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riassunto schematico Shopenauer + hegel, Sintesi del corso di Filosofia

riassunto schematico Shopenauer + hegel

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 13/05/2023

avv-luana-loparco
avv-luana-loparco 🇮🇹

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Scarica riassunto schematico Shopenauer + hegel e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia solo su Docsity! Hegel Vita e opere Il suo nome era Georg Wilhelm Friedrich Hegel, tedesco, nato a Stoccarda il 27 agosto del 1770. Lui rispetto ad altri filosofi ha una vita abbastanza lineare senza grandi stravolgimenti anche per quanto riguarda i suoi studi perché sin da subito si appassiona di filosofia e si laurea in filosofia e teologia all’Università di Tubinga dove tra l’altro fece amicizia con altri due importanti filosofi: Schelling e Hölderlin. Ci fu un evento che lo colpì particolarmente e che tracciò in modo indelebile la sua vita cioè la rivoluzione francese e dei suoi principi fondanti che erano la libertà da un lato e l’uguaglianza dall’altro. Hegel sposa completamente questi principi rivoluzionari tant’è che lui in giovane età si esercitò come oratore in difesa proprio di questi principi. Uno dei primi lavori che fece Hegel fu proprio il precettore (un lavoro abbastanza tipico dell’epoca che era sostanzialmente l’educatore, l’insegnante di bambini e dei giovani ricchi). In questo periodo Hegel scrisse le sue prime opere che però non furono pubblicate, rimasero inedite fin dopo la sua morte. Tra i primi scritti si annoverano La vita di Gesù del 1795, La positività della religione cristiana del 1795 o 96. Come vedi sono scritti che parlano della religione cristiana anche perché ti ricordo che lui si è laureato in filosofia e in teologia per cui la teologia farà parte della sua vita e anche dei suoi scritti. Alla morte del padre, Hegel ereditò una buona eredità e si trasferì a Jena sempre in Germania. Lì nel 1801 pubblicò il suo primo scritto che era un saggio di filosofia questa volta intitolato Differenza fra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling. Collaborò con Schelling che appunto aveva conosciuto ai tempi dell’Università presso il Giornale critico della filosofia. Diventa poi professore di filosofia a Jena nel 1805 e anche redattore capo di un giornale che si ispirava alla politica napoleonica. Nel 1807 Hegel scrive la sua opera principale intitolata Fenomenologia dello spirito. Successivamente, Hegel si sposta a Norimberga sempre in Germania, dove diventa direttore del ginnasio della città e poi assunse il ruolo di professore di filosofia. In questo periodo fu molto amato e apprezzato e scrive altre opere. Hegel muore a Berlino, probabilmente di colera, il 14 novembre del 1831 I temi delle opere giovanili Le prime due opere scritte da Hegel sono La vita di Gesù e La positività della religione. cristiana dove passa da una visione kantiana ad una post kantiana e della sua critica a Kant ne Ne “Lo spirito del cristianesimo e il suo destino”, Hegel ripercorre a livello filosofico la storia del popolo ebraico contenuta nella Bibbia, dal diluvio universale fino ad arrivare alla diaspora. Secondo Hegel, il diluvio universale segna una scissione tra il popolo ebreo e la natura, una natura che si ribella, una natura che uccide attraverso un diluvio che spazza via ogni cosa che incontra tranne l’arca di Noè e le persone e gli animali che erano al suo interno. Questo evento lo ha portato a rifugiarsi nella fede, a credere in Dio e trovare rifugio in lui. Quindi, secondo Hegel, la natura cattiva e imprevedibile è contrapposta alla figura di un Dio che salva che protegge che ama e a cui è sottomesso non solo l’uomo ma anche la natura stessa. Il popolo ebreo ha quindi scelto di focalizzare la sua attenzione su un Dio amorevole ma anche molto geloso che vuole che gli ebrei si dedichino a lui in modo totale allontanandosi anche dagli altri popoli. In questo modo il popolo ebreo non solo ha come nemico la natura ma si è persino inimicato tutti gli altri popoli. Praticamente, secondo Hegel, il destino segnato degli Ebrei è un destino che si sono scelti loro con le loro decisioni, con la loro chiusura in sé stessi. Però ad un certo punto succede qualcosa, arriva una rivoluzione e questa rivoluzione ha il nome di 1 Gesù che porta un messaggio di amore e di fratellanza di tutti gli esseri umani che sono uguali di fronte a Dio a prescindere dalla razza. E qui si contrappongono due mentalità opposte: da un lato la mentalità chiusa e ovattata degli ebrei e dall’altra la mentalità di Gesù che si avvicina molto alla mentalità greca dell’epoca, una mentalità aperta e libera dove il rapporto con la natura è un rapporto armonioso e rispettoso della natura stessa. Quindi da un lato abbiamo l’ebraismo che rappresenta la scissione, la divisione e quindi l’infelicità mentre dall’altro abbiamo la grecità che rappresenta l’armonia tra gli uomini, l’armonia tra uomo e Dio e l’armonia tra uomo e natura. Però Hegel è ottimista nella possibilità, nell’età moderna, di ritrovare quello spirito di bellezza che avevano i Greci e che aveva il messaggio di amore di Gesù Cristo. Per fare ciò è necessaria una rivoluzione religiosa che crei una nuova religione che basa proprio sulla figura di Gesù che dovrebbe essere il collante di tutto, il collante tra gli uomini, tra l’uomo e Dio e tra il dovere razionale e la natura sensibile. Nella sua maturità, Hegel invece propone l’opera Fede e sapere dove è la filosofia la soluzione, il collante di tutto, l’unica che può conciliare e unire gli uomini e l’uomo con Dio. Le tesi di fondo del sistema Iniziamo con la prima tesi: la risoluzione del finito nell’infinito. Secondo Hegel, la realtà non è costituita da un insieme di sostanze autonome tra di loro . La realtà per Hegel è un’unità, un unico organismo dove le sostanze in essa contenute ne sono una manifestazione. La realtà può essere vista come un cerchio, un organismo unico dove al suo interno ci sono delle sostanze, dei cerchietti che ho messo all’interno che però fanno comunque parte dell’unità, del cerchio grande. Al di fuori di questo cerchio non c’è nulla. Ecco, per Hegel non esiste nulla al di fuori di questa realtà perché tutto è contenuto al suo interno. se quindi non c’è nulla al di fuori di questo organismo, l’organismo di conseguenza coinciderà con l’infinito, con l’assoluto. Il cerchio è l’infinito mentre i cerchietti al suo interno sono le sostanze in essa contenute che sono la manifestazione della realtà. Quindi se l’infinito è il cerchio più grande, il finito sono i cerchietti al suo interno, sono una parte dell’infinito. Essendo una parte del tutto che è l’infinito, possiamo dire che il finito in sé non esiste. Questo pensiero hegeliano è una forma di monismo panteistico perché il mondo che è finito è una manifestazione di Dio che è infinito. Per Hegel l’assoluto è una sostanza dinamica, in divenire, in continua trasformazione, è un processo continuo di autoproduzione. Veniamo ora alla seconda tesi: identità tra ragione e realtà. Il soggetto spirituale infinito cioè il cerchio grande, alla base della realtà, viene chiamato da Hegel “idea” o “ragione”. Questo ci fa capire che, per Hegel, c’è una sostanziale identificazione tra ragione e realtà. E il soggetto spirituale infinito coincide con la realtà quindi anche la ragione coincide con la realtà. Da qui nasce il famoso aforisma di Hegel che dice così: “Cio che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale”. Ciò che è razionale è reale = la ragione è l’unica forma che può esistere nella realtà, non l’astrazione, non l’idealità ma la ragione che governa e gestisce il mondo. Ciò che è reale è razionale = la caratteristica della realtà è che questa non è caotica e disordinata ma ha un ordine razionale e preciso (cerchio) . Quindi la realtà è uguale alla ragione, coincide con essa. 2 Hegel si contrappone anche ai romantici per due motivi: 1. il primo è che per i romantici il primato non è della ragione ma è del sentimento, dell’arte o della fede 2. la secondo critica è nei confronti dell’atteggiamento individualista dei romantici Un’altra critica è quella mossa a Fichte. Anche in questo caso la critica si muove su due punti: 1. il primo punto è che Fichte, secondo Hegel, avrebbe violato il fondamento idealistico secondo cui “tutto è spirito” proponendo invece una visione soggettivistica dove soggetto e oggetto non sono assimilati tra loro. e questo rischia di creare un dualismo tra spirito e natura.2. la seconda critica riguarda invece la concezione di infinito di Fichte che è come se volesse ridurre l’infinito a semplice meta ideale dell’io finito e quindi non c’è coicidenza tra infinito e finito. L’ultima critica è quella su Schelling perché lui concepisce l’Assoluto in modo non dialettico, quindi in modo unitario sì ma statico LA FENOMENOLOGIA E LA SUA COLLOCAZIONE NEL SISTEMA HEGELIANO La fenomenologia è la disciplina che studia il fenomeno, ovvero è la scienza di ciò che appare. Poiché nel sistema hegeliano l'intera realtà è spirito, la fenomenologia consisterà nell’apparire dello Spirito a sé stesso, cioè nel pervenire dello spirito alla consapevolezza di essere tutta la realtà. Il principio della risoluzione del finito nell'infinito, o dell'identità di razionale e reale, viene illustrato in due modi diversi: 1. Nella Fenomenologia dello spirito Hegel analizza il "viaggio" percorso dallo Spirito attraverso la coscienza umana per giungere a comprendere sé stesso quale Assoluto. Nell'Enciclopedia delle scienze filosofiche egli prende in considerazione la coesistenza eterna dei tre momenti del logos, della natura e dello spirito che vanno a delineare il sistema dell'Assoluto. Questa è detta prospettiva sincronica. L'intento ultimo della fenomenologia è dunque raccontare il progressivo affermarsi e conoscersi dello Spirito. Hegel parla delle vicende dello Spirito attraverso una serie di "figure" o tappe ideali che, nel corso della storia, esprimono i vari settori dell'umanità. Queste figure sono considerate come i momenti della conquista della verità da parte dell'uomo. In questo senso la fenomenologia è la storia romanzata della coscienza, la quale, attraverso contrasti, scissioni, e quindi infelicità e dolore, esce dalla sua individualità, raggiunge l'universalità e si riconosce come ragione che è realtà, e realtà che è ragione. Tutto questo ciclo si può vedere riassunto nella figura della coscienza infelice. La fenomenologia ha una funzione pedagogica: La fenomenologia, come divenire della filosofia, prepara introduce il singolo alla filosofia, cioè tende a far sì che gli si riconosca e si risolva nello spirito universale. La Fenomenologia, quindi, prepara e introduce alla filosofia. Essa si divide in due parti: la prima che comprende i momenti della coscienza (tesi), dell’autocoscienza (antitesi) e della ragione (sintesi). La seconda comprende le tre sezioni dello spirito, della religione e del sapere assoluto. Nella fase della coscienza predomina l'attenzione verso l'oggetto, nella fase dell'autocoscienza l'attenzione verso il soggetto, e nella fase della ragione si riconoscere l'unità profonda di soggetto e oggetto, Dio e mondo, di interno ed esterno. LA COSCIENZA La prima tappa della fenomenologia dello spirito è la coscienza, intesa come ciò che si rapporta ad un "oggetto" percepito come "esterno" da sé. Si articola a sua volta in tre momenti: certezza sensibile, percezione e intelletto. CERTEZZA SENSIBILE La certezza sensibile appare come la conoscenza più ricca e sicura ma, in realtà, è la forma di conoscenza più astratta e indeterminata. Hegel così critica tutte le forme del sapere immediato. 5 Essa, la coscienza, si limita a ‘sentire’ l’oggetto, ma non a pensarlo quindi risulta indeterminata. (La certezza sensibile attinge a un generico “questo”) LA PERCEZIONE Attraverso la percezione avviene il passaggio dal sapere immediato a quello mediato. La percezione esplicita quella distinzione tra soggetto che percepisce e oggetto percepito che era presente nella certezza sensibile. Nella percezione il generico ‘questo’ diventa ‘la “cosa” percepita dall’io. L’oggetto non può essere percepito come uno (nella molteplicità delle sue qualità ad esempio, bianco, saporito ecc.) se l’io non riconosce che l’unità dell’oggetto è da lui stesso stabilita. L’oggetto, così, si risolve interamente nel soggetto. INTELLETTO L’ intelletto, infine, consiste nella capacità di cogliere gli oggetti non come tali , in base alle qualità sensibili, ma come fenomeni come una forza che agisce sul soggetto . Hegel però sostiene che l’essenza vera dell’oggetto non possa essere colta con l’intelletto. Il fenomeno, quindi, è nella coscienza, e ciò che è al di là del fenomeno è nulla o è qualcosa per la coscienza. La coscienza ha quindi risolto l’intero oggetto in sé stessa diventando autocoscienza. L’AUTOCOSCIENZA Con essa l’attenzione si sposta dall’oggetto al soggetto e concerne settori più vasti come la società, la storia della filosofia e la religione. SERVITÙ E SIGNORIA L’autocoscienza postula la presenza di altre autocoscienze per aver certezza di essere tale. autocoscienza solo se riesce a farsi riconoscere da altre autocoscienze ovvero dagli altri uomini. In gioventù Hegel pensò che questo riconoscersi tra autocoscienze sarebbe dovuto avvenire tramite l’amore ma si accorse che mancava del carattere drammatico della separazione, del dolore, del travaglio. Perciò il riconoscimento deve avvenire attraverso la lotta e la sfida al termine della quale non c’è la morte ma con il subordinarsi di un’autocoscienza nell'altra rapporto servo–signore. Il signore ha rischiato la vita per la propria indipendenza mentre il servo ha preferito perdere la sua indipendenza pur di salvare la sua vita. Questo rapporto, però, è destinato a mutare a favore del servo poiché lavorando e trasformando le cose che gli procura il signore arriva lui stesso a prevalere. Questo processo di progressiva acquisizione di indipendenza da parte del servo passa attraverso tre momenti: paura della morte, servizio e lavoro. Lo schiavo, infatti, è tale perché ha tremato dinanzi alla possibilità della morte e in virtù di siffatta paura ha potuto sperimentare la propria essenza. Nel servizio la coscienza si autodisciplina e impara a vincere i propri impulsi naturali. Infine, il lavoro forma poiché il servo in ciò che produce mette tutto sé. Inoltre, poiché le cose non sono di sua proprietà esso riesce a dominare i propri desideri acquisendo dignità. STOICISMO E SCETTICISMO L'uomo tenta spesso di raggiungere l'indipendenza nei confronti della realtà circostante. Esistono due tipologie di uomini che tentano di raggiungere questo stato: gli stoici e gli ascetici. Il raggiungimento dell'indipendenza del io nei confronti delle cose, trova la sua manifestazione filosofica nello stoicismo, ossia in un tipo di visione del mondo che celebra la libertà del saggio nei confronti di ciò che lo circonda. Nello stoicismo l'autocoscienza pretende di svincolarsi dai condizionamenti della realtà (passioni, ricchezze ecc.), ritenendo di essere libera ma in realtà raggiunge soltanto un'astratta libertà interiore, giacché quei condizionamenti rimangono e la realtà esterna non è affatto negata. Chi invece riesce ad ignorare totalmente la realtà è l’ascetico. 6 Tuttavia, in questo modo l’ascetico si contraddice perché da un lato egli dubita della realtà dichiarando che tutto è vano e incerto, mentre dall'altro vorrebbe poter sostenere qualcosa di reale e vero. Questa scissione tra l'uomo e il tutto ovvero l'individuo e la totalità del mondo, si ripropone nella figura della coscienza infelice. COSCIENZA INFELICE La coscienza infelice può essere considerata la sintesi di tutta la fenomenologia perché solo tramite essa si giunge dialetticamente alla conciliazione tra finito e infinito che corrispondono rispettivamente all'uomo e a Dio. Questa lacerazione genera l'infelicità del primo. La separazione tra uomo e Dio può essere riassunta sotto forma di antitesi tra il "trasmutabile"(il finito) e "l'intrasmutabile"(l’infinito). Hegel spiega questa teoria attraverso due religioni: Per l'ebraismo la realtà vera (l’Assoluto) assume le sembianze di Dio trascendente, padrone assoluto della vita e della morte; Dio diviene quindi il Signore inaccessibile di fronte a cui l'uomo si trova in uno stato di totale dipendenza; Per il cristianesimo medievale l'intrasmutabile assume la figura di Dio incarnato, sotto forma di realtà effettuale ovvero Gesù Cristo. Cogliere l'Assoluto diviene per l'uomo un'impresa impossibile in entrambi i casi: nel primo perché Dio trascendente esprime un momento dell'aldilà ovvero qualcosa di irraggiungibile. Nel secondo esprime Dio incarnato ma lontano nel tempo. Dio rimane sempre irraggiungibile e quindi la coscienza umana continua ad essere infelice . Manifestazioni dell’uomo di questa infelicità cristiano-medioevale sono: la devozione, il fare (o l'operare) e la mortificazione di sé. Attraverso la devozione, l'uomo tenta di dimostrare a Dio la sua riconoscenza e allo stesso tempo la sua infelicità a causa della sua natura finita che non può giungere a quella infinita dell'Assoluto. Il fare è il momento in cui la coscienza, attraverso il lavoro, trae il proprio godimento anche perché l'uomo nel cristianesimo vede il frutto del proprio lavoro come dono a Dio. In realtà si ritiene che le proprie forze per lavorare siano un dono stesso di Dio e quindi ad agire è sempre Dio. La terza fase è quella della mortificazione di sé in cui avviene una completa negazione dell'io a favore di Dio. Nell'invano sforzo di unirsi a Dio l'uomo si rende conto di essere lui stesso Dio, ovvero l'Assoluto. In questo momento vi è quindi un passaggio dall'autocoscienza alla ragione. La ragione, secondo Hegel, è la certezza di essere ogni realtà. LA RAGIONE Come soggetto assoluto l'autocoscienza diventa ragione. la ragione, secondo Hegel, è la certezza di ogni realtà. LA RAGIONE OSSERVATIVA La certezza della ragione di essere ogni realtà, per divenire verità, deve giustificarsi e lo fa attraverso un "inquieto cercare", infatti questa ricerca coincide al periodo del rinascimento (periodo nel quale l'uomo riacquista la ragione), in cui la coscienza crede di cercare l'essenza delle cose, ma in realtà cerca sé stessa. La ragione cerca di giustificarsi tramite l'osservazione della natura, quindi parte da una descrizione, poi fa una ricerca e con l'esperimento cerca di dominare il mondo organico per arrivare alla conoscenza. Quindi l'uomo fa un'osservazione scientifica della realtà. In queste ricerche la ragione anche se cerca altre cose, in realtà cerca se stessa, quindi arriva ad una crisi e si riconosce di nuovo come qualcosa di distinto dal mondo LA RAGIONE ATTIVA 7 La volontà di libertà trova la sua realizzazione soltanto nella sfera dello spirito oggettivo, in cui lo spirito si manifesta in istituzioni sociali concrete, ovvero in quell’insieme di determinazioni sovra-individuali che Hegel raccoglie sotto il concetto di diritto I momenti dello spirito oggettivo sono tre • Il diritto astratto • La moralità • L’eticità IL DIRITTO ASTRATTO Il volere libero si manifesta come volere del singolo individuo, considerato come persona fornita di capacità giuridiche. Il diritto astratto riguarda la manifestazione esterna della libertà delle persone, concepite come puri soggetti astratti di diritto , indipendentemente dai caratteri specifici e dalle condizioni concrete che diversificano tra loro i vari individui. La persona trova il suo compimento in una “cosa esterna”, che diventa sua “proprietà”. La proprietà diventa però tale soltanto in virtù del reciproco riconoscimento tra le persone, ossia tramite l’istituto giuridico del “contratto”. L’esistenza del diritto rende possibile l’esistenza del suo contrario, cioè il torto, che nel suo aspetto più grave è il delitto. Ma la colpa richiede una pena, che si configura come un ripristino del diritto violato. La pena, intesa come una ri-affermazione potenziata del diritto, quindi come una negazione del delitto, che agli occhi di Hegel appare come una necessità oggettiva del nostro razionale e giuridico vivere insieme. Perché la pena sia efficacemente punitiva e formativa occorre che sia riconosciuta interiormente dal colpevole. Questa esigenza richiama dialetticamente la sfera della moralità. LA MORALITÀ La moralità è la sfera della volontà soggettiva, che si manifesta nell’azione. L’azione ha una portata morale solo in quanto nasce da una proponimento che prende la forma dell’intenzione. Quando l’intenzione si solleva all’universalità, il fine assoluto della volontà diventa il bene in sé e per sé. Ma il bene in questo caso è ancora un’idea astratta Il dominio della moralità è caratterizzato dalla separazione tra la soggettività che deve realizzare il bene e il bene che deve essere realizzato. Quest'ultimo assume inevitabilmente l'aspetto di un dover essere (assoluto): Hegel intende dire che per un verso la morale esige la realizzazione del dovere, ma per un altro verso non deve raggiungere tale realizzazione, in quanto la moralità implica un limite da superare, configurandosi come compito infinito e sforzo senza fine. Senza una indicazione concreta riguardo a che cosa sia “bene”, la “coscienza buona” può dissolversi in “cattiva coscienza”. L’ETICITÀ Nell'eticità il bene si attua concretamente e diviene esistente. Infatti, mentre la moralità è la volontà soggettiva (cioè interiore e privata) del bene, l'eticità è la moralità sociale, ovvero la realizzazione concreta del bene in quelle forme istituzionali che sono la famiglia, la società civile e lo Stato. Hegel sottolinea che ogni individuo, nascendo, si trova collocato una “dimora" precostituita, in un orizzonte storico-culturale che orienterà le sue scelte. Questo significa che la coscienza individuale non può (e non deve) operare in modo autonomo: in questo senso il “bene” è concreto e determinato, fatto di regole comportamentali condivise che l'individuo acquisisce in modo naturale e istintivo. Secondo Hegel l’unità immediata, naturale e felice tra individuo e Stato, propria dell’eticità greca, și è tragicamente spezzata nel mondo cristiano e moderno, in cui è subentrato 10 l'individualismo liberale borghese con la rivendicazione dei diritti naturali dell'individuo prima di quelli dello Stato. Il passaggio alla moralità moderna, da un lato, ha valore positivo, perché nel mondo greco dell'individuo e della comunità era vissuta in maniera ingenua e inconsapevole; ma dall'altro ha connotazione negativa perché è astratto, ovvero di quella facoltà conoscitiva che, introduce una serie di opposizioni tra individuo e Stato, tra particolare e universale). Per questo motivo Hegel propone un '«eticità dei moderni», che recuperi l'antica unità di individuo e cittadino ma nella forma della libertà, nella consapevolezza che il valore della moralità soggettiva non deve andare perduto, ma va “ri- compreso” nelle sue esigenze essenziali. COSCIENZA INDIVIDUALE ED ETCITÀ COSTITUITA: UN RAPPORTO COMPLESSO Rifugiarsi, come fa la «coscienza buona» in una «purezza» dell'interiorità contrapponendo di avere il bene dentro di sé è per Hegel un comportamento colpevole. Questa “conciliazione” con la realtà non vuole essere negazione dell'autonomia della coscienza morale. Hegel ritiene che in situazioni particolari questo sia un atteggiamento lecito. Del resto, come sappiamo, «razionale» non è ogni realtà ma soltanto quella che Hegel definisce «realtà effettiva» e che contribuisce all’incremento della libertà. Per questo in presenza di una realtà non soddisfacente al singolo non restano che due possibilità: L’attesa di una nuova eticità, cioè di un nuovo universo di valori; Oppure il rifugio nella “pura interiorità”. L’hegelismo è una filosofia “chiusa”, che non solo dissolverebbe la coscienza morale nell’istituzione, ma intenderebbe giustificare anche realtà storiche discutibili in un conformistico rispetto nei confronti dell’accaduto e del potere costituito. Se è vero, per Hegel, che la soggettività deve «oggettivarsi», evitando di ritrarre in se stessa, è anche vero che la contraddizione tra «le aspirazioni interiori» e «la realtà esteriore», tra ciò che deve essere (l'ideale della coscienza) e ciò che è (la realtà etica costituita), costituisce la molla per il progresso dello spirito. LA FAMIGLIA Il primo momento dell’eticità è la famiglia, nella quale il rapporto naturale tra i sessi assume la forma di una “unità spirituale” fondata sull’amore e sulla fiducia. La famiglia si articola nel matrimonio, nel patrimonio e nell’educazione dei figli. Una volta cresciuti e divenute personalità autonome, i figli escono dalla famiglia per dare origine a nuove famiglie. In questo modo si passa al secondo momento dello spirito oggettivo. LA SOCIETÀ CIVILE Con la formazione di nuovi nuclei familiari il sistema unitario e concorde della famiglia (tesi) si frantuma nel sistema "atomistico" e conflittuale della società civile (antitesi), che si identifica realizzabile con la sfera economico-sociale e giuridico-amministrativo del vivere insieme, ovvero con il luogo di scontro, ma anche di incontro, di interessi particolari e indipendenti, i quali si trovano a dover coesistere tra loro. La società civile, pur rappresentando il momento negativo dell'eticità, è pur sempre parte dell'eticità. La società civile si articola in tre momenti: 1 Il sistema dei bisogni; 2 L’amministrazione della giustizia; 3 La polizia e le corporazioni. Il sistema dei bisogni nasce dal fatto che gli individui, dovendo soddisfare le proprie necessità tramite la produzione della ricchezza e la divisione del lavoro, danno origine a classi diverse. Hegel distingue tre classi: A) La classe “sostanziale” degli agricoltori (che ha il suo patrimonio nei prodotti naturali di un terreno che esso lavora); B) La classe “formale” degli artigiani, dei “fabbricanti” e dei commercianti (che ha per sua occupazione il dar forma al prodotto 11 naturale); C) La classe “universale” dei pubblici funzionari (che ha per sua occupazione gli interessi universali della situazione sociale) La polizia e le corporazioni provvedono alla sicurezza sociale. Nel sistema di Hegel le corporazioni di mestiere rivestono un ruolo particolare, in quanto, rappresentano il momento dell’universalità statale, facendo da cerniera dialettica tra la società civile e lo Stato. L’idea di porre tra l’individuo e lo Stato, quella sorta di terzo termine che è la società civile è stata ritenuta ulna delle maggiori intuizioni di Hegel. LO STATO Lo Stato è il momento dell'eticità, ossia la ri-affermazione dell'unità della famiglia (tesi) al di là della dispersione della società civile (antitesi). Lo Stato, che è una sorta di famiglia in grande, sta alla società civile come l'universale (la ricerca del bene comune) sta al particolare (la ricerca dell'utile privato). Lo Stato implica uno sforzo di indirizzare i particolarismi verso il bene collettivo. Nello Stato l'individuo non vive contrapposto agli altri ma opera come momento di un "corpo" di un "organismo" unitario con la consapevolezza soggettiva (il cittadino è consapevole di essere parte del tutto). Hegel definisce lo Stato come autocoscienza e volontà di un popolo, esso è il vero soggetto del bene e del male, ciò che sostiene le scelte del singolo. La concezione hegeliana di uno Stato etico, visto come incarnazione suprema della moralità sociale e del bene comune, si differenzia dal modello politico della teoria liberale dello Stato come strumento volto a garantire la sicurezza e i diritti degli individui. Dal punto di vista di Hegel lo Stato non è fondato sugli individui, ma sull'idea di Stato, ossia sul concetto di un bene universale. La polemica anti-liberale e anti-democratica di Hegel ha perciò, come presupposto teorico, la concezione organicistica dello Stato, secondo cui non sono tanto gli individui a fondare lo Stato, ma è lo Stato a fondare gli individui. Hegel contesta il giusnaturalismo, ossia l’idea di diritti naturali esistenti prima e oltre lo Stato, affermando che la “società è la condizione in cui soltanto il diritto ha la sua realtà”. Lo Stato di Hegel pur essendo assolutamente sovrano, non è uno Stato illegale, in quanto il filosofo ritiene che lo Stato debba operare soltanto attraverso le leggi e nella forma delle leggi. E ciò in omaggio al principio secondo cui a governare non devono essere gli uomini, ma le leggi. Quindi lo Stato hegeliano si configura come uno Stato di diritto fondato sul rispetto delle leggi e sulla salvaguardia della libertà formale dell’individuo e della sua proprietà Hegel sostiene che la costituzione, cioè “l’organizzazione dello Stato”, è qualcosa che nasce dalla vita collettiva e storica di un popolo. Hegel identifica la costituzione “razionale” con la monarchia costituzionale moderna, ossia un organismo politico che prevede una serie di poteri distinti, ma non divisi, tra loro. Tali poteri sono tre: legislativo, governativo e principesco. Lo spirito assoluto in Hegel Lo spirito assoluto è il momento in cui l’Idea giunge alla piena coscienza della propria infinità, ed è il risultato di un processo dialettico rappresentato dall’arte, dalla religione e dalla filosofia . Queste attività non si differenziano per il loro contenuto ma per la forma. L’arte conosce l’assoluto nella intuizione sensibile, la religione nella rappresentazione, la filosofia nella forma del puro concetto. 12
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