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Riassunto "Ritrovare la strada" - T. Farina, M. Stramaglia, Appunti di Pedagogia

Riassunto del testo "Ritrovare la strada. L'educazione di strada con i gruppi informali di adolescenti" integrati con gli appunti presi a lezioni. Esame: "Pedagogia sociale e della famiglia" con i prof.ssori Farina e Stramaglia.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 09/01/2022

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Scarica Riassunto "Ritrovare la strada" - T. Farina, M. Stramaglia e più Appunti in PDF di Pedagogia solo su Docsity! Ritrovare la strada. L'educazione di strada con i gruppi informali di adolescen Introduzione Il testo affronta il tema della strada, la strada viene intesa non solo come vie di comunicazione o di transito ma anche come luoghi in cui le persone e le loro esistenze entrano inevitabilmente in contatto, si scontrano, si incontrano e si ritrovano. È un luogo dove si sperimenta il senso di appartenenza a un territorio o a una comunità. La strada è quel luogo lungo cui ci spostiamo, trascorriamo parte del nostro tempo per molteplici ragioni legate ad abitudini e necessità quotidiane. Soprattutto durante l'età adolescenziale, nella strada, avviene l’incontro e la socializzazione, il professore Stramaglia ritiene: “L’adolescenza, con le sue luci, i suoi chiaroscuri e le sue ombre, può considerarsi, se educativamente orientata, il periodo di massimo accrescimento delle potenzialità emotive ed espressive della persona”. Capitolo 1 — Lavorare per strada con i gruppi informali Il gruppo dei pari e l'adolescente La strada è un contesto simbolicamente e fisicamente poco protetto, destrutturato e distante dalle regole formali. La strada si configura come uno dei background ideale per accogliere l'età adolescenziale. La strada è ambiente da esplorare, uno spazio nel quale rifugiarsi, perdersi e annoiarsi ma anche un luogo in cui vivere relazioni diverse da quelle che offrono la famiglia e la scuola. Il gruppo informale ossia quello dei pari, è una dimensione sentita come propria, gestibile liberamente, seguendo criteri personali, al di fuori dei doveri e dei compiti assegnati. La frequentazione del gruppo informale nei diversi luoghi di incontro (panchina, parco, piazza) sono momenti fortemente desiderati e attesi dall’adolescente. L'adolescente tende verso l'indipendenza e il bisogno di libertà, sentendosi autonomo. La relazione amicale mette l'adolescente nelle condizioni di riflettere su ciò che è altro da sé e non ancora conosciuto. Il gruppo informale è un insieme di individualità caratterizzate da una dinamica relazionale che a sua volta è conseguenza di una continua opera di costruzione nel rapporto tra dimensione individuale e collettiva. “// gruppo dei pari è la prima e più piccola formazione sociale volontaria che offra l'opportunità di confidarsi, sfogarsi e confrontarsi con qualcuno nei momenti di bisogno e di crisi” Gambini. Situazione sociale Target Finalità Mandato sociale Riduzione del danno | Presenza diindividuie gruppia | Tomsicodipendenti persone dedite -—Contenimento ed evitemento di Contenimento forte marginalità che non alla prostituzione, persone con HIV.’ rischi connessi alle devianze inatto, Cura warigono in contatto con iservisi — minori coineeltin atività criminose -—— perisoggeti deviantie perla producono forti allarmi sociali popolazione Educativa di strada Dificoltà delle agenzie Adolescenti aggregati in gruppi ‘Accompagnamento educativo e Controllo educative ad entrare n contato informali prevenzione dei rischi di disagio e Educazione con adolescenti e giovani devianza, tramite lo sviluppo di fattori protettivi La strada come setting di ricerca pedagogica è importante per superare la logica dei “contenitori educativi” come unici luoghi competenti nell’educazioni dei minori. Quindi agire ed intervenire con aggregazioni informali di adolescenti, analizzando i fattori di rischio e di disagio e accompagnarli verso percorsi evolutivi. Il gruppo dei pari per l'adolescente rappresenta un importante esperienza di aggregazione. Le aggregazioni informale si fondano sulla coesione e sull'intensità relazionale e comunicativa fra i vari membri, così come sulla condivisione di spazi e tempi fuori da schemi prestabiliti. Il gruppo aiuta il singolo a raggiungere l'autonomia, la sicurezza, il potere, l'attaccamento. All'interno del gruppo, le dinamiche di interazione sono momenti di negoziazione del proprio spazio di autonomia, rinuncia al proprio narcisismo, assunzione delle proprie responsabilità, sperimentazioni di nuove enormi e valori, il soggetto si auto-afferma. Generalmente tutti i gruppi informali sono piuttosto omogenei, i membri che li compongono sono accomunati da una provenienza sociale, un linguaggio, degli stili di comportamento e delle rappresentazioni sociali. Gli adolescenti si aggregano secondo precise caratteristiche scegliendo gli amici in base a somiglianze. Le funzioni di sostegno che un gruppo può dare sono molteplici: ridefinizione autonoma di un proprio sistema di valori e credenze, confrontarsi e scontrarsi stando assieme, riconoscere i propri stati d'animo in quelli degli altri e condividere idee e punti di vista. Il gruppo è un'aggregazione di parti sociali che interagiscono. Per essere un educatore di strada è necessaria la sospensione del giudizio, l'accettazione delle caratteristiche del contesto socioculturale e delle scelte di vita degli adolescenti, la capacità di privarsi intenzionalmente di un ruolo educativo rigido e preciso. Le macro-competenze relazionali che un educatore di strada deve possedere sono: 1. Active listening, ossia l'ascolto attivo, accogliente e privo di schemi interpretativi. 2. Gratuità, l'intervento educativo non è detto che raggiunge uno scopo o un obiettivo a tutti i costi si prefigge, ma bensì bisogna accompagnare il soggetto durante il suo percorso. La gratuità è un atto di amore disinteressato. A riguardo Bruni ci riporta la distinzione tra Eros, Philia e Agape: l’amore dell’Eros è amore di desiderio (amore ascendente), Philia ama solo se contraccambiato, l’Agape come gratuità è un essere che comporta l'ascolto attivo e il silenzio. Eros e la Philia sono soggetti alla tentazione della chiusura se non toccati dall'amore Agapico ossia dalla gratuità. Il dono dell’Agape è amore sostenibile e pienamente umano se ha la passione e il desiderio dell’eros e la libertà della philia. 3. Prospettiva personalistica (Mounier): estrinsecare il valore e la dignità del soggetto, nella sua unicità e irriducibilità. L'intervento educativo è interpretato come un processo di costruzione della personalità orientato eticamente, dove la relazione che intercorre tra educatore e educando costituisce un rapporto interpersonale impegnativo, orientato all' attivazione delle energie autonome della persona umana. I contesti di aggregazione non-formale Questo paragrafo si sofferma sulle caratteristiche, sia fisiche/morfologiche, sia simboliche che identificano la strada come spazio di opportunità per l'esercizio della cittadinanza, della discussione, della negoziazione, dell'attribuzione di senso e beni personali e collettivi (salute, benessere e qualità della vita). Due concetti chiave: 1. Bassasoglia (riconducibile a interventi rivolti prevalentemente a giovani e adulti con problemi di dipendenza o consumo di sostanze). Per strada l'intensità dell'avvicinamento, della contiguità (vicinanza) e della relazione tra individui non è mai stabile ma in costante oscillazione tra due poli: - Polo della razionalità: dell'osservazione lucida e dell'analisi neutra - Polo dell’empatia: dell'incontro, dell'accoglienza, della cura, dell'empatia e dell'affettività La strada come setting educativo e sfondo integratore | giovani interagiscono tra loro in luoghi come la strada, la piazza, il centro storico, il parco pubblico, il Playground (basket, skateboard), il luogo fisso di incontro, il bar ecc. è qui che dobbiamo andare a lavorare. Il setting dell'intervento socioeducativo con i giovani è rappresentato dalla categoria dell'incontro, senza l’incontro il lavoro di strada non esiterebbe. In uno spazio, l’incontro, senza confini, in cui convivono più storie e stili di vita, l’esperienza di relazione, all’interno della quale si muovono gli animatori socioeducativi e il gruppo, diventa a sua volta, un luogo simbolico. Il gruppo è anche un soggetto sociale, l'animazione socioeducativa fa leva sul bisogno di progressiva costruzione di sé, ponendo gli stessi in un'interazione responsabile con la realtà che li circonda. Lavorare con un gruppo significa metterlo nelle condizioni di sportarsi dal luogo simbolico della relazione e dell'incontro a quello fisico dell'ambiente a cui appartiene secondo una logica trasformativa. Gambini ritiene che “i/ gruppo è un soggetto sociale, interagisce con l’ambiente a cui appartiene e partecipa alla trasformazione della sua cultura”. L’analisi di contesto ci serve per osservare ed analizzare la comunità fino ad arrivare a crearne un profilo di essa. Dobbiamo sempre pensare che c'è un: * Ambiente antropizzato (costruito dall'uomo) * Ambiente architettonico * Luogo pubblico (ossia i luoghi d’incontro) * Analisi di contesto (osservazione di tutto ciò che è presente nei contesti) * Profilo di comunità (la comprensione di come quella comunità locale si costituisce, le sue dinamiche) * Prevenzione/riduzione del disagio * Benessere degli individui L’analisi di contesto permette di mettere in relazione la dimensione sociale con quella fisica dello spazio pubblico e di osservare i luoghi di incontro e le loro dinamiche, da un ulteriore e privilegiato punto di vista. Cioè di chi si interroga sull’evidenza che nelle modificazioni dell'umano entrano sempre in gioco due parti interconnesse: “L’azione dell'individuo e la retroazione della realtà esterna, naturale e antropizzata, che innesca nuovi adattamenti personali e collettivi”. L'individuo agisce e la realtà retro-agisce, che sia la realtà naturale o costruita dall'uomo. Leggere il contesto e la comunità: prospettiva socio-geografica Ambienti urbani, metropolitani, luoghi pubblici, luoghi în cui i giovani si incontrano possono essere letti, interpretati e agiti educativamente seguendo specifiche coordinate socio-spaziali. Quindi dobbiamo acquisire competenze relative all’orientarsi nello spazio e nei luoghi, facendo delle mappature. In una comunità c'è sempre un'interazione che si svolge in modo stabile tra soggetti localizzati in un certo spazio (strada come luogo di incontro e interazione), ad esempio in una città vediamo gli incontri abituali tra amici, frequentazioni di luoghi o servizi associativi. Analizzare l'interazione socio-spaziale ci permette di determinare il grado di "fertilità del terreno sociale" sul quale gettare i semi di un intervento socioeducativo. La rete sociale locale rappresenta il tessuto connettivo di una comunità locale. | legami delle reti sociali sono più forti e intensi dove esiste più consapevolezza e condivisione di interessi locali comuni (buon funzionamento dei servizi, qualità dell'ambiente, sicurezza) e più partecipazione attiva e autorganizzata per salvaguardare tali interessi. Tuttavia, oggi, in molti contesti (periferia di Milano), vivere sta diventando sempre più complesso, a causa di un disagio diffuso e sommerso che non sempre si esprime attraverso una domanda ai servizi, ma che spesso rimane silenzioso. Tale disagio può e deve essere intercettato anche attraverso il monitoraggio delle aggregazioni informali presenti sul territorio. Quando le dinamiche interne non sono orientate positivamente, infatti, questo può trasformarsi in una forte contestazione del mondo adulto, in una violazione delle regole e perfino dei valori basilari di convivenza civile: bande giovanili, comportamenti devianti, spaccio/abuso di sostanze stupefacenti, violenza e condotte criminali. Verso un approccio transdisciplinare: pedagogico, sociologico e geografico Il rapporto tra ricerca geografica e sociologica, il fatto che quest’ultima rivolga il suo interesse non tanto ai singoli individui o all'umanità intesa come totalità, quanto ai rapporti esistenti fra gli uomini, alle relazioni, ai gruppi sociali, ci riporta all'idea di aggregazione informale indagata finora. Il gruppo adolescenziale, di fatto, risulta essere (almeno cronologicamente) la prima manifestazione di quella che in termini socio-geografici viene definita associazione intenzionale. Il profilo di comunità nel lavoro educativo con i giovani acquista una importanza fondamentale su tre livelli: * _Nellavoro socio-educativo con i giovani, l'elaborazione di un profilo che includa più informazioni possibili sulla comunità e su come i giovani trascorrono i loro tempo. * Obiettivo acquisite una visione d’insieme della comunità locale, attingendo a informazioni demografiche, morfologiche territoriali, trasporti, occupazione, politica locale e statistiche sulla criminalità. * Pergli operatori, elaborare un profilo della comunità è l'occasione in cui prendere contatti con le diverse organizzazioni e agenzie che forniscono servizi di supporto alla comunità locale, in particolare ai giovani, per poter collegare, in una fase successiva, gli stessi giovani ai servizi che possono rispondere più efficacemente alle loro esigenze. Le fasi del lavoro educativo di strada È possibile riconoscere 5 momenti fondamentali che, nello sviluppo temporale dell'intervento educativo, possono sovrapporsi, realizzarsi o meno. 1. Mappatura, fotografia della realità territoriale dai punti di vista: * Geografico (confini, insediamenti urbani, infrastrutture, vie di comunicazione) * Demografico (caratteristiche anagrafiche, distribuzione spaziale, e per fasce di età, degli abitanti, flussi di immigrazione ed emigrazione) * Economico (attività produttive esistenti, situazione occupazionale) * Istituzionale e dei servizi (organizzazione politico-amministrativa, tipologia dei servizi sanitari, socioeducativi, culturali e ricreativi, realtà del terzo settore e volontariato) Parallelamente al lavoro di ricognizione e osservazione dei gruppi, è altrettanto fondamentale procedere a una triplice mappatura cognitiva: * Rivolta all’equipe, relativamente alle rappresentazioni e gli stereotipi di ognuno nei confronti dei gruppi e dei singoli * Rivolta ai diversi soggetti del territorio (cittadini, esercenti, enti, istituzioni laiche e religiose), relativamente alla percezione che essi hanno delle aggregazioni informali giovanili * Rivolta agli adolescenti, qualora si riesca ad agganciarli, relativamente alla percezione e ai vissuti dei gruppi rispetto al mondo adulto e istituzionale Il lavoro di mappatura geografica, cognitiva e relazionale, è mirato non solo a riscontrare i legami esistenti tra i gruppi naturali e gli altri soggetti, ma anche a rilevare quali siano e come evolvano i rapporti all’interno dei gruppi e tra i gruppi e gli educatori. 2. Primo contatto e aggancio Per un primo approccio le strategie possono essere dirette o indirette, l’approcio deve essere sempre graduale. La prima, ovvero se ci si presenta in maniera diretta-esplicita, può generare un certo livello di ansia per l’educatore (timore del rifiuto, fallimento, non riuscire a rompere il ghiaccio) compromettendo una possibile relazione con l'adolescente che si sente a sua volta minacciato. Potrebbe essere utile: * Presentarsi in maniera informale, creando momenti piacevoli e amichevoli * Avvicinarsi al gruppo usando un codice comunicativo proprio del gruppo (giocare a basket) in modo tale da ridurre il distacco tra educatori e gruppo * Presentarsi con la propria identità professionale, manifestando il desiderio di conoscere il gruppo, chiedendo anche di poter tornare altre volre per porre alcune domande generali Qual ora ci troviamo difronte ad un clima di elevata diffidenza da parte del gruppo, la strategia indicata è quella indiretta: si identifica una terza figura, il portinaio (ragazzo disponibile nel gruppo o un adulto che conosca i soggetti), è colui che è disposto a fare da mediatore ed instaurare una relazione tra le parti. Questa strategia però può risultare difficile nell'individuare il “giusto portinaio”. 3. Consolidamento della relazione Superate le difficoltà del primo contatto, si entra in una fase caratterizzata da un periodo di osservazione reciproca, che potrebbe determinare un mancato aggancio o una chiusura anticipata del legame con il gruppo. | ragazzi potrebbero avere dei ripensamenti sugli “intrusi-professionisti” e iniziano a domandarsi: Come mai continuate a venire? Siete dei poliziotti in borgese?.. 4. Micro-progettualità Nella relazione educatore-adolescente, il primo si trova spesso di fronte a richieste, più o meno dirette, di supporto e di consulenza che riguardando questioni più svariate come quelle affettive o la ricerca di un lavoro, dall'esperienza con sostanze psicotrope alle difficoltà scolastiche, dai rapporti con i familiari a quelli con l’altro sesso. Questa fase, oltre a innescare un processo di socializzazione fra il gruppo e la comunità, è importante perché i membri prendano gradualmente coscienza delle proprie potenzialità e delle possibilità di portare a termine i propri sogni o progetti. Il ruolo degli educatori, in questa fase, è solo quello di facilitare il gruppo nel proprio fare, piuttosto che assumere un ruolo attivo di leadership, deve accompagnare il ragazzo. L’educatore deve avere un ascolto attivo e non giudicare, deve saper costruire un micro- progetto in base ai bisogni, alle necessità del singolo, un progetto dinamico che cambia e si modifica nel corso del tempo. Riuscire a rimanere fuori dalla rigidità dei servizi istituzionali e strutturati, dalle iniziative predeterminate, a non programmare percorsi rigidi e impossibili da realizzare. 5. Distacco 1. Accoglienza e integrazione dei minori stranieri in Italia, dimensione della reciprocità e necessità di interventi sempre più inclusivi e democratici. Curvare il progetto sui differenti modelli educativi e culturali. 2. Figli, nati e residenti in Italia, da genitori immigrati. Sono i “nuovi italiani” ma non cittadini, quindi l’educatore fa da mediatore-ponte tra culture diverse (dialogo interculturale). 3. Lavoro di rete tra educatori e servizi territoriali, che ha come obiettivo la differenziazione della proposta ludico-educativa e animativa extra-scolastica. Il momento ludico e il gioco vengono visti come potenziale per uno sviluppo personale e di rafforzamento delle abilità sociali e relazionali. Buone pratiche in Lombardia Milano, insieme a Torino, sono state le prime città Italiane a sperimentare il lavoro di strada. Ricordiamo la Coperativa A77 e la Comunità del Giambellino attive sul territorio dalla metà degli anni ‘70, hanno gestito alternativamente il progetto Scarperotte (2001-2008). Il progetto Scarperotte ha come obiettivo quello di promuovere l’auto-sviluppo delle comunità territoriali dei quartieri ben popolati di Barona e Giambellino-Lorenteggio, situati nella periferia milanese. Il progetto mira ad aiutare i ragazzi ad affrontare in autonomia le sfide della quotidianità, imparando ad accettare se stessi e valorizzando il proprio potenziale nell'ottica di porsi e soddisfare bisogni e obiettivi. Le tematiche emerse nei progetti sono le seguenti: 1. Tempo libero inteso come luogo simbolico, certo e protetto, in cui sperimentarsi. Si tratta dell'ambito extra-scolastico, quel tempo che il ragazzo trascorre al di fuori della scuola e della famiglia. Quel tempo che Gennari definisce “Terzo tempo pedagogico” ossia una “Zona di confine tra spazio abitativo, sociale e scolastico”. Questo terzo tempo è educativo solo se gestito accuratamente e in modo competente. Durante i primi 3 anni di sviluppo ed evoluzione del progetto (mappatura, contatto e aggancio) c'è stata una buona partecipazione alle attività da parte dei ragazzi e una forte coesione interna dei gruppi. Successivamente, tra il 2004-2006, c'è stato un indebolimento e frammentazione dei alcuni individui, così propongono percorsi individualizzati). Diviene necessario ridefinire alcuni punti del progetto, ri-negoziare gli obiettivi. Inoltre, si è resa necessaria una specifica analisi di contesto, l'equipe così ha somministrato un questionario (4 parti: anagrafica; attività extrascolastiche, luoghi frequentati, eventi preferiti; frequenza delle uscite e modalità di socializzazione; rapporto con il mondo virtuale) nelle scuole superiori a un campione di circa 1000 studenti di età tra i 15 e i 19 anni. L'obiettivo dell’analisi era quello di sondare quali fossero i luoghi maggiormente frequentati dai ragazzi e i loro stili di aggregazione. Oltre al questionario, l’analisi prevedeva un'intervista rivolta a 25 ragazzi tra i 17 e i 24 anni, con domande relative ai mutamenti socioculturali in atto per via dell’allontanamento dal territorio. Grazie a questa analisi è stato possibile avere una fotografia dei rapidi mutamenti, geografici-sociali, in atto, ma soprattutto, immaginare alternative e soluzioni progettuali. Tra il 2006-2007 emerge che sta cambiando lo stile relazionale-comunicativo, viene sempre di pià a mancare il desiderio di aggregazione fisica e si verifica la frammentazione dei gruppi informali, ma nasce, con l’avvento di internet e di dispositivi mobili, relazioni ed incontri virtuali, avvento dei social network. Bauman sull’avvento dei social diceva che rendono più facile la vita, eliminano gli sforzi in termini di lavoro e apprendimento ed evitano le sfide e le incertezze. Nelle parole degli operatori di Scarperotte, c'è la conferma di quanto detto da Bauman: * Fatica crescente nell’instaurare relazioni autentiche, nate da un rapporto “viso a viso”, nato dall'incontro con l’altro (un incontro non mediato) * Attesa di una prestazione relazionale che ha a ce fare con la società performativa post- moderna (Stramaglia) Nel 2008, ultimo anno di attività del progetto, l'equipe si sofferma sulla valorizzazione del territorio e delle sue risorse. Propone attività orientate ad alimentare il sano protagonismo dei ragazzi, stimolando la loro creatività. “Serve una nuova educativa di strada. Tornare al territorio, dunque, proprio quando i giovani sembrano disertalo”. Buone pratiche Emilia-Romagna A Bologna, tra il 2006 e il 2010, alcune cooperative sociali avviano interventi di strada rivolti a minori italiani e stranieri in tre aree della città: quartiere Navile, San Vitale e San Donato. Gli obiettivi sono concentrati su interventi rivolti alla partecipazione sociale mettendo i singoli attori (soprattutto a chi si vede e si sente estraneo o diverso) nelle condizioni di conquistare progressivamente quell’autonomia relazionale e sociale. In questo caso il lavoro di strada è stato un mediatore di comunità. Il progetto oltre al perseguimento di specifici obiettivi educativi, ha contribuito a una maggiore definizione del profilo professionale dell’educatore, che diviene un punto di riferimento peri ragazzi e fa da ponte verso le istituzioni e i servizi e co-progetta azioni e attività. L'equipe del progetto Navile ha schematizzato le competenze dell’educatore, collocandolo al centro del microcrosmo e mettendolo in stretta correlazione con 4 concetti chiave: flessibilità, ascolto, lavoro di rete e polivalenza: Comunità locale | | Associazioni Istituzioni Lavoro sul territorio (Educativa di strada) [Enna] da Flessibil: Promozione emponermeni , l Ascolto Attivazione percorsi sostegno genitorialità Bisogni dei ragazzi Lavoro Dall'ascolto alla realizzazione percorsi di comunità Buone pratiche Toscana La toscana è una regione storicamente orientata al welfare comunitario fortemente caratterizzata dalla presenza del terzo settore. Sono circa 27.000 le associazioni no-profit presenti sul territorio con oltre 500.000 persone coinvolte tra volontariato e cooperazioni sociali. Ricordiamo la cooperativa sociale l’Abbaino che opera dai primi anni ’80 a Firenze e nelle zone limitrofe. Serena Naldini ci racconta che la prima fase di contatto con i gruppi informali è stata caratterizzata da una certa “territorialità” e da un /egame atavico tra i giovani e i luoghi da loro frequentati. | ragazzi si incontravano in spazi urbani come piazze, giardini e bar, contesti che da una parte rassicurano e fungono da comfort zone ma dall'altra limitano gli orizzonti esperienziali, relazionali e di crescita personale. Dopo circa 6 mesi, ad aggancio con il gruppo avvenuto (frequentazione costante tra gruppo ed equipe) il progetto evolve gradualmente alla fase di progettualità, incontrando difficoltà legate ai processi di integrazione tra le comunità locali, autoctone e quelle migranti. L’educatore territoriale è chiamato ad esprimere tutto il suo potenziale, in termini di attivazione dei processi di empowermwent: * Percorsi individualizzati per i più giovani * Mettere in comunicazione generazioni diverse “L’obiettivo a lungo termine di un servizio di strada che opera sulla comunità è quello di rendere la rete di risorse sempre più autonoma”. Serena Naldini Gli strumenti pedago; che abbiamo a disposizione li troviamo nelle “Linee guida per l'insegnamento dell'educazione civica”, linee guida valide per ogni scuola di ordine e grado. | programmi di insegnamento vertono su 3 macroaree: 1. Studio del testo della Costituzione, per una partecipazione più consapevole alla vita civica, culturale e sociale. 2. Sviluppo sostenibile, per la conoscenza e la tutela del patrimonio culturale e ambientale, ma anche della salute e dei beni comuni. 3. Cittadinanza digitale, per un utilizzo consapevole e responsabile dei nuovi mezzi di comunicazione. CASI DI STUDIO attraverso esempi di progetti attuati da associazioni presenti sul territorio nazionale vedremo come attraverso l'educazione al patrimonio sia possibile ridurre l'esclusione sociale, riferita all'ambito culturale, sociale, economico e politico. | progetti sono accumunati da un’azione educativa autentica volta a promuovere pari opportunità e partecipazione attiva con l’obiettivo di non cerare confini culturali (disuguaglianze, esclusione sociale) 1. Chiocciola la casa del nomade (Emilia-Romagna) E’ attiva dal 2010, con sede a Pennabilli la realtà educativa che svolge “attività di educazione al paesaggio e valorizzazione del territorio” e nel 2014 diventa Associazione Culturale. L'associazione opera sul territorio attraverso due tipologie di progetto: 1. Progetti di educazione al paesaggio rivolti a soggetti in età scolare (preadolescenti e adolescenti). 2. Progettidi valorizzazione e sviluppo del territorio dal punto di vista turistico e culturale rivolte a soggetti adulti e che prevedono il coinvolgimento di scuole, agenzie educative e enti di promozione culturale presenti sul territorio (musei, biblioteche). La proposta culturale ed educativa dell’Associazione è caratterizzata da progetti basati sull’interazione con il paesaggio, inteso come fonte e luogo di apprendimento. Bambini, giovani ed adulti sono invitati ad osservare, scoprire, vivere e re-inventare il paesaggio, che resta sempre memoria individuale e collettiva. L'Associazione propone un approccio al paesaggio attraverso attività pratiche e di riflessione su cosa significa essere cittadini consapevoli, responsabili ed imparare ad esserlo con l’obiettivo di riconoscere e valorizzare le diversità (biologiche e culturali). Le attività proposte convergono nell’imparare ad essere un attore responsabile capace di portare un cambiamento positivo sapendo riconoscere le criticità, saperle prevenire, controllarle e risolverle. Il paesaggio viene visto come un prodotto sociale e chiama a sé il tema del bisogno che oggi i giovani hanno di sentirsi parte di una comunità educante. Nasce la necessità, da parte degli adulti (genitori, educatori, membri della società) di promuovere le 3 dimensioni dell'educazione alla cittadinanza: 1. Dimensione cognitiva (conoscenza, pensiero critico, giudizio, concettualizzazione) 2. Dimensione affettiva (empatia, esperienza, cura) 3. Dimensione volitiva (condotta orientata alla scelta e all’azione) Nell'anno scolastico 2015/16, lAssociazione ha coordinato un progetto dal titolo “Mi presento, sono paesaggio” in collaborazione con l’Istituto scolastico e gli enti locali. Il progetto ha coinvolto i ragazzi della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto comprensivo “Olivieri” di Pennabilli in una serie di ricerche relative a temi legati al proprio territorio. L'incipit del progetto: “Abitare, mangiare e lavorare”, tre parole chiavi che si focalizzano sulle caratteristiche tipiche del territorio in questione, un territorio rurale con piccoli borghi. Un paesaggio che rimanda all’antichità, alle vecchie tradizioni. Il dialogo tra scuola-musei-territorio ha portato i partecipanti a vivere attivamente i luoghi, a relazionarsi con esso e con i suoi abitanti, insomma ad accrescere la consapevolezza dei valori e delle criticità che un contesto rurale può offrire. L’obiettivo generale del progetto è proprio quello di crescere cittadini consapevoli delle risorse che il proprio territorio può offrire, in prospettiva di un loro uso innovativo e rispettoso. Quindi: * Sperimentare nuove forme di abitabilità sostenibile * Reinterpretare le tradizioni culinarie e i saperi artigiani * Creare innovazioni a partire dal patrimonio storico-culturale disponibile I risultati delle attività hanno preso forma in una mostra multimediale-interattiva presso il MUSSS (Museo Naturalistico del Parco Sasso Simone e Simoncello) di Pennabilli, anch'esso gestito dall’Associazione, in cui gli studenti hanno condiviso con i visitatori informazioni, storie, immagini, interviste, mappe, illustrazioni, fotografie e tanti altri contenuti legati al paesaggio locale. Capitolo 4 - Orientarsi su strade sconosciute, verso orizzonti possi La strada come: * Luogo di incontro dei giovani * Sedi delle dinamiche relazionali tipiche dei gruppi informali * Setting educativi in cui mettere in pratica metodologie di intervento pedagogico per la prevenzione del disagio giovanile * Contestiattraverso i quali è possibile promuovere le risorse territoriali e valorizzare il patrimonio culturale e ambientale locale Il fil rouge che accomuna e lega i temi e i progetti affrontati è la possibilità di vedere legittimati alcuni tra i diritti fondamentali dei minori. Bambini, fanciulli e adolescenti siano riconosciuti, ascoltati e tutelati dalla comunità in cui nascono e crescono, così come sancito dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. Oggi, in una società complessa e postmoderna regna un disorientamento generale dovuto a molteplici fattori: dalla dimensione globale e turbolenta dell'economia alla pervasività dei nuovi media, dall’inarrestabile progresso tecnologico all'uso smodato di internet, dall'aumento della povertà e disuguaglianze allo sfruttamento delle risorse del pianeta, le cui conseguenze sul pianeta e sul territorio sono evidenti. Ancora oggi, come accadeva ai tempi della polis, la responsabilità dell'educazione dei figli dovrebbe essere esercitata “in comune”, ma ogni società delega funzioni educative alla famiglia mentre altre sono esercitate dalla società educante. Gli strumenti per affrontare sfide educative, la sensibilità, determinanti per uno sviluppo equilibrato e integrale dei propri figli, non appartengono a tutti i popoli e né tutte le società possono essere considerate educanti. Nei paesi in cui mancano le risorse economiche e culturali, vigono regole forti, ci sono guerre o ci sono state, i primi a risentirne sono sempre i bambini e gli adolescenti. Mentre nei paesi più civilizzati e avanti a livello culturale, economico e sociale, le nuove generazioni sembrano distanti ed escluse dalle decisioni e alla partecipazione alla vita collettiva. Quale possibile paideia per l’educatore di strada? Un noto problema sociale di cui se ne parla poco è la presenza di bambini e adolescenti “di strada” nelle aree più povere e meno sviluppate. L’analisi ci condurrà ancora una volta a prendere in considerazione il contesto urbano e metropolitano come potenziale sfondo integratore, per la tutela di tutti quei ragazzi e bambini che provano ad immaginare il loro futuro. Fenomeno: Street Children Quello dello Street Children è un fenomeno di enorme portata e complessità, sia dal punto di vista della definizione generale del termine “bambino di strada”, sia per i dati sull’entità del fenomeno, sia quello degli strumenti e metodologie utilizzati per guarire questa terribile criticità sociale, sanitaria ed educativa. La Commissione ONU per i Diritti Umani (1994) utilizza il termine Street Children per definire qualsiasi minore per il quale la strada sia divenuta dimora abituale e/o fonte di sostenimento, o che non sia protetto, sorvegliato o sotto la responsabilità diretta di un adulto. Il Comitato delle Nazioni Unite fornisce agli Stati Membri una Guida autorevole sullo sviluppo di strategie nazionali, globali e a lungo termine sui bambini e le bambine considerati “in street situation” adottando un approccio olistico ai diritti dell'infanzia, sia in tema di prevenzione sia in tema di interventi operativi. | “children in streer situations” non costituiscono un gruppo omogeneo, le loro caratteristiche variano in termini di età, sesso, etnia, nazionalità, disabilità, orientamento sessuale. Queste differenze implicano, rischi, bisogni ed esperienze diverse. La
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