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Riassunto schematico: BREVE STORIA DELLA GRAMMATICA Simone Fornara, Appunti di Grammatica e Composizione

Riassunto schematico, elenco delle opere più importanti con relative caratteristiche.

Tipologia: Appunti

2016/2017

Caricato il 28/06/2017

carlotta.manetti
carlotta.manetti 🇮🇹

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Scarica Riassunto schematico: BREVE STORIA DELLA GRAMMATICA Simone Fornara e più Appunti in PDF di Grammatica e Composizione solo su Docsity! Riassunto schematico: Breve storia della grammatica italiana, Simone Fornara 1. Le grammatiche di oggi Ci sono almeno due grandi tipi di grammatiche: – Grammatiche storiche--> Non si limita a descrivere lo stato di una lingua in un determinato momento, ma ne analizza dettagliatamente l'evoluzione nel corso del tempo. Lo scopo primario non è quello di fornire norme o consigli d'uso, ma quello di tracciare una storia di tutti gli aspetti che formano e che hanno formato una lingua. Vengono iondividuate anche “regole” di trasformazione linguistica, come leggi fonetiche. – Grammatiche sincroniche--> Descrive lo stato della lingua in un dato periodo di tempo, così come testimoniano documenti concreti prodetti in un determinato periodo storico. Lo scopo è quello di studiare le regole e le caratteristiche della lingua in un arco di tempo ristretto (ad es. l'età contemporanea). Le grammatiche sincroniche possono essere descrittive, quando si limitano a descrivere una lingua senza esprime giudizi sulla correttezza o presentare un modello ideale, oppure normativhe, quando intendono presentare un modello ideale di lingua, segnalando i comportamenti linguistici da seguire e quelli da evitare. I due piani spesso coesistono in una stessa opera. ESEMPI DI GRAMMATICHE STORICHE: La grammatica di Gerard Rohlfs (1966-69)-> Opera di riferimento per l'ambito italiano, 3 volumi: – Affianca l'analisi dell'evoluzione dell'italiano a quella dei dialetti; – Non si limita alla descrizione dell'evoluzione della lingua letteraria, ma coinvolge anche i dialetti del Nord e del Sud; – Sezione dedicata al vocalismo (evoluzione del sistema vocalico dal latino all'italiano) e differenze tra parlate italiane in relazione ad esso; – Ricchezza e puntualità nelle affermazioni. La grammatica di Mayer-Lubke (primi dell'Ottocento): – I suoi studi furono un punto di partenza per Rohlfs; – Interesse per i dialetti, ma senza documenti di prima mano come invece utilizzò Rohlfs; La grammatica di Castellani (2000): – Tratta della formazione dell'italiano e dell'influsso che hanno avuto su di esso gli elementi germanici e galloromanzi; – Tratta varietà toscane diverse dal fiorentino nel Medioevo; – Opera per specialisti; ESEMPI DI GRAMMATICHE SINCRONICHE: La grammatica di Luca Serianni, 1988: – Punto di riferimento per chiunque si occupi di grammatica; – Conciliare l'aspetto descrittivo con quello normativo: gli errori non vano semplicemente censurati ,ma valutati con interesse per capirne l'origine; – Analizza anche le varie possibilità provenienti dall'uso di altri registri linguistici (meno formali e più colloquiali) – Frequenti i riferimenti agli usi antichi, oggi caduti o cambiati. La grande grammatica italiana di consultazione, 1988-95, Renzi: – Primo lavoro frutto di una grande equipe (34 collaboratori); – Impostazione su criteri di tipo linguistico; – Considerano con interesse TUTTE le forme della lingua, anche quelle ritenute scorrette; – La trattazione parte dalla frase per poi passare alle singole parti del discorso (percorso inverso rispetto al tradizionale). 2. La storia della grammatica La nascita della grammatica in Italia è indissolubilmente legata alla letteratura e in particolare al successo di tre grandi autori del Trecento, le Tre Corone: Dante, Petrarca e Boccaccio. Il volgare infatti acquistò dignità grazie all'uso che ne fecero questi autori. Il compito dei primi grammatici fu quello di fissare le regole della nuova lingua. Vi erano posizioni diverse e vi era chi intendeva rivalutare il ruolo del toscano parlato e non fare riferimento solo alla lingua letteraria e chi invece voleva fare riferimento solo a quella. Queste diverse posizioni diedero vita ad un acceso dibattito che si concretizzo nella cosiddetta “questione della lingua” destinata a durare per secoli. Il succedersi delle varie proposte e delle diverse posizioni è l'oggetto di indagine della storia della grammatica. Le prime grammatiche erano essenzialmente sincroniche e normative e i grammatici si lasciavano andare ad atteggiamenti rigidamente normativi frutto di preferenze personali. La Storia della grammatica italiana di Ciro Trabalza, 1908: – Unico manuale che tratta la storia della grammatica italiana in maniera completa dalle origini quattrocentesche fino all'ottocento; – Non più adeguato dal punto di vista metodologico; – Giudizi poco oggettivi e severe condanne che dimostrano un poco attento studio dei testi (ad esempio critica la grammatica di Soave senza tener conto dell'edizione princeps dell'opera, ma solo delle ristampe curate da terzi); – Segnata in modo indelebile dal pensiero di Benedetto Croce che considerava la grammatica non una scienza autonoma, ma strumento con esclusive finalità empiriche e didattiche: la grammatica esiste solo nelle sue realizzazioni concrete e quindi nelle opere letterarie e non come scienza autonoma. Risorse online--> - Grammatikographie, Teresa Poggi Salani: breve excursus sulle princopali grammatiche dal 400 al 900, completato da un'indagine su casi concreti. Esiste nella grammatica una lenta e graduale evoluzione: è cambiato il modo di studiarla, di classificarlaq in categorie, di descriverne avvenimenti e fenomeni. – I percorsi grammaticali, Patota, 1993: ricostruire l'evoluzione della norma grammaticale e della sua descrizione come prodotto dei grandi cambiamenti che orientarono il pensiero, il commercio intellettuale, le prese di posizione intorno alla lingua e alla questione della lingua. La lingua è saldamente ancorata al modello delle Tre Corone. – La fabbrica dell'italiano (vedi appunti a mano e moodle). 3. Il Quattrocento Considerazione del volgare inferiore al latino e in latino gli autori scrivevano le loro opere. L'affermazione del volgare in Italia fu lenta e graduale (prime composizioni intorno al XII-XIII secolo). Solo da metà del 500 venne riconosciuta all'unanimità. Un caso esemplare è quello di Petrarca che era solito scrivere in latino, ma che scrisse il Canzoniere, la sua opera più fortunata e sui cui si basò poi la rivalutazione del volgare, in volgare appunto. Petrarca scrisse quest'opera con intento ludico e non pensava di affidare ad essa la sua fortuna come poeta. Non voleva dunque promuovere l'uso del volgare tra i dotti . Dante invece con la sua Commedia vuole dimostrare le infinite possibilità della nuova lingua – Si limita alla lingua trecentesca di questi autori e la tendenza degli anni seguenti in lessicografia sarà la medesima. – La figura del grammatico e del compilatore di vocabolario finiscono per coincidere. Le tre linee della grammaticografia cinquecentesca: 1. La linea maestra Fortunio-Bembo: fu la più seguita e spinse molti grammatici a seguirla, con aggiustamenti di varia entità. Tra le opere che rientrano in questo filone quella di Acarisio Alberto Vocabolario, gramatica e ortographia de la lingua volgare. Verso la metà del secolo poi si incontrano le due opere fondamentali di questo filone: i Fondamenti del parlar toscano di Corso e le Osservationi nella volgar lingua di Dolce. I fondamenti del parlar toscano, Rinaldo Corso, 1549: – Opera molto estesa e completa. – Impianto più complesso e sistematico rispetto a quelle di Fortunio e di Bembo. – Ampio ricorso a citazioni di autore. – Primo autore a manifestare interesse per la sintassi. Le Osservazioni, Ludovico Dolce, 1550: – Una delle grammatiche più importanti del '500. – La lingua descritta è il toscano letterario trecentesco delle Tre Corone, ma unito allo studio del canone di autori anche NON TOSCANI come Sannazzaro e Ariosto. – Particolare attenzione allo scopo didattico. – Quattro libri: parti del discorso, ortografia, interpunzione, metrica. 2. La linea classificatoria: questa seconda linea si inaugura con la Grammatichetta di Giovan Giorgio Trissino, uno dei PRIMI AD OPPORSI A BEMBO: – Non vedeva più nelle Tre Corone e nel fiorentino del Trecento il modello da seguire. – Sosteneva che ad esempio Petrarca non aveva scritto in toscano, ma in italiano, attingendo a tutte le parlate della penisola. – Si rifà alla tesi di Dante che nel De vulgari non individua un dialetto superiore agli altri, ma sostiene che di ognuno si debbano prendere i tratti migliori. – Maggiore adesione agli schemi della grammatica latina. – Schemi classificatori molto articolati. – Termini molto vicini a quelli dei grammatici latini. – Pochissimi riferimenti agli autori e alla letteratura, in favore dell'elenco di forme e del commento breve. – Riformo ortografica che permetteva di distinguere le vocali aperte dalle chiuse utilizzando segni dell'alfabeto greco (non ebbe mai fortuna). Tutti i grammatici appartenenti a questo filone seguirono la teoria di Trissono di una lingua “comune” e non quella del Bembo. Il ricorso ad una maggiore classificazione esprime il bisogno di avere dei punti di riferimento concreti. Altri autori in questa linea: – Carlino, Grammatica volgare dell'Atheneo, 1533 (in forma dialogica); – Tizzone, La grammatica volgare, 1539 (Mitiga l'esasperato metodo classificatorio di Carlino e insiste sulla necessità di essere semplici e chiari). 3. La linea fiorentina e il ritardo di Firenze: la maggior parte delle grammatiche citate vennero pubblicate a Venezia. Gli intellettuali fiorentini non avvertivano la necessità, come gli altri, di trovare e scrivere regole di una loingua che già padroneggiavano. Le grammatiche fiorentine che vogliono promuovere accanto all'autorità scritta quella della lingua viva di Firenze costituiscono la terza linea della grammatografia fiorentina. Della lingua che si parla et scrive in Firenze, Firenze, Giambullari, 1552: – Prima grammatica fiorentina a essere stampa a Firenze. – Sola risposta di firenze alle opere stampate fuor di Toscana. – L'autore voleva rivolgersi ai “giovinetti” e ai “forestieri” (i non fiorentini). – Due libri dedicati alle parti del discorso, quattro sulla sintassi (novità) e due sulle figure retoriche. – Influsso della tradizione latina insieme a innovazioni terminologiche. – La lingua descritta è quella dell'uso vivo delle persone colte di Firenze affiancata da quella delle Tre Corone. 5. Il Seicento Sorti della grammatica sempre molto legate al culto degli autori. Viene realizzato uno dei più importanti vocabolati di tutta la tradizione lessicografica, Il vocabolario degli Accademici della Crusca, Venezia, 1612: – Gli accademici si sono autofinanziati e per questo hanno stampato il vocabolario a Venezia e non a Firenze, dove l'Accademia aveva sede. – I criteri di compilazione del vocabolario furono fortementi influenzati dalle idee di Leonardo Salviati. Salviati fu anche autore di una grammatica e aveva preso posizione nella questione della lingua nei suoi Avvertimenti della lingua sopra'l Decamerone affiancando l'autorità del parlato del popolo colto di Firenze a quella delle Tre Corone. – Salviati da ampio spazio anche ad autori toscani minori, ma sempre trecenteschi. – Elabora un concetto di uso in parte differente sostenendo che quello moderno fiorentino (accolto da Varchi) fosse decaduto rispetto a quello trecentesco più “puro”. – Salviati può quindi essere considerato il FONDATORE DEL PURISMO. – L'impegno di Varchi e Salviati ha portato alla rivalutazione di Firenze. – Gli accademici della Crusca in linea con le teorie di Salviati inclusero nello spoglio per il vocabolario anche autori toscani minori, ma sempre del trecento. – Nel Vocabolario però venivano registrati anche l'uso moderno – La seconda stampa fu solo una correzione minima della prima mentre la terza rappresentò un'innovazione: ammodernamento dei criteri e inclusione di autori moderni e di voci di ambito scientifico. CONTRO LA CRUSCA--> Paolo Beni, Anticrusca: – Rifiuto dell'esasperato culto per la tradizione che aveva portato la Crusca a proporre una lingua infarcita di arcaismilinguistici che sfavorivano la chiarezza. – La lingua da prendere a modello è quella di Roma, in particolare della corte romana, avvertita come più italiana e meno connotata regionalmente. Daniello Bartoli, Il torto e il diritto del non si può: – Contro l'autoritarismo spesso ingiustificato dei grammatici, abituati a giudicare e a condannare alcune abitudini linguistiche semplicemente in base al proprio gusto personale e non per una reale scorrettezza. Delle cagioni della lingua toscana, Benedetto Buommattei, 1643: – Illustra le caratteristiche e la grammatica della lingua volgare in tre volumi. – La più importante e influente grammatica del Seicento. – Buommattei prosegue nei lavori “pervaso dalla ragione” senza curarsi troppo di ciò che è stato detto dai suoi predecessori. – Ritienepiù opportuno indagare le ragioni che stanno dietro la grammatica, senza accettare a priori ciò che viene dalla tradizione. – Patota definisce la grammatica di Buommattei--> GRAMMATICA RAGIONEVOLE. – Buommattei si premura di definire che cosa sia la lingua e da quali elmenti è composta, senza dare nulla per scontato. – Conduce la sua analisi attraverso l'utilizzo delle categorie aristoteliche di sostanza e accidente per spiegare i fatti linguistici. – Buommattei affronta prima i presupposti teorici che sono alla base della tradizione grammaticale latina senza presuppore nel lettore conoscenze già acquisite. – Scrive una prima parte teorica con lo scopo di ordinare meglio ciò che già si sa sul toscano e poi una seconda parte, la vera e propria grammatica, divisa in dodici trattati corrispondenti alle dodici parti del discorso. – Aumento delle categorie individuate--> bisogno di sistematicità. – Influenzato da Salviati, Bembo, Varchi e Castelvetro. L'interesse di buommattei per l'uso vivo della lingua parlata a Firenze è infatti da ricondurre a Varchi. – Ricerca un equilibrio: rispetta da un lato il canone elaborato dal Vocabolario della Crusca e dell'altro integra questo canone con la lingua moderna e viva--> atteggiamento di “ragionevolezza”. – Utilizza termini di derivazione latina. Cinonio, Osservazioni della lingua italiana, 1658 (postumo): – Il secondo libro in particolare presenta diverse innovazioni all'interno delle varie voci. – Repertorio basato su un accurato spoglio dei documenti antichi. – Presenza di osservazioni di carattere sintattico. Pergamini, Il trattato della lingua, 1613: – Grammatica completa e di impianto tradizionale. – Basata sugli autori Trecenteschi (tutti). – Schematismo e praticità dellìopera che ne hanno detrminato il successo. – Lo schematismo talvolta può essere un limite perchè si preferiscono lunghi elenchi di esempi all'enunciazione puntuale della regola. Pallavicino, Avvertimenti grammaticali per chi scrive in lingua italiana: – Non una grammatica completa, ma una serie di osservazioni dalle queli emerge un atteggiamente prudente e mai troppo rigidamente prescrittivo. – Intento di fornire consigli piuttosto che precetti. – Assenza di rimandi alle opere di riferimento. Degli Aromatari, Degli autori del ben parlare, 1643: – Corpus più ampio e completo di scritti che riguardano la “questione della lingua” dalle origini al Seicento. 6. Il settecento Avvicinamento della grammatica alla scuola. L'insegnamento della lingua italiana entra ufficialmente nella scuola: prima si insegnava solo il latino. Nel 700 l'intento didattico è presente anche nel filone delle grammatiche “ragionate”, che hanno come principale esponente Francesco Soave. Rogacci, la Prattica: – Rivolta non ad esperti assoluti della lingua, ma a chi vuole acquisire maggiore eleganza nel parlare. – Schematismo e suddivisione in paragrafici. – Gli esempi sono presentati senza rimandi agli autori. – Buona diffusione. Gigli, Regole per la toscana favella e Lezioni di lingua toscana, 1722: – Introduzione di espedienti didattici che rappresentano una vera novità nell0insegnamento della lingua italiana (gruppetti di esercizi, specchietti riassuntivi relativi ai verbi. – Propone un ritorno all''ideale di bellezza trecenteschi ancora più rigido di quello della Crusca. – Compone la Crusca veronese in coerenza con le sue idee (un vocabolario). – Ebbe molti seguaci ed imitatori nonostante l'inattualità delle sue idee. Le regole elementari della lingua italiana, Basilio Puoti, 1833: – Basate sulla lingua toscana del Trecento, senza aperture alla lingua dell'uso, con un quadro normativo saldamente tradizionale. – Dedica spazio alla sintassi oltre che alle parti del discorso, alle eccezioni e e alle particolarità. – Grammatica completa e strutturata in modo chiaro per facilitare l'apprendimento. Introduzione alla grammatica italiana, Giuseppe Gherardini, 1825: – Struttura semplice e chiara, indirizzata alle elementari. – Avvertimenti ai maestri per sfruttare al meglio il libro. – Esercizi e questionari. – Si pose come modello per gli autori che si impegnarono a produrre manuali scolastici. Grammatica della lingua italiana, Francesco Ambrosoli, 1828: – Uno dei pochi testi che non soccombe al confronto con il Puoti. – Risente dell'influsso della grammatica tradizionale e di quella ragionata. – Attegiamento normativo meno rigido di quello del Puoti. L'ITALIANO ATTRAVERSO IL DIALETTO--> Le idee dell'abate Cesari furono alla base di un altro tipo di grammatiche che si diffuse a metà secolo: le grammatiche che miravano ad insegnare l'italiano attraverso il dialetto. Secondo Cesari infatti un buon metodo per imparare l'italiano era quello di confrontarlo con la lingua che si conosceva meglio, ovvero il dialetto. DUE GRANDI MODELLI CHE SI FRONTEGGIANO--> Toscano-manzoniano e puristico- classicista. Grammatica della lingua italiana, Giovanni Moise, 1867: – Dedicata ai “giovenetti”. – Tre libri molto corposi. – Vuole realizzare una grammatica filosofica che spieghi le ragioni che stanno dietro alle regole stesse. – Critica le precedenti grammatiche e i vocabolari perchè “pieni di errori”. – A dispetto delle prmesse alla fine la trattazione si sofferma sulla descrizione minutissima degli istituti grammaticali. – Citazioni e note sono uno dei maggiori pregi dell'opera e la rendono di facile consultazione. – L'indagine sulle “ragioni” è piuttosto marginale e priva di spunti originali. – Semplifica l'opera e la rivolge non più ai “giovenetti”, ma ai “giovani studiosi”. La Grammatichetta della lingua italiana si colloca tra le due maggiori edizioni dell'opera principoale ed esprime l'intento di semplificazione dell'autore. – Le opere del Moise non conobbero grande diffusione, eccezion fatta per la grammatichetta. Grammatica storica della lingua italiana, Raffaello Fornaciari, 1872: – Segue la scia degli studi dei padri della linguistica storica italiana ed europea (Diez, Caix). – Affronta ortografia e pronuncia, morfologia, formazione delle parole e metrica. – Sfrutta le conoscenze a cui erano arrivate in quegli anni la grammatica storica e la linguistica. – Atteggiamento oggettivo e scientifico. – Divide la storia della grammaticografia in tre parti: primo periodo Fortunio-Buommattei--> Metodo analitico ancora incerto, troppo ligio ora al latino, ora al volgare dell'una o dell'altra città; secondo periodo Buommattei-Corticelli--> metodo più compiuto e sistematico, poggiato quasi tutto sull'autorità dei Trecentisti toscani; terzo periodo Corticelli- Gherardini/Moise--> metodo più maturo che tiene conto del parlare italiano in generale e di un più largo numero di scrittori. Terminologia più semplice e meglio adatta alle lingue moderne. – Elabora un nuovo concetto d'uso, l'uso moderno—> una lingua che è il risultato di secoli di storia dell'italiano. Vuole dimostrarne la continuità e la varietà, scartando gli usi più arcaici. L'uso proposto è quello che deriva dalla consapevolezza dell'evoluzione della nostra lingua e non si risolve a priori nell'accettazioen di un modello fisso e immutabile. – Affianca l'autorità degli scrittori a quella dell'uso moderno del “popolo medio di Toscana”. – Segue la ragione che gli indica la via da seguire. – Gli esempi sono moltissimi e vengono tratti da tutti i secoli, sono coniati al momento o tratti dall'uso vivo. – La sintassi viene discussa in modo nuovo, più completo e organico--> studia l'analisi della proposizione e del periodo, fornendo anche una classificazione delle proposizioni. MANZONI E IL DIBATTITO LINGUISTICO--> il risultato concreto dell'attenzione linguistica di Manzoni è la redazione definitiva dei Promessi Sposi, effettuata dopo un soggiorno a Firenze per cogliere l'uso vivo delle persone colte della città. Propria di Manzoni anche una visione di cultura ampiamente democratica, che potesse raggiungere tutti. Il governo mise in atto dopo l'Unità una massiccia politica di alfabetizzazione e il Minostro della Pubblica Istruzione, Broglio, affidò a Manzoni l'incarico di scrivere una relazione sullo stato della lingua italiana. Secondo Manzoni la lingua comune doveva diventare il Toscano e uno dei mezzi per diffonderlo era la scelta di maestri esclusivamente toscani. A questa visione di Manzoni si opposero in molti, uno di questi fu Ascoli che invece sosteneva che l'unità linguistica potesse essere raqggiunta non con una imposizione a priori, ma solo in modo “naturale”, attraverso la diffusione dell'istruzione e una maggiore circolazione di uomini di cultura. Per questo Ascoli propose il principio dell'insegnamento dell'italiano a partire dal dialetto. Novo vocabolario della lingua italiana, Giorgini-Broglio, 1870: – Dizionario dell'uso vivo, contemporaneo, e non dell'uso letterario e codificato dagli scrittori. – Non contiene citazioni testuali, ma solo esempi della lingua viva fiorentina. – Non ebbe molta fortuna, ma si pose come capostipite per un nuovo filone della lessicografia. Grammatica della lingua italiana, Petrocchi, 1887 e Grammatica italiana, Morandi-Cappuccini, 1894: – Due grammatiche di stampo manzoniano. – Fondate sull'uso vivo di Firenze: Petrocchi porta all'estremo il fiorentinismo manzoniano, mentre Morandi-Cappuccini dimostrano un equilibrio maggiore, aderendo con moderazione alle idee di Manzoni e mantenendo una certa apertura vero la tradizione. – Grande attenzione per la lingua parlata e per i fenomeni che la caratterizzano. Grammatica di Giannettino, Carlo Collodi, 1883: – Nuovo tipo di grammatica pensata per le scuole comunali fiorentine. – Forma dialogica: Giannettino è un allievo che pone domande al proprio maestro il quale, rispondendo, insegna la grammatica. – Pronuncia e ortografia e parti del discorso. – Terminologia vicina a quella odierna. – Il modello di lingua è quello dell'uso fiorentino, ma senza gli eccessi degli altri manzoniani. – Interesse per il parlato e per le forme fiorentine troppo marcatamente popolari dalle quali mette in guardia i lettori. 8. Il Novecento Produzione grammaticale scarsa. A metà del secolo riprende. Il metodo diventa sempre più rigorso e scientifico. Nella prima parte del secolo prevale l'idealismo di Benedetto Croce che porta alla svalutazione della grammatica come disciplina autonoma e scientifica. La sua posizione fu accolta e seguita da molti intellettuali. Grammatica italiana, Gabriele Goidànich, 1918: – Scopo pedagogico. – Atteggiamento moderno e scientifico, struttura innovativa che si pone l'obiettivo di un'estrema chiarezza. La grammatica degli italiani, Trabalza-Allodi, 1934: – Non ha destinazione scolastica. – Non si interessa alla lingua parlata, gli esempi sono tutti d'autore (anche di Mussolini). – Fortementi influenzata dall'idealismo di Croce e Gentile che portava gli autori a cercare tutti i modi di ribadire la natura spirituale della lingua e della grammatica e spiegarne i fenomeni con interpretazioni di carattere estetico. – L'opera viene considerata caratteristica di un determinato periodo storico: il fascismo. Dopo la riforma didattica del 1941--> La lingua nazionale, Migliorini, 1941: – Sezione dedicata ad esercitazioni e letture. – Distingue tra studio della grammatica e studio della lingua. – Lo studio teorico ha avuto troppo spazio a scapito dell'esercitazione pratica (metafora dell'imparare a nuotare). – Attenzione per lo studio lessicale delle parole. – Semplificazione e razionalizzazione delle regole. – Non accoglie passivamente la tradizione, sebbene non se ne possa distaccare completamente. – Viene sottoposta ad una revisione volta ad eliminare i riferimenti al fascismo, soprattutto negli esempi. Introduzione alla grammatica, Devoto: – Testo più breve ma più difficile. – Pensato per favorire il rapporto con lo studio del latino che deve seguire un percorso paralelo a quello dell'italiano. – La morfologia dell'italiano deve essere affiancata a quella del latinonei primi due anni della scuola media, poi dal terzo la sintassi deve “contrapporre” il tipo italiano a quello latino. – Esercizi attivi e passivi--> i primi, i soli ad essere inclusi nella grammatica, devono coinvolgere lo studente in modo non meccanico, ma richiamandone la capacità di scelta; i secondi invece che riguardano l'analisi grammaticale e logica devono essere svolti su brani di antologia e non su frasi “morte e staccate”. Grammatica italiana, Battaglia-Pernicone, 1951: – Impostazione tradizionale. – Fonologia, morfologia, sintassi e metrica. – Priva di esercizi. – Trattazione né troppo elementare né troppo astrusa. – Dal punto di vista normativo ha un atteggiamento moderatamente conservativo.
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