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Riassunto R. BIANCHI BANDINELLI Introduzione all'archeologia, Sintesi del corso di Archeologia

Introduzione all'archeologia classica come storia dell'arte antica per Esame Archeologia e Storia dell'Arte Greca. Preciso, schematico, con parole chiave evidenziate.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 03/02/2021

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Scarica Riassunto R. BIANCHI BANDINELLI Introduzione all'archeologia e più Sintesi del corso in PDF di Archeologia solo su Docsity! INTRODUZIONE ALL’ARCHEOLOGIA Ranuccio Bianchi Bandinelli 0. Introduzione Questo testo è formato dall’unione delle dispense universitarie usate dall’autore, Ranuccio Bianchi Bandinelli, durante le proprie lezioni (dal 1950, con alcuni necessari aggiornamenti sulle novità archeologiche fatti a partire dagli anni ’70). Concetti di base da conoscere: FILOLOGIA > Disciplina che si occupa della ricostruzione e corretta interpretazione dei documenti letterari di una determinata cultura - Amore per lo studio (cioè discorso, inteso come testi) - STORICISMO > Orientamento di pensiero che ha lo scopo di comprendere ogni manifestazione umana riconducendola al concreto momento storico e all'ambiente in cui è emersa - Significato Archailoghia > si trova già negli autori antichi con il significato di discorso, indagine sulle cose (oggetti) del passato/antiche (studio dell'antico, arcaico). - Compito dell’Archeologia (oggi) > ricostruzione il più completa possibile della storia di un luogo in una determinata epoca fatta basandosi sugli elementi materiali (cioè i reperti) da confrontare, poi, con le tradizioni scritte oppure da analizzarsi per sé stessi. *** Il campo dell'archeologia in passato era ristretto alle civiltà greco-romane, oggi si è aperto anche alle civiltà pre-elleniche e in particolare a quelle dell'area anatolica (Turchia). Si applicava il termine archeologia allo studio degli oggetti antichi riferiti all’ANTICHITA' CLASSICA senza tener conto del contesto storico in cui erano stati prodotti. *** L'archeologia classica era un ramo della “Scienza dell'Antichità” formatasi ne XIX secolo in Germania ed esibiva sostanzialmente due valori: - Politico - Culturale: cioè una tendenza a intendere la scienza dell'antichità come uniforme (idea di unità) e come sintesi di tutto ciò che riguardava l'antichità classica. o → Oggi questo tipo di archeologia raramente sopravvive perché la specializzazione della materia ha rotto quella unità che possedeva. o → Oggi la ricerca archeologica ed etnologica si estende ad ogni età (epoca) e ad ogni luogo (l'antichità classica è solo uno degli argomenti trattati) o → Oggi l’archeologia ha il solo interesse storico. 1. Prefazione > L’ARCHEOLOGIA COME SCIENZE STORICA Supersintesi Prefazione: in maniera sintetica si ripercorre lo sviluppo dalla disciplina archeologica nei secoli, che ha subito profonde trasformazioni nel metodo e nel fine (specialmente nell’ultimo venticinquennio). - Già presso gli antichi vi sono esempi di studiosi interessati alle civiltà remote: • Es: Erodoto; Pausania (“Periegesi” della Grecia, II secolo d.C.); Dionigi d’Alicarnasso (usa il termine ‘archeologia’ con il corrente significato di notizie sui tempi antichi); • Es: Tucidide (460-397 a.C. circa) nella sua “Archaiologhìa”, fa un esempio preciso di deduzione storica a cui si è arrivati partendo da un dato archeologico: in seguito a ‘scavi’ (nei quali si trovarono spoglie umane con armature dalle caratteristiche ben individuabili) si riesce stabilire che Fenici e Cari fossero i primi abitanti della maggior parte delle Isole del mar Egeo. ▪ Questa prima traccia di procedimento intuitivo (= dato archeologico → interpretazione storica) andò perdendosi fino a quando l’archeologia riguardò: • (1) solo lo studio delle antichità (oggetti di uso comune, monete, iscrizioni, opere d’arte), avulse dal loro contesto storico, quindi considerate come semplici oggetti di curiosità, • (2) limitando oltre tutto il campo d’indagine esclusivamente al mondo greco- romano (inteso come mondo dell’antichità classica). - Durante il Rinascimento gli archeologi-antiquari erano soprattutto studiosi degli usi, dei costumi e della mitografia (uno dei loro scopi era anche quello di interpretare i monumenti figurati). Ancora verso la prima metà del ‘700, una fitta schiera di uomini, più o meno eruditi, continuano a occuparsi di “antiquaria”, più che altro amavano raccogliere oggetti rinvenuti durante gli ‘scavi’ → l’approccio, da loro seguito, era privo di metodo e di senso critico. • Gli studi che si dissero di “antichità”, furono fondati soprattutto: ▪ (1) sull’epigrafia e, attraverso questa, sulla ricostruzione delle norme e delle leggi che regolavano la vita civile e religiosa, ▪ (2) nonché sulla ricostruzione della “prosopografia” (cioè la definizione delle personalità storiche, menzionate nelle epigrafi, e le loro funzioni ufficiali, carriera amministrativa o politica). • Questi ultimi studi finirono poi col distinguersi nettamente da quelli di “archeologia”, perché rivolti sempre più esclusivamente alla ricerca artistica, cioè “storia dell’arte greca e romana”. In questo periodo l’opera d’arte antica è considerata solo come documento: o Es: una statua togata interessa per lo studio della toga e del costume, non per sé stessa come opera d’arte; o Es: la Colonna Traiana e la Colonna Antonina a Roma, con il loro rilievo che si sviluppa a nastro (che daranno tanti spunti artistici agli scultori, da Donatello al Sangallo), interessano solo in quanto testimonianze che permettono di studiare i costumi militari e gli episodi delle guerre in esse rappresentate. • Il merito di questi studiosi eruditi è solo quello di averci conservato, non sempre, nelle loro opere il ricordo e la documentazione grafica di monumenti oggi scomparsi. Delle loro conclusioni, infarcite di fantasie e deduzioni prive di qualsiasi logica o approccio critico, non ci è di aiuto quasi niente. - Il classicismo della fine del 1700/inizi del 1800 segnò l’inizio dell’archeologia. È in questo periodo che si pongono le prime basi per una conoscenza storica dell’antichità, che serve anche da modello politico alla borghesia (divenuta classe di potere dopo la Rivoluzione francese) che vede in essa esempi di libertà, di autonomia e di razionalismo, (come del resto ve li aveva trovati la prima generazione di intellettuali umanisti). • Winckelmann nel 1764 pubblica la “Storia delle arti del disegno presso gli antichi” che si può considerare l’atto di nascita della moderna archeologia. ▪ L’archeologia da qui iniziò ad avere come tema principale lo studio dell’arte classica. ▪ Il grande salto di qualità che Winckelmann fa compiere agli studi di antiquaria consiste: • (A) nel passaggio dalla erudizione fine a sé stessa (mera curiosità letteraria e accademica) ad una prima ricerca e distinzione cronologica di varie fasi Le fonti letterarie sono sempre parziali perché si limitano a determinati periodi, perché rappresentano sempre una determinata interpretazione dei fatti. Il dato archeologico è di per sé imparziale, ma bisogna saperlo interpretare Il dato archeologico va confrontato col documento storico e il dato storico, a sua volta, col documento archeologico: così si crea la vera SCIENZA STORICA. Droysen insegnava che “non sono le cose passate che, con la ricerca storica, diventano chiare (giacchè esse sono passate), ma diventa chiaro quello che di esse, nel hic et nunc (qui e ora), non è ancora tramontato”. realizza legando intimamente la ricerca artistica con la ricerca storica). • Es: Questo avviene quando si dissolve l'organizzazione imperiale romana e i popoli già sottomessi diventano autonomi e danno vita (o riportano in auge) a forme culturali proprie e più rozze di quella che era la civiltà ellenistica - La ricerca storico-artistica (se condotta in modo corretto come interpretazione di un fatto sociale) può avere un alto valore di indagine storica. • → infatti vediamo che l'arte figurativa non compie mai salti improvvisi, è sempre collegata, quindi se riusciamo ad interpretare correttamente i fenomeni artistici, questi avranno valore di documento storico- sociale di grande sincerità L’archeologia non è più, come lo era nella scia Winckelmanniana, soltanto storia dell’arte. Si può concludere che vi fu: 1. un’archeologia ottocentesca, essenzialmente filologica, che giunge fino alla prima guerra mondiale (1914- 18) 2. un’archeologia esclusivamente storico-artistica nel periodo intermedio 3. un’archeologia essenzialmente storica (con particolare interesse per le età preistoriche e protostoriche) affermatasi dopo la fine della seconda guerra mondiale, cioè dal 1945 in poi. una Dea Madre antropomorfa (con sembianze umane) e una figura maschile con aspetto in parte animale. È stata quindi constatata l'esistenza di una civiltà complessa e avanzata che permette di affermare che in quelle zone (nel Vicino Oriente) si sia affermata la Rivoluzione Neolitica - La Rivoluzione Neolitica consiste in un profondo mutamento nelle strutture della società primitiva a seguito della scoperta di nuovi modi di produzione. In questa fase l'uomo passa da raccoglitore a produttore e comincia a costruire insediamenti stabili. Questa rivoluzione avviene nel territorio tra il Caucaso e la Palestina perchè solo li erano le premesse necessarie: animali addomesticabili, antenati selvatici di grano, orzo, piselli e lenticchie. Questa constatazione ha fatto abbandonare le tesi secondo le quali la Mesopotamia e l’Egitto furono le culle della nostra civiltà, avendo iniziata una grande agricoltura irrigua lungo le sponde dei grandi fiumi. Ciò corrisponde soltanto a una fase successiva, posteriori di alcuni millenni e a una società già rigidamente differenziata. L’archeologia si è maturata così a vera e propria scienza storica, non più scienza “ausiliaria” della storia Es: la decifrazione delle famose lamine d’oro trovate nel santuario di Pyrgi, porto di Caere, alcune scritte in etrusco, altre in fenicio, databili al 500 a.C., hanno permesso di rilevare contatti etrusco-punici che le fonti storiche lasciavano appena intravedere, inoltre hanno reso più credibile la tradizione annalistica relativa ad un primo e antico trattato fra Roma e Cartagine. Si fa, quindi, sempre più necessaria un’ampia interdisciplinarità (archeologia, epigrafia, filologia....), ovvero una stretta collaborazione tra più discipline per poter approdare a una ricerca storica più veritiera possibile. 2. Winckelmann Lo studio delle «antichità greco-romane» discende dalla ricerca antiquaria. Se ne distacca, invece, l’archeologia che studia i monumenti come opere d’arte in sé stesse e come documento di civiltà e di cultura. ➔ La nascita dell’archeologia in questo senso possiamo attribuirla a Johann Joachim Winckelmann: - Venuto a Roma nel 1755 con una conoscenza molto vasta della letteratura antica e una notevole erudizione grazie agli studi di antiquaria. - Nel 1764 cerca di costruire la prima vera storia dell'arte intitolata Storia delle arti del disegno presso gli antichi. -CRITERIO ESTETICO- Winckelmann voleva cercare di scoprire l'essenza dell'arte attraverso lo studio degli antichi, il suo fine era quello di rintracciare le supposte leggi che regolano la perfezione di un'opera d'arte e ne fanno un esempio di bellezza; questa era la ricerca di un'estetica assoluta. -CROLONOGIA- La ricostruzione della cronologia è uno dei problemi principali in archeologia (a differenza, per esempio della storia dell’arte moderna dove oscilla di pochi anni/decenni: in campo antico, invece, si tratta a volte di oscillazioni di secoli). Considerando l'archeologia come uno degli strumenti fondamentali per l'indagine storica, è evidente che il riconoscere, attraverso i dati esteriori, indizi cronologici diviene essenziale. La comprensione dell’opera d’arte inizia fissandone la cronologia. Al tempo del Winckelmann l’arte antica era un ammasso di opere di scultura, statue frammentarie e sarcofagi ornati di rilievi trovati per caso, specialmente a Roma (Es: le Colonne di Traiano e di Marco Aurelio e la statua equestre di Marco Aurelio di età imperiale): un blocco unico senza un criterio/prospettiva storica; erano creazione “degli Antichi” senza distinzione tra i secoli della Grecia e i secoli di Roma. Occorreva dunque trovare un criterio per stabilire una cronologia. NB: Le fonti antiche, in particolare PLINIO, riferivano la cronologia dei maggiori artisti, ma occorreva trovare un criterio per identificare le opere di questi artisti con attribuzioni meno casuali. NB: Complicato era il problema delle statue trovate a Roma, che non erano originali greche, ma copie fatte in età romana da originali greche (ciò che Winckelmann non sapeva). Il copista romano è un copista commerciale: ad Atene e a Roma si era formata una specie di industria delle copie, ma tali copie avevano una funzione puramente decorativa. Winckelmann è il primo ad adottare il criterio stilistico e a soffermarsi sull’indagine formale delle opere d’arte. Distingue quattro grandi divisioni nell’arte antica: stile antico stile sublime: massima fioritura, in particolare Fidia e successori del V-IV sec. a.c stile bello: inizia da Prassitele, culmina con Lisippo, seconda metà del IV secolo e periodo ellenistico periodo della decadenza: ultimo secolo a.c. ed età imperiale romana -FONTI LETTERARIE- Inoltre, non trascurò il criterio di ricercare notizie dalle fonti letterarie - (il cui valore per la ricostruzione dell'arte antica è innegabile non solo in quegli autori che hanno descritto intenzionalmente opere d'arte come Plinio e Pausania, ma anche in quelli che all'arte fanno solo riferimenti casuali) -CRITERIO ESTETICO- L’elemento nuovo della ricerca è capire l’intima essenza dell’opera d’arte. - Winckelmann poneva alla storia dell'arte non solo un fondamentale criterio estetico di selezione, ma il fine della acquisizione di una estetica. - Contribuisce a determinare una corrente del gusto: l'opera di Winckelmann è uno dei punti di partenza per la formazione del gusto neoclassico accanto a precedenti scritti di Bellori e a quelli contemporanei di Mengs e di Milizia; ma rispetto a questi, l'opera di Winckelmann univa la teoria alla pratica, l'esposizione alla dimostrazione, e sembra risolvere il mistero della Bellezza Antica. Il suo stile inoltre era vibrante ed elegante. - Questo criterio estetico di Winckelmann lo aiuta ad uscire dall'antiquaria e a superarla, è la molla che dà la spinta ai suoi studi, ma rappresenta anche il limite di essi, perchè, mutato il criterio estetico, muta la valutazione dell'opera d'arte (mutamento che avviene lentamente in archeologia rispetto alla storia dell'arte moderna). *** NB: Con l’inizio dell’Ottocento si hanno le prime campagne di scavo nei decenni successivi al 1870 e darà alla luce un ampio numero di opere greche originali. Intanto si sviluppa attraverso la critica delle copie romane la fase “FILOLOGICA” dell’archeologia. *** Winckelmann ha visto l'arte greca attraverso un processo di idealizzazione dell'arte stessa, quasi volta a creare, soprattutto nella scultura, con dei “modelli di astratta perfezione”, qualcosa di analogo al mondo delle idee di Platone. Si volle far corrispondere l'arte greca al mondo delle idee di Platone: da qui discendeva la conseguenza che solo quelle opere d'arte che rispecchiavano questo ideale di bellezza assoluta, fossero da considerarsi CERTE OPERE D'ARTE GRECA. Tutte le altre, che si differenziavano da questo ideale, erano considerate o una preparazione per arrivare a tale ideale o una manifestazione di decadenza. Aveva teorizzato l’arte greca come «bellezza formale assoluta, mancanza di pathos, prevalere della forma scultorea su quella pittorica». Nasce una corrente detta NEOCLASSICA secondo la quale, per esempio, non si teneva conto di tutta la scultura dell’ellenismo (intendendo per «ellenismo» il periodo apertosi dopo la morte di Alessandro Magno, 323 a.C.). Nasce (e durerà per moltissimo tempo!) l’idea di Winckelmann che la storia dell’arte antica tocca il suo culmine con Fidia, per poi decadere. - Ma di Fidia non si conosceva praticamente niente, era un'entità astratta magnificata dalle fonti letterarie; le uniche opere note erano lo Zeus di Olimpia e la Athena del Partenone. - Dal criterio winckelmanniano è stato difficile liberarsi e da esso sono nati molti equivoci rispetto all’arte greca. o Es: che l'arte greca sia un'arte solamente volta all'idealizzazione del vero; mentre oggi sappiamo che l'arte greca è stata più di ogni altra arte del mondo antico rivolta alla ricerca di un REALISMO. Questi errori furono avvertiti presto da Federico Schlegel, uno degli iniziatori del movimento che porterà allo storicismo. - La Germania nell’Ottocento vede in se stessa l’erede diretta della civiltà della Grecia. In questo periodo ci si volge con metodo critico allo studio dei testi antichi e se ne traggono tutte le notizie relative agli artisti, cercando di mettere d’accordo le varie fonti. +++ Il problema che si pone agli studiosi è di identificare le copie romane e gli originali greci accordando monumenti e fonti; è questo il tema fondamentale della SCUOLA FILOLOGICA. Da questo esame filologico, quindi, deriva l’ipotesi che: - da una parte abbiamo una serie di copie romane, di sculture che dovevano essere le più famose perché erano state riprodotte. - dall’altra una serie di menzioni di opere descritte dalle fonti antiche. Gli studiosi, infatti, cercavano di mettere d’accordo fonti letterarie e monumenti. 1. La prima identificazione fu quella dell’Apoxyomenos di Lisippo in una copia in marmo, ora conservata in Vaticano. ➔ Da qui si scopre che, dove ci sono i puntelli, le statue non sono originali: Questa identificazione fa capire che le statue di bronzo potevano essere copiate in marmo. Mentre la statua in bronzo si regge su se stessa, quella in marmo ha bisogno di punti di appoggio, di solito tronchi d'albero o colonnette. 2. In seguito, ci fu l’identificazione del Doriforo di Policleto in una replica del Museo di Napoli. ➔ L'identificazione del Dorifolo è molto importante per riconoscere una norma fondamentale dell'arte greca, e fu grazie a Friederichs. Il Doriforo era stata la creazione statuaria che aveva risolto il problema centrale dell’arte greca, nel passaggio dall’età arcaica all’età classica; quello, cioè, di rappresentare la figura ignuda e stante, ben proporzionata, ferma, non impegnata in un’azione precisa, ma tale da avere la possibilità di movimento (Canone di Policleto). Del Doriforo ci sono varie repliche, attraverso uno studio attendo della capigliatura si arriva alla conclusione che l'originale fosse in bronzo. ➔ In età romana, l’Augusto di Prima Porta non è altro che il Doriforo vestito di corazza e col braccio sollevato, e le statue imperiali ripeteranno lo stesso schema compositivo (Chiasmo: il corpo è composto ad X ed è mobile in senso reciproco. Dividendo simmetricamente il corpo, con una linea verticale, da una parte la gamba è tesa e il braccio è flesso; dall’altra parte la gamba è leggermente flessa e il braccio è teso. In corrispondenza all’impiantarsi della figura si ha lo spostarsi del busto e della testa per creare l’equilibrio della composizione e al tempo stesso la possibilità di movimento della statua non impegnata nell’azione). In questo periodo si identificarono molte copie con gli originali descritti dalle fonti ma si perpetuava una visione accademica e neoclassica dell’arte greca. La filologia si occupava di stabilire la versione migliore, più prossima all’originale, così attraverso le varie copie di età romana si cercò di ricostruire il testo originale delle opere greche. +++ Il metodo filologico ha avuto due effetti: - quello di concentrarsi sulla ricerca su questo problema a tal punto da trascurare gli originali greci, si finiva per ricostruire l’arte greca attraverso le copie, trascurando gli originali anche dove esistevano. - quello di perdere di vista lo studio della qualità artistica dell'opera d'arte a favore dell'iconografia artistica; Attraverso le ricerche e lo studio delle varie copie romane si può stabilire l’iconografia, cioè l’aspetto esteriore dell’originale greco; ma ciò non serve per studiare il linguaggio formale dei singoli artisti. Anche la pittura antica cadde nello stesso equivoco e la critica filologica accettò come elemento di giudizio per essa ciò che risultava dalle fonti antiche. - Es: Nel 1514 erano state scoperte a Roma figure di combattimenti scolpite a grandezza ridotta e interpretate come Orazi e Curiazi. Queste sculture si erano poi disperse tra i vari musei e ricollegate da Brunn, che le aveva riconosciute, come parti di un unico complesso, grazie ad alcuni passi di Pausania che descriveva quattro gruppi di figure rappresentanti l'amazzonomachia, la gigantomachia, la battaglia di Maratona e la vittoria di Attalo sui Galati. Sono riconoscibili due Giganti, un'Amazzone, tre Persiani e quattro Galati. - in altri casi alcune attribuzioni che erano state date per certe sono poi state confutate e messe in dubbio da altri studiosi. È questo il caso della cosiddetta “Eirene e Ploutos” di Kephisodotos che raffigura una donna che regge un bambino con il braccio sinistro. Questa statua venne ritrovata intorno al 1760 a Roma e Winckelmann la interpretò come Giunone Lucina, sucessivamente riconobbe nel bambino il piccolo Bacco. Il restauratore pose quindi tra le altre cose una brocca in mano al fanciullo. Venne poi attribuita all'epoca di Fidia e poi al IV secolo e riconosciuta come Gea. Brunn infine interviene affermando che si trattava di una copia romana di un originale greco che raffigurava Eirene, cioè la Pace, e Ploutos, cioè la ricchezza e la data 375 a.c. - Lo stesso problema si pose con la pittura: la scuola filologica riconobbe in una serie di quadri delle riproduzioni di originali greci, ma venne trascurato il fatto che le pitture sono testimonianze dell'epoca in cui sono state eseguite. Brunn va posto in evidenza per quanto riguarda i fondatori della scuola filologica perchè anche se basa le sue indagini su fonti letterarie e la ricostruzione di originali attraverso copie, ha un fine intuito artistico. - Intitola la sua opera principale “Storia degli artisti greci” e si propone di raccogliere e coordinare notizie e opere artista per artista e solo dal complesso di questa raccolta sarebbe risultata la base per scrivere una storia dell'arte Furtwaengler porta al massimo successo questo metodo di ricostruzione degli originali attraverso le copie di inquadramento in una determinata scuola artistica. Egli riunì nella sua opera “Capolavori della scultura greca” le sue principali indagini. La sua opera tratta solo di copie romane. Questi studi rivolti solo alle copie romane hanno contribuito a perpetuare una visione falsata dell'arte greca. Come reazione a questo errore di impostazione critica si manifestò, nel secondo quarto del XX secolo, la tendenza a trascurare la tradizione delle fonti antiche e a guardare, per esempio, alla pittura pompeiana direttamente. Inoltre, in questo periodo, iniziò a esserci una visione meno fredda e meno classicista dell’arte greca. 4. FONTI LETTERARIE Grazie alla scuola filologica, gli studi di archeologia come storia dell'arte antica fecero progressi decisivi. Questa scuola parte dalle fonti letterarie e cerca nel patrimonio monumentale la conferma a ciò che è descritto nelle fonti letterarie antiche, ma non si pone mai il problema sul valore critico di tali fonti. Le fonti potevano essere dirette e indirette: - Le fonti dirette sono costituite dagli scrittori che si sono occupati di cose d'arte - quelle indirette sono costituite dalle opere letterarie nelle quali incidentalmente è citata un'opera o notizie su un determinato artista, o sono espressi giudizi critici. Le fonti più importanti sono la Naturalis Historia di Plinio e la Periegesi della Grecia di Pausania. Nel 1868 Overbeck raccoglie altre fonti e le pubblica in un volume intitolato Le fonti letterarie antiche per la storia dell'arte greca e romana. PLINIO (fonte DIRETTA) scrive la Naturalis Historia, che nasce dalla lettura di molte opere (attingendo anche da scritti tardo ellenistici di carattere retorico) dalle quali lo scrittore prendeva quello che gli pareva interessante, raccogliendo ciò che si conosceva al suo tempo sulla natura, comprese le arti figurative; però, è mancata una revisione delle notizie che talora si contraddicono (bisogna prestare attenzione alle traduzioni e alle interpretazioni dei testi antichi). Nei libri 33-37 tratta di pietre, marmi, scultura, metalli, bronzo, mettallotecnica, terre colorate e pittura; Plinio esalta Fidia e Prassitele e afferma che dopo Lisippo (che è il culmine) inizia la decadenza: l'arte muore dopo il 296-293 a.c. con l'ellenismo e rinasce tra il 156 e il 143 a.c. cioè con il classicismo. La visione neoclassica del Winckelmann trovava una conferma nelle fonti antiche perché, per la maggior parte, esse traggono le loro informazioni da scritti nati nel tardo ellenismo quando, nella cultura greca, si era formata una visione nostalgica del passato e delle glorie antiche a seguito della perdita dell’indipendenza prima sotto il dominio macedone e poi sotto quello di Roma. Plinio vede come fonte letteraria principale Apollodoros ateniese (autore di una cronaca enciclopedica in versi che elencava avvenimenti e personaggi dal tempo della guerra troiana a 1040 anni dopo di essa). PAUSANIA (fonte DIRETTA) visse nel II secolo a.c.; la sua opera rientra in un genere di scritti del tardo ellenismo i cui autori erano chiamati “periegeti”, cioè descrittori di viaggi. Dell'opera di Pausania ci restano circa 10 libri scritti probabilmente tra il 143 e il 175 a.c. segue un ordine geografico ben preciso: l’Attica, il Peloponneso, l’Arcadia, la Beozia, la Focide, la Locride e la zona di Naupaktos. Pausania voleva scrivere un libro di lettura per far conoscere a chi legge luoghi e monumenti, pretesto per ricapitolare la storia della Grecia, intercalandovi narrazioni mitologiche. Con ciò, le sue notizie furono accolte con grande prudenza. Dal punto di vista critico, Pausania, non offre nessun elemento personale; egli riferisce gli apprezzamenti correnti del suo tempo. Pausania descrive i luoghi in maniera dettagliata e per questo spesso si serve di testi già redatti anche da lui stesso. Un esempio fra tutti è la sua descrizione di un Hermes di Prassitele di cui solo Pausania stesso dà notizie; scavando nei luoghi indicati dall'autore venne trovata la statua. Tuttavia si accertò poi la realizzazione in epoca romana. LUCIANO (fonte INDIRETTA) è uno scrittore molto colto che parla di opere d'arte che egli ha visto e che descrive esprimendo le proprie sensazioni e il proprio giudizio. La sua documentazione è degna di fede. Anche Luciano partecipò al culto per l’età lontana della grande civiltà artistica della Grecia. ATENEO (fonte INDIRETTA) compone un'opera erudita intitolata “i Dotti a convitto” dove i convitati colloquiano tra loro, intrecciano diversi discorsi per dar modo all'autore di fornire al lettore un ampio numero di notizie di carattere enciclopedico. Creò documenti di grande interesse per conoscere lo splendore delle corti ellenistiche e la profusione di suppellettili in metalli preziosi lavorati FONTI BIZANTINE (fonti INDIRETTE) Abbiamo numerose fonti di età bizantina che ci danno informazioni utili, come i dati di fatto. Vanno ricordate anche le iscrizioni che conservano firme di artisti o documenti. IV secolo nei paesi asiatico-ellenistici i grandi sepolcri monumentali erano a forma di piccolo tempio. Esempio principale è il Mausoleo di Alicarnasso le cui rovine sono state identificate a Burdun; lo scavo venne condotto dagli inglesi e il materiale scultoreo si trova al British Museum. Le sculture del Mausoleo sono da attribuire agli scultori Skopas, Bryaxis, Loeochares e Timotheos. - Nel 1871 iniziarono gli scavi nella Troade dove si scoprirono Troia, Micene, il tesoro di Atreo e la tomba di Clitennestra. Schliemann, che si era innamorato di Omero, iniziò gli scavi nella Troade nel 1871. Qui scoprì Troia e ne confermò la distruzione per incendio. Egli scavò anche a Micene, dove scoprì quello che chiamò il tesoro di Atreo e la tomba di Clitennestra, mettendo in luce la società pre-ellenica. - Gli studiosi italiani avviarono degli scavi a Creta e gli inglesi si concentrarono sullo scavo e sul restauro del palazzo di Knossos (Cnosso). Gli italiani avviarono scavi nella località di Phaistos e portarono alla luce un palazzo. - Nel 1593 con la decifrazione dell'alfabeto cretese LINEARE B venne compiuto un importantissimo passo per conoscere la storia della civiltà cretese. o 1953: decifrazione del più recente degli alfabeti cretesi, quello detto «lineare B», da parte dell’architetto inglese M. Ventris. È un adattamento della scrittura cretese «lineare A» alla lingua degli invasori Achei. La scoperta del mondo pre-ellenico va posta accanto a quella del mondo mesopotamico. Questi scavi hanno esteso le nostre conoscenze dell’arte sino a circa il 6000 a.C. - La scoperta del mondo pre-ellenico va posta a fianco della scoperta del mondo mesopotamico: vennero scoperte le civiltà di Elam e di Sumer tra le altre. Gli scavi nel vicino Oriente hanno esteso le nostre conoscenze della civiltà umana fino al 6000 a.c. - Intorno alla fine dell'Ottocento si approfondì la conoscenza delle città greche, soprattutto dell'Acropoli di Atene che dopo lo spoglio di Lord Elgin era tornata a mostrare il proprio aspetto con la demolizione delle costruzioni che l'avevano trasformata in fortezza medievale. I reperti trovati nell'Acropoli vennero catalogati e pubblicati. Ad atene, la società aristocratica si trasformò in democratica. Tale cambiamento della società portò una trasformazione artistica e un conseguente passaggio dal periodo arcaico allo «stile severo». Dal 480 al 450 si passa dalla rigida statua arcaica all’inaudita ricchezza plastica di Fidia. Possiamo conoscere il “tessuto connettivo” che univa le varie personalità artistiche greche e le varie maestranze artigiane. Questa continuità tra i vari artisti ci dimostra una continuità di concetto e di forma innovatrice in tutta la decorazione del Partenone. Dopo la prima guerra mondiale, lo studio dell'arte antica entrò in una nuova fase, in quanto a seguito della sosta provocata all'attività di scavo dalla guerra, gli studiosi si rivolgono all'approfondimento dei problemi emersi dalle opere già rinvenute. 6. RICERCHE TEORICHE E STORICISMO AGLI ALBORI DEL NOVECENTO Emanuel Loewy fu il primo archeologo che cercò di riprendere la ricerca attorno all'essenza stessa dell'arte, cioè attorno alle questioni fondamentali che presiedono allo svolgimento dell'arte in genere e in particolare dell'arte greca. fu il primo a coprire una cattedra di archeologia classica all’Università di Roma. I suoi due studi fondamentali sono “La natura nell'arte greca più antica” e “Migrazioni tipologiche”. Questi studi sono importantissimi perchè affrontano i due punti essenziali della storia degli studi dell'arte greca: il rapporto tra l'arte greca e il vero di natura e la persistenza iconografica. Il fondamento della produzione greca è prettamente artigiano non siamo davanti a personalità isolate; nell'antichità, l'artista è un artigiano e le stesse fonti antiche lo considerano come tale. Si formò un patrimonio di tradizioni tecniche e iconografiche che permetteva agli artigiani di raggiungere una qualità elevata. Si lavorava come si era imparato in bottega, ma ogni artigiano talentuoso aggiungeva piccole varianti personali che sarebbero state riprese dai successori. Nell'arte arcaica del Kourus che va dalla metà del VII secolo alla fine del Vi secolo, non si riscontrano particolari mutamenti; tuttavia non esiste un Kourus uguale ad un altro. Della persistenza iconografica si hanno ancora esempi ben noti nell'arte cristiana (ad es. la Natività). Egli, con i suoi studi, toccò i due punti essenziali della storia degli studi di arte dell’antichità greca: - Il rapporto tra l’arte greca e il vero di natura. - La persistenza iconografica. Loewy riscontra due punti fondamentali: – finchè esiste nell'arte una forte tradizione artigiana, come succede nell'arte antica, la persistenza degli schemi iconografici è fortissima. Quando si studia una determinata rappresentazione bisogna esaminare la provenienza dello schema iconografico e cercarne i precedenti. Dopo tale ricerca si può stabilire la posizione storica dell'opera e valutare il contributo personale dell'artista; – rappresentazione della realtà, del vero e della natura, cioè del modo in cui l'immagine naturale viene trasformata in immagine artistica. Sorse quindi la distinzione in una serie di “tipi ideali” che oggi riconosciamo come tipologie iconografiche. Alla fine dell'Ottocento, la formula winckelmanniana ha subito una prima revisione in base alle tendenze positivistiche. Julius Lange si occupò del problema del rapporto tra l'arte greca e la forma di natura, in seguito lo stesso studio venne ripreso da Alessandro Della Seta. Lange è stato il primo ad osservare e a definire alcune delle “leggi” della concezione artistica del periodo più arcaico dell'arte greca. La prima di queste leggi è la frontalità che si manifesta nel fatto che qualsiasi immagine riprodotta dall'artista subisce una specie di schiacciamento. Da queste leggi, Lange desume le conseguenze del cosiddetto stile arcaico. Egli notò però che questa legge di frontalità dominava qualsiasi arte primitiva e si ritrovava in tutte le civiltà antiche. L'arte, nell'antichità era vista come qualcosa di completamente distaccato dalla personalità dell'artista. Loewy nel suo volume sulla Naturwiedergobe capì che la frontalità arcaica non era dovuta ad incapacità, ma ad un processo di concezione dell'atto artistico. Con una serie di esempi e di confronti dimostra che l'artista primitivo non opera imitando un oggetto della natura, ma crea seguendo un ricordo, che gli presenta l'oggetto sotto l'aspetto più semplice e più chiaramente leggibile. Questo aspetto è quello per cui l'oggetto si presenta nella sua massima estensione e non nella sua forma più caratteristica. La concezione dell'arte arcaica era dovuta al linguaggio dell'artista ed era legata ad un determinato mondo e ad un determinato tempo e poteva cambiare solo se ne fossero cambiate le premesse. Questo fu l'avvio allo staccamento della concezione che considerava l'arte arcaica come preparazione all'arte classica. Della Seta si occupò del problema del superamento della legge della frontalità nell'arte greca che noi identifichiamo con il passaggio dall'arte arcaica a quella classica. Egli trovava che la frontalità fu superata per una maggiore conoscenza dell'anatomia ed impostò sulla conoscenza anatomica tutto lo sviluppo dell'arte greca. Si concentrò per molti anni e partorì il volume “Il nudo nell'arte” dove passa in rivista tutta la scultura della ricerca anatomica. Agli inizi del Novecento si entra in una nuova fase degli studi di archeologia che si accelererà dopo la prima guerra mondiale, durante la quale vennero interrotti gli scavi e chiusi i musei. Questa pausa indusse gli studiosi a riflettere sul materiale esistente. Attorno al 1895 a Vienna apparvero degli studiosi tra cui Wickhoff e Riegl che si occupavano di storia dell'arte antica per risolvere problemi di arte medievale rispetto all'arte romana. Quindi L’accentuazione della personalità dell’artista è cosa moderna perché, nell’antichità, era considerato un artigiano. Quindi, come in tutti gli artigianati, si formò un patrimonio di tradizioni tecniche e iconografiche. Per Loewy, quando si studia una determinata rappresentazione bisogna esaminare da dove proviene lo schema iconografico e cercarne i precedenti: solo dopo si può stabilire la posizione storica dell’opera e valutare il contributo personale dell’artista. L’altro punto fondamentale esaminato da Loewy è quello della rappresentazione della realtà, del vero, della natura. L’opporre oggi il realismo dell’arte greca al concetto di idealizzazione che prima si era ritenuto adeguato, è in stretta connessione con il raggiungimento di posizioni storicistiche più precise. Loewy capì che la frontalità dell’arte arcaica non era dovuta a incapacità e dimostrò che l’artista primitivo non opera imitando un determinato oggetto della natura, ma crea seguendo un ricordo che gli presenta l’oggetto sotto l’aspetto più semplice. Perciò, l’artista primitivo, l’occhio lo farà sempre come visto di faccia, nella forma più chiara. Il Della Seta trovò che la frontalità venne superata per una maggiore conoscenza anatomica. Grazie ad essa si imparò a differenziare i piani nel chiaroscuro; ed è con l’inserimento degli elementi chiaroscurali che si ruppe la frontalità del mondo arcaico. Agli inizi del Novecento si entra in una nuova fase degli studi di archeologia. Furono interrotti gli scavi e chiusi i musei. Fu una pausa che indusse a riflettere sul materiale già esistente. Si arrivò, così, a studi che prendevano in considerazione solo gli originali e il cui fine era di ricostruire le varie scuole artigiane, dalle quali i maestri erano scaturiti e che dai Maestri vengono influenzate. Dal 1895 circa acquisirono maggiore importanza le teorie formulate dalla scuola di Vienna. Tra gli studiosi più importanti di questa scuola ricordiamo il Riegl e il Wickhoff. Riegl pensava che bisognava cercare di ricostruire la problematica degli artisti dei singoli tempi e vedere quanto avevano saputo realizzare di quello che si erano prefissi. Tuttavia, egli rimase legato a una concezione antistorica. Wickhoff fu il primo a considerare come un valore autonomo anche l’arte romana. Individuò l’originalità di essa in tre punti: il ritratto realistico, la concezione spaziale e prospettica, e la «narrazione continuata» (disporre vari episodi di una narrazione, storica o mitologica, uno accanto all’altro sullo stesso sfondo paesistico). Però, non si accorse che tutto ciò derivava comunque dall’influenza greca. Mentre l’arte greca ha tendenza plastica e disegnativa, l’arte romana, secondo il Wickhoff, Oggi c’è un maggiore interesse per una storia sociologica dell’antichità così, tutti gli elementi tratti dall’adeguata lettura formale dell’opera d’arte li poniamo in stretto contatto con la società umana del tempo. Si inizia a pensare all’esistenza di una molteplicità di elementi che contribuiscono alla formazione dell’opera d’arte. Gli studiosi distinguono «storia dell’arte» e «scienza dell’arte»: quest’ultima ha sostituito la vecchia indagine estetica e si volge alle opere d’arte per farne sempre nuove letture, interpretazioni. Gli archeologi tendono ad attenersi alla ricerca storica, ricostruendola attraverso documenti materiali di una civiltà. Questa ricostruzione va, inoltre, posta accanto ai dati storici derivanti dalle fonti letterarie. L’evento artistico è, da un lato, il prodotto storico di una civiltà e dall’altro, l’espressione di un bisogno istintivo della natura umana. Dall'indagine critica è sorto un affinamento nelle capacità degli archeologi di intendere, ma sono nate anche nuove possibilità di errore che devono ancora essere intese per poter procedere. Durante il periodo della scuola filologica, l'archeologia tedesca, nel passare dalla raccolta e dalla catalogazione dei fatti all'interpretazione dell'opera d'arte, non è stata più sorretta da una metodologia che le permettesse di approfondire meglio il fatto storico. Buschor è stato uno degli studiosi più in vista per preparazione specialistica e per sensibilità verso la forma artistica; i suoi scavi a Samos lo resero famoso. In quello scritto egli presentava il cammino dell'arte diviso in sei cicli rigorosamente successivi nell'ordine prestabilito e chiusi ciascuno in sé; comprendere storicamente l'opera d'arte significa in questo caso incasellarla nel ciclo ad essa pertinente, da cui le derivano forma e contenuto. Le sei categorie, con la cronologia relativa al mondo classico: • Mondo della prescienza (fino a tutto il VIII secolo a.c.) • Mondo della realtà esistente (secoli VII – VI a.c.) • Mondo della eccelsa determinatezza (secoli V-IV a.c. fino ada Alessandro Magno) • Mondo dell'immagine e dell'apparenza (fine secolo IV a.c.) • Mondo dell'artifizio (secoli I – III d.C.) • Mondo dei segni o simboli (secoli III – V d.C.) Secondo questa costruzione pseudo storica ogni civiltà passa necessariamente attraverso questi sei cicli ed in uno di essi trova la sua più compiuta espressione. Dopo il sesto stadio il ciclo ricomincia daccapo; e come nel primo ciclo la più compiuta espressione viene raggiunta al primo stadio, nel seconda è la seconda categoria che prevale e così in seguito. Tutte le osservazioni di Buschor sono dovute alla sua diretta intelligenza dell'opera d'arte, tuttavia sono diventate storicamente inefficaci quando si prese il fatto di appartenere a quel determinato ciclo. I sei cicli si ripetono all'infinito e ogni civiltà che si sussegue trova la propria migliore espressione artistica nel ciclo successivo. Il merito maggiore che rimane all'archeologia germanica, oltre agli scavi, è quello di aver dato ordine sistematico ai materiali sui quali si basano gli studi odierni. Dopo il periodo della scuola filologica, si cercò di superare i limiti di tale metodo, ma in questa ricerca mancò agli studiosi tedeschi il sussidio di un pensiero critico sulla metodologia della storia e di una estetica non accademica, per cui gli studiosi avventuratisi nella storia dello spirito hanno raggiunto grandi risultati. Tuttavia il difetto principale di questi studi è stato quello di voler incasellare i fatti fondamentali della storia entro sistemi rigidi e svolgimenti preordinati e di accusare in conseguenza di asistemicità tutti coloro che non avevano accettato gli schemi. La storia dell'arte invece, consiste nel definire le singole opere nella loro storicità individuale e nel legarle con la storia della cultura, definendo il rapporto dell'opera d'arte con il suo determinato ambiente. Per definire le personalità artistiche occorre giungere ad un giudizio qualitativo di valore universale, che è possibile solo attraverso l'analisi dell'opera d'arte in relazione alle categorie dell'estetica. Occorre poi storicizzare questo giudizio, inserendolo nella serie delle altre opere coeve (dello stesso tempo/periodo), precedenti e successive. H. Rose nella sua opera “La classicità come estrinsecazione del pensiero artistico occidentale” concludeva che non si possono trovare identità assolute di linguaggio tra l'antico e il moderno, ma posizioni omologhe nel corso dello svolgimento storico. Per i periodi più storicamente noti è facile identificare le singole personalità artistiche nella quale si è assistito ad un progressivo frantumarsi delle prime supposte personalità di primo piano: man mano che si è affinata la nostra conoscenza di un determinato periodo, si sono potute attribuire seguaci opere che un tempo si ritenevano di un solo Maestro, riconoscendo come sue opere che non gli venivano attribuite. Anche la ricerca della definizione di “Maestri” ha degenerato appiattendosi in un facile schematismo privo di qualsiasi valore critico, quando viene attribuito un nome di comodo ad ogni singola opera, senza distinzione di qualità e senza che sia possibile raggruppare attorno a tale singola opera un gruppo di altre opere affini. Quali possono essere i lineamenti di una ricerca storica dell'arte? Il lavoro che possiamo affrontare si articola in vari gradi: – Classificazione ed inquadramento cronologico dell'opera d'arte, da ottenere tramite una ricerca filologica e con l'aiuto di testi letterari ed epigrafici e del materiale archeologico di ogni specie, condotta insieme e confermata da un riconoscimento delle qualità stilistiche esteriori e “morelliane” dell'opera d'arte. – Indagine più propriamente storica, quando, sulla base del materiale classificato, si cerchi di giungere alla ricostruzione dello svolgimento della produzione artistica e a individuarne le forze motrici che ne determinano quello svolgimento. Una cosa è voler fare storia dell'arte tenendo conto dei rapporti sociali sui quali si basa la nascita dell'opera d'arte e altra cosa è voler usare le opere d'arte come documento per la ricostruzione della storia sociale di un'epoca. In un caso si fa storia dell'arte, nell'altro si fa storia o sociologia. Il ritenere che il modo di produzione della vita materiale condizioni il processo della vita sociale e spirituale non significa affatto ridurre tutta la storia al semplice fatto.
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