni del bambino. Consiste nella creazione del principio di realtà e del non-me nel bambino. Dal settimo mese di età il bambino passa gradualmente ad uno stato di dipendenza relativa, fino ai due anni, in cui inizia a rendersi conto dell'esistenza della figura materna che lo accudisce, comincia a distinguere il me dal non-me e percepisce gli oggetti come permanenti nel tempo e nello spazio. Dal terzo anno il bambino si avvia verso l'indipendenza, anche grazie al giusto equilibrio tra bisogni personali e interventi materni. 24.3 L'ORGANIZZAZIONE DELLA MENTE. IL SE' E L’IO SECONDO ASSE DI SVILUPPO: il secondo asse riguarda l’organizzazione. Il bambino passa gradualmente da uno stato di inorganizzazione iniziale ad uno di organizzazione, parallelamente, al passaggio da una condizione di non-integrazione ad una di integrazione. L'organizzazione viene raggiunta in relazione alla formazione del Sé e dell'Io, a monte dei quali si trova un Sé centralizzato primario. Questo sé è una formazione innata, il nucleo potenziale della futura organizzazione mentale che consentirà al soggetto di esperire la continuità del proprio essere. Il Sé centrale è sia somatico che psicologico, è interno, che è posseduto fin dalla nascita, ma si attiva solo quando riceve le giuste cure materne. Quando il bambino sperimenta un ambiente sufficientemente buono sviluppa un Sé completo, maturo. Il Sé consiste nella sensazione soggettiva di esistere e coincide con il senso di identità e con l'autoconsapevolezza. Si forma quando il bambino percepisce la realtà esterna in modo da distinguere il me dal non-me. Nell'adulto il sé contiene una parte isolata dal mondo da proteggere per preservare la salute mentale. L'lo è una caratteristica del Sé e ha la funzione di di organizzare e integrare l'esperienza nel tempo e nello spazio. Trasforma gli aspetti dell’Es, impersonali, in esperienze individuali. È legato allo sviluppo neurofisiologico, alla percezione e alla memoria, e trova un suo riferimento fondamentale nella dimensione somatica, nell’Io corporeo delimitato dalla membrana costituita dalla pelle. Lo sviluppo effettivo dell'Io si realizza in relazione alla capacità materna di contenimento delle angosce del bambino. L’lo inizialmente c'è, è abbozzato e consiste nella madre. distruttivi del bambino nel suo cammino verso l'indipendenza. Il senso morale maturo nasce proprio da un equilibrio dei confini e spazio della realtà psichica. La distorsione del confine produce quindi una distorsione dello spazio. Se il padre non assolve adeguatamente la sua funzione di ambiente indistruttibile e di confine sicuro, il figlio si aggirerà in uno spazio privo di un limite preciso e non avrà un adeguato contenimento. Nonostante il necessario confine tra me e non-me per la salute mentale, esiste uno spazio senza confine, cosa che accade durante attività emotivamente cariche. 24.9 IL TRAUMA E LA PSICOPATOLOGIA La condizione winnicottiana del trauma si innesta sulle questioni riguardanti la relazione madre-bambino. La madre funge da contenitore e connessione positiva tra bisogno e soddisfacimento. Ma se la madre non contiene e rassicura, si genera il trauma e la continuità della sua esistenza viene minacciata e momentaneamente interrotta. Il trauma consiste in un pericolo di annientamento derivante dalle angosce mortali e incomprensibili generate dal contatto con l'ambiente. Questo trauma è quindi una stimolazione ambientale che interviene prima che il bambino abbia sviluppato i meccanismi che rendono prevedibile l'imprevedibile. Se il trauma dipende da un evento episodico e viene seguito da una ripresa della correlazione positiva tra i bisogni e il loro soddisfacimento, solitamente non lascia traccie; se al contrario le stimolazioni traumatiche si accumulano, possono creare le condizioni per pregiudicare la stabilità del sogg. Le psicopatologie, nella prospettiva winnicottiana, derivano da carenze nelle relazioni con le persone di riferimento, e in particolare con la madre, tanto che sono definite malattie da carenza ambientale. La loro gravità dipende dal momento della vita in cui il trauma e la carenza si sono verificati. In particolare Winnicott centra l’attenzione su tre organizzazioni psicopatologiche: 1. PSICOSI: sono le più gravi, cause traumatiche e mancato adattamento dell'ambiente alle richieste del bambino durante la fase di dipendenza assoluta. Per essere gravi i traumi devono generare angoscia primaria catastrofica e scissione, per proteggersi dall’angoscia. Ad es. la schizofrenia si propone come difesa per essere invulnerabile. Se l'ambiente dopo il trauma migliora c'è una possibilità di instaurare meccanismi più funzionali e recuperare parzialmente la salute mentale. 2. DISTURBI NELL'ORGANIZZAZIONE DEL SE”: ruota intorno al concetto di FALSO SE’. La causa è la mancata realizzazione dell’onnipotenza nel bambino, per una madre non sufficientemente buona (inadeguata nel passaggio tra d. assoluta e relativa). Si produce uno stato di acquiescenza nel bambino, la prima manifestazione del falso sé. Il bambino costruisce il proprio ruolo e la propria personalità in modo da aderire a quelli che pensa possano essere i desideri e le attese della madre. Il falso sé maschera il vero sé, creando un'identità fittizia, soffocando l’appercezione creativa e quindi una crescita psichica sana. Ricordiamo però che il falso sé non è anormale, ma in alcune cose sono necessarie agli adulti. L'INDIVIDUO PRIVO DI FALSO SE' è alla completa merce degli altri, inerme e indifeso. 3. TENDENZE ANTISOCIALI: si connette alla deprivazione, che consiste nella trasformazione di un ambiente inizialmente buono in un ambiente non più responsivo e avverso. La privazione invece è l'inadeguatezza dell'ambiente durante i primissimi stadi di sviluppo. 24.10 PSICOANALISI E LAVORO PSICOANALITICO Winnicott individua due modalità di approccio terapeutico in base alla strutturazione mentale del paziente: * PSICOANALISI: fatto solo per i soggetti dotati di un Sé sufficientemente strutturato, in grado di reggere un'esperienza complessa, lunga e impegnativa dal punto di vista mentale ed emotivo come il trattamento psicoanalitico. ®* LAVORO PSICOANALITICO: presupposti teorici simili, ma se ne differenzia sulla modalità di conduzione e sulla frequenza delle sedute, setting e durata della terapia. È rivolto a chi sviluppa un falso Sé, con tendenze antisociali, o sovrapposizione di realtà interna e esterna. ® FUNZIONE DELL’ANALISTA: fornire al paziente le risposte che non ha ricevuto nel corso della vita, deve prendere il posto della madre, sanando le lacerazioni delle mancanze materne. ® TECNICA DELLO SCARABOCCHIO: dà un foglio al paziente, invitandolo a tracciare un segno, poi il terapeuta traccia un altro segno, in un lungo gioco creativo di coppia, con comunicazione dei due inconsci, oltre che a creare il legame tra i due. JOHN BOWLBY La teoria dell’attaccamento La teoria dell’attaccamento di John Bowlby (1907-1990) si inquadra nella controversial discussions degli anni '40. Bowlby fece parte del Middle Group, per cui la questione sarebbe stata superata solo con l'apporto scientifico nella psicoanalisi. Le critiche alla Klein e ad Anna Freud si focalizzarono su una mancata prospettiva positivistica. Secondo Bowlby bisognava assegnare all'ambiente un'importanza decisamente superiore per studiare e comprendere le psicopatologie e le loro cause. Bowlby ha scelto l’etologia come principale riferimento scientifico, che unita alla psicoanalisi, ha dato vita alla teoria dell’attaccamento. La Società psicoanalitica britannica ha molto criticato la teoria bowlbiana per il sacrificio che ha fatto della vita inconscia e interiore. Bowlby privilegia l'osservazione longitudinale del bambino nel suo ambiente di vita. 26.1 L'ATTACCAMENTO Il LEGAME DI ATTACCAMENTO è una relazione stabile che si istaura tra la madre e il bambino fin dalla nascita di quest'ultimo e che si struttura sulla base dei comportamenti interattivi tra i due. Tale legame, essenziale per la sopravvivenza del piccolo, è innato e biologico, e fa sì che la madre protegga il figlio dei pericoli dell'ambiente e anche dalle sue tensioni interne. Secondo Bowlby, l'attaccamento del bambino alla madre non deriva dalla sessualità infantile né dal bisogno di nutrimento, ma è un legame primario che, come dimostrato dall’etologia e dalla concezione darwiniana, dipende innanzitutto dalla necessità di protezione dalle minacce ambientali e in particolare dai predatori. - osservazioni etologiche dei coniugi Harlow sui cuccioli di macaco Rheus -> curante le fasi di pericol i piccoli s rifugiano dalla madre di pezza e non da quella di ferro con biberon -> la vicinanza e il contatto sono più importanti della fame -> allo stesso modo il bambino ha un senso maggiore del bisogno di sicurezza rispetto alle esigenze fisiologiche. - oche diLorenz -> seguono la madre e mostrano angoscia quando non c'è, indipendentemente dal nutrimento. All’interno della relazione di attaccamento, il bambino ricerca la prossimità della madre come BASE SICURA e protesta alla separazione. COMPORTAMENTO DI ATTACCAMENTO: qualsiasi comportamento che consente a un individuo di ottenere o di manifestare la vicinanza con un’altra persona -> sorrisi, vocalizzazioni, pianti. SISTEMA DI COMPORAMENTI DI ATTACCAMENTO: il modo in cui si realizzano e si strutturano le relazioni tra bambino e la madre, su questo modello si basano le relazioni interpersonali, che dapprima sono orientate in una prospettiva monotropica e successivamente verso le altre persone significative. - obiettivo esterno: ricercare la vicinanza con le figure di attaccamento. - obiettivo interno: senso di sicurezza. L'esecuzione dei comportamenti di attaccamento viene svolta in modo GOAL-CORRECTED, ovvero in base allo scopo. ES. in una situazione di pericolo il bambino fa delle azioni per avere la vicinanza materna. A fronte di pericoli esterni o interni si crea una serie di connessioni tra i comportamenti e gli affetti dei bambini finalizzati a generare in lui l'impressione di sicurezza. PERIODO SENSIBILE: il momento in cui i bambini mobilitano le risorse per raggiungere l’obiettivo di attaccamento -> PRIMO ANNO DI VITA. Molti autori hanno sostituito su basi empiriche che la prospettiva monotropica in realtà si fonda su ATTACCAMENTI MULTIPLI, ovvero il bambino è in grado di sviluppare relazioni significative con varie figure di attaccamento. SISTEMA ESPLORATIVO: sistema antagonista di quello di attaccamento, permette al bambino di conoscere l’ambiente circostante, e viene attivato nel momento in cui il bambino si sente sufficientemente sicuro e protetto, tanto da potersi staccare dalla madre. Un BUON ADATTAMENTO è il bilanciamento dei due sistemi. 26.2 LE FASI DI SVILUPPO DELL'ATTACCAMENTO 4 fasi nello sviluppo del processo di attaccamento: - PRIMAFASE: PREATTACCAMENTO - 0-6 MESI Orientamento e segnali senza discriminazione della persona. Il bambino non è in grado di distinguere le persone che lo accudiscono ed ha comportamenti di attaccamento istintivi. - SECONDA FASE: FORMAZIONE DELL'ATTACCAMENTO - 0-6 MESI Orientamento e segnali verso una o più persone discriminate. Comportamenti di attaccamento selettivi e centrati sulla madre. Il bambino in entrambe le fasi 1 e 2 ha l'angoscia perché è stato lasciato solo, non perché ha persona la figura di attaccamento. Il bambino agisce intensamente rispetto a: a. contatto corporeo sguardo c. holding materno (scambi emotivi e cura) = TERZA FASE: MANTENIMENTO DELLA VICINANZA AD UNA PERSONA DISCRIMINATA MEDIANTE LA LOCOMOZIONE E | SEGNALI - 6 MESI/3 ANNI Attaccamento più intenso, con ansia e paura per l’estraneo e protesta per la separazione. Ha gli strumenti per cercare l'adulto quando non è presente e per usarlo come base sicura. È il periodo della COSTANZA DELL'OGGETTO -> periodo in cui il bambino può costruire e conservare una rappresentazione interna dell'oggetto stesso in sua assenza. = QUARTA FASE: RAPPORTO RECIPROCO DIRETTO SECONDO LO SCOPO - 3 ANNI IN POI 5. ATTACCAMENTO EVITANTE/AMBIVALENTE: evidenziato da Crittenden, nel momento in cui bambini maltrattati, durante la strange situation, si mostrano sia evitanti che ambivalenti. Sarebbe una strategia difensiva contro un genitore pericoloso. Stile di attaccamento disfunzionale. 26.5 | MODELLI OPERATIVI INTERNI | pattern di attaccamento della prima infanzia vengono interiorizzati dall’individuo come MODELLI OPERATIVI INTERNI che restano attivi per tutto il corso della vita, condizionano le successive relazioni interpersonali e orientano la strutturazione della personalità dell'individuo. I MOI sono rappresentazioni mentali originate dalle relazioni tra sé e le figure di attaccamento, che orientano e condizionano la percezione e l'interpretazione degli eventi, rendendo possibile la creazione di aspettative e di anticipazioni. Sono dinamici. In prospettiva piagettiana si basano su processi di assimilazione e accomodamento. Da un lato si formano nella relazione con la realtà, dall’altro devono anche costruire un modello sicuro con cui affrontare la dimensione infinitamente mutevole che circonda l'individuo. | moi sono importanti per l'elaborazione delle informazioni perché focalizzano l’attenzione del soggetto su alcuni aspetti della realtà. Bowlby lo ha riferito soprattutto rispetto ad attaccamenti conflittuali e di paura, in cui si escludono gli aspetti dolorosi; questo si ottiene scindendo la rappresentazione di sé e dell'altro e selezionando le informazioni che possono accedere alla coscienza da quelle che è preferibile ignorare. Due autori hanno analizzato e integrato questa teoria: 1. BRETHERTON: i modelli operativi interni sono considerati dall'autrice come rappresentazioni connesse alla memoria a lungo termine e alla memoria operativa del soggetto. Questi modelli sono basati sulla comunicazione verbale nella coppia madre-bambino, in cui si assegna importanza agli eventi condivisi. Riprendendo il concetto di copione di Schank e Abelson (rappresentazione del contesto interpersonale strutturata in sequenze che contengono informazioni narrative, inserite in un copione e riattivate in circostanze contingenti per comprenderle), la Bretherton considera i MOI come disposti su una linea che va da un vertice che comprende gli schemi di attaccamento più generali, comprensivi e astratti, ad un limite inferiore in cui ogni modello coincide con un singolo schema interattivo di attaccamento. Quindi i MOI possono variare anche in base ad esperienze successive. 2. CRITTENDEN: i legami di attaccamento, e poi la loro trasposizione in MOI, presentano una fondamentale regolarità (che riflette la regolarità della relazione di attaccamento) attraversata però da riorganizzazioni, che dipendono dalla crescita del bambino. Le riorganizzazioni possono poi essere attivate anche da mutamenti nelle strategie con cui i bambini valutano il pericolo. | MOI dipendono dunque dalla percezione, dalla scelta, dal confronto e dall'integrazione delle informazioni a disposizione del bambino. Nel corso dello sviluppo si trova sempre a riorganizzare e rivedere i modelli in base agli scarti tra attesa e realtà. - soggetti sicuri: moi duttili, modificano i comportamenti in base alla situazione con facilità. - soggetti insicuri: moi che non consentono previsioni adeguate. La strategia da adottare dipende da: - Modificazioni delle circostanze esterne e stati interni. - Elaborazione dei moi in modo coerente, oppure ristrutturazione se le circostanze non sono simili. 26.6 GLI STRUMENTI DI VALUTAZIONE DELL’ATTACCAMENTO Il problema della strange situation è che può essere usata solo su bambini di un anno, risultando essere inadatta già a 24 mesi. Modifiche per l'adattamento ai bambini prescolari: - variare i criteri di codifica dei comportamenti; - introdurre variazioni nel setting. Altri autori si sono concentrati invece sulle RAPPRESENTAZIONI MENTALI dell’attaccamento nel soggetto, ricavabili da interviste, tecniche proiettive e attività di gioco riconducibili alla relazione. 1. ADULT ATTACHMENT INTERVIEW: consente di valutare lo stato della mente dell'adulto in relazione alla propria esperienza di attaccamento, non però in modo diretto, attraverso l'esame dei contenuti espliciti e palesi, ma indirettamente, facendo emergere gli aspetti profondi e inconsci dei MOI che vengono elaborati attraverso la forma di narrazione. Si identificano 4 categorie (+1) di attaccamento adulto: a. attaccamento sicuro: visione equilibrata e coerente dell’attaccamento, verso cui si pongono in modo realistico. b. Attaccamento distanziante: non attribuiscono importanza alle esperienze passate, svalutazione delle figure di attaccamento o eliminazione dei ricordi connessi. Ha alle spalle una storia di carenze affettive. c. Attaccamento preoccupato (o invischiato): quadro confuso dell'esperienza di attaccamento, di cui non riescono a dare un'impressione coerente. d. Attaccamento non risolto: persone che non hanno elaborato bene traumi, lutti e abusi. Disorganizzazione dell’attaccamento. e. Attaccamento non classificato: interviste in cui ci sono stati sovrapposti e incomprensibili, con aspetti narrativi complessi e confusi. 2. ATTACHMENT STORY COMPLETION TASK: attraverso una serie di storie drammatizzate si valuta la rappresentazione dell’attaccamento in bambini prescolari. Il bambino deve completare la storia. 3. SECURITY SCALE: valutazione della percezione del bambino in relazione al genitore o alle figure di attaccamento. Il bambino è invitato a scegliere tra due possibilità in base alla propria esperienza. 26.7 CURE MATERNE E PSICOPATOLOGIA La teoria eziopatogenica bowlbiana ruota intorno alla concezione secondo cui l'insufficienza di tali cure può produrre esiti psicopatologici. La DEPRIVAZIONE MATERNA (mancanza di apporti emotivi e di accudimento) provoca ricadute drammatiche nello sviluppo fisico, emotivo, intellettuale e sociale del bambino. Dall’osservazione in orfanotrofio, Bowlby ha dedotto che i bambini trascurati o con psicopatologie finiscono in un circolo negativo in cui diventeranno genitori trascuranti. Le lunghe separazioni durante l'infanzia producono un CARATTERE ANAFFETTIVO, che si forma anche in conseguenza dell’inibizione ad amare prodotta dalla rabbia e dalle fantasie distruttive connesse alle frustrazioni subite. La reazione al distacco al genitore si divide in tre fasi: - Protesta - ritiro inse stessi - distacco Bowlby ha elaborato la TEORIA DELL'ANGOSCIA DELLA SEPARAZIONE: si manifesta quando è minacciata l’allenza madre-bambino o tra marito-moglie. L'angoscia da separazione comprende: preoccupazione, dolore, tensione, ira volta a punire il partner per prevenire possibili ripetizioni della separazione, ricerca quieta della persona mancante. L'angoscia del lutto è un particolare tipo di angoscia da separazione, in cui quest’ultima è irrecuperabile. Si succedono varie fasi: torpore bramosia, ricerca, collera disorganizzazione, disperazione, depressione ApONE riorganizzazione e ambiente di sostegno efficace 26.8 ATTACCAMENTO E PRATICA PSICOTERAPEUTICA La psicoanalisi bowlbiana si basa sul principio di fondo secondo cui l'analista deve costituire per il paziente la base sicura che questo non ha avuto durante la propria infanzia. Il raggiungimento di tale obiettivo è possibile solo in relazione al modo in cui vengono affrontate le difese del paziente, viste da Bowlby in prospettiva relazionale. - Difesa primaria positiva -> attac. Sicuro. - Difese secondarie patologiche -> modalità relazionali che consentono di mantenere la vicinanza con la f. di riferimento rifiutanti o non affidabili e che si esprimono o attraverso una strategia evitante o ambivalente, che si evidenziano nel raffreddamento emotivo o nell’aggrappamento alla figura rifiutante. Se si supera la fase delle difese secondarie, il paziente inizia a vedere l'analista come base sicura, si crea la relazione di fiducia, e introietta la base sicura. Le modalità di strutturazione della relazione analitica variano sulla base della tipologia di attaccamento del paziente: - Evitante -> analisi come intrusiva -> preferisce la relazione amichevole e flessibile. - Ambivalente -> ha bisogno di affidabilità e limiti. - Disorganizzato -> approccio di sostegno. La base sicura nel contesto psicoterapeutico si fonda su tre aspetti: la sintonia tra il paziente e l'analista, la competenza autobiografica, l'elaborazione degli affetti. 1. Laterapia si basa sull’integrazione dell’attaccamento e dell’affiliazione. Nel rapporto tra attaccamento e affiliazione-esplorazione si vede che un attaccamento sicuro produce l'esplorazione tranquilla, mentre se un pericolo minaccia l'attaccamento, si abbandona l'esplorazione. La compresenza tra attaccamento con l'analista e esplorazione fiduciosa della storia personale permettono la ricaduta positiva dell'analisi. 2. Holmes afferma che in ciascun individuo è presente uno stato nucleare che consiste nel modo in cui egli si percepisce in riferimento a se stesso e agli altri. Lo stato nucleare è condensato dalla storia personale, che se vista come narrazione personale, genera un’autobiografia, quindi un attaccamento sicuro. La narrazione autobiografia da coerenza e significato alla storia personale. Un paziente insicuro e con difese rigide ha lacune autobiografiche da affrontare in analisi. L'obiettivo principale della terapia è proprio acquisire una buona competenza autobiografica. PETER FONAGY La teoria della mentalizzazione 27.1 LA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO E LA PSICOANALISI Peter Fonagy e Target hanno posto la loro attenzione sul rapporto tra teoria dell’attaccamento e la psicoanalisi. CRITICHE A BOWLBY DA PARTE DELL'AMBIENTE PSICOANALITICO: b. Parlare: spiegazioni, chiarimenti e precisazioni sugli stati mentali del bambino e della madre, fornite dalla madre stessa. c. Interazione con i pari: relazione tra rappresentazioni simili, né identiche né troppo distanti. Fino a 3-4 anni di età, le correlazioni tra le esperienze esterne e il mondo interno del bambino possono avvenire secondo due modalità: d. MODALITA’ DELL'EQUIVALENZA PSICHICA: convinto che il mondo interno proprio e quello degli altri in parte coincidono e in parte corrispondono con la realtà esterna. e. MODALITA’ DEL FAR FINTA: il bambino è consapevole che l’esperienza esterna e quella interna non coincidono, ma la mente costituisce un ponte tra due dimensioni. La mentalizzazione, infatti, pone in relazione le realtà esterna e quella interna in modo che siano vissute come collegate (come nell’equivalenza psichica) ma allo stesso tempo distinte (come nel far finta). Fino a 3-4 anni di età, le correlazioni tra le esperienze esterne e il mondo interno del bambino possono avvenire secondo due modalità: a. MODALITA’ DELL'EQUIVALENZA PSICHICA: convinto che il mondo interno proprio e quello degli altri in parte coincidono e in parte corrispondono con la realtà esterna. b. MODALITA’ DEL FAR FINTA: il bambino è consapevole che l’esperienza esterna e quella interna non coincidono, ma la mente costituisce un ponte tra due dimensioni. La mentalizzazione, infatti, pone in relazione le realtà esterna e quella interna in modo che siano vissute come collegate (come nell’equivalenza psichica) ma allo stesso tempo distinte (come nel far finta). 27.5 MENTALIZZAZIONE E TRAUMA Nel bambino traumatizzato, l'integrazione tra la modalità dell’equivalenza psichica e quella del far finta fallisce, almeno in parte, a causa dell'intensità delle emozioni e dei conflitti che si manifestano in lui. Le idee traumatiche non hanno collegamenti con il reale, sono relegate nella fantasia. Il trauma e il maltrattamento in famiglia non permette al genitore e di conseguenza al figlio di giocare con i pensieri disturbanti. Far finta non è più un'operazione creativa, ma diventa una finzione, una menzogna. Il genitore abusante puà presentare la realtà falsa, che comporta nel bambino un set di sentimenti sganciati dalle sue sensazioni. L'abuso impedisce al bambino di valutare correttamente le rappresentazioni del proprio (e degli altrui) stati mentali, che così diventano rigide, disadattive e inappropriate. Si danneggia la capacità riflessiva e il senso del Sé, poiché vede dolore nella mente dell'altro, distaccandosene. Il deficit di mentalizzazione nel bambino può essere considerato sia una difesa che un adattamento alle condizioni dolorose e traumatiche in cui si trova. In queste circostanze capita che il bambino si discosti dalle proprie percezioni, regredendo alla fusionalità con il genitore. Secondo la prospettiva psicoanalitica, il bambino interiorizza l'immagine del genitore dotato di capacità di contenimento e in questo modo acquisisce a sua volta la capacità di contenere il conflitto e l'angoscia. Secondo Fonagy e Target il processo è invece più complesso: il bambino percepisce nel genitore non solo l'atteggiamento mentale di cui si deve appropriare, ma anche il pensiero del genitore stesso rispetto a un'immagine di sé (del bambino) dotata di capacità di mentalizzazione, di desideri, di credenze. Si produce nel bambino un SE' ESTRANEO nel momento in cui il piccolo trova solo la rappresentazione materna senza la rappresentazione di Sé, così l'oggetto materno non si integrerà nel bambino. Il sé estraneo è un oggetto di identificazione proiettiva, attraverso cui egli colloca il suo nucleo di sofferenza fuori di sé nell'oggetto con cui si relaziona. Ricorre alla dissociazione della parte di Sé collegata al dolore, rimanendo come contenuto mentale non pensabile. Con lo sviluppo di una normale mentalizzazione e in assenza di traumi, il Sé estraneo è almeno parzialmente omogeneizzato attraverso le cosiddette NARRATIVE DEL SE’, modalità attravers le quali il soggetto si rappresenta narrativamente attraverso storie prevalentemente di portata autobiografica. In presenza di traumi e maltrattamenti, invece, il bambino ricorre al Sé estraneo per separarsi dal proprio nucleo di sofferenza, il Sé estraneo è usato per identificarsi con l'aggressore, esperendo se stesso come distruttivo e colpevole. Nel momento in cui il Sé estraneo è usato in modo patologico, il bambino ha: - rifiuto della mentalizzazione - smembramento del sé - dipendenza della presenza dell’altro come contenitore delle proprie emozioni negative. PSICOLOGIA DEL SÈ HEINZ KOHUT Heinz Kohut (1913-1981) è l'iniziatore della PSICOLOGIA DEL SE’ (Self Psychology) orientamento psicoanalitico nato a Chicago e diffuso, a partire dagli anni '70, negli USA e poi anche in Europa. Nasce in opposizione alla teoria psicoanalitica freudiana; definiti “analisti dei casi impossibili”; critiche: = necessario avere più libertà di sperimentazione; - cambiamento delle malattie rispetto al periodo freudiano. È necessario rimodulare sia le pratiche che la teoria. La tecnica doveva diventare più duttile e adattabile alle esigenze del paziente. La scuola di Kohut si è concentrata molto sulle problematiche narcisistiche e pre- edipiche. 28.1 EVOLUZIONE DEL PENSIERO DI KOHUT Il modello di Kohut ha subito varie fasi, in un progressivo allontanamento da Freud. Seguendo i punti individuati da Siani: 1. MODELLO MISTO (fino al 1971): concilia teoria freudiana e relazionale tramite la Psicologia dell’lo; abbandono degli aspetti pulsionali. 2. MODELLO RELAZIONALE COMPLEMENTARE (1977): la ricerca di relazioni è la spinta primaria dell'individuo; i disturbi narcisistici sono curati con l'approccio relazionale, mentre gli altri disturbi possono usufruire sia della teoria pulsionale che relazionale. 3. MODELLO RELAZIONALE ALTERNATIVO (1982-84): Kohut elabora due concetti: = narcisismo maturo, esito sano dello sviluppo psichico e relazionale dell'individuo che ha ottenuto adeguate risposte empatiche dalle figura genitoriale nel periodo pre-edipico; - amoreoggettuale maturo, risultato di un'evoluzione personale e relazionale che passa in modo non truamatico attraverso l’edipo e che porta ad un'autorealizzazione narcisistica in armonia con il proprio Sé. Il raggiungimento dell'amore oggettuale non è possibile senza un adeguato narcisismo individuale (e viceversa). 28.2 CRITICHE ALL'ORTODOSSIA FREUDIANA La Psicologia del Sé pone come fulcro della vita mentale la relazione, in particolare quella primaria con i genitori e il Sé in formazione del bambino. CONFLITTO EDIPICO -> non è universale, non è una tappa fissa e obbligata dello sviluppo individuale. L'esibizione del bambino della propria sessualità verso un genitore è un normale narcisismo, ma se l'approccio genitoriale è positivo, l'evoluzione delle dinamiche edipiche del bambino si svolge in modo non traumatico ed evolve verso una relazionalità sana, definita da Kohut SITUAZIONE EDIPICA. Il complesso edipico invece rientra nel momento in cui si hanno reazioni negative da parte dei genitori, generando vergogna, senso di colpa e sentimenti depressivi nel bambino. Secondo Kohut l’ORIGINE DEL DISTURBO, inteso come deficit nella formazione del Sé, è da ricercare nella relazione primaria con la madre. Il bambino è insufficientemente rispecchiato dalla madre. Gli impulsi ostili, le componenti edipiche sessualizzate e gli aspetti conflittuali patologici sono conseguenze della relazione primaria negativa. Kohut dice che la terapia freudiana è inefficace verso il narcisismo. CRITICHE DI KOHUT: - Illusione di rendere conscio l'inconscio; - visione negativa di difese e resistenze -> Kohut le considera protezioni del Sé dalla disintegrazione. 28.3 IL SE' Kohut pone il Sé al centro del suo sistema di pensiero e lo descrive come il nucleo della personalità dell'individuo, che si forma attraverso le relazioni con le altre persone, soprattutto con quelle significative della primissima infanzia. Più in particolare, il Sé viene definito come il CENTRO INDIPENDENTE DI INIZIATIVA, il POLO DI PERCEZIONE DI ESPERIENZE dell’individuo. Il Sé è il centro dell'iniziativa. Sappiamo di essere connessi ad altri, ma di avere una parte autonoma; siamo coesi da un punto di vista di spazio-tempo. Il Sé è il nucleo della propria soggettività: risentiamo delle modificazioni e delle influenze delle relazioni, ma abbiamo anche delle specificità soggettive. Il Sé è alla base di: percezione della propria individualità e differenza dall'altro; propria coesione a livello spazio- temporale; c. propria unitarietà e coesione verso la possibile frammentazione.critica all'adultomorfismo freudiano -> tutti siamo dipendenti e narcisistici secondo K. 28.4 DAL SE’ VIRTUALE AL SE’ BIPOLARE FASI DELLA COSTRUZIONE DEL SE' PER KOHUT: 1. SE' VIRTUALE: aspettative dei genitori verso i figli -> prima della nascita. SE’ RUDIMENTALE: risultati delle proiezioni dei loro stati mentali sul bambino (nel caos prepsicologico). 3. SE' NUCLEARE: superamento del caos psicologico; struttura primitiva già abbastanza complessa, precursore del Sé adulto. Può non costruirsi nei contesti relazionali caratterizzati da gravi e precoci situazioni traumatiche. Si forma nella relazione con i genitori, che sono OGGETTO-SE' (un oggetto che risponde empaticamente alle richieste e ai bisogni del bambino e che si pone al suo servizio). Il Sé nucleare si costituisce attraverso l’INTERIORIZZAZIONE TRASMUTANTE degli oggetti-Sé genitoriali. È un processo che ha luogo con la metabolizzazione dell'oggetto-Sé: - Frammentazione - decostruzione dell'oggetto-Sé - ricomposizione di alcune delle componenti. Nell prime fasi di vita gli oggetti-Sé sono ARCAICI, che il bambino avverte come parti di se stesso, in un rapporto simbiotico con il genitore, sia somatico che psichico. Il sé quindi si forma sulla base del rapporto tra la dotazione innata del neonato e le risposte degli oggetti-sé. Il suo sviluppo dipende dalle reazioni del bambino alle esperienze gratificanti o frustranti suscitate in lui dalle risposte fornite dai genitori ai suoi bisogni narcisistici primari. A. COMPRENSIONE EMPATICA B. SPIEGAZIONE MODELLI PSICOANALITICI RECENTI WILFRED R. BION La teoria di Wifred R. Bion (1897- 1979) si fonda sulla formazione del pensiero. Un ruolo fondamentale ha il dolore, che appare inevitabile ed essenziale al processo di conoscenza e formazione del pensiero. 29.1 LE DINAMICHE DI GRUPPO Nel volume del 1961 “Esperienze nei gruppi”, Bion raccoglie i racconti vissuti in prima persona delle terapie gruppali durante la Il guerra mondiale, nell’Ospedale psichiatrico militare. Bion nota nel gruppo due tendenze opposte: - esecuzione di un compito -> cosciente e orientata al pensiero -> dialettica positiva tra dimensione individuale e gruppale. - Opposizione all'esecuzione di un compito -> inconscia e che boicotta la direzione del pensiero -> il soggetto viene assorbito dal gruppo, perdendo l’individualità. In entrambe, il gruppo è un'entità sovraordinaria rispetto agli individui che ne fanno parte, è costituito da una dimensione mentale condivisa e unitaria al cui interno i singoli membri perdono, in misura diversa, la loro specificità e unicità. Bion è definito iniziatore dell’ANALISI DI GRUPPO (opposta all'analisi in gruppo). Bion osserva il gruppo e lo analizza come tale, cioè un'unità indivisibile e non riconducibile alla somma dei suoi membri. MENTALITA' DI GRUPPO: attività mentale collettiva, condivisa nel gruppo, con la quale i singoli membri si sintonizzano tra loro in maniera spontanea e automatica. È una dimensione inconscia che si riferisce ai desideri,volontà e opinioni del gruppo che vengono accettati unanimamente: - costruita inconsapevolmente dai singoli membri - intrisa di emozioni intense - il gruppo non è disposto a prenderne coscienza. CULTURA DEL GRUPPO: risultato della sovrapposizione tra la mentalità del gruppo inteso come totalità indifferenziata e l'apporto dei singoli membri che coincide con la struttura che il gruppo stesso assume in un determinato momento per assolvere precisi compiti. ASSUNTI DI BASE: la mentalità di gruppo è il contenitore e gli assunti di base sono i contenuti. Sono fantasie gruppali, dotate di tratti onnipotenti e magici relativi alla possibilità di raggiungere scopi che il gruppo si propone. Si manifestano come emozioni intense e primitive, inconsce e irrazionali, che hanno la funzione di rendere inattaccabile il gruppo dall'attività del pensiero. Gli assunti di base impediscono che il gruppo possa prendere coscienza del suo funzionamento mentale e lo mettono al riapro dalla frustrazione connessa alla conoscenza. Il gruppo non può apprendere dall'esperienza, poiché sarebbe compromesso dalla trasformazione. 1. ASSUNTO DI BASE DI DIPENDENZA: convinzione magica che esiste un'entità esterna al gruppo che ne soddisfa tutti i bisogni. Il leader è una figura onnipotente, a cui si attribuiscono tutte le responsabilità. Se il terapeuta non conferma questa immagine, viene sostituito da un nuovo leader, spesso la personalità più patologica, oppure si usa un'altra modalità che non è la dipendenza. 2. ASSUNTO DI BASE DI ATTACCO-FUGA: convinzione che il gruppo abbia un nemico da cui bisogna difendersi con attacco o fuga, può essere identificato con il terapeuta. 3. ASSUNTO DI BASE DI ACCOPPIAMENTO: convinzione inconscia che i problemi del gruppo possano essere affrontati e risolti in prospettiva messianica, in cui si può formare una coppia nel gruppo da cui nascerà una figura salvifica. Se dovesse nascere davvero l'assunto si annullerebbe. Si manifestano uno per volta, non si mescolano e non si sovrappongono. | due assunti che non si verificano sono confinati nell’area protomentale. La VALENZA è la capacità del singolo di allinearsi con l'assunto di base del gruppo. Il gruppo in assunto di base non va verso la conoscenza, rifiuta la crescita e lo sviluppo, è estraneo al tempo e non tollera la frustrazione. LINGUAGGIO DEL GRUPPO: forma espressiva stereotipata che non va verso il pensiero ma verso l’azione. GRUPPO DI LAVORO: particolare organizzazione mentale del gruppo, conscia, che funziona in modo analogo all’io; manifesta una reale capacità di collaborazione da parte dei suoi membri, basata su un approccio razionale al compito. -> gruppi specializzati di lavoro: sono nella società e sono depositari del controllo dei tre assunti (chiesa, esercito, aristocrazia). MISTICO O GENIO: leader dotato di qualità eccezionali e portatore di nuove idee, presenza destabilizzante, causa di trasformazioni catastrofiche -> ENSTABILISHMENT: contro il mistico, è un insieme di elementi che rendono il gruppo stabile e impediscono le trasformazioni distruttive. TRE FORME NEL RAPPORTO TRA MISTICO E GRUPPO: a. Conviviale: non ci sono trasformazioni, non si influenzano. b. Simbiotico: trasformazioni positive in entrambi, scambi tra i due. c. Parassitario: impoverimento di entrambi. 29.2 IL PENSIERO Secondo Bion, alla base di ogni attività di pensiero si trovano ESPERIENZE EMOTIVE e IMPRESIONI SENSORIALI non elaborate, non ancora pensabili. Senza una componente primaria di natura emozionale o sensoriale il pensiero non può nascere. Immagine BIO-PSICOLOGICA DELLA MENTE, basata su una continuità tra soma e psiche. Il corpo ha virtualità psicologiche e la psiche è connessa al corpo. LIVELLO PROTOMENTALE: stato in cui il corpo e la mente sono indifferenziati, le emozioni sono caotiche, disorganizzate e indistinte, il sentire individuale e altrui non si distanzia. Se i nuclei emotivi non elaborati vengono filtrati dalla FUNZIONE ALFA, una componente della personalità che elabora le emozini in direzione della loro pensabilità, si trasformano in ELEMENTI ALFA, immagini inconsce, visive (anche acustiche e olfattive), che sono la prima tappa di formazione del pensiero. Ciò che è scartato diventa ELEMENTO BETA, espulso, cosa in sé, non pensabile, posto nella sfera protosomatica. Ciò può avvenire tramite l'identificazione proiettiva. Nelle prime fasi di vita la funzione alfa è materna, contenitore delle proiezioni del neonato. La madre empatica (reverie) attiva la propria finzione alfa di contenitore, elaborando le angosce infantili e restituendole bonificate. Così il bambino introietta anche la funzione alfa materna per elaborare le negatività. PROTOPENSIERI: emozioni e sensazioni grezze e primitive del bambino, nuclei mentali dell'esperienza della cosa in sé e non elaborabile, archiviati in attesa di essere trasformati in pensiero con lo sviluppo della funzione alfa. PRECONCEZIONI: stato di attesa che ha il suo modello nell’aspettativa innata del seno materno da parte del neonato, immagini primarie che si trovano nella mente dell'individuo prima e indipendentemente dalle esperienze reali. CONCEZIONE: pensiero potenziale, nucleo di pensiero allo stato virtuale, che può essere usato. Forma il concetto, ovvero il risultato di un processo di astrazione dei contenuti di una o più concezioni. 29.3 LA PSICOSI Il funzionamento mentale non patologico si basa sulla funzione alfa e sulla BARRIERA DI CONTATTO (assimilabile alla censura freudiana), ovvero una membrana semipermeabile, costituita dall'aggregazione degli elementi alfa, che separa il conscio dall’inconscio. Per semipermeabile si intende che la separazione non è rigida e assoluta, ma pur distinguendo gli ambiti, li mette in contatto. Regola il passaggio dei contenuti dal conscio all’inconscio e viceversa. È alla base del funzionamento sano della mente ed è responsabile della distinzione e della separazione anche tra il sonno e la veglia. MENTE PSICOTICA: la funzione alfa è compromessa, le emozioni e le sensazioni grezze non vengono trasformate in elementi alfa e sono espulsi come beta. PSICOSI: grave disturbo della capacità di pensare dovuto al deterioramento della funzione alfa e alla mancata creazione della barriera di contatto, al cui posto si trova lo SCHEMA DI ELEMENTI BETA, costituito da un agglomerato di elementi beta, di vissuti non elaborati. Si ha quindi intolleranza delle frustrazioni, prevalere di impulsi e di atteggiamenti distruttivi e timore di un annientamento. Bion, sulla scia della Klein, teorizza che la mente psicotica funzioni secondo IDENTIFICAZIONE PROIETTIVA PATOLOGICA: disintegrazione dell'apparato psichico allo scopo di rendere impossibile la percezione del dolore e della frustrazione; deriva dall’invidia eccessiva e dall’intolleranza alle frustrazioni; quest'ultima fa si che i contenuti mentali, i sentimenti intolleranti e le parti della struttura psichica vengano evacuati in modo caotico al di fuori di sé. L'apparato psichico viene frammentato e le sue parti espulse, attaccate agli oggetti esterni reali. | frammenti evacuati continuano a vivere sugli oggetti esterni, percepiti dal soggetto come OGGETTI BIZZARRI (formazioni deliranti costituite da un agglomerato di parti scisse della propria personalità, tracce di lo e Super-io, frammenti di oggetti interni e dagli stessi oggetti reali). Il soggetto si sente minacciato da questi oggetti bizzarri. Inoltre sono compromessi: relazioni con la realtà, memoria, attenzione, giudizio, pensiero. Lo psicotico usa prima la scissione e poi l’identificazione patologica. In ognuno di noi c'è una parte psicotica e una non psicotica. Lo psicotico si distingue dal non psicotico perché attiva solo i meccanismi psicotici della sua personalità. All'origine della psicosi, secondo Bion, ci sono disposizioni congenite e una relazione con una madre priva di reverie. MONDO DELLO PSICOTICO: - mancanza di confini sé-oggetto esterno; - sensazione di non esistere come persona; - convinzione di non riuscire a dare senso a se e al mondo; - difficoltà di comunicazione - onnipotenza e onniscenza che boicottano pensiero, apprendimento, alterazione della simbolizzazione. paziente deve superare K e puntare a diventare O, prendendo contatto empaticamente con i contenuti del proprio inconscio. L'analista deve porsi in una condizione di UNISONO (at-one-menti) con il paziente e più in particolare con la O del paziente e con la propria. L'analizzando per progredire deve superare le CESURE, ovvero i punti si separazione tra i diversi stati mentali. JACQUES LACAN Jacques Lacan (1901-1981) fondò un sistema di pensiero fondato sulla psicoanalisi, psichiatrica, filosofia, linguistica, antropologia strutturale, logica, letteratura; molto criticato per le sue oscurità e contraddizioni. 31.1 IL “RITORNO A FREUD” È stata la ragione guida di Lacan, ovvero un recupero del vero insegnamento di Freud. Il ritorno ruota su due cardini: a. inconscio come sede della verità, irriducibile alla coscienza; b. linguaggio dell'inconscio come insieme di processi rapportabili a una matrice linguistico-retorica (vedi Interpretazione dei Sogni). Bisogna dire che i concetti freudiani in Lacan sono poco allineati con l'originale, in approccio trasformativo caratteristico dell'autore. 31.2 LO STADIO DELLO SPECCHIO. LA DIMENSIONE IMMAGINARIA Studiando la paranoia, Lacan ha considerato la scissione interna al soggetto come un’identificazione del soggetto con un'immagine idealizzata di sé. La paranoia quindi è basata su una scissione tra ciò che l'individuo è (o il modo in cui si percepisce) e ciò che vorrebbe essere, tra il suo lo e l’Ideale dell'Io. Lacan sostiene che l’lo di qualunque individuo si forma a seguito di un'identificazione di un'immagine ideale di sé. Infatti tra i 6 e i 18 mesi un bambino davanti ad uno specchio si riconosce grazie alla vista come unità, anche se si percepisce come frammentato. - je: soggetto, bambino che vive le proprie esperienze. - moi: lo, immagine riflessa, idealizzata, unitaria. La gioia del bambino è data dalla scoperta di un'immagine che si trova in un altro luogo, ma rimanda a se stesso, quindi può identificarsi. Così si sviluppa il NARCISISMO dell'individuo. La personalità di tutti ha presupposti paranoici, che si costruisce sulla scissione del je e del moi. L'identificazione è connessa con un'alienazione. L'IO viene considerato sintomo umano per eccellenza, la malattia mentale dell’uomo, la faccia alienata dell'individuo. Il soggetto si vede oggettivato nell’lo, che è il risultato di una serie di identificazioni intese come assunzioni inconsce di un'immagine che porta ad una trasformazione dell'essere del soggetto sul modello delle immagini dell'altro: questo altro è la propria immagine riflessa. Tra il soggetto e l'immagine riflessa c'è la LACERAZIONE ORIGINALE, per cui il soggetto rimarrà sempre strutturalmente diviso (S barrata). lo mi identifico come lo quando mi identifico con la mia immagine riflessa e quando sono cosciente di ciò. CONSEGUENZE: a. L’lo è la parte di sé che l'individuo percepisce e coincide con la coscienza, mentre il je, il soggetto, è la parte non visibile, nascosta, quella che fugge dalla visione, coincide con l’Inconscio (lo=coscienza; je=inconscio). b. L'immagine riflessa sarà sostituita dall'immagine dell'altro, e con l’altro il soggetto instaurerà tutti i meccanismi di identificazione che sono alla base della formazione graduale e continua della propria personalità. Ciò che accade di fronte allo specchio è la matrice simbolica in cui l’lo si precipita in una forma primordiale, prima di oggettivarsi nella dialettica dell’identificazione con l’altro. L’lo si forma in una pratica alienante in cui il soggetto si identifica come lo attraverso un rapporto con l'immagine dell'altro. Lo SPECCHIO è uno spazio in cui si costruisce la propria immagine di sé come altro; in tal modo lo specchio è analogo allo spazio in cui si trovano gli altri individui, che vengono percepiti a loro volta come corpi unificati e con i quali vengono attivati meccanismi di identificazione simili a quelli che si hanno con la propria immagine riflessa. Il SUPER-IO, poi, nasce in contemporanea all’lo, tramite l’idealizzazione dell'immagine riflessa. L'altro speculare è sia un modello che un avversario, poiché contiene l'ideale dell'Io, ovvero quello che il soggetto non è. Per cui l'oggetto diventa persecutorio ed è simile al soggetto, è una proiezione: ciò spiega il motivo per cui Lacan considera la paranoia come risultato di una fissazione allo stadio dello specchio. Lo stadio dello specchio costituisce l'ordine dell’IMMAGINARIO, definito così perché: 1. Sia la costruzione dell'identità personale sia l'articolazione delle relazioni con gli altri sono basate su immagini; 2. Le immagini a cui si riferisce Lacan non presuppongono un ancoraggio obiettivo alla realtà esterna. Rimandano sia all'immagine che all’illusione. Concludiamo dicendo che l’immagine allo specchio ha tre caratteristiche: a. Illusorietà: è una rappresentazione della realtà. b. Alienazione: l'identità viene acquisita attraverso l’altro. c. Narcisismo: connesso alla funzione dello specchio. C'è discontinuità nell'ordine dell’Immaginario che si colloca nella coscienza, sede dell'apparenza, illusione e inganno, mentre la verità sta solo nell’Inconscio. 31.3 | COMPLESSI FAMILIARI Il bambino solitamente si confronta con madre, padre, fratello. Con ciascuna di queste figure egli attiva una serie di reazioni che hanno tratti costanti. Tali sistemi di reazioni costituiscono dei COMPLESSI: 1. COMPLESSO DI SVEZZAMENTO (madre-bambino): il distacco dal seno materno è rivissuto come il trauma originario della nascita. Il complesso di svezzamento (distacco, separazione dolorosa) è connesso al corpo-in-frammenti del bambino, che produce la ricerca di un rapporto fusionale con la madre per ripristinare l’unità originaria. La pulsione di morte è qui collocata ed è il desiderio di perdersi nel corpo materno. 2. COMPLESSO DI INTRUSIONE (fratello-bambino): riguarda l’imago del fratello. Intrusione del fratello minore nella vita dell'altro, intrusione del maggiore nell’Io del minore. Il fratello è il doppio con cui il soggetto si identifica, per cui, come abbiamo visto, è anche ostacolo che allontana dal seno materno. - Identificazione con il fratello allattato -> ricomposizione nel corpo-in-frammenti. - Distanza dal seno -> fantasmi della frammentazione. La rivalità con il fratello genera il complesso fraterno. 3. COMPLESSO DI EDIPO (padre-bambino): con l'imago del padre. Lacan critica il maschilismo freudiano. Il complesso edipico è ricondotto da Lacan, sia nel maschio che nella femmina, al desiderio di fondersi simbioticamente con la madre per ripristinare l’unità perduta alla nascita. Tale desiderio di fusionalità, se frustrato, produce angoscia di frammentazione, con successiva paura della castrazione simbolica. L'imago del padre favorisce il superamento da parte del bambino del gioco paranoico di identificazione della fase dello specchio. Prima vive il padre come doppio speculare, un rivale che si assimila all’lo riflesso. Successivamente il padre diventa riferimento culturale identitario stabile, è un'immagine che si pone anche come fondamento di tutti i successivi rapporti sociali. Questo passaggio, secondo Lacan, è la transizione dell’Immaginario verso il Simbolico. 31.4 LA SVOLTA STRUTTURALISTA. IL SIMBOLICO Negli anni 50, Lacan riprende lo strutturalismo di Jakobson e Levi-Strauss per passare al SIMBOLICO. Dalla linguistica strutturale Lacan riprende il concetto secondo cui il linguaggio non è un semplice strumento espressivo che viene usato e manipolato dall'uomo per le proprie esigenze comunicative, ma è un sistema autonomo dall’individuo, il quale non vi si accosta dall'esterno per usarlo, ma al contrario vi è immerso e ne è determinato. Le regole della lingua diventano regole della mente individuale e quelle con cui è strutturata la realtà. Il linguaggio con le sue regole si identifica con l'ordine Simbolico che controlla il soggetto. L'alienazione è originata dal linguaggio, indicato come Altro (altro minuscolo è l’immagine riflessa), che coincide con le leggi del linguaggio e, di riflesso, con quelle della cultura, che determinano la formazione della mente dell’uomo. L'altro come oggetto di identificazione appartiene all’ordine dell’Immaginario che si trova nella sfera conscia della psiche, mentre l’Altro inteso come ciò che sovradetermina l'individuo appartiene all'ordine del Simbolico del linguaggio e dell'Inconscio. DEFINIZIONI: a. LINGUAGGIO -> sistema, codice, insieme di norme linguistiche condivise; b. PAROLA -> appropriazione individuale del linguaggio ad opera di ogni singolo parlante; c. DISCORSO -> l'unione tra langue e parole nella comunicazione linguistica. Secondo De Saussure, il segno linguistico comprende tre aspetti: - il significante -> autonomo dal significato. -> Simbolico - il significato -> risultato di una scelta condivisa. -> Immaginario - ilreferente Dall’unione di significato e significante si forma la langue. Lacan schematizza le relazioni tra significato e significante come S/s -> il significante (5) domina e determina il significato (s), viene prima e appare irriducibile a qualsiasi significato. Dunque il senso di un enunciato è definito da Lacan come il risultato della connessione non dei significati, ma dei significanti; nemmeno deriva dal legame con la realtà materiale, ma si elabora all'interno di una dimensione circolare in cui una catena di significanti rimanda ad un'altra catena di significati. Il significante produce il SENSO di cui il significato è parte. Lacan sostiene che il soggetto diviso (S barrato), osservato in una prospettiva simbolica, non è più risultato del rispecchiamento identificatorio dell’Immaginario, ma è l’effetto della separazione tra il significante e il significato. L'ordine significante causa il soggetto come soggetto diviso. 31.5 IL REALE, L'OGGETTO A, LA COSA 3. Se il bambino accede al Nome-del-Padre o metafora paterna, si identifica con il padre, lo assume a livello simbolico, non è il fallo ma HA il fallo (nelle femmine non ha il fallo). Se il divieto paterno non è accettato il bambino rimane fallo e non raggiunge il livello Simbolico. SUPERAMENTO DELL'EDIPO: rinuncia alla fusionalità per accedere al fallo nella sua portata simbolica. Il Padre, detentore del fallo reale, può separare il fallo immaginario (oggetto del desiderio fusionale) con il fallo simbolico, che mostra la castrazione sia del bambino che della madre. 31.9 LA PSICOPATOLOGIA Secondo Lacan i disturbi mentali hanno solo base psichica, che si rifanno all'immaginario in cui l'’imago determina le identificazioni che formano l’lo. Il processo di identificazione è alla base del funzionamento della psiche. PSICHE: frattura tra il soggetto e la propria immagine speculare (je-moi), come lo spazio tra il corpo in frammenti e l’immagine allo specchio. Le dinamiche di identificazione guidano ciò che accade nella psiche. DISTURBI MENTALI: in relazione alla distanza tra soggetto e imago. Le cause sono psichiche. La normalità è costruita su radici paranoiche della personalità, che viene annullata nella malattia. La GUARIGIONE consiste nel ricostruire la frattura, nel riportare il soggetto verso i processi identificativi. La nevrosi e la psicosi sono considerate da Lacan come strutture al cui interno si costruisce il soggetto. - PSICOSI: deficienza del significante paterno e del mancato accoglimento della castrazione -> il soggetto rimane imbrigliato nell'immaginario e nelle dinamiche narcisistiche -> caratterizzata dalla FORCLUSIONE (o preclusione). Carenza dell’organizzazione simbolica che provoca una compromissione del rapporto tra Immaginario e Reale. - NEVROSI: collegata alla rimozione originaria (prima considerata da Lacan come scissione ineliminabile, poi come castrazione). La rimozione riguarda il fallo immaginario, quindi il desiderio edipico. L'ordine Simbolico non è compromesso. La differenza tra rimozione e forclusione sta nel fatto che la prima il significante è accolto e poi rimosso, nella seconda o non è entrato o non è mai esistito, per cui ciò che forcluso compare poi sotto forma di allucinazione o delirio. 31.10 LA TERAPIA LACANIANA La seduta psicoanalitica, secondo Lacan, riproduce i processi di identificazione del soggetto con l’imago dell'altro. Osservando i nevrotici, Lacan nota che è come se il sintomo parlasse per il paziente e il paziente usasse un linguaggio che contribuisce ad allontanare se stesso dalla verità. L'analista deve agire sul linguggio del paziente e rompere la logica alienata che usa. Lacan accoglie la parola del paziente con continui NO, silenzi, sbuffi, addirittura con l'interruzione improvvisa della seduta. L'analista rompe le identificazioni del paziente con l'lo e cerca di orientarlo a prendere coscienza delle caratteristiche oscillatorie e fragili della sua identità. Il MUTAMENTO TERAPEUTICO si evidenzia quando la PAROLA VUOTA del paziente, ancorata all'immaginario, diventa PAROLA PIENA, permettendo la realizzazione simbolica del paziente, così il senso si fa soggettività. Solo allora l'analista diventa il NOME-DEL-PADRE per il paziente e crea il simbolo fallico. Per fare ciò servono gli atteggiamenti strani e buffi, per fare da specchio al paziente. L'analista, giovando a fare il morto, blocca il meccanismo di identificazione nel paziente. Bisogna mirare a superare l’identificazione con l'Io, andando alla ricerca del senso come non-senso, del Nome-del-Padre come oscillazione tra assenza e presenza di identità. INTERPRETAZIONE: ricerca del senso che sfugge al significato e rientra nell'ambito di un desiderio senza oggetto che mostra la mancanza a essere costitutiva del soggetto. Lacan si batte contro la Psicologia dell’Io, sostenendo che non bisogna assoggettare l’Inconscio all’Io, ma viceversa, l'io all’inconscio, per accedere alla soggettivizzazione. In questa polemica, Lacan afferma anche che per intervenire sul paziente, l'analista deve cercare di arrestare il suo ciclo di identificazioni immaginarie, facendolo accedere all'identificazione simbolica, ottenuta quando l'analista assume la stessa funzione del padre simbolico nel complesso edipico. Il TRANSFER deve essere nel Simbolico, una domanda di significazione che il paziente rivolge all’analista. La tecnica lacaniana è focalizzata sulla PAROLA. Il linguaggio è il terzo elemento insieme a paziente e analista. L'analista deve uscire dal discorso del paziente per non esserne invischiato, deve evidenziare che il paziente si rivolge ad altro. L'analista deve porsi come terzo, nel luogo dell'Altro, della legge, Simbolico, del Nome-del-Padre. La parola vuota resta separata dal desiderio inconscio del soggetto, è la parola dell'Io; la parola piena emerge dall’eclissi dell’lo. SVILUPPI DEL MODELLO RELAZIONALE 34.1 MODELLO IN DIVENIRE Secondo il modello psicoanalitico relazionale, alla base dell’attività psichica si trovano non le pulsioni, ma le relazioni. L'individuo vive da sempre all'interno di una matrice relazionale, lotta per mantenere legami con le altre persone e anche per differenziarsi da esse. La mente è dunque basata su configurazioni relazionali, è diadica e interattiva. MITCHELL: sia la creazione dei significati, sia l’organizzazione del Sé hanno un'origine relazionale, in particolare dipendono dall’attaccamento agli altri e dai modelli interattivi. Anche la costruzione del mondo soggettivo dei significati è un processo interattivo (connessione fra pezzi di esperienza e ambiente culturale). Nel concetto di matrice relazionale sono inserite sia le sfere interpersonali che intrapsichiche. La MENTE UMANA è sociale per origini e natura, è allo stesso tempo prodotto ed elemento costitutivo della matrice culturale e linguistica entro la quale sorge. Qualsiasi significato nasce dalla relazione, perciò ogni riferimento ad aspetti innati della mente perde valore. Le origini della prospettiva relazionale si inquadrano nelle vicende degli psicoanalisti europei costretti ad emigrare in USA e Inghilterra per il nazismo: - INGHILTERRA: contrasto tra teoria strutturale di Anna Freud e la teoria delle relazioni oggettuali, distinto in: Klein, Bowlby, e Winnicott, Fairbain, Balint e Guntrip, da cui nacque il gruppo degli Indipendentisti britannici. - USA: Psicologia dell'io nell'accezione viennese (lo come istanza psichica al centro dell'analisi pratica), Psicologia del Sé di Kohut, pensiero di Eissler e Searles, il controtransfert di Gill, il taglio ermeneutico e narratologico di Schafer. L'idea di Sullivan di inviare Clara Thompson in Europa per un'analisi con Ferenczi fu la svolta, poiché la Thompson porterà oltreoceano le idee relazionali. Altro caposaldo è la teoria dell’attaccamento di Bowlby, le formulazioni sull’identificazione proiettiva, Winnicott, Fairbamn, la Psicologia del Sé, l’Infant Research di Stern (accento sul legame tra intrapsichico e interpersonale). Negli anni 80 tutte queste tendenze fluiranno verso una matrice relazionale della psicoanalisi, di cui sono punto di riferimento la Mitchell e colleghi, sia per la pubblicazione di “Relational Perspective Book Series” e per i corsi “NY Postdoc Program of Psychoanalysis”, in cui affiancano al modello freudiano e interpersonale la prospettiva psicoanlitica relazionale. Il mondo interno conserva la sua importanza fondamentale, però si forma sulla base non delle dinamiche pulsionali, ma dei diversi assetti relazionali che caratterizzano il soggetto durante la sua esistenza, a partire dai primi anni di vita. 34.2 INTERSOGGETTIVITA’ E TERZITA Bruner e Trevarthen definiscono l'INTERSOGGETTIVITA’ come esperienza di comunicazione intermentale, è il contatto psichico che ha luogo tra i soggetti durante qualsiasi atto comunicativo, a partire dalle prime interazioni sociali, in particolare l'interazione faccia-a-faccia con la madre nei primi mesi di vita. La relazione madre-bambino è connessa con: competenza comunicativa, cognizione sociale, primissima organizzazion della personalità infantile, future capacità di autoregolazione e attaccamento. JESSICA BENJAMIN: attingendo a Hegel (dinamica servo-padrone speculare) e Winnicott (l’onnipotenza del bambino può esistere solo se si misconosce la soggettività dell'altro). La transizione dell'individuo dalla dimensione dell’alterità a quella della soggettività avviene quando il bambino riconosce l’oggettività dell'oggetto e osserva la sua sopravvivenza nonostante le spinte sadiche che ha ne suoi confronti. L'oggetto esiste indipendentemente dal bambino, quindi accede alla dimensione dell’oggettività e a quella del soggetto indipendente da sé. La relazione bipersonale ha bisogno della TERZA ENTITA', uno spazio vuoto in cui avviene la relazione. L'ANALISI nella prospettiva relazionale è pensata come un SISTEMA DINAMICO che coinvolge DUE SOGGETTI ATTIVI e INTERATTIVI (paziente e analista) e che si articola su un insieme di comunicazioni di diverso livello che interessano insieme entrambe le menti. Attraverso il RICONOSCIMENTO del paziente da parte dell’analista, si ha una comunicazione trasformativa che richiama quella materna. La comunicazione è il TERZO. Ogden definisce questo terzo come inconscio analitico relazionale. 34.3 L’INCONSCIO E GLI OGGETTI INTERNI INCONSCIO: qualcosa di indefinito e sfuggente che si precisa e si costituisce attraverso le relazioni interpersonali tra gli individui. STOLOROW E ATWOOD, TRE INCONSCI DERIVATI DALLA MODALITA' DI RELAZIONE: 1. Inconscio preriflessivo: basato su una modalità procedurale che emerge da particolari relazioni con i genitori, in particolare cosa è vietato o consentito da padre e madre si trasforma nella struttura interna. 2. Inconscio dinamico: basato sulla selezione dei contenuti riconosciuti e non riconosciuti nella relazione con i genitori. È una mappa dei valori e dei divieti. 3. Inconscio non convalidato: basato su esperienze inconsce non formulate, embrionali, che avrebbero potuto realizzarsi ma che, a causa dell’atteggiamento del caregiver, non si sono potute manifestare e sono perciò rimaste allo stato di pure potenzialità. - BENJAMIN: l’intersoggettività è alla base della formazione degli oggetti interni. Se l’altro è assente si aziona la rappresentazione interna che si ha di lui; se l'altro ritorna l'oggetto interno e l'immagine esterna si congiungono. Se l’altro è assente per lungo tempo aumenta oltre la soglia di tollerabilità del bambino, l'oggetto da buono diventa cattivo e causa il ricordo di un mancato riconoscimento. - MITCHELL: ritiene che tra conscio e inconscio ci sia un confine permeabile, mutevole e indistinto, da considerare in relazione alla volontà individuale e all’intreccio tra la dimensione interpersonale e del passato e quella del presente. L’inconscio è composto da tutti gli elementi caratteristici dello stato mentale Le teorie relazionali convergono sull’assunto che i disturbi nelle relazioni precoci interferiscano in modo significativo con la strutturazione delle relazioni successive. Mitchell conferma che il problema deriva dall’uso successivo che bambini e adulti fanno delle prime esperienze. Compito dell’analista è favorire la rinuncia del paziente ai propri modelli relazionali per sostenere una nuova apertura a rapporti interpersonali diversi e più ricchi. a. Il danno in alcuni periodi circoscritti di sviluppo può essere modificato da situazioni successive. b. L'importanza dell'ambiente rispetto al danno è maggiore della fase evolutiva. c. Il danno non è una fissazione, ma un adattamento per sopravvivere ad ambienti ostili. La gravità della patologia secondo Mitchell, è direttamente proporzionale non alla precocità del danno, ma alla rigidità e pervasività dei disturbi relazionali insiti nell'ambiente in cui è collocato il soggetto dall'infanzia all’età adulta. Le prime esperienze sono importanti perché sono modello delle successive. Tutte le patologie secondo l’autore sono legate all’incapacità di tollerare ed elaborare il desiderio verso l’altro. LA PSICOANALISI DI GRUPPO 35.1 INDIVIDUALE, INTERPERSONALE E GRUPPALE NELLA PSICOANALISI FREUDIANA Nonostante sia stato concepito come apparato individuale, l'assetto teorico freudiano considerava l'individuo come immerso nel mondo, come si vede da: -> famiglia come primo sistema interpersonale. -> transfert implica un rapporto con persone significative. -> la vita mentale si attiva tramite i rapporti con le altre persone. -> i legami sociali e le regole implicite ed esplicite che li strutturano derivano da crimini arcaici. -> religione e morale si hanno in prospettiva gruppale. -> PSICOLOGIA DELLE MASSE E ANALISI DELL'IO: dinamiche interpersonali all’interno della massa. Riprende Le Bon, mettendo in luce 3 aspetti: - tra il gruppo e il capo si instaura un legame di identificazione; - tra membri del gruppo e capo si innesca l’idealizzazione, con trasferimento della libido narcisistica, che coincide con l’Ideale dell'Io della persona. 35.2 FATTORI TERAPEUTICI DEL GRUPPO Con il tempo si è focalizzata l’analisi del gruppo in quanto tale. Yalom, Bloch e Crouch hanno indagato i fattori terapeutici mentali in cui l'individuo si immerge quando fa parte di un gruppo di persone con le quali condivide i propri problemi. FATTORI: - Il gruppo favorisce la SOCIALIZZAZIONE e l'individuo perciò non è più solo ad affrontare i propri disagi; - le INFORMAZIONI fornite sono utili a contenere le ansie degli individui; - il gruppo favorisce l’ALTRUISMO tra i membri e incrementa l’AUTOSTIMA; - le relazioni interne al gruppo contribuiscono a diffondere SPERANZA; -. nel gruppo domina l’UNIVERSALITA’, cioè la convinzione che i propri problemi non siano unici, ma condivisi; questo porta a RIDIMENSIONARE IL DOLORE; - nel gruppo si produce RISPECCHIAMENTO che aiuta a capire ciò che si è attraverso la vista di ciò che non si è negli altri; - avviene la CATARSI delle emozioni intense; - letrasformazioni avvengono per APPRENDIMENTO INTERPERSONALE; - ilgruppo riassume e ripropone le DINAMICHE FAMILIARI, trasponendole ad un livello diverso che aiuta a comprenderle ed elaborarle. - la coesione del gruppo favorisce il CONTENIMENTO DELLE ANSIA, la RECIPROCA ACCETTAZIONE, lo sviluppo del SENSO DI APPARTENENZA e la contemporanea RIDUZIONE DELLA SENSAZIONE DI SOLITUDINE. 35.3 GRUPPI TARAPEUTICI E GRUPPI DI FORMAZIONE Il gruppo psicoterapeutico ha come obiettivo quello di agire sui comportamenti, sui pensieri e sulle emozioni che generano sofferenza, modificandoli e orientandoli in una direzione nuova. Il gruppo di formazione (T-group) a scopo pedagogico mira invece a far acquisire competenze e a far apprendere le dinamiche delle relazioni interpersonali non mediante la trasmissione di informazioni, ma attraverso l'esperienza diretta. La durata del gruppo psicot. non è prestabilita, mentre nel t-group si. 35.4 I PIONIERI DELLA PSICOTERAPIA DI GRUPPO JOSEPH PRATT è considerato il fondatore della psicoterapia di gruppo. Medico di Boston che univa i pazienti affetti da tubercolosi 1 volta a settimana per discutere della malattia, rivelandosi un metodo per combattere depressione e isolamento. Questa procedura è detta CLASS METHOD in cui il gruppo è un facilitatore socioemotivo. Ricordiamo anche: 1. Edward Lazell: gruppi con pazienti schizofrenici; 2. Cody Marsh: uso dei sogni e ricordi nelle discussioni per curarsi a vicenda; 3. Trigant Burrow: sostenne che l'origine delle psicopatologie fosse dovuta all’alienazione sociale -> la società nevrotica circondava l’uomo di convenzioni false e comunicazioni vuote. La società rimanda all'individuo un'immagine ingannevole di sé -> il compito del gruppo è di indurre ciscuno dei membri a riflettere sui propri ruoli e sugli schemi di interazione all'interno del gruppo stesso e quindi sulla società. 35.5 ANALISI IN GRUPPO L'analisi condotta con un gruppo si articola in tre modelli: - ANALISI IN GRUPPO - ANALISI DI GRUPPO - ANALISI MEDIANTE IL GRUPPO Che si distinguono in base al modo in cui viene considerato il gruppo in sé e in rapporto al terapeuta e agli individui che lo costituiscono. La necessità è nata durante la Il guerra mondiale quando i pazienti erano molti di più degli analisti. In tutti i modelli teorici a cui ci riferiamo si utilizza il piccolo gruppo, composto in media da 5-8 persone. ANALISI IN GRUPPO: matrice freudiana; l'oggetto del trattamento è il singolo paziente e il gruppo è contenitore. Il gruppo è considerato ostacolo, perché inserisce stati emotivi che contaminano e modificano le componenti individuali. 1. SAMUELRICHARD SLAVSON: osservazione centrata sui TRANSFERT MULTILATERALI, ovvero l'intreccio dei transfert che ciascun paziente attiva con gli altri pazienti e con il terapeuta. Le relazioni interne al gruppo sono considerate come una riproduzione dei rapporti che caratterizzavano il sistema familiare di origine di ciascun paziente. Il gruppo funge da cassa di risonanza dell'inconscio individuale, ma è anche negativo perché può intralciare l’analisi del singolo. Slavson ha coniato l’espressione ANALISI ROTATORIA DI GRUPPO per descrivere il modo di procedere: ciascun paziente parla e l'analista interpreta, poi passa al successivo e così via. 2. ALEXANDER WOLF e EMANUEL K. SCHWARTZ: teorie degli anni 60-70: le libere associazioni non sono attuabili nel gruppo, si usa invece l’attenuazione della coerenza e della continuità degli argomenti affrontati, svincolandoli dalla logica rigorosa (es. esprimere i pensieri ad alta voce). b. La dipendenza del paziente nei confronti dell’analista e la regressione nel gruppo sono meno intense rispetto a quanto accade nella psicoanalisi individuale. c. Le resistenze e difese sono rese più consapevolmente. Emerge l’lo collettivo che orienta e favorisce i processi di identificazione da parte di ciascun paziente nei confronti di altri pazienti e del terapeuta. e. L'analista davanti al gruppo riesce ad analizzare meglio le proprie reazioni emotive, perché sono diverse in base al paziente. f. Seduta alternata: riunione del gruppo una volta a settimana senza l'analista, per farli parlare liberamente. g. L'’interpretazione è cen 35.6 ANALISI DI GRUPPO Matrice teorica kleiniana e postkliediana. Mira all'indagine di aspetti più precoci, pre-edipici. La regressione, nell'analisi di gruppo, è iù profonda e giunge a livelli mentali più arcaici. La regressione profonda riattiva angosce paranoidi e depressive, difese primitive, identificazione proiettiva, che lega pazienti e analista in una circolazione di parti introiettate e proiettate. Oggetto di trattamento non è il singolo paziente all'interno del gruppo, ma il gruppo stesso come totalità. Il ruolo del terapeuta varia in base agli autori. 1. WILFRED R. BION -> VEDI CAPITOLO HENRY EZRIEL: l'apporto più significativo dell'autore consiste nell'avere individuato tre tipi di relazione transferale, sia nel gruppo che nell’individuo che ne fa parte:trata sulla persona. - transfert necessario (o richiesto): nella relazione desiderata e attivata con il terapeuta. Difesa contro il t. evitato. - transfert evitato: rapporto che si teme di instaurare con il terapeuta. Difesa contro il t. calamitoso. - transfert calamitoso: effetti disastrosi e distruttivi della relazione con l'analista. Per giungere all'equilibrio tra i tre tipi, si crea la TENSIONE DI GRUPPO COMUNE, generata dalla necessità di bilanciare e di sintonizzare i diversi modi di conciliare le tre forme di transfert. Sulla base dell'equilibrio raggiunto si instaura la struttura di gruppo comune, costituita dagli atteggiamenti transferali del gruppo derivati dai diversi transfert individuali. L'obiettivo di Ezriel con i suoi gruppi terapeutici consiste nell'osservare le distorsioni del transfert attivato dai singoli e dal gruppo nei confronti del terapeuta, anche di alcuni settori del funzionamento mentale del gruppo, che divengono così oggetto di ammirazione incondizionata. DUE SITUAZIONI GRUPPALI: a. Legame personale e tangibile tra partecipanti e leader b. partners non si riconoscono, manca la figura dominante Nel piccolo gruppo le dinamiche sono più complesse e in evoluzione. In una prima fase la soggettività subisce colpi pesanti, la percezione individualizzata genera il timore di essere sottomesso. La conseguenza è che lo specchio-gruppo è come se si rompesse in tanti frammenti, ciascuno dei quali rimanda al soggetto un'immagine di sé diversa da ogni altra, ciascuno sente di perdere l’individualità così si crea l’lo a pezzi, con cui il gruppo può far regredire il singolo. Quando il piccolo gruppo evolve e supera l’immagine del corpo fatto a brandelli, organizzandosi come corpo vivente unitario e coeso, allora il gruppo esiste effettivamente come tale a ogni partecipante trova la propria collocazione in esso. A questo punto si attivano i transfert centrali e laterali. Quando il gruppo si organizza come tale, si forma l'illusione gruppale, una modalità di difesa nei confronti del rischio dismembramento connesso alla pluralità di inconsci presenti nel gruppo. Il gruppo trova la sua identità quando, con l'illusione gruppale, tutti si sentono identici. Nel grande gruppo si instaurano transfert negativi, il transfert laterale è minimo, poiché i partecipanti si conoscono poco e sono orientati tutti al monitore. Ogni gruppo stabilisce con altri gruppi e con la realtà esterna una barriera di contatto che lo protegge e lo contiene. Tale confine perimetrale è definito INVOLUCRO GRUPPALE, finchè non si costituisce si ha un aggregato, invece con la sua faccia interna consente lo stabilirsi di uno stato psichico transindividuale detto Sé di gruppo. 2. IL GRUPPOE IL SOGNO Analogia gruppo-sogno: il sogno -> - È larealizzazione allucinatoria del desiderio, come sostenuto da Freud; - Nel sogno i processi psichici primari sono predominanti; - Dall'analisi del sogno emerge un fanatasma sottostante ai contenuti onirici manifesti Gruppo -> - Si può osservare la realizzazione immaginaria di un desiderio; - Nel gruppo sono predominanti i processi primari, mascherati però da processi secondari; - Anche dalle dinamiche del gruppo emerge un fantasma soggiacente. | desideri nel gruppo possono risalire all'infanzia o possono essere ricondotti al passato prossimo, soprattutto desideri non soddisfatti nelle relazioni interpersonali, che vengono trasportati nel gruppo. Le azioni nel gruppo, osservate in prospettiva psicodinamica, si rivelano essere condensazioni, spostamenti e finzioni simboliche del desiderio. Nle gruppo è facile il passaggio delle perversioni, poiché la fascinazione del desiderio passa all’atto. Privilegia il principio di piacere e si colloca in una dimensione di Utopia (luogo fuori dallo spazio) e Ucronia (luogo fuori dalla durata temporale). 3. LE STRUTTURE PSICHICHE GRUPPALI Anzieu individua delle strutture psichiche nel gruppo: - Es-> dimensione pulsionale del gruppo - IO ARCAICO -> difesa dalle pulsioni - IO FITTIZIO COMUNE -> autoregolazione, controllo delle pulsioni, percezione critica della realtà - SUPER-IO -> regole comuni nate dal consenso di tutti e costrittive per ciscuno. - IDEALE DELL'IO -> gruppale, propone progetti e da consigli all’lo. - IO IDEALE GRUPPALE -> onnipotenza narcisistica del gruppo. 4. FANTASMI DEL GRUPPO Anzieu considera il gruppo come luogo di fomentazione delle immagini inconsce (fantasmi) la cui elaborazione e proliferazione viene favorita dalle dinamiche psichiche gruppali. Sottostanno alle relazioni oggettuali, identificazioni, proiezioni, ecc. Anzieu definisce tre ORGANIZZATORI del funzionamento mentale del gruppo: a. Il fantasma individuale inconscio: è una scena gruppale dinamica, immaginaria e inconscia che l'individuo conserva dentro di sé e attiva in relazione alle diverse situazioni in cui si trova ad agire -> se è in sintonia con il fantasma degli altri si crea la RISONANZA FANTASMATICA DI GRUPPO -> tensione gruppale comune. b. L'imago si differenzia dal fantasma inconscio per due motivi: a. è una rappresentazione centrata su persone; b. innata, formata dalla specie. c. Fantasma originario: immagini fantasmatiche primarie e uguali in tutti gli individui. René Kaés 1. GRUPPO INTERSOGGETTIVO, GRUPPALITà INTRAPSICHICA, FANTASMA Il concetto di gruppo assume con Kaes due dimensioni, una interna e una esterna. Il gruppo come entità esterna viene definito “forma e struttura paradigmatiche di un’organizzazione di legami intersoggettivi”; inteso come entità interna invece è la forma e struttura di un’organizzazione intrapsichica caratterizzata da legami mutui tra i suoi elementi costitutivi. In questa prospettiva parliamo di gruppo interno. Da un alto l'individuo forma tanti gruppi, ma la psiche individuale coincide con la gruppalità interna del soggetto, quindi il gruppo è alla base della formazione dell'inconscio individuale. L'apparato psichico gruppale e individuale entrano reciprocamente in relazione secondo due modalità: - Struttura isomorfa -> situazione si continuità e indifferenziazione; gruppo in assunto di base; - Struttura omomorfa -> discontinuità e separatezza; gruppo di lavoro. Per Kaes la gruppalità è un’organizzazione della materia psichica; la psiche è gruppo, la mente è gruppale perché consiste in una serie di attività complesse e “plurali” come associazione e dissociazione, condensazione e diffrazione, legame e slegamento, ecc. L’Io è un gruppo psichico proprio per la sua attività di legame. Inoltre le istanze e i sistemi della mente vanno considerati come gruppi psichici differenziati. Il FANTASMA costituisce il paradigma di gruppo interno. Kaes distingue tra: - FANSTAMA ORIGINARIO (Urphantasie): in relazione alla rimozione originaria, si basa su schemi anteriori all'individuo, è una formazione dell’Inconscio del soggetto. - FANTASMA SECONDARIO (Phantasie): è diventato inconscio attraverso la rimozione secondaria, varia in base all'individuo, è una rappresentazione inconscia drammatizzata di uno scenario in cui il soggetto è presente com generatore dei suoi desideri. 2. APPARATO PSICHICO GRUPPALE E L'ANALISI Kaes afferma che lo SPAZIO PSICHICO GRUPPALE è generato dagli apporti dei membri del gruppo ed è contenuto dalla FRONTIERA del gruppo che separa il gruppo dal non gruppo. L'APPARATO PSICHICO GRUPPALE è una costruzione psichica comune dei membri del gruppo per costruire il gruppo. Assicura la mediazione tra la realtà gruppali e gli aspetti socio-culturali. 2 sono le componenti dell'apparato: A. ORGANIZZATORI PSICHICI: sono configurazioni inconsce, modi inconsci di rappresentarsi il gruppo: - immagine del corpo: immagine inconscia che attiva fantasie di incorporazione al gruppo in modo attivo o passivo, è connessa ad un'angoscia ambivalente; - fantasmatica originaria: dimensione gruppale fondata sulle relazioni originarie fantasmatiche. - complessi familiari - apparato psichico soggettivo B. ORGANIZZATORI SOCIOCULTURALI: rappresentazioni inconsce del gruppo che derivano da riferimenti sociali e culturali condivisi. Immagini mitiche, ideologiche, scientifiche, ecc. costituiscono particolari tipi di gruppalità. Queste forme sociali codificano rappresentazioni inconsce relative all'immagine del corpo, la ricerca dell'oggetto perduto, al lavoro, ecc. Il modello socioculturale della gruppalità fornisce un sigillo di verosimiglianza e di legittimità al modello psichico inconscio dell’oggetto-gruppo. Il CONTRATTO NARCISISTICO -> in base al quale ogni membro deve prendere un posto definito offerto dal gruppo stesso. L'individuo rinuncia al soddisfacimento immediato, per una serie sostitutiva di gratificazioni narcisistiche di gruppo che consistono in affiliazione, sostegno, senso di appartenenza. Il gruppo si conserva se riesce a donare una sufficiente quantità di piacere narcisistico ai suoi membri. 35.9 LO PSICODRAMMA CLASSICO E LO PSICODRAMMA ANALITICO 1. Psicodramma classico Jacob Levi MORENO psichiatra e sociologo rumeno ha centrato la sua analisi sui gruppi (soldati tirolesi, bambini nei giardini del Ring a Vienna, prostitute, rifugiati). Nel 1921 ha fondato il “TEATRO DELLA SPONTANEITA'”, in cui attori improvvisati recitavano scene di vita quotidiana. A partire da questa esperienza, Moreno ha riflettuto sull'effetto catartico e tarapeutico della rappresentazioni psicodrammatica (Caso di Barbara). Nello psicodramma classico l’azione è considerata primaria rispetto al pensiero. Al centro si pone la RIEDIZIONE AGITA DI UN EVENTO DRAMMATICO: lo stato emotivo riprodotto attraverso l’azione psicodrammatica porta alla catarsi, intesa come liberazione dei conflitti. La catarsi segue dunque l’acme emozionale che accompagna al superamento delle resistenze. Si tratta di una liberazione nei confronti delle ricadute negative, destabilizzanti, patologiche del proprio passato attraverso una presa di coscneza che non passa attraverso l’analisi dei conflitti interiori, ma attraverso l’azione. Secondo Moreno, la patologia deriva dalla sclerotizzazione dei ruoli sociali, quindi lo psicodramma è uno spazio protetto per sperimentare nuovi bisogni e ruoli. SET -> componenti spaziali e materiali simbolici. Messa in scena di un tema da parte di una persona che agisce per la logica “fase come se”. 5 ELEMENTI DELLO PSICODRAMMA: 1. Scena-palcoscenico: spazio del “come se”, di fronte c'è l’uditorio seduto in file di sedie disposte parallelamente. 2. Protagonista: deve essere se stesso. 3. Direttore: guida e orienta la rappresentazione.
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