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Comunicazione Animale e Dinamiche Sociali: Apprendimento di Gruppo - Prof. Sarrica, Appunti di Psicologia Sociale

Psicologia evolutivapsicologia socialeComunicazione animale

La comunicazione animale e la teoria del funzionamento dei gruppi, enfatizzando la continuità tra comunicazione animale e umana e la comprensione della dinamica sociale. I processi di apprendimento inanimale e la relazione tra elton mayo e la teoria del gruppo, l'evoluzione del gruppo e il modello di socializzazione di gruppo di levine e moreland, e la struttura, ruoli e status dei gruppi. Il testo illustra come le norme nascono dall'interazione e come la memoria è un elemento fondamentale per stabilire una relazione significativa tra persone.

Cosa imparerai

  • Che teoria di Elton Mayo riguarda il gruppo e come la descrive?
  • Come funziona il processo di socializzazione reciproca in un gruppo?
  • Come la comunicazione animale si relaziona alla comunicazione umana?

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 06/06/2019

carola-canale
carola-canale 🇮🇹

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Scarica Comunicazione Animale e Dinamiche Sociali: Apprendimento di Gruppo - Prof. Sarrica e più Appunti in PDF di Psicologia Sociale solo su Docsity! Animale e uomo: comunicazioni diverse ma entrambe complesse: Segnali tra animali, innate, se una specie manda un grido di allarme per l’arrivo di un predatore anche le altre specie lo captano, no altruismo. Di fronte la consapevolezza di un pericolo la persona potrebbe scegliere, invece di manifestare la sua paura con segnali come urla, o fuggire, può anche scegliere di minimizzare per quanto le è possibile i propri segnali di paura. (es. genitore di un bambino che deve affrontare un’operazione, cerca di mascherare agli occhi del figlio la sua paura per gli esiti incerti dell’operazione. La comunicazione animale è basata su due tipi di processi: l’espressione di comportamenti inflessibili, cioè una serie di reazioni innate di fronte ad alcuni aspetti specifici, oppure l’apprendimento di sistemi di segnalazione che l’animale usa per adattarsi e sopravvivere nel suo ambiente. La comunicazione animale però può essere usata per fini opposti alla trasmissione cooperativa delle informazioni. (possono emettere un segnale non vero per far scappare gli altri animali e poter mangiare la preda da solo). La comunicazione umana presenta maggiore flessibilità e consente all’uomo di poter scegliere tra un numero maggiore di alternative comportamento comunicativo. Tutto il campo di studi sui riflessi condizionati riguarda l’apprendimento di un sistema di segnalazione dell’arrivo di eventi che è del tutto analogo negli animali e nell’uomo. (es partner che riconosce, attraverso espressioni facciali o sospiri, se stare iniziare una discussione, potendosi preparare, così, al conflitto o evitare la litigata). L’esempio di continuità tra comunicazione animale e umana è l’espressione delle emozioni. Infatti anche per gli umani le emozioni si esprimono in manifestazioni che si ripetono in modo simile per tutti i membri della specie. Esiste una continuità tra comunicazione animale e umana per quanto riguarda tutte le possibilità di apprendimento che sono comuni all’uomo e agli animali: oltre al condizionamento classico, l’apprendimento per prova di errori (per cui si diviene più efficaci mano a mano che si esercita nella comunicazione), per imitazione ( per cui si apprende non solo tramite il fare ma anche osservando chi è già padrone di abilità comunicative), e per insight (per cui le soluzioni alle proprie difficoltà comunicative possono presentarsi anche improvvisamente, per una ristrutturazione del modo in cui si guarda agli elementi della situazione). Esistono anche rilevanti aspetti di discontinuità. Solo gli umani infatti hanno la possibilità di creare e tramandare socialmente segnali nuovi, basati sulla consapevolezza reciproca e ricorsivi dell’esistenza di una comune intenzione di comunicare. (poi vedi fogli su pavlov e esperimento con il cane). Le relazioni nei gruppi Elton Mayo viene incaricato di rispondere alla domanda “come aumentare la produttività?”. Le fabbriche dell’epoca avevano un0organizzazione lavorativa strutturata secondo il paradigma taylorismo dei cosiddetti tempi e metodi: ogni operaio svolge un unico e determinato compito. Tale impostazione è illustrata negli studi condotti da Gilbreth per identificare il modo migliore per svolgere ciascun lavoro. Egli analizzò i movimenti dei muratori al fine di incrementare la produttività. Attraverso filmati ad hoc, l’autore esaminava quali fossero i gesti inutili da quelli funzionali . Egli propose alcune soluzioni pratiche in grado di ridurre da 18 a 5 il numero dei gesti necessari a posizionare un singolo mattone. Mayo si accorse che la produttività era indipendente dalle condizioni materiali; essa era legata ad altri fattori motivazionali e sociali: lanproduttività era legata al sentirsi gruppo. Lewin definisce il gruppo come una totalità dinamica basata sull’interdipendenza tra le parti. - il gruppo è considerato come totalità, cioè un insieme non riconducibile alla somma delle singole parti, non scomponibile alla somma di comportamenti - Il gruppo è dinamico, è cioè caratterizzato da una continua interazione in grado di modificarne la forma, la struttura e i ruoli - Il gruppo è basato sull’interdipendenza, ovvero sull’interazione tra gli individui: in questo si differenzia dagli aggregati (insieme di individui che si trovano nello stesso luogo allo stesso momento ma senza condividere legami , e dalle categorie sociali (insieme di individui classificati secondo criteri definiti a priori. Un aggregato può però trasformarsi in gruppo nel momento in cui compare qualche forma di interdipendenza. (tutti per strada, incidente). L’interdipendenza però può manifestarsi come interdipendenza di compito, ovvero come effettiva interazione volta al raggiungimento di uno scopo comune, o come interdipendenza di destino, ovvero come interazione percepita sulla base di un destino che si sente unitario. L’obiettivo della psicologia sociale nello studio dei gruppi sarà quindi di identificare il rapporto che lega tra loro gli elementi e le forme dell’interazione tra gli elementi stessi che determinano la struttura del gruppo. Da questa metafora fisica deriva l’etichetta di “dinamiche di gruppo”. Secondo scherif troviamo l’idea di gruppo come unità ontologicamente differente dalla somma degli individui, sia la concezione del gruppo come insieme caratterizzato da interdipendenza delle parti. L’evoluzione del gruppo È possibile individuare alcune fasi che contraddistinguono i piccoli gruppi, siano essi equipe lavorative o gruppi informali. Tra i tanti schemi, il Group socialization model (modello della socializzazione di gruppo), sviluppato da Levine e Moreland, propone di leggere l’evoluzione del gruppo attraverso il susseguirsi di cinque momenti cardine e ci aiuta a inserire l’evoluzione delle norme, la distinzione di ruoli, l’emergere della leadership, all’interno di un più ampio percorso che guida il gruppo dalla sua nascita fino al tramonto. Il modello assume che questa dinamica di socializzazione reciproca sia riconducibile a tre processi psicologici circostanti: valutazione, commitment e transazione di ruolo. -Il processo di valutazione include tutti gli sforzi volti ad individuare e rendere massima la convenienza reciproca (individuo che si crea aspettative per un gruppo cui vuole appartenere) -Il commitment indica l’impegno che lega reciprocamente individuo e gruppo e dipende dal processo di valutazione così come dall’esperienza pregressa e dalle possibili alternative future. - la transazione di ruolo, infine, si compie quando l’impegno raggiunge un livello critico che richiede una ridefinizione del rapporto tra individuo e gruppo, quindi una nuova valutazione reciproca. A partire da questi tre processi il modello di Levine e Moreland descrive l’evoluzione della socializzazione attraverso cinque fasi distribuite nel tempo. - la prima fase prevede un esame accurato del gruppo nei confronti di un potenziale nuovo membro e viceversa. Se la valutazione è positiva, l’impegno reciproco aumenta fino alla transizione di ruolo che determina il passaggio alla seconda fase. - Nella fase di socializzazione vera e propria il gruppo cerca di assillare l’individuo, facendo si che esso adotti norme e valori comuni e che contribuisca al raggiungimento degli obiettivi del gruppo stesso e viceversa. - Se la seconda fase ha successo avviene il mantenimento, il nuovo arrivato è ormai membro del gruppo, questa fase prevede il massimo grado di impegno reciproco e può prolungarsi a lungo nel tempo, se la valutazione reciproca diventa non più positiva la transizione successiva comporta una ri-socializzazione, in cui si valuta se è possibile e utile sanare le divergenze, identificando un nuovo ruolo. Se questa fase non ha successo l’individuo fuoriesce dal gruppo. - Nell’ultima fase, quella del ricordo, il gruppo è impegnato nel ricordare il contributo che l’ex membro aveva portato nel gruppo , fino a farlo diventare parte delle tradizioni del gruppo stesso. Struttura, ruoli e status. Il group socialization model prevede che nel corso del tempo individuo e gruppo si valutino reciprocamente, variando la posizione assunta, le aspettative. Queste variazioni nel tempo possono essere ricondotte alla dinamica strutturale dei gruppi, cioè alla definzione e al mutare di ruoli e status. - il ruolo definisce la posizione che ciascun individuo assume all’interno di un gruppo, quindi si può definire come l’insieme delle aspettative condivise circa i comportamenti attesi da ciascuno, a seconda della posizione che costui ha nel gruppo. Il ruolo ci consente di percepire il gruppo come un tutto ordinato e stabile, e quindi vederne una continuità nel tempo; infine essi consentono l’organizzazione funzionale dei comportamenti di ognuno in relazione agli obiettivi che il gruppo si propone. - Lo status è collegato al concetto di ruolo ma distinto da esso. Si può definire come l posizione assunta in relazione alla gerarchia interna del gruppo, lo status si identifica facendo spesso riferimento a due criteri: la valutazione consensuale da parte dei membri e la capacità di proporre iniziative agli altri membri del gruppo. Lo status quindi definisce una gerarchia riconosciuta che può essere legata ai ruoli ricoperti o al potere detenuto e che si manifesta nella capacità di esercitare influenza nei confronti del gruppo intero, determinandone obiettivi e comportamenti. Le norme: Le norme indicano quali comportamenti e atteggiamenti attendersi da tutti i membri di uno specifico gruppo, quindi esse possono essere considerate come l’insieme delle aspettative condivise che è possibile nutrire nei confronti dei membri di un determinato gruppo. Oltre a definire l’uniformità, le norme definiscono la devianza prevista. Elemento fondamentale che
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