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Struttura di frase e relazioni tra frasi: subordinazione, coordinazione e giustapposizione, Sintesi del corso di Linguistica Generale

linguisticaStilisticaFilologia

La struttura di frase e le diverse tipi di relazioni tra frasi semplici per creare una struttura complessa. la subordinazione, coordinazione e giustapposizione, fornendo esempi e definizioni. Inoltre, viene analizzata la differenza tra il modello valenziale e quello soggetto-predicato, il nucleo della frase semplice e i margini, e il testo come sequenza di enunciati indipendenti.

Cosa imparerai

  • Come si combinano due o più frasi semplici in una struttura complessa?
  • Come funziona il nucleo e i margini nella frase semplice?
  • Che cos'è la subordinazione, coordinazione e giustapposizione in grammatica?

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 19/09/2021

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Scarica Struttura di frase e relazioni tra frasi: subordinazione, coordinazione e giustapposizione e più Sintesi del corso in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! L’ ANALISI DEL PERIODO. Prandi. * il PERIODO: nelle grammatiche A) Struttura di frase che contiene frasi (proposizioni), che occupano le stesse posizioni dei costituenti nominali in una frase semplice. Analogia proposizioni=complementi B) Strategia per combinare due o più frasi semplici in una struttura complessa, con tre diversi tipi di relazioni: subordinazione, coordinazione e giustapposizione. secondo Prandi > Struttura di frase che contiene una o più frasi tra i suoi costituenti, indipendentemente dal fatto che siano legate da subordinazione o coordinazione. (La giustapposizione non è da considerare nell'analisi del periodo perché non usa legami grammaticali per giustapporre due frasi, non fa parte di una cornice sintattica unitaria: fa parte del testo.) ® la FRASE: combinazione di una Soggetto + Predicato Predicato nominale: verbo essere + parte nominale riferita al sogg. Predicato verbale: verbo predicativo che indica un'azione le altre espressioni sono complementi: non indispensabili> circostanze necessari > argomenti del verbo gerarchia dei complementi di Fornaciari: - Il complemento oggetto fa parte del nucleo della frase insieme a sogg. e pred. - Complementiattributivi: determinazioni del nome - Complementi avverbiali: che si riferiscono al verbo ® La frase secondo TESNIÈRE è un processo, un piccolo dramma in cui il canovaccio è il verbo e gli attori i suoi argomenti. Un verbo insaturo ha bisogno di saturarsi delle sue valenze, e quindi costruire un processo. Le valenze sono il soggetto e i vari complementi di cui ha bisogno il verbo, per Tesnière non ci sono differenze di grado fra i vari argomenti. Il suo è un Modello valenziale (che privilegia la struttura del significato, del processo, che comanda sugli argomenti, soggetto incluso) # ma complementare dal Modello soggetto-predicato (che mette a fuoco la struttura sintattica formale della frase, il soggetto è indipendente). ®* NUCLEOdella frase semplice: soggetto + predicato + valenze (il predicato verbale non comprende solo il verbo ma anche gli argomenti essenziali diversi dal sogg.). È formato da una rete di relazioni grammaticali la cui impalcatura è riconoscibile anche prima di essere occupata dai contenuti. 3 La sua struttura si giustifica dall'interno. . MARGINI: espansioni di numero imprecisato che il nucleo di frase è pronto ad accogliere per arricchire il contenuto del processo. Sono scelti dal parlante in funzione del suo progetto comunicativo. Si possono dunque distinguere dai complementi, che sono valenze del verbo. Sono relazioni concettuali, come la causa, il fine, il luogo. > La sua struttura si giustifica per ragioni esterne, grazie alla sua funzione strumentale al servizio di una relazione concettuale che si vuole esprimere. La differenza da un argomento è che si può staccare dalla frase in cui c'è il verbo principale. Margine è sinonimo di NON ARGOMENTALE. ® Ilnucleo ei margini codificano il contenuto in modo opposto: Nucleo > CODIFICA RELAZIONALE: va dall'espressione al contenuto. Una rete di relazioni grammaticali impone ai concetti uno stampo rigido. Margini > CODIFICA PUNTUALE: va dalle relazioni concettuali alle forme di espressione. Prima si identifica il concetto indipendente che si vuole aggiungere al nucleo, poi si instaurano i legami grammaticali per l’espressione. La codifica puntuale è una marcatura linguistica che si manifesta per grandi, in competizione con l’inferenza (ovvero il ragionamento coerente che porta a comprendere i concetti), si può avere: - Codifica piena: quando una espressione ha contenuto che coincide con la relazione concettuale pertinente. Ovvero quando il margine è introdotto da una preposizione con potere di codifica alto. Es: nonostante > introduce sicuramente una concessiva - Ipocodifica: quando il significato di un'espressione si ferma molto al di sotto della relazione concettuale pertinente. In questo caso la codifica passa il testimone all’INFERENZA, si ha un arricchimento inferenziale. Il potere di codifica della preposizione è basso e arriviamo al concetto con il ragionamento. Es: con > strumentale, di compagnia, di modo, o di tempo. * II TESTO: sequenza di enunciati indipendenti giustapposti, privi di legami grammaticali e tenuti insieme da legami concettuali coerenti, supportati da relazioni coesive e da relazioni anaforiche. ® Si possono individuare STRATI DI MARGINI in base a un ordine gerarchico. - Margini ESTERNI: sono circostanziali in senso stretto, arricchiscono l’intero processo e non sono legati a una sua specifica parte. Possono essere staccati dalla principale con accadere. comprendono le spaziali, temporali, causa e concessione se in antitesi con una causa. - Margini INTERNI: come nel caso dello strumento, perché non è indifferente al contenuto concettuale del processo, è legato e compatibile solo con un verbo d'azione. Il margine può essere ripreso al di fuori dalla frase principale, ma deve essere introdotto dal pro-predicato farlo, verbo generico d'azione. Oltre allo strumento fra i margini interni ci sono il collaboratore d’agente, il beneficiario, il motivo dell’azione e la concessione se in antitesi con un motivo. ® Una frase può essere un argomento essenziale per il verbo oppure un margine: SUBORDINATA COMPLETIVA: frase che satura una valenza del verbo principale con un soggetto o complemento oggetto. Fa parte del nucleo ed è indispensabile per la costruzione del processo. Non può esserne separato. SUBORDINATA CON FUNZIONE DI MARGINE: non è costituente essenziale del nucleo, ma un'espansione. Anche senza la frase principale rimane in piedi. Il collegamento fra le due frasi collegamento fra processi saturi secondo una relazione concettuale. * Duefrasi posso essere combinate con due strategie: - : combina due costituenti per creare una struttura nuova. Nessuna delle due parti può essere considerata il centro della costruzione, ma creano insieme qualcosa di un rango superiore. Ad esempio se si unisce un soggetto e un predicato si crea una struttura che non è né uno né l’altro, ma che ha bisogno di entrambi. Lo stesso vale nel periodo con un predicato e una completiva soggettiva. I due termini sono legati da una relazione di interdipendenza. > il tutto precede logicamente le parti. Nell’espressione delle relazioni transfrastiche il parlante deve fare delle scelte in termine di: ® strategia di collegamento: subordinazione, coordinazione (+ che impongono una struttura grammaticale unitaria dal pt di vista formale) o giustapposizione (+ non è unificata dalla grammatica ma è unitaria perché concettualmente coerente). * COERENZA: si ha quando gli enunciati che si susseguono in un testo o discorso si legano l’un l’altro in una rete di relazioni concettuali fino a formare un messaggio unitario > proprietà costitutiva di un testo unitario. COESIONE: è sostenuta da mezzi linguistici specializzati che hanno il compito di mettere in luce in modo diretto rapporti fra gli enunciati > proprietà tipica di un testo, ma condizione ne necessaria ne sufficiente per la coerenza, invece la presuppone. In un testo la coesione è spesso garantita dalle espressioni anaforiche (avverbi o locuzioni avverbiali, es: per questo), non hanno una posizione rigida anche se spesso si trovano all’interno della seconda frase indipendente # dalle congiunzioni coordinative, che sono strumenti di connessione grammaticale a livello del periodo, posso comparire solo sul confine delle due frasi congiunte. Inoltre non può combinarsi con un’altra congiunzione (e ma non si può dire) , mentre avverbio + congiunzione si può fare (e quindi, e per questo). C'è però anche la coesione per asindeto, quando gli enunciati sono semplicemente giustapposti. ® CODIFICA: significato dato dalle espressioni linguistiche - Codifica completa: la relazione concettuale è sempre riconoscibile anche con un conflitto di contenuti. Benchè ci suggerisce sempre una concessiva. - Ipocodifica: una codifica insufficiente richiama l'arricchimento inferenziale. Es: dopo che ha piovuto il muro è crollato (immagino la che la causa della caduta sia la pioggia) - Ipercodifica: la codifica dell'espressione non solo rende un concetto coerente, ma le impone anche un profilo semantico più fine: senza alcune esatte parti del discorso il significato non sarebbe lo stesso. Es: è talmente piovuto che il muro è crollato. INFERENZA: significato arricchente rispetto alla codifica, a cui si perviene col ragionamento coerente. ® INCAPSULATORE ANAFORICO: altro mezzo coesivo transfrastico, fa parte delle relazioni anaforiche in senso forte (che riprendono un pronome o un'espressione nominale della frase precedente). Qui si - qualifica la relazione fra i due processi, come una causa, per esempio: Ha piovuto molto. A causa della pioggia il muro è crollato - Qualificando il nome come membro di una classe, es: un trattore ha investito un ciclista. L'incidente non ha portato gravi danni. Anche la coordinazione, come nella giustapposizione, accetta l'uso di espressioni anaforiche, ma questo è inversamente proporzionale alla ricchezza della congiunzione (MA è già forte e una anforica può solo ribadire, E invece ne accoglie molte di più). . RELAZIONE TRANSFRASTICA FINALE: ha molte sfumature semantiche diverse, ma tutte hanno la stessa funzione di esprimere il motivo che porta un agente a compiere un'azione. Nel periodo ci sono due prospettive sul fine, si parla di - Formafinale: collega direttamente l’azione allo scopo collocato nel futuro, senza riferimenti all'agente o al passato. Es: Marta si è iscritta a lingue per diventare traduttrice copo L'intenzione dell'agente non è esplicitamente espressa, ci si può arrivare tramite inferenza o tramite codifica (es. se introdotta da al fine di invece che per). - Forma “causale”: che collega direttamente l’azione all’intenzione, che si colloca all’interno del soggetto e nel passato Es: Marta si è iscritta a lingue perché voleva diventare traduttrice causa (intenzione passata) Si distingue dalla frase di causa e dal motivo retrospettivo perché non è margine esterno e ha bisogno necessariamente di un verbo, nome o aggettivo che esprima l'intenzione. Nella giustapposizione la frase finale e quella a cui si lega possono essere presentate con qualsiasi ordine, nella coordinazione invece devo seguire l'ordine intenzione-azione (Marta voleva diventare traduttrice e si è iscritta a lingue: non il contrario). In entrambi i casi gli avverbi anaforici sono accolti. I NOMI INCAPSULATORI sono molteplici perché nella relazione di fine c’è un grande alone emotivo intorno al soggetto che ha un'intenzione, permettono di dare diverse sfumature al fine. Possono essere raggruppati in tre classi semantiche: - Metafore spaziali: spostano il fine in uno spazio metaforico esterno al soggetto > Sono usati i nomi scopo, obiettivo, bersaglio! - Nomirelativi alla sfera dell’intenzione: portano alla sfera interna dell'agente. L'intenzione è costitutiva del fine. > intenzione, progetto, proposito. Es: Sono partito ieri. Il proposito era di arrivare presto a casa. - Nomirelativi alla sfera dei sentimenti: portano anch'essi alla sfera interna dell'agente, ma l'investimento emotivo invece non è fondamentale per il fine. I nomi di sentimento sono moltissimi e collocano il proprio oggetto nel futuro > voglia, desiderio, paura, speranza... DECOSTRUZIONE INFERENZIALE DEL FINE: una frase implicita con per +infinito, potrebbe indicare una relazione finale, ma se le condizioni per inferire un’intenzione vengono meno, la relazione finale entra in crisi e si trasformerà in qualcos'altro in base ai concetti di cui può disporre l’inferenza. Es: le piante hanno radici per nutrirsi > diventa una sorta di finale oggettiva, non c'è una vera intenzione. Giorgio si è alzato presto per perdere il treno > viene interpretata come una avversativa ma l’ha perso, o una benché si sia alzato presto... IL FINE DEL DIRE: una tipica costruzione finale implicita per + inf. non è una vera finale se dipende da un verbo di dire, perché non attribuisce un fine a un processo descritto, ma solo un fine dell'atto di parola. Non c'è legame fra la frase principale e la finale, infatti il soggetto non coincide e la “finale” non si lascia riformulare con farlo. Es: per essere sincero, la tua risposta non mi ha convinto. Se però inserisco il verbo dire nella frase presento all'interlocutore la mia intenzione di manifestare qualcosa parlando. Es: per essere sincero, dico che la tua risposta non mi ha convinto. In questo modo la finale è giustificata, ma non è un'espressione usata nella comunicazione, il verbo dire è quasi sempre sottointeso. Una finale, oltre che avere valore di margine, può anche diventare parte di una completiva, in questo caso saturando una valenza di un verbo, che di solito esprime un'azione finalizzata a far compiere qualcosa a qualcuno. Le finali di questo tipo non possono più essere staccate col verbo farlo. Sono introdotte da a o di, e il soggetto della completiva cambia a seconda del verbo. Verbi che reggono una completiva finale: -. verbi di movimento (intransitivi in cui si muove il sogg.: andare a ...; trans. in cui si muove l’ogg.: mandare qlcn a...) - verbi che impegnano qualcuno ad agire (di sforzo: mi sforzo di...; o direttivi: ti ordino di. spingo a sti
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