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Riassunto Schema di Ritrovare la Strada - Farina, Schemi e mappe concettuali di Pedagogia

Riassunto schematizzato del libro Ritrovare la strada - Farina

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

In vendita dal 10/02/2022

valentina-vale-20
valentina-vale-20 🇮🇹

4.4

(19)

9 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto Schema di Ritrovare la Strada - Farina e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Pedagogia solo su Docsity! Capitolo 1. Key-words: l’adolescente; i contesti di aggregazione non-formale; la strada come setting educativo e sfondo integratore; le fasi del lavoro educativo di strada. La strada è: •il luogo in cui sperimentiamo situazioni quotidiane •un contesto simbolicamente e fisicamente destrutturato in cui l’adolescente ricerca una dimensione temporale e fisica in cui riconoscersi •un luogo in cui storicamente ci si incontra •un luogo in cui il giovane può vivere relazioni differenti da quelle familiari o scolastiche (primi movimenti verso indipendenza e autonomia) In essa si sperimenta il senso di appartenenza di un determinato territorio o ad una comunità. L’adolescenza è il periodo di massimo accrescimento delle potenzialità emotive ed espressive della persona. Goffman “Il gioco delle rappresentazioni”: nel corso di un’interazione sociale si ha la tendenza ad interpretare dei ruoli. Ci si pone in relazione con gli altri in maniera strategica per affermare la propria identità; in questo caso l’adolescente è l’essere umano protagonista dell’interazione con i suoi simili. Il gruppo dei pari rappresenta un’importante esperienza di aggregazione (non-formale) nel quale l’adolescente può sperimentare scelte e comportamenti indipendenti (funge da sostegno per l’adolescente in quanto favorisce il processo di inserimento sociale e rappresenta un punto di riferimento nel superamento dei diversi compiti e della costruzione della sua identità). Il gruppo è una dimensione che l’adolescente sente come propria in quanto è gestibile in prima persona, seguendo dei criteri personali slegati dalle regole imposte; l’adolescente impara a riconoscere i propri limiti e a valorizzare le proprie risorse soddisfacendo bisogni psicologici e perseguendo obiettivi relazionali. Le dinamiche di interazione sono momenti di negoziazione del proprio spazio di autonomia, rinuncia al proprio narcisismo, assunzione delle proprie responsabilità, sperimentazione di nuove norme e valori. L’aggregazione informale presenta caratteristiche come la coesione, intensità relazionale e comunicativa, condivisione di spazi e tempi fuori schemi prestabiliti. Ogni interazione acquisisce un forte valore pedagogico in quanto ognuno al suo interno ha diverse forme di pensiero e comportamento e l’incontro tra queste forme crea un fatto educante che fa emergere i vissuti. (La relazione amicale mette l’adolescente nella condizione di riflettere su ciò che è altro da sé). La strada si configura come un setting di ricerca pedagogica perché la pedagogia e l’educazione di strada superano la logica dei contenitori educativi come unici luoghi competenti per l’educazione dei minori e degli adolescenti. Caratteristiche delle aggregazioni informali: - Coesione - Intensità relazionale e comunicativa - Condivisione di spazi e tempi fuori da schemi prestabiliti - Soddisfacimento di bisogni psicologici: identificazione, attaccamento, sicurezza, potere Chi è operatore di strada deve costruire la propria metodologia in itinere attraverso un bagaglio in più di competenze relazionali privandosi di un ruolo rigido e legittimato e sospendendo il giudizio. L’educatore deve accettare le caratteristiche del contesto socioculturale e le scelte di vita dell’adolescente. L’educativa di strada si inserisce in una situazione sociale caratterizzata dalle difficoltà delle agenzie educative ad entrare in contatto con adolescenti e giovani; si rivolge ad un target di adolescenti aggregati in gruppi informali; ha come finalità l’accompagnamento educativo e la prevenzione dei rischi di disagio e devianza, tramite lo sviluppo di fattori proiettivi; gli obiettivi sono controllo ed educazione. MACRO-COMPETENZE DELL’OPERATORE (alla base c’è l’ascolto attivo): 1.Active listening: Gordon; ascolto attivo, accogliente e privo di schemi interpretativi. È uno dei mezzi più validi per la costruzione e lo sviluppo di una relazione significativa; attraverso l’ascolto è possibile riconoscere l’altro come portatore di significati offrendogli l’opportunità di comprendere meglio sé stesso. L’adolescente attraverso il racconto prende contatto con la propria interiorità favorendo la presa di coscienza e l’emersione della propria ricerca interiore. 2.Gratuità: Bruni; comportamento posto in essere per motivazioni intrinseche e non primariamente per un obiettivo esterno; non ci si prefissa di raggiungere a tutti i costi uno scopo, ma si intende riscoprire il senso profondo del camminare insieme (agape, atto di amore disinteressato) 3.Prospettiva personalistica: orientamento che va verso l’umanesimo integrale in grado di rispettare l’esperienza umana nei suoi limiti e nella sua natura. Questa prospettiva considera l’intervento educativo come il processo di costruzione della personalità caratterizzato eticamente dove la relazione tra educatore ed educando costituisce un rapporto interpersonale impegnativo orientato all’attivazione delle energie autonome della persona umana 1.2 Luoghi – non-luoghi La strada è un luogo poco protetto, destrutturato e distante dalle regole formali. Rappresenta il background ideale per accogliere lo slancio adolescenziale; è anche uno spazio che offre la possibilità di esercitare la propria cittadinanza e di negoziazione al fine di un bene per la collettività. Nel lavoro di strada, la soglia che ci separa dall’altro rappresenta sia una distanza (che c’è nella nostra testa e deriva dalla nostra personale rappresentazione della realtà), sia i gesti e gli atteggiamenti con cui andiamo verso l’altro per favorire o ostacolare l’incontro. La bassa soglia fa riferimento, per strada, all’intensità dell’avvicinamento e della relazione che è in costante oscillazione tra due poli: l’educatore che si pone in una prospettiva razionale e, allo stesso tempo, in una prospettiva empatica dell’altro. L’abbassamento della soglia aiuta ad uscire dalle strutture fisiche o simboliche per condividere i non luoghi e lasciarsi alle spalle i pregiudizi della rappresentazione della realtà; abbassare la soglia significa entrare in contesti dal quale ci siamo sempre tenuti lontani, significa promuovere l’incontro con l’altro. Un intervento a bassa soglia con gradino si verifica quando l’educatore ha difficoltà nell’avvicinare chi non riconosce un bisogno. L’educatore che si pone in un’ottica di bassa soglia, ovvero di cambiamento della propria rappresentazione della realtà, è una figura educativa ad alta professionalità perché è in grado di destrutturare il repertorio delle proprie cognizioni, ha competenze di progettazione educativa e capacità di improvvisazione, per cui riesce a reinventarsi in base all’intervento educativo. Ciò può avvenire grazie al meticciamento della propria identità professionale (maturazione della competenza dell’improvvisazione) che permette di essere «pronto» anche nelle situazioni più imprevedibili; è in grado di trasgredire i confini della propria socializzazioni per essere aperto a nuove prospettive come quella transdisciplinare. Il perno attorno al quale ruota l’educazione di strada è la qualità della relazione che può essere misurata attraverso il livello di generatività sociale dell’intervento cioè la capacità dell’intervento di dar vita e mantenere legami, favorendo processi di cambiamento nei destinatari. Tale approccio contribuisce alla definizione di una ambiente educativo non inteso in maniera fisica ma come un’identità comunitaria. Spesso il bisogno è quello di rigenerare legami sociali nella comunità e ciò necessita la convergenza tra bassa soglia e alta professionalità dell’operatore. Gli indicatori della generatività sono: - Mantenimento dei legami nel tempo - Condivisione degli obiettivi con gli enti e associazioni locali - Nascita di servizi integrati nella comunità locale (possibilità di far nascere servizi che coinvolgano anche altri attori) YOUTH WORK: (animazione socio-educativa) anni 50 e 60, nel Regno Unito si diffuse la preoccupazione che i giovani stessero sfuggendo progressivamente al controllo sociale poiché essi erano distaccati (detached) dalla società. La preoccupazione era che le rivoluzioni culturali stessero spingendo i più giovani verso una fuga dal controllo sociale (teddyboys). Obiettivo da parte delle istituzioni britanniche di agganciare gli adolescenti nei loro contesti di vita quotidiana. Si sperimentarono i primi interventi di detachedyouth work (animazione socioeducativa) con l’obiettivo di riavvicinare i giovani attraverso esperienze, linguaggi e modalità di relazione. Nei paesi europei il lavoro con i giovani si è evoluto di pari passo con l’evoluzione delle politiche per la gioventù promosse dal Consiglio d’Europa. In Italia, l’animazione socio-educativa viene regolata da enti regionali e locali, associazioni no-profit e terzo settore; non sono regolate da un sistema unitario nonostante ci sono molte pratiche che partono dal basso. L’obiettivo primario è aiutare i giovani a sfruttare appieno le loro potenzialità, favorendo lo sviluppo personale, l’autonomia, il senso d’iniziativa e la partecipazione sociale. Promuove attività svolte «con, da, per» i giovani, attraverso l’apprendimento non formale. Le attività, che avvengono in contesti destrutturati, si fondano su tre assunti: 1- i giovani scelgono o meno di partecipare 2- le attività si svolgono in contesti in cui i giovani interagiscono tra loro 3- giovani e Youth Workers sono considerati partners in un comune processo di apprendimento. Dal punto di vista socio-educativo il lavoro con i giovani è rappresentato dalla categoria dell’incontro. L’incontro permette la conciliazione tra tanti stili di vita, è uno spazio antropologico esistenziale, senza confini e permette un’esperienza di relazione simbolica. L’animazione socio-educativa fa leva sul bisogno di progressiva costruzione di sé proprio degli individui. Spostarsi dal luogo simbolico della relazione a quello fisico dell’ambiente a cui appartiene secondo una logica trasformativa. passare da un luogo simbolico a quello dell’incontro fisico attraverso l’utilizzo dell’ANALISI DI CONTESTO (Beccegato). PIEMONTE, TORINO, ANNI 60, GRUPPO ABELE, fondata da DON LUIGI CIOTTI, ONLUS-ONG. Marzo 2008, progetto “La strada come luogo educativo” finanziato dalla Fondazione CRT, nel 2010 ha inizio il progetto “Nuove biografie familiari. Nuovi contesti educanti” sempre finanziato dalla stessa fondazione. Le tematiche sensibili che emergono dal racconto dei progetti sono: • Accoglienza e integrazione dei minori stranieri in Italia • Seconde generazioni ovvero dei figli, nati e residenti in Italia di genitori immigrati • Lavoro di rete tra educatori e servizi territoriali. È opportuna la valorizzazione del potenziale ludico come momento di sviluppo personale e rafforzamento di abilità sociali e relazionali LOMBARDIA, MILANO. 2001-2008, cooperativa A77, COMUNITÀ DEL GIAMBELLINO. Progetto Scarperotte. L’obiettivo è quello di promuovere l’auto-sviluppo delle comunità territoriali dei quartieri Barona e Giambellino-Lorenteggio. Il tempo libero è il terreno che si sceglie per accompagnare i percorsi di crescita dei ragazzi e il gruppo è il contenitore che si usa per le sue caratteristiche di area protetta dove sperimentarsi. Per riuscire a sperimentare sé stessi è necessario appartenere, essere protetti da una struttura certa da cui non si corre il rischio di essere espulsi. Il tempo libero viene definito da Mario Gennari come terzo tempo pedagogico che diviene educativo solo se accortamente gestito. Ciò che tiene insieme i ragazzi sembra essere soprattutto la necessità di difendersi dall'esterno e il conflitto con gli adulti va continuamente rinnovato per ritrovare la solidarietà degli amici. • Durante i primi tre anni di sviluppo ed evoluzione del progetto, le equipe di scarpe rotte si è faticosamente concentrata sulla mappatura, il contatto e l'aggancio delle aggregazioni informali presenti sul territorio. • Tra il 2004 e il 2006 si è innescato un processo di indebolimento e frammentazione dei gruppi, in seguito alla proposta di percorsi individuali. Necessaria un'ulteriore, specifica analisi di contesto; questionario somministrato nelle scuole superiori; ridefinizione di alcune direttrici di progetto. L'indebolimento del desiderio di aggregazione spontanea e la frammentazione dei gruppi informali stava aumentando di pari passo con l'aumento della vendita dei dispositivi mobili e l'accesso ai social network. È vero che quest'ultimi facilitano i rapporti con l'altro ma il rischio è quello di perdersi in una serie potenzialmente infinita di rapporti superficiali. (Baumann). • Il 2008 rappresenta l’ultimo anno di attività del progetto in cui avviene la valorizzazione del territorio e delle sue risorse; si propongono attività orientate ad alimentare il sano protagonismo dei giovani EMILIA ROMAGNA, BOLOGNA. 2006-2010. Alcune cooperative sociali attive sul territorio avviano percorsi di trasformazione delle pratiche educative di strada rivolte ai minori, italiani e stranieri, in tre zone periferiche della città. Adolescenti del quartiere di Navile. L'importanza di questo progetto è stata la volontà di non rivolgere l'intervento educativo unicamente ai giovani ma anche alla prospettiva intergenerazionale. La metodologia educativa è volta al contenimento dei conflitti intergenerazionali attraverso la conoscenza, la raccolta di bisogni e le richieste dei giovani. Infatti, questi ultimi si sono lamentati del fatto che non vi era uno spazio che non fosse quello di strada in cui poter ritrovarsi. Grazie all'aiuto degli operatori gli adolescenti hanno realizzato una raccolta firme per richiedere uno spazio nel quartiere Navile e successivamente nel 2008 sono stati donati dei locali che i ragazzi hanno ristrutturato e personalizzato grazie al sostegno e al lavoro di tutti i soggetti della Rete lame e degli abitanti della zona. Dunque, il lavoro di strada può essere visto come mediatore di comunità. TOSCANA. FIRENZE. SERENA NALDINI Coordinatrice dei servizi per minori de L’ABBAINO, cooperativa nata negli anni 80. Gli adolescenti si ritrovano particolarmente nelle piazze panchine e spazi aperti e il gruppo è costituito prevalentemente da maschi. Da un lato queste piazze vengono percepite come zona di comfort dall’altro creano un restringimento degli orizzonti culturali, esperienziali, relazionali dei soggetti. Dopo circa un semestre di reciproca frequentazione tra gli operatori e gruppi il progetto di educativa di strada evolve gradualmente nella fase di progettualità incontrando alcune difficoltà legate ai processi di integrazione tra le comunità locali autoctone e quelle migranti. Infatti, all'interno del gruppo è presente anche una comunità albanese che sarà integrata dagli operatori tramite feste, gite, partite di calcio al fine di creare un centro aggregativo e amicale. Da una prima fase di progettualità si passa all'importanza del ruolo dell’educatore che deve facilitare il gruppo nel suo fare. Infatti l'operatore ha la possibilità di esprimere tutto il suo potenziale in termini di attivazioni di processi di empowerment. I ragazzi cercano sempre di più un confronto individuale con l'educatore. Da un lato vi è l'affiancamento dei più giovani in percorsi individualizzati di orientamento e formazione, dall'altra il desiderio di mettere in comunicazione generazioni diverse grazie all'incontro nei medesimi spazi di soggetti di differenti età. Capitolo 3. Vincenzo Sarracino, nella pedagogia contemporanea l'ambiente diventa territorio e viene considerato da almeno due punti di vista: il territorio naturale e l’ambiente sociale ovvero il territorio organizzato antropologicamente. Necessità di immaginare e progettare, dal punto di vista pedagogico, uno sfondo in cui siano integrati tra loro i maggior numero possibile di elementi. Lo spazio educativo può essere considerato come un testo e, in quanto tale è leggibile in prima istanza quale oggetto pedagogico e scrutabile non solo nella sua essenza di tema educazionale ma soprattutto quale soggetto pedagogico attivatore di percorsi e performance formative a sé stanti. L'ambiente può essere delineato come: • “matrice” pedagogica in quanto unità culturale facilitatrice di processi di crescita e catalizzatrice di opportunità • “spazio educante” (Mario Gennari) ovvero come un territorio che si apre alle comunità educanti permettendo ad esse di esprimere i valori e le peculiarità di ciascuna. PATRIMONIO CULTURALE: in riferimento al Codice dei beni culturali e paesaggistici del 2004, il patrimonio si qualifica sia come i beni culturali sia come beni paesaggistici. Il patrimonio rappresenta l'elemento significativo da includere nei processi educativi. La conoscenza del patrimonio permette riflessività nella storia dell'uomo e delle sue espressioni culturali favorendo l'inclusione e il dialogo tra le diverse culture. L’accento è posto quindi sulla necessità di immaginare, progettare e costruire modelli formativi utilizzando l’ambiente e il territorio come se fossero uno “sfondo” in cui integrare il maggior numero di elementi: dalle persone e i luoghi che esse abitano (e animano) agli spazi di azione e i tempi in cui l’azione stessa si realizza, fino anche alle modalità e gli strumenti utilizzati per realizzare tale azione. Ciò che potenzialmente ne deriva è un terreno fertile perché “fertilizzato” mutualmente dall’integrazione dei differenti processi. CHIOCCIOLA LA CASA DEL NOMADE: il primo progetto educativo nel-con-per il paesaggio è stato condotto in Emilia-Romagna in provincia di Rimini; a Pennabilli è stato attivato un progetto che svolge attività di educazione al paesaggio e valorizzazione del territorio. Nell'anno scolastico 2015- 2016, Chiocciola la casa del nomade ha coordinato un progetto dal titolo Mi presento, sono paesaggio, che prevedeva la realizzazione di ricerche sui temi del territorio da parte degli studenti della scuola secondaria di primo grado. L'obiettivo del progetto è quello di crescere cittadini consapevoli delle risorse che il proprio territorio mette a disposizione in prospettiva di un loro uso innovativo e rispettoso. Gli studenti sperimentano nuove forme di abitabilità sostenibile, reinterpretare le tradizioni culinarie e i saperi artigiani e creare innovazione a partire da un patrimonio storico- culturale disponibile incredibilmente ampio. Parole chiave del progetto: abitare, mangiare, lavorare. Borghi e centri rurali costruiti in dialogo e sintonia con l'ambiente. I risultati delle attività hanno preso forma in una mostra multimediale interattiva presso il Museo naturalistico del parco Sasso Simone e Simoncello. Questo progetto permette la visione del paesaggio come un prodotto sociale che richiama a sé il tema della cittadinanza attiva, del bisogno di sentirsi parte di una comunità educante, della necessità da parte degli adulti di promuovere le dimensioni dell'educazione alla cittadinanza ovvero la dimensione: • COGNITIVA, del pensiero critico • AFFETTIVA, delle esperienze dell'attribuzione di significato • VOLITIVA, orientata alla scelta e all'azione. L’approccio al paesaggio educante di Chiocciola la casa del nomade invita i destinatari delle attività a riflettere su cosa significa imparare ad essere cittadini consapevoli, responsabili e attivi, con l’obiettivo di riconoscere che la diversità (biologica e culturale) è un valore. ARTISTI IN PIAZZA, IL FESTIVAL DEI BUSKERS Val Marecchia, progressivo spopolamento dei Comuni (molto piccoli). Nel 1997 l’associazione culturale Ultimo Punto, ha organizzato il festival Artisti in Piazza. L'idea è quella di mettere in contatto pubblico, territorio e comunità locale grazie al coinvolgimento creato da spettacoli dal vivo calati in sfondi scenografici naturali come panorami, boschi, campagne. Ancora una volta, dunque, l'ambiente, il paesaggio svolgono un ruolo primario e rappresentano lo sfondo di performance artistiche che facilitano la mobilità conoscitiva. Il tema dell'educazione delle arti performative consente di aprire una breve parentesi sul valore sociale dello spettacolo che in Italia ha anche un valore giuridico legislativo: • decreto ministeriale 28 Febbraio 2005 che inserisce lo spettacolo di strada nell'elenco delle attività spettacolari, dei trattenimenti e delle attrazioni dello spettacolo viaggiante, • dal decreto ministeriale 12 novembre 2007 che concede il 30% di contributo pubblico sui costi di queste attività di strada • la legge 175 2017 nel testo della quale la Repubblica riconosce l'apporto degli artisti di strada alla valorizzazione dei contenuti urbani extraurbani. La stessa arte di strada infatti può essere assimilabile alla rappresentazione teatrale in quanto permette che l'esecuzione di una performance si esaurisca nel suo ciclo di vita ovvero nella singola rappresentazione mantenendo ogni volta una fisionomia originale, imprevedibile e non replicabile. Essa, a differenza del teatro, si rivolge ad un pubblico ampio e eterogeneo e non solo a chi ha una medio-alta disponibilità economica. «CRESCO». TOR BELLA MONACA. LABORATORIO DI STUDI URBANI «TERRITORI DELL’ABITARE» (cantiere di rigenerazione educativa: scuola, cultura, occupazione). Urbanisti, ingegneri, antropologi e sociologi. Il programma CRESCO è volto all'attivazione, alla valorizzazione e al rafforzamento della comunità educante del quartiere di Tor Bella Monaca attraverso l'impegno congiunto di scuola, cultura, occupazione. Si adotta un approccio multidisciplinare in una prospettiva comune e condivisa di strumenti e metodologie e nel rispetto delle peculiarità di ciascuno. L'intervento si propone di attuare lavori di riqualificazione strutturale dell'istituto comprensivo Acquaroni uniti ad attività formative di potenziamento della scuola con la creazione di nuovi punti di incontro per il quartiere. Obiettivo generale: riattivazione, la valorizzazione e il rafforzamento della comunità educante. Finalità comuni legate alla presa in carico educativa formativa dei giovani. È opportuno dunque riqualificare fisicamente gli spazi destinati all'uso comune come la piazza, la biblioteca le aree ludiche, arricchire e valorizzare l'istituzione della scuola e innescare processi di apprendimento e professionalizzazione volte all'acquisizione di capacità e competenze da parte dei giovani. Associazione culturale «ARREVUOTO». 2011. SCAMPIA. Associazione di promozione sociale «CHI ROM E CHI NO» 2004 (teatro e pedagogia, tra arte e strada) L'obiettivo è quello di partire dal coinvolgimento delle fasce più giovani per operare una rivoluzione culturale dall'interno e riappropriarsi della bellezza relazionale e creativa che le condotte criminali stanno sottraendo alla comunità. I laboratori di Arrevuoto si svolgono nelle scuole, nelle associazioni o negli spazi pubblici di Scampia e si basano sull'ascolto, sull'osservazione e sulla stimolazione dell’espressività al fine di sperimentare un lavoro di equipe educativa tra i più giovani. Arrevuoto rappresenta un'esperienza di gruppo che rafforza le capacità di ognuno e la dimensione gruppale consolidando dinamiche positive che consentono ai giovani di affrontare, con maggiore consapevolezza, criticità o imprevisti.
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