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Guide e consigli
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Riassunto slides "Comunicazione digitale social media", Sbobinature di Sociologia Della Comunicazione Di Massa

breve riassunto del corso di laurea comunicazione digitale e social media (libri esclusi)

Tipologia: Sbobinature

2022/2023

Caricato il 28/06/2023

luca-lanciotto
luca-lanciotto 🇮🇹

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Scarica Riassunto slides "Comunicazione digitale social media" e più Sbobinature in PDF di Sociologia Della Comunicazione Di Massa solo su Docsity! Comunicazione digitale La pubblicità in televisione: le origini PUBBLICITA' Il termine "pubblicità" in lingua italiana deriva da "pubblico" ed assume il significato di "rendere noto" ciò che fino a quel momento non lo era. ADVERTISING Il corrispondente termine inglese advertising (da to advertise: avvertire) privilegia il processo (di natura commerciale) finalizzato al raggiungimento del destinatario del messaggio. RECLAME Il termine francese réclame (richiamo) mette in evidenza l'aspetto di richiamo ad un'azione. 1953 Nbc, Pat Weaver - spot o short televisivo: avanza la proposta di una pubblicità televisiva simile a quella già praticata su giornali e riviste 3 gennaio del 1954 - dagli studi Rai (Rai, Radiotelevisione italiana) di Torino, cominciano le prime trasmissioni della televisione in Italia. La "prima" televisione italiana è principalmente strumento di informazione e educazione e solo in piccola parte di "intrattenimento". Nei primi tre anni della televisione italiana, dal 1954 al 1957: non c'era la pubblicità la serata più importante era dedicata al teatro il venerdì sera. Il Carosello Durata carosello italiano: 3 febbraio 1957 - 1 gennaio 1977 Domenica 3 febbraio 1957, ore 20:50 - Al termine del telegiornale si apre il teatrino di Carosello. Va in onda la prima puntata con le prime quattro pubblicità della televisione italiana, selezionate tramite un'estrazione a sorte. Le prime quattro pubblicità occupano i successivi 10 minuti del palinsesto. Le marche reclamizzate sono: Shell Italia, L'Oréal con Mike Bongiorno, le macchine per cucire Singer e Cynar. Il Carosello veniva trasmesso quotidianamente dalle 20:50 alle 21:00, tranne il Venerdì Santo e il 2 novembre. Per effetto dell’austerity, che spinse la Rai ad anticipare tutti i programmi della serata a partire dal Telegiornale, dal 2 dicembre 1973 fu trasmesso alle 20:30. L'idea vincente fu quella di far passare la pubblicità come divertimento, utilizzando in particolare i generi in cui l'Italia era maestra, ossia la commedia all'italiana, la rivista e l'avanspettacolo. Oltre il carosello: i telecomunicati Due anni dopo l'inizio di Carosello, cioè nel 1959, si pensò di prendere la via di questi brevi annunci filmati (spesso si trattava dei codini, ma in modo altrettanto costante gli stessi testimonials si cimentavano in uno spot a parte, la cui durata variava dai 30 - 40 secondi al minuto), che per la RAI significavano sicuro guadagno. Nel 1963, accanto a Carosello, i blocchi di telecomunicati (trasmissione preregistrata) erano quattro al giorno: dieci anni dopo si sarebbero raddoppiati, sia per il bisogno di incrementare il più possibile le casse della RAI che per le tante richieste da parte delle ditte di avere almeno trenta secondi per farsi conoscere dagli italiani. Per alcuni sponsor era una sorta di lista d'attesa prima di approdare al grande palcoscenico delle nove della sera, quello atteso soprattutto dai bambini. Nuovi programmi e alcuni cambiamenti Sul finire del 1960, con la scusa del progetto di abolizione della tassa di abbonamento alle radiodiffusioni, nasce: la rubrica Arcobaleno, così intitolata perchè precedeva il bollettino meteorologico, messaggio di brand che interrompono il normale flusso di contenuti televisivi. Anni ’70 L'Italia intera si sta riassestando dopo il periodo del boom economico; si era diffusa una certa tendenza al consumismo che si riscontrava anche solo passeggiando per le vie città, dove era tutto un proliferare di cartelloni pubblicitari da affissione colorati e accattivanti. La stampa di manifesti pubblicitari era ancora il metodo preferito dalle aziende per farsi conoscere e apprezzare; alla carta stampata si affiancavano gli spot pubblicitari del Carosello, che nel corso degli anni hanno decisamente definito il codice estetico e il tone of voice della pubblicità all'italiana. Lo stile dei manifesti degli anni '70 è principalmente di tipo grafico, punta alla sintesi visiva ma si permette di spaziare nei colori; complice di questi canoni, sicuramente l'affermarsi di realtà come l'Armando Testa S.p.A., che vedevano nella grafica e nella tipografia uno stimolante e democratico modo d'esprimersi. La pubblicità coglie, anticipa ed accompagna le tendenze di un determinato periodo storico; i manifesti ci parlano del gusto di un epoca ma anche di come si è evoluto lo stile di vita popolare, di quali sono stati i progressi tecnologici e tanto altro ancora. DUE EVENTI IMPORTANTI NEL 1977: 1. **Nel 1977 lo storico Carosello chiude i battenti: un evento che segna un punto di svolta per la pubblicità in Italia.* 2. Ma nel 1977 due eventi segnano un nuovo progresso: non solo la chiusura del Carosello ma anche l'arrivo della TV a colori GLI ANNI '80, LA TV A COLORI, L'AFFERMARSI DEGLI SPOT Con l'arrivo degli anni '80 si afferma definitivamente quella che è la mentalità che oggi conosciamo, nettamente amplificata rispetto alle origini. Con la nascita e la seguente diffusione della TV a colori si affermano prepotentemente gli SPOT, messaggi preregistrati che venivano ripetuti più volte, anche nell'arco della stessa giornata. Nel 1978 vennero trasmessi i primi spot da 15 secondi e i primi spot a colori. Negli anni '80 erano ormai tantissimi i professionisti che gravitavano intorno al mondo della pubblicità, sezionandone e studiandone ogni aspetto affinché fosse perfetto, innovativo e calzante con il messaggio da comunicare. Nel corso degli anni '80 venne abbandonata l'idea di legare un prodotto a un personaggio – tecnica usata a lungo, specie nel Carosello – e si iniziarono a scegliere persone prese dalla vita quotidiana, figure in cui la gente comune avrebbe potuto identificarsi. Altra caratteristica degli spot anni '80 è l'uso massiccio di slogan e frasi ad effetto, una formula piuttosto di successo se contiamo che molti sentendo "O così o Pomì" sanno di cosa si parla! GLI ANNI '90 TRA I TESTIMONIAL E L'ARRIVO DEL NUOVO MILLENNIO Sono gli anni '90, il consumismo è ormai ampiamente affermato e affinché continui ad esistere serve un uso sempre maggiore della pubblicità; in questo periodo si iniziano ad abbandonare progressivamente gli slogan, le canzoncine e i jingle (tranne in rare eccezioni) in favore di scelte che possiamo considerare più vicine a quelle del mondo odierno. Una formula pubblicitaria che oggi conosciamo molto bene è l'uso di un TESTIMONIAL, ovvero associare il prodotto ad un volto famoso e accettato dal target di riferimento. L'uso del testimonial fa si che i consumatori trasferiscano al prodotto tutte le caratteristiche positive che associano al personaggio famoso, è una formula che ha particolarmente successo ed è stata introdotta nel panorama pubblicitario proprio negli anni '90. Le campagne pubblicitarie che nel 1999 prima dell’avvento del digitale diventate dei fenomeni di costume sono: Renault Clio MTV Limited Edition prodotta dall’AGENZIA ARGENTINA AGULLA Y BACCETTI: la campagna rinfresca il successo del re del Funk –Get Up! James Brown, ed inoltre questo commercial ha contribuito così a far entrare nello slogan giovanile di quegli anni la parola “getuppa” come sinonimo di festa costruendo cosi un’immagine di prodotto leggera e divertente. JEANS LEVIS STA-PREST: Ruolo in primo piano FLAT ERIC disegnato da Mr. Oizo Idea di partenza presa in giro delle pubblicità troppo seriose per l’abbigliamento fashion L’immagine del pupazzo non è collegata al prodotto Pubblico innamorato del pupazzo viene prodotto come giocattolo e venduto con un package brandizzato Levis È questo il periodo storico in cui si afferma il digitale, la postproduzione, la ricerca di colori e forme sempre nuove per ammaliare l'occhio del consumatore; ed è sorprendente notare come anche in un contesto in cui la forza mediatica della pubblicità televisiva è alle stelle, la carta stampata e i manifesti pubblicitari da affissione perdono il primato ma non di certo un ruolo-chiave nel mondo dell'advertising; infatti ancora oggi i manifesti pubblicitari sono importanti e sono uno dei mezzi di comunicazione da scegliere per farsi notare dal proprio pubblico. ANNI DUEMILA Gli elementi principali che caratterizzano la situazione competitiva dei primi anni del nuovo millennio sono tra gli altri: • Mercato globale, espansione territoriale • Ricerca da parte delle aziende di sinergie produttive • Implementazione di strategie atte a ottenere la leadership sui costi • Standardizzazione, eliminazione dei prodotti e delle marche marginali • Consumatore più maturo • Valore al rapporto prezzo/qualità, miglior performance percepibile La pubblicità, infatti, impossibilitata a progredire, si guarda indietro e cita la sua storia passata, diventa “autoreferenziale” e tende ad avere come oggetto sempre meno il prodotto da pubblicizzare, e sempre più se stessa, i propri discorsi e i propri meccanismi di comunicazione. In apparenza, dunque, la pubblicità sembra vivere una situazione di debolezza, perché cerca sempre meno di persuadere direttamente all’acquisto di un prodotto. In realtà, utilizza modalità di persuasione più sottili, coinvolgenti ed efficaci rispetto al passato. Nello svelare i segreti del proprio funzionamento interno, il messaggio pubblicitario cerca di stabilire un rapporto di complicità con il destinatario. In futuro la pubblicità dovrà probabilmente orientarsi verso una forma di comunicazione che possieda una piena consapevolezza di sé e presenti dunque anche una coscienza metalinguistica. Nel nuovo secolo il modello del brek pubblicitario classico inizia ad andare in crisi perchè: Nuovi bisogni narrativi: dal bisogno di convincere con messaggi rapidi e diretti alla necessità di coinvolgere per creare un legame stabile e duraturo con il brand e le persone. Lo sviluppo dei media e TV satellitare porta ad una moltiplicazione quantitativa dei messaggi pubblicitari Big Data e Small Data I BIG DATA sono un termine utilizzato per descrivere una grande quantità di dati che vengono generati, raccolti e analizzati dalle organizzazioni o dai sistemi informatici. Questi dati sono solitamente caratterizzati dalla loro velocità, varietà, volume e veridicità. La velocità si riferisce alla velocità con cui i dati vengono generati e raccolti, la varietà si riferisce alla diversità dei tipi di dati, il volume si riferisce alla grande quantità di dati che vengono generati e raccolti, e la veridicità si riferisce alla qualità e all'accuratezza dei dati. I big data sono spesso utilizzati per analizzare le tendenze, le preferenze dei clienti, le prestazioni del mercato, le prestazioni dei prodotti, la sicurezza informatica e molte altre aree. La loro analisi richiede l'uso di algoritmi di analisi avanzati e tecniche di elaborazione dati per estrarre informazioni significative dai dati. SMALL DATA è un termine utilizzato per riferirsi a un insieme di dati che non richiede tecniche complesse per l'elaborazione e l'analisi dei dati. A differenza dei big data, i small data sono relativamente piccoli in termini di volume, velocità di generazione e varietà di formati di dati. In genere, i small data sono raccolti manualmente o attraverso fonti di dati limitate e includono dati strutturati come numeri, testo o immagini. A differenza dei big data, i small data sono solitamente gestiti in modo centralizzato, e la loro analisi è spesso eseguita con strumenti come fogli di calcolo, database e programmi di visualizzazione dei dati. I small data sono utilizzati per prendere decisioni basate sui dati in aree come la ricerca di mercato, la pianificazione aziendale e l'ottimizzazione dei processi. --> La collaborazione tra big data e small data può essere molto importante per l'analisi dei dati. In molti casi, i small data possono essere utilizzati per analizzare i big data in modo più efficace. Ad esempio, i small data possono essere utilizzati per estrarre informazioni rilevanti dai big data e per creare modelli di analisi più raffinati. Inoltre, i small data possono essere utilizzati per verificare le informazioni ottenute dai big data. Ad esempio, se un'analisi dei big data suggerisce che un determinato trend sta emergendo, i small data Per data visualization intendiamo la rappresentazione "visiva di quantità", ovvero di dati (big e small) di qualunque natura e origine. Tutto ciò viene rappresentato con grafici ed icone strettamente scientifici, senza avere uno storytelling creativo alle spalle. Questa modalità permette ai decisori di identificare facilmente ed in maniera immediata fenomeni e trend che risultano invisibili ad una prima ed approssimativa analisi dei dati. La differenza tra infografica e visualizzazione ha confini davvero sovrapponibili; di base per infografica si intende la restituzione di informazioni in forma più grafica e visiva che testuale, ovvero l’utilizzo di numeri, immagini e icone per raccontare una storia; e questo macro insieme comprende anche le data visualization. Ma se volessimo differenziare, rispetto all'immaginario comune si potrebbero descrivere le infografiche come storytelling visivi, che comprendono al loro interno numeri, icone, piccoli testi a comporre la storia e a impaginare un'immagine globale che racconta la storia e il fenomeno. Per data visualization intendiamo la rappresentazione "visiva di quantità": se vogliamo descrivere un'ipotetica pagina, in questo caso tutto quello che è presente deve essere un valore o un parametro, deve rappresentare qualcosa di quantificabile, senza lasciare spazio a grafici, o icone o numeri impaginati in maniera non "scientifica": il posizionamento stesso degli elementi all’interno dell’immagine è spesso anche esso una quantità o un parametro (rispetto, per esempio, a una linea temporale o una griglia geografica). L’importanza della visualizzazione per immagini È indubbio che la mente umana riesce a comprendere meglio e più rapidamente il significato di un’immagine, rispetto a un contenuto testuale e/o alfanumerico. La data visualization facilita e anticipa la modalità con la quale il cervello umano elabora le informazioni. La data visualization in sintesi ci consente di: • Comprende i dati più velocemente • Avanzare delle previsioni • Condividere in modo semplice le analisi sui dati • Aiutare i processi decisionali • Scoprire nuovi punti di vista Comprensione La capacità di sintesi delle immagini è nettamente superiore a quella di parole e numeri. Anche i non addetti ai lavori, grazie a un‘immagine, sono in grado di carpirne le informazioni essenziali, pur restando aperte a differenti interpretazioni. Positivo o negativo. L’andamento di un trend, mediante un’immagine, è immediatamente intuibile. Previsione L’interattività della Data Visualization in azienda consente di indagare sulle cause di uno specifico trend, ponendo in relazione differenti set di dati. Criticità e opportunità relative al business sono così chiare e visibili. Le rappresentazioni grafiche consentono così di formulare ipotesi di scenario e previsioni sul futuro con maggiore consapevolezza e precisione. Condivisione I report grafici sono perfetti per i diversi attori aziendali, siano essi responsabili, manager o imprenditori. La Data Visualization in azienda vanta un unico accesso condiviso per tutte le informazioni di business, offrendo la possibilità di interagire direttamente con i dati. Semplice, accessibile e comprensibile. Sono queste le tre caratteristiche principali della Data Visualization. Decisione Un processo decisionale ottimale è senza dubbio datadriven. Guidato, cioè, da dati concreti, spesso raccolti dai software ed elaborati dall’uomo. Mediante la Data Visualization in azienda, è possibile avere la capacità di utilizzare i Big Data per innovare i prodotti e i servizi, i processi e le tappe dello sviluppo. Come creare un’infografica efficace? Prima di sperimentare strumenti e servizi, è necessario programmare per bene una serie di passaggi propedeutici: • Definire l’obiettivo e il pubblico di riferimento • Pianificare il messaggio di base (payoff e claim) nonché il progetto grafico • Raccogliere le fonti dati necessarie • Scegliere, fra queste, le più importanti per creare il percorso visuale (storia) • Creare la struttura organizzativa del contenuto • Progettare il piano editoriale per la distribuzione dell’infografica (marketing) Le prime infografiche L'utilizzo delle immagini per rappresentare i dati ha una storia secolare. Le mappe geografiche, le previsioni atmosferiche e ad altri prototipi grafici hanno contribuito all'invenzione dei grafici in statistica, risalenti ai primi dell‘800, per opera di William Playfair. William Playfair inizia quindi a dedicarsi al giornalismo, alla scrittura di pamphlet e presumibilmente anche alla raccolta di informazioni riservate e compromettenti. In tutti gli innumerevoli mestieri in cui si imbarca riesce a mostrare la sua enorme inventiva, ma è come scrittore, in particolare di economia e politica che dà il contributo più grande. Volendo commentare i dati di importazioni ed esportazioni tra l’Inghilterra e gli altri paesi europei, nel suo Commercial and Political Atlas del 1786 introduce il primo diagramma a barre. William Playfair ha inventato il grafico a torta Pochi anni dopo William Playfair abbiamo però uno dei più noti esempi di grafica applicata alla statistica. Nel 1829 Charles Minard crea un’infografica sull'invasione napoleonica della Russia: la mappa illustrava le dimensioni dell'esercito napoleonico e la direzione seguita durante la ritirata da Mosca, collegando queste informazioni alle temperature gelide e alle altitudini raggiunte, per una comprensione più approfondita di quanto era accaduto. StoryTelling DEFINIZIONE: Lo storytelling è l’atto del narrare. Si tratta infatti di una forma di comunicazione che nasce dall’arte della narrazione, che l'uomo pratica fin dall'epoca ancestrale, e declinato in ambito digital si rivela un metodo di comunicazione efficace proprio perché si basa su un’abitudine profondamente radicata nell’essere umano. Raccontare storie è il miglior modo per trasferire conoscenza ed esperienza, persuadere, coinvolgere le persone; i consumatori hanno bisogno di “storie” per comprendere meglio il mondo ne quale vivono e per dare un senso agli innumerevoli stimoli ai quali sono esposti. Le persone apprezzano sempre di più: Contenuti che sorprendono Un senso di continuità della narrazione "Le storie sono uno strumento antichissimo di comprensione e organizzazione di significati. Tutto sta nel saperle raccontare" Lo storytelling è l’arte di comunicare la propria impresa o i suoi valori in un racconto in grado di fare breccia nell’emotività del cliente e, in questo modo, scolpire a fondo l’identità del Brand nella sua memoria, per persuadere i clienti a intraprendere una determinata azione tramite la narrazione e la comunicazione creativa. Nel marketing lo storytelling ha i seguenti obiettivi: 1. Distinguersi dalla concorrenza 2. Emozionare il pubblico 3. Catturare l’attenzione 4. Farsi ricordare 5. Creare una relazione 6. Ispirare fiducia 7. Aumentare la brand awareness 8. Stimolare un bisogno 9. Persuadere all’acquisto 10. Aumentare il tasso di conversione Per fare storytelling si deve riuscire a coinvolgere il pubblico, personalizzare la propria storia in base alla nicchia di mercato di riferimento e presentare il brand in modo creativo e originale. Tra i diversi modi in cui raccontare la tua storia, due sono i più efficaci e diffusi: Il viaggio dell’eroe: il cliente diventa l'eroe della tua storia, che generalmente ha un nemico da sconfiggere. Il tuo brand sarà l’immancabile aiutante che lo aiuterà a raggiungere il suo obiettivo e il suo lieto fine. AIDA: lo storytelling accompagna il cliente attraverso quattro fasi (Attenzione, Interesse, Desiderio e Azione) che lo portano alla conversione finale. La storia non deve essere necessariamente innovativa, l’importante è che comprenda: Inizio e fine della storia (es. dalla fondazione dell’azienda ad oggi) sfruttando la tecnica delle 5W del giornalismo Logo, tipografia ed elementi visivi •Tono di voce e stile del brand Slogan Mission e visione Valori del brand Inoltre, per uno storytelling efficace, presta attenzione a questi aspetti: Testi: utilizza testi brevi ma che siano in grado di includere tutti i concetti. Contenuti: che siano sempre originali, mai banali. Emozioni: cerca di entrare in sintonia con il tuo pubblico e suscita emozioni. Tono di voce: trova il tuo tone of voice e utilizzalo in maniera efficace per rendere più umano il tuo brand e avvicinarti al pubblico. Le regole da seguire per uno storytelling efficace: 1. Chiarezza 2. Coerenza 3. Autenticità 4. Documentare la storia del brand partendo dal proprio perché Chiarezza Per essere chiari e diretti è necessario che il prodotto si inserisca nella storia del brand, e quindi è indispensabile conoscerlo a fondo. Porsi le seguenti domande: •Qual è la qualità e il prezzo del tuo prodotto? •Il tuo prodotto risolve un problema o farà sentire il consumatore in un certo modo? •Cosa contraddistingue davvero il tuo prodotto da quelli della concorrenza? Soltanto conoscendolo a fondo si possono elaborare strategie di marketing chiare e dirette e realizzare un brand storytelling efficace. Se un brand non è in grado di comunicare in modo chiaro e diretto il suo messaggio e ciò che rappresenta, l’obiettivo potrebbe essere compromesso Coerenza Per coinvolgere il pubblico di riferimento in modo efficace, la storia del brand deve essere comunicata in modo coerente attraverso tutti i canali e punti di contatto: dal design del negozio, alla brand identity, alle strategie di social media marketing. Ogni interazione rappresenta un’opportunità per comunicare la mission aziendale. Inoltre, per capire come raccontare la storia del brand in modo coerente, è necessario sapere con chi si sta parlando. Qual è il target di riferimento? Conoscere i propri clienti, sapere quali sono le passioni e i valori in cui si riconoscono può aiutarti a determinare come la storia del brand trovi corrispondenza nelle lore vite. •Perché un cliente potrebbe decidere di non acquistare il prodotto? •Chi è il cliente attuale? •Chi è il cliente ideale? Limitarsi al cliente ideale può essere una prospettiva limitante, ma è essenziale per creare una storia del brand che arriva alle persone giuste. Molte aziende cercano di rivolgersi a tutti i clienti, invece di parlare direttamente al loro mercato di nicchia ideale. Autenticità Tratto da una storia vera non è una frase valida esclusivamente per libri e film. I consumatori sono intelligenti e intuiscono subito se ciò che viene raccontato è falso. Ecco perché è così importante che la storia del brand rappresenti in modo autentico l’azienda e i suoi prodotti. I clienti scartano immediatamente una pubblicità o una comunicazione di marketing grossolana, e questo non aiuterà l’azienda a vendere Una mancanza di autenticità nel branding di solito deriva dal fatto di non sapere realmente perché si sta portando avanti un progetto imprenditoriale, di non essere in grado di spiegarlo, o di non capire chiaramente il cliente. Ecco perché è importante chiarire questi aspetti il prima possibile. Documentare la storia del brand partendo dal proprio perché La coerenza e l'autenticità sono caratteristiche vitali della storia di un brand: documentarle sarà utile per avere un riferimento, per il brand, e i tuoi dipendenti e clienti. Documentare la storia del tuo brand mantiene allineati i dipendenti e riduce le possibilità che la storia venga travisata o distorta. Tre esempi di aziende che hanno fatto dello storytelling la loro arma vincente: Nike, Gap, Starbucks
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