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Riassunto "Schiavi del clic. Perchè lavoriamo tutti per il nuovo capitalismo?", Appunti di Sociologia Del Lavoro

Riassunto propedeutico per sostenere l'esame di sociologia del lavoro del prof. Poggio.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 03/03/2021

Luchi97
Luchi97 🇮🇹

4.5

(6)

11 documenti

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Scarica Riassunto "Schiavi del clic. Perchè lavoriamo tutti per il nuovo capitalismo?" e più Appunti in PDF di Sociologia Del Lavoro solo su Docsity! Prima parte: Quale automazione? 1) Gli esseri umani sostituiranno i robot? Il programma di ricerca dell’intelligenza artificiale non può dissociarsi da una certa forma di cibernetica sociale, cioè l’arte di controllare gli esseri umani e di disciplinare l’esecuzione delle loro attività. Questa cibernetica si manifesta nello scenario attuale attraverso il digital labor. Il digital labor ha due significati piuttosto diversi nel dibattito pubblico. 1) coincide con la piena automazione e annuncia la sostituzione del lavoro umano con le tecnologie smart. 2)riguardi innanzitutto uomini e donne, focalizzandosi sull’impatto che ha su di essi io cambiamento tecnico e manageriale. Per l’autore del libro il digital labor si definisce “ come il processo di scomposizione in mansioni elementari e datificazione delle attività produttive, caratterizzato dall’applicazione delle tecnologie di intelligenza artificiali.” David Ricardo (1821) insiste sulla natura strumentale dell’utilizzo della tecnologia. La motivazione, congenita al capitalista, è da ritrovare nella riduzione dei costi di produzione aumentando la produttività. Robert Solow si può affermare che si vede l’automazione distruggere il lavoro ovunque tranne che nelle statistiche del lavoro. I numeri smentiscono la teoria della grande sostituzione. Bisogna considerare il rapporto di complementarità profonda tra gesto produttivo umano e il funzionamento delle macchine. Si parla oggi di riqualificazione non di sostituzione. Se la domanda di lavoro umano non varia quantitativamente, l’effetto decisivo dell’automazione è sul piano qualitativo. La digitalizzazione influisce e porta all’estremo due tendenze di lungo periodo: standardizzazione e l’esternalizzazione. Questo perché il digitale parcellizza le mansioni e le rende realizzabili ovunque. Ecco perché non si realizza la sostituzione del lavoro ma il suo trasferimento, con delega delle mansioni produttive a dei non lavoratori. Il didgital labor rappresenta un modo di concettualizzare in maniera più solida una serie di pratiche: non come fattore esogeno alla sfera sociale, ma come insieme di pratiche e mediazioni concrete attraverso le quali trasformiamo il nostro ambiente. Da questo si deduce il rapporto tra uomo e macchina nel lavoro. 2) Piattaforma digitale Una piattaforma è un’infrastruttura digitale che mette in relazione almeno due gruppi di individui. Si divide tra piattaforma pubblicitarie che monetizzano l’informazione fornita dagli utenti (Google); piattaforme industriali che mettono in relazioni processi di produzione manifatturiera; piattaforme prodotto (Spotify) piattaforme leggere che non sono proprietari degli attivi che fanno fatture (Airbnb); piattaforme cloud che stoccano contenuti e dati di terze parti. Ci sono tre caratteristiche in comune: 1) si costituiscono come un tipo particolare di meccanismo multilaterale; in grado di coordinare tra loro varie categorie di utenti. YouTube è un esempio lampante. Utenti-inserzionisti. Utenti-spettatori non paganti; utenti-produttori che vengono remunerati per il loro utilizzo. 2) sistematico accesso ai dati personali degli utenti per permettere il funzionamento dei meccanismi di coordinazione. 3) captazione da parte delle piattaforme del valore prodotto dagli utenti. Questo rende i confini dell’azienda porosi, costituito su equilibri complessi tra contenuti aperti e logica proprietaria che creano un’area nuova. A metà strada tra il mercato e quelli circoscritti all’interno di una azienda. Questo è causato in risposta a due problematiche: inadeguatezza delle aziende classiche di estrarre informazioni e utilizzare i dati; e l’incapacità del mercato di allocare risorse senza causare crisi sempre più frequenti. È in crisi il modello organizzativo che ha dominato il ventesimo secolo. In crisi è il modo di creazione del valore, basato sull’impiego congiunto del lavoro e del capitale in vista di una crescita economica dettata principalmente dagli investimenti e dall’innovazione. Le piattaforme digitali risultano essere più efficaci come meccanismi di intermediazione. Questo perché la loro capacità tecnica di minimizzare i costi di transizione. Fanno ricorso a logiche di abbinamento algoritmico: raccolgono e calcolano i dati e li processano. No istituzioni. No gerarchie. Un sistema di estrazione del lavoro prodotto dagli utenti. Le piattaforme privilegiano l’estrazione rispetto la produzione del valore. Estrazione attiva del valore prodotto dal lavoro degli utenti. Gli utenti sono i veri creatori del valore commerciale. Per estrare questo valore non basta che i prodotti o i servizi circolino sulla piattaforma. Bisogna trovare un modo per monetizzare. Con gli adeguati incentivi l’utente realizza delle mansioni necessarie al funzionamento della piattaforma stessa, ma al contempo può servire a creare meta dati che saranno monetizzati. Paradigma che seduce altri attori. Aziende private e pubbliche. Ad esempio il settore dei trasporti. Offre servizi con Wi-Fi e raccoglie dati. Che vengono monetizzati ma usati anche per migliorare il Estrazione valore: qualificazione, monetizzazione e gesti produttivi degli utenti con il fine di rendere in un futuro la pratica automatizzata. Viene così controllato il lavoro umano degli utenti. 5) Lavoro sociale La produzione di contenuti, la loro condivisione, la dimensione relazionale di questa attività contribuiscono a decostruire le categorie di piacere e di fatica. Anche qui l’estrazione del valore si scompone in valore di qualificazione, valore di monetizzazione e valore di automazione. Il personal branding nascondono vincoli e condizioni che le piattaforme impongono in cambio di certe opportunità. Devono assicurarsi una produzione costante di contenuti. In che misura ogni utente di un social media può essere identificato come un lavoratore? Visione lavorista. Considerano lo scarto tra il valore che le piattaforme estraggono dalla collaborazione degli utenti e il reddito che questi percepiscono per i loro gesti produttivi. Identificato come sfruttamento. I producer perdono soprattutto il senso della loro forza lavoro. La rete e ogni pratica digitale viene associata ad una forma di alienazione. Si perde e tralascia le opportunità di gioco, soddisfazione personale. Le forme intime di socialità umana vengono trasformate in opportunità di profitto. Tutto diventa la materia prima dell’accumulazione capitalista. Visione edonista. L’attività di producer può essere assimilata al lavoro solo in senso figurato. Il surplus cognitivo ottenuto da questa esternalità positive serve a tutte le parti in causa, e perciò il concetto di sfruttamento non è adeguato. Stiamo costruendo una società di dilettanti più democratica e meno elitista. No può essere definito lavoro in quanto non sono pagati. La remunerazione non è una condizione necessaria per definire il lavoro. Le piattaforme incentivano in modo contradditorio. Da una parte spingono gli utenti alla professionalizzazione dei contenuti e dall’altra scoraggiano il salto che farebbe della mansione un lavoro. Terza parte 6) Extralavoro Il digital labor è un’occupazione che si fatica a riconoscere come lavorativa rispetto ai criteri abituali dell’occupazione formale. Punto in comune: propongono ai loro utenti un patto paradossale che consiste nel metterli contemporaneamente al lavoro al di fuori del lavoro. Il consumo si integra in maniera strettissima con la produzione e diventa un ambito di accumulazione capitalista e di conflitto legato all’attività produttiva. Viene accomunato al lavoro domestico. Gli utenti sono doppiamente al lavoro: mettono a disposizione la loro attenzione e contribuiscono attivamente ad animare i social media creando contenuti. Inoltre le piattaforme estraggono valore dalla “forza di automazione”; cioè vengono addestrati gli algoritmi usando la computazione umana. Il playbor: lavor senza tempi morti. Viene considerato il tempo passato davanti ai social non come svago ma come atto produttivo volto ad estrarre valore. La ludificazione viene adottata anche da aziende al di fuori di questa fauna. 7) Che tipo di lavoro è? Nonostante tutto il lavoro dipendente e l’occupazione formalmente inquadrata restano centrali nelle nostre società. Invece le traiettorie individuali sono molto più instabili, alternano fasi di occupazione e disoccupazione. Il paradosso attuale: la stabilità del lavoro è contemporaneamente ambita e disprezzata, in quanto sottomissione all’ordine gerarchico del vecchio mondo industriale. Questo però silenzia i perdenti della rivoluzione digitale: quelli per cui l’estrema flessibilità non è una scelta di vita e il digital labor “a catena ” non rappresenta un vettore di realizzazione personale. Il nuovo mercato del lavoro delle piattaforme presenta lo stesso dualismo di quello tradizionale: occupazioni stabili e instabili; insider e outsider; protetti e non protetti. Specializzazione, ostensibilità e automazioni delle mansioni sono i principali fattori a produrre la divisione. A differenza del mercato tradizionale il lavoro dipendente non si basava su un vincolo ma su una subordinazione protetta. Un assoggettamento relativo del lavoratore in cambio di una protezione garantita dal datore di lavoro. La divisione alle volte è esplicita. La motivazione sta nel rendere qualsiasi opposizione al padronato sterile dall’interno. Che fare? 1) Il primo approccio consiste nel trasporre ai lavorati digitali i diritti e le tutele di cui hanno storicamente goduto i dipendenti. Nel momento in cui è possibile evidenziare un rapporto di dipendenza, appare legittimo pretendere la riqualificazione dei contratti che li legano. Secondo il principio della “subordinazione protetta”. Limiti: Risulta però difficile per i lavori con caratteristiche meno ostensive. Per le attività fortemente delocalizzabili questo approccio non è efficace. Anzi sposta il problema e crea disoccupazione. Non esiste un coordinamento mondiale dei sindacati o della lotta per rendere questi lavori dipendenti. 2) Economia cooperativa: promuovere principi di giustizia sociale, di economia solidale e sostenibile. Riformare il capitalismo delle piattaforme. 3) Reddito sociale digitale.
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