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Riassunto/schema di italiano su Decadentismo, C. Baudelaire, G. D'Annunzio, G. Pascoli, Sintesi del corso di Italiano

Descrizione del Decadentismo (caratteri generali); G. D'Annunzio (vita, fasi, poetica, stile, opere); G. Pascoli (vita, linguaggio, poetica, opere).

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 22/02/2020

giulia-trentarossi
giulia-trentarossi 🇮🇹

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Scarica Riassunto/schema di italiano su Decadentismo, C. Baudelaire, G. D'Annunzio, G. Pascoli e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! DECADENTISMO Termine  utilizzato per la prima volta in un sonetto di Verlaine intitolato “Languore” (pubblicato nel 1883 su un periodico parigino) in cui l’autore afferma di identificarsi con l’atmosfera oziosa, raffinata, noiosa e stanca dell’Impero Romano in decadenza. In questo modo, si fa portatore del senso di disfacimento che pervadeva gli animi degli intellettuali dell’epoca, i quali si contrapponevano alla mentalità borghese dominante, ostentando atteggiamenti bohemien e rifacendosi al modello del poeta maledetto di Baudelaire. Termine utilizzato negativamente dalla critica, ma i poeti ne andavano fieri (atteggiamento provocatorio) perché esprimeva la loro diversità e lontananza dal resto della società e dal pubblico (della cui approvazione non si curavano). Intellettuale (poeta decadente)  rifiuta la realtà e la società a lui contemporanea che non lo comprende e non lo accetta e da cui egli cerca di prendere le distanze, rifugiandosi in un mondo ideale (anche mediante l’assunzione di alcol e droghe che alteravano il suo stato psicofisico allontanandolo dalla realtà) in cui recupera il suo ruolo perduto di “vate ” e guida per la società , in quanto portatore di valori antichi più nobili e di una sensibilità più profonda che gli permetteva di giungere alla conoscenza dell’essenza della natura e del mondo, invisibile agli occhi del resto della gente. In altre parole, i decadentisti rifiutavano la visione positivistica dell'Ottocento (a cui aderivano invece i naturalisti) e ritenevano che dietro la realtà visibile esistesse una fitta rete di corrispondenze, misteri e simboli che era necessario indagare e scoprire. La logica borghese del mercato e del profitto, a cui anche la letteratura era subordinata, e la perdita (crisi  Baudelaire – “L’albatro”, perdita “aureola” poetica) da parte del poeta del suo ruolo di guida nella società sono alla base di malessere e insoddisfazione degli intellettuali. Il poeta decadente rivendicava un concetto di letteratura fine a se stessa, pura, non subordinata a leggi materiali e con l’unico compito di arrivare a svelare il mistero e l’essenza della natura (“Corrispondenze” – Baudelaire). Culto del Bello (come valore assoluto):  Estetismo  ricerca della bellezza e della raffinatezza con riferimento al passato (precedenti epoche decadenti) e in contrasto con il contesto di degradazione sociale dell’epoca.  Dandy: eccentricità, esagerazione, bellezza ed eleganza eccessive, stravaganza, rifiuto utilitarismo borghese, culto raffinatezza, finezza dei sensi.  Gli artisti sono dei "veggenti", che hanno scelto di fare della propria vita un'opera d'arte, inseguendo non i valori morali ma la semplice e pura idea del bello.  Simbolismo  linguaggio complesso, evocativo, oscuro, innovativo  analogie, metafore, sinestesie, sintassi vaga e atmosfera indefinita per riprodurre la visione simbolica del mondo  Il poeta non scrive per il pubblico, ma solo per svelare il mistero della realtà (frattura tra artista e pubblico  “poesia per pochi”). Temi:  Superomismo, eroismo e vitalismo, decadenza e lussuria  esaltazione individuo superiore alla massa che domina la realtà con forza ed energia; scelta di una condotta di vita spinta al limite;  D’Annunzio  Fanciullino, morte e malattia  regressione a forme di conoscenza primitive e prerazionali  Pascoli  Panismo  meccanismo di fusione dell'individuo con la natura che lo circonda.  D’Annunzio, Baudelaire  Indagine della realtà  (vedi sopra)vedi sopra) un particolare apparentemente insignificante della realtà si carica di un significato assoluto e misterioso (“epifanie”, cioè “apparizioni”). Charles Baudelaire – “I Fiori del Male” (1857/1861)  Cantore dell’oscura malattia del mondo moderno, del vizio, della noia (“Spleen”), della corruzione, del vuoto e della disperazione, ma, allo stesso tempo, anche della bellezza nascosta del mondo (anche se poeta deve comunque sempre fare i conti con la degradazione e la malvagità della realtà). Il titolo è il simbolo del carattere provocatorio della sua poesia: i fiori avevano da sempre rappresentato l’ideale di bellezza idilliaca, ma in questo caso diventano il simbolo di tutto il male e della degradazione della società moderna, a simboleggiare il fatto che non era, secondo l’autore, ormai più possibile in una società talmente degradata attingere ad antichi valori e ideali di nobiltà d’animo e innocenza. Linguaggio simbolico ed evocativo ma, allo stesso tempo, innovativo e rivoluzionario. Creò scandalo per i temi trattati e per lo stile impiegato (aspra critica lo accusa di immoralità seconda edizione rivisitata con eliminazione di alcune liriche). dal poeta, il quale nel racconto si presenta come il nuovo Ulisse (“febbre di vivere tutte le possibili esperienze”), curioso e pronto ad andare oltre il limite. Il viaggio è il pretesto per immergersi in un passato mitico e sublime, posto in contrasto con la squallida e trasfigurata realtà moderna delle metropoli industriali. Il mito classico subisce, per così dire, un rovesciamento, in quanto il poeta giunge a riconoscere nella modernità le stesse mitiche forze ed energie presenti nell’antica Grecia, che possono però essere ora indirizzate verso fini imperiali ed eroici: il suo disprezzo per le masse presentato nelle “Vergini delle rocce” si trasforma in esaltazione delle stesse masse operaie, intese come serbatoio di energie che il superuomo può sfruttare. “Alcyone”  Fu composta in gran parte durante l’estate trascorsa tra i Colli Fiesolani e le coste tirreniche della Versilia (Toscana), in compagnia di Eleonora Duse. È un’esaltazione dell’estate come espansione di vitalità della natura e dell’uomo; il tema dominante è il mito di una vita vissuta in perfetta fusione con la natura. Si configura come la celebrazione lirica della fusione panica tra uomo e natura: il poeta si fonde con il Tutto, identificandosi con le varie presenze naturali raggiungendo quasi una condizione divina. La raccolta di 88 poesie è introdotta da un proemio e divisa in cinque sezioni, scandite da quattro “ditirombi”: 1. evoca l’atmosfera di giugno, preludio d’estate; 2. racconta la stagione al suo culmine; 3. racconta una serie di metamorfosi, con la fusione dell’uomo nella natura e una natura che si umanizza; 4. descrive i primi segni di un’estate che sta finendo: qui virtuosismo stilistico di D’Annunzio tocca i suoi vertici.  linguaggio analogico L’opera è stata esaltata dalla critica come simbolo di una “poesia pura”, ma di fatto è anch’essa una manifestazione del superomismo dell’autore, in quanto solo a lui è concesso di fondersi in questa maniera con la natura, essendo egli dotato di una sensibilità privilegiata che gli permette di cogliere l’essenza profonda e misteriosa del tutto. ⇑ 4) PANISMO  dal greco “pân”, cioè “tutto” e/o “divinità della natura”. Concezione che consiste nella fusione tra l’elemento naturale e quello umano. É la tensione ad indentificarsi con le forze naturali e a fondersi con esse istintivamente, considerando la natura come un’entità viva e in movimento continuo, con la quale l’uomo deve fondersi e stabilire un contatto intenso, fino ad immergersi nel suo ritmo vitale. Egli cerca una fusione dei sensi e dell’animo con le forze della vita. 5) NOTTURNO  Prese parte in imprese belliche (volo su Vienna) e, a causa di un incidente aereo, venne ferito ad un occhio. Fu così costretto a un periodo di convalescenza in cui si dedicò alla stesura del “Notturno”. Con la fine della guerra, appoggiò le proteste per la “vittoria mutilata” e nel 1919 guidò una la spedizione militare con l’intento di occupare e liberare la città di Fiume, che fallì per l’intervento del governo Giolitti. Impressioni, ricordi e visioni prendono in quest’opera il posto delle percezioni sensibili, con uno stile secco, nervoso e spesso nominale, cioè senza verbi. GIOVANNI PASCOLI (San Mauro di Romagna, 1855-1912) Condusse una vita tranquilla tra gli studi letterari, l’insegnamento universitario e gli affetti familiari. Quando era ancora un ragazzo, dovette assistere all’evento traumatico dell’uccisione del padre da ignoti (10/08/1867) e sopportare la perdita di altri parenti, tra cui la madre. Tutto ciò condizionò enormemente la sua intera opera poetica. Sviluppò conseguentemente alla perdita dei propri cari un rapporto morboso con le sorelle. In gioventù si avvicinò alle ideologie anarchico-socialiste, ma dopo l’esperienza del carcere se ne allontanò rapidamente. Si accostò poi all’ideologia marxista per abbracciarne però una visione più utopica di armonia tra classi. Infine, si avvicinò al nazionalismo dopo le grandi ondate di emigrazione d’italiani all’estero (da ciò deriva la sua giustifica al colonialismo). Nella sua poetica troviamo riferimenti al nido familiare (rifugio in cui il poeta trova serenità e pace, lontano dalla frenesia della modernità e da una società che non lo comprende), alla sua improvvisa disgregazione, alla morte e ad aspetti umili e semplici della vita di campagna (idealizzata), presentata non come i Veristi in maniera realistica, ma come una reminiscenza e richiamo degli antichi valori di nobiltà interiore. È presente anche un’ideale di fratellanza sociale (Leopardi), che la poesia ha il compito di sostenere al fine d’indurre la società alla bontà e alla solidarietà (concezione utopica di armonia tra classi). POETA delle PICCOLE COSE – saggio “Il Fanciullino” – rivista “Marzocco” (1897) Indagine della realtà non scientifica (nutriva una sfiducia verso la scienza, in accordo con gli ideali del Decadentismo) ma come un “dialogo”, per coglierne il mistero, la meraviglia (da qui si evince l’importanza dell’immaginazione, da cui scaturisce il sentimento di pura meraviglia di cui il fanciullino è portatore) e la sua stessa essenza. Il fanciullino è colui che è in grado di meravigliarsi e stupirsi di fronte ai più piccoli, banali e nascosti aspetti della realtà. Per questo utilizza il termine “Myricae” (“humilesque myricae”  come simbolo delle piccole cose) per la sua raccolta poetica, riprendendolo dalla IV Bucolica di Virgilio (questo è anche un esempio di plurilinguismo). Da bambini, inoltre, il fanciullino coincide con la nostra persona, ma crescendo tendiamo a dimenticarlo, assorbiti come siamo dalla frenesia della modernità, anche se egli è comunque sempre presente in noi: l’unico che pur in età adulta è in grado di dar voce al fanciullino è proprio il poeta, il quale deve avere, in funzione a tale capacità, un ruolo di guida per la società. Tale poesia è concepita come conoscenza prerazionale e immaginosa ed è ricca di immagini simboliche e allusive che rimandano a qualcosa che va oltre: le cose più banali assumono significati simbolici per esprimere l’angoscia e la lacerazione dell’uomo moderno. La poesia estranea a fini pratici, ma deve essere pura (rimando all’antichità e all’idea di poeta vate che si pone come guida morale per la società  DECADENTISMO). Linguaggio innovativo:  Pur essendo un esponente del Decadentismo, egli ricevette inizialmente una formazione positivistica, riscontrabile nell'ossessiva precisione con cui usava la nomenclatura ornitologica e botanica (somiglianza con romanzo verista e naturalista).  Fonosimbolismo  le parole evocano determinati significati mediante i suoni e da esse scaturiscono immagini di significato più profondo e nascosto. Per esempio l'aratro come simbolo di una vita solitaria, il fiore per la vita amorosa, il cipresso che evoca la tomba, il nido la famiglia…  Il poeta (“veggente”) riconosce i legami tra le cose (la trama di “corrispondenze” che le connette tra loro), che non possono essere colti secondo una logica positivista e razionale.  Plurilinguismo  lingue, dialetti, registri e settori diversi. Rappresentare la realtà e dare spazio a vita più umile. Spesso utilizza un registro elevato per trattare di oggetti anche umili.  Spezza le gerarchie tra oggetti e parole.  Le parole hanno tutte lo stesso valore, sta al poeta caricarle di significato.  Analogie, sinestesie, onomatopee  accostate realtà remote e differenti che solo attraverso l'immaginazione possono essere comprese.  Paratassi (coordinazione e asindeto) + sintassi composta da frasi frammentate, a causa dei numerosi enjambement.  Sperimentazione metrica inedita  abbandona lo stile classico. MYRICAE (1900): 156 versi brevi. Quadretti di vita campestre, simbolismo (fissa l’attenzione su particolari semplici e umili con l’intento di ricercare significati misteriosi, suggestivi e reconditi che vanno oltre la semplice realtà), idea di morte (uccisione padre, a cui dedica la stessa raccolta). Descrizioni apparenti che celano significati più profondi ricollegabili all’esperienza di vita dell’autore. CANTI DI CASTELVECCHIO (1903): forma lirica più breve anziché narrativa. Immagini di vita di campagna: richiamo a paesaggi della sua infanzia tanto nostalgicamente vagheggiata quanto ormai perduta. Inquietudine e temi morbosi: riferimenti a morte (intesa in alcuni casi anche come unico rifugio e soluzione alla sofferenza della realtà) dei cari, tragedia familiare e eros (rapporto adulto contemplato con turbamento dagli occhi del fanciullo). Dedicato alla madre. POEMETTI: terzine dantesche raggruppate in sezioni. Vita di campagna idealizzata è un rifugio da frenesia modernità.
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