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Riassunto Social Media e Comunicazione di Emergenza, Dispense di Sociologia Della Comunicazione

Riassunto del libro Social media e comunicazione di emergenza di Comunello

Tipologia: Dispense

2023/2024

In vendita dal 29/06/2024

veronica-veglianti-1
veronica-veglianti-1 🇮🇹

3.8

(4)

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Scarica Riassunto Social Media e Comunicazione di Emergenza e più Dispense in PDF di Sociologia Della Comunicazione solo su Docsity! SOCIAL MEDIA E COMUNICAZIONE D’EMERGENZA PREMESSA L’utilizzo del social media in contesti d’emergenza inizia ad avere una visibilità discreta a livello di discorso pubblico. In un paese a rischio sismico e idrogeologico come l’Italia, la diffusione di informazioni affidabili può giocare un ruolo importante per la mitigazione dei danni. Un numero crescente di cittadini si rivolge ai social media per condivider emozioni, cercare supporto, ottenere e diffondere informazioni. Anche le istituzioni hanno iniziato a muoversi in tali ambienti: nel nostro paese si registra però ancora una certa diffidenza nei confronti dei media digitali. Il ruolo del social media in contesti d’emergenza è stato riconosciuto di recente: da un lato, le istituzioni preposte hanno mostrato scarsa attenzione per le piattaforme digitali, dall’altro, la ricerca sui social media si è per anni concentrata su questioni più generali. Solo parallelamente alla normalizzazione dell’uso dei social network site, che hanno assunto ormai da qualche anno il ruolo di piattaforme mainstream, le analisi hanno iniziato a focalizzarsi su temi più specialistici, dedicando crescente attenzione anche al ruolo dei social media in situazioni di emergenza. Alcuni studiosi si soffermano prevalentemente sulle ricadute operative del fenomeno, offrendo strumenti per più efficaci interventi di social media emergency management. Altri rivolgono la propria attenzione prevalentemente sull’analisi dei fenomeni osservati, soffermandosi sulle differenti fasi dell’emergenza e sulle pratiche che si sviluppano in simili contesti. I casi studio del libro si concentrano su differenti piattaforme digitali, pur assegnando un ruolo di rilievo a Twitter per la sua natura istantanea che rende la piattaforma adeguata a comunicare in tempo reale; inoltre, la struttura e alcune funzionalità paiono agevolare un’ampia diffusione dell’informazione, mentre la conversazione centrale su specifici hashtag favorisce discussioni focalizzate, anche tra utenti che non sono in diretto contatto tra loro. Benché la struttura di Twitter sia fortemente asimmetrica (pochi utenti con molti followers, molti utenti con pochi followers), la struttura stessa consente una circolazione ampia anche di messaggi generati da utenti poco interconnessi. Possiamo comunque suggerire che, in termini generali, ad oggi Facebook paia più adatto per l’espressione di stati d’animo e per la valorizzazione della memoria legata ai disastri naturali. CAPITOLO 3 – PIERO POLIDORO LA COMUNICAZIONE WEB DEGLI ISTITUTI SISMOLOGICI: ANALISI SEMIOTICA DEL SITO INGV E DI ALCUNI OMOLOGHI STRANIERI 1. Perché i siti web? I social media rappresentano ormai uno strumento di comunicazione fondamentale per qualcuno organizzazione che voglia essere presente su internet. Questo però non significa che i siti web siano morti, anche se spesso sono trascurati. La comunicazione web avviene attraverso un sistema integrato di canali (social media, siti) che si richiamano l’un l’altro e i cui confini sono sempre più sfumati. Perché i siti web sono ancora importanti? Per molti motivi. Innanzitutto, si rivolgono a un pubblico più vasto e generalista di quello dei social media, soprattutto per quanto riguarda determinate fasce d’età. Un sito permette la massima libertà nella costruzione dell’identità visiva e nella scelta di strumenti di interazione. Ma soprattutto, i diversi canali di comunicazione web hanno funzioni prevalentemente diverse. Ogni tipo di canale dà il meglio in situazioni e per obiettivi diversi: - I social media assicurano l’aggiornamento, il recall, la raccolta di contatti; - I blog consentono discussioni più approfondite e ne tengono più facilmente traccia; - I siti aiutano a costruire un’identità organica, a raccontare una storia, a documentare e ad approfondire e fornire servizi complessi. 2. La mappatura del sistema web integrato: Il primo passo di un’analisi della comunicazione web è la ricostruzione del sistema integrato di canali che fa capo a un unico enunciatore. Al centro di questo sistema c’è spesso un sito o, meglio, il sito web ufficiale. Anche nel caso dell’Ingv abbiamo al centro del sistema un sito: www.ingv.it. Non esiste una versione specifica per il mobile, l’utente modello usa un pc. Il sito fornisce alcune informazioni istituzionali di approfondimento su fenomeni di monitoraggio. Il sistema web dell’Ingv è composto anche da altri siti, che possiamo distinguere in due gruppi principali. Abbiamo i siti delle articolazioni geografiche dell’istituto, cioè delle sezioni locali e di alcune delle sedi distaccate. Sono accomunati dal dominio di secondo livello e dal marchio dell’Ingv; per il resto ogni sito dà la sua architettura dei contenuti e la sua grafica. Il risultato è che non emerge un enunciatore unico, ma un enunciatore centrale e una serie enunciatori secondari sostanzialmente autonomi. Il secondo gruppo di siti è basato, invece, su un’articolazione funzionale e vi fanno parte, fra gli altri, il sito del Centro Nazionale Terremoti e le due sezioni di Roma, specializzate in campi di studio diversi. Fra i siti più interessanti di questa seconda famiglia c’è ingvterremoti.wordpress.com, un blog che ha anche alcune pagine di approfondimento sul monitoraggio sismico e sui terremoti in Italia. I post sono di tre tipi: - Post sintetici su eventi sismici del giorno, con dati provenienti dai sismografi dell’Ingv e dal sito “hai sentito il terremoto?”; - Post dedicati sempre agli eventi sismici, ma più approfonditi, arricchiti da dati sulle serie storiche della zona interessata; - Posto lunghi che riguardano ricerche storiche, terremoti del passato, fatti relativi all’istituto e alle sue attività. Per quanto riguarda i social media, sono attivi diversi canali, fra i quali: - Youtube, con video scientifici su simulazioni o fenomeni geofisici; - Twitter, pubblica tweet con i dati delle scosse di magnitudo superiore a 2; - Facebook, vengono pubblicati i post del blog e le schede degli eventi sismici; - Flickr: due profili. Il primo quello ufficiale, il secondo mostra foto di faglie e altri fenomeni. Esistono poi due applicazioni per telefoni: IngvTerremoti per iphone e Hai sentito il terremoto? Per Android. In generale, all’interno del sistema web dell’Ingv troviamo tre tipi principali di informazioni, ognuno rivolto a pubblici e bisogni specifici: Informazioni istituzionali: riguardano l’organizzazione e le attività dell’istituto e si trovano sul sito ufficiale, su Youtube e Flickr. Lo stile verbale, il tipo di immagini, il momento di pubblicazione e il frequente rinvio a comunicati stampa, indicano come utente modello i media e, secondariamente, le istituzioni e la comunità scientifica. Divulgazione e ricerca scientifica: approfondimenti, documenti e studi particolari sui campi di competenza Ingv, pubblicati soprattutto sui siti. Dati sugli eventi sismici: in questo caso lo scopo è diffondere, il più rapidamente possibile, i dati su un terremoto. Il canale più adatto è Twitter; le stesse informazioni vengono pubblicate anche su Facebook e su sito del centro nazionale terremoti. nazione si presentava attraverso lo stato, qui essa viene definita con i cittadini. Come nel caso Jma, la performanza dell’Usgs ha un forte componente pragmatico. Il compito da svolgere viene presentato come molto difficile, compare il motivo della minaccia che prende le forme di un anti- soggetto naturale. Inoltre l’Usgs è parte anche del destinante attraverso i suoi dipendenti, che cono scienziati e tecnici compongono l’Usgs ma come cittadini fanno parte dello stato. 4.4 Gns Science: Gns Science è un istituto di ricerca provato che lavora prevalentemente per il settore pubblico, con funzioni simili a quelle delle altre agenzie analizzate. Nel breve testo di presentazione della home page viene indicato come scopo la creazione di ricchezza. La valorizzazione della tradizione scientifica serve anche a evidenziare una Competenza basata sul saper fare. 5. Le interfacce grafiche: L’interfaccia di un sito web è contemporaneamente un sistema di organizzazione delle informazioni e un artefatto visivo che usa forme, colori, spazi, stili. Anche questi aspetti contribuiscono a costruire l’identità dell’enunciatore, i siti analizzati mostrano più somiglianze che differenze. Hanno tutti le caratteristiche grafiche di quei siti che in passato sono stati definiti “opachi”: struttura spaziale rettilinea, moltiplicazione di cornici e delimitatori, sfondo bianco… Un’interfaccia opaca è di solito usata da un enunciatore che si propone come informatore distaccato. Un ruolo coerente con agenzie e centri di ricerca che prediligono uno stile enunciativo istituzionale e oggettivante e raccontano la ricerca dell’oggetto di valore sapere, proposto a un enunciatario che, come loro, è un soggetto cognitivo. Negli ultimi anni molte istituzioni legate al sapere hanno affiancato alla strategia dell’informatore distaccato una maggiore attenzione sia ai valori di base in cui si riconosce l’enunciatario, sia al fatto che lo stesso enunciatario è sempre, altre il soggetto cognitivo anche soggetto patemico. Abbiamo così assistito alla trasformazione di siti che sono diventati strumenti di storytelling. CAPITOLO 5 – MAURO SARRICA, MARA PAOLA GERMANI, SONIA BRONDI ISTANTI, ORE, GIORNI DOPO IL TERREMOTO. SPUNTI DELL’ANALISI DEI TWEET PER LA PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA. Emergenza è un termine polisemico che sono recentemente è stato associato a psicologia. Seguendo Sbattella possiamo distinguere diversi contesti nei quali questo termine viene utilizzato e differenti connotazioni che esso assume. La legge italiana n.225 del 24/2/1992, che istituisce il servizio nazionale di Protezione Civile, definisce emergenza il verificarsi di calamità naturali o connesse all’attività dell’uomo, che in ragione della loro intensità o estensione debbano, con immediatezza d’intervento, essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari. Il termine emergenza fa riferimento a una serie di norme e procedure che permettano di attivare risorse straordinarie, diversificate per tipologia di evento. Dal punto di vista psicologico, scegliamo invece una definizione contestuale di emergenza, ovvero una “situazione interattiva caratterizzata dalla presenza di una minaccia, da una richiesta di attivazione rapida. Sicuramente la sorpresa è il primo elemento che colpisce con intensità in una situazione di emergenza. Potremmo descrivere la sorpresa come un interruttore in grado di sospendere all’istante ogni attività in corso che possa interferire con la necessità di un rapido adattamento a un improvviso cambiamento dell’ambiente. 1.1 L’affermarsi della psicologia dell’emergenza: Il benessere individuale è caratterizzato da componenti quali autonomia, padronanza ambientale, possibilità di crescita personale, presenza di relazioni positive con altri, percezione di avere degli obiettivi nella vita e una piena accettazione di sé. Il benessere è definito da sentimenti d’integrazione nel proprio gruppo, di accettazione dell’altro da sé. Nella normativa si fa riferimento alla necessità di figure specialistiche in grado di occuparsi della formazione e dell’assistenza psicologica; successivamente la direttiva del presidente del Consiglio dei ministri, si dice che le catastrofi possono produrre sugli individui effetti di lunga durata e mettere a dura prova le capacità di reazione e di adattamento sia del singolo individuo che dell’intera comunità. Si assiste infatti in questi casi al venir meno delle risorse di autoprotezione. È necessario che gli interventi psicosociali adottati tengano in massima considerazione delle caratteristiche specifiche di quel territorio e della comunità che lo abita. Da tali considerazioni scaturisce l’esigenza di fronteggiare i bisogni psicosociali che si manifestano a seguito di emergenze nazionali. Si crea così il presupposto per la formazione di Equipes Psicosociali per le Emergenze (EPE). Il ruolo dello psicologo in contesti emergenziali è quello di comprendere come le persone possono percepire l’evento. La psicologia dell’emergenza è dunque un insieme di conoscenze e tecniche utili a comprendere e sostenere gli individui e le comunità che fronteggiano eventi potenzialmente catastrofici, prima, durante e dopo il loro manifestarsi. 1.1.1 L’intervento in psicologia dell’emergenza: Ogni intervento della psicologia dell’emergenza prevede sia il sostegno della comunità investita dall’eventi, sia dei soccorritori attraverso azioni mirate. Possiamo distinguere due grandi ambiti d’intervento: quello delle emergenze individuali (ex. incidente automobilistico) e quello delle emergenze collettive o che coinvolgono un numero elevato di individui (ex. terremoti). Distinguiamo inoltre l’intervento preventivo, da svolgersi in situazioni di normalità, che è finalizzato alla preparazione delle persone a rischio e alla formazione degli operatori. L’intervento può avvenire sul luogo in cui l’evento è avvenuto (punto zero) oppure più lontano, cioè dove si radunano i superstiti e soccorritori. La maggior parte del lavoro nelle situazioni di emergenza, avviene in un contesto non clinico (ex. tende) che può essere caotico. La sfida, quindi, è quella di trovare nuove modalità procedurali che permettano di operare in massima professionalità e efficacia anche laddove il luogo e il contesto sono in costante evoluzione e vengono ridisegnati ogni volta. Analogamente alle tre fasi dell’intervento umanitario, possiamo suddividere l’intervento psicologico successivo al verificarsi di un’emergenza in altrettante fasi temporali, che richiedono una diversa tipologia di azioni. Fase di emergenza: i primi interventi attuati nei momenti immediatamente successivi all’evento sono volti principalmente a operare una valutazione del contesto operativo, un’analisi dei bisogni psicologici e a svolgere un’attività di sostegno. Vengono raccolte informazioni sulla popolazione, sul territorio, ha inizio un’attività, che poi si manterrà costante nel tempo, di monitoraggio dei bisogni psicologici dei singoli e della comunità. Procede un’analisi caso a caso delle segnalazioni, con raccolta dati e valutazione. Il compito principale in questa fase è far sentire la propria presenza, fornire supporto e assistenza. Prima fase successiva all’evento: copre grosso modo tutto il periodo compreso dal giorno dell’evento e l’ottava/sedicesima settimana successiva. In questo lasso di tempo di aggiungono interventi psicosociali e psicoeducativi volti a dare informazioni sulle reazioni psicologiche agli eventi traumatici, per aiutare a capire quanto sta accadendo e come gestirlo, riformulare i bisogni e intercettare le situazioni a rischio. Si pone inoltre una particolare attenzione a svolgere il ruolo di mediatori e promotori nella creazione di reti fra gli operatori istituzionali, le associazioni coinvolte e le risorse locali. Fase di ristabilizzazione: inizia a partire dall’ottava/dodicesima settimana successiva all’evento ed è contraddistinta dalla realizzazione di progetti di intervento a lungo termine, mirati al ripristino di una situazione di normalità. Fondamentale è una costante attività di screening che permette di tenere sotto controllo l’evolversi della situazione nel tempo. Fine comune delle differenti fasi di intervento è la valorizzazione e lo sviluppo delle risorse umane presenti: nel rispetto delle diversità di ciascuno si sostiene la ricostruzione delle relazioni e dei pensieri progettuali individuali e comunitari che l’evento ha interrotto o distrutto. I destinatari dell’intervento psicologico sono non solo i superstiti ma anche i soccorritori, chiamati a vario titolo ad intervenire in uno scenario di emergenza. Possiamo raggruppare le diverse persone che possono subire gli effetti della situazione di emergenza in sei categorie. Le cosiddette vittime di primo livello, ovvero chi è direttamente coinvolto e ne subisce l’impatto; Quelle di secondo livello, cioè i parenti e gli amici; Quelle di terzo livello, i soccorritori che intervengono sul luogo dell’evento; Quelle di quarto livello, membri della comunità al di fuori dell’area colpita coinvolti o interessati all’accaduto; Quelle di quinto livello, persone che, anche se non coinvolte direttamente si identificano con le vittime e manifestano una forte reazione emotiva; Quelle di sesto livello, persone che avrebbero potuto essere vittime di primo livello che avrebbero dovuto trovarsi sul luogo dell’evento. Collegate a queste differenti categorie di vittime sono diverse risposte. 1.2 Le reazioni all’evento: In seguito a un evento stressante e traumatico, la maggior parte delle persone sperimenta una vasta gamma di reazioni, si tratta di quelle che definiamo reazioni normali in situazioni anormali. Tali effetti possono essere di natura fisica, cognitiva, emozionale e relazionale. Gli effetti fisici più frequenti sono senso di affaticamento, disturbo del sonno, iperattività, calo dell’appetito. Tra gli effetti cognitivi, si possono rilevare un deficit dell’attenzione, concentrazione, della memoria e della capacità di prendere decisioni, preoccupazione. Tra gli effetti emozionali, i più comuni sono lo shock, collera, disperazione, terrore e senso di impotenza. Infine, tra gli effetti relazionali compaiono in senso di colpa, alienazione, ritiro sociale, aumento di conflitti nelle relazioni, difficoltà professionali o scolastiche. I sintomi possono durare per giorni, mesi addirittura anni dopo che l’emergenza si è conclusa e l’evento stesso può essere rivissuto attraverso ricordi spiacevoli. Tra le conseguenze troviamo forme di amplificazione delle risposte d’allarme, ovvero reazioni eccessive anche ai più lievi stipoli stressanti. Tra le emergenze, il terremoto, sul piano psicologico, presenta alcune caratteristiche peculiari che si sommano a quelle già descritte. Si tratta innanzitutto di un evento che va a riconnettersi con una paura primitiva. Il terreno è la nostra fonte di sicurezza e stabilità, il fatto che improvvisamente si dimostri instabile e fonte di grave pericolo ci disorienta enormemente. Inoltre, è un fenomeno che interessa ampie porzioni di territorio e che quindi investe intere comunità, privandole non solo di beni di prima importanza e di enorme impatto emotivo, come la casa, ma anche di luoghi simbolo per l’identità culturale. Il terremoto incide quindi su contenuti e processi centrali per il benessere e la definizione dell’identità quali sono l’identità di luogo, attaccamento, senso di comunità. Questo sradicamento, letterale ed emotivo, diventa ancora più grave laddove l’opera di ricostruzione non avvenga ripristinando la situazione precedente, negli stessi luoghi ma spostando intere popolazioni in luoghi altri e con edifici estranei. Un ulteriore aspetto che rende il terremoto particolarmente insidioso dal punto di vita delle conseguenze psicologiche è che alla scossa principale seguono spesso scosse di assestamento, di intensità decrescente ma continuate nel tempo. Il perdurare dell’incertezza costituisce così un terreno favorevole per il diffondersi di notizie incontrollate, ad esempio che la scossa più forte debba ancora arrivare. In questo contesto le ICTs internet, cercare e fornire informazione su di sé, sui propri cari e sulla situazione. Il risultato è la narrazione polifonica già messa in luce a seguito di devastanti eventi sismici. Negli epicentri, in particolare, è stato possibile identificare quattro tipologie principali dei tweet, che corrispondo ai temi delle emozioni, dell’esperienza, della identità locale e dell’assistenza. CAPITOLO 6 – MARCO PUSCEDDU UN’ANALISI DEI TWEET DURANTE IL TERREMOTO IN LUNIGIANA-GARFAGNANA Una sequenza sismica nel giugno del 2013 attira l’attenzione dei sismologi italiani. L’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) registra più di 1.300 terremoti nella zona tra la Garfagnana e la Lunigiana nelle province di Lucca e Massa Carrara. Le scosse iniziano il 21 giugno con un evento di magnitudo 5.2. il terremoto viene localizzato nelle Alpi Apuane. Il 26 giugno il Consiglio dei ministri dichiara lo stato di emergenza, stanziando 3 milioni di euro per i territori colpiti. Le scosse di giugno-luglio intervengono su zone già colpite da importanti attività sismiche: da una parte il terremoto che nel gennaio ha toccato direttamente Garfagnana, dall’altra le vicine province di Reggio Emilia e Modena, colpite nel maggio del 2012. Il terremoto della Lunigiana-Garfagnana dell’estate del 2013 rappresenta un peculiare caso studio. Le sequenze sismiche si espandono in un arco temporale dilatato, con scosse di varia entità distribuite in maniera irregolare. Il sismo riporta inoltre alla memoria i tragici eventi che nel maggio del 2012 hanno messo in ginocchio l’Emilia. Sia il caso emiliano che il terremoto di gennaio in Garfagnana raccolgono una fitta copertura mediale. Si delinea un nuovo scenario in cui i social network occupano un ruolo significativo nel supportare comunicazione e informazione in situazioni di crisi ed emergenza ambientale. Twitter, nello specifico, si dimostra un valido alleato. Meno attenzione è stata dedicata invece agli episodi della Lunigiana-Garfagnana. 1. La ricerca: metodo, obiettivi, analisi dei dati: I tweet rappresentano un punto di partenza per capire come gli utenti affrontano il terremoto nei primi undici giorni di emergenza. Il primo passo dell’anali è stato di catturare un ricco e dettagliato archivio di tweet collegato all’evento sismico preso in considerazione. In questo caso i tweet sono stati selezionati sulla base dell’hashtag #terremoto. 1.1 Giorni, ore, magnitudo: L’attività giornaliera varia in maniera discontinua lungo l’arco temporale selezionato. In corrispondenza delle scosse più forti si riscontra la più elevata produzione di tweet. Sembra delinearsi un’accentuazione dell’attività produttiva degli utenti nei giorni più critici. L’attività degli utenti appare fortemente legata alla fascia oraria: i giorni analizzati evidenziano una corrispondenza tra l’orario del sisma e le ore in cui gli utenti aumentano la propria partecipazione sulla piattaforma. 1.2 Gli utenti: L’analisi degli utenti permette di focalizzare l’attenzione su chi produce e lancia in rete i tweet raccolti. Dal database si è deciso di isolare un campione di quarantaquattro users contraddistinti da maggiore produttività. I primi quarantaquattro utenti hanno prodotto il 24% di tweet analizzati. Essi sono stati inseriti in cinque categorie descrittive: media e informazione; citizen journalism; esperti; politica e territorio; utenti ordinari. In media e informazione rientrano quattordici utenti, quegli account appartenenti a testate giornalistiche. La significativa presenza di testate e giornali sembra suggerire che Twitter sia particolarmente adatto alla diffusione di contenuti informativi. La seconda categoria più rappresentata è quella degli esperti, gruppo in cui abbiamo inserito tredici account che affrontano i terremoti da una prospettiva professionale e competente. Tra i tredici utenti individuati emerge immediatamente l’Ingv terremoti. La protezione civile è presente in questa categoria. Le altre tre categorie raggruppano i restanti diciassette utenti. In citizen journalism si trovano gli account che fanno del giornalismo partecipativo il loro punto di forza. Su politica e territorio si trovano cinque account istituzionali, come il profilo dell’ufficio stampa della regione Emilia e della provincia di Lucca. Gli utenti non categorizzabili nelle prime quattro classi sono stati generalmente inseriti in utenti ordinari, quell’insieme di users che per il minore numero di followers e tweet pubblicati godono di minore visibilità e influenza sul microblog. Significativa è l’assenza di TweetStar. Le celebrità non compaiono tra gli utenti più produttivi sulla piattaforma, lasciando che gli eventi sismici siano comunicati e costruiti da altri utenti. 1.3 Mention e retweet: tra competenza e informazione: Mention e retweet risultano particolarmente utili per individuare le reti discorsive e partecipative create dagli users. Tweet archivist unifica le due funzioni, creando un unico dato. 1.4 Gli URL: Tramite gli indirizzi URL l’utente ha la possibilità di ampliare il discorso, rimandare a contesti e pagine esterne. È possibile notare come nei giorni di maggiore produttività di tweet, cresca in parallelo anche il numero di indirizzi associati. Nell’elenco dei venti URL più presenti, quattordici fanno riferimento a testate giornalistiche presenti online. Gli articoli linkati propongono un quadro riassuntivo delle ultime scosse. Interessante anche la costruzione degli articoli: nella maggior parte dei casi, l’elemento multimediale viene accostato al tradizionale pezzo scritto dal giornalista, proponendo video testimonianze, fotogallery e la localizzazione geografica del terremoto tramite infografica. 1.5 Gli hashtag: la geografia del sisma: Si osserva come i tweet contengano un numero variabile di hashtag, da un minimo di uno a un massimo di undici. #Lunigiana, Toscana, Garfagnana seguono subito. 2. Riflessioni conclusive: Nei tweet analizzati il bisogno informativo appare come un’esigenza primaria a cui Twitter prova a dare soluzione. L’eterogeneità di utenti coinvolti contribuisce a creare un ambiente informativo vasto e vivace.
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