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riassunto sintetico libro, Sintesi del corso di Estetica

riassunto libro sulla delicatezza di michele dantini

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 06/06/2023

v.7624893
v.7624893 🇮🇹

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2 documenti

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Scarica riassunto sintetico libro e più Sintesi del corso in PDF di Estetica solo su Docsity! SULLA DELICATEZZA Un’arte per il discorso pubblico «Con il termine “delicatezza” non si intende qui niente di equiparabile alle buone maniere, ma una disciplina del pensiero… precisione e fondatezza sono i tratti d’una postura del discorso che rifiuta istrionismo e improvvisazione». Michele Dantini, professore di storia dell’arte contemporanea a Perugia e Lucca, ha scritto un “manifesto della comunicazione non violenta” basato sulla delicatezza: da considerarsi, questa, «come arte del discorso pubblico, in opposizione a menzogna e sopraffazione». E’ un saggio sull’argomentazione pubblica. Ci sono tre tipi di discorso che modellano le nostre conversazioni: 1. Discorso filosofico, sviluppa in noi l’interesse per la cosa stessa; vuole scoprire e argomentare, non convincere a tutti i costi. Esso unisce. 2. Discorso politico, per cui la cosa stesa non esiste o si risolve nelle sue molteplici apparenze e formulazioni. Il discorso politico invece separa traendo forza dalla capacità appunto di dividere. 3. La satira, mix paradossale di discorso filosofico e politico; istiga all’odio, ha dunque tratti di battaglia politica. La satira raccoglie il consenso dispensando humour e ricevendo applausi. Questa potenza non nasce dal ragionamento ma da uno scoppio di risa. La teorica classica assegna al ragionamento, infatti, una importanza cruciale. Attorno ad esso si creano comunità e collaborazione. Per i Greci il logos è in primo luogo armonia di mente e corpo entro sé stessi ( razionalità ed emotività ). Ecco che con delicatezza Dantini intende un’accortezza di metodo esaudita da criteri di calibro e perspicacia delle parole. Nei dialoghi Platonici o in alcuni romanzi di Dostoevskij le motivazioni di ciò che oggi chiamiamo agire comunicativo, sono colte con acutezza. In questi testi tutto procede con naturalezza, svolgendosi direttamente dall’esperienza. Oggi dovremmo disporci a considerare la delicatezza come l’arte del discorso pubblico, della conversazione tra pari. Delicatezza sta qui per tutto ciò che rifiuta bassa polemica, ottusità, falsità. Il termine conversazione è entrato in uso nel Seicento. Il problema è riuscire a comunicare in modo misurato e perspicace. Comunicare in modo veloce o attendere, riflettere prima di dare una risposta? Entrambe le cose sono importanti ma dobbiamo ricordare che Il nostro scopo non è riportare la vittoria a ogni costo. Il discorso che alletta o minaccia La contrapposizione presa in considerazione è quella tra discorso filosofico e discorso politico o retorico. Il discorso filosofico non ha interesse a persuadere l’interlocutore, ma muove da una delicatezza rivolta alla cosa stessa. Delicatezza intesa come un’accortezza che rende il discorso impenetrabile da opinioni ricevute. Una tradizione millenaria ci insegna a considerare filosofiche, parti tecniche dei dialoghi platonici. Ma se osservassimo tali dialoghi da una prospettiva rovesciata, per cui la filosofia è intesa come ricerca di sapienza, riconosceremmo che la dialettica di Socrate è persuasiva lì dove abbandona la dimostrazione ( come dimostrare la verità senza secondi scopi? ). L’impotenza della filosofia, infatti, è proprio il non poter dimostrare, motivo per cui il prospettivismo di Socrate rischia di diventare relativismo. Il dramma di Socrate di consuma quindi nel conflitto tra ciò che è e ciò che appare, filosofia e politica. Per Socrate esistono più verità perché ciò che è si manifesta a individui molteplici. È sempre sulla figura sacrificale del filosofo che si staglierà lo scontro filosofia-politica. Filosofia contra adulazione Secondo Socrate occorre avere chiari i termini della questione affrontata, in quanto, le parole ammettono sensi molteplici. In merito al discorso filosofico, esso rifiuta il grande pubblico che potrebbe in qualche modo turbare la quiete del ragionamento. Altra caratterista del discorso filosofico, è non intimidire l’avversario; per Socrate è sapiente chi non nasconde di non sapere. In breve, il discorso filosofico non enuncia verità in quanto irraggiungibile per gli uomini, piuttosto, è quel discorso che non infligge violenza al logos. Il discorso politico, invece, ha norme di funzionamento contrarie. È adulazione: questa è la tesi del Gorgia. Il discorso orientato all’adulazione è volubile, manca di fermezza: niente in esso rimane uguale a sé stesso. Per Socrate e Platone, il linguaggio stesso si carica di potenza demonica, a sviare il sé. Il discorso senza suono dell’anima con sé stessa Il punto determinante della riflessione socratico-platonica, è che la capacità di ben ragionare non è legata al possesso di una maggiore o minore dottrina, ma rinvia invece ad una combinazione di vigore e docilità o mitezza; se possediamo tale requisito, raggiungeremo quella condizione di armonia o unisono che lascia risuonare taluni principi o verità fondamentali. Il discorso senza suono dell’anima con sé stessa, si svolge spontaneamente, libero da timore, simile ad un processo naturale. La posizione impolitica Nei dialoghi platonici si formula un ponto di vista definito impolitico. Cosa si intende per impolitica? Si intende una persona che mostra indifferenza alla cosa pubblica. Come disse Hannah Arendt, un’indifferenza negli affari pubblici e neutralità per i problemi politici. Ora, esiste almeno una seconda forma di impoliticità: Socrate dice che il governo migliore sia quello esercitato da quanti disprezzano la politica intesa da filosofi-re. Ci sono beni che la politica non può procurare e che ci sono invece dati dall’arte, dalla meditazione. Tale impoliticità diviene ricorrente in Germania e Russia tra ottocento e novecento. Ecco che ci imbattiamo in una impoliticità di secondo grado che ci educa a rifiutare la bassa polemica e a facili ottimismi in merito all’umanità. Per Nietzsche l’impoliticità della cultura tedesca di epoca classico-romantica è andata perduta con la costituzione dell’impero e si tratta quindi di restaurarla. È soprattutto Thomas Mann nelle considerazioni di un impolitico che la contrapposizione tra nazione politica e nazione culturale acquista una particolare ampiezza.
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