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RIASSUNTO – Semiotica e filosofia del linguaggio, Eco CAPITOLI 1-2-3, Sintesi del corso di Semiotica

RIASSUNTO – Semiotica e filosofia del linguaggio, Eco CAPITOLI 1-2-3

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 09/05/2020

FRENCY17
FRENCY17 🇮🇹

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Scarica RIASSUNTO – Semiotica e filosofia del linguaggio, Eco CAPITOLI 1-2-3 e più Sintesi del corso in PDF di Semiotica solo su Docsity! RIASSUNTO – Semiotica e filosofia del linguaggio, Eco Capitolo 1: segno e inferenza Si è assistito a una serie di dichiarazioni teoriche circa la morte, o nel migliore dei casi, la crisi del segno. Siccome la nozione di 'segno' acquista significati spesso non omogenei, è giusto sottoporla a critica severa. La nozione di 'segno':  Inferenze naturali: il segno è 'accenno palese da cui si possono trarre deduzioni riguardo a qualcosa di latente. In tal senso si parla di segno per sintomi medici; indizi criminali o atmosferici. Il che fa pensare a un rapporto sineddochìco, come se il segno fosse una part e, un aspetto, una manifestazione periferica di qualcosa che non si mostra nella propria interezza. Oppure il rapporto pare metonimico, dato che i dizionari parlano di segno anche per qualunque traccia e impronta visibile lasciata da un corpo su una superficie. Tali segni, oltre a rivelare la natura dell'impressore, possono diventare contrassegni dell'oggetto impresso, come accade per lividi, graffi e cicatrici. Può essere segno qualsiasi evento naturale, tanto che Morris nel tentare una «fondazione della dottrina dei segni» asseriva che «qualcosa è segno solo perché viene interpretato come segno di qualcosa da qualche interprete». Ciò che tuttavia pare caratterizzare questa prima categoria di segni è il rapporto -dello stare per si regga su un meccanismo inferenziale: se rosso di sera, allora bel tempo si spera. È il meccanismo dell'implicazione filoniana: P ⊃ Q.  Equivalenze arbitrarie: Il segno è un gesto, emesso con intenzione di comunicare, ovvero per trasferire una propria rappresentazione o stato interno a un altro essere. Naturalmente si presume che, perché il trasferimento abbia successo, una certa quale regola (un codice) abiliti sia il mittente sia il ricevente a intendere la manifestazione in uno stesso modo. In tutti i casi qui esaminati sembra che il rapporto fra l'aliquid e ciò per cui esso sta sia meno avventuroso che per la prima categoria. Questi segni sembrano essere espressi non dal rapporto di implicazione ma da quello di equivalenza (p = q. o woman; donna e animale umano > femmina, adulto) e inoltre dipendere da decisioni arbitrarie.  Diagrammi: si parla anche di segni per quei cosiddetti 'simboli' che rappresentano oggetti e relazioni astratte, come le formule logiche, chimiche, algebriche, i diagrammi. Anch'essi paiono arbitrari come i segni di second a categoria, eppure manifestano una sensibile differenza. Con una formula di struttura o con un diagramma le operazioni che si compiono sull'espressione modificano il contenuto; e se queste operazioni sono compiute seguendo certe regole, il risultato dà nuove informazioni sul contenuto. Questo avviene perché in questi segni esistono corrispondenze punto a punto tra espressione e contenuto: sicché sono di soli to arbitrari, ma contengono elementi di motivazione. P ⊃ Q. Non sono, come i primi, naturali, ma sono detti 'iconici' o 'analogici’.  Disegni: qualunque procedimento visivo che riproduce gli oggetti concreti, come il disegno di un animale per comunicare l'oggetto o il concetto corrispondente. Cosa accomuna il disegno e il diagramma? Il fatto che su entrambi si possono operare trasformazioni a fini prognostici. Cosa li divide? Il fatto (certo solo apparente) che il diagramma risponde a regole precise e codificatissime di produzione, mentre il disegno appare pio 'spontaneo'. E che il diagramma riproduce un oggetto astratto, mentre un disegno riproduce un oggetto concreto. Ma non è sempre vero.  Emblemi: segni anche quei disegni che riproducono qualcosa, ma in forma stilizzata così che non importa tanto riconosce re la cosa rappresentata, quanto un contenuto ' altro' per cui la cosa rappresentata sta. Iconici perché come dia e di segni sopportano manipolazioni dell'espressione che incidono sul contenuto; ma arbitrari quanto allo stato di catacresizzazione a cui ormai sono pervenuti. La croce o la mezzaluna sono emblemi che rinviano a un campo definito di significati indefiniti.  Bersagli: Segni come 'bersagli', termina ad quae, da usare come riferimento in modo da procedere ' per 610 e per segno. L'aliquid, in qu esto caso, più che stare per, sta onde indirizzare una operazione; non sostituzione, è istruzione. In tal senso è segno per il navigante la Stella Polare. La struttura rinvio è del tipo inferenziale, ma con qu alche complicazione: se ora p, e se quindi farai z, allora otterrai q. Intensione ed estensione In questo labirinto di problemi sembrerebbe davvero opportuno eliminare la nozione di segno. Al di là di una funzione di stare per, tutte le altre identità scompaiono. Taluni affermano che il termine 'segno' si addice alle: entità linguistiche, convenzionate, emesse o emettibili intenzionalmente al fine di comunicare, e organizzate in un sistema descrivibile secondo precise categorie (doppia articolazione, paradigma e sintagma, ecc.). Tutti gli altri fenomeni che non siano sussumibili sotto le categorie della linguistica (e che delle unità linguistiche non siano chi ari succedanei) non sono segni. La decisione, moderata, lascia tuttavia indeterminato a) in che misura i segni siano apparentabìli ai simboli, e b) quale scienza debba studiare i simboli e sulla base di quali categorie. Si veda questo intervento di Gilbere fumo significa (means) il fuoco e la parola combustione significa fuoco, ma non nel medesimo senso di significa. La parola significare è ambigua. Dire che il fumo significa il fuoco è dire che il fumo è un sintomo, un segno, una prova dci fuoco. Dire che la parola combustione significa fuoco vuole dire che la gente usa quella parola per significare fuoco. Inoltre, non vi è un senso ordinario parola significare in cui l'immagine di un uomo significhi sia un uomo sia quell'uomo. Ciò suggerisce che la teoria dei segni di Peirce comprende almeno tre soggetti abbastanza diversi: una teoria del significato inteso, una teoria della prova e una teoria della rappresentazione pittorica. Non vi è alcuna ragione per cui si debba pensare queste teorie abbiano principi comuni». L’argomento di Harman una anzitutto contro la consuetudine linguistica: perché la gente, da più di duemila anni chiama segni fenomeni che dovrebbero essere suddivisi in tre gruppi di versi? Harman potrebbe rispondere che si tratta di un normale caso di omonimia. Si è di fronte a un caso di 'significato inteso' (quel tale vuole dire che è comunista), di rappresentazione pittorica (quel distintivo rappresenta ' simbolicamente' la fusione tra operai e contadini) o di prova inferenziale (se porta quel distintivo, allora è comunista)? Lo stesso evento rientra sotto l'egida di quelle che per Harman sono tre teorie diverse. Hjelmslev afferma che «le lingue... non si possono de scrivere come puri sistemi di segni; in base al fine che loro generalmente si attribuisce, esse sono in primo luogo e soprattutto sistemi di segni; ma in base alla loro struttura interna esse sono in primo luogo e soprattutto qualcosa di diverso, cioè sistemi di figure che si possono usare per costruire dei segni. La definizione della lingua come sistema di segni si è dunque rivelata, a un'analisi più attenta, insoddisfacente. Essa riguarda solo le funzioni esterne della lingua, i suoi rapporti -con i fattori non linguistici che la circondano, ma non le sue funzioni interne caratteristiche». Hjelmslev sa bene che non esiste corrispondenza punto a punto tra figure dell'espressione e figure del contenuto. Il segno (o la funzione segnica) appaiono dunque come la punta emergente e riconoscibile di un reticolo di aggregazioni e disgregazioni sempre aperto a una ulteriore combinatoria. Il segno linguistico non è una unità del sistema di significazione ma una unità riconoscibile del processo di comunicazione. Prieto ha decisamente allargato il campo di una sistematica dei segni 'riconoscendo sistemi senza articolazioni, sistemi a una sola seconda articolazione, sistemi con la sola prima articolazione. Il bastone bianco del cìèco, presenza positiva che si costituisce come pertinente contro l'assenza del bastone, significante senza articolazioni, esprime genericamente la cecità, chiede il passaggio, postula comprensione da parte degli astanti, esprime insomma una nebulosa di contenuti. Sul piano del sistema il bastone è assai povero (presenza vs assenza). sul piano dell'uso comunicativo è assai ricco. Se non è un segno occorrerà trovargli un altro nome, ma qualcosa deve essere. Negli stessi anni in cui Hjelmslev criticava il formato troppo vasto del segno, Buyssens ne criticava il formato esageratamente minuto. L'unità semiotica non è il segno, ma qualcosa di corrispondente all'enunciato, che Buyssens chiamava 'sema'. L'esempio che fa Buyssens non, riguarda segni linguistici, ma segnali stradali. Hjelmslev è disinteressato" al segno perché è interessato alla lingua come sistema astratto; Buyssens è disinteressato al segno perché è interessato alla comunicazione come atto concreto. In ogni caso il sema di Buyssens è ciò che altri chiamerebbe un enunciato, o un atto linguistico compiuto. I modi di produzione segnica:  Tracce: retta da ratio difficilis una traccia o impronta dice che se una data configurazione su di una superficie imprimibile, allora una data classe di agenti impressori. Il riconoscimento dell'impronta rende ovviamente possibile il passaggio estensionale: se questa impronta in questo luogo, allora è passato di qui un membro concreto di quella classe di impressori d'impronte.  Sintomi: (non hanno rapporto isomorfico col tipo di contenuto) rinviano a una causa a cui sono stati connessi sulla base di una esperienza più o meno codificata. Poiché la connessione è ritenuta naturalmente motivata, il loro rapporto di necessità inferenziale è abbastanza forte. Non di rado tuttavia il sintomo rinvia solo a una classe molto vasta di agenti.  Indizi: legano la presenza o l'assenza di un oggetto a comportamenti possibili del loro probabile possessore, ciuffi di peli biancastri su di un divano sono indizio del passaggio di un gatto d 'angora. Di solito però rinviano a una classe di possibili possessori e per essere usati estensionalmente richiedono meccanismi abduttivi.  Esempi, campioni e campioni fittizi: può rinviare a una classe di oggetti di cui è membro, ad altri membri di quella classe, può rappresentare un comando, una preghiera, un consiglio in qualche modo legato a quella classe di oggetti.  Vettori: i vettori (frecce, dita puntate, marche direzionali in una impronta, intonazioni ascendenti o discendenti) sembrano quelli più. ancorati a un destino estensionale. Come gli indici peirciani, essi sembrano diventare
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