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RIASSUNTO Scapigliatura, Verga, Carducci, Decadentismo, Baudelaire, D'Annunzio, Pascoli, Appunti di Italiano

Riassunto letteratura dalla Scapigliatura a Pascoli

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 22/07/2022

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Scarica RIASSUNTO Scapigliatura, Verga, Carducci, Decadentismo, Baudelaire, D'Annunzio, Pascoli e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! SCAPIGLIATURA Non è una scuola o un movimento organizzato, ma un gruppo di scrittori degli anni ’60-’70 dell’Ottocento che si trova a Milano e in minor arte a Torino e Genova. Gli scapigliati sono accomunati da: - Insofferenza per le convenzioni della letteratura contemporanea e per la società borghese - Impulso di rifiuto e di rivolta Il termine “scapigliatura” fu proposto da Cletto Arrighi nel suo omonimo romanzo. Gli scapigliati sono un gruppo di spostati ribelli, che amano vivere in modo eccentrico e disordinato. Con la scapigliatura compare il conflitto tra artista e società, aspetto tipico del Romanticismo straniero; nascono negli artisti italiani atteggiamenti ribelli, antiborghesi e un po’ bohème, il mito di una vita irregolare come rifiuto di norme e convenzioni (MALEDETTISMO). Gli scapigliati hanno l’atteggiamento tipico di un’età di crisi violenta e di rapido trapasso, che lascia scrittori e artisti smarriti, lacerati interiormente, si sentono divisi tra Ideale e Vero, bene e male, virtù e vizio, bello e orrendo. I modelli a cui si ispirano gli scapigliati sono certamente i romantici tedeschi, Charles Baudelaire (il poeta che ah cantato l’angoscia della vita moderna nelle grandi metropoli, la lacerazione che si produce tra lo spleen, il vuoto e il disgusto della vita e l’irraggiungibile ideale) e Edgar Allan Poe (e i suoi racconti orrorosi). Si può definire la scapigliatura come un crocevia intellettuale attraverso cui filtrano temi e forme delle letterature straniere, che svecchiano il clima culturale italiano. - EMILIO PRAGA à vive il modello del maledettismo derivato da Baudelaire e si dedica ad una vita disordinata all’insegna dei vizi e dell’alcol. Fu autore del manifesto della scapigliatura “Preludio” - ARRIGO BOITO à “Dualismo” rappresenta la scissione interiore di questi poeti - IGINIO UGO TARCHETTI à romanzo incompiuto “Fosca” che usciva a puntate NATURALISMO E VERISMO Il naturalismo è una corrente letteraria nata in Francia tra il 1870-90, all’inizio si confonde con il Realismo ma poi si differenzia. Il naturalismo risente del panorama positivista, espressione della nuova visione borghese e della ricerca scientifica, e perciò sottolinea il dominio del vero, fa propri i dati della scienza biologica e sociologica e si propone scopi di progresso sociale e umano. - Presupposti teorici: Auguste Comte, il quale affermava che l’evoluzione umana abbia avuto tre stadi (teologico, metafisico e positivo) e sosteneva che solo il moderno procedere dell’analisi scientifica consente di individuare le leggi invariabili che guidano la natura e la società umana; teoria dell’evoluzionismo di Darwin - Precursori del naturalismo: Balzac, autore della Commedia Umana (136 opere), con cui da un quadro dell’età francese della Restaurazione creando dei veri e propri “tipi” umani; Flaubert, autore del romanzo Madame Bovary e famoso per la sua teoria dell’impersonalità (L’artista deve essere nella sua opera come Dio nella creazione); Edmond e Jules de Goncourt, che costruiscono i loro romanzi con una documentazione precisa degli ambienti sociali, attenti ai ceti inferiori, ai fenomeni di degradazione umana. - Balzac, Flaubert e i Goncourt sono degli autori realisti perché rappresentano con la scrittura la realtà sociale del loro tempo, prediligono la forma del romanzo (che si basa sull’osservazione immediata del reale), adottano uno stile neutro, comprensibile a tutti e vogliono fornire un quadro oggettivo della società. - Il caposcuola del naturalismo francese è invece Emile Zola, il quale nel Romanzo sperimentale (1880) sostiene che il metodo delle scienze debba essere applicato agli atti intellettuali e passionali dell’uomo: quindi letteratura e filosofia devono far parte delle scienze adottando il metodo sperimentale; il romanzo diventa il resoconto di un’esperienza scientifica esposto al pubblico. Secondo Zola la realtà è regolata da due principi: - L’ereditarietà biologica - L’influsso esercitato dall’ambiente sociale - Grazie alla scienza sperimentale l’uomo diventa padrone dei fenomeni per dominarli e si impadronisce dei meccanismi psicologici. Alla base del romanzo sperimentale zoliano sta una concezione progressista della società e della funzione dello scrittore, che ha un impegno sociale e politico. - Zola scrive anche un ciclo di venti romanzi in cui si rifà al modello della Commedia Umana di Balzac, il ciclo de I Rougon-Macquart, dove traccia un quadro della società francese del secondo impero attraverso le vicende dei membri di una famiglia - La figura di Zola ha molta fortuna in Italia, diffusa specialmente dagli ambienti di sinistra e socialisti italiani: Verga e Capuana sono due intellettuali conservatori meridionali che operano nello stesso ambiente milanese, assorbono le sollecitazioni del naturalismo francese e condividono l’ammirazione per Zola. - Capuana, critico letterario del Corriere della Sera diffonde la conoscenza di Zola con le sue recensioni pur respingendo alcuni aspetti del Naturalismo francese come la subordinazione della letteratura alla dimostrazione sperimentale di tesi scientifiche e l’impegno sociale e politico: infatti secondo capuana la scientificità non deve consistere nel trasformare la narrazione in esperimento per dimostrare tesi scientifiche, ma nella tecnica con cui lo scrittore rappresenta, che è simile al metodo dell’osservazione scientifica. - Anche Verga studia i meccanismi sociali e imposta una rivoluzionaria tecnica narrativa, volta a esprimere una realtà pessimistica e materialistica, pur di fatto rimanendo un isolato nell’ambiente milanese (più tardi gli si affiancherà il discepolo De Roberto) - Assenza di una scuola verista: il verismo è un’etichetta generica che copriva manifestazioni molto diverse, non si può considerare una scuola o un movimento organizzato, gli scrittori veristi non si raggruppano intorno a un programma culturale comune, non fanno riferimento alla stessa visione della realtà o ad un’omogenea concezione della letteratura e del ruolo intellettuale GIOVANNI VERGA Nasce a Catania nel 1840 da una famiglia di proprietari terrieri. Compie i primi studi dal letterato patriota Abata da cui assorbe il fervente patriottismo, a sedici anni scrive il suo primo romanzo, Amore e Patria, che pero rimane inedito. La formazione di verga differisce da quella degli altri autori italiani, verga si interessa agli scrittori francesi moderni molto popolari come Dumas e romanzi storici italiani. Nel 1865 va a Firenze allora capitale del Regno e poi vi ritorna per entrare in contatto con la vera società letteraria italiana. Nel 1872 va a Milano e si interessa alla Scapigliatura, scrive tre romanzi Eva, Eros e Tigre Reale. Nel 1878 avviene la svolta verso il verismo e pubblica: - Rosso Malpelo 1878 - Vita dei campi 1880 - Il primo romanzo del ciclo dei vinti: i Malavoglia 1881 - Mastro don Gesualdo 1889 - Negli anni successivi lavora al terzo, La Duchessa de Leyra, ma non lo porta a termine A Milano soggiorna per vari periodi ma dal 1893 torna a Catania. Dopo il 1903 si chiude in un silenzio totale anche a causa delle forti preoccupazioni economiche e si dedica alla gestione delle sue proprietà terriere. Le sue posizioni politiche si fanno sempre più chiuse e conservatrici: quando scoppia al prima guerra mondiale è interventista ma nel dopoguerra si schiera con i nazionalisti. Muore nel 1922, l’anno della marcia su Roma e la salita al potere del fascismo. I ROMANZI PREVERISTI La sua produzione significativa inizia a Firenze e a Milano - Storia di una capinera à amore impossibile e monacazione forzata - Eva à storia di un pittore siciliano che a Firenze brucia i suoi ideali artistici nell’amore per una ballerina simbolo della corruzione di una società materialista - Eros à inaridirsi di un giovane aristocratico corrotto dalla società - Tigre Reale à segue il traviamento di un giovane innamorato di una donna divoratrice di uomini e la sua redenzione segnata dal ritorno alla famiglia Questi romanzi sono vicini alla scapigliatura, vicini alla scapigliatura e denunciano la degradazione dell’arte. Nel 1878 pubblica una delle sue novelle più famose, Rosso Malpelo, la storia di un garzone di miniera che vive in un ambiente disumano, storia raccontata con un linguaggio popolare. POETICA E TECNICA NARRATIVA Alla base della poetica di Verga vi è il concetto dell’impersonalità, il racconto deve sembrare realmente accaduto quindi lo scrittore deve riportare documenti umani e raccontare in modo che il lettore sia posto faccia a faccia col fatto nudo e schietto. Lo scrittore deve eclissarsi, non compare nel narrato, non sono presenti sue reazioni soggettive o spiegazioni, l’autore deve mettersi nella pelle dei personaggi, vedere le cose con i loro occhi ed esprimerle con le loro parole. Il lettore deve avere l’impressione di assistere ai fatti che stanno accadendo mentre legge e deve essere introdotto nel mezzo degli avvenimenti senza che nessuno gli spieghi gli antefatti o tracci un profilo dei personaggi. Dal 1878 verga applica i principi della sua poetica, che si distacca dalla tradizione e dalle esperienze contemporanee. Nelle sue opere l’autore si eclissa, si cala nella pelle dei personaggi, al loro stesso livello perché secondo lui non ha diritto di giudicare la materia che rappresenta (regressione). Rappresenta ambienti culturali e rurali e mette in scena personaggi incolti e primitivi con visioni e ideali diverse dallo scrittore borghese. - ! strofa à immagini della natura ostile - II strofa à la vita del borgo - III strofa à le immagini solari, il fuoco e il vino - IV strofa à gli uccelli neri tra le nubi rossastre del tramonto (idea di malinconia) ODI BARBARE Nel 1877 esce il primo libro, in cui abbandona i metri tradizionali italiani cercando di riprodurre quelli classici. A esso segue un secondo libro nel 1882 e un terzo nel 1889. L’esperimento metrico suscita scalpore e attira molte critiche, ma poi la novità è assorbita (e imitata da D’Annunzio). Queste poesie presentano gli stessi motivi delle Rime nuove. Tra esse è opportuno citare Fantasia e Nevicata. RIME E RITMI È l’ultima raccolta (1899) e contiene soprattutto grandi odi celebrative, che danno a Carducci la fama di poeta ufficiale dell’Italia umbertina, poeta vate dei destini della patria. DECADENTISMO Il 26 maggio 1883 sul periodico parigino “Le Chat Noir” (Il gatto nero) Paul Verlaine pubblica Langueur (Languore). Nella poesia afferma di identificarsi con l’atmosfera di estenuazione spirituale dell’Impero romano alla fine della decadenza. I poeti decadenti si contrappongono alla mentalità borghese e benpensante ostentando atteggiamenti bohèmien e idee provocatorie, ispirandosi al modello “maledetto” di Baudelaire. - In origine il termine decadentismo indica un movimento letterario sorto a Parigi durante gli anni Ottanta, con un preciso programma culturale. - Dato che le tendenze decadenti sono riprese e si sviluppano in altri contesti, la storiografia letteraria italiana nel Novecento ha assunto il termine a designare un’intera corrente culturale La visione del mondo decadente rifiuta il positivismo, credono nell’irrazionale, comunicano tramite l’analogia e il simbolismo, sentono una forte identità tra l’io e il mondo e arrivano alla conoscenza del mondo tramite strumenti irrazionali: tipici della visione decadente sono il panismo (sensazione di un tutt’uno con la natura) e le epifanie (momento di illuminazione personale che proviene dall’inconscio). La scoperta dell’inconscio è il nucleo autentico della cultura decadente. Ne l’Interpretazione dei sogni, Freud darà una sistemazione scientifica a questa conoscenza. - PANISMO = sentimento di comunione gioiosa dell’uomo con la natura. L’io individuale può annullarsi nella vita del gran Tutto, confondersi nella vibrazione della materia, farsi nuvola, filo d’erba, corso d’acqua e potenziare all’infinito la propria vita rendendola divina. - Le epifanie sono definite da Joyce nel Dedalus = quando un particolare insignificante della realtà si carica all’improvviso di una misteriosa intensità di significato e ci affascina come un messaggio proveniente da un’altra dimensione, stiamo provando un’epifania. - L’arte è il momento privilegiato della conoscenza, gli artisti sono dei sacerdoti di un culto, dei veggenti capaci di rivelare l’assoluto à questo culto da origine all’estetismo - Per gli esteti la vita è un’opera d’arte, tutta la realtà è filtrata attraverso l’arte, il poeta vive una vita inimitabile, la poesia è pura, così come l’arte - Il linguaggio è oscuro, suggestivo ed evocativo, la parola assume un valore magico, la poesia è enigmatica e vi è una critica della cultura di massa. Il poeta decadente crea questa suggestione grazie a musicalità, ambiguità sintattiche, linguaggio analogico, sinestesie (fusione di sensazioni relative a sensi diversi) e metafore. - Simbolo = oscuro e misterioso, non codificabile in forma definitiva, allusivo e polisemico (caricabile di vari sensi). TEMI E MITI DEL DECADENTISMO à Decadenza, lussuria, crudeltà, ammirazione per le epoche antiche, gusto della perversione, malattia e morte. La nevrosi è una costante che segna tutta la letteratura decadente, così come la malattia, è metafora di una condizione di crisi profonda ed una condizione privilegiata, segno di nobiltà e distinzione che separa i decadenti dalle masse. La malattia e la corruzione affascinano i decadenti perché sono immagini della morte, alle quali si contrappongono il vitalismo e superomismo, che esaltano la pienezza vitale senza limiti e senza freni. - Il superuomo è un uomo che eccelle e domina per le sue doti eccezionali di genio e volontà sugli altri uomini. Il concetto risale al pensiero di Nietzsche, un individuo che supera sé stesso, è un oltre-uomo. - GLI EROI DECADENTI sono: - Il poeta maledetto à profana i valori e le convenzioni sociali, sceglie il male e l’abiezione e si compiace di una vita misera dedita al vizio della carne, l’alcol e droghe - L’esteta à figura consacrata dall’Andrea Sperelli dannunziano e dal Dorian Gray di Wilde, è l’uomo che vive la sua vita come un’opera d’arte, sostituendo alle leggi morali le leggi del bello - L’inetto a vivere à escluso dalla vita che pulsa intorno a lui e a cui egli non sa partecipare per mancanza di energie vitali, per una malattia che corrode la sua volontà e può solo rifugiarsi nelle sue fantasie, vorrebbe provare forti passioni ma si sente impotente, più che vivere, si osserva vivere (una variante dell’inetto è il fanciullino) - La donna fatale à dominatrice del maschio fragile, sottomesso, lussuriosa e perversa, crudele torturatrice, ammaliatrice al cui fascino non s può sfuggire, che succhia le energie vitali dell’uomo portandolo alla follia, perdizione e distruzione (es. nei romanzi e opere teatrali di d’Annunzio, l’archetipo è Giuditta). CHARLES BAUDELAIRE Nato a Parigi nel 1821, da giovane vive la vita dissipata della bohème letteraria. Per strapparlo a questa vita scandalosa la famiglia lo costringe ad un viaggio in India. Baudelaire, soffrendo la solitudine, si ferma all’isola di Bourbon, per fare poi ritorno in patria. Il viaggio costituisce un’esperienza importante, poiché risveglia in lui l’amore per l’esotico. A Parigi sperpera l’eredità del padre conducendo la vita del dandy e ha una relazione con una mulatta, Jeanne Duvall, che incarna ai suoi occhi vari miti (l’esotico, la femminilità fatale). Comincia a farsi conoscere come poeta, frequentando gli ambienti letterari ma la sua famiglia, preoccupata per la vita che conduce, lo fa interdire: dal 1844 è costretto a mantenersi miseramente con una piccolissima somma mensile. Successivamente Baudelaire riconosce in Poe uno spirito fraterno, attratto dall’atmosfera allucinata e “nera” dei suoi racconti (dei quali riporta anche alcune e traduzioni). Nel 1857 esce la raccolta Les fleurs du mal (I fiori del male), che suscita un tale scandalo da subire un processo. Una seconda edizione arricchita di 35 poesie è pubblicata nel ’61. Il fisico del poeta è minato dall’oppio e dall’hashish, nonché dalla sifilide, che lo condurrà alla morte. Perseguitato dai debiti, nel 1864 si reca in Belgio. Nel 1866 ha un attacco e viene trasportato a Parigi semiparalizzato e colpito da afasia, morirà l’anno seguente. LES FLEURS DU MAL La prima edizione del volume, uscita nel 1857 e che poi subirà un processo, comprendeva cento poesie distribuite in sei sezioni: - Spleen e ideale à il poeta per sfuggire allo spleen (uno stato di depressione cupa, noia, disgusto per il mondo in cui vive) si protende verso l’ideale, ma la tensione risulta vana ed egli ripiomba costantemente in basso. - I fiori del male à ricerca del vizio e della sregolatezza - Quadri parigini - La rivolta - Il vino à ricerca la fuga verso l’esotico e paradisi artificiali mediante alcol e oppio - La morte à esaurite tutte le possibilità si rivolge al gran viaggio verso una dimensione sconosciuta, vista come possibilità di esplorare l’ignoto Già dal titolo è implicito il carattere provocatorio della poesia di Baudelaire: in tutta la tradizione i fiori erano simbolo di bellezza e gentilezza, Baudelaire invece riprende una vegetazione “malata”, mostruosa, velenosa e perversa. La raccolta si apre con una poesia proemiale rivolta al lettore e la clamorosa novità è che l’appello non mira a captare benevolenza del destinatario, bensì a provocarlo. A questa degradazione si affianca la noia, lo spleen, che ha ridotto gli uomini a cosa e li ha svuotati. Il poeta avverte in sé una tormentata sensibilità religiosa, ha bisogno di purezza, ma l’attrazione del vizio è invincibile, per questo si sente perpetuamente diviso da un conflitto tra Cielo e Inferno, a cui l’unica via di uscita è la morte. Testo manifesto del simbolismo francese è “Le Corrispondenze”, dove traspare una visione del reale di tipo mistico, la realtà e la natura sono composte da legami misteriosi che solo il poeta “veggente” è in grado di decifrare e interpretare. L’Albatro fa parte della sezione spleen e ideale ed è stata scritta probabilmente nel 1859, descrive il conflitto tra l’intellettuale e la società, l’albatro ha delle ampie ali da sembrare il signore del cielo, ma appena arriva al suolo e le sue ali non fendono l’aria, diventa goffo e ridicolo, così come il poeta, che ha delle grandi ali m sulla terra non riesce a volare, ed è ancorato alla normalità, viene addirittura preso in giro e schernito per la sua voglia di protendere verso l’ideale. L’intellettuale viene visto come un inetto alla vita, un isolato, e la società lo considera inutile e improduttivo, ha perso il suo valore sacrale 8egli stesso dirà che la sua aureola giace sotto il fango di Parigi). Proprio dalle Corrispondenze di Baudelaire prenderà avvio il simbolismo francese, che troverà massima espressione nelle opere di Paul Verlaine, Arthur Rimbaud e Stéphane Mallarmé. GABRIELE D’ANNUNZIO Nasce a Pescara nel 1863 da una famiglia benestante. NEL 1879 pubblica Primo Vere, libretto in versi e a diciotto anni frequenta l’università a Roma, senza mai laurearsi. Diventa famoso per la sua produzione letteraria e la sua vita scandalosa. A Roma D’Annunzio conduce una vita mondana, indossando la maschera dell’esteta: un uomo superiore, che rifiuta la mediocrità borghese e si rifugia nella bellezza dell’arte (a questo periodo risale la stesura del Piacere 1888, che riassume l’esperienza mondana di D’Annunzio tramite il suo alter ego Andrea Sperelli). Negli anni Novanta, si appassiona a Nietzsche, aderendo al culto del Superuomo, l’eroe affermatore che dice sì alla vita. Il poeta propone uno stile di vita inimitabile, costellata di amori tormentati, come quello con Eleonora Duse. Nel 1897 D’Annunzio tenta l’avventura parlamentare come deputato dell’estrema destra, per poi passare nel 1900 allo schieramento di sinistra. In questo periodo scrive il suo primo romanzo, il Piacere (1889) e inizia la sua esperienza teatrale con la rappresentazione della Città morta. Nel 1910 a causa dei creditori inferociti scappa in Francia, allo scoppio della Prima Guerra mondiale si arruola a 52 anni. Nel febbraio 1918 è uno dei tre protagonisti della Beffa di Buccari: un’incursione notturna nel golfo del Carnaro con una flotta di motosiluranti. Il 9 agosto dello stesso anno vola su Vienna e lancia migliaia di volantini. Sostenitore del mito della vittoria mutilata, è protagonista della marcia su Fiume, nel 1919 instaura un dominio personale, sfidando lo stato italiano e viene scacciato con le armi ne 1920. Alla stregua di Carducci, è considerato un poeta vate e il fascismo lo esalta come padre della patria. Muore nel 1938 a Gardone, presso il Vittoriale degli italiani. ESORDIO DELL’ESTETISMO - Le prime due raccolte liriche (Primo Vere e Canto novo) si ispirano a Carducci - La prima raccolta di novelle, Terra vergine, rimanda a Vita dei Campi di Verga - Negli anni ottanta scrive diverse opere in versi - 1902 Novelle della Pescara (6 volumi): rappresenta scene di vita quotidiana e si avvicina al Verismo, ricollegandosi anche ad altre opere (Giovanni Episcopo; La figlia di Iorio) e rievocando un mondo rurale e primitivo che richiama le opere coeve di Grazia Deledda. ESTETISMO: per D’Annunzio “il Verso è tutto”, l’arte è il valore supremo, la vita si sottopone solo alla legge del bello, trasformandosi in opera d’arte. Tuttavia si rende conto della debolezza dell’esteta che non riesce a opporsi alla borghesia in ascesa: il proprio isolamento lo proietta in una condizione di sterilità ed impotenza. IL PIACERE È il primo romanzo di D’Annunzio, in cui confluisce l’esperienza mondana e letteraria, il protagonista è Andrea Sperelli, doppio dell’autore. Costui è diviso tra Elena Muti, femme fatale, e Maria Ferres, donna angelicata; e nonostante scelga Maria, tradisce la sua menzogna nel momento apice del loro rapporto. LA FASE DELLA BONTA’ Al primo romanzo succede un periodo di incerte sperimentazioni, in cui subisce il fascino del romanzo russo, di moda nell’Europa di quegli anni: nel Giovanni Episcopo (umiliato e offeso) è evidente l’influsso di Dostoevskij, nell’Innocente si esprimere un’esigenza di rigenerazione di purezza, nella raccolta poetica Poema paradisiaco emerge il desiderio di recuperare l’innocenza dell’infanzia. I ROMANZI DEL SUPERUOMO D’Annunzio coglie il pensiero di Nietzsche, banalizzandolo in un rifiuto del conformismo borghese e dei principi egualitari, nell’esaltazione dello spirito dionisiaco (ossia vitalismo gioioso), nel rifiuto dell’etica della pietà e nell’esaltazione della volontà di potenza. È come se il personaggio del superuomo inglobasse in sé la figura dell’esteta e perciò l’eroe dannunziano si adopera per imporre, attraverso la bellezza, il dominio di un’élite violenta e raffinata. - Il trionfo della morte (1894) rappresenta una fase di transizione: l’eroe, l’abruzzese Giorgio Aurispa, è ancora un esteta (non dissimile da Andrea Sperelli) e travagliato da un’oscura malattia interiore, va alla ricerca di un nuovo senso della vita. Egli lascia il suo paese, Chieti, per vivere a Roma con l’eredità dello zio Demetrio, e qui ha una relazione con una donna sposata, Ippolita Sanzio, che lo corrode. Tornato in Abruzzo si ritira con essa in un villaggio sulle rive dell’Adriatico: pensa spesso al suicidio senza attuarlo e incolpa Ippolita della sua infelicità. (I luoghi del romanzo rimandano ad una relazione reale del poeta, quella con Barbara Leoni). Il suicidio di Giorgio Aurispa è come un sacrificio rituale che libera D’Annunzio e gli permette di affrontare un nuovo cammino. - Le vergini delle rocce (1895) segna una svolta: D’Annunzio propone un eroe forte e sicuro, che va senza esitazioni verso la sua meta. Questo romanzo fu definito da Salinari il manifesto politico del superuomo, in quanto contiene le nuove teorie del poeta. Claudio Cantelmo vuole portare a compimento l’ideale tipo latino e generare il superuomo, il futuro re di Roma, così sceglie come consorte una delle tre figlie (Violante,
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