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Riassunto Sociologia Generale, Croteau e Hoynes, Sintesi del corso di Sociologia

Riassunto del manuale di Sociologia

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 06/05/2021

angela.dalpo
angela.dalpo 🇮🇹

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Scarica Riassunto Sociologia Generale, Croteau e Hoynes e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! CAP 1 LA SOCIOLOGIA Cos’è la sociologia La sociologia è lo studio sistematico del rapporto fra individui e società. Assumere una prospettiva sociologica significa riconoscere e comprendere i collegamenti fra gli individui e i contesti sociali nei quali essi vivono. La prospettiva sociologica Nel 1959 Mills fornì la descrizione dell’immaginazione sociologica: ci consente di afferrare biografia e storia e il loro mutuo rapporto nell’ambito della società. La nostra condizione di individui dipende da forze più ampie all’interno della società. Con il mutare delle condizioni sociali cambia anche la nostra vita personale. La saggezza popolare vede la prospettiva sociologica, ad esempio le nostre opzioni vengono determinate a condizioni sociali che non abbiamo potuto scegliere. Una visione del mondo basata sulla nostra esperienza individuale non sarebbe d’aiuto in circostanze poco familiari. La sociologia come disciplina La sociologia fa parte delle scienze sociali, un gruppo di discipline basate sulla ricerca empirica che raccolgono e valutano dati al fine di studiare la società umana. I sociologi hanno molti interessi e la disciplina presenta molte aree di specializzazione (famiglia, religione, migrazioni, genere, media…) Limiti della sociologia La sociologia non giudica i valori, ma analizza le azioni che sono determinate dai valori. Il suo limite è che non li giudica, non ha le metodologie per studiarli. L’altro limite della biologia, la sociologia sta in mezzo ai valori e i bisogni del corpo e della mente Il contesto storico e sociale della sociologia La sociologia non esiste da sempre, ma è stata determinata dalla storia. L’umanità nacque sotto forma di tribù di cacciatori con un unico obiettivo per tutti e i risultati erano divisi equamente. Dopo la sedentarizzazione si iniziò a coltivare si arrivò alla rivoluzione neolitica. Si creò un surplus e i semi venivano conservati in un sistema centralizzato e controllati dai re: chi produce guadagna meno di chi distribuisce. Durante il Medioevo la vita intellettuale era dominata da spiegazioni religiose del mondo naturale e sociale, la politica era governata dall’aristocrazia e il clero e l’economia si basava su basi rurali e agricole. Tra il 400 e 600 si posarono le prime basi della scienza moderna, nuovi movimenti sociali e politici smossero le autorità tradizionali. Nel 700 ci furono alcuni cambiamenti rivoluzionari in ambito culturale, politico, economico e sociale. Rivoluzione culturale: l’illuminismo. Nel ‘700 si entrò nell’era moderna e venne promossa l’idea illuminista, indipendente dalla chiesa, bisognava analizzare tutte le risposte secondo la ragione, si cercano delle risposte sociali, non più religiose Rivoluzione politica: la democrazia. Le idee illuministe supportarono le rivoluzioni Americana e Francese. Le rivoluzioni stimolarono interesse per una società più equa e per migliorare delle condizioni di vita. Le prime controversie della sociologia includevano le controversie sulla natura dell’ordine sociale Rivoluzione economica e sociale: capitalismo industriale e urbanizzazione. La produzione in serie si basava sul rapporto di lavoratori e proprietari: lavoro in cambio di un salario per comprare cibo, abiti e abitazioni. Ne derivò il consumismo: sistema di vita che dipende dall’acquisto e utilizzo di beni e servizi in commercio. Gli sviluppi alimentarono l’espansione del capitalismo. I cambiamenti economici mutarono la vita sociale. Molte persone lasciarono la campagna e contribuirono all’urbanizzazione. La modernità produsse mutamenti rapidi e visibili, il destino degli individui era legato ai cambiamenti sociali. Dalla società moderna a quella postmoderna. La postmodernità è un periodo che ha avuto inizio a metà del 900. Ci furono molti cambiamenti: - Espansione dei media e della cultura del consumo: espansione negli aspetti della vita sociale creando nuove opportunità. - Economia globale: trasforma la società di tutto il mondo e il dibattito sul cambiamento viene dibattuto in sociologia. - Invecchiamento della popolazione: progressi della medicina e delle tecnologie mediche viviamo una vita più lunga. L’età media degli italiani è di 45 anni, ma tra 40 anni sarà di 50. Anche gli ultra sessantacinquenni aumenteranno - La famiglia che cambia: la contraccezione, il divorzio, le famiglie allargate, quello mono genitoriali, il matrimonio gay e la maternità surrogata hanno modificato il ruolo nella società - Istituzioni sociali in difficoltà: in molte parti del mondo si spera che la democrazia sostituisca i regimi politici repressivi, anche se alcune democrazie antiche sembrano avere problemi - Crescente diversità e multiculturalismo: l’economia globale e i viaggi hanno cambiato l’importanza dei confini nazionali. - Violenza e guerra cambiano natura: i paesi ricchi e potenti possiedono armi avanzate in grado di distruggere l’umanità. Altre nazioni hanno sviluppato armi letali a bassa tecnologia. Il mondo è pieno di armi - Ruolo mutevole della religione: le nazioni ricche e industrializzate sono diventate secolari, nella vita quotidiana la religione ha un ruolo sempre meno significativo rispetto al passato. In altre nazioni le credenze religiose continuano a permeare e a guidare molti aspetti della vita sociale. CAP 2 LE PROSPETTIVE TEORICHE Fondamenti del pensiero sociologico La sociologia affonda le radici nelle idee di oltre un secolo fa, gli studiosi si posero domande di grande rilevanza e le loro opere contribuiscono alla comprensione del mondo sociale. La sociologia è una risposta alla crisi della società odierna occidentale. Due studiosi, Auguste Comte e Herbert Spencer, contribuirono a diffondere l’idea che il mondo sociale è oggetto di indagini scientifiche. Sostenevano che la sociologia è la disciplina che accertando le leggi delle fonti sociali, consentiva di prevederli e guidarli, mentre il secondo sosteneva che la sociologia deve limitarsi a seguire lo sviluppo della società umana fino al momento attuale. Comte: stabilità e cambiamento Cercò di fondare le basi della sociologia intesa come scienza della società, modellata sulle scienze naturali e volta a individuare le leggi del comportamento umano. Secondo la sua teoria nel corso della storia le società hanno seguito una linea retta attraverso alcuni stadi: teologico, religioso, metafisico (retto dalla filosofia) e positivista (retto dalla scienza). Il positivismo permetteva di comprendere in modo più profondo la vita umana. Poche delle sue idee hanno retto nel tempo, ma il nucleo dei suoi studi è uno dei maggiori interessi della sociologia. Spencer: la società come organismo sociale Affermò che la società è un organismo scoiale simile a quello umano; teorizzò che la società è costituita da parti separate ognuna con una propria funzione unica che operano per mantenere in vita l’organismo. Questa teoria metteva in risalto la struttura globale e le funzioni degli elementi che la compongono e le loro interazioni. Egli riteneva che l’evoluzione spontanea della società realizzasse il progresso, per questo pensava che il governo dovesse limitare gli interventi. Credeva nella sopravvivenza del più forte piuttosto che nell’intervento tramite riforme. La teoria di Spencer è chiamata darwinismo sociale. Padri fondatori Spencer e Comte definirono il campo della sociologia ai suoi albori, ma gli studiosi considerati fondatori di essa furono Karl Marx, Emile Durkheim e Max Weber. Marx: gli effetti del capitalismo Scrittore e attivista politico venne espulso dalla Francia e dal Belgio a causa dei suoi scritti. In Germania venne arrestato, assolto ed espulso. Nella sua opera, Il Capitale, egli riconobbe l’estrema produttività del capitalismo e lo ritenne in grado di eliminare la povertà. Il capitalismo industriale venne usato per ammassare fortune nelle mani di pochi e lasciare gli operai a lavorare in condizioni pericolose e in povertà. Come fa a esistere la ricchezza ma anche così tanta povertà? La risposta andava cercata nel rapporto fra capitalisti e proletariato. Le dinamiche capitalistiche incoraggiavano oggettive della vita sociale. La dimensione soggettiva riguarda il mondo di idee, che comprende la coscienza del sé, norme sociali, valori e sistemi di credenze. Questi elementi appartengono all’aspetto culturale della vita sociale. Il mondo fisico e le nostre interpretazioni soggettive hanno influenza sulla nostra vita e sulla società. Analisi micro e macro sociologica Ci sono diversi livelli di analisi: le teorie si concentrano sull’interazione sociale su piccola scala: analisi microsociologica. Le teorie incentrate su sistemi e processi sociali su larga scala (economia, politica, demografia): analisi macrosociologica. Le teorie che si concentrano su un punto qualsiasi tra fenomeni sociali grandi e piccoli (organizzazioni o istituzioni): analisi mesosociologica. Teorie struttural-funzionaliste Si concentra sul consenso e sull’interazione cooperativa nella vita sociale, sottolineando come i diversi elementi della società contribuiscono nel so operato generale. Le radici di questa tradizione risalgono a Spencer e Durkheim. Queste teorie dominavano negli USA verso la metà del XX sec. e il loro principale sostenitore era Parsons, che considerava le società come sistemi complessi formate da parti indipendenti che lavorano insieme per la stabilità sociale. Sono bilanciati e si muovono verso uno stato di equilibrio: un mutamento da una parte ne comporta il cambiamento da un’altra parte. Le persone si integrano attraverso la cultura e valori condivisi. Un’istituzione sociale, per durare nel tempo, deve soddisfare una specifica necessità del sistema come insieme. Un importante contributo alla teoria funzionalista è dato da Merton che distinse tra funzioni manifeste (conseguenze riconosciute e volute dai fenomeni sociali, sono le normali funzioni (la scuola serve per insegnare ed educare)) e funzioni latenti (conseguenze non riconosciute e non volute di tali fenomeni, sono delle visioni oneste e critiche (la scuola serve a lasciare lì i figli)). Merton aggiunse che ci sono dei fenomeni disfunzionali che inibiscono o disturbano il funzionamento di un sistema. Famiglia attraverso le teorie funzionaliste: che le famiglie adempiono a delle funzioni come crescere i figli, ma negli ultimi anni i cambiamenti dell’economia e dei valori culturali hanno modificato le famiglie. Ciononostante i valori condivisi continuano a dirci come crescere i figli e come mantenere una vita familiare, ci sono anche delle famiglie disfunzionali (dove si maltrattano i bambini). Teorie del conflitto Si concentra sulla struttura diseguale della società e i rapporti di potere, evidenziando che la vita sociale ruota attorno alla competizione per ottenere le risorse. Marx e Weber sostengono questo paradigma. È normale il conflitto perché il potere è distribuito in modo diseguale. Ci sono dei conflitti di classe, genere, razza, etnia, religione… Marx guardava al paradigma dal punto di vista economico, mentre Weber dal punto di vista culturale. Per soddisfare i bisogni c’è conflitto perché le risorse sono limitate. Il conflitto è manifesto e visibile: una classe è in conflitto con un’altra. Esso può essere anche latente, non visibile: le classi dominanti hanno interesse ad occultarlo. Il potere è al centro della vita sociale e chi lo ottiene ha un vantaggio per ottenere risorse, i ricchi diventano sempre più ricchi. Il mezzo della lotta sono i valori contrapposti dei gruppi, che vengono usati per promuovere le proprie posizioni. Nel tentativo di modificare le disuguaglianze esistenti, si formano delle contro- culture che esprimono valori diversi e alternativi. La società è l’insieme delle istituzioni e dei conflitti, anche se è un mondo dinamico che cambia. Gli individui sono costretti ad autodefinirsi all’interno dei conflitti, se stare da una parte o dall’altra, spesso senza dichiararlo. Per Weber, al contrario di Marx, non ci sarà un’uscita dal conflitto. Famiglia attraverso le teorie del conflitto: l’immagine della famiglia “tradizionale”, vista come istituzione sociale che funzionava senza problemi e con ruoli di genere ben definiti, è un mito. Le disuguaglianze economiche e sociali tra uomo e donna riflettevano la differenza di potere tra loro. La disuguaglianza era giustificata dalla considerazione dell’uomo superiore alla donna. Interazionismo simbolico Si concentra sul modo con cui gli individui, utilizzano i simboli condivisi, e costruiscono la società come risultato delle loro interazioni quotidiane. Simbolo: cosa che riassume un insieme di concetti (crocifisso/ falce e martello). Sim= unire. L’interazionismo nasce da Weber e dalla parola tedesca che significa “comprendere”, ci si mette dal punto di vista dell’altro. Si comprende l’azione sociale dal punto di vista dell’attore. Il modo di vestire, il linguaggio ecc. sono simboli. L’interazione quotidiana, non ripete solo i meccanismi, ma li modifica un po’. La società e il linguaggio non si riproducono allo stesso modo, si differenziano per cultura, tribù di appartenenza, periodo storico. L’equilibrio della società è in continuo mutamento per un ruolo attivo degli attori. Anche dentro la famiglia ci sono dei simboli non dichiarati, cosa ci si aspetta dagli altri e cosa loro si aspettano da me. L’interazionismo cerca di spiegare anche le routine, come un’interpretazione condivisa le produca. Gli accordi sono continuamente rinegoziati e producono mutamenti sociali. Per spiegare i fenomeni sociali bisogna ricondurli agli atteggiamenti, alle credenze, ai valori, ai comportamenti di cui si deve capire il significato con l’esterno. I fenomeni macro li possiamo capire riconducendoli alle azioni individuali. L’idea è che l’individuo è capace di fare le scelte, anche se all’interno di un limite dato dalla società. Il più delle volte le azioni sono immotivate, anche se dietro ci sono motivi maggiori. C’è quindi una razionalità dell’individuo, anche se molto complessa Famiglia attraverso l’interazionismo simbolico: interagendo fra loro, i membri della famiglia, Teorie femministe e di genere Teorie incentrate sulle disuguaglianze sociali basate sulle differenze sessuali e sui processi di costruzione del maschile e del femminile all’interno della società. È un paradigma trasversale rispetto agli altri tre. Se si legge lo stesso fenomeno con l’importanza del genere, si ha un’altra prospettiva. Ha messo in luce il ruolo del corpo come strumento di lotta politica. Il corpo è un modo per leggere i rapporti sociali e le diseguaglianze, come per i canoni di bellezza, la violenza… Nel leggere la società bisogna tenere conto delle variabili. Bisogna tenere conto del genere, della struttura economica ecc… Terreno comune della sociologia: cultura, struttura e potere Non sono caratteristiche immutabili della vita sociale, ma fanno parte di un processo dinamico: la cultura viene riprodotta e cambiata attraverso la socializzazione, le strutture vengono cambiate mediante l’azione, il potere può essere usato per creare o ridurre le disuguaglianze che possono alterare la distribuzione del potere. Cultura Insieme dei valori, credenze, comportamenti, linguaggi, oggetti, comportamenti condivisi da un gruppo e trasmessi socialmente tra generazioni. Opera a qualsiasi livello sociale, attraverso interazioni quotidiane fra individui, mediante norme organizzative nelle scuole e nei gruppi. Diamo per scontata la cultura perché ne abbiamo interiorizzato i costumi e le affermazioni basilari. Le regole non scritte fanno parte della cultura che abbiamo imparato (quando essere formali e gentili, quando essere rilassati e informali). La cultura non è naturale ed è priva di una base biologica perché deve essere insegnata e appresa attraverso la socializzazione. Le persone devono riprodurre la cultura per garantire la sopravvivenza, ma vengono cambiati i valori, le credenze e i comportamenti per abbandonare quelli antichi. Il processo di evoluzione crea conflitti quando le persone si attengono ai valori e ai modi di vita tradizionali e altri abbracciano idee nuove. La cultura va celebrata perché la nostra identità ne deriva in parte. La cultura è un fattore intrinseco della vita sociale Struttura Modelli ricorrenti di comportamento nella vita sociale. È individuabile a qualsiasi livello, le persone creano delle strutture per raggiungere gli obiettivi, ma a volte le strutture intervengono per limitare quello che le persone possono fare. La vita quotidiana si uniforma alla struttura sociale. Le strutture devono essere riprodotte attraverso modelli di comportamento continuativi, oppure cambieranno. La storia ci da molti esempi di come le persone possono agire collettivamente per modificare la struttura sociale, come ad esempio la modifica della durata della settimana lavorativa. Potere Capacità di raggiungere un obiettivo nonostante l’opposizione degli altri. Il potere opera ad ogni livello della società comprese le famiglie, organizzazioni e relazioni nazionali e internazionali. Le persone lo ottengono per raggiungere un obiettivo, altre volte è usato per influenzare i pensieri e comportamenti. Il potere è: economico (distribuire le risorse), politico (diritto di prendere decisioni), culturale (potere di definire la realtà, scuola, media, insegnanti, religione…). È connesso alle disuguaglianze ovvero alla distribuzione iniqua delle risorse. TABELLA P.35 Teorie funzionaliste Teorie del conflitto Teorie dell’interazionismo simbolico Domande chiave Come resta unità la società? Quale funzione adempiono le parti di essa? Com’è strutturata la disuguaglianza nella società? Come si conservano i rapporti di potere e come possono cambiare? Le persone come interpretano e intendono il mondo nelle loro interazioni? Come contribuiscono a plasmare la realtà dove vivono? Cultura Valori del consenso e le norme di una società nella quale gli individui sono socializzati Le parti in conflitto usano la cultura per promuovere i propri interessi; chi ha il potere perpetua il proprio privilegio cosicché le persone socializzino rispettando le norme e i valori dominanti Grazie all’uso dei simboli, le persone creano una cultura basata sull’interpretazione della realtà sociale. Tramandando queste idee e valori nel processo di socializzazione Struttura La società è un sistema stabile, costituito da strutture interconnesse tra loro. Le persone agiscono entro dei limiti culturali, il cambiamento è quindi graduale e temporaneo È l’ordine sociale mantenuto dai gruppi dominanti, mediante la coercizione la minaccia dell’uso della forza, l’azione che sfida l’ordine è causa di cambiamenti strutturali Viene prodotta attraverso ripetute azioni individuali che creano un modello. È intrinsecamente instabile e modificabile, deve essere continuamente riprodotta attraverso l’azione individuale Potere Le disuguaglianze fra gruppi hanno la funzione positiva di motivare le persone più qualificate a ricoprire ruoli più importanti Il potere è concentrato nelle mani di un gruppo dominante che lo usa per sfruttare e opprimere gli altri. La disuguaglianza deriva dalla lotta fra i gruppi per impadronirsi delle risorse Le radici del potere affondano nei rapporti sociali tra persone. La disuguaglianza deriva dalle azioni dei singoli Considerazioni sull’interpretazione sociologica La comprensione dello sguardo sociologico è il tentativo di capire il nuovo mettendolo in relazione col vecchio. Un fenomeno emergente è messo in relazione con quelli precedenti, esso produce ipotesi, si fanno indagini, si crea una teoria e si indaga sulle persone. Si classificano i motivi per cui si volge il fenomeno. Incorporare il unto di vista degli altri ci migliora. Assunti base della sociologia: Concettualizzazione: non esistono fatti nudi e crudi, i fatti esistono solo all’interno di un quadro concettuale Approccio deduttivo (che va dal livello generale al particolare), la teorizzazione precede la prova empirica, indirizzando l’intera attività di ricerca attraverso le definizioni dei fenomeni che fornisce il quadro generale che ne deriva. ( scuole filosofiche razionaliste ) Approccio induttivo (che va dal particolare al generale) l’osservazione precede la teorizzazione e quest’ultima deriva direttamente dalla valutazione dei risultati emersi dalla ricerca. (scuole filosofiche empiriste) Il metodo è stato posto per la prima volta al centro del discorso filosofico-epistemologico da Descartes, matematico e filosofo aderente al razionalismo. cose Epistemologia: la riflessione filosofica che si occupa dei fondamenti e delle possibilità conoscitive delle scienze. Metodologia: parte della logica che si occupa dei fondamenti del metodo, con lo scopo di individuare e riflettere sui principi da seguire per giungere a una conoscenza scientifica. Teorizzazione: caratteristiche generali che una teoria deve avere perché possa essere considerata scientifica in base all’ideale della scienza moderna. La scienza moderna si definisce come un campo a sé stante, definito sia da un linguaggio specifico sia da determinate regole, che si differenziano da quelle utilizzate nella vita quotidiana. L’ideale della scienza moderna prevede l’adozione di un linguaggio specifico, volto a definire le cose in modo razionale e il più chiaro possibile, cosicché́ le nostre idee trovino una forma che le renda in grado sia di essere trasferite ad altri sia di essere sottoposte al controllo empirico. Concettualizzazione: attività razionale tramite la quale, con un’operazione di astrazione, vengono formulate idee logicamente definite ed empiricamente controllabili che rappresentano fenomeni reali. Queste idee sono dette concetti scientifici e il loro insieme in un dato campo scientifico costituisce il linguaggio oggettivo di quella disciplina, ovvero l’insieme dei concetti che definiscono gli oggetti e gli eventi oggetto di studio. Per Cartesio, il modello della geometria costituiva la base del metodo scientifico, definito da quattro regole principali: accettare l’evidenza, scomporre la difficoltà, andare dal più semplice al più complesso, dare ricognizioni esaustive. Secondo Good e Hatt il metodo p qualcosa di più generale della tecnica, definita come una procedura specifica con la quale lo scienziato raccoglie e ordina i suoi dati. Il metodo, al contrario, sarebbe una cornice di regole applicabili ai campi scientifici più diversi, una sorta di guida base tramite cui vengono messe a punto quelle specifiche operazioni mediante le quali la ricerca viene concretamente condotta. Dal secondo punto di vista, vi è sempre una rigida separazione tra il metodo scientifico e l’oggetto di indagine, nel senso che al variare di quest’ultimo il primo non cambia. Gli assertori di questa posizione ritengono che il metodo scientifico, sia sempre e uno solo, così come è la scienza. Popper ha contribuito a diffondere e rafforzare questo punto di vista. Secondo Popper l’osservazione empirica è sempre preceduta da un interesse e quindi da qualcosa che ha un riferimento teorico. Il metodo scientifico è unico, nel senso che esso consiste in una serie di passaggi logici che sottopongono le teorie a controlli empirici sempre più rigorosi. Ciò conduce alla sua non-falsificazione: infatti è sufficiente un’unica smentita per confutare una teoria. Falsificabilità: è un ulteriore criterio di demarcazione tra scienza e non-scienza: una teoria è scientifica se, e solo se, essa è falsificabile. Significa che una teoria deve essere espressa in forma logica e deduttiva, tale da partire da un asserto universale per ricavarne, in maniera rigidamente concatenata, una conseguenza particolare, controllabile empiricamente. Così, per il monismo metodologico di Popper, la contraddizione è sempre l’indice di un errore nella teoria e non un elemento che appartiene alla struttura stessa del reale. Feyerabend fu un critico di questa posizione, alla quale ha opposto le tesi dell’incommensurabilità̀ e dell’anarchismo metodologico: non vi può essere un sistema di regole definite e immutabili da utilizzare come guida nell’attività̀ scientifica, anche perché non vi è un denominatore comune tra teorie rivali. L’osservazione non può essere separata dalla teoria e, poiché́ ogni teoria procede sulla base di esperienze proprie, non vi è alcuna possibilità̀ logica di confrontare empiricamente teorie diverse. Per Feyerabend, questa riconosciuta mancanza di metodo testimonia il fatto che la scienza assomiglia al sapere non-scientifico assai più di quanto sia disposta ad ammettere, visto e considerato che procede in modo caotico e casuale esattamente come altre dorme di conoscenza. L’ethos della scienza moderna Secondo Merton, i principi alla base della scienza moderna non costituiscono un insieme di assunti etici, ritenuti buoni e giusti in sé. Da questo punto di vista uno scienziato, in quanto professionista, non apprende e riproduce solo un habitus tecnico ma anche un’etica professionale che influenza la sua identità sociale e personale. Quattro serie di imperativi istituzionali costituiscono l’ethos della scienza moderna: universalismo, comunismo, disinteresse e dubbio sistematico. A. Universalismo è un principio secondo il quale ogni verità che pretende di essere tale deve conformarsi a criteri impersonali prestabiliti. Si producono due conseguenze: la soggettività dello scienziato viene messa in secondo piano; il giudizio sulle affermazioni contenute in una ricerca deve dipendere solo da criteri generali e non dalle caratteristiche socioeconomiche dell’autore. B. Comunismo è quella posizione per cui i risultati raggiunti da uno scienziato non sono parte del suo patrimonio personale ma devono essere comunicati e resi trasparenti agli altri membri della comunità scientifica, che possono così controllarli, condividerli e discuterli criticamente. Questo principio è sia un presupposto per lo sviluppo della scienza, sia un atteggiamento di onestà intellettuale e di cooperazione che lo scienziato deve adottare come attore sociale. C. Disinteresse è quell’atteggiamento per cui l’unico criterio che deve orientare l’attività dello scienziato è la ricerca rigorosa della conoscenza in quanto tale. D. Dubbio sistematico è quel principio secondo il quale ogni aspetto del mondo può e deve essere oggetto di critica, sospendendo ogni giudizio fino a quando non vi siano prove empiriche che lo supportino. Per Merton, la presenza di questi quattro principi non mette semplicemente in luce lo stretto legame sussistente tra modernità e scienza ma anche la sostanziale incompatibilità̀, sul lungo periodo, tra sviluppo scientifico e dittatura: solo all’interno di un contesto democratico tutti e quattro i principi fondamentali dell’ethos scientifico possono trovare l’ambiente adatto a proliferare. Tuttavia, se da una parte l’ethos scientifico è intrinsecamente portatore di una cultura democratica e meritocratica, tanto l’agire delle strutture di disuguaglianza quanto la specializzazione tecnica e la separazione tra scienza ed etica, nel senso del farsi carico delle conseguenze sociali e morali delle proprie scoperte e della propria attività, sterilizzano spesso l’effetto democratizzante della scienza sulla società. Come si sviluppa la scienza: dalle rivoluzioni scientifiche alla molteplicità̀ dei programmi di ricerca Sin dall’antichità̀ la scienza era una forma di conoscenza assoluta che consentiva di giungere alla verità. Il fisico e storico della scienza Thomas Kuhn ha proposto un’interpretazione della storia della scienza basata sul concetto di” paradigma”. Nel suo libro La struttura delle rivoluzioni scientifiche propone il concetto di paradigma scientifico, vale a dire un insieme di assunti, idee e presupposti filosofici sul mondo e sul modo di fare scienza, adottati da una determinata comunità scientifica in un dato momento, all’interno del quale vengono sviluppate le teorie propriamente scientifiche e condotta l’attività scientifica stessa. Quanto, tuttavia, la comunità scientifica si convince che la tradizione paradigmatica non è più in grado di fornire gli strumenti adatti alla risoluzione dei rompicapo che si presentano, si rivolge, se possibile, ad un altro paradigma. Si tratta però di un evento raro secondo l’autore, che apre una fase di lotte, un periodo di scienza rivoluzionaria, al termine del quale si afferma un modo nuovo di intendere il mondo e l’attività scientifica. Questi studi ci permettono di avvicinarci al campo specifico delle scienze sociali. La posizione dell’autore mette in luca non solo l’influenza reciproca tra contesto e produzione scientifica, ma soprattutto incrina l’idea del monismo metodologico della visione popperiana. Il problema fu ripreso da Lakatos che, ne La metodologia dei programmi di ricerca scientifici, nota che quelle che siamo abituati a considerare teorie diverse tra loro possono essere in realtà̀ ordinate in famiglie di teorie, poiché́ ciascuna condivide un nucleo in comune. Queste famiglie sono “programmi di ricerca e contengono anche assunti metodologici su come condurre le indagini. All’interno di una medesima disciplina convivono spesso più programmi di ricerca”, e il prevalere dell’uno sull’altro avviene quando uno di essi si dimostra in grado di scoprire e dar conto in modo razionale a nuovi fatti. La sociologia come scienza empirica Per mettere in pratica queste analisi, la sociologia assume come proprio l’ideale fondamentale della scienza moderna, vale a dire l’interrogazione empirica della realtà̀, attraverso un metodo e delle tecniche d’indagine che consentono di mettere alla prova ipotesi e teorie. Lallemer nel suo Le idee della sociologia da una parte la sociologia è, come tutte le opere umane, un prodotto storico e culturale che ha incluso e ridefinito selettivamente i principi della scienza moderna, anche in base ai diversi contesti nazionali e alle vicende particolari in cui si è sviluppata e istituzionalizzata come disciplina accademica; dall’altra, ha elaborato un linguaggio oggettivo suo proprio, misconoscendo così l’idea generatrice della sociologia, in quanto scienza empirica che si origina dai fatti e deve restare ai fatti. (empirismo). Le dimensioni di base della sociologia come scienza empirica sono due; il rapporto tra teoria e ricerca sociale; le controversie sul tipo di metodo da utilizzare. Di qui nasce quell’ineliminabile pluralismo di programmi di ricerca. Rapporto tra teoria e ricerca sociale Meta-dati definizioni che precedono e fondano uno studio empirico concreto e sono parte essenziale della realtà studiata e in nessun modo il ricercatore può eluderli. Nella Teoria e struttura sociale Merton afferma che mentre la teoria ha come oggetto alcuni aspetti dell’interazione sociale tra gli uomini, la metodologia riguarda la logica del procedimento scientifico in quanto tale e non è quindi specifica della sola sociologia. Merton distingue la teoria sociologica propriamente detta da ciò che sembra teoria ma, in realtà, non lo è, pur rientrando a vario titolo nelle attività necessarie all’impostazione della ricerca. Queste attività teoriche diverse dalla teoria sociologica propriamente detta sono: - Orientamenti sociologici generali: indicano quali caratteristiche del fenomeno debbano essere prese in considerazione, senza considerarne le interrelazioni - Concetti sociologici: sono le categorie attraverso le quali un fenomeno viene definito ed è dunque studiabile attraverso l’utilizzo di specifici indicatori c) Spiegazione sociologica del fenomeno. Può essere messa in atto solo seguendo lo sviluppo di quel fatto sociale che si intende spiegare attraverso tutti i tipi sociali in cui si presenta, ricorrendo in particolare all’analisi comparata e al metodo delle variazioni concomitanti. L’autore utilizza altri due espedienti metodologici nella sua concreta pratica di ricerca. Il primo tipo di strategia consiste nel sottoporre la propria teoria alla prova empirica considerata più ardua, per dimostrarne in modo definitivo la giustezza. Il secondo espediente serva per cogliere quella conditio sine qua non dell’esistenza del fenomeno. Infine per Durkheim, il sociologo è in grado di produrre una conoscenza obbiettiva della realtà. Tuttavia la sociologia non è estranea alle sorti della società: anzi, Durkheim riteneva che la sociologia non sarebbe durata molto se non avesse contribuito a migliorare la società. IL NEO-POSITIVISMO. Guardava al metodo delle scienze naturali e ai suoi principi come gli unici in grado di produrre un sapere certo sia nel campo proprio delle scienze empiriche sia in quello della filosofia. Per gli esponenti di questa corrente, un linguaggio ha senso solo se i contenuti da esso veicolati possono essere verificati empiricamente, mentre tutto ciò che appartiene al campo della metafisica va respinto. 1. Dimensione ontologica: il neo-positivismo assume un atteggiamento nei confronti della realtà che potremmo definire realismo critico, per cui la realtà esiste ed è oggettivamente conoscibile ma non facendo riferimento ai dati provenienti direttamente dai sensi umani 2. Dimensione epistemologica: la realtà conosciuta esiste indipendentemente dal soggetto conoscitore ed è oggettivamente conoscibile, a patto che il raggiungimento della verità venga inteso come un criterio limite. 3. Dimensione metodologica: il metodo scientifico sperimentale è indicato ancora come l’ideale metodologico di riferimento, un ideale che unifica sia le scienze naturali sia quelle sociali e che individua nella matematica e nella statistica i suoi linguaggi per eccellenza. Merton e il funzionalismo come metodo Per Merton esiste certamente un metodo scientifico valido sia nel campo delle scienze naturali sia in quello delle scienze sociali. Egli richiama la necessità per la sociologia di elaborare teorie a medio raggio, in grado cioè̀ di essere utilizzate ed empiricamente controllate nella ricerca sociale, pur avendo un’aspirazione alla generalità̀. Merton individua tre postulati dei primi funzionalisti: - Postulato dell’unità funzionale: tutti gli elementi di una cultura e tutte le attività sociali sono funzionali all’intero sistema sociale o culturale - Postulato del funzionalismo universale: ogni aspetto di un sistema sociale o culturale svolge una funzione positiva nei confronti dell’integrazione sociale - Postulato dell’indispensabilità: ogni elemento esistente in una società o cultura è indispensabile per lo svolgimento di una specifica funzione, così come vi sono specifiche funzioni indispensabili al sistema Merton propose così il protocollo dell’analisi funzionale: - Esatta descrizione dei sistemi sociali oggetto dell’analisi. I fenomeni collettivi si sviluppano sempre in un più vasto contesto e sono legati quindi ai suoi elementi - Spiegazione del contesto sociale in cui presenta il sistema in questione. I sistemi ai quali appartengono i fenomeni studiati vanno a loro volta contestualizzati nella società e nell’epoca in cui si collocano - Elenco delle alternative strutturali che possono fungere da equivalenti funzionali. Si tratta dell’individuazione di meccanismi e strutture che possono produrre gli stessi effetti - Valutazione del significato del sistema per coloro che ne fanno parte e delle motivazioni che li spingono alla conformità alla devianza. La soggettività degli attori sociali non può essere messa tra parentesi, occorre sempre comprendere i significati che essi attribuiscono a ciò che fanno e le motivazioni che li portano a essere conformisti o devianti. - Analisi delle funzioni manifeste e latenti del sistema. Si tratta di individuare gli effetti ufficiali e non ufficiali presente nel sistema considerato. - Calcolo del bilancio netto di funzioni e disfunzioni del sistema stesso. Il campo dell’ermeneutica nelle scienze sociali Ermeneutica: l’arte dell’interpretazione, traduzione, chiarimento e spiegazione. Tale termine designa l’opera di decodifica delle motivazioni e dei significati posti alla base delle azioni sociali degli individui, per scoprire le origini e il Funzionamento stesso di un determinato fenomeno sociale. Dimensione ontologica: per gli ermeneutici la realtà sociale e intrinsecamente costruita attraverso l’azione e il pensiero delle e degli uomini, e non esiste indipendentemente da loro. Dimensione epistemologica: alla stretta unità ontologica del mondo sociale corrisponde una stretta unità tra soggetto conoscitore e soggetto conosciuto. Dimensione metodologica: occorre mettere in campo una sorta di empatia metodologica, ovvero cercare di comprendere e ricostruire in modo corretto le motivazioni alla base delle azioni degli attori sociali e come queste si combinano. Lo storicismo tedesco e il dibattito sul metodo Dilthey dice che esiste una separazione tra scienze dello spirito e scienze della natura: le prime devono tener conto della soggettività e della storicità della cultura mentre le seconde operano in un mondo di oggetti inanimati. Mentre le scienze della natura possono costruire un sapere a sua volta obbiettivo e basato sulla cumulabilità̀ delle scoperte, le scienze dello spirito producono un sapere sempre relativo e i loro risultati via via acquisiti possono essere riutilizzati nel seguito della ricerca, qualora si siano dimostrati utili alla comprensione dei nuovi fatti. Max Weber e la sociologia comprendente (il metodo delle scienze storico-sociali) Nell’analisi weberiana, la scienza rappresenta parte integrante del processo di modernizzazione e di razionalizzazione e ha un ruolo essenziale nel determinare il significato e la portata della verità scientifica. I caratteri essenziali sono incompiutezza e oggettività̀, cioè il fatto che la scienza è un’opera aperta che non avrà mai fine, fondata sull’osservazione delle cose come appaiono. Le scienze sociali sono in continuo divenire: di fronte a ciò che di nuovo accade nella storia dell’uomo, esse rinnovano continuamente le proprie domande e reinterrogano la società. Avalutatività: la capacità dello scienziato sociale di tenere in considerazione i propri valori nello scegliere cosa osservare e da che punto di vista, per poi effettuare in modo rigoroso il percorso di ricerca. Detto questo, Weber ritiene che le caratteristiche metodologiche dalle scienze sociali siano essenzialmente tre: 1. Le scienze sociali si riferiscono alla cultura. La cultura, intesa come insieme di valori, idee e norme, comprende ciò che gli individui producono con le proprie azioni sociali, costruendo così l’ambiente in cui vivono. 2. Le scienze sociali sono storiche. La produzione culturale e le azioni sociali degli individui si svolgono sempre all’interno di un divenire storico, sono cioè mutevoli perché mutevoli sono le loro condizioni. 3. Le scienze sociali utilizzano la comprensione dell’azione sociale per costruire spiegazioni. La sociologia cerca di comprendere, attraverso l’empatia metodologica, i significati, i valori e le motivazioni che gli attori sociali pongono alla base del loro agire. La base del processo scientifico di ricerca teorizzato Weber sono gli ideal-tipi, che rendono possibile a un tempo la comprensione e le spiegazioni sociologiche, essendo continuamente perfezionati attraverso i risultati stessi della ricerca sociale. Gli ideal-tipi non sono modelli che esprimono come “dovrebbe essere” la realtà, ma concetti tipici delle scienze sociali attraverso i quali i fenomeni empirici vengono definiti, analiticamente, nelle loro caratteristiche ricorrenti ed essenziali. Esistono tre categorie di ideal-tipi: - Individualità storiche, fenomeni quali il capitalismo occidentali o la città nella società industriale - Elementi della realtà storica che si ritrovano in un gran numero di casi concreti - Ricostruzioni razionalizzate di insiemi di comportamenti Infine Weber introduce il significato di “effetto emergente” è una conseguenza non voluta né prevedibile di una serie di comportamenti, all’interno di un processo storico. Interazionismo simbolico e ground theory Gli approcci di Garfinkel e Goffman mantengono i grandi processi sullo sfondo, concentrandosi essenzialmente su ciò che avviene nei piccoli contesti di vita quotidiana. Blumer segue i principi metodologici di questo approccio: a. Oggetto della conoscenza sociologica sono le interazioni sociali reali, tramite le quali gli attoria sociali costruiscono culturalmente e simbolicamente il proprio mondo sociale, agendo poi di conseguenza b. La realtà sociale va studiata nei suoi contesti naturali. Ciò significa che il ricercatore deve cercare di avvicinarsi e persino di entrare il più possibile negli ambiti sociali che sta studiando, provando a ridurre la distanza tra sé e i soggetti studiati e restituendo all’analisi e alla comunità scientifica, in una forma più trasparente, proprio questa naturalità. c. I concetti devono essere utilizzati in funzione sensibilizzate, cioè come elementi che fungono da guida, in grado cioè di orientare il lavoro di analisi scientifica ma senza condizionarlo in termini di necessità di verifica o falsifica di precise ipotesi. L’approccio di Blumer è basato su presupposti induttivisti. Questo ci riconduce alla ground theory: strategia metodologica secondo la quale la teoria deve emergere direttamente dai dati, attraverso un lavoro di codificazione e riaccorpamento delle informazioni. Questo approccio presenta due versioni: - Versione naturalista, per cui il ricercatore sociale è un osservatore attento ed esterno. - Versione costruttivista, per cui il ricercatore deve cercare di stabilire un percorso di ricerca collaborativo e condiviso con i soggetti studiati. La ricerca sociale in pratica: tecniche quantitative e tecniche qualitative Le informazioni sono gli elementi del reale che noi raccogliamo, attraverso l’osservazione, per farci un’idea di un determinato fenomeno. Le informazioni vengono riorganizzate nei dati empirici. Questi dati sono quelli su cui ragioniamo per trarre le conclusioni del nostro studio. Le tecniche della ricerca sociale sono quell’insieme di procedure pratiche e sistemiche attraverso le quali raccogliamo informazioni sui fenomeni sotto osservazione ed elaboriamo i fati che ne conseguono. Vi sono due grandi tipi di indagini: esplorativo-descrittive, volte ad aumentare le nostre conoscenze su un dato fenomeno e quelle esplicative, che mirano a fornire una spiegazione del perché un dato accadimento si verifichi in un certo modo. Inoltre, per l’ottenimento dei dati da elaborare, la ricerca sociale può avvalersi di fonti informative primarie e secondarie. Le prime sono direttamente costruite dal ricercatore, che le progetta appositamente per i propri particolari scopi (“on field”, raccogliere dati in maniera diretta). Le secondarie vengono costruite da altri e non sono elaborate per scopi specifici della ricerca (“on desk” sistematizzazione dei dati raccolti). Le due famiglie di tecniche della ricerca sociale sono quella quantitativa e quella qualitativa. Le tecniche quantitative si basano su una matematizzazione delle informazioni e forniscono dati espressi in un linguaggio statistico. Le tecniche qualitative, al contrario, si basano sull’utilizzo del linguaggio naturale e del linguaggio oggettivo per analizzare e descrivere il mondo sociale, rinunciando all’uso della matematica. Tecniche di ricerca quantitative Una ricerca quantitativa prevede: 1. La ricognizione preliminare della letteratura disponibile sul problema trattato, nonché́ la sua discussione critica 2. La scelta di una teoria di riferimento su cui basare le ipotesi e i concetti utilizzati nella ricerca, anche alla luce della face precedente 3. L’operazionalizzazione, processo tramite il quale si scelgono dimensioni, indicatori, indici e variabili CAP 4 CULTURA, ISTITUZIONI E PROCESSI CULTURALI - 17 CULTURA E RELIGIONI Definire la cultura La cultura è difficile da definire, ma è parte della società, cioè di un gruppo di persone che vivono in un territorio specifico e condividono una cultura. Generalmente è definita come insieme delle credenze, delle norme, dei valori, della conoscenza, dei comportamenti e degli oggetti materiali condivisi da un gruppo di persone attraverso il processo di socializzazione da una generazione all’altra. Non è una cosa genetica o logica, quindi va appresa. La cultura opera a molteplici livelli: microlivello (azioni quotidiane delle persone), mesolivello (norme all’interno di un’organizzazione come la scuola o l’ufficio) e macrolivello (credenze e pratiche associate a grandi gruppi di persone) Elementi della cultura Cultura materiale e immateriale Materiale: prodotti di una cultura come vestiti, giocattoli, arte, abitazioni. È astratta, ma viene trasportata verso cose concrete. Gli oggetti incorporano dei simboli (crocifisso o bandiera) Immateriale: culture, credenze, conoscenze sociali come stereotipi e pregiudizi Le forme della cultura Valori- Cos’è desiderabile? Principi profondamente radicati utilizzati dalle persone per giudicare il mondo, soprattutto per ciò che è desiderabile o significativo per gli individui. I valori si traducono in politiche pubbliche (tasse, servizi sociali). È importante porsi il problema della condivisione dei valori all’interno di una società, bisogna capire quali sono i valori fondamentali all’interno della società per capire se c’è condivisione reciproca di essi o meno. Schwartz classificò 10 valori condivisi e generalmente intesi con un significato simile in molte culture: - Potere - Universalismo (apprezzamento e preoccupazione per l’umanità) - Successo - Edonismo (ricerca del piacere personale) - Benevolenza (generosità e compassione) - Tradizione - Auto-affermazione (ricerca dell’emozione e della sfida personale) - Conformismo - Autodeterminazione - Sicurezza L’importanza data a questi valori all’interno di società diverse non è la stessa e non sempre i valori coesistono facilmente (è difficile far coesistere potere e benevolenza). Le società teocratiche danno maggior importanza al conformismo e alla tradizione. Il dare importanza a determinati valori può creare dissonanza anche all’interno della stessa società. Hunter definì la guerra culturale come un disaccordo significativo sui valori fondamentali e le posizioni morali all’interno di una società. Le linee di frattura diventano evidenti in contesti familiari, scolastici e artistici, si pensi al patriottismo, alla sessualità, la libera espressione e la tradizione. I conflitti si combattono a livello di idee ma occasionalmente sono avvenuti episodi di violenza. Le differenze di priorità sono talmente profonde da poter essere chiamate guerre culturali? Pur differendo di opinioni, le persone non sono necessariamente intolleranti verso quelle altrui. L’élite politiche mettono in evidenza le differenze di valori e promuovono la polarizzazione di conflitti e dell’estremismo. Credenze- Cos’è vero? Specifiche convinzioni o opinioni che le persone accettano come vere. Esse ci aiutano a comprendere i problemi fondamentali del mondo da un punto di vista particolare. Non hanno a che fare con la scienza o la razionalità, le persone ci credono e la cosa fonda la loro vita e dà loro le risposte alle domande della vita (religioni, politica, nazionalismi). La fede nelle religioni sono molto diffuse in alcune società piuttosto che in altre, l’importanza della religione si abbassa quando l’istruzione e il benessere crescono. Una grande eccezione sono gli US, dove l’82% degli intervistati ha dimostrato che la religione è importante nella loro vita. I dati più bassi forniti dal Pew Global Attitudes Project riguardano la Gran Bretagna, la Francia e il Giappone, mentre quelli più alti l’Indonesia, la Nigeria, l’Uganda; più sono poveri i paesi più tendono ad essere religiosi. Conoscenze Informazioni, consapevolezza e comprensione che aiutano le persone a orientarsi nel mondo. Le metto in pratica perché funzionano e sono dimostrabili. Questa conoscenza è chiamata anche “capitale culturale” e spesso si dà per scontata la conoscenza della cultura che si ha interiorizzato. Lo shock culturale è l’esperienza di disorientamento dovuta alla mancata conoscenza di una situazione non familiare. Si prova quando si viaggia fuori dal proprio paese. È possibile provare questo shock anche all’interno del proprio paese, come una persona che ha vissuto in un piccolo borgo e visita una grande città, o un ateo che frequenta una famiglia religiosa, si sente fuori luogo. La conoscenza culturale è essenziale per la sopravvivenza. Norme- Cos’è appropriato? Aspettative di un comportamento appropriato, definiscono i limiti entro i quali ci si deve comportare. Costruiscono un ponte tra le idee di una cultura e le sue consuetudini. Comunicano alle persone cosa dovrebbero fare e cosa no, ma non sono fisse o rigide. Con il mutare della società anche la cultura si evolve per affrontare nuove situazioni (fumo, cinture di sicurezza); si sono sviluppate le norme del cyberspazio, come la “netiquette”, chi usa le email ha imparato a usare il CCN, chi visita i siti ha imparato a vedere tra le FAQ. Queste norme sembrano ovvie, ma si sono sviluppate nel tempo. William Ogburn coniò il termine ritardo culturale per descrivere il modo in cui i nuovi sviluppi tecnologici sono più veloci delle norme che governano le esperienze collegate ad essi; per esempio, nell’uso di connessioni veloci e social network, le definizioni di informazioni che dovrebbero essere private o pubbliche, non sono andate al passo con lo sviluppo di internet. Le norme culturali per l’interazione sociale variano a seconda che ci si rapporti faccia a faccia o online. Le norme vengono rafforzate a livello informale, ma regolamenti formali servono a rafforzare alcune norme significative. Norme formali. Sono le norme rigidamente applicate, hanno pene severe per chi le viola e sono parte dell’ordinamento giuridico, chi le trasgredisce subisce una pubblica vergogna. Norme informali. Chiamate costumi, sono le norme del gruppo comuni in una determinata cultura. È improbabile che si subisca una punizione, ma forse qualche occhiata stranita. Comunicar con la cultura Simboli Una qualsiasi cosa che ne rappresenta un’altra, l’associazione fra un simbolo e ciò che rappresenta è culturalmente definita. La cultura è fondamentalmente simbolica, e attraverso i simboli noi comunichiamo e rafforziamo gli elementi della cultura, collegandoli tra loro e trasmettendoli per generazioni. I simboli possono evocare associazioni emotivamente forti Linguaggio Sistema elaborato di simboli che consente alle persone di comunicare tra loro in modi complessi. Nasciamo dentro un linguaggio, ogni parola porta a molti contenuti. La conoscenza del linguaggio aiuta a creare le subculture (linguaggio delle gang, degli scienziati…). Anche gli animali possiedono un linguaggio per passarsi le informazioni sull’ambiente intorno a loro, ma il linguaggio umano è l’unico in grado di comunicare informazioni su situazioni non immediatamente presenti. Si possono raccontare eventi nel passato, programmare il futuro, narrare storie immaginare. Ci permette di accumulare e trasmettere informazioni e plasmare una storia condivisa. Alcuni gruppi cercano di rivitalizzare linguaggi morti per conservare la cultura. La comunanza del linguaggio non comporta la condivisione della cultura: l’inglese è parlato in molti paesi, ma le persone non hanno la stessa cultura, a volte viene aggiunto il proprio accento e si cambiano delle parole del vocabolario (fall/autumn, truck/lorry, elevator/lift). L’ipotesi di Sapir-Whorf Il principio della relatività linguistica è l’ipotesi per cui i diversi linguaggi influenzano il modo di pensare e di comportarsi di chi parla a causa della loro diversità di contenuto e struttura. Per esempio, le persone identificano con più facilità i colori se nel loro linguaggio ci sono differenze di sfumature di colori simili. Molti studiosi ritengono che si sovrastimi l’influenza del linguaggio sul pensiero, sottolineando il fatto che il linguaggio si adatti alle circostanze e chi lo usa, lo assorbe e inventa un nuovo vocabolario. Il linguaggio riflette i più ampi contesti culturali in cui si è evoluto e ciascuna cultura tende a sviluppare parole ed espressioni uniche, difficili da tradurre in un’altra lingua. Il linguaggio ci aiuta a formare la nostra idea del mondo. Comportamenti: riprodurre la cultura Azioni associate a un gruppo che aiutano a riprodurre uno stile di vita ben preciso. Dei piccoli gesti promuovono un particolare insieme di comportamenti meritevoli nella nostra cultura. Il comportamento richiama l’attenzione sulla differenza fra cultura normativa (ciò che gli appartenenti a una cultura definiscono come propri valori, credenze e norme) e cultura effettiva (ciò che gli appartenenti alla cultura fanno davvero). Oggetti e manufatti Oggetto fisico creato da una cultura e ad essa associato. Gli oggetti culturali sono una variazione di quelli quotidiani (varietà di pane come baguettes, toritllas…). Non sono solo quelli che teniamo in casa, sono anche opere d’arte o icone religiose. I musei contengono opere che raccontano la storia di una particolare cultura. Anche i prodotti dei media culturali come libri e riviste sono oggetti culturali, l’analisi di essi rivela molte informazioni sulla cultura che li ha prodotti in un momento specifico. Cultura, ideologie e potere Le persone vivono immerse all’interno della propria cultura, per loro è difficile cogliere le idee alla base della cultura. I sociologi esaminano i presupposti di ogni cultura affermando che per riconoscere i modi in cui la cultura e potere si intrecciano, bisogna vedere cosa le persone danno per scontato. Un modo per comprendere l’incontro tra cultura e potere è capire l’ideologia: sistema di significati che aiuta a definire e spiegare il mondo e che fornisce giudizi di valore su quel mondo. All’interno di ogni cultura esiste un’ideologia dominante (gruppo di affermazioni ampiamente condivise e regolarmente rafforzate che sostengono il sistema sociale del momento e servono gli interessi delle autorità). Un’ideologia dominante non implica che non ci siano visioni differenti del mondo, le diverse prospettive ideologiche sono coinvolte in una disputa culturale. L’ideologia è definita da quello che definiamo come naturale, tutto ciò che è naturale è considerato come più durevole e stabile di ciò che è creato dall’uomo. Per esercitare efficacemente il potere all’interno di una determinata cultura, coloro che lo detengono devono rinforzare continuamente l’idea di alcune affermazioni siano naturali e di buon senso. Diversità culturale Prendiamo il caso di Billy, un ragazzo preso in cura da un’associazione americana per i bambini abusati e abbandonati. Le motivazioni per cui Billy doveva andare in affidamento è che aveva poca privacy e dormiva con molte altre persone, di lui si occupava sua nonna, non sua madre e non era affezionato alla nonna, anzi, ne era impaurito. Billy era un nativo americano e le pratiche culturali della sua tribù prevedevano che lasciare un bambino solo in una stanza è abbandono, di mantenere un continuo contatto con i membri della famiglia ed è normalissimo che del bambino si occupino i nonni piuttosto che i genitori. Compiti sociali sono universali in tutte le culture, ma i metodi utilizzati variano notevolmente. La cultura è diversificata, varia nel corso del tempo, tra società diverse e anche nella stessa società. Al giorno d’oggi è molto importante capire le diversità culturali delle società; la mobilità diffusa, la globalizazione e il progresso tecnologico hanno fatto sì che molte culture diverse abbiano contatti frequenti determinate norme e messaggi, come l’etica della reciprocità (la regola aurea che invita le persone a trattare le altre come vorrebbero essere trattate) che è presente nel cristianesimo, nell’islam e nell’induismo. È normale che le religioni insegnino delle varianti dei seguenti principi: - Dio è molto più potente di qualsiasi essere umano - Dio è ovunque, dentro e fuori di noi - Dio fa di noi quello che siamo (sono il suo prodotto, senza di lui non sono nulla) - In cambio dei doni ricevuti da Dio, dobbiamo rispettare le sue regole - Dio ha stabilito il modo in cui dovremo vivere - Se andiamo contro la volontà di Dio rischiamo di essere puniti o isolati - Non ci si può fidare di chi non rispetta la volontà di Dio Se sostituiamo la parola “Dio” con la parola “società”, le frasi continuano ad avere senso. La società travalica qualunque individuo, la nostra esistenza e la nostra identità dipendono dai costrutti della società, la sopravvivenza della società dipende dalla nostra disponibilità di rispettarne le norme e a punire chi le viola. Karl Marx: la religione come oppio dei popoli 1844 Marx mise in guardia verso il lato oscuro della religione. Non ne fece un argomento principale dei suoi scritti, ma lo definì come oppio dei popoli: “è l’uomo che crea la religione, non il contrario. La religione è il sospiro dell’oppresso, il sentimento di un mondo senza cuore e l’anima delle condizioni inespressive. È l’oppio dei popoli. L’abolizione della religione in quanto felicità illusoria per gli uomini, è il presupposto della loro felicità reale.” Marx considerava gli dei e la religione come costrutti umani, ma si fermò su due concetti per analizzare la religione: - La religione offre un falso conforto ai credenti. Marx affermava che il potere esercitato dalla religione sugli individui deriva dal sollievo temporaneo che assicura a fronte dell’oppressione reale e al vuoto della vita quotidiana. Per Marx questa rappresentava una mistificazione, perché pur incoraggiando la carità nei confronti dei poveri, la religione non evita la povertà. La religone offre un sollievo temporaneo a una vita dolorosa e piena di oppressione, ma non fa nulla per affrontare le condizioni che producono il dolore - I detentori di potere manipolano la religione. I membri della classe dominante favoriscono la dipendenza dalla religione-oppio. La religione serve gli interessi della classe dominante, assicurando la sottomissione degli oppressi. Non promuove il cambiamento sociale, ma induce gli individui a immaginare un mondo fantastico in cui troveranno sollievo dopo la morte. Secondo Marx, la religione è il riflesso della struttura economica che ne è alla base. La considerava un problema solo quando costruiva una falsa coscienza che impedisce alle persone di riconoscere la vera fonte dell’infelicità. Marx ed Engels pensavano che alcune credenze religiose potevano supportare un’azione politica radicale. Negli US gli attivisti religiosi hanno sempre usato la fede per difendere i poveri, per combattere i diritti civili, per opporsi alla guerra e appoggiare i sindacati. Dagli anni ’60 alcuni leader cattolici sudamericani combinarono le credenze religiose con le teorie economiche marxiste, e formarono la teologia della liberazione (forma di cristianesimo dedicata a combattere la povertà e le altre forme di ingiustizia sociale), subendo la condanna e la scomunica dalla Chiesa. Max Weber: il disincanto del mondo. 1905 Weber studiò la relazione tra le religioni e la vita economica. Nel suo libro “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”, spiegava che alcuni valori religiosi del protestantesimo contribuirono involontariamente all’ascesa del capitalismo e all’industrializzazione. I calvinisti credevano nella parsimonia e nel lavoro, considerando il successo economico come segno di salvezza e del favore divino. Per Weber l’etica protestante e lo spirito del capitalismo, avrebbero consentito ai calvinisti di investire per l’industrializzazione. Uno dei contributi principali di Weber consiste nella dettagliata spiegazione del processo di lungo termine che ha portato la razionalità come base per l’organizzazione economica e sociale. La razionalizzazione della società fu accompagnata da un declino dell’influenza della religione; la capacità della scienza di spiegare il mondo in modo dettagliato, aveva portato a ridurre il potere della religione nella vita quotidiana. Weber prevede le conseguenze negative della razionalizzazione, con l’ascesa della gabbia d’acciaio della burocrazia e la sempre maggior influenza del denaro. Non si riferiva solo alla razionalizzazione della società, ma anche al disincanto personale: in assenza dell’etica della fratellanza espressa dalla religione, la vita individuale non avrebbe avuto né un significato, né una direzione specifica. Egli osservò che tutte le religioni nascono dall’assunto che la vita abbia un significato. La scienza non si pronuncia sul significato della vita, forse la vita non ha un significato finché gli individui non ne trovano uno. Peter Berger: la sacra volta 1967 Dato che la razionalizzazione sembra togliere significato alla vita, gli individui continuano a cercare rifugio nel sacro. Berger affermò che la religione rappresenta il tentativo di creare una realtà significativa in cui vivere. La religione ci aiuta a dare senso alla nostra vita e mette ordine nel mondo. L’aspetto più importante dell’ordine socialmente costruito è di natura socio-psicologica: la religione funge da scudo contro il terrore, difende gli umani dal pericolo di mancanza di significato, in cui l’individuo si perde in un mondo dominato dal disordine. La religione fornisce una sacra volta sotto la quale i membri si rifugiano. La religione funziona meglio quando tutti i membri di una società condividono la stessa interpretazione della realtà. La religione nel contesto globale La religione nel mondo Circa l’86% dell’umanità si identifica in una religione, anche se non tutti partecipano al culto. Il cristianesimo è la religione più diffusa, con presenza significativa ovunque tranne che in Asia. L’islam è concentrato in Africa e Asia. Il 14% della popolazione non pratica alcuna religione (agnostici e atei) ed è concentrata in Asia ed Europa. Andare alla ricerca di Dio sul mercato religioso Negli ultimi anni la religione ha cominciato ad assomigliare a una merce venduta dalle organizzazioni religiose e acquistato dai consumatori che fanno dei paragoni prima di prendere la decisione finale. Un’offerta diversificata di religioni limita il potere delle singole confessioni, assicurando più tolleranza e libertà religiosa per tutti. I sociologi che usano questo tipo di analisi partono dal presupposto che la domanda di religione sia costante, ma la salute della religione dipende dall’offerta di essa. Dato che le istituzioni religiose non si sono adattate alle nuove condizioni sociali e ai gusti dei consumatori, le religioni hanno avuto un calo di fedeli. Negli US e in Europa il fenomeno è stato bilanciato dalla nascita di religioni alternative che offrono una varietà vasta di scelte nel mercato delle religioni. L’ampia offerta delle religioni e la concorrenza tra le fedi è positiva per i credenti e per le organizzazioni religiose e per la religione in sé. Bruce affermò che la religione sopravvive perché si impegnano in attività che vanno oltre la mera relazione tra l’individuo e il soprannaturale, mirano anche alla promozione di valori morali, alla solidarietà, alle opere di carità e alle cause politiche. Secolarizzazione La categoria religiosa a maggior crescita in Europa e negli US è costituita da coloro che affermano di non avere affiliazione religiosa (16/18%): l’influenza della religione sta scemando? Bisogna guardare al dibattito sulla secolarizzazione: declino in atto nella rilevanza social delle credenze, delle pratiche e delle istituzioni religiose. Secolarizzazione e modernità I padri della sociologia si resero conto che l’influenza della religione stesse rallentando la modernità; l’affermazione della scienza e della razionalità hanno portato un nuovo modo di pensare che poneva lo scetticismo, il dubbio sistematico e l’evidenza empirica alla base della conoscenza. Stando alla tesi della secolarizzazione, la rilevanza sociale della religione è diminuita per effetto della modernità. Alcuni sociologi criticano questa tesi, facendo riferimento all’attività religiosa negli US e all’ascesa del fondamentalismo in tutto il mondo. I sostenitori della secolarizzazione non prevedevano la scomparsa della religione, solo un calo della sua influenza sociale. La secolarizzazione varia dai periodi storici e dalle culture seguendo l’industrializzazione e la democratizzazione: la secolarizzazione è più pronunciata nelle società ricche e moderne. L’effetto della modernità sulla secolarizzazione va letto come processo multidimensionale che opera a vari livelli della società: Livello macrosociologico: la secolarizzazione differenzia la religione da altri aspetti della vita sociale. Un tempo la religione permaneva nell’intera società, ma la modernizzazione ha diviso la vita sociale in diverse sfere, vita pubblica e privata si sono distinte sempre di più e la religione è diventata sempre più privata, riducendo la sua influenza sulla società. Il mondo moderno è stato razionalizzato perché i governi operavano in base a politiche e regole, anziché in base alla tradizione religiosa. La scienza ha fatto avanzare l’apprendimento basandosi su analisi empiriche anziché sull’insegnamento religioso Livello mesosociologico: la secolarizzazione è la perdita di autorità delle verità rivelate. L’urbanizzazione e l’industrializzazione hanno riunito persone di diverse culture, idee e religioni. I gruppi religiosi sono diventati simili ad altri movimenti sociali cercando di influenzare il dibattito politico e morale. Questa forma di secolarizzazione è stata supportata da diversi teologi poiché consentiva a diverse credenze di coesistere pacificamente Livello microsociologico: la secolarizzazione è la perdita di rilevanza della religione nella vita quotidiana delle persone. I ricercatori quantificano la secolarizzazione a questo livello in base a indicatori come l’affiliazione religiosa o la partecipazione alle celebrazioni. La secolarizzazione riflette il declino dell’autorità religiosa, come si vede nella minore influenza delle credenze religiose e dei leader religiosi sulle altre istituzioni e sulla vita sociale in senso lato. La secolarizzazione oggi La crescita degli ideali di libertà individuale, di uguaglianza democratica e del rispetto per la diversità hanno indebolito l’autorità religiosa tradizionale: la gerarchia ecclesiastica è superata (uguaglianza), l’affidamento solo al clero dell’interpretazione della dottrina religiosa (democrazia), la pretesa di possedere la verità assoluta è fuori dal tempo (rispetto di altre tradizioni). Dopo che la religione è diventata meno importante, è derivata l’ascesa dell’umanesimo secolare (sistema di credenze che enfatizza la moralità e il processo decisionale basato sulla ragione, sull’etica e sulla giustizia sociale, anziché sulla dottrina religiosa), invece della divinità, le società moderne sono unite da altri valori come la democrazia. Le società hanno sviluppato una religione civile (serie di credenze comuni e pratiche rituali condivise che uniscono le persone in una società secolare), i simboli e i rituali “sacri” della libertà democratica, sono l’equivalente secolare delle icone e dei rituali religiosi. Durkheim suggerì di usare le scuole per impartire un’educazione secolare, prendendo le distanze dalla religione. La resistenza dei fondamentalisti al cambiamento Basandosi su un’interpretazione letterale della Bibbia, il Kentucky’s Creation Museum spiega ai propri visitatori che gli esseri umani e i dinosauri coesistevano nel giardino dell’Eden, che la terra esiste da 6000 anni e che l’evoluzione è un mito. Il rifiuto del pensiero moderno è chiamato fondamentalismo (movimento religioso che predica il rigoroso rispetto dei principi tradizionali in tutti gli aspetti della vita sociale, basandosi sull’interpretazione letterale dei testi sacri di una religione). La rinascita di tendenze fondamentaliste negli ultimi decenni potrebbe apparire in contrasto con la tesi della secolarizzazione Il fondamentalismo ieri e oggi La parola fondamentalismo deriva da una serie di manifesti religiosi pubblicati dai protestanti conservatori dal 1910. Questo fondamentalismo originario si opponeva ad altre sette. In seguito al processo Scopes 1925, nel quale un professore di liceo fu messo sotto inchiesta per aver insegnato la teoria evoluzionista anziché quella biblica, i fondamentalisti vennero emarginati dalla società americana. Negli anni ’70 riemersero in opposizione ai cambiamenti sociali, divennero politicamente attivi contribuendo alla resurrezione di un movimento conservatore politico all’interno del partito repubblicano che ottenne il massimo dei consensi negli anni ’80. sociale nelle proprie attività di tutti i giorni. Gli etnometodologi sono convinti che la struttura sociale esista proprio perché la costruiamo costantemente. Garfinkel e i suoi colleghi hanno cercato di far emergere queste strutture tramite i breaching experiments: situazioni sociali controllate in cui si infrangono deliberatamente le regole sociali, violando regole di base e modelli di comportamento consolidati. Violando le regole a cui normalmente non viene data tanta attenzione, i breaching experiments forniscono illustrazioni creative e umoristiche della struttura sociale a livello microsociologico. Per esempio una volta gli studenti di Garfinkel si sono comportati da ospiti in casa loro e i loro genitori si sono stupiti del loro atteggiamento molto gentile. Violando le norme sociali, si mette in luce l’esistenza di norme inespresse che strutturano molti aspetti della vita sociale e sono visibili solo quando vengono infrante Struttura sociale a livello mesosociologico: le organizzazioni Tutti noi viviamo all’interno di una vasta gamma di organizzazioni (famiglia, scuola, imprese, ambienti di lavoro, enti pubblici). La sociologia ci permette di capire come la struttura organizzativa influenzi la nostra vita e come le nostre attività quotidiane ci premettano di rivedere questa struttura. La struttura organizzativa sono le regole e routine, sia formali sia informali, che ispirano l’attività quotidiana all’interno delle organizzazioni. In ogni organizzazione le persone ricoprono ruoli diversi e hanno delle norme e aspettative da rispettare. Ci sono delle regole formali (codici di condotta o le job description) e delle regole informali e le routine (accordi tra colleghi, suddivisione dei compiti a casa). Struttura sociale a livello macrosociologico: funzioni e interrelazioni tra istituzioni sociali È possibile riconoscere la struttura sociale nei modelli di comportamento di una società. Alcuni sociologi ricorrono alla prospettiva funzionalista concentrandosi sull’interrelazione tra le istituzioni. Le strutture sociali hanno funzioni specifiche che soddisfano i bisogni della società nel suo complesso. Al centro dell’analisi c’è il concetto di equilibrio, il bilanciamento tra varie strutture che mantiene la stabilità sociale. Parsons (pioniere della teoria funzionalista) concentrava la sua attenzione su grandi problemi macrosociologici, cercando di capire come operassero le diverse parti che compongono la società. Egli era interessato al tema dell’integrazione sociale, il processo mediante il quale le strutture e i valori sociali uniscono le persone all’interno di una società. Si considerino per esempio le funzioni del lavoro: le funzioni economiche sono intuibili, ma quelle sociali quali sono? Che part ha il lavoro nel rafforzare l’integrazione sociale? Come si collega alle altre istituzioni sociali? Le funzioni sociali del lavoro sono le routine quotidiane che portano stabilità e prevedibilità alla vita; esso promuove il senso di responsabilità e la capacità di andare d’accordo con gli altri. Dal momento che le istituzioni sociali sono interdipendenti, il loro equilibrio è precario: un cambiamento che si verifica in un’istituzione, indurrà un cambiamento anche nelle altre. Per esempio, negli ultimi anni sono aumentati il numero di persone che richiedono un’istruzione superiore per trovare lavoro, quindi le università si sono ingrandite per soddisfare questa domanda. L’esistenza di una struttura o di un’istituzione sociale non ne implica una funzione positiva, ad esempio, la sepazrazione tradizionale dei ruoli di genere (la donna a casa e il marito che porta a casa il pane) era definita da Parsons come funzionale; i sostenitori della teoria femminista dimostrarono che i ruoli condizionassero gli uomini e le donne: le donne erano limitate nel poter dare un contributo lavorando fuori casa e gli uomini erano limitati nel tempo da passare con i figli. In alcuni casi le strutture hanno funzioni negative, sono disfunzionali. Come cambiano le strutture: l’azione sociale Gli esseri umani non sono meri prodotti della struttura, noi pensiamo, decidiamo, agiamo e anche se la struttura ci pone di limiti, abbiamo comunque una capacità d’azione. Tipi di azione sociale Weber, che definiva la sociologia come scienza che studia l’azione sociale, voleva capire cosa motiva le nostre azioni e dimostrò che gli obiettivi dell’azione umana di modificano col tempo e la cultura. Weber identificò quattro ideal-tipi di azione umana: - Azione tradizionale: motivata dal costume, guidata dal passato, è vincolata dall’idea che le cose sono sempre fatte allo stesso modo. Es: pratiche familiari che si tramandando da generazioni - Azione affettiva: guidata dalle emozioni e dai sentimenti. - Azione razionale rispetto al valore: orientata da un’ideale sia nel suo svolgersi, sia nei fini che intende perseguire. Non è un comportamento affettivo, ma è una precisa strategia razionale - Azione razionale rispetto allo scopo: motivata da logiche di efficienza. Quando le persone definiscono i propri obiettivi e decidono come raggiungerli, l’analisi è razionale Nella realtà, l’azione umana è complessa ed è una combinazione di queste motivazioni. Weber era convinto che la moderna società industriale fosse soggetta all’azione razionale rispetto allo scopo e temeva che la sua diffusione avrebbe reso la società molto efficiente e altamente produttiva, ma impersonale. L’azione razionale rispetto allo scopo nella società globale: la McDonaldizzazione del mondo Il sociologo Ritzer nel 2011 affermò che una forma di azione razionale rispetto allo scopo, la McDonaldizzazione del mondo, sta condizionando la nostra vita quotidiana. Quest’azione razionale imporrebbe la struttura standardizzata ed efficiente di un fast-food a tutti gli aspetti della nostra vita. La McDonaldizzazione ha quattro dimensioni: - Efficienza: ricercare il miglior metodo possibile per svolgere i compiti, spesso eseguendo una serie di azioni altamente specifiche e predeterminate - Calcolabilità: enfatizzare gli aspetti quantitativi di prodotti e servizi, caratterizzati dal concetto di economie di scala - Prevedibilità: tentare di omogenizzare prodotti e servizi, indipendentemente dal tempo o luogo. Questo processo è confortante per i clienti che sanno cosa aspettarsi, ma produce mansioni che lasciano poco spazio al pensiero creativo - Controllo: esercitare il controllo sui dipendenti e sui clienti applicando regole inflessibili, limitando le opzioni e usando nuove tecnologie che monitorano e regolamentano il comportamento La McDonaldizzazione è una forma estrema di azione razionale perché molti aspetti della vita vengono dettati dalla ricerca dell’efficienza. Per esempio oggi si può fare la spesa senza interagire con nessuno, si possono pianificare i pasti con un tasto nel forno a microonde o pianificare ogni attività che si fa in una vacanza. L’iperfocalizzazione sull’efficienza potrebbe avere conseguenze indesiderate, come per esempio accollarci del lavoro non retribuito (cassiera, benzinaio per noi stessi). La finalità di un ristorante fast-food è servire rapidamente dei pasti economici di discreta qualità. Gli addetti dei fast-food svolgono mansioni di routine e standardizzate. Ritzer definisce il mistero della McDonaldizzazione: come e perché un’azione altamente razionale può produrre dei risultati che limitano, compromettono e arrivano a vanificare la razionalità. L’azione razionale mira a migliorare l’esperienza umana attraverso la ricerca costante dell’efficienza e del progresso, ma tale azione estrema può essere inefficiente e deumanizzante. Il potere Il potere incide su tutti i livelli della società e influenza la vita quotidiana delle persone. Il potere assume tante forme ed è essenziale per capire come vanno le cose nella società. Il potere di cui disponiamo incide pesantemente su quello che possiamo realizzare nella vota, sul lavoro o sulla nostra comunità. Il potere è strettamente legato alle disuguaglianze sociali che a loro volta sono basate su varie caratteristiche. Comprendere le diverse forme di potere Definizione di potere Il sostantivo potere deriva dal verbo latino potere che significa “essere in grado”. Weber definì il potere come capacità di conseguire un risultato desiderato, anche andando contro l’opposizione di altri. In questa definizione ci sono due elementi importanti del potere: la capacità di ottenere il risultato: “potere di” e la capacità di prevalere su un’opposizione “potere su”. I due aspetti non si escludono reciprocamente. Obiettivi collettivi ed empowerment: il “potere di” (capacità di conseguire un risultato desiderato) Gli approcci che si basano sul concetto di “potere di” sono quello funzionalista e quello dell’empowerment. Per Parsons l’approccio al “potere di” può essere applicato ai sistemi sociali come scuole, governi o intere società: una collettività detiene il potere nella misura in cui può realizzare i suoi obiettivi; ciò presuppone l’accesso alle risorse come il denaro, le informazioni e le conoscenze. Le società dotate di potere possono assicurare un tenore di vita più elevato ai propri cittadini L’approccio basato sull’empowerment, ovvero l’ampliamento delle capacità delle persone di raggiungere un obiettivo desiderato, enfatizza il momento del “potere di”, aspetto sul quale si sono soffermate le neofemministe. Virginia Held afferma che il potere è la capacità di cambiare e responsabilizzare sé stessi e gli altri. Per la politologa Hartsock. La teoria femminista del potere considera il potere una competenza e un’abilità, non una forma di predominio. La sociologa Collins mise in luce l’utilizzo del potere per resistere all’oppressione. L’empowerment comporta una crescita personale e professionale dell’individuo, può comunque coinvolgere organizzazioni, comunità e intere categorie di persone. Le agenzie di sviluppo internazionale tentano di accrescere il potere dei gruppi di persone povere, accrescendone la capacità di prendersi cura di sé stessi. Es: in Bangladesh si è proposto di emancipare un gruppo di persone vittime della povertà attraverso l’assistenza economica e dei programmi educativi; un programma in Sudafrica è riuscito a dimezzare l’incidenza della violenza sessuale nella comunità; in Europa e nord America, il movimento femminista ha contribuito a migliorar la condizione sociale delle donne. Le strategie di empowerment, che siano adottate da un individuo o dalle organizzazioni, richiedono generalmente una combinazione di tre elementi: - Educazione: il più noto approccio all’empowerment. Per raggiungere il proprio obiettivo le persone devono caire la situazione in cui si trovano, devono avere una chiara idea di ciò che si deve fare e acuisire le cometenze i cui hanno bisogno - Organizzazione: delle persone vengono messe insieme per identificare gli obiettivi comuni e tentano di raggiungerli. Quando persone prive di potere si organizzano in comunità, possono amplificare le preoccupazioni dei membri e aiutarli ad opporsi agli avversari. - Networking: comporta l’esigenza di uscire dalla cerchia stretta di conoscenti per cercare alleati. Le organizzazioni interagiscono formando coalizioni e alleanze, mettono insieme le risorse per raggiungere obiettivi che non potrebbero conseguire da sole Il dominio: il “potere su” (anche andando contro l’opposizione di altri) Le persone discordano a tutti i livelli della vita sociale: genitori/figli; aziende/cittadini; partiti politici. I tentativi di organizzare dei progetti incontrano delle opposizioni e genera conflitto. L’approccio del “potere su” si focalizza sul tentativo di dominare gli altri. Dahl vede il potere solo in termini di dominazione: A ha potere su B, nella misura in cui può indurre B a fare qualcosa che non farebbe. Il dominio esiste a qualunque livello della società: i matrimoni combinati (livello individuale), disuguaglianze (livello societario). Le disuguaglianze di potere che sussistono a livello macrosociologico, influiscono anche sulla vita quotidiana delle persone; allo stesso modo, anche le scelte individuali delle persone possono avere un impatto sulle dinamiche generali del potere sociale. L’utilizzo più evidente del potere come mezzo di dominio è quello che si ha nei conflitti politici ed economici, in cui le élite tentano di mantenere i propri privilegi sugli altri membri della società. Strategie finalizzate a superare un’opposizione: persuasione, ricompensa, coercizione Le parti coinvolte in un conflitto hanno tre opzioni di base: - Persuasione: convincere le persone che l’obiettivo è corretto e vantaggioso. Questo tipo di potere è limitato perché non è in grado di superare un’opposizione ostinata e non sempre il suo interessi vengono generalmente ritenuti veri e universali. Manipolando le idee, i detentori del potere riescono a fabbricare il consenso altrui. Gramsci affermava che l’egemonia è una condizione precaria che il potere costituito deve mantenere a fronte delle minacce che lo assediano costantemente. I poteri economico, politico e culturale affondano le proprie radici in istituzioni sociali del mondo reale (imprese, governo e religioni). In diversi momenti una è stata più influente di altre. In Occidente il potere delle istituzioni religiose ha avuto un peso decisivo sulla vita quotidiana nel periodo medievale; nel 1700 e 1800 con la laicizzazione dello stato il potere politico ha inciso molto e nei decenni scorsi, il potere economico delle grandi multinazionali è diventato tanto influente da oscurare l’influenza del governo a volte. Potere e relazioni sociali Il potere deriva dalle relazioni sociali e viene limitato dalle relazioni su cui si basa. Tipi di autorità Weber fece una distinzione tra autorità e potere. L’autorità, o potere legittimo, è accettata spontaneamente da chi ci si assoggetta. Per Weber ci sono tre tipi di autorità: - Autorità tradizionale: potere la cui legittimazione si fonda sul rispetto di pratiche culturali consolidate. Le pratiche possono variare fortemente, ma moti leader tradizionali si sono generalmente considerati autorità legittime perché il loro potere derivava da convenzioni naturali che si tramandano da secoli e non vengono quasi mai messe in discussione. Le credenze religiose contribuiscono a supportare l’autorità tradizionale - Autorità razionale-legale: la sua legittimazione deriva da leggi, regole e procedure codificate. Un presidente o un primo ministro vengono eletti per un determinato periodo. Queste persone hanno legittimazione perché sono state selezionate tramite un processo socialmente e giuridicamente concordato. Un processo razionale-legale richiede una certa trasparenza e una giustificazione logica, per Weber con l’ascesa della scienza, le forme razionali-legali avrebbero sostituito quelle tradizionali - Autorità carismatica: la sua legittimazione deriva dalle straordinarie caratteristiche personali di ogni singolo leader, che ispira lealtà e devozione. La leadership carismatica non è trasmissibile, quindi questa forma di autorità è breve ed episodica. I leader possono indurre gruppi di persone ad agire, anche se non hanno alcun potere istituzionale. Il ruolo dell’obbedienza Weber basava la sua distinzione tra autorità e potere sulle percezioni di coloro che obbediscono agli ordini, ma non si preoccupava di come vengono creare queste percezioni e di come i vari tipi di leader mantengano il potere conservano la fedeltà dei seguaci. Un esempio estremo è la sindrome di Stoccolma, che comporta i prigionieri a seguire spontaneamente le direttive dei carcerieri. Questo fenomeno non trasforma il potere del sequestratore in legittimo, ma dimostra che l’obbedienza è più complicata di quanto si pensi. Il potere è limitato dalle relazioni sociali su cui si basa. Un comandante ha potere solo se i sottoposti accettano di seguirne gli ordini. I regimi autoritari possono crollare quando un certo numero di cittadini si rifiutano di obbedire ai propri leader e chiedono un cambiamento. Anche coloro che detengono il potere nella vita quotidiana dipendono dall’obbedienza degli altri. Gli studenti che accettano di completare il compito dato dal professore; i dipendenti che obbediscono alle regole fissate dal capo… Le persone non sono recettori passivi delle pretese di chi esercita il potere, possono reagire in modi diversi, dall’adesione alla resistenza. Il grado di obbedienza che sussiste in una situazione sociale non è rilevabile alla prima occhiata: ci vuole una comprensione sociologica del potere per capire che sotto la superficie calma è presente un conflitto latente. Quando viene meno l’obbedienza, il conflitto potrebbe uscire fuori improvvisamente. Il potere della disobbedienza Dato che il potere opera all’interno delle relazioni sociale, uno dei grandi paradossi della viga sociale è che coloro che ritengono di non avere potere, ne hanno molto. La storia è piena di cittadini che si uniti e hanno sconfitto gli oppositori. I lavoratori si sono coalizzati per avere concessioni dai datori di lavoro; le donne si sono unite per cambiare le leggi e le istituzioni dominate dagli uomini. Le strategie non violente adottate dal movimento per i diritti civili negli US hanno spinto molti altri movimenti a combattere per i loro diritti. Tutti possono esercitare una certa dose di potere, come minimo sulle proprie azioni. Scott scoprì che i contadini di una comunità in Malesia potevano esercitare dell’influenza sulle politiche pubbliche usando le “armi dei deboli” come i pettegolezzi, la resistenza passiva, la disobbedienza e il sabotaggio. Anche gli studenti potrebbero apparire come un gruppo privo di potere all’interno delle istituzioni che frequentano, l’attivismo studentesco ha prodotto dei cambiamenti nelle politiche e nei regolamenti delle università e ha dato origine a nuovi programmi didattici. Negli anni 80 l’attivismo studentesco ha indotto molte imprese a bloccare gli investimenti nel Sudafrica dell’apartheid. Successivamente negli US, le dimostrazioni degli studenti per l’innalzamento del salario minimo e contro lo sfruttamento del lavoro minorile, hanno portato dei cambiamenti nelle politiche retributive. Negli ultimi anni gli studenti hanno contestato l’aumento delle tasse universitarie e i tagli ai fondi. Il successo di queste manifestazioni dimostra che gli studenti hanno più potere di quanto credono. Il buon esito delle iniziative in difesa dei gruppi oppressi dimostra due verità sul potere: la prima, che quando lavorano insieme, le persone accrescono il proprio potere individuale, la seconda che la disobbedienza è un mezzo potentissimo per i promotori del cambiamento. I detentori del potere resistono al cambiamento promosso dai gruppi oppressi perché ciò minaccerebbe i loro privilegi Potere e privilegio Il potere che dispongono i vari gruppi è ineguale e delle popolazioni hanno più potere e privilegi rispetto ad altri. Il privilegio è un vantaggio o beneficio particolare che non è disponibile a tutti. Molte persone vivono la vita quotidiana inconsapevoli dei loro privilegi, e questo è un privilegio. Es: gli eterosessuali non devono preoccuparsi del loro orientamento sessuale perché norme, leggi e pratiche istituzionali della nostra società sono sempre state dalla loro parte. Possono vivere la loro vita senza temere conseguenze negative. La comunità LGBT non ha questo privilegio. La consapevolezza di un privilegio non è per sentirsi in colpa, ma consente di capire meglio la società rimuovendo i paraocchi che ci impediscono di vedere come opera il potere. Capire il privilegio può aiutarci a identificare le risorse che abbiamo a disposizione per emanciparci e ridurre la disuguaglianza. Per capire le dinamiche del potere e del privilegio conviene mettersi nei panni di chi ha meno potere. Smith sviluppò la teoria orientata dal punto di vista specifico che mette in discussione assunti incontestati sulla società, analizzandola da vari punti di vista, in particolare da quello che si trova in posizioni subordinate. Il pov è il luogo da cui la persona vede il mondo ed è strutturato dalla sua collocazione sociale (etnia, classe, genere e orientamento sessuale). Dopo l’uragano Katrina a New Orleans, il governo non ha risposto in modo adeguato ai danni causati ai poveri della città che erano maggiormente neri. 2/3 dei neri erano convinti che se le vittime fossero state bianche sarebbero state aiutate. Nelle società caratterizzate dalle disuguaglianze, i gruppi hanno diverse prospettive ed ognuna di queste è parziale, quindi è importante considerare più pov per avere una migliore comprensione della vita sociale. CAP 6 INTERAZIONI SOCIALI, GRUPPI E PROCESSI DI SOCIALIZZAZIONE Cultura e interazione sociale All’inizio la vita sociale è caratterizzata da interazioni vis a vis. Poi negoziamo i nostri rapporti con gli altri membri della famiglia, gli amici e gli estranei. Due sociologi, Cooley e Mead sostennero che le interazioni sociali sono fondamentali per lo sviluppo del nostro sé. Grazie alla socializzazione siamo in grado di assumere le prospettive degli altri e di determinare il significato delle loro azioni, metodo che diventa parte integrante della nostra interazione sociale. Interazione: giungere a un’interpretazione comune della realtà In quanto esseri umani, la nostra vita produce simboli: abbiamo creato lingue; realizziamo immagini; utilizziamo i gesti. Per interagire con successo dobbiamo concordare sul significato di questi simboli: quando comunichiamo ci affidiamo al linguaggio e alle conoscenze condivise. Linguaggio condiviso Senza il terreno comune del significato condiviso, l’interazione sociale diventa disorientante e inefficiente. Anche quando il linguaggio è condiviso esistono delle parole o espressioni non comprese da tutti, perché specifiche di un periodo storico, di una subcultura o un gruppo. Il gergo è una parte delle subculture che evolve velocemente, entra ed esce dall’uso quotidiano in poco tempo. Quando comunichiamo con persone conosciute, la conversazione si basa su riferimenti comuni e interpretazioni condivise Conoscenza condivisa Una vita quotidiana che scorre senza intoppi dipende dall’intersoggettività: la condizione in cui più persone interpretano nello stesso modo la conoscenza, la realtà o un’esperienza. Un’interazione di successo richiede che ogni persona assuma la prospettiva dell’altra per giungere a un’interpretazione comune. L’interazione sociale costruisce costantemente il nostro mondo sociale. I membri di una società condividono anche norme e costumi, riferimenti storici e altre informazioni che hanno appreso attraverso la socializzazione. Hanno una prospettiva comune che permette loro di capire come gli altri vedono il mondo e consente alla società di funzionare senza problemi. La vita quotidiana è ricca di interpretazioni della realtà condivise, date per scontate e inespresse. Il tranquillo funzionamento della vita quotidiana si basa in parte sull’interpretazione condivisa dalle persone di quella che è la natura della realtà. Es: quando si prende un mezzo pubblico, si condividono con l’autista e gli altri passeggeri le modalità di entrata e uscita e come pagare i biglietti. Analogamente, il piacere per una forma d’intrattenimento dipende da una base di conoscenza condivisa. Molte commedie danno per scontato che si capiscano i riferimenti alle persone famose, ai politici, ad altri programmi televisivi o agli eventi di attualità. Anche i pubblicitari si affidano spesso a visioni condivise di ciò che è desiderabile, per questo i loghi e gli slogan riescono ad essere comunicativi attraverso un significato e un marchio preciso. Quando si incontrano e si interagisce con degli estranei, gli elementi condivisi della cultura costituiscono un terreno comune che facilita le interazioni di routine. Es: quando si va in un negozio di cose per computer, e si va alla cassa, l’espressione del viso, il tono di voce e il linguaggio corporale sono elementi che contribuiscono alla breve interazione tra il cliente e il cassiere. Nel caso in cui il cliente non sa nulla di computer e si affida completamente al commesso che risponde elencando i vari prodotti con entusiasmo, in quel caso il cliente vuole che il commesso scelga il prodotto. Esasperato, il cliente se ne va senza comprare nulla. In questo caso il cliente e il commesso non sono riusciti a raggiungere l’intersoggettività: non si sono messi d’accordo su quello che serviva perché l’interazione avesse successo. Alcune interazioni possono avere delle conseguenze più gravi. Es: nel 2006 dei soldati americani arrestarono un arabo sunnita ribelle a casa sua. L’uomo chiese di essere ammanettato fuori casa per non essere visto dalla famiglia perché la cultura irachena pone molta importanza sull’onore di un uomo. Ma i soldati lo ammanettarono dentro casa davanti alla famiglia e lo trascinarono fuori e lo videro anche i vicini. In questo caso, un’interazione dovuta al fraintedimento culturale basilare avrebbe potuto avere gravi conseguenze. Definire “reale” una situazione: il teorema di Thomas 1928 Il nostro pov diventa la nostra realtà. I sociologi affermano che la “realtà” è il risultato di ciò che impariamo dalla nostra società. Diamo per scontata la nostra realtà e ciò può mettere in moto delle conseguenze reali. Es: ci sono due proiezioni del mondo sulle cartine, quella di Mercatore e quella di Peters, la prima è quella tradizionale, mentre la seconda rappresenta le dimensioni dei continenti Aspettative di ruolo In una commedia è l’autore che determina il ruolo dell’attore; nella vita reale sono le aspettative culturali. Se un avvocato entrasse in tribunale vestito male, salutasse il giudice con “ciao” e ridesse alle domande dell’accusa, sarebbe assurdo perché da un avvocato ci si aspettano delle caratteristiche tipiche del suo ruolo. Spesso diamo queste aspettative per scontate, ma il loro significato diventa ovvio nel momento in cui vengono violate. Il costume, gli accessori, il linguaggio e le emozioni appropriate sono alcune risorse che gli attori utilizzano per rendere convincente la propria performance. Un attore deve interpretare un ruolo che lascia spazio alla creatività. Vale lo stesso anche per i ruoli sociali: le aspettative associate a qualsiasi ruolo sono socialmente definite, ma gli individui devono interpretare attivamente quel ruolo. Gestione delle impressioni Un ruolo viene interpretato alla presenza di un pubblico. Gli attori cercano di convincere il pubblico di essere veri e autentici. In quanto attori sociali, siamo impegnati nella gestione delle impressioni: attraverso la nostra interpretazione cerchiamo di controllare l’immagine che gli altri hanno di noi. A volte le persone si calano a tal punto nel ruolo da considerarne l’interpretazione parte integrante di sé stessi. Altre volte le persone cercano di mantenersi separate dal ruolo quando lo interpretano: desiderano che il pubblico veda la differenza tra il ruolo e il loro ver sé. Es: un dirigente che dice “sa odio questa faccenda del ‘capo’, ma…” Palcoscenico e retroscena Il palcoscenico è visibile dal pubblico, mentre il retroscena no. Gli attori interpretano il loro ruolo quando sono sul palcoscenico, ma dietro le quinte tornano ad essere sé stessi. Anche gli attori sociali cambiano il proprio comportamento a seconda del luogo in cui si trovano. Il cameriere che sorride ai clienti, in cucina potrebbe lamentarsi per le mance scarse. Le reti sociali Sono l’insieme dei legami sociali che collega le persone, tradizionalmente basate su interazioni personali, ma ora anche internet offre dei vantaggi per le reti, come l’opportunità di trovare persone con cui condividere un interesse. Natura delle reti Alcuni legami sociali come quelli con gli amici, possono influenzare chi siamo e potrebbero esserci d’aiuto in alcune occasioni; altri possono servire da legame tra le persone e nuovi contatti o aprire opportunità in nuovi ambiti sociali. Comprendere i modelli di associazione delle reti sociali ci aiuta a capire come le persone sono integrate nella società. L’analisi delle reti sociali ha molte funzioni: studiare le dinamiche sociali di un quartiere, comprendere la comunicazione sul luogo di lavoro, analizzare come si diffonde l’AIDS o capire meglio i collegamenti sociali online. I programmi informatici possono aiutare i ricercatori a condurre analisi complesse delle reti riportando in un diagramma i collegamenti fra i loro membri. Le reti sono di dimensioni differenti e variano per forza, caratteristiche di chi ne fa parte, distanza fisica tra i membri e interazione fra loro. I diagrammi di reti illustrano i collegamenti tra i membri e i loro modelli di interazione: aiutano a rilevare i legami nascosti tra le persone. L’analisi sociale rivela come sia più probabile che nella nostra rete si trovino persone simili a noi. Secondo il principio dell’endogamia sociale, secondo il quale il contatto sociale avviene in percentuale maggiore fra persone simili che fra persone diverse. Genere, età, religione e classe sono caratteristiche importanti che avvicinano o allontanano le persone. La maggior parte delle reti sociali è più omogenea della popolazione presa nel suo insieme. Forza nei legami di rete Alcune delle nostre ereti sono formate da amici intimi, dalla famiglia o da altre persone con cui abbiamo un forte legame. È normale voler passare il tempo con loro e questo desiderio è reciproco. Più forti sono i legami, più è probabile che esse ci forniscano un sostegno. Gran parte del supporto deriva da un numero scarso di legami molto forti che possono avere un’importanza fondamentale nei tempi di crisi. Es: le persone che a New Orleans avevano legami fuori dalla regione, furono quelle che maggiormente se ne andarono, mentre quelle che non avevano legami fuori dovettero contare sul governo per il sostentamento. Altre reti sono formate da persone che hanno un legame reciproco debole: colleghi di lavoro, vicini, conoscenti casuali. Anche queste reti possono essere d’aiuto: Granovetter sintetizzò questo concetto in “la forza dei legami deboli”. Nel corso del suo studio sui dirigenti e professionisti scoprì che molte persone erano in grado di ottenere un miglior posto di lavoro utilizzando legami deboli. I membri sociali di queste reti possono attingere a cerchie sociali più vaste di quelle a loro accessibili, ottenendo l’accesso a una serie di contatti sociali, informazioni e altre risorse più vaste. Questi contatti sono stratificati per classe sociale: nelle classi più alte ci sono contatti con persone di potere e influenti, chi ha meno potere è in svantaggio perché escluso dalle reti sociali più influenti. Formalizzare la struttura: gruppi e organizzazioni La vita sociale comporta qualcosa in più delle interazioni tra singoli individui. In tutti gli ambiti sociali, le persone interagiscono seguendo modelli che danno vita a piccoli gruppi come famiglie e amici, o a organizzazioni come luoghi di lavoro e le scuole. Quando si creano, la struttura sociale diventa più formale ed essi sono definiti da modelli di partecipazione dei loro membri. Si è parte integrante di un gruppo con la continua partecipazione. La forza del legame con gli amici è il fatto che l’interazione avvenga spesso, se invece, si comunica raramente, il gruppo si indebolirà e si perderanno i contatti. Analogamente, perché un’organizzazione sia formale, i membri devono mantenere un determinato livello d’interazione che varia tra organizzazioni. Le scuole e i luoghi di lavoro richiedono frequenza; dato che spendiamo molto tempo a scuola o al lavoro, si crea il contesto per un’interazione sociale. Gruppi primari e secondari I gruppi sociali sono un insieme di persone che interagiscono abitualmente le une con le altre e che sono consapevoli del loro status di gruppo. Una folla che si ritrova in una situazione in unu momento, non costituisce un gruppo in senso sociologico, perché le persone sono riunite per un avvenimento che accade una volta. Lo stesso vale per una categoria di persone come le persone con gli occhi azzurri. I gruppi possono essere informali e possono essere creati, modificati o sciolti senza problemi, ma, diversamente dalla folla, essi condividono valori, norme e aspettative comuni. Gruppi primari Formati da persone con contatti regolari, relazioni durevoli e con un legame emotivo tra loro. Sono agenti di socializzazione influenti e possono avere un impatto importante sulla vita di una persona. Gruppi secondari Formati da persone che interagiscono in modo relativamente impersonale, in genere per eseguire un compito specifico. Rappresentano associazioni a breve termine, che non implicano un legame emotivo. Non è sempre facile distinguere i due gruppi perché un gruppo secondario come i colleghi, vivono più tempo insieme tra loro che con le famiglie; un gruppo primario può avere origine all’interno di un gruppo secondario. Il miglior modo per distinguerli è pensare alla motivazione e alla profondità del legame tra i membri. Gruppi di riferimento Sono dei gruppi con cui scegliamo di misurarci. Può essere una famiglia, un gruppo di amici o qualsiasi gruppo primario o secondario. Sono importanti perché possono influenzare le nostre scelte: sono i gruppi sociali di cui teniamo conto quando progettiamo le nostre azioni. Es: quando ci si iscrive all’uni ci si domanda cosa penseranno gli amici e se una laurea faciliterà l’entrata nel mondo del lavoro. Essi influenzano le scelte anche quando non ne facciamo parte. Es: i corsi specialistici socializzano gli studenti in base alla professione che hanno scelto e ne adotteranno i modi di pensare, linguaggio, comportamento e modo di vestire. Dimensioni del gruppo e relazioni sociali: diadi, triadi e oltre Secondo il sociologo Simmel, la dimensione del gruppo ha effetti importanti sulle sue dinamiche interne. Diade – 1 rapporto Gruppo formato da due persone, potrà esistere fintanto che entrambi i partecipanti si sentano coinvolti quindi è instabile. Sono il tipo più intenso di relazione sociale. Esempi sono relazioni sessuali, il matrimonio, forti amicizie ma anche due soci di lavoro Triade – 3 rapporti Le dinamiche cambiano molto quando si aggiunge una persona. L’attenzione dei membri si divide, perché le interazioni aumentano. Es: quando una coppia ha il primo figlio o quando a un’amicizia si aggiunge il terzo amico. Insorgono nuove difficoltà: come due amici che si alleano verso il terzo. La dimensione del gruppo determina il tipo d’interazione sociale e man mano che coinvolgono un maggior numero di persone, diventano più stabili perché possono sopravvivere senza alcuni membri, ma più sono grandi, meno forti sono i legami al suo interno. I principali gruppi primari: le famiglie La famiglia come istituzione sociale I sociologi definiscono la famiglia come due o più individui, uniti per nascita o tramite un vincolo sociale, che condividono le risorse, si prendono cura delle persone a loro carico e mantengono un forte vincolo emotivo. Con le sue relazioni e i comportamenti protratti, la famiglia è un’istituzione sociale fondamentale. I vincoli di sangue hanno un ruolo nella costruzione di legami familiari, ma anche i vincoli sociali come adozioni, matrimoni e relazioni amorose creano vincoli familiari. Il significato di famiglia è definito culturalmente, esse variano perché sono costruzioni sociali e riflettono le norme delle diverse culture e tempi. Sono le azioni a preservare o modificare le strutture familiari. Le famiglie assumono molte forme: adulti che si prendono cura di bambini, una coppia adulta, i membri vivono insieme o seprati. L’amore è spesso alla base della vita familiare, ma in alcuni matrimoni sono formali, senza amore. Varianti della famiglia e del matrimonio Le famiglie possono assumere forme diverse come: Reti familiari. le famiglie variano per dimensione e numero. La famiglia nucleare è composta da genitori e i loro figli, mentre la famiglia estesa è composta da altri parenti, come i nonni. Si moltiplicano soprattutto in Europa e nel Nord America le famiglie allargate cioè una famiglia in cui uno degli adulti ha figli nati dalla relazione precedente. Una famiglia allargata deve affrontare una serie di problematiche: la gestione dei rapporti tra genitori divorziati quando uno si risposa; c’è un’influenza maggiore dei genitori naturai sui figli; i figli vivono con fratelli o sorelle di altri nuclei familiari. Si sono sviluppati dei servizi a sostegno delle famiglie allargate, come i mediatori familiari. Matrimonio e convivenza. La natura del vincolo sociale varia tra famiglie. Il matrimonio è una relazione sociale che crea vincoli familiari, comporta relazioni sessuali e viene formalizzata da un contratto giuridico e/o una cerimonia religiosa. La convivenza è una relazione sociale che può creare vincoli familiari e comporta l’intimità sessuale, in cui le persone vivono insieme come partner non sposati. In alcune culture la convivenza suscita riprovazione sociale, mentre in altre viene accettata come alternativa al matrimonio. Eleggibilità matrimoniale. Le culture variano in base al modo in cui selezionano le persone idonee al matrimonio. Alcune impongono l’endogamia cioè il matrimonio tra persone della stessa categoria sociale. Si può proibire il matrimonio tra caste, classi e razze diverse. In altri casi è consentita l’esogamia cioè il matrimonio tra persone di categorie sociali diverse. Molte culture vietano il matrimonio tra consanguinei. Matrimoni combinati. In alcune culture, l’amore romantico è alla base del matrimonio e le persone possono scegliere con chi stare. In altre culture i matrimoni vengono combinati in base alla Le famiglie hanno importanza nello sviluppo del senso d’identità del bambino. Se i bambini si ritengono amati, intelligenti, creativi e forti dipende in gran parte da come vengono trattati dalla famiglia nei primi anni di vita. Sono le prime a insegnare i ruoli di genere appropriati, indicati dall’abbigliamento, i giochi e i compiti che assegnano. All’interno della stessa società, i metodi educativi possono variare in base alla cultura, in modi che riproducono la struttura sociale. Da uno studio di Kohn, negli US i genitori appartenenti alla classe operaia insegnavano ai figli il valore dell’obbedienza, mentre quelli della classe media insegnavano l’autodeterminazione, dove nel lavoro bisogna pensare con la loro testa. I valori diversi accrescono la probabilità che i bambini finiscano per avere le stesser opportunità educative e lo stesso genere di lavoro dei genitori, riproducendo la disuguaglianza strutturale esistente tra una generazione e l’altra. Le differenze culturali possono portare astili di genitorialità diversi. Es: in Malesia si pone l’accento sull’obbedienza e la collaborazione, sono valori coerenti con la loro società, ma in contrasto con l’importanza attribuita alla felicità e al successo personale. La scuola Per molti bambini l’esperienza prolungata con il mondo sociale esterno ha luogo all’asilo nido e alla scuola per l’infanzia. In questi ambienti i bambini imparano a interagire con gli altri e a far parte di un gruppo. Le scuole sono agenti di socializzazione dediti all’insegnamento delle conoscenze culturali, preparano i bambini ai futuri ruoli nella società, forniscono istruzioni in molti campi. Oltre al curriculum accademico formale, le scuole trasmettono un curriculum nascosto: lezioni implicite sul comportamento corretto comunicate a scuola ai bambini. Queste lezioni variano dalle scuole e in base alla crescita dei bambini, ma in generale insegnano a seguire le regole, a stare attenti e tranquilli e a rispettare gli altri I media I bambini e gli adolescenti di oggi hanno un uso massiccio dei media. Il ruolo dei media nella vita di molti giovani è diventato sempre più significativo, soprattutto nei Paesi industrializzati. Nel 2006 il 20% dei ragazzi italiani tra i 7 e gli 11 anni passava più di 4 ore al giorno davanti alla tv; il 70%dei ragazzi europei e americani ha una tv in camera, la metà ha una console per i videogiochi e un terzo ha un computer con internet. Durante la storia, i ragazzi apprendevano morale e valori da storie raccontate in famiglia; oggi queste lezioni vengono trasmesse dai media, il cui primo interesse è vendere prodotti. I media hanno alterato la socializzazione dei bambini in un altro modo: essi hanno avuto accesso al mondo degli adulti grazie alla tv, anche se non sono in grado di leggere la realtà delle situazioni come un adulto. Una preoccupazione per i genitori sono i contenuti sessualmente espliciti e violenti. L’accesso ai media erode il significato di luogo fisico: permette ai bambini di “vedere” dal salotto di casa i campi di battaglia delle guerre. Si sfuma il confine tra infanzia ed età adulta Il gruppo dei pari È il gruppo di persone, in genere di età simile, che condividono status sociale e interessi. Possono influenzare lo sviluppo e il comportamento degli individui. Nei bambini e negli adolescenti, il senso del sé non è ancora sviluppato stabilmente, e sono influenzabili dagli altri. Crescendo, gli adolescenti si staccano dalla famiglia, e il gruppo dei pari può agire da surrogato. Esso dà l’opportunità ai giovani di sperimentare valori, credenze e comportamenti diversi da quelli dei genitori; per separarsi dalle famiglie gli adolescenti cambiano modo di parlare, di vestire e comportarsi e anche gli interessi che seguono. Quando un adulto inizia un nuovo lavoro o si trasferisce in un’altra città, spesso cerca membri del gruppo alla pari per comprendere le norme e i comportamenti sociali appropriati. Ci sono diversi gruppi dei pari: informali, come gli amici; più formali come i colleghi di lavoro. Il luogo di lavoro È uno degli ambienti più importanti dove sperimentare la socializzazione secondaria. La socializzazione professionale è l’apprendimento delle norme informali associate a un tipo di impiego. Studiando o facendo apprendistato per una categoria lavorativa, si apprendono molte indicazioni su come avere successo su quel lavoro. Molti artigiani apprendono come fare il lavoro, ma anche come rattare i clienti. Comprendere norme, valori e comportamenti di una categoria lavorativa, è fondamentale per avere successo in quel campo. La socializzazione nelle occupazioni professionali è una delle funzioni più significative delle università e dei tirocini. Queste esperienze forniscono informazioni specifiche sul tipo di studio intrapreso (i medici studiano l’anatomia e gli avvocati i contratti), ma insegnano anche le norme informali, su come comportarsi. Umo studio condotto sugli studenti della Harvard Law School da Granfield e Konig negli anni ’90, illustra gli effetti della socializzazione professionale in una determinata professione. I ricercatori scoprirono che molti studenti appartenenti all’élite sociali, si erano iscritti a legge per praticare la professione a scopi sociali, collaborando con organizzazioni no-profit, rappresentando clienti poveri e lavorando per evitare abusi dal governo. Nei tre anni di preparazione ad Harvard avevano cambiato idea: attraverso la socializzazione professionale, molti avevano l’idea di entrare in uno studio prestigioso, ricevendo uno stipendio elevato. Una volta lì, se i soci lo avessero consentito, avrebbero portato avanti delle cause por bono. Questo genere di socializzazione prosegue nell’arco della carriera: le persone imparano a rapportarsi con i colleghi più giovani e con meno esperienza. La religione È l’agente di socializzazione più dedito all’insegnamento dei valori e delle credenze. In passato, le istituzioni religiose esercitavano un’enorme influenza su ogni aspetto della vita, offrendo opportunitàsociali ed educative. Quest’influenza ha subito un declino nel corso del XX secolo, ma la religione occupa un posto significativo nella vita di molti. La popolazione americana è molto più coinvolta nella religione rispetto a molti Paesi europei, inoltre molti genitori non credenti, insistono perché i figli ricevano un’educazione religiosa. Per i credenti la religione può essere un agente socializzante importante perché basa i suoi precetti su testi sacri considerati infallibili. In una società dove il benessere materiale e il consumismo sono segni distintivi della cultura convenzionale, le istituzioni religiose promuovono un dibattito sui valori immateriali. Nei decenni recenti, le organizzazioni religiose hanno ampliato l’uso dei mass media, diffondendo il proprio messaggio attraverso notiziari a tema, telecronache, spettacoli e la messa in onda delle funzioni religiose. Le istituzioni totali Il sociologo Goffman nel 1961 ha definito le istituzioni totali che sono delle strutture inglobanti nelle qulai un’autorità regola ogni aspetto della vita della persona. Egli indicò 5 tipi di istituzioni totali: 1. Istituzioni che si occupano di persone definite incapaci e innocue (orfanotrofi e case di riposo) 2. Istituzioni create per occuparsi di persone che non sono in grado di badare a sé stesse, ma che possono costituire una minaccia per la comunità (ospedali psichiatrici) 3. Istituzioni create per proteggere una comunità da coloro che le autorità ritengono costituire un pericolo significativo (prigioni) 4. Istituzioni fondate su un compito specifico che richiede l’impegno totale dei partecipanti (caserme e collegi) 5. Istituzioni intese come “distaccate dal mondo” (monasteri e conventi) Le Istituzioni totali condividono alcune caratteristiche fondamentali: tutti gli aspetti della vita quotidiana si svolgono nello stesso luogo e sotto la guida dell’autorità; i membri si dividono in staff e internati: i primi impongono un programma specifico, esercitano il controllo, applicano le regole e i secondi sono trattati allo stesso modo e subiscono il potere esercitato dai primi. Il mondo chiuso di un’istituzione è un esempio estremo di risocializzazione: un processo mediante il quale gli individui che passano da un ruolo a un altro o da una fase di vita a un’altra sostituiscono vecchie norme e comportamenti con altri nuovi. Nelle istituzioni totali, le persone devono sottomettersi a un regime strettamente controllato e vivono in gruppo con altri con la stessa condizione. Le istituzioni controllate cercano di riprogrammare le persone affinché evitino i problemi del passato, accettino la realtà del presente e si impegnino per il futuro. Quando sono al loro meglio, le istituzioni come gli ospedali psichiatrici possono essere un mezzo benevolo per fornire assistenza e aiutare le persone ad assumere un ruolo nella società; quando sono al loro peggio, come nel caso di campi di concentramento con detenuti politici, possono essere coercitive e oppressive, volte a distruggere la volontà individuale. Non sempre le istituzioni riescono a risocializzare i membri. Es: se le prigioni e gli ospedali psichiatrici controllano la vita quotidiana dei propri ospiti, possono obbligarli a un comportamento specifico e questi non interiorizzano le norme e potrebbero non comportarsi così una volta usciti. Socializzazione, potere e Sé sociale In un libro di antropologia, Kluckhohn raccontò di aver trovato un ragazzo a NY assolutamente sconcertato dallo stile di vita americano. Parlava cinese e non sapeva una parola di inglese, ma il suo linguaggio corporeo era in sintonia con le norme cinesi e la sua visione del mondo contrastava con il modo di pensare americano. Dopo un periodo negli US decise di tornare in Cina. Il ragazzo, dopo la morte dei suoi genitori, era stato cresciuto da una famiglia cinese in un villaggio: era stato socializzato nella cultura cinese e il suo sé era legato a quell’educazione. Riflessività: il sé specchio di Cooley Il senso del sé è l’insieme dei pensieri e delle sensazioni che si provano considerando sé stessi come un oggetto. Gli esseri umani sono esser coscienti di sé: possiamo renderci conto dei nostri pensieri e delle nostre azioni. Questa capacità di autoriflessione è il nucleo del concetto del sé ed emerge solo con l’interazione sociale. Non nasciamo col senso del sé, lo sviluppiamo nel corso del tempo come prodotto della cultura nella quale siamo socializzati e attraverso le nostre esperienze d’interazione sociale. Cooley elaborò il concetto di Sé specchio: l’idea che il nostro sé si sviluppi come riflesso del modo in cui riteniamo che gli altri ci vedano. Secondo il sociologo le nostre interazioni con gli altri comportano tre fasi che forgiano il sé: 1. Immaginiamo la nostra immagine negli occhi degli altri 2. Immaginiamo che gli altri esprimano giudizi su di noi 3. Proviamo una sensazione che deriva dal giudizio immaginato Es: quando ci si sente imbarazzati o orgogliosi di sé stessi. Perché si provano queste sensazioni? Cooley elaborò questo concetto molto prima che i ricercatori potessero sondare i meccanismi del cervello umano; le recenti scoperte in ambito scientifico sono in linea con il suo studio. Il sé delle persone è determinato dalle interazioni con gli altri e varia in funzione delle persone con le quali interagiscono: con gli amici ci si sente a nostro agio, in un colloquio di lavoro si è nervosi e incerti. Il soggetto non cambia, ma varia il contesto e le interazioni con gli altri. Fino a che punto le persone sono in sintonia con i giudizi altrui è un fattore cha varia molto: alcuni si preoccupano eccessivamente del giudizio altrui e ciò succede nelle società tradizionali e nei contesti sociali con meno individui, dove le interazioni personali sono più frequenti; altri sembrano preoccuparsene poco, da diventare auto-referenziali, è un’individualizzazione tipica delle società moderne e di contesti urbani e impersonali Spontaneità vs. norme sociali: l’“io” e il “me” di Mead Un altro modo per esprimere l’equilibrio per sviluppare un sé sano viene dallo studio del sociologo Mead. Secondo lui il sé è costituito dall’io e dal me. L’“io” di Mead è la parte del sé che è spontanea, impulsiva, creativa, imprevedibile. Non è riflessiva, esiste solo nel presente e nello stesso istante in cui si comincia a rifletterci si perde. Quando si dice qualcosa che subito si rimpiange è l’“io” che parla. Quando le persone riferiscono le proprie azioni a istinti, ad agire senza pensare e riflessi, si riferiscono all’“io”. Le persone con un “io” forte tendono ad essere estroverse, perché agiscono indipendentemente dalle convenzioni sociali. Per avere un sé sano, Mead definisce il “me”: il senso del sé appreso dall’interazione con gli altri. Quando si aderisce alle norme sociali, il “me” domina sull’“io”. La socializzazione comporta la ricerca di un equilibrio fa l’“io” e il “me”. Razza Categoria di persone che hanno in comune delle caratteristiche fisiche socialmente significative, come il colore della pelle. Insieme di esseri umani che condividono delle caratteristiche semantiche. Le differenze razziali esistono, sono dati percepibili. Bisogna capire quali differenze sono significative e quali no. Pseudoscienza e razza Il razzismo venne legittimato dalla scienza sin dal 1700 con C. Linnaeus che classificò le piante. Egli classificò anche gli homo sapiens in 4 tipi secondo tratti fisici e caratteriali: - Homo europeanus: pelle bianca, innovatore e rispettoso delle leggi - Homo americanus: pelle ambrata, legato alle tradizioni - Homo asiaticus: pelle gialla, schiavo delle opinioni altrui - Homo arficanus: pelle scura, pigro, negligente È difficile stabilire un criterio di classificazione come la genetica, ma questa classificazione fondò i presupposti per giustificare scientificamente il razzismo: la convinzione che una razza sarebbe superiore a un’altra. A.de Gobineau fu il padre del razzismo scientifico, fu molto influente per gli stati europei e per la politica. Egli contemplò l’esistenza di tre tipi di razze: bianca, nera e gialla. La bianca ha qualità superiori rispetto alle altre, ciò spiegherebbe il predominio esercitato nel corso della storia. L’anatomista Blumenbach nel 1800, dopo aver studiato dei teschi umani, stabilì che Dio aveva creato a sua immagine e somiglianza i caucasici. Nella sua ricostruzione, le altre razze si erano differenziate fisicamente e moralmente dalla visione divina perché si erano trasferite altrove. Legittimazione del razzismo La legittimazione dello schiavismo in America all’inizio era di tipo economico, aggiungere delle caratteristiche morali come il fatto che sono inferiori, aiuta a fregarsene. Le dottrine razziste legittimano i loro comportamenti con teorie di tipo genetico. Queste classificazioni andavano a braccetto con l’idea di essenzialismo razziale: convinzione che presunte differenze naturali e immutabili separino le razze. Viene legittimato anche grazie al fatto che si crede nella biologia, giustifica la dominazione di una razza su un’altra. Weber tra le due guerre mondiali sostenne che per poter usare il concetto di razza dovremmo: constatare delle differenze inconfutabili, chiaramente presentate, definibili, misurabili precisamente e delle quali si possa presentare l’ereditarietà. Bisogna inoltre avere una prova inconfutabile che le differenze razziali siano la causa della diversità di sviluppo tra Europa e Africa, perché potrebbe avere differenze storiche, economiche, religiose, culturali, ma non biologiche. Ogni tanto torna il dibattito sul QI dei neri e dei bianchi, molti accademici si sono basati sul fatto che i neri avessero 20 punti in meno rispetto ai bianchi negli USA. I test misuravano l’intelligenza o la conformazione dell’intelligenza a determinate aspettative? I test erano scritti da bianchi di classe media con un certo tipo di cultura e di istruzione, bisogna scegliere l’indicatore giusto per comparare due categorie disomogenee. Alcune differenze diventano norma (neri in Sud Africa, ebrei negli anni 30), si attribuisce una differenza razziale che poi diventa un giudizio morale per cui quelle persone non possono fare un lavoro, frequentare dei luoghi… Ci sono delle differenze che non sono nella norma, ma ci sono delle segregazioni etniche (quartieri neri o bianchi). Nella differenza biologica vengono collocati dei sentimenti di rabbia e fonti di tensione. Ci sono comportamenti aggressivi nei confronti di alcune culture. Chi aveva dei punteggi alti in una scala di rifiuto delle persone nere, odiava anche altre categorie. Struttura e potere sociale nei gruppi razziali ed etnici Gruppi minoritari e maggioritari Un gruppo minoritario è un insieme di persone che subiscono degli svantaggi e hanno meno potere per via di caratteristiche fisiche o culturali identificabili, mentre un gruppo maggioritario è un insieme di persone che godono di privilegi e hanno un maggiore accesso al potere per via di caratteristiche fisiche o culturali identificabili. Un gruppo minoritario non corrisponde necessariamente a una minoranza numerica della popolazione, e altrettanto con quello maggioritario. Es: in Sudafrica con l’apartheid i neri erano numericamente di più, ma costituivano il gruppo minoritario. I membri della minoranza sono consapevoli del proprio status e delle barriere che devono affrontare nella società e per operare con successo, devono capire come funziona il gruppo maggioritario; mentre la maggioranza dà per scontato il proprio status e privilegio. Modelli d’interazione tra maggioranza e minoranza In alcuni casi la minoranza è accettata ed è a parità di status della maggioranza, ma in altri casi la minoranza è soggetta a dei pregiudizi e alla discriminazione. Pregiudizio Atto di pregiudicare negativamente una persona o un gruppo sulla base di informazioni inadeguate. È uno strumento usato quando abbiamo poche informazioni. Li assimiliamo sin da piccoli e vengono ribaditi dai mass media. Esso ottiene delle conferme da parte delle autorità. Il pregiudizio descrive le opinioni e gli atteggiamenti dei gruppi nei confronti degli altri Stereotipo Generalizzazione esagerata e infondata su una categoria di persone. La sua potenza sta nel non ammettere la specificità individuale: tutti gli individui appartenenti al gruppo, sono in quel modo. Ci sono delle eccezioni: dopo aver conosciuto un individuo appartenente a quella categoria, scopro che non segue lo stereotipo. Gli stereotipi ci aiutano a categorizzare e tenere ordine per dare un senso al mondo, attraverso essi classifichiamo i fenomeni sociali. È così inevitabile usarli. Lo stereotipo si collega a contenuti emozionali e di interesse, quindi porta a sentimenti positivi e negativi. Non è neutro Discriminazione Trattamento ineguale nei confronti di alcune categorie. Conferisce dei vantaggi al gruppo che discrimina senza una causa razionale. Le persone vengono discriminate per ciò che sono, non per ciò che fanno. Esistono forme di discriminazione sociale e istituzionale. Modelli d’interazione tra gruppi maggioritari e minoritari - Pluralismo: situazione per cui gruppi etnici e razziali separati coesistono in piena parità e con la medesima dignità sociale. I membri riconoscono e mantengono le differenze culturali, ma queste non hanno impatto sulla condizione politica, economica o sociale. - Ibridazione: un gruppo maggioritario e uno minoritario si fondono o si mescolano per formare un nuovo gruppo. Avviene con i matrimoni misti nel corso delle generazioni - Assimilazione: Il gruppo minoritario adotta i costumi del gruppo maggioritario. Far diventare il diverso come me. Si vede nella scuola - Segregazione: pratica sociale attraverso la quale i gruppi vivono separati e in regime di disuguaglianza e stanno insieme solo quando serve - Genocidio: eliminazione sistematica di un gruppo di persone in base alla razza, etnia, nazionalità o religione. Comporta quasi sempre il tentativo di un gruppo maggioritario di sterminarne uno minoritario. Reazioni dei gruppi minoritari alla discriminazione - Ritiro: allontanamento fisico volontario come risposta all’oppressione e alla segregazione (ghetti, riserve degli indiani d’America, little Italy…) - Integrazione: fusione con il gruppo dominante e il conseguente abbandono dei propri usi e costui per adeguarsi completamente ai valori, stili di vita e norme della maggioranza. È speculare all’assimilazione e può avvenire anche quando i membri minoritari fanno leva sulle proprie affinità fisiche con quelli maggioritari, come i neri dalla pelle più chiara che vogliono sembrare “più bianchi” - Adozione di un altro codice: espressione coniata da Anderson: strategia di adeguarsi alle aspettative sociali della maggioranza creando un’autopresentazione di facciata, pur mantenendo un’identità segreta più confortevole e autentica. Es: vestirsi “da bianco” o di usare l’italiano a scuola, continuando a usare la lingua madre e l’abbigliamento tradizionale a casa - Resistenza: presa di posizione attiva contro la discriminazione operata dalla maggioranza Cultura, struttura sociale e potere: spiegare la disuguaglianza etnica e razziale Ci sono delle teorie sociologiche che si incentrano sugli atteggiamenti e sui comportamenti degli individui, nonché sui processi che si determinano all’interno delle istituzioni e della società nel suo complesso. Atteggiamenti e comportamenti individuali: pregiudizio, discriminazione, etnocentrismo, xenofobia e relativismo culturale In base al teorema di Thomas secondo il quale le caratteristiche sociali che sono definite reali e saranno reali nelle loro conseguenze, uno stereotipo accettato può diventare la base di atteggiamenti preconcetti verso i membri di un outgroup(Elias); gli stereotipi e il pregiudizio si limitano alle credenze e agli atteggiamenti, ma la discriminazione implica azioni e comportamenti (Pettigrew e Taylor); la discriminazione razziale implica azioni che aiutano a mantenere il predominio di una razza sulle altre (Wilson). L’azione discriminatoria è generalmente limitata a coloro che hanno il potere di agire in modo da ostacolare gli altri. Etnocentrismo: pratica di giudicare una cultura diversa utilizzando gli standard della propria e con una presunzione di superiorità. La propria cultura è presa come standard e gli altri sono eccezioni. Può generare la xenofobia: timore irragionevole dello straniero o di culture diverse. Un’opinione del genere arriva all’estremo col genocidio. Diverso dall’etnocentrismo è il relativismo culturale: pratica di comprendere una cultura diversa attraverso i suoi stessi standard. Per studiare un’altra cultura devo mettermi dal suo punto di vista, non si adotta quel punto di vista, ma si usa per comprendere i suoi standard Discriminazione istituzionale: barriere strutturali all’uguaglianza Gli individui possono mettere in atto pratiche discriminatorie, ma l’inuguaglianza etnica e razziale si produce e si rinforza con la discriminazione istituzionale: un trattamento ineguale che deriva dall’organizzazione strutturale, dalle politiche e dalle procedure di istituzioni sociali come il governo, le imprese e le scuole. Teorie del pregiudizio e della discriminazione: cultura e interessi del gruppo Capire il pregiudizio attraverso la cultura. La familiarità genera un senso di sicurezza e la scarsa conoscenza produce ansia e timore. La socializzazione ci ha abituato a interagire senza sforzo con le persone simili a noi perché ci risultano familiari. Interagire con persone diverse da noi può metterci a disagio. La socializzazione porta i ragazzi a stringere rapporti con persone simili e a sviluppare stereotipi negativi sui membri dell’out group. Alcune ricerche indicano che i bambini assimilano stereotipi e pregiudizi già a 3A, senza comprenderne il significato o la rilevanza. Stando all’ipotesi del contatto elaborata da Allport, il contatto tra membri di gruppi diversi può ridurre il pregiudizio, se coinvolge gruppi di uguale status e se viene approvato dalle autorità Discriminare per trarne vantaggio. La competizione per ottenere le risorse limitate può portare al conflitto e alla discriminazione di un gruppo da parte di un altro per ottenere vantaggio. La discriminazione aumenta nei tempi di crisi. La split labor market theory afferma che i conflitti etnici e razziali emergono quando due gruppi etnici or azziali competono per gli stessi posti di lavoro. Datori di lavoro, lavoratori ben pagati e quelli sottopagati formano tre gruppi distinti e contrapposti: i rimi assumo i sottopagati per massimizzare i profitti, creando conflitto tra lavoratori pagati e sottopagati che li rimpiazzano. I membri di un gruppo possono vedere in quelli di un altro una minaccia e accusarlo falsamente di una situazione negativa come un capro espiatorio. Multiculturalismo Riconoscimento, valutazione e protezione delle distinte culture che formano una società. Anziché presumere che tutti adotteranno le idee e le pratiche della cultura dominante, le società 3. Catessi: dinamica dei rapporti intimi, affettivi e sessuali Connel sottolineò come in ogni società si produce una maschilità egemone e una femminilità a complemento della prima, e una serie di maschilità e femminilità subordinate. Es: la maschilità complice (realizza uno scarto tra idee proclamate e pratiche reali della maschilità) si allontana dal modello. Lo scarto è uno dei motori del cambiamento dell’ordine di genere Distinzioni di genere e potere Gli uomini hanno sempre definito le caratteristiche maschili in opposizione alle femminili affermando che le prime erano superiori promuovendo il sessismo: un sesso è superiore all’altro. Spesso i ragazzi si comportano ad essere così non imparando dalle ragazze (piangere come una ragazza, correre come una ragazza…), questo spiega perché i gay sono spesso maltrattati, perché sono considerati meno virili degli uomini. Cultura, socializzazione e genere Il genere viene appreso durante la socializzazione, gli uomini e le donne si comportano così perché rispettano le aspettative culturali di genere. Il genere non è fisso e le nostre idee in merito si modificano in base all’interazione con gli altri. Non siamo liberi di reinventare il genere senza conseguenze perché le nostre interazioni avvengono all’interno di strutture sociali le quali premiano chi si conforma alle aspettative e punendo chi non lo fa. Socializzazione e ruoli di genere Il ruolo di genere è un insieme di aspettative relativa al comportamento e agli atteggiamenti basati sul sesso di una persona. il ruolo non è un’entità a sé, ma assegna una parte da interpretare nella vita sociale. I consigli di “essere uomo” o “agire da signora” sono carichi di aspettative e riflettono le credenze della nostra cultura. I ruoli di genere formano la nostra identità influenzando delle caratteristiche come: - Aspetto: abbigliamento, acconciature… - Attività: cucire, chi usa gli attrezzi elettrici, chi prende l’iniziativa - Comportamenti ed emozioni: chi deve dimostrare affetto, sensibilità, chi deve essere duro… - Aspirazioni: che tipo di futuro deve avere un uomo o una donna, che lavoro, che ruolo in famiglia… Le persone vogliono essere maschi e femmine in base alla definizione che dà la cultura e percepiscono ciò come normale. I bambini che non rispettano queste aspettative vengono chiamati maschiacci o femminucce. Interazione sociale e potere In un articolo West e Zimmerman affermarono che il genere viene creato costantemente attraverso il processo di costruzione dell’identità di genere ovvero la produzione del genere tramite le interazioni che prendono forma negli ambiti sociali. Le idee sul genere possono essere contestate e modificate sia nelle interazioni individuali che all’interno di contesti istituzionali. Interazioni individuali Es: lo studente maschio che apre la porta alla ragazza lo fa per corteggiare o per comportarsi da gentleman, ma in realtà si è solo comportato in base alle aspettative sul suo genere. Il gesto sottolinea una differenza tradizionale di genere, col tempo si rinforza il concetto che le differenze di genere siano naturali. Il genere non è chi siamo ma cosa facciamo. Le persone costruiscono socialmente l’identità di genere nelle situazioni. In una coppia eterosessuale come si decide chi fa cosa? Le risposte riflettono i diversi livelli di potere nelle relazioni interpersonali. Secondo uno studio il 26% delle volte gli uomini decide al posto delle donne, il 31% delle volte la decisione era divisa, il 43% delle volte le donne decidevano. Nelle decisioni quotidiane viene ridefinito il significato di identità di genere, a volte i padri sono iperprotettivi nei confronti dei figli, cosa normalmente associata a una madre. Interazioni interne alle istituzioni In famiglia, a scuola e sul lavoro l persone usano il potere per rafforzare le aspettative sociali conformandosi ai ruoli di genere. Il genere viene imposto nel contesto delle strutture sociali e delle istituzioni. Davies seguì un gruppo di medici e infermiere svedesi nel loro lavoro quotidiano per poi intervistarli. Venne fuori che la dominazione maschile in campo ospedaliero era scontata e che le infermiere erano più disposte a seguire gli ordini di un dottore uomo. Altrettanto un dottore donna preferiva arrangiarsi piuttosto che chiedere a un’altra donna di fare certi lavori. Dopo del tempo insieme, le infermiere erano più disponibili a instaurare un rapporto collaborativo con i medici donna. le dottoresse consideravano le infermiere come parte di un team che decide cos’è meglio per il paziente, mentre gli uomini non consideravano nemmeno le indicazioni di infermiere esperte. Il genere e la famiglia La famiglia è l’ambiente sociale che influenza maggiormente la nostra percezione sul genere. Socializzazione di genere alla nascita Fin dai primi momenti di vita di un bimbo, esso viene visto attraverso la lente del genere e trattano diversamente i neonati in base al loro sesso. La differenza iniziale (sin dalla nascita) fa sì che si imbocchi un binario o un altro. I binari divergono progressivamente sia dalla nascita, come i colori rosa e blu, i giochi, le attività, i vestiti, i comportamenti scelti per i bambini e le bambine. Negli anni 70, per descrivere le neonate, i genitori, usano aggettivi come tenera, debole, delicata, graziosa, carina… i neonati vengono definiti grandi e grossi. Nel 95 il divario tra gli stereotipi sui neonati era venuto meno. I genitori e parenti rinforzano il genere con metodi standardizzati. Si arriva fino alla caricatura dell’identità di genere, come Barbie e Ken. Socializzazione di genere nell’infanzia Nel 2006 uno studio su bambini di 6, 9 e 14 mesi espose il fatto che i bambini facevano le stesse cose, ma le mamme facevano più domande alle bambine per incitarle nella comunicazione verbale. Dai 18 mesi in su i genitori incoraggiano i bambini a giocare con giocattoli stereotipati per genere. Li elogiano e li premiano più spesso se giocano con quelli “adatti” al loro genere. Per tutta l’infanzia vengono trattati diversamente Insegnare il genere a scuola Martin scoprì che le scuole materne aiutano i bambini a sviluppare un’identità di genere, modificando il loro rapporto col loro corpo. Le maestre rimproveravano più spesso le bambine con comportamenti informali e dovevano stare zitte più dei maschietti che erano molto più rumorosi. Man mano che i bambini crescono la scuola promuove e rinforza le differenze di genere, attraverso la scelta del programma. Ultimamente la consapevolezza sulle questioni di genere aumentata, quindi si adottano atteggiamenti più flessibili. Lezioni di genere apprese dal gruppo pari L’interazione sociale con i pari della stessa età e sesso consolida le lezioni sul genere apprese a scuola e in famiglia. I giovani uomini tendono a fare amicizia con altri maschi promuovendo l’identità maschile dominante nella loro cultura. Questa socializzazione fa aumentare i comportamenti sessisti, come battute sessuali sulle donne o dei gay o battute derisorie nei loro confronti. I giovani uomini adottano comportamenti da duri criticando la debolezza o l’emotività negli altri. Le giovani donne si concentrano sul loro aspetto fisico con norme rigide sul peso, abbigliamento e trucco. Media e genere I media aumentano gli stereotipi di genere (donne casalinghe, uomini in carriera, donne trattate come oggetti sessuali). Ci sono dei modelli di bellezza irrealistici per le donne e anche per gli uomini. Cultura, potere e disuguaglianze di genere La stratificazione di genere designa la distribuzione sistematica e ineguale di risorse e potere tra uomini e donne nella società. Anche se negli ultimi anni ci sono stati molti progressi, gli uomini occupano ancora la maggior parte delle posizioni di potere (manager, CEO, Parlamento, Governo). Il sesso e l’origine del patriarcato Il patriarcato è un sistema sociale dominato dagli uomini, gli uomini occupano quasi tutte le posizioni di potere politico ed economico. Ci sono dei rari casi di matriarcato come i Tuareg nel deserto. Il matriarcato non è una forma di dominio delle donne, ma è una società fondata sulla collaborazione e l’equilibrio tra i generi. Perché il patriarcato è pervasivo e violento? Non ci sono risposte ma una sociologa affermò che il predominio maschile è dovuto dalle differenze legate al sesso, come il ruolo delle donne legato all’allevamento dei figli. Gli uomini, più forti, e l’esenzione dai lavori delle donne durante il periodo di gravidanza e di allattamento, ha consentito agli omini di usare o minacciare di usare la violenza. La cultura prevale sulla biologia La cultura spiega le origini del patriarcato. Negli ultimi due secoli la capacità degli umani di cambiare l’ambiente sociale è incrementata e quindi le differenze tra i sessi sono meno significative. La scienza ha aiutato in moltissimi campi legati alla biologia femminile (mestruazioni, gravidanza, allattamento). Grazie a queste innovazioni le differenze culturali sono diventate meno significative. Lavoro e livelli di istruzione Il gender pay gap misura la differenza retributiva tra uomini e donne in un mercato del lavoro. Le donne guadagnano il 16% in meno degli uomini. L’IT è il paese con meno donne che lavorano. Ci sono dei fattori che contribuiscono alla disuguaglianza: Istruzioni, lauree e occupazioni Sino alla metà del 900 molte uni rifiutavano l’iscrizione di studentesse. Negli ultimi anni le donne stanno superando gli uomini, soprattutto l’ultima generazione. Gli uomini e le donne hanno lo stesso accesso all’istruzione, ma i campi di studio vengono spesso scelti in base al genere le donne si laureano in educazione, psicologia e professioni mediche, mentre gli uomini in ingegneria, fisica, matematica. Queste differenze di scelta contribuiscono al divario salariale. Partecipazione alla forza lavoro Negli anni ’60 le donne hanno cominciato a decidere quanti figli poter avere grazie alla pillola, quindi aveva più tempo da dedicare al lavoro fuori casa. I salari degli uomini negli ultimi 30 anni sono rimasti fermi, quindi serviva un reddito aggiuntivo. Gli uomini e le donne hanno diversi approcci al lavoro: quando una donna diventa mamma lascia il lavoro o lavora part-time, mentre solo il 2% degli uomini fa così. La discriminazione e il soffitto di cristallo La discriminazione è un dato di fatto per molte donne negli ambienti di lavoro. Il soffitto di cristallo è una barriera creata dal sessismo individuale e istituzionale che impedisce alle donne di raggiungere livelli elevati nella struttura manageriale. Negli ambienti professionali gli uomini sono spesso i colleghi considerano gli uomini più competenti e logici delle donne. Il mancato incoraggiamento alle donne potrebbe intaccare la loro autostima e limitarne le ambizioni. Potere politico Nel 2010 le donne rappresentavano il 19% nei parlamenti nazionali, l’ONU fissò l’obiettivo al 30%. Pochi paesi raggiunsero l’obiettivo solo grazie alle quote rosa imposte dalla legge. Sessualità La sessualità sono i desideri, comportamenti, l’identità sessuale di una persona. Ha a che fare con le caratteristiche sessuali di origine biologica, ma è anche un costrutto sociale. Biologia, cultura e sessualità Ci sono due approcci alla sessualità umana: da una parte gli esseri umani sono animali superevoluti per i quali il sesso è un’attività biologica naturale necessaria alla riproduzione, come negli animali. Dall’altra parte il comportamento umano è prodotto dalla cultura e la sessualità è un insieme di pratiche socialmente regolate che variano da nella cultura e nel tempo. Le culture hanno norme e aspettative riguardo alla sessualità, come il tabù dell’incesto che spinge le persone a cercare un partner al di fuori della sfera familiare. Identità sessuali La teoria queer afferma che durante la vita le identità sessuali sono socialmente costruite e si evolvono e modificano. L’orientamento sessuale è la concezione del nostro sé in relazione al tipo di attrazione sessuale che proviamo per gli altri. Nella nostra società la popolazione è ripartita in 4 - Terzo stato: gran parte della popolazione. I membri non avevano terre proprie, ma lavoravano quelle dei nobili, il loro lavoro arricchiva i nobili Il sistema a ceti permetteva alcuni canali di mobilità e condizioni che ne attenuavano la rigidità: anche i membri del terzo stato potevano entrare nel clero; non esistevano divieti riguardanti la purezza dei ceti; erano il diritto e la tradizione a regolare questo sistema e non una diretta espressione della religione cristiana. Sistemi di disuguaglianza nella modernità: classi sociali Classe sociale: insieme di persone che condividono una determinata condizione economica. Il concetto di classe permea il linguaggio: classe media/tute blu ricorrono spesso nei discorsi e affondano le radici nell’analisi sociologica delle classi e della disuguaglianza Karl Marx La sua analisi si fondava sull’idea che per sopravvivere le persone devono soddisfare i loro bisogni primari come il cibo, i vestiti e un’abitazione. L’economia di una società è il sistema mediante il quale si soddisfano i bisogni. Osserva che gli esseri umani hanno vissuto per gran parte della storia in società nomadi egualitarie. La nascita dell’agricoltura permise loro di creare insediamenti stabili e produrre surplus alimentari e accumulare beni materiali. A partire da questo periodo la struttura della società si divide tra chi possiede i mezzi di produzione e chi non li possiede. Questa divisione permise la nascita delle due classi più importanti di una società: - Nelle economie agricole, dove la risorsa principale è la terra, la divisione è tra i proprietari terrieri e i contadini, mezzadri, servi della gleba - Nelle economie industriali la risorsa principale non è più la terra, ma il capitale (insieme di denaro da investire, terreni e altre imprese) - Nel capitalismo la divisione è tra classe capitalista (borghesia, classe che controlla il capitale e possiede i mezzi di produzione) e classe lavoratrice (proletariato, classe che vive del proprio salario). Le due classi di ogni società sono inevitabilmente in conflitto perché hanno interessi contrastanti: i lavoratori tentano di massimizzare i salari, i proprietari tentano di massimizzare il profitto a discapito dei lavoratori, sfruttandoli e sottopagandoli. Questo sfruttamento è destinato a sfociare in una crisi economica rovesciando il capitalismo e dando luogo al socialismo, sistema economico in cui lo stato detiene i grandi mezzi di produzione per conto dei lavoratori e abolendo le distinzioni di classe che si basano sulla proprietà privata. Max Weber e le chance di vita Parte da Marx, ma ponendo l’accento sull’interazione tra tre dimensioni: - Lo status sociale legato al riconoscimento e alla manifestazione del prestigio: viene rivendicato nelle società moderne - Dall’attore sociale attraverso la costruzione di determinati stili di vita (abbigliamento, abitazione, tipo di consumo); - Il partito: gruppo di individui che agiscono insieme per raggiungere un determinato obiettivo. - La classe: insieme di persone che hanno in comune una situazione di mercato. Weber individuò nelle chance di vita, cioè nella possibilità di accedere a risorse economiche e culturali, l’elemento in grado di cambiare le dinamiche della stratificazione nelle società industrializzate. Inerzia e fluidità delle strutture di classe Il sistema di stratificazione fondato su classi sociali presenta sia meccanismi di: - Inerzia: atti a riprodurre le distinzioni sociali; - Fluidità: strutture di opportunità, attraverso le quali l’individuo può modificare la propria condizione. Il capitale culturale è l’insieme di diversi tipi di conoscenze, competenze e altre risorse culturali che consentono all’attore sociale di rappresentare la propria posizione di classe in un determinato contesto. Interagisce con il capitale economico e con il capitale sociale: insieme delle relazioni potenzialmente preziose sul piano economico che derivano dall’appartenenza a un gruppo. La mobilità sociale è lo spostamento di un individuo o di un intero gruppo da una posizione sociale a un’altra. La mobilità sociale può essere: - Verticale: movimento dalle posizioni più basse della piramide a quelle più alte e viceversa; ascendente (miglioramento), discendente (peggioramento degli standard di vita); - Orizzontale: passaggio di un individuo da una posizione a un’altra nell’ambito dello stesso livello sociale. - Intra-generazionale: mutamenti di posizione socio-economica sperimentati da un singolo individuo durante il corso della propria vita. - Inter-generazionale: rapporto tra generazioni Lo stato sociale Per molti anni in economia dominava il modello del laissez-faire: quello di Adam Smith e della mano invisibile per cui non c’è bisogno di un intermediario, ma si basava sull’astensione dello Stato nell’intervenire sulla distribuzione del reddito prodotto dal mercato. - ANNI ’30: Si smentisce quest’idea con la crisi del 29, crisi di fiducia. Si risponde con il New Deal di Roosevelt: lo stato interviene. Si adottano nuove politiche distributive seguendo le teorie di John Maynard Keynes (keynesismo) secondo le quali un sistema economico in recessione poteva uscire dalla crisi mediante un’iniezione di investimenti e liquidità da parte dello stato. Si sviluppa l’idea che non basta avere dei diritti vaghi: dare diritti politici non basta, servono anche diritti sociali che permettono agli individui di inserirsi davvero socialmente. (idea della cittadinanza sociale: diritti per tutti, istruzione, sanità). Comincia a maturare l’idea che serve equità nella distribuzione della ricchezza: l’equità aiuta l’efficienza del sistema. Tassare di più chi ha di più per consentire di creare opportunità per chi ha meno. - ANNI ’70: comincia a tornare un’egemonia liberista del mercato. (MENO STATO, PiU’ MERCATO) Forte limitazione dello stato a favore di politiche che incoraggino la competizione di mercato. Thatcher: lo stato non esiste. Sviluppa l’idea di uno stato minimo che faccia solo l’essenziale. Il mercato è più efficiente: bisogna promuovere le pari opportunità. Politiche pubbliche e disuguaglianze Le politiche pubbliche tendono a seguire due approcci: - Visione laburista o socialdemocratica: mira a produrre risultati più equi restringendo il gap tra ricchi e poveri; abbassare il soffitto ed innalzare il pavimento: fornire istruzione, assistenza sanitaria, servizi di base. - Visione liberal-democratica: mira a promuovere pari opportunità attraverso la livellazione del terreno di gioco su cui le persone competono per dei buoni posti di lavoro. Promuovere l’istruzione come mezzo di mobilità individuale, promuovere politiche attive del lavoro basata su una formazione permanente del lavoratore volta a migliorarne la posizione di mercato e gli incentivi all’imprenditorialità. Welfare state Insieme delle istituzioni, delle norme giuridiche, degli attori e delle politiche pubbliche utilizzate per allestire una serie di meccanismi volti alla gestione dei rischi sociali ed esistenziali. = benessere, salute: salute fisica, ma anche le opportunità, la felicità, la possibilità di raggiungere determinati obiettivi. È quell’insieme di istituzioni, norme giuridiche utilizzate per costruire un meccanismo di protezione sociale e diminuire i rischi. es. assistenza sociale, infortuni per il lavoro, malattie ecc. La gestione dei rischi è attuata tramite la cooperazione di quattro attori: Stato, famiglia, settore privato (mercato) e il “terzo settore” (organizzazioni no-profit). Il Welfare State opera nelle seguenti aree: - Assistenza sulla povertà, marginalità̀ sociale; - assicurazioni contro la vecchiaia o previdenza (all’inizio nasce come assistenza sulla vecchiaia, invenzione recentissima nella storia, poco più di mezzo secolo fa, idea che sei protetto fino alla morte); - Politiche sul lavoro: favoriscono l’ingresso, detassare alcuni settori, dare incentivi su alcuni settori; - Politiche sulla salute. - Istruzione e formazione: non rientrano nel Welfare Le quattro leve fondamentali sono: - Leva fiscale: permette una redistribuzione del reddito tra le diverse classi - Trasferimenti monetari e sussidi: una somma di denaro a una determinata categoria di persone aventi requisiti specifici - Welfare aziendale: incrementare il benessere individuale e familiare - Servizi alle persone: si erogano delle prestazioni a specifici target di utenti Anderson constatò che l’applicazione pratica del Welfare State dipende dalle caratteristiche dei diversi sistemi capitalistici, dal ruolo dello stato e della famiglia. Ciò produce dei gradi di demercificazione dei rischi con l’affermazione di quattro modelli storici: - Social-democratico: tutele universali che tendono alla realizzazione della piena cittadinanza sociale. Es. Scandinavo, inglese (prima della Thatcher) - Corporativo: le tutele sociali sono correlate alla categoria lavorativa di appartenenza offerto alle categorie di appartenenza; Es. FR, GER, BE, OL - Mediterraneo: lo stato interviene molto meno, ruolo fondamentale della famiglia con un’idea di relazione molto diversa (badanti/istituto); es. IT, ES, GRECIA - Liberale: non esistono le tutele universali, il mercato e il settore no-profit costituiscono gli attori principali. Es. Usa La struttura di classe nelle società contemporanee ANNI ’80: crisi di legittimazione del Welfare State per: - Ragioni culturali - La globalizzazione di mercati: maggiore mobilitazione permette a chi produce ricchezza di fuggire alla tassazione; - Non sostenibilità dei prezzi: non più possibile economicamente. Approccio neo-marxiano Questi approcci si basano sulla centralità della sfera produttiva al fine di determinare le fondamentali dinamiche e strutture di classe, utilizzando conce4tti più complessi di proprietà, sfruttamento, alienazione, capitale, tecnologie e lavoro. Gli approcci si focalizzano sulle relazioni tra sfera pubblica e quella culturale e mediatica. Su queste basi, la maggior parte degli approcci ruota intorno a due assunti principali: - Il lavoro continua a influenzare l’identità sociale delle persone e le loro azioni - A causa di un capitale sempre più transnazionale e finanziarizzato e una tecnologia sempre più concentrata sull’elaborazione delle informazioni, produzione e lavoro tendono ad allargare i propri confini Secondo lo studioso Wright lo sfruttamento si baserebbe sul potere e la capacità di controllo delle persone, oltre che sulle risorse economiche. Egli distinse tre generi di controllo: controllo degli investimenti (del capitale monetario), controllo dei mezzi fisici di produzione (terre, fabbriche, uffici) e controllo della forza lavoro. Nascono così tre classi: classe capitalistica (tutti e 3 i controlli), classe operaia (senza controllo) e classi contraddittorie (controllano solo alcune risorse). Approccio neo-weberiano Questi approcci sostengono che la multidimensionalità della stratificazione sociale è ancora più valida che ai tempi di Weber. Sottolineano la priorità della sfera economica perché ci sono le disuguaglianze di classe si sono formate con le situazioni di mercato. Gli approcci dedicano attenzione allo studio dei processi di mobilità sociale e all’influenza del potere nella produzione e riproduzione delle disuguaglianze. Per i neo-weberiani in una società priva di classi, esse - La produzione di massa ha ridotto sensibilmente il costo di molti articoli, mettendoli a disposizione di un numero maggiore di persone: molte persone hanno iniziato a usare prodotti delle industrie anziché produrli direttamente - Gli enormi investimenti necessari per creare fabbriche idonee alla produzione di massa hanno fatto nascere aziende più grandi e centralizzate: la produzione e la vendita dei beni si è spostata dagli artigiani alle grandi industrie e catene distributive - Con il tempo, la concorrenza finalizzata a produrre e vendere beni a un costo più basso ha finito per dominare il mercato dei beni di consumo: i produttori hanno introdotto l’obsolescenza pianificata: la deliberata progettazione e produzione intenzionale di beni di consumo che perdano la propria utilità in un periodo relativamente breve. I prodotti venduti a basso costo si sapeva che sarebbero andati fuori uso in poco tempo, dando inizio a un ciclo di consumo - L’eccesso di capacità produttiva ha contribuito all’ascesa della pubblicità come mezzo per promuovere ulteriori consumi: la pubblicità ha generato nuovi bisogni da parte dei consumatori Alienazione della manodopera e feticismo delle merci Secondo Marx, il lavoro che svolgiamo per soddisfare i nostri bisogni dovrebbe essere a livello ideale, creativo e soddisfacente. L’ascesa del consumismo ha portato gli operai salariati a lavorare per gli industriali solo per ricevere un salario per soddisfare i bisogni. Questo sistema crea una distanza tra ciò che facciamo e ciò che usiamo e una conseguenza alla distanza è l’alienazione: la separazione e l’isolamento dei lavoratori dovuti alla struttura capitalista. Essa presenta diverse dimensioni: - I lavoratori vengono separati dalla loro condizione naturale di esseri creativi e autonomi - I lavoratori vengono separati l’uno dall’altro (cessano di cooperare per la produzione di beni utilizzati da tutti) - I lavoratori vengono separati da ciò che producono (non esiste legame tra operaio e prodotto del proprio sforzo) - I lavoratori vengono separati dal processo produttivo (per molti il lavoro è un’attività monotona e senza significato) Quando non siamo noi a creare i prodotti che consumiamo, la fonte dei beni appare oscura. Marx usava l’espressione feticismo delle merci: incapacità dei consumatori di riconoscere il lavoro che dà valore ai prodotti che utilizzano. Non pensiamo agli operai malpagati che stanno dietro alla produzione del prodotto, al margine di prezzo aggiunto per creare profitto e alle risorse naturali usate. Consumo e identità Come disse Berger, in queste società, l’identità è radicata nella famiglia e nella comunità, cui ruoli rigidi e permanenti vengono riconosciuti. Con l’avvento della modernità e dei cambiamenti sociali, economici e politici, si sono create delle identità moderne, svincolate dall’influenza della famiglia e della comunità locale. Dato che la famiglia e il luogo di nascita non determinano più il nostro futuro, lo sviluppo del sé non è automatico. In una società ultracommercializzata ciò che si acquista e dove, assumono grande importanza nell’affermazione della nostra identità. Il consumismo è un’enfasi sullo shopping e sul possesso di beni materiali come via di accesso alla felicità personale. Attraverso il prodotto, i pubblicitari vendono un’attività e agli individui esprimono la propria identità attraverso le scelte che fanno nel proprio ruolo di consumatori. Promuovere il consumo La pubblicità è onnipresente nella società contemporanea. Essa è la fonte principale di ricavi per la maggior parte dei media. La pubblicità fornisce ai consumatori delle informazioni su prodotti e servizi. Nel suo complesso non si limita a un prodotto specifico. Gli investitori pubblicitari devono far sentire le persone insoddisfatte di ciò che hanno e devono indurle a credere che un acquisto possa migliorare la loro condizione. Essi tendono sempre più frequentemente a sfruttare la vulnerabilità dei bambini. Un problema dell’industria pubblicitaria è che le persone non apprezzano gli spot e le agenzie sviluppano nuove soluzioni per vincere la resistenza del pubblico e per promuovere il consumo. Spazi pubblici e audience-ostaggio Un modo per vincere la resistenza alle inserzioni pubblicitarie è piazzarle in luoghi pubblici come angoli delle strade, internet, taxi, ascensori o sale d’attesa. Integrazione del prodotto Negli ultimi anni si è usata la tecnica del product placement: quando il prodotto viene integrato nel contenuto dei media rendendo inevitabili gli spot. Nei film, l’auto guidata dal protagonista, i computer usati sono inseriti nella pellicola in cambio di soldi. I product placement sono presenti in quasi tutti i media commerciali, anche molti programmi d’informazione incorporano la pubblicità, il lancio di nuovi prodotti viene inserito nei notiziari, inoltre alcuni esperti appaiono nei telegiornali per recensire dei beni di consumo. A volte il confine tra contenuto e pubblicità non esiste e i sindacati hanno contestato queste pratiche dicendo che obbligano gli attori a sponsorizzare gratis dei prodotti Pubblicità occulta e marketing virtuale La pubblicità occulta è l’inserimento di messaggi pubblicitari indiretti in situazioni di vita reale. Le inserzioni sfruttano i social e i siti web dedicati alla recensione dei prodotti da parte dei consumatori per pubblicizzare i propri prodotti in modo furtivo: pagano i dipendenti per sembrare clienti che scrivono recensioni. I pubblicitari pagano delle persone perché promuovano i indirettamente i loro prodotti. Queste tecniche pubblicitarie sfruttano la buona fede delle persone, sono ingannevoli e inseriscono motivazioni commerciali nelle interazioni sociali Impatto sociale della cultura consumistica Disuguaglianze e consumo. Il benessere necessario per alcuni livelli di consumo non è distribuito equamente e ampi segmenti della popolazione sono poveri e hanno un tenore di vita da mera sopravvivenza. Gran parte del mondo non è in grado di partecipare alla cultura consumistica Debito e insoddisfazione. Fin dai tempi di Durkheim, i sociologi hanno capito che la soddisfazione esistenziale deriva dalla comprensione e dal rispetto di limiti e confini. Il consumo eccessivo non può sostituire l’esigenza di emendare le condizioni sociali che sono alla base dell’infelicità. Il ciclo della consumazione si basa sull’insoddisfazione, gli effetti confortanti sono solo temporanei. Gli studiosi parlano di relazioni interpersonali gratificanti. La mercificazione. Essa è il processo per cui qualunque cosa è trasformata in merce da acquistare e vendere. Le relazioni sociali oggi sono ridotte a delle semplici transazioni commerciali. Alcuni beni e servizi che in passato erano condivisi con i familiari e gli amici (babysitter, piccoli lavori casalinghi) ora sono chiesti a persone esterne. Le feste religiose e le celebrazioni che un tempo promuovevano la solidarietà sociale, ormai sono solo occasioni di consumo. Compleanni e feste sono occasioni per comprare regali. Nelle società occidentali lo shopping non è un male, ma un passatempo preferito di molti. La vita sociale è misurata in termini monetari Degrado ambientale. La diffusione del consumismo ha fatto pagare un prezzo alto all’ambiente. I paesi più ricchi hanno consumato le risorse della Terra in modo insostenibile. Ci sono state distruzioni di foreste, inquinamento dell’aria e dell’acqua, dispersione di rifiuti e formazione di buchi nell’ozono. CAP 11 LA DEVIANZA Definire la devianza I confini fra normale e deviante non sono ben definiti perché le persone non concordano su cosa definire deviante. Queste cose dipendono dal contesto sociale in cui esso si manifesta. Devianza e contesto sociale Un’azione non ci offende perché è un atto criminale, ma perché viola le norme sociali di base, che contribuiscono a quella che Durkheim definiva la coscienza collettiva: norme, credenze e valori condivisi in una comunità. Cosa considerar normale e cosa no, varia nel corso del tempo e da una cultura all’altra. Quando definiamo la devianza bisogna tenere in mente il contesto sociale in cui essa si sviluppa e lo stesso comportamento potrebbe suscitare reazioni diverse in comunità diverse. Teoria dell’etichettamento: definire il comportamento deviante Alcuni atti devianti portano a una condanna diffusa, quasi universale. Non è la posizione individuale che definisce un’azione deviante, ma è definito deviante quando è pubblicamente qualificato come tale da coloro che hanno il potere di consolidare l’etichetta. Quest’idea è il fulcro della teoria dell’etichettamento, secondo la quale la devianza è il risultato di come gli altri interpretano un comportamento e gli individui etichettati come devianti spesso interiorizzano questo giudizio come parte della propria identità. Essa sottolinea gli aspetti interattivi della devianza, cioè l’interazione tra comportamento. Il comportamento è deviante solo se etichettato come tale. Essere considerati devianti: gli effetti dell’etichettamento Chi viene considerato come deviante deve affrontare conseguenze negative e ha opzioni limitate nella vita. A volte ci sono conseguenze meno drammatiche. In senso generale, chi viene etichettato come deviante deve affrontare lo stigma sociale, la vergogna associata a un comportamento o a uno status considerati socialmente inaccettabili o screditati. Lo stigma può essere motivo di disuguaglianza perché chi lo ha subisce un isolamento o una discriminazione che può ridurre la reputazione sociale, economica o politica. La minaccia della stigmatizzazione costituisce una forma di controllo sociale molto forte, chi vive per strada ha un’incertezza sul cibo e salute, ma lo stigma dello status di senzatetto può impedirgli di avere legami sociali come ottenere un lavoro. Etichettare una persona come deviante la fa cadere nella devianza secondaria: un comportamento deviante adottato in risposa alle conseguenze negative dell’etichettamento. L’etichettamento crea una profezia che si autoavvera. Il ruolo della devianza nelle strutture sociali Nel libro “le regole del metodo sociologico” Durkheim fece rilevare che il comportamento deviante è una caratteristica di tutte le società. Egli affermò che la devianza può essere funzionale in tre modi: 1. Definire i confini del gruppo Dato che la linea che divide devianza e non devianza è sottile, la devianza ci mostra come vivere nei limiti del normale e ci mostra le conseguenze dell’uscirne. Nelle organizzazioni formali, ci sono delle regole scritte che definiscono i comportamenti tollerati. Gran parte della vita sociale non è soggetta a regole formali. I confini fra normale e deviante, accettabile e inaccettabile sono implicite. I membri dei diversi gruppi dei quali fanno parte, rispondono a tipi ben precisi di persone. in questo modo si capisce come le definizioni di normale e deviante stabiliscono e cambiano i confini sociali. 2. Creare solidarietà sociale La devianza aiuta a creare una solidarietà di gruppo unendo le persone nel contrastare un nemico comune. Il comportamento deviante rafforza i legami all’interno di una struttura sociale. La minaccia della mancata conformità è fonte di un legame sociale tra i conformisti. La devianza fornisce alle persone l’opportunità di esprimere il proprio comune disprezzo per comportamenti immorali. 3. Fornire una fonte d’innovazione La devianza è fonte d’innovazione e creatività nella vita sociale. Durkheim riteneva che le società avessero bisogno della devianza per essere sane, perché quelle conformiste sono repressive e limitano le possibilità dell’uomo. I devianti possono facilitare la crescita e il cambiamento delle strutture sociali: molti comportamenti normali oggi, una volta erano devianti. Come la democrazia che è relativamente nuova, dato che la sua diffusione è avvenuta negli ultimi 200A. Anche le donne che lasciavano i figli all’asilo negli anni ’70 erano considerate madri degeneri Spiegare la devianza La devianza è spiegata con cause individuali o dinamiche sociali. Devianza come immoralità A volte viene spiegata come immoralità individuale. Il confine fra normale e deviante, visto con questo pov è analogo alla linea che divide il bene e il male. Dal pov sociologico spiegare la Influenze interne: socializzazione Per Durkheim l’interiorizzazione delle norme sociali è uno degli aspetti fondamentali per capire la società. In mancanza delle forze sociali dentro di noi, desidereremmo sempre di più e ci sentiremmo instabili. L’autocontrollo ci conferisce la stabilità nella vita sociale ed è necessario perché la società funzioni bene. Foucault descrisse la società contemporanea come luogo nel quale i giudici della normalità sono onnipresenti. Siamo costantemente sotto sorveglianza, ovvero il monitoraggio esercitato dalle autorità, che vigilano sui limiti di ciò che è normale. Osserviamo anche noi stessi, le nostre affermazioni politiche, come ci vestiamo e cosa proviamo. Siamo rinchiusi nella prigione delle norme sociali e giudichiamo in base agli standard di normalità; siamo allo stesso tempo oggetti e soggetti di giudizio, quindi siamo prigionieri, secondini e futuri trasgressori. Influenze esterne: teoria del controllo Il processo di socializzazione ha molti attori tra cui gli attori del controllo sociale: le autorità e le istituzioni sociali che fanno rispettare norme e regole, tentando di prevenire le violazioni e identificano e puniscono i trasgressori. La famiglia, le scuole e la religione impongono punizioni per la violazione delle regole. La teoria del controllo istituzionale dice che il nostro comportamento è regolato dalla forza del nostro attaccamento alle grandi istituzioni sociali. I teorici del controllo si chiedono perché seguiamole regole e per loro lo facciamo perché i meccanismi di controllo sociale ci dissuadono nel violare le regole. CAP 12 POLITICA ED ECONOMIA La struttura della politica La politica è importante perché condiziona il modo in cui una società agisce, stabilendone regole e priorità. La politica come istituzione sociale La politica è l’arena in cui le società prendono decisioni collettive su priorità e linee programmatiche. Sistemi di governo Secondo Weber, la politica riguarda il potere, cioè il modo in cui esso viene mantenuto, distribuito, messo in discussione e trasferito. La sede fondamentale dell’attività politica è il governo, organizzazione che esercita l’autorità e prende le decisioni all’interno di uno specifico territorio. Il governo ha il monopolio sull’uso legittimo della forza in un determinato territorio. Le strutture di governo si classificano in tre tipi. Monarchia: sistema di governo guidato da una sola persona che eredita il proprio ruolo in quanto membro di una famiglia regnate; può essere monarchia tradizionale o assoluta: un singolo sovrano gode di un potere incondizionato oppure monarchia parlamentare: il sovrano ha un ruolo limitato e spesso solo simbolico. Governo autoritario: leader autonominati che esercitano un forte controllo sulle vite dei cittadini limitandone i diritti civili. Sono guidati da un singolo partito dominante o dall’esercito, non si basano sul sostegno popolare e non tollerano forme di opposizione politica. I leader si intromettono nelle vite private decidendo cosa si può leggere e pubblicare, che religione professare o che paesi visitare. Democrazia: sistema politico a suffragio universale, in cui i leader di governo sono eletti tramite elezioni multipartitiche; il popolo governa tramite democrazie dirette: i cittadini stessi partecipano alle decisioni politiche attraverso referendum volti a decidere le sorti di una proposta politica; democrazie rappresentative: i cittadini eleggono dei rappresentanti. Ci sono cinque componenti essenziali in un governo democratico: - Elezioni libere e regolari - Diritti civili. Libertà di parola, di espressione, di stampa, religione, riunione - Governo efficiente che mette in atto le decisioni in modo democratico - Partecipazione politica attiva da parte dei cittadini - Presenza di una cultura politica democratica Struttura politica ed azione politica I cittadini delle democrazie possono scegliere tra numerose forme di partecipazione politica. Il modo in cui i cittadini si avvalgono dei propri diritti contribuisce a determinare il futuro di una democrazia. Esistono vari tipi di democrazie. Alcune si distinguono per sistema: il sistema presidenziale nel quale gli elettori scelgono il capo del governo o il sistema parlamentare nel quale i membri dell’assemblea legislativa eleggono il primo ministro. Altra distinzione di democrazie è per il sistema elettorale: il sistema elettorale maggioritario: la lista che ha ottenuto il maggior numero di voti ottiene tutti i seggi o un premio di seggi. Sono tipici del sistema anglosassone, es: gli US hanno dato vita a un sistema politico dominato da due partiti (repubblicano e democratico). Esistono altri partiti ma pochi elettori ne conoscono l’esistenza e nei dibattiti vengono esclusi i candidati di partiti minoritari. Il sistema elettorale proporzionale: i partiti ottengono un numero di seggi al governo proporzionale ai voti ricevuti. La cultura politica La struttura politica presenta norme e prassi legate alla cultura. Socializzazione politica Processo tramite il quale gli individui in una data società familiarizzano con il sistema politica e ciò determina la loro percezione politica e reazione ai fenomeni politici. La libertà, il diritto di voto e la democrazia vengono celebrate annualmente tramite eventi, ma milioni di persone si limitano ad evitare la politica e a votare. Ogni anno si registrano affluenze sempre più basse, il che porta a parlare di post-democrazia: sistema politico che pur mantenendo formalmente le regole democratiche le svuota sia mediante una prassi politica anti-democratica sia attraverso la bassa partecipazione dei cittadini. L’opinione pubblica e la spirale del silenzio Nei sistemi politici democratici, la legittimità del governo si basa sull’idea che i governi eletti abbiano il consenso dell’opinione pubblica. La spirale del silenzio è una teoria secondo la quale le persone, al fine di evitare l’isolamento sociale, decidono di non esprimersi su temi controversi quando pensano che le loro opinioni non siano condivise. Si basa su cinque dinamiche fondamentali: 1. Le società richiedono un certo grado di consenso su valori e obiettivi di base ed esercitano una certa pressione affinché il maggior numero di persone si conformi alle loro opinioni 2. Nello sviluppare le loro opinioni gli individui temono l’isolamento sociale, quindi si adeguano alle opinioni rilevanti 3. Gli individui prestano molta attenzione alle opinioni più condivise 4. È probabile che gli individui esprimano le loro opinioni se notano che sono popolari, se sono impopolari tenderanno a mantenere il silenzio 5. La tendenza dell’uno a parlare e dell’altro a restare in silenzio innesca una spirale che porta un’opinione a diventare dominante Questioni pubbliche e private La politica non riguarda solo ciò che accade nel governo, ma include numerosi aspetti della vita quotidiana e personale. Es: cibi che acquistiamo, decisioni sul lavoro, modo in cui costruiamo i rapporti interpersonali. La sociologa Fraser ha sottolineato che per la nostra cultura politica è importante individuare cos’è privato e inappropriato per il dibattito pubblico. I cambiamenti sociali hanno portato dei temi considerati privati ad avere rilevanza politica. Il potere e la politica Chiunque crei le regole di una società, ne influenza l’orientamento. Teorie del potere politico Ci sono tre approcci classici che aiutano a comprendere la distribuzione del potere politico nelle società contemporanee. Teoria pluralista per la quale il potere politico è frammentato tra numerosi gruppi in competizione tra loro. Molte categorie cercano di influenzare le politiche governative informando l’opinione pubblica, esercitando pressioni e sostenendo candidati di idee simili. La politica consiste in una negoziazione costante tra i vari interessi e le linee programmatiche del governo. Teorie delle élite per la quale il potere politico appartiene sempre e comunque a una ristretta cerchia di persone. Teoria della classe dominante: il potere politico è concentrato nelle mani dei ricchi che possiedono o controllano gran parte delle risorse economiche nazionali. È una forma di teoria del conflitto che considera il sistema economico come la principale forma di potere. Coloro che controllano l’economia utilizzano il proprio potere finanziario per influenzare il governo. Questa forma riduce la capacità dei comuni cittadini di influenzare il sistema politico. Differenze di classe nella partecipazione politica Le società con un sistema democratico sano hanno un’apia partecipazione dei cittadini sulla politica, anche se solo per le elezioni. Il livello di partecipazione è legato a fattori strutturali come appartenenza di classe; a fattori istituzionali come il radicamento dei partiti politici; a fattori culturali come i media. Economia L’economia come istituzione sociale in trasformazione L’economia è un’istituzione sociale che include la produzione, la distribuzione e il consumo di beni e servizi. L’economia è un costrutto sociale e ne esistono di molti tipi. Nelle società di raccoglitori- cacciatori, si procuravano il cibo cacciando e raccogliendo frutti, questa era una forma di economia. Con l’insorgere dell’agricoltura e dell’allevamento, la famiglia diventò il fulcro del lavoro e del consumo. Arrivò l’industrializzazione e la vita economica era distaccata dagli altri aspetti della vita sociale. Gli individui lasciano la casa e la famiglia per salari più alti. La casa era luogo di consumo. Le economie moderne hanno finito per affidarsi sempre di più alle corporation (“società di capitali”), aziende trattate come entità distinte dai loro proprietari. Le corporation godono di molti dei diritti tipici degli individui, come la stipulazione di contratti, contrarre debiti o impegnarsi nel discorso politico. Economia e società Indipendentemente dal sistema politico in uso, la vita economica influenza politica e cultura. Le attività economiche sono sociali, richiedono interazione e cooperazione. Weber coniò l’espressione economia sociale, che era riscontrabile in molti aspetti. Economia e coesione sociale. I rapporti economici sono possibili solo se c’è fiducia. Prima della relazione economica deve esisterne una sociale. La fiducia ci garantisce che gli obblighi vengano rispettati e i contrasti vengano appianati. Economia e cultura. Le economie sono radicate nei valori culturali di una società. La nostra società stigmatizza il commercio di droghe e materiale pornografico, anche se è molto redditizio, perché i valori culturali sono più importanti delle opportunità di guadagno Economia e altre istituzioni sociali. La vita economica si intreccia con altre istituzioni della società, come il governo. Es: il governo ha atti e titoli della proprietà dell’edificio di produzione, la polizia monitora i diritti di proprietà, il sistema giudiziario aiuta a risolvere le controversie, il governo emana leggi che fanno rispettare il nome dell’azienda… Capitalismo: limiti e sviluppi Il capitalismo è il sistema economico dominante nel mondo contemporaneo. Il capitalismo nella teoria È un sistema economico che valorizza la proprietà privata dei mezzi di produzione, che vengono gestiti per ottenere profitto. Le industrie appartengono ai privati, vendono i prodotti a prezzi più alti di quelli di produzione. Il capitalismo si basa sul funzionamento efficace della concorrenza sui mercati. I consumatori possono scegliere tra più fornitori e i lavoratori cercano posti di lavoro che più li aggradano, con salari più alti. quando entrano in contatto, le culture differenti si influenzano reciprocamente; il contatto interculturale facilita la comprensione, la tolleranza e l’apprezzamento reciproco. La maggior parte dei contatti interculturali pone delle sfide: alcune idee e valori sono incompatibili es: il sostegno alla parità di genere contrasta con le tradizioni delle religioni patriarcali che limitano le donne; le società mondiali non presentano lo stesso grado di ricchezza e potere, il loro livello di autorevolezza nello scambio globale è diverso Struttura. La globalizzazione ha sviluppato tendenze contraddittorie nelle strutture sociali e nell’azione sociale: si sono create nuove strutture sociali per gestire le relazioni transnazionali es: le multinazionali sono organizzazioni che hanno alle proprie dipendenze molte persone di molti paesi; la maggiore accessibilità delle nuove tecnologie ha consentito l’emergere di forme di comunicazione che implicano gerarchie meno stratificate, perché gli individui interagiscono in maniera più diretta tramite la rete. Potere. La globalizzazione migliora gli standard della vita o è un nuovo tipo di colonialismo? Com’è cambiato il potere da quando la globalizzazione si è diffusa? Non ci sono risposte definitive perché i singoli paesi hanno partecipato in modo diverso alla globalizzazione. Gli squilibri di potere tra diverse nazioni costituiscono parte integrante della globalizzazione. Alcuni dei paesi più poveri al mondo hanno avuto benefici limitati dalla globalizzazione. Anche i lavoratori dei paesi più ricchi hanno perso il proprio lavoro a favore di cittadini dei paesi poveri dove si è trasferita la produzione. Oggi a causa delle azioni dei paesi più ricchi, i governi di quelli poveri esercitano meno autorità sulla propria economia. Per partecipare all’economia globale i paesi devono seguire delle regole fissate dalle organizzazioni economiche internazionali. C’è un passaggio di potere tra economie dei paesi alle organizzazioni transnazionali e le organizzazioni sono dominate dai paesi ricchi. Il neoliberismo è una filosofia economica che favorisce i mercati, la liberalizzazione e la riduzione della spesa sociale da parte del governo. Le più comuni pratiche sono la liberalizzazione dei settori economici, la riduzione delle tasse, l’eliminazione dei dazi e la privatizzazione delle industrie appartenenti al governo. L’UE e il processo di europeizzazione Nata nel 58 come CEE, ora ha 28 stati membri e si chiama UE dal 93 Obiettivi UE: - Promuovere la pace - Benessere dei cittadini - Offrire libertà e sicurezza senza barriere interne - Favorire lo sviluppo sostenibile basato sulla crescita economica equilibrata - Stabilità dei prezzi - Lotta contro la discriminazione - Promuovere il progresso scientifico - Rafforzare la coesione economica e la solidarietà tra gli stati membri - Rispettare le diversità culturali e linguistiche - Istituire un’unione economica con l’euro come moneta I valori dell’UE sono: 1. Dignità umana: è involabile, deve essere rispettata e tutelata 2. Libertà: di movimento conferisce ai cittadini libero spostamento e soggiorno nell’UE. Le libertà individuali sono tutelate dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE 3. Democrazia: essere cittadino dell’UE significa godere di diritti politici. Ogni cittadino adulto dell’UE ha elettorato attivo e passivo nel Parlamento Europeo 4. Uguaglianza: riconoscere a tutti i cittadini gli stessi diritti davanti alla legge 5. Stato di diritto: tutti i poteri dell’UE si basano sui trattati liberamente e democraticamente sottoscritti 6. Diritti umani: la carta dei diritti fondamentali dell’UE tutela i diritti umani La costruzione dell’UE ha messo in moto nelle società dei paesi UE un processo di mutamento chiamato europeizzazione: processo istituzionalizzato di cambiamento continuo delle società nazionali, condotte in nome dell’Europa. Il potere dei movimenti sociali Definire i movimenti sociali I movimenti sociali sono tentativi organizzati, continui e collettivi compiuti da individui relativamente privi di potere che si impegnano in azioni conflittuali ed extra-istituzionali (misure diverse dai regolari e abituali processi politici, come boicottaggio, manifestazioni non-violente), volti a promuovere oppure ostacolare il cambiamento. La differenza tra i movimenti sociali e le altre forme di attività politica è che i membri dei movimenti usano tattiche extraistituzionali: misure diverse dai regolari processi politici, che comprendono boicottaggi, manifestazioni non violente. I partecipanti usano queste tecniche perché non hanno accesso ai canali di potere e sono privi di risorse. Ci sono tre variabili nei movimenti: - Tipo di cambiamento: specifiche politiche governative, pratiche istituzionali, norme culturali - Livello di cambiamento: problemi locali, nazionali o globali - Grado di cambiamento: ogni problema sociale esistente da piccole riforme che affrontano uno specifico problema a radicali trasformazioni sociali e politiche Potere, confitto e movimenti sociali Chi promuove il cambiamento ha un potere limitato, di conseguenza essi entrano in conflitto con chi esercita il potere. Il conflitto può essere modesto o duraturo. D’altra parte se non c’è conflitto, non può avvenire un mutamento sociale. Il potere è una dinamica sociale e perché un individuo possa esercitare il potere sugli altri, è necessario convincere le persone. L’obbedienza però è volontaria e può venire a meno. Tramite l’organizzazione, ovvero il coordinamento e supervisione degli sforzi di numerosi individui verso una specifica causa, gli attivisti riuniscono il potere degli individui in una solida forza collettiva. Chi occupa posizioni di potere e viene preso di mira da un movimento può opporsi in vari modi: 1. Può affidarsi a norme e abitudini culturali (sa che la maggior parte delle persone è abituata a non violare le regole: etichetta gli attivisti con stigmate sociali negative come estremisti, sobillatori e radicali o incentiva atteggiamenti diffusi di cinismo o apatia che scoraggiano gli attivisti 2. Può utilizzare sanzioni materiali o politiche per premiare o punire gli attivisti: cerca di portare gli avversari dalla sua parte; può minacciare gli attivisti di licenziarli o multandoli. La sola minaccia è spesso sufficiente per garantire l’obbedienza 3. L’extrema ratio è il controllo fisico: arrestare, picchiare o giustiziar ei membri dei movimenti sociali. I protagonisti dei movimenti I movimenti sono formati da diverse organizzazioni e associazioni. Le organizzazioni che compongono un movimento di solito hanno scopi differenti. Tutti devono operare in un ambito che include tre gruppi di persone: - Sostenitori: aiutano un movimento e possono essere attivisti (volontari direttamente coinvolti nella realizzazione degli obiettivi) o simpatizzanti (persone in sintonia con gli scopi, ma danno meno aiuto dei primi) - Oppositori: comprendono il gruppo target (individui sottoposti a pressione) e i contromovimenti (movimenti sociali per contrastare le azioni) - Spettatori: maggioranza non coinvolta, hanno un interessa scarso o nullo I repertori di protesta L’insieme dei mezzi utilizzati o a disposizione di un gruppo per avanzare rivendicazioni ed esprimere l’identità del movimento è definito repertorio di protesta. Ogni repertorio è collegato a logiche di protesta diverse: 1. Logica del danno. Sciopero, boicottaggio e violenza; logica seguita dai soggetti che operano in un ambiente ostile o nell’indifferenza delle autorità 2. Logica dei numeri. Incentrata sul seguito numerico e si esprime attraverso cortei, petizioni e referendum: mira a impressionare gli avversari attraverso la mobilitazione di molte persone 3. Logica della testimonianza. Si basa sulla dimostrazione della propria fede e del proprio impegno verso una causa giuridica fondamentale ed è legata a temi potenzialmente universali. Fattori di successo dei movimenti Framing – esprimere il messaggio e creare un’identità collettiva Il framing è l’atto di interpretare ed assegnare un significato a eventi e condizioni al fine di plasmare i messaggi di un movimento e l’identità collettiva che si sviluppa tra i membri. Ricorrendo al framing un movimento deve comunicare il problema in modo efficace. E per avere successo deve persuadere le persone; proporre un’alternativa praticabile; convincere le persone responsabili del cambiamento. Tentano di esprimere queste idee a un pubblico ampio e incoraggiano lo sviluppo di un’identità collettiva Mobilitazione delle risorse È il processo tramite il quale i movimenti sociali generano le forze necessarie per la propria costruzione e conservazione. Comprende la raccolta di denaro, lo sviluppo di tattiche e strategie. È più probabile che un individuo aderisca a un movimento se: conosce già un attivista che fornisce un legame personale; appartiene già ad altre organizzazioni; ha pochi vincoli personali come figli o lavoro a tempo pieno. Gli studenti universitari della classe media hanno tassi di partecipazione più alti. Opportunità politiche Sono fattori esterni a un movimento sociale che possono influenzarne la nascita e il successo. Un evento drammatico crea opportunità politiche (George Floyd) Trasformazione dei movimenti sociali Alcune persone percepiscono il problema, i loro sforzi di sollevarlo attirano l’attenzione di altri individui a loro volta interessati alla questione. I contatti tra gli individui diventano abituali e si crea un’organizzazione per coordinare la campagna del movimento. Molti movimenti finiscono la loro vita qui per mancanza di organizzazione, in altri casi le organizzazioni crescono e attirano sempre più persone. Alla fine c’è sempre un declino del movimento: a volte degli eventi storici rendono la causa meno importante, altre volte, quando si arriva all’obiettivo, si può perdere la coesione che teneva insieme i membri. SOCIOLOGIA DELLA MORTE L’amore e la morte sono due esperienze cruciali nell’uomo. Della seconda non se ne parla più per la paura di rapportarci con essa. La morte è un fatto sociale, ci dice molto sulla società e sul modo di affrontarla o meno, mostra delle disuguaglianze (muoiono più poveri), ci sono dei modelli culturali legati ad essa come i modi per morire e la speranza media di vita. Abbiamo bisogno di alcuni simboli legati alla morte come Halloween, che è un modo per reintrodurre il discorso sulla morte nella società. L’esperienza ci dice che la morte c’è ma non sappiamo quando sarà, quindi cerchiamo di non pensarci. Ad oggi non si può morire di cause naturali, deve essere successo qualcosa, un fatto eccezionale. Non si accetta più la morte naturale. La morte non è più pubblica come una volta con i familiari, vicini di casa, amici. In passato le persone non erano sole, quindi si era sempre in pubblico. Impresa culturale La morte è l’inizio dell’impresa culturale: si tenta di rimanere anche dopo la propria esistenza scrivendo libri e producendo opere che resteranno dopo di noi Eufemismi Non viene più usata la parola morte, ma solo eufemismi “è mancato”, l’esposizione alla vista della morte è meno diffusa, è un taboo. Attenzione nel non nominarla In modo da aumentare la sensazione di non dover morire: se non la nomini non vi è la preparatio mortis.
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